
I palestinesi senza futuro in Cisgiordania
Associazionie amicizia italo-palestinese - Sunday, November 9, 2025Gideon Levy -Haaretz (Internazionale 1638 | 31 ottobre 2025)
A Gaza vengono uccise r costrette alla fuga meno persone
rispetto ai mesi scorsi, ma in Cisgiordania le cose vanno avanti
come se non ci fosse stato alcun cessate il fuoco
(Il mese di ottobre ha registrato il numero mensile più alto
di attacchi da parte dei coloni israeliani contro i palestinesi
da quando l'ONU ha iniziato a tenerne traccia nel 2006.ndr)

Il muro vicino a Ramallah
In Cisgiordania nessuno ha sentito parlare
del cessate il fuoco a Gaza: né l’esercito, né i
coloni, né l’amministrazione civile, né ovviamente
i tre milioni di palestinesi che vivono
sotto la loro tirannia. Non percepiscono
minimamente la fine della guerra. Da
Jenin a Hebron non si vede nessun cessate il fuoco.
Per due anni in Cisgiordania c’è stato un regno del
terrore oscurato dalla guerra nella Striscia, che ha
fatto da pretesto discutibile e da cortina
fumogena, e non ci sono segnali che
questo regno stia per finire.
Tutti i decreti draconiani imposti ai
palestinesi il 7 ottobre 2023 restano in
vigore, e alcuni sono stati resi ancora
più duri. La violenza dei coloni non si
ferma, e lo stesso vale per il coinvolgimento
dell’esercito e della polizia israeliana
negli scontri. A Gaza vengono
uccise e costrette alla fuga meno persone
rispetto ai mesi scorsi, ma in Cisgiordania
le cose vanno avanti come se
non ci fosse stato alcun cessate il fuoco.
L’amministrazione Trump, così attiva e risoluta a
Gaza, chiude gli occhi sulla Cisgiordania e mente a
se stessa sulla situazione nella regione. Per loro è sufficiente
bloccare l’annessione. “Non succederà perché
ho dato la mia parola ai paesi arabi”, ha detto il 23
ottobre il presidente Donald Trump, mentre alle sue
spalle Israele fa di tutto per distruggere, derubare e
impedire la possibilità di vivere in Cisgiordania.
A volte sembra che il capo del comando centrale
dell’esercito israeliano Avi Bluth – leale e obbediente
al suo superiore, il ministro della finanze Bezalel
Smotrich, che è anche nel ministero della difesa –
stia conducendo un esperimento in collusione con
coloni e forze di polizia: vediamo quanto possiamo
tormentarli prima che esplodano.
La speranza che la loro sete di violenza si placasse
una volta interrotti i bombardamenti a Gaza è stata
spazzata via. La guerra nella Striscia era solo una
scusa. Nel momento in cui i mezzi d’informazione
non parlano della Cisgiordania e alla maggior parte
degli israeliani e degli statunitensi non importa
niente di quello che succede lì, il tormento può andare
avanti. Anzi, il 7 ottobre è stata un’occasione storica
per i coloni e i loro collaboratori, che hanno avuto
la possibilità di fare quello che per anni non avevano
osato fare.
Non è più possibile essere palestinesi in Cisgiordania.
Non è stata distrutta come Gaza, non sono
morte decine di migliaia di persone, ma lì la vita è
diventata impossibile. Non sappiamo per quanto
tempo Israele potrà stringere ancora la sua morsa
senza che avvenga un’esplosione di violenza, stavolta
giustificata.
Circa duecentomila palestinesi della Cisgiordania
che prima lavoravano in Israele da due anni sono
disoccupati. I salari di decine di migliaia di dipendenti
dell’Autorità nazionale palestinese sono stati
ridotti in modo significativo, perché Israele ha trattenuto
le tasse che riscuote per conto
della stessa Autorità nazionale palestinese.
Ovunque ci sono povertà e disagio.
E lo stesso vale per i posti di blocco.
Non ce ne sono mai stati così tanti,
di sicuro non per tutto questo tempo.
Adesso se ne contano a centinaia.
Ogni insediamento ha recinzioni di
ferro che si aprono e chiudono a turno.
Non c’è modo di sapere cosa è aperto e
cosa è chiuso né, cosa ancora più importante,
quando. È tutto arbitrario.
Tutto avviene su pressione dei coloni,
che hanno assoggettato l’esercito israeliano. Ecco
come stanno le cose da quando Bezalel Smotrich è
ministro della Cisgiordania.
Dal maledetto 7 ottobre sono stati istituiti circa
120 nuovi avamposti di insediamenti, quasi sempre
in modo violento, per un totale di decine di migliaia
di acri, il tutto con il sostegno dello stato. Non passa
settimana senza che sia creato un avamposto.
Anche la portata della pulizia etnica, il vero obiettivo
dei coloni, è senza precedenti: il 24 ottobre su
Haaretz la giornalista Hagar Shefaz ha ricordato che
nel corso della guerra a Gaza gli abitanti di ottanta
villaggi palestinesi in Cisgiordania sono fuggiti per
paura dei coloni che si erano impadroniti dei loro territori.
Il volto della Cisgiordania sta cambiando. Trump
può vantarsi di aver fermato l’annessione, ma ormai
l’annessione è più radicata che mai. Dal centro di comando
che l’esercito statunitense ha istituito a
Kiryat Gat si può vedere Gaza, ma non si vede Kiryat
Arba, l’insediamento alle porte di Hebron.
La Cisgiordania sta chiedendo a gran voce un intervento
internazionale esattamente come fa la Striscia
di Gaza. I soldati, siano essi statunitensi, europei,
emiratini o perfino turchi, devono proteggere i
suoi abitanti. Qualcuno deve salvarli dalle grinfie
dell’esercito israeliano e dei coloni.
Immaginate un soldato straniero che a un posto
di blocco impedisce il passaggio a coloni teppisti che
stanno per commettere un pogrom. Un sogno.
GIDEON LEVY
è un giornalista del
quotidiano israeliano
Haaretz, su cui è
uscito questo
articolo.