Kamikaze sociali e omicidio politico

Jacobin Italia - Monday, September 15, 2025
Articolo di Andrea Natella

«Ogni divieto fondamentale della società, e in particolare quello contro l’omicidio, ha lo scopo di proteggere il gruppo e di sancire il rispetto delle regole comuni; la trasgressione di tali divieti provoca indignazione collettiva e rituali di espiazione, perché minaccia l’integrità della solidarietà sociale».

(Émile Durkheim, Le forme elementari della vita religiosa, 1912)

Secondo la sociologia classica, l’omicidio deliberato di un essere umano è un tabù la cui violazione segna i confini etici e rafforza la coesione sociale. Le reazioni all’assassinio di Charlie Kirk come quelle in precedenza per il CEO della United HealthCare di Brian Thompson o per i due funzionari israeliani uccisi a Washington, segnano l’emergere di due atteggiamenti speculari che vanno entrambi nella direzione opposta. Da una parte c’è la giustificazione più o meno diretta del gesto («chi semina vento raccoglie tempesta») dall’altra l’attribuzione del delitto a un intero campo politico («la sinistra è il partito dell’omicidio», Elon Musk). In entrambi i casi la funzione sociale della devianza come elemento di coesione della società nel suo complesso viene falsificata. L’omicidio di Charlie Kirk non ha generato alcun rafforzamento della coesione sociale.

La stessa definizione di «omicidio politico» che è stata data, si concentra sul ruolo della vittima, che è evidentemente un obiettivo politico, ma falsifica quella del carnefice che anche questa volta è un «lupo solitario», un individuo isolato, slegato da qualsiasi comunità politica reale e che ha preso la sua decisione omicidiaria in una condizione di debolezza relazionale. Ci si può interrogare a lungo sul percorso psicologico, e gli eventuali traumi, che hanno portato un ragazzo della middle class di una famiglia Repubblicana a imbracciare un fucile Mauser, salire sul tetto di un’università e poi sparare da 120 metri di distanza al più importante influencer dell’estrema-destra americana. Quello che sappiamo è che Tyler Robinson viene descritto come un ragazzo riservato, poco socievole, appassionato di videogiochi. Le frasi impresse sulle munizioni testimoniano che la sua comunità di appartenenza è più quella di una certa internet culture che il risultato di una formazione all’interno di circuiti di partecipazione o di spazi collettivi. Hey fascist! Catch! («Ehi fascista! Prendi!») è presa di peso dal videogioco Helldivers II e accompagnata dalle frecce della tastiera. Il riferimento a Bella Ciao proviene probabilmente da Far Cry 6, un altro videogioco, oppure dalla visione della serie Netflix La casa di carta, piuttosto che da una conoscenza della storia partigiana italiana.

L’omicidio di Kirk è l’esito di quel processo di mediatizzazione della conoscenza e indebolimento delle agenzie di socializzazione informali che caratterizza questo periodo storico. Scuola, lavoro, famiglia continuano a svolgere la loro missione di istituzioni totali, ma sono una cornice di socializzazione sempre più precaria e che, proprio per questo, dovrebbero essere affiancate da maggiori spazi non istituzionali. Spazi dove le pulsioni che scaturiscono da quella pressione incostante possano confrontarsi e trovare uno sviluppo politico, culturale e sociale. La risposta non possono essere i dibattiti estemporanei che Charlie Kirk portava in giro per le università americane (Prove me wrong – «dimostrami che sbaglio») in cui come in un incontro di wrestling vince chi è più rapido a trovare un’argomentazione logica per schiacciare l’avversario al tappeto.

Sono sempre più necessarie delle reti informali che facciano da cuscinetto tra individuo e società, prevenendo isolamento e marginalizzazione. Luoghi di ritrovo, spazi associativi, centri sociali anche al di fuori della legalità formale, sono fondamentali per l’integrazione e la coesione urbana. Insistere esclusivamente su «legge e ordine», aumentare le pene per incontri informali o sgomberare spazi sociali, come avviene in Italia, significa garantire la produzione di nuove marginalità esplosive.

Il sociologo francese Loïc Wacquant ha avvertito che privare le persone di reti di sostegno e spazi di mediazione, porta gli individui accumulare frustrazione e isolamento, aumentando il rischio di violenza urbana e terrorismo individuale. Le società più dinamiche non sono quelle prive di devianza, ma quelle capaci di gestire e mantenere spazi di alegalità in cui norme formali ed effervescenze informali coesistono. Spetta alla politica, a seconda degli schieramenti, definire quali debbano essere questi spazi e quali limiti debbano essere posti, ma invocare la pena di morte e pene esemplari, sempre più severe, per ogni tipo di reato sociale è una garanzia per la moltiplicazione di kamikaze sociali come Tyler Robinson.

La gestione consapevole di queste zone grigie serve a preservare reti di inclusione e appartenenza, riducendo l’isolamento e il rischio di violenza anomica. Società che reprimono ogni trasgressione e che comprimono le tensioni sociali continueranno a generare marginalità esplosive che colpiscono ciecamente, a destra come a sinistra. 

*Andrea Natella è sociologo, pubblicitario e design fiction artist. Ha attraversato le controculture degli anni Novanta dal cyberpunk al Luther Blissett Project e creato guerrigliamarketing.it. È stato consulente per la comunicazione istituzionale del ministro della salute.

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