Il capitalismo nella sua nudità

Comune-info - Monday, August 25, 2025
A proposito di predatori e cura: a Trieste, invece, di garantire accoglienza a persone che hanno presentato regolare richiesta di protezione alla questura, dalla stessa questura, vengono sgomberate. Diverse associazioni e cittadini hanno promosso negli ultimi giorni un presidio permanente all’ngresso del Porto Vecchio

Oggi siamo arrivati a una condizione storica nella quale c’è un salto dal politico-sociale al biologico, o, all’ontologico: voglio dire al senso ultimo della vita umana e della vita tutta nelle forme che conosciamo… Viviamo sempre più – o sopravviviamo – infatti in una condizione storica in cui si manifesta la contrapposizione fra un capitalismo sfrenato, che appare nella sua nudità come una cultura della violenza e quindi della morte senza più limiti e paraventi, e la vita intera.

Perciò agire contro-e-fuori del capitalismo oggi è una forma di resistenza, di lotta e di cura per la vita stessa intesa come comunità dei viventi nelle loro differenze, tutte funzionali, però, al mantenimento della vita.

Il capitalismo invece è diventato, letteralmente, un’escrescenza tumorale. Ha estratto la morte dal contesto della vita e l’ha rivolta contro la vita intera per trasformarla in merce e denaro.

La morte non è contro la vita: ne fa parte, nel succedersi delle generazioni che, lasciando il posto l’una all’altra, possono trasmettersi un messaggio di continuità della vita culturale e naturale. Oggi questa trasmissione tende a interrompersi, a livello culturale e naturale, mettendo a rischio la vita stessa.

Possiamo dirlo con altre parole: nella vita da sempre ci sono elementi di cura ed elementi di predazione (i viventi che si nutrono di altri viventi). Le vicende storiche europee hanno portato invece a una cultura, il capitalismo, che ha esasperato gli elementi predatori, stravolgendo il contesto vitale: è diventato così predazione della vita stessa, come oggi ciascuno può vedere con i propri occhi, se non è diventato cieco.

Insegnante di filosofia, Gian Andrea Franchi è da anni impegnato con i migranti della cosiddetta rotta balcanica a Trieste. Il suo ultimo libro è Per un comunismo della cura (DeriveApprodi). Nell’archivio di Comune i suoi articoli sono leggibili qui.

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