Dopo otto decenni il ricordo dei bombardamenti atomici sia base attiva per il disarmo nucleare

Pressenza - Wednesday, August 6, 2025
Due date importanti e terribili nella storia dell’Umanità: il 6 agosto 2025 scocca l’ottantesimo anniversario del bombardamento atomico su Hiroshima e tre giorni dopo, il 9 agosto 2025, si ricordano gli otto decenni da quello su Nagasaki. Un momento di ricordo importante che non può però rimanere solo una commemorazione: è importante che si trasformi invece in un appello urgente alla coscienza collettiva e politica dell’umanità. Ricordare la devastazione di Hiroshima e Nagasaki non significa solo onorare le vittime ma ascoltare la voce viva e potente, pur se resa flebile dal passare dei decenni, dei sopravvissuti (gli hibakusha) con l’intento di raccogliere il testimone del loro instancabile impegno per un mondo libero da armi nucleari. Ripensare alla cancellazione di queste due città (con la loro cultura, la loro storia, l’incrocio delle vite di tutte le persone che sono state “bruciate” dal fuoco atomico) magari cercando immagini e parole per provare a capire è sicuramente un passo fondamentale. Ma pur nella sua importanza, non basta: il ricordo di quel momento di distruzione e dolore assoluti deve tradursi in azione! In un mondo che continua a investire in armamenti nucleari, che sono minaccia strutturale alla pace globale, l’esempio degli hibakusha è una guida morale e politica imprescindibile. Perché non si limita ad essere un semplice monito derivante da un errore del passato, ma è un continui richiamo e un grido rivolto al futuro: quanto è accaduto nel 1945 non deve succedere mai più e nessun popolo, in nessuna parte del mondo, lo dovrà più subire.

In occasione di questo anniversario la Rete Italiana Pace e Disarmo si unisce alle azioni e alle richieste di tutti i movimenti per il disarmo nucleare: in particolare ad ICAN — la Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari, premio Nobel per la Pace 2017 — e alla organizzazioni degli hibakusha con cui è continua la collaborazione (in particolare con Nihon Hidankyo e Peace Boat). “In questo 80° anniversario dei bombardamenti del 1945, sia la Campagna ICAN che la rete degli Hibakusha hanno scelto di dedicare il 2025 alla memoria dei bambini uccisi nei due bombardamenti del 1945: furono 38.000 – sottolinea Lisa Clark, vicepresidente dei Beati Costruttori di Pace e referente per il disarmo nucleare della Rete Italiana Pace e Disarmo – Ci propongono quindi un obiettivo che per noi attualizza l’impegno. Non possiamo separare l’impegno per il disarmo legato alla memoria di quei 38.000 bambini uccisi nel 1945 dall’orrore per le migliaia di bambini che sono stati uccisi, e che continuano ad essere uccisi, a Gaza e nella Palestina tutta”.

Queste parole evidenziano come la tragedia delle armi prima atomiche e poi nucleari non è un capitolo chiuso, ma una ferita ancora aperta che si riflette nelle guerre contemporanee: nei civili colpiti, nei bambini assassinati. Oggi agire per il disarmo umanitario (con azioni sociali, culturali, politiche) significa anche contrastare l’indifferenza verso ogni crimine di guerra, ogni uso indiscriminato della forza, ogni minaccia di annientamento.
In tale contesto è particolarmente allarmante il ritorno del dibattito politico della presunta “necessità” di dotare alcuni Paesi europei di armi nucleari. Recenti dichiarazioni, anche da parte di esponenti di governo in diversi Stati membri dell’Unione Europea, sembrano spingere verso l’ipotesi di una proliferazione nucleare “difensiva” come risposta all’instabilità globale. Una risposta profondamente sbagliata che solo porterebbe ad un aumento dell’insicurezza: per questo le organizzazioni europee di ICAN — inclusa la nostra Rete Pace Disarmo — hanno respinto con forza questa visione, denunciandola come pericolosa, irresponsabile e priva di qualsiasi fondamento strategico. Ed evidenziando come si allontani dalla volontà della gran parte delle opinioni pubbliche del Continente.
La teoria della deterrenza nucleare, se si guardano i fatti e la si analizza oltre la maschera retorica, è un cammino fallace e profondamente ingannevole: non garantisce sicurezza, ma alimenta la corsa agli armamenti, la sfiducia tra gli Stati e il rischio concreto di un conflitto irreversibile. La vera sicurezza nasce dal dialogo, dalla cooperazione internazionale, dal rispetto del diritto umanitario e degli accordi multilaterali, come il Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW) entrato in vigore nel 2021 ma ancora ignorato da molte potenze nucleari pur se firmato o ratificato dalla maggioranza dei Paesi del mondo.
Per questi motivi l’ottantesimo anniversario di Hiroshima e Nagasaki non può limitarsi ad essere vissuto come un mero rito simbolico. Lo dobbiamo invece valorizzare come occasione per rilanciare con forza l’impegno per la totale eliminazione delle armi nucleari, unica garanzia contro l’annientamento dell’Umanità. Un’occasione per restituire centralità alla voce delle vittime, alla dignità dei sopravvissuti, alla responsabilità delle generazioni presenti.
Oggi più che mai quello del “ricordare” – come faranno tante città in tutta Italia – è un atto politico. E la memoria, se accompagnata dall’azione, può diventare la forza più potente per migliorare il mondo e liberarlo dalla minaccia esistenziale delle armi nucleari.

Rete Italiana Pace e Disarmo