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Gruppo dell’Aja: “L’era dell’impunità per Israele è finita”
Embargo sulle armi, stop agli appalti pubblici collegati a progetti illegali nei Territori Palestinesi Occupati e pieno rispetto delle decisioni dei tribunali internazionali: queste le misure diplomatiche, legali ed economiche coordinate che dodici Paesi si impegnano ad applicare “con effetto immediato” per “frenare l’attacco israeliano ai Territori Palestinesi Occupati”. L’annuncio è giunto al termine di due giornate di lavori a Bogotà, dove una coalizione di 32 Paesi denominata The Hague Group (Gruppo dell’Aja), co-presieduta da Sudafrica e Colombia, ha stabilito all’unanimità che “l’era dell’impunità per Israele è finita”. Nella dichiarazione congiunta, l’adozione delle sei misure coordinate viene definita “l’azione multilaterale più ambiziosa dall’inizio del genocidio di Gaza, 21 mesi fa”, mirante ad “andare oltre le parole di condanna e intraprendere un’azione collettiva fondata sul diritto internazionale”. Leggi tutto:  Clicca! “Questi 12 Stati hanno compiuto un passo epocale”, ha dichiarato Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati. “Il tempo stringe affinché gli Stati – dall’Europa al mondo arabo e oltre – si uniscano a loro”. Clicca per guardare il video dell’inaugurazione della conferenza il 15 luglio.   ANBAMED
Il Gruppo dell’Aja convoca una conferenza di emergenza in Colombia per fermare il genocidio a Gaza
Bogotà. Rappresentanti di oltre 30 Paesi si sono riuniti da ieri, 15 luglio, nella capitale colombiana, Bogotá, per un evento di due giorni focalizzato sulla definizione di azioni legali e diplomatiche volte a porre fine al genocidio di Israele a Gaza e all’occupazione illegale della Palestina. Il summit è co-organizzato dai governi di Colombia e Sudafrica in qualità di co-presidenti del Gruppo dell’Aja, con l’obiettivo di coordinare azioni diplomatiche e legali per contrastare ciò che definiscono un “clima di impunità” favorito da Israele e dai suoi potenti alleati. L’iniziativa nasce “in risposta alle crescenti violazioni del diritto internazionale in Palestina, compreso il crimine di genocidio”, si legge in una dichiarazione del governo colombiano. Il Gruppo dell’Aja è un blocco attualmente formato da otto Stati, fondato il 31 gennaio nella città olandese che gli dà il nome, con l’obiettivo dichiarato di rendere Israele responsabile secondo il diritto internazionale. I membri fondatori sono Bolivia, Colombia, Cuba, Honduras, Malesia, Namibia, Senegal e Sudafrica. Tra i Paesi partecipanti al summit figurano Algeria, Bangladesh, Bolivia, Brasile, Cile, Cina, Cuba, Gibuti, Honduras, Indonesia, Irlanda, Libano, Malesia, Namibia, Nicaragua, Oman, Portogallo, Spagna, Qatar, Turchia, Saint Vincent e Grenadine, Uruguay e Palestina. Tra i funzionari presenti ci saranno la relatrice speciale dell’ONU per la Palestina, Francesca Albanese; il capo dell’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi, Philippe Lazzarini; la relatrice speciale dell’ONU sul diritto alla salute, Tlaleng Mofokeng; la presidente del gruppo di lavoro ONU sulla discriminazione contro donne e ragazze, Laura Nyirinkindi; e Andres Macias Tolosa, titolare del mandato del gruppo ONU sui mercenari. > Honored to join the #HagueGroup at the Emergency Meeting on Gaza, called by > Colombia & South Africa, 15–16 July in Bogotá. > > The Hague Group opens the door to a different future — rooted in law and > accountability. Will other States walk through it? They should: they have an… > https://t.co/57TkEAs7wL pic.twitter.com/IGyiq9BD8q > > — Francesca Albanese, UN Special Rapporteur oPt (@FranceskAlbs) June 12, 2025 Secondo la coordinatrice del gruppo, Varsha Gandikota-Nellutla, il gruppo è stato costituito in parte come reazione alla mancata osservanza da parte di alcuni Stati degli obblighi legali internazionali vincolanti. Si fa riferimento in particolare alla reazione contraria di diversi Paesi occidentali ai mandati d’arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale nel novembre 2024 nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e del suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant, nonché al mancato rispetto da parte di Israele di molteplici ordini della Corte Internazionale di Giustizia in riferimento alla Convenzione sul genocidio a Gaza. (Fonti: Thehaguegroup.org, Quds News, PC).
Genocidio dei palestinesi: intervengono gli stati schierati con il Gruppo dell’Aja
LE DELEGAZIONI MINISTERIALI DI UNA 30INA DI NAZIONI RADUNATE A BOGOTÀ NELLE GIORNATE DEL 15 E DEL 16 LUGLIO PIANIFICANO LE AZIONI CON CUI ESIGERE IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE. All’iniziativa, promossa dal Gruppo dell’Aja che aggrega Bolivia, Colombia, Cuba, Honduras, Malesya, Namibia, Senegal e Sud Africa, hanno aderito una 30ina di stati: Algeria, Botswana, Brasile, Cile, Iraq, Irlanda, Libano, Norvegia, Oman, Portogallo, Slovenia, Spagna,… tra cui il Qatar, che con l’Egitto è impegnato anche come mediatore delle trattative per la tregua a Gaza. Nella convocazione è precisato che la riunione è stata indetta “in risposta alle continue e crescenti violazioni del diritto internazionale da parte di Israele nei territori palestinesi occupati, tra cui il crimine di genocidio”, che la discussione focalizzerà sugli > obblighi giuridici degli Stati, come definiti dal parere consultivo della > Corte internazionale di giustizia (CIG) del luglio 2024, di impedire tutte le > azioni “che contribuiscono al mantenimento della situazione illegale creata da > Israele nei Territori palestinesi occupati” e di sostenere la piena > realizzazione del diritto inalienabile del popolo palestinese > all’autodeterminazione e che verranno deliberate “misure concrete per far rispettare il diritto internazionale” e una serie di azioni con la cui realizzazione ogni stato contribuirà, singolarmente e coalizzato con gli altri, a “porre fine al genocidio e garantire giustizia e responsabilità”. Al meeting partecipano * il Commissario generale dell’UNRWA (United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East – Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi), Philippe Lazzarini, che l’11 luglio ha denunciato “800 persone affamate uccise, colpite da colpi d’arma da fuoco mentre cercavano di procurarsi il poco cibo a Gaza” e che “Le accuse secondo cui gli aiuti sarebbero stati dirottati verso Hamas non sono mai state sollevate durante gli incontri ufficiali, non sono mai state provate né comprovate. Un sistema funzionante [per portare soccorsi ai palestinesi assediati monitorato e realizzato dall’ONU – NdR] è stato sostituito da una truffa mortale per costringere le persone a sfollare e aggravare la punizione collettiva dei palestinesi di Gaza”; * la Relatrice Speciale dell’ONU sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967, Francesca Albanese, che il 3 luglio scorso all’incontro sulla “Situazione dei diritti umani in Palestina e negli altri territori arabi occupati” svolto nel programma della 59ª Sessione del Consiglio per i Diritti Umani ha presentato il rapporto “Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio”. UNA COALIZIONE DI NAZIONI SCHIERATE CONTRO LE INGIUSTIZIE Il Gruppo dell’Aja è un blocco globale di stati impegnati in “misure legali e diplomatiche coordinate” per sostenere il diritto internazionale e la solidarietà con il popolo palestinese – https://thehaguegroup.org/home/ Lo schieramento aggrega le nazioni che il 31 gennaio 2025 nella città in cui hanno sede la Corte Internazionale di Giustizia e la Corte Penale Internazionale si sono aggregate per, ciascuna singolarmente e insieme congiuntamente, 1. Rispettare la risoluzione A/RES/Es-10/24 delle Nazioni Unite e, nel caso degli Stati Parte, sostenere le richieste della Corte penale internazionale e ottemperare ai nostri obblighi ai sensi dello Statuto di Roma, compresi i mandati emessi il 21 novembre 2024; e attuare le misure provvisorie della Corte internazionale di giustizia, emesse il 26 gennaio, il 28 marzo e il 24 maggio 2024. 2. Impedire la fornitura o il trasferimento di armi, munizioni e materiale correlato a Israele, in tutti i casi in cui vi sia un chiaro rischio che tali armi e articoli correlati possano essere utilizzati per commettere o facilitare violazioni del diritto umanitario, del diritto internazionale dei diritti umani e del divieto di genocidio, in conformità con i nostri obblighi internazionali e con il parere consultivo della Corte internazionale di giustizia del 19 luglio 2024 e con la risoluzione A/RES/Es-10/24 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. 3. In ogni porto sotto la nostra giurisdizione territoriale impedire l’attracco di imbarcazioni quando sia accertato e in tutti i casi in cui vi sia un chiaro rischio che siano utilizzate per trasportare in Israele carburante e armi militari che potrebbero essere utilizzate per commettere o facilitare violazioni del diritto umanitario, del diritto internazionale dei diritti umani e delle sanzioni contro il genocidio in Palestina, in conformità con l’obbligo giuridico inderogabile degli Stati di cooperare per prevenire il genocidio e altre violazioni di norme imperative con tutti i mezzi legali a loro disposizione. Inizialmente vi faceva parte anche il Belize, un paese dell’America centro-settentrionale indipendente dal 1981, una ex colonia dell’impero britannico e ora uno dei quindici reami del Commonwealth di cui è sovrano il re del Regno Unito. Per compiacere gli USA, il Belize si è distaccato dalla coalizione schierata in difesa del popolo palestinese e del diritto internazionale. Lo riferisce la redazione dell’emittente radiofonica francese RFI annotando che tra gli 8 stati attualmente membri del Gruppo dell’Aja spiccano alcuni che hanno già intrapreso azioni per contrastare le atrocità commesse da Israele a Gaza dall’ottobre 2023 in poi: > il Sudafrica ha deferito la questione alla Corte Internazionale di Giustizia > per presunta violazione della Convenzione sul Genocidio del 1948, a cui si > sono uniti altri Stati; navi cariche di armi dirette verso lo Stato ebraico > sono state bloccate da Namibia e Malesia. > > Nel maggio 2024, la Colombia ha interrotto le relazioni diplomatiche con Tel > Aviv. Una decisione presa “a causa del governo, del presidente genocida”, > dichiarò il presidente Gustavo Petro, che ha proclamato: «Non possiamo > accettare il ritorno di epoche di genocidio, dello sterminio di un intero > popolo sotto i nostri occhi, sotto la nostra passività. Se la Palestina muore, > muore l’umanità. Non lasceremo morire la Palestina, così come non lasceremo > morire l’umanità». «L’alternativa con cui ci dobbiamo confrontare è netta e > implacabile – ha affermato il presidente colombiano in un’intervista a The > Guardian – O difendiamo con fermezza i principi giuridici che mirano a > prevenire guerre e conflitti, o assistiamo impotenti al crollo del sistema > internazionale sotto il peso di una politica di potere incontrollata» > [Striscia di Gaza: oltre trenta Paesi riuniti a Bogotà per misure concrete > contro Israele / RFI – 13/07/2025]. Al Gruppo dell’Aja inoltre fanno parte Bolivia, Cuba, Honduras e Senegal e il Brasile, nel 2025 il ‘capo-fila’ dei paesi uniti nel BRICS che il 7 luglio scorso a Rio del Janeiro hanno condannato l’uso della fame come arma di guerra e la militarizzazione dell’assistenza umanitaria.   INTANTO, IN EUROPA E NEL MONDO… Contemporaneamente all’incontro svolto a Bogotà, a Bruxelles il Consiglio dei ministri degli esteri dell’Unione Europea riunito il 15 luglio discuteva “degli ultimi sviluppi in Medio Oriente, concentrandosi su Gaza, Israele e Iran”. Tra gli argomenti all’ordine del giorno c’era anche il “sostegno finanziario umanitario totale fornito come Team Europa al territorio palestinese occupato”, un contributo che nel periodo 2023-2024 è ammontato a oltre 1,56 miliardi di euro, di cui più di 1,35 miliardi dal 7 ottobre 2023. Forse i ministri europei hanno affrontato anche la questione dell’accordo di associazione con Israele e dei trasferimenti d’armi tra gli stati dell’unione e la nazione che all’interno dei propri confini assedia la popolazione di Gaza dall’ottobre 2023 e infierisce sui palestinesi in Cisgiordania e altri territori e, oltre che l’Iran nel giugno scorso, in questi giorni ha bersagliato anche il Libano e la Siria [Attacchi con droni e operazioni di terra, Libano senza pace / IL MANIFESTO – 10/7/2025 e Netanyahu, ordinato a Idf raid in Siria a difesa dei drusi / ANSA – 15/7/2025]. Successivamente, il 28 e 29 luglio prossimi, alla sede delle Nazioni Unite nel Palazzo di Vetro di New York si svolgerà la conferenza internazionale speciale indetta dall’ONU che, come spiega il presidente dell’Assemblea Generale, Philémon Yang, nel maggio scorso è stata indetta d’urgenza per deliberare in merito all’applicazione della soluzione detta ‘dei 2 stati’. Procrastinata a causa della guerra di Israele e USA contro l’Iran, questa conferenza affronterà la questione del conflitto arabo-palestinese riconoscendo il diritto del popolo palestinese alla propria indipendenza e potrebbe concludersi imponendo allo stato israeliano di ritirarsi dalla Striscia di Gaza e dai territori che i coloni israeliani hanno sottratto ai residenti palestinesi.   Maddalena Brunasti