Genocidio dei palestinesi: intervengono gli stati schierati con il Gruppo dell’AjaLE DELEGAZIONI MINISTERIALI DI UNA 30INA DI NAZIONI RADUNATE A BOGOTÀ NELLE
GIORNATE DEL 15 E DEL 16 LUGLIO PIANIFICANO LE AZIONI CON CUI ESIGERE IL
RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE.
All’iniziativa, promossa dal Gruppo dell’Aja che aggrega Bolivia, Colombia,
Cuba, Honduras, Malesya, Namibia, Senegal e Sud Africa, hanno aderito una 30ina
di stati: Algeria, Botswana, Brasile, Cile, Iraq, Irlanda, Libano, Norvegia,
Oman, Portogallo, Slovenia, Spagna,… tra cui il Qatar, che con l’Egitto è
impegnato anche come mediatore delle trattative per la tregua a Gaza.
Nella convocazione è precisato che la riunione è stata indetta “in risposta alle
continue e crescenti violazioni del diritto internazionale da parte di Israele
nei territori palestinesi occupati, tra cui il crimine di genocidio”, che la
discussione focalizzerà sugli
> obblighi giuridici degli Stati, come definiti dal parere consultivo della
> Corte internazionale di giustizia (CIG) del luglio 2024, di impedire tutte le
> azioni “che contribuiscono al mantenimento della situazione illegale creata da
> Israele nei Territori palestinesi occupati” e di sostenere la piena
> realizzazione del diritto inalienabile del popolo palestinese
> all’autodeterminazione
e che verranno deliberate “misure concrete per far rispettare il diritto
internazionale” e una serie di azioni con la cui realizzazione ogni stato
contribuirà, singolarmente e coalizzato con gli altri, a “porre fine al
genocidio e garantire giustizia e responsabilità”.
Al meeting partecipano
* il Commissario generale dell’UNRWA (United Nations Relief and Works Agency
for Palestine Refugees in the Near East – Agenzia delle Nazioni Unite per il
soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi), Philippe Lazzarini, che
l’11 luglio ha denunciato “800 persone affamate uccise, colpite da colpi
d’arma da fuoco mentre cercavano di procurarsi il poco cibo a Gaza” e che “Le
accuse secondo cui gli aiuti sarebbero stati dirottati verso Hamas non sono
mai state sollevate durante gli incontri ufficiali, non sono mai state
provate né comprovate. Un sistema funzionante [per portare soccorsi ai
palestinesi assediati monitorato e realizzato dall’ONU – NdR] è stato
sostituito da una truffa mortale per costringere le persone a sfollare e
aggravare la punizione collettiva dei palestinesi di Gaza”;
* la Relatrice Speciale dell’ONU sulla situazione dei diritti umani nei
territori palestinesi occupati dal 1967, Francesca Albanese, che il 3 luglio
scorso all’incontro sulla “Situazione dei diritti umani in Palestina e negli
altri territori arabi occupati” svolto nel programma della 59ª Sessione del
Consiglio per i Diritti Umani ha presentato il rapporto “Dall’economia
dell’occupazione all’economia del genocidio”.
UNA COALIZIONE DI NAZIONI SCHIERATE CONTRO LE INGIUSTIZIE
Il Gruppo dell’Aja è un blocco globale di stati impegnati in “misure legali e
diplomatiche coordinate” per sostenere il diritto internazionale e la
solidarietà con il popolo palestinese – https://thehaguegroup.org/home/
Lo schieramento aggrega le nazioni che il 31 gennaio 2025 nella città in cui
hanno sede la Corte Internazionale di Giustizia e la Corte Penale Internazionale
si sono aggregate per, ciascuna singolarmente e insieme congiuntamente,
1. Rispettare la risoluzione A/RES/Es-10/24 delle Nazioni Unite e, nel caso
degli Stati Parte, sostenere le richieste della Corte penale internazionale
e ottemperare ai nostri obblighi ai sensi dello Statuto di Roma, compresi i
mandati emessi il 21 novembre 2024; e attuare le misure provvisorie della
Corte internazionale di giustizia, emesse il 26 gennaio, il 28 marzo e il 24
maggio 2024.
2. Impedire la fornitura o il trasferimento di armi, munizioni e materiale
correlato a Israele, in tutti i casi in cui vi sia un chiaro rischio che
tali armi e articoli correlati possano essere utilizzati per commettere o
facilitare violazioni del diritto umanitario, del diritto internazionale dei
diritti umani e del divieto di genocidio, in conformità con i nostri
obblighi internazionali e con il parere consultivo della Corte
internazionale di giustizia del 19 luglio 2024 e con la risoluzione
A/RES/Es-10/24 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
3. In ogni porto sotto la nostra giurisdizione territoriale impedire l’attracco
di imbarcazioni quando sia accertato e in tutti i casi in cui vi sia un
chiaro rischio che siano utilizzate per trasportare in Israele carburante e
armi militari che potrebbero essere utilizzate per commettere o facilitare
violazioni del diritto umanitario, del diritto internazionale dei diritti
umani e delle sanzioni contro il genocidio in Palestina, in conformità con
l’obbligo giuridico inderogabile degli Stati di cooperare per prevenire il
genocidio e altre violazioni di norme imperative con tutti i mezzi legali a
loro disposizione.
Inizialmente vi faceva parte anche il Belize, un paese dell’America
centro-settentrionale indipendente dal 1981, una ex colonia dell’impero
britannico e ora uno dei quindici reami del Commonwealth di cui è sovrano il re
del Regno Unito. Per compiacere gli USA, il Belize si è distaccato dalla
coalizione schierata in difesa del popolo palestinese e del diritto
internazionale. Lo riferisce la redazione dell’emittente radiofonica francese
RFI annotando che tra gli 8 stati attualmente membri del Gruppo dell’Aja
spiccano alcuni che hanno già intrapreso azioni per contrastare le atrocità
commesse da Israele a Gaza dall’ottobre 2023 in poi:
> il Sudafrica ha deferito la questione alla Corte Internazionale di Giustizia
> per presunta violazione della Convenzione sul Genocidio del 1948, a cui si
> sono uniti altri Stati; navi cariche di armi dirette verso lo Stato ebraico
> sono state bloccate da Namibia e Malesia.
>
> Nel maggio 2024, la Colombia ha interrotto le relazioni diplomatiche con Tel
> Aviv. Una decisione presa “a causa del governo, del presidente genocida”,
> dichiarò il presidente Gustavo Petro, che ha proclamato: «Non possiamo
> accettare il ritorno di epoche di genocidio, dello sterminio di un intero
> popolo sotto i nostri occhi, sotto la nostra passività. Se la Palestina muore,
> muore l’umanità. Non lasceremo morire la Palestina, così come non lasceremo
> morire l’umanità». «L’alternativa con cui ci dobbiamo confrontare è netta e
> implacabile – ha affermato il presidente colombiano in un’intervista a The
> Guardian – O difendiamo con fermezza i principi giuridici che mirano a
> prevenire guerre e conflitti, o assistiamo impotenti al crollo del sistema
> internazionale sotto il peso di una politica di potere incontrollata»
> [Striscia di Gaza: oltre trenta Paesi riuniti a Bogotà per misure concrete
> contro Israele / RFI – 13/07/2025].
Al Gruppo dell’Aja inoltre fanno parte Bolivia, Cuba, Honduras e Senegal e il
Brasile, nel 2025 il ‘capo-fila’ dei paesi uniti nel BRICS che il 7 luglio
scorso a Rio del Janeiro hanno condannato l’uso della fame come arma di guerra e
la militarizzazione dell’assistenza umanitaria.
INTANTO, IN EUROPA E NEL MONDO…
Contemporaneamente all’incontro svolto a Bogotà, a Bruxelles il Consiglio dei
ministri degli esteri dell’Unione Europea riunito il 15 luglio discuteva “degli
ultimi sviluppi in Medio Oriente, concentrandosi su Gaza, Israele e Iran”. Tra
gli argomenti all’ordine del giorno c’era anche il “sostegno finanziario
umanitario totale fornito come Team Europa al territorio palestinese occupato”,
un contributo che nel periodo 2023-2024 è ammontato a oltre 1,56 miliardi di
euro, di cui più di 1,35 miliardi dal 7 ottobre 2023. Forse i ministri europei
hanno affrontato anche la questione dell’accordo di associazione con Israele e
dei trasferimenti d’armi tra gli stati dell’unione e la nazione che all’interno
dei propri confini assedia la popolazione di Gaza dall’ottobre 2023 e infierisce
sui palestinesi in Cisgiordania e altri territori e, oltre che l’Iran nel giugno
scorso, in questi giorni ha bersagliato anche il Libano e la Siria [Attacchi con
droni e operazioni di terra, Libano senza pace / IL MANIFESTO – 10/7/2025 e
Netanyahu, ordinato a Idf raid in Siria a difesa dei drusi / ANSA – 15/7/2025].
Successivamente, il 28 e 29 luglio prossimi, alla sede delle Nazioni Unite nel
Palazzo di Vetro di New York si svolgerà la conferenza internazionale speciale
indetta dall’ONU che, come spiega il presidente dell’Assemblea Generale,
Philémon Yang, nel maggio scorso è stata indetta d’urgenza per deliberare in
merito all’applicazione della soluzione detta ‘dei 2 stati’. Procrastinata a
causa della guerra di Israele e USA contro l’Iran, questa conferenza affronterà
la questione del conflitto arabo-palestinese riconoscendo il diritto del popolo
palestinese alla propria indipendenza e potrebbe concludersi imponendo allo
stato israeliano di ritirarsi dalla Striscia di Gaza e dai territori che i
coloni israeliani hanno sottratto ai residenti palestinesi.
Maddalena Brunasti