NUDM: il 22 novembre in piazza contro la violenza patriarcaleCon NUDM Roma presentiamo il corteo nazionale del 22 novembre prossimo contro la
violenza patriarcale. L'appuntamento alle 1430 Piazza della Repubblica a Roma.
Sabotiamo guerre e patriarcato. Facciamo salire la marea!
In un paese che si prepara al riarmo approfondendo disuguaglianze e
discriminazioni, la violenza patriarcale diventa programma di governo ed è
normalizzata dalla produzione ossessiva di misure e leggi misogine e
transfobiche.
I dati dell’Osservatorio di Non Una di Meno registrano, tra gli altri dati, 78
femminicidi, 3 suicidi indotti di donne, 2 suicidi indotti di due ragazzi trans,
1 suicidio indotto di una persona non binaria, 1 suicidio indotto di un ragazzo
ma, come sappiamo, questi numeri, di per sé eloquenti, non danno la misura di
quel quotidiano sommerso e strutturale della violenza. L’approccio punitivista
scelto dal Governo è pura propaganda da cui non farsi incantare: mentre mostra
il pugno di ferro con l’ergastolo per i colpevoli di femminicidio, attacca i
centri antiviolenza, la loro storia politica femminista, le pratiche e le
metodologie per la fuoriuscita e la prevenzione della violenza di genere.
Mentre i media rilanciavano la notizia dell’ennesimo femminicidio, la
Commissione Cultura della Camera votava un disegno di legge che vietava
l’educazione sessuale anche alle scuole medie e la subordina al consenso dei
genitori negli istituti medi superiori, svuotando la scuola pubblica di un ruolo
educativo insostituibile nella diffusione della cultura del consenso e delle
differenze. Questa la fotografia del momento, al di là di ogni ipocrisia
propagandistica o di piccoli dietrofront.
Violenze, abusi e umiliazioni fanno parte dell’educazione sentimentale dei
maschi italici da tempo – come testimoniano il gruppo facebook “Mia moglie” e i
siti Fika.net e Social Media Girls – eppure le indicazioni nazionali di
Valditara vanno proprio nella direzione di sdoganare la violenza, del
disciplinamento di studenti e docenti, della militarizzazione dei saperi e della
formazione, di un approccio alla cultura bigotto e autoritario. Si accompagnano
alla stretta sui percorsi di affermazione di genere con la Legge Disforia nella
crociata ideologica antigender che colpisce in particolare infanzia e
adolescenza.
Da donne, persone trans*, precarie, migranti paghiamo doppiamente il prezzo
della militarizzazione delle relazioni, della vita, della società,
dell'economia.
Siamo noi a pagare il riarmo con i salari da fame, il part time imposto e il
taglio del welfare. La manovra finanziaria propaganda il sostegno alle famiglie
ma si tratta di mance una tantum come il Bonus Mamme e di incentivi a tornare a
casa per curare figli e parenti senza alcun sostegno economico. Quando Meloni
parla di famiglia e di natalità, in realtà scarica altro lavoro gratuito sulle
donne per compensare i tagli alla sanità e ai servizi sociali.
In Italia sono più di 2 milioni le famiglie in povertà assoluta (con più di 1
milione di minori), si è povere anche se si ha un lavoro, i salari sono i più
bassi d’Europa, non esistono tutele dal ricatto economico, molestie sul lavoro e
stress mentale. In un Paese in cui cresce l’intensità del disagio economico, si
sta configurando una legge di bilancio “austera” e piuttosto “debole” in termini
di risorse, che libera soldi per il riarmo, la difesa e la produzione di
armamenti all’interno della necessità di risanamento dei bilanci pubblici voluta
dall’Europa.
Viviamo in un momento storico in cui la guerra è diventata la regola dei
rapporti sociali. Nazionalismo e suprematismo sono le parole chiave della destra
al potere che si riorganizza intorno a Trump. Si materializzano nella loro forma
più brutale in Palestina, mentre la guerra globale si accende in decine di
focolai nel mondo dettando le condizioni di un potere economico predatorio e
senza argini.
Abbiamo abitato, a partire dal posizionamento transfemminista, con rabbia e
desiderio le mobilitazioni contro il genocidio e il disegno neo-coloniale che si
sta dispiegando ancora oggi in Palestina, nonostante la finta “tregua”.
Nelle scorse settimane siamo state marea, esondazione di corpi che si sono
riappropriati dello strumento dello sciopero generalizzato, che hanno praticato
blocchi diffusi, che hanno espresso ostilità contro governi complici attraverso
discorso e pratiche radicali.
Dalla giornata del TDOR del 20 allo sciopero del 28 sarà di nuovo agitazione
permanente. Occupiamo le piazze per bloccare tutto e unire le lotte!
In uno scenario in cui paradigma genocidario e guerra stanno cambiando il volto
dell’economia, del welfare e della produzione, pensiamo sia sempre più urgente
ribadire che la Palestina ci riguarda, che lottare per l’autodeterminazione dei
popoli significhi lottare per l’autodeterminazione dei nostri corpi e delle
nostre vite, a partire dalle soggettività specifiche che ne sono maggiormente
colpite, donne, giovani, migranti, precarie, persone trans*, queer, non binarie,
lavoratrici.
Il 22 novembre inondiamo le strade di Roma! il 25 novembre cortei, azioni e
iniziative in tutte le città.
Per un'antiviolenza femminista e transfemminista, finanziata e libera
dall'ideologia punitivista e confessionale.
Per una scuola libera da condizionamenti e diktat, per la libertà di ricerca e
di insegnamento, per l'educazione sessuo-affettiva dalla scuola dell’infanzia
all'università.
Contro la manovra finanziaria. Noi la guerra non la paghiamo! Né complici né
vittime della conversione bellica.
Per il diritto all’autodeterminazione dei corpi e dei popoli.