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Dopo soli sette giorni di detenzione: muore il detenuto Samir Al-Rifai di Jenin
Jenin. La Commissione per gli Affari dei detenuti ed ex detenuti e la Società dei Prigionieri palestinesi hanno annunciato la morte di Samir Muhammad Al-Rifai, 53 anni, originario della cittadina di Rummanah, nel governatorato di Jenin, mentre si trovava in custodia israeliana. In una dichiarazione congiunta diffusa giovedì, le due organizzazioni hanno riferito che Al-Rifai, sposato e padre di cinque figli, era stato arrestato dalle forze di occupazione israeliane nella sua abitazione il 10 luglio. Era atteso per la sua prima udienza presso il tribunale militare di Salem, ieri. Hanno inoltre sottolineato che, secondo i referti medici forniti dalla famiglia, Al-Rifai soffriva già di problemi cardiaci prima dell’arresto e necessitava urgentemente di cure mediche continuative. Con il suo decesso, il numero complessivo di prigionieri palestinesi morti dall’inizio dell’attuale guerra di genocidio condotta da Israele — iniziata quasi due anni fa — è salito a 74, mentre molti altri risultano ancora vittime di sparizioni forzate, rendendo questo periodo uno dei più cruenti nella storia del movimento palestinese dei prigionieri. Dal 1967, il numero totale di prigionieri martiri documentati ha raggiunto 311. Il comunicato ha evidenziato che l’aumento dei decessi tra i detenuti è divenuto una conseguenza inevitabile, e sta assumendo proporzioni sempre più gravi, poiché migliaia di prigionieri sono ancora rinchiusi nelle carceri israeliane, sottoposti a sistematici abusi, tra cui torture, fame, violenze di ogni tipo, crimini medici, violenza sessuale, e l’imposizione deliberata di condizioni che provocano gravi malattie infettive, in particolare la scabbia. A ciò si aggiungono politiche di privazione senza precedenti. Le due organizzazioni hanno affermato che la morte di Samir Al-Rifai rappresenta un ulteriore crimine che si aggiunge al lungo elenco di atrocità commesse da Israele, che continua a perseguitare e uccidere i prigionieri con ogni mezzo, come parte integrante del genocidio in corso. Hanno ritenuto Israele pienamente responsabile della sua morte e hanno rinnovato l’appello alla comunità internazionale e alle organizzazioni per i diritti umani affinché adottino misure concrete per perseguire i responsabili israeliani per i crimini di guerra commessi contro il popolo palestinese. Hanno infine richiesto sanzioni internazionali per isolare Israele sul piano diplomatico e ristabilire il ruolo originario del sistema internazionale per i diritti umani, oggi paralizzato da questa guerra genocida. Hanno anche sollecitato la fine dell’impunità eccezionale che consente a Israele di agire al di sopra della legge, sfuggendo a ogni forma di responsabilità, giustizia e punizione. Traduzione per InfoPal di F.L.
10.800 palestinesi nelle carceri israeliane: il numero più alto dalla Seconda Intifada
InfoPal. Il numero di prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane è salito a 10.800, il più alto dalla Seconda Intifada, con un forte aumento delle detenzioni amministrative di donne, bambini e detenuti provenienti da Gaza. Le organizzazioni palestinesi di supporto ai prigionieri hanno riferito martedì che il numero di palestinesi detenuti nelle carceri dell’occupazione israeliane è salito a circa 10.800 all’inizio di luglio, segnando il più alto dalla Seconda Intifada, nel 2000. Questo totale non include i detenuti nei campi militari di occupazione, il cui status rimane in gran parte sconosciuto. In una dichiarazione congiunta, le organizzazioni hanno osservato che il numero di detenuti amministrativi è salito a 3.629, la percentuale più alta rispetto ai prigionieri condannati e a quelli etichettati come “combattenti illegali”. Questo sistema consente alle autorità di occupazione di detenere individui senza accusa né processo, una pratica ampiamente condannata dalle organizzazioni internazionali per i diritti umani. Nel frattempo, il numero di prigionieri classificati come “combattenti illegali” ha raggiunto quota 2.454, esclusi i numerosi cittadini di Gaza detenuti nei campi militari. Secondo la dichiarazione, questa cifra è la più alta registrata dall’inizio della guerra genocida in corso condotta dall’occupazione contro Gaza. Il rapporto ha aggiunto che la classificazione di “combattenti illegali” include anche detenuti arabi provenienti da Libano e Siria, riflettendo ulteriormente la più ampia portata regionale delle politiche di detenzione di “Israele”. Ad oggi, 50 donne palestinesi sono detenute nelle carceri israeliane, tra cui due di Gaza, mentre il numero di minorenni palestinesi ha superato i 450. Le organizzazioni per i diritti umani hanno ripetutamente espresso preoccupazione per le condizioni e il trattamento di questi gruppi vulnerabili sotto custodia dell’occupazione. Secondo una dichiarazione dell’Ufficio Stampa dei Prigionieri palestinesi, le prigioniere palestinesi stanno sopportando condizioni sempre più dure nel carcere di Damon, sotto l’occupazione israeliana, il che mette in guardia da una grave e senza precedenti escalation da parte dell’amministrazione penitenziaria. Secondo quanto riferito, le autorità carcerarie israeliane hanno ridotto il tempo di ricreazione giornaliero a soli 15 minuti, che ora è dedicato esclusivamente all’uso dei servizi igienici. Per il resto del tempo, la sezione rimane chiusa per ore con il pretesto delle “procedure di sicurezza”. Parallelamente, le razioni alimentari sono state significativamente ridotte, peggiorando ulteriormente le condizioni umanitarie. Il rapporto ha anche descritto la brutale repressione attuata all’inizio dell’aggressione dell’occupazione israeliana contro l’Iran, durante la quale cinque detenuti palestinesi, Islam Shouli, Tasneem Odeh, Lin Misk, Samah Hijjawi e Fatima Jasrawi, sono stati aggrediti violentemente, sottoposti a isolamento, a sputi, insultati e persino minacciati di stupro. Le istituzioni palestinesi continuano a chiedere conto alla comunità internazionale, mentre il numero dei prigionieri aumenta a livelli mai visti da oltre due decenni, in una crescente campagna di arresti, incursioni e detenzioni arbitrarie. (Fonti: Al-Mayadeen, Quds News, PIC).
Israele uccide 6 ex prigionieri palestinesi a Gaza in linea con la “politica di vendetta”, afferma Hamas
Presstv. L’alto funzionario di Hamas, Abdul-Karim Hanini, ha dichiarato che Israele ha ucciso sei palestinesi precedentemente liberati dalla prigione, durante un attacco contro la Striscia di Gaza assediata. In una dichiarazione rilasciata martedì, Hanini ha definito l’accaduto una prova della continua “politica di vendetta e dell’uccisione sistematica contro coloro che resistono alle forze del regime occupante”. «Mentre piangiamo con orgoglio e onoriamo i nostri martiri, caduti a causa di un vile crimine di assassinio sionista, ribadiamo che questo non minerà la determinazione del nostro popolo, dei suoi prigionieri e dei suoi liberatori a proseguire sul cammino della libertà», ha affermato Hanini. «Tutta l’arroganza dell’occupazione non riuscirà a distoglierci dai nostri principi né dalla nostra scelta di resistere all’occupazione finché essa non sarà eliminata». Le vittime, in gran parte esiliate dalla Cisgiordania occupata, hanno perso la vita quando aerei da guerra hanno colpito tende che ospitavano sfollati nella città di Zawayda, nel centro della Striscia di Gaza, e nella zona di Mawasi, a ovest di Khan Yunis. Cinque di loro erano state liberate nel 2011 nell’ambito dello scambio di prigionieri tra Hamas e Israele per il rilascio del soldato israeliano catturato Gilad Shalit. La sesta persona era tra coloro che furono esiliati dalla Chiesa della Natività di Betlemme, nella Cisgiordania meridionale, nel 2002. Nuove testimonianze definite “scioccanti” da parte di palestinesi hanno rivelato pratiche di “tortura e abusi sistematici” ai danni di cittadini di Gaza detenuti nelle carceri israeliane. Le testimonianze parlano di pestaggi ripetuti, minacce, fame forzata e isolamento inflitti a donne prigioniere. Dallo scorso 7 ottobre 2023, migliaia di palestinesi della Cisgiordania sono stati arrestati arbitrariamente da Israele. Molti altri risultano “fatti sparire con la forza” dalla Striscia di Gaza. Secondo i dati della Società per i prigionieri palestinesi (PPS), oltre 450 minorenni e 50 donne si trovano tra gli oltre 10.800 palestinesi attualmente detenuti nelle carceri israeliane. Si tratta del numero più alto registrato dal 2000, senza contare i detenuti rinchiusi nei campi militari israeliani. Le autorità israeliane hanno recentemente annunciato l’inizio del trasferimento dei prigionieri dalla base militare dismessa di Sde Teiman, nel deserto del Negev, dopo le richieste di chiusura da parte di gruppi per i diritti umani. Decine di palestinesi sono morti sotto custodia israeliana dall’ottobre 2023. Traduzione per InfoPal di F.L.
La Sardegna in solidarietà con Gaza
In una corrispondenza con un compagno palestinese dalla Sardegna, ribadiamo la necessità di tenere alta l'attenzione su quanto accade a Gaza, anche a fronte dell'attacco israeliano all'Iran. A Gaza, infatti, si succedono, giorno dopo giorno, i massacri della popolazione palestinese, ammassata in attesa di cibo e aiuti. Le cosiddette "campagne umanitarie" sono diventate strumento di uccisioni di massa organizzate, usate per radunare civili assediati e affamati sotto la copertura di promesse umanitarie, trasformandoli poi in bersagli diretti del fuoco israeliano. Si tratta di un meccanismo di uccisione deliberato, orchestrato sotto una falsa copertura umanitaria, e deve essere denunciato e contrastato con ogni mezzo. La riflessione si allarga quindi alla brutale repressione dei prigionieri politici palestinesi, in atto con sempre maggiore violenza all'interno dei centri di detenzione israeliani (più di 9000 persone a partire dal 7 ottobre), alla situazione in Cisgiordania e, più in generale, alla situazione geopolitica successiva all'attacco di Israele all'Iran.