MESSICO E MONDIALI DI CALCIO 2026: “NON C’E’ GIOCO PULITO IN UNA TERRA DERUBATA”
Venerdì 5 dicembre il John F. Kennedy Center for the Performing Arts di
Washington, Usa, ospita i sorteggi per i Mondiali di Calcio 2026, in calendario
tra Canada, Usa e Messico. Alla cerimonia ha annunciato la propria presenza il
presidente Usa, Donald Trump, nuovo sodale globale di Gianni Infantino e della
multinazionale del pallone (ma, soprattutto, degli affari), cioè la Fifa. Una
liason che, proprio venerdì, potrebbe vedere Infantino premiare il tycoon, con
un premio inventato di sana pianta sul momento, il cosiddetto “Premio per la
pace”. Si tratta del “FIFA Peace Award: Football Unites the World”, annunciato
da Infantino senza alcun preavviso al Consiglio FIFA: molti delegati avrebbero
appreso dell’esistenza del premio…direttamente dal comunicato stampa.
Nel frattempo, lo stesso Trump ha già ribadito che vieterà l’ingresso negli
States ai tifosi di quei Paesi – in primis, Haiti – che considera
“indesiderati”, nell’ambito della guerra contro i migranti in corso dentro i
confini Usa. Non solo: lo stesso tycoon sta provando a convincere la Fifa – pare
senza risultati, al momento – a escludere il Messico dai Mondiali stessi, con la
scusa dei rischi di sicurezza per squadre e tifosi.
Il tutto mentre a Città del Messico gli interventi infrastrutturali già in corso
verso l’estate 2026 stanno provocando crisi idriche, impennate degli affiti e la
cacciata delle classi popolari dalle zone più “appetibili” per turisti
occidentali, gentrificazione e speculazione immobiliare.
Su quest’aspetto, Radio Onda d’Urto ha raggiunto Andrea Cegna, curatore della
newsletter sul Latino America “Il Finestrino”, oltre che nostro collaboratore.
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