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Project Nimbus: l’accordo segreto tra Israele, Google e Amazon che aggira regole e tribunali
Nel 2021, Google e Amazon hanno stipulato un contratto da 1,2 miliardi di dollari con il governo israeliano per fornire servizi avanzati di cloud computing e intelligenza artificiale, strumenti che sono stati impiegati durante i due anni di attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza. I dettagli del contratto, noto come Progetto Nimbus, sono stati mantenuti riservati. Documenti riservati del Ministero delle Finanze israeliano ottenuti dal Guardian, tra cui una versione definitiva del contratto, e fonti vicine alle trattative rivelano due richieste vincolanti che Israele ha imposto ai giganti della tecnologia come parte dell'accordo. La prima vieta a Google e Amazon di limitare l'utilizzo dei loro prodotti da parte di Israele, anche se tale utilizzo viola i loro termini di servizio. La seconda obbliga le aziende a informare segretamente Israele se un tribunale straniero ordina loro di consegnare i dati del paese memorizzati sulle loro piattaforme cloud, aggirando di fatto i loro obblighi legali. I funzionari israeliani incaricati di redigere il contratto avevano previsto la possibilità che Google e Amazon fossero oggetto di azioni legali relative all'uso della loro tecnologia nei territori occupati. Uno scenario che preoccupava particolarmente i funzionari vedeva le due società ricevere da un tribunale di uno dei paesi in cui operano l'ordine di consegnare i dati di Israele alla polizia, ai pubblici ministeri o alle agenzie di sicurezza come parte di un'indagine. Ad esempio, per valutare se l'uso dei loro prodotti da parte di Israele fosse collegabile a violazioni dei diritti umani nei confronti dei palestinesi. Articolo originale in inglese qui Italiano qui
Google riapre centrale nucleare per alimentare IA
L'industria nucleare sta vivendo una rinascita, spinta da un'enorme crescita della domanda di energia, mentre le grandi aziende tecnologiche cercano fonti di energia pulita per alimentare i loro data center. Google ha annunciato di aver raggiunto accordo con il gruppo americano NextEra Energy che prevede la rimessa in funzione all'inizio del 2029 della centrale nucleare Duane Arnold, nell'Iowa, per lo sviluppo delle infrastrutture di intelligenza artificiale (IA) del gigante californiano. Si tratta del terzo progetto di riapertura di una centrale nucleare annunciato di recente, dopo quelli relativi ai siti di Palisades (Michigan) nel 2023 e Three Mile Island (Pennsylvania) nel 2024, segno della ripresa dell'industria nucleare dopo decenni senza investimenti significativi negli Stati Uniti. Link articolo qui
Le Dita Nella Presa - Scuola guida per l'IA
Apriamo con una lunga analisi delle Linee guida per l'Introduzione dell'Intelligenza Artificiale nella scuola. Proseguiamo con un commento sulle dichiarazioni di Durov; le nuove regole per pubblicare applicazioni su Android. Infine la rubrica notiziole. Di Linee guida per l'Introduzione dell'Intelligenza Artificiale nella scuola se ne è già parlato all'ora di buco, ma ci torniamo sopra per parlare anche degli aspetti più prettamente tecnologici. Per la rubrica notiziole * Israele cede le aziende di malware agli Usa; * l'ICE, Agenzia che si occupa della deportazione di migranti irregolari negli Usa fa shopping di prodotti di sorveglianza; * infine, oggi le comiche, ma al massimo per 2 ore. Le dita nella presa salterà le prossime due puntate, torniamo Domenica 2 Novembre con una puntata speciale! Ascolta sul sito di Radio Onda Rossa
Le Dita Nella Presa - Antitrust e privacy: i tribunali se ne lavano le mani
Una settimana di sentenze per il mondo della silicon valley, tanto in Europa quanto negli Usa. Nonostante Google prenda una multa da quasi 3 miliardi di dollari per abuso di posizione dominante, non si può lamentare: il "rischio" antitrust è scongiurato, e l'Unione Europea si mostra più tenera del solito. Infatti nonostante negli Usa Google sia riconosciuto come monopolista nel settore delle ricerche sul Web, il giudice ha valutato di dare dei rimedi estremamente blandi, molto lontani da quelli paventati. Ricordiamo che si era parlato addirittura di obbligare Google a vendere Chrome. Anche nell'Ue i giudici sono clementi. Il caso Latombe, che poteva diventare una sorta di Schrems III, non c'è stato: la corte ha dichiarato che il Data Protection Framework è valido, e che quindi la cessione di dati di cittadini Ue ad aziende Usa è legale. È un grosso passo indietro nel braccio di ferro interno all'unione europea tra organismi che spingevano per questa soluzione (la Commissione) e altri che andavano in senso opposto (la Corte di Giustizia). Difficile pensare che i recenti accordi sui dazi non c'entrino nulla. Ascolta l'audio sul sito di Radio Onda Rossa
Google ha stretto un accordo da 45 milioni di dollari con l’ufficio di Netanyahu per insabbiare la carestia a Gaza
Tel Aviv – Presstv. Google sta conducendo una campagna da 45 milioni di dollari per conto dell’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, con l’obiettivo di rafforzare la propaganda del regime sulla sua brutale guerra nella Striscia di Gaza assediata e minimizzare i rapporti sulla fame nell’enclave palestinese, secondo quanto riportato. In un’inchiesta pubblicata mercoledì, Drop Site News ha rivelato che Google è impegnata in un contratto semestrale da 45 milioni di dollari con l’ufficio di Netanyahu, nel tentativo di diffondere e amplificare la narrazione del suo gabinetto e minimizzare la crisi umanitaria nella Striscia devastata dalla guerra. Firmato a fine giugno, l’accordo descrive Google come un “ente chiave” nel sostenere la strategia di pubbliche relazioni di Netanyahu, lanciata poco dopo che Israele aveva bloccato l’ingresso nella Striscia palestinese di cibo, medicine, carburante e altri aiuti umanitari, il 2 marzo, suscitando preoccupazione tra i legislatori israeliani per un possibile contraccolpo dell’opinione pubblica. All’epoca, un portavoce dell’esercito aveva osservato che le autorità avrebbero potuto lanciare una campagna digitale “per spiegare che non c’è fame e presentare i dati”. Da allora, annunci sponsorizzati da Israele hanno circolato ampiamente, negando i ripetuti rapporti di carestia a Gaza. Questi annunci, gestiti tramite YouTube e la piattaforma Display & Video 360 di Google, includono un video del ministero degli Esteri israeliano che afferma: “A Gaza c’è cibo. Qualsiasi altra affermazione è una menzogna”, visualizzato oltre sei milioni di volte, in gran parte grazie alla promozione a pagamento. Secondo documenti ufficiali, tali iniziative sono descritte come “hasbara”, un termine ebraico spesso tradotto come “propaganda”. Oltre a Google, i registri indicano che Israele ha stanziato anche 3 milioni di dollari per annunci con la piattaforma statunitense X e 2,1 milioni di dollari con la società franco-israeliana Outbrain/Teads. L’anno scorso, WIRED ha riportato campagne simili contro le Nazioni Unite e le autorità di Gaza, tra cui una pubblicità che accusava l’organismo mondiale di “sabotaggio deliberato” degli aiuti e promuoveva la controversa Fondazione Umanitaria per la Gaza, sostenuta dagli Stati Uniti. Questo mentre le condizioni umanitarie a Gaza continuano a peggiorare: il ministero della Salute di Gaza ha riportato che solo ad agosto 185 persone, tra cui 12 bambini, sono morte di fame — il bilancio mensile più alto dall’inizio della guerra genocida del regime sul territorio palestinese nell’ottobre 2023. Settanta di questi decessi si sono verificati dopo che il sistema IPC (Integrated Food Security Phase Classification) sostenuto dall’ONU aveva ufficialmente dichiarato lo stato di carestia a Gaza. Secondo le autorità sanitarie, oltre 43.000 bambini sotto i cinque anni soffrono ora di malnutrizione, insieme a 55.000 donne incinte o in fase di allattamento. Questi numeri evidenziano il profondo aggravarsi della crisi umanitaria, nonostante gli sforzi del regime israeliano di negarne o minimizzarne la portata. La guerra genocida di Israele contro Gaza ha finora ucciso almeno 63.746 palestinesi e ne ha feriti 161.245, ha dichiarato il ministero della sanità. Traduzione per InfoPal di F.L.
Google potrà tenersi Chrome, alla fine
Lo ha deciso un giudice al termine di una lunga battaglia legale in cui l'azienda era accusata di aver violato le leggi sulla concorrenza Un giudice statunitense ha deciso che Google non dovrà vendere il suo browser Chrome, come aveva invece richiesto il dipartimento della Giustizia statunitense, che accusava l’azienda di aver violato le norme su monopoli e concorrenza. Il processo era iniziato nel 2019 e ad agosto del 2024 Google era stata dichiarata colpevole, ma la pena è stata stabilita solo martedì. Chrome rappresenta il 60 per cento del mercato globale dei browser, con circa 3,5 miliardi di utenti: quasi tutti usano il motore di ricerca Google, tramite cui l’azienda guadagna con la vendita di inserzioni pubblicitarie. leggi l'articolo
Le Dita Nella Presa, Distorcere i bilanci è un videogioco da ragazzi
Uno sguardo al "report sostenibilità" di Google e alle sue molte bugie; il meglio di hackmeeting 2025; Zona Warpa 4-5 Luglio al CSOA Forte Prenestino; notiziole dal Medio Oriente. A Giugno è uscito, come ogni anno, il report sostenibilità di Google. A leggerlo, sembra che sia possibile fare il miracolo: continuare a consumare sempre più energia, eppure far diminuire l'impatto ambientale. Vediamo insieme alcuni dei trucchi utilizzati (da Google, ma non solo) per far quadrare i conti. L'Hackmeeting 2025 è stato un mese fa, vi raccontiamo alcuni dei contenuti che ci sono piaciuti... avremmo voluto farlo in modo più esteso, ma ci siamo resi conto che si stava facendo tardi e abbiamo tagliato, non ce ne voglia chi ha curato altri dei momenti interessanti! Al telefono con Kenobit parliamo di Zona Warpa - La festa del videogioco ribelle itinerante. Il mondo del videogioco è infatti troppo spesso depoliticizzato, e questo festival mira a fare da ponte tra chi gioca e chi fa videogiochi, in una cornice consapevole. Questo weekend è il turno del Forte Prenestino, qui potete vedere alcuni video di edizioni passate per farvi un'idea. Chiudiamo con delle notiziole dal Medio Oriente: * 2 giorni di blackout di internet in Iran, per "ragioni di sicurezza": di cosa si tratta? * NSO piange miseria Ascolta l'audio sul sito di Radio Onda Rossa
Le Dita Nella Presa, Tecnologie oppressive di ogni tempo
Aggiornamenti di attualità sul caso Paragon: le analisi smentiscono la difesa del Copasir; letture sul tema del linguaggio che evoca lo schiavismo nell'elettronica e informatica; Google usa le sue piattaforme per ostacolare le alternative aperte. Il 5 Giugno, il Copasir ha pubblicato la sua relazione sul Caso Paragon: tra le altre cose, ci dice che Citizen Lab potrebbe averla sparata un po' grossa, e che Francesco Cancellato potrebbe non esser mai stato intercettato. Peccato che una settimana dopo esca un nuovo report di Citizen Lab, che indica che altri due giornalistə europei sono stati attaccati con malware Paragon, e che uno di questi lavora proprio a Fanpage, la testata diretta proprio da Cancellato. Abbiamo già parlato di linguaggio escludente nell'informatica, continuiamo a farlo ripercorrendo uno studio sull'origine dell'espressione master-slave (padrone-schiavo). Un'espressione più recente di quanto potrebbe sembrare, e abbastanza specifica di elettronica e informatica. Attraverso vari esempi, vediamo che anche se è difficile dare una ricostruzione certa della sua genesi, questa espressione non deriva dall'essere una metafora espressiva - per quanto problematica - di un meccanismo tecnico, ma da una specifica concezione della divisione del lavoro che prevede sempre l'esistenza di un dualismo tra volontà/intelletto e forza bruta. Nextcloud denuncia che Google, attraverso il Play Store, ha artificialmente limitato le possibilità della sua applicazione per Android, rendendo più difficile (ma non impossibile) l'utilizzo di alternative libere. Chiudiamo con il ruolo italiano nei bombardamenti statunitensi contro l'Iran. Ascolta sul sito di Radio Onda Rossa
Google pagherà un maxi risarcimento di oltre 1,3 miliardi di dollari per violazioni della privacy
Il 9 maggio 2025, il procuratore generale del Texas, Ken Paxton, ha annunciato un accordo storico con Google, che pagherà un maxi risarcimento di 1,375 miliardi di dollari per chiudere due cause legali intentate nel 2022 e riguardanti gravi violazioni della privacy dei consumatori. Secondo le accuse, il colosso tecnologico di Mountain View avrebbe violato la privacy degli utenti texani senza il loro consenso esplicito, e in particolare avrebbe: * raccolto dati biometrici, come impronte vocali e geometria facciale, attraverso servizi come Google Photos e Google Assistant * tracciato la posizione degli utenti anche quando la funzione di geolocalizzazione era disattivata * pubblicizzato in modo ingannevole le funzionalità della modalità “Incognito” come strumento di navigazione privata, mentre in realtà continuava a raccogliere dati sulle attività online degli utenti L'articolo completo qui
Le Dita Nella Presa, Chi è il più rinnovabile del reame?
Puntata del 27 aprile La prima parte della puntata è dedicata ad analizzare come sta andando la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, sottolineando le differenze tra quello che avviene in Cina e in Europa. Nella seconda parte, alcune notiziole su temi digitali, prevalentemente riguardanti Google e i suoi problemi con l'antitrust. Ma non mancano informazioni su quanto avviene in Europa: multe morbide a Meta ed Apple, esposti sugli eccessi del piracy shield spagnolo, autodifesa digitale alla commissione europea: forniti cellulari usa e getta e sistemi di schermatura varia per membri dello staff che visitano gli Stati Uniti... e l'Ungheria. Ascolta l'audio sul sito di Radio Onda Rossa