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“Linea Lesbica e Antiviolenza”: un sostegno alla comunitá LBT*
Dal 2017 la Linea Lesbica e Antiviolenza accoglie lesbiche, donne bisessuali, persone trans e non binarie [acronimo LBT*, ndr] che vivono situazioni di violenza nella loro relazione. In occasione del mese del Pride hanno lanciato una campagna comunicativa e di sensibilizzazione al loro lavoro, per superare pregiudizi e stereotipi vissuti ancora oggi anche all’interno dello spazio queer. Nella campagna collaborano con la fumettista Frad. Nel loro comunicato di lancio si legge: «Tra le persone accolte dalla Linea Lesbica ci sono donne che sono state cacciate di casa da genitori lesbofobici, ritrovandosi in una condizione di dipendenza economica dalla compagna e quindi esposte a minacce e violenza. Ci sono persone trans* per cui la minaccia di outing sul posto di lavoro o in altri contesti costituisce uno strumento di controllo e ricatto nelle mani della compagna. E ci sono persone che hanno introiettato la lesbobitransfobia al punto di riprodurla con giudizi e insulti alla propria partner». Abbiamo intervistato le promotrici della campagna per comprendere di più del servizio e del contesto in cui si muove. Come è nata l’idea di dare vita a un servizio specifico di ascolto per la violenza di genere nelle relazioni lesbiche? Come è cambiato il vostro servizio di ascolto da quando lo avete iniziato a oggi? L’idea di creare un punto di ascolto per la violenza di genere nelle relazioni lesbiche nasce all’interno dell’Associazione Lesbiche Bologna, in seguito all’osservazione di crescenti fenomeni di violenza tra persone LBT* in relazioni intime. Con la collaborazione di Casa Donne per non subire Violenza di Bologna abbiamo poi lanciato nel 2017 due linee telefoniche di supporto (poi unificate in una unica linea) e pian piano negli anni abbiamo visto crescere sia le chiamate che i percorsi di fuoriuscita dalla violenza. Quali sono, sulla base della vostra esperienza, le motivazioni e le modalità con cui si manifesta la violenza di genere in una relazione lesbica? Le motivazioni sono sicuramente legate a una condizione di discriminazione quotidiana che le persone LBT* vivono nella società, unita a un’interiorizzazione di dinamiche violente che l’eterocispatriarcato ha insegnato un po’ a tutte le persone, insieme a una mancanza di modelli relazionali che non siano quelli dettati dalla norma eterocispatriarcale. Quindi l’interiorizzazione della cultura del possesso, della gelosia, del controllo nelle relazioni viene replicata anche nelle relazioni lesbiche, con alcune peculiarità (come la minaccia di outing o il giudizio di quanto si è lesbiche, bisessuali o trans) proprie delle relazioni lesbiche. Le modalità in cui può manifestarsi sono simili a quelle della violenza di genere nelle relazioni etero, quindi violenza fisica, sessuale, psicologica, economica, digitale, stalking ma in molti casi nelle relazioni lesbiche queste modalità assumono anche delle caratteristiche specifiche che bisogna saper riconoscere. Gli orari di operatività della linea – Il disegno è di Frad Questa violenza a volte appare stigmatizzata anche all’interno della comunità queer. Credi che si siano fatti passi avanti nel riconoscimento e nella gestione del problema? Sicuramente dal 2017 l’attenzione verso il fenomeno è aumentata, sia da parte di chi lo vive, sia da parte di molti centri antiviolenza che hanno deciso di formarsi sulle caratteristiche specifiche, o in alcuni casi hanno scelto di aprire uno sportello dedicato, come a Cagliari con Lìberas o a Padova con Lesvìa. Siamo però ancora lontane dall’accettazione e dall’emersione del fenomeno come strutturale, ci sono ancora pregiudizi e false convinzioni anche all’interno della comunità LGBTQIA+. Come è nata la collaborazione con Frad e che obiettivo vi ponete per questa campagna? Frad è parte della comunità LGBTQIA+, è unə attivistə che stimiamo molto e che ha già dato fiducia alla Linea Lesbica e Antiviolenza accettando di collaborare nella comunicazione e promozione dal 2022. Con Frad abbiamo lavorato su come rappresentare le varie soggettività LBT* che popolano la nostra comunità, evitando immagini stereotipate e dando una visione il più ampia possibile. Poi essendo anche unə fumettistə ha ispirato l’agenzia Comunicattive che ha ideato la campagna a utilizzare un mezzo immediato e molto apprezzato come il fumetto. L’obiettivo della campagna è sciogliere un po’ dei pregiudizi e dei falsi miti sulla violenza nelle relazioni lesbiche che ostacolano l’emersione e il riconoscimento del fenomeno della violenza stessa. Ricreare le chiacchiere tra le amicizie LBT*, le situazioni di attivismo dove a volte si pensa di essere immuni dalla violenza, ci permette di avvicinarci alle persone che possono riconoscersi in quelle situazioni e capire meglio cosa è violenza. Cosa vorresti dire a una persona in relazione lesbica, che si interroga se rivolgersi o no al vostro servizio? I dubbi sono importanti, interrogarsi è importante, e non implica per forza fare un percorso. Puoi provare a chiamarci, anche in forma anonima, scriverci su Whatsapp o scriverci una mail, troverai una persona accogliente, che ti ascolterà senza giudizio. Si può avere supporto telefonico gratuito per persone LBT* che vivono violenza nelle relazioni chiamando il 3913359732 (attivo il lunedì dalle 18 alle 22 e il mercoledì dalle 18 alle 20) o scrivendo a linealesbicaantiviolenza@gmail.com Immagine di copertina di Lisa Capasso, archivio Dinamopress SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS Per sostenere Dinamopress si può donare sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno L'articolo “Linea Lesbica e Antiviolenza”: un sostegno alla comunitá LBT* proviene da DINAMOpress.
E’ in pieno svolgimento l’Onda Pride 2025
In numerosi Paesi l’orientamento sessuale, l’identità ed espressione di genere e le caratteristiche sessuali continuano a essere motivo di discriminazione, emarginazione e violenza, anche da parte delle istituzioni. In Turchia e Ungheria, in particolare, le persone Lgbtqia+ subiscono sistematiche violazioni dei diritti umani: iniziative legate ai Pride vengono spesso vietate o represse con la forza. Nell’ultimo Rapporto 2024-2025 di Amnesty International (pubblicato in Italia da Infinito Edizioni) nel descrivere il peggioramento della situazione dei diritti umani in 150 stati, con l’insinuarsi di pratiche autoritarie e di feroci repressioni contro il dissenso, viene evidenziato, in particolare, che “il futuro appare ancora più nero per molte donne, ragazze e persone lgbtqia+ a causa dell’aumento degli attacchi all’uguaglianza e all’identità di genere. In Afghanistan i talebani hanno introdotto limitazioni ancora più draconiane contro l’esistenza pubblica delle donne e in Iran le autorità hanno intensificato la loro brutale repressione contro le donne e le ragazze che sfidano l’obbligo d’indossare il velo. In Messico e in Colombia i collettivi di donne in cerca delle persone loro care scomparse hanno subito minacce e aggressioni. Malawi, Mali e Uganda hanno introdotto norme per criminalizzare o rafforzare divieti sulle relazioni omosessuali tra persone adulte e consenzienti. Georgia e Bulgaria hanno seguito la Russia nella repressione della cosiddetta “propaganda lgbtqia+”. L’amministrazione Trump sta contribuendo all’attacco globale alla giustizia di genere smantellando le iniziative per contrastare la discriminazione, attaccando senza sosta i diritti delle persone trans e interrompendo i finanziamenti ai programmi sanitari, educativi e di altro tipo a sostegno delle donne e delle ragazze di ogni parte del mondo”. Per tenere sempre alta l’attenzione sui diritti delle persone Lgbtqia+ è in pieno svolgimento l’Onda Pride, la grande mobilitazione nazionale a sostegno dei diritti delle persone LGBTQIA+, organizzata da Arcigay e da altre associazioni locali e nazionali, partita a Sanremo lo scorso 5 aprile e che proseguirà per tutta l’estate con decine di appuntamenti in tutta Italia. In particolare, sarà questo mese a far registrare il maggior numero di manifestazioni. Dal 28 giugno 1969, quando la comunità insorse contro le continue aggressioni da parte della polizia nel bar Stonewall di New York, giugno è diventato infatti il mese dell’orgoglio della comunità Lgbtqia+. A distanza di anni, sembra però che il tempo stia tornando indietro e quest’anno, come abbiamo visto, quell’orgoglio si scontra con la repressione che sta colpendo tutto il mondo. Mentre in Italia crescono i casi di aggressione, in Ungheria la persecuzione contro la comunità Lgbtqia+ è diventata addirittura legge: dal 15 aprile è in vigore una nuova normativa che aumenta il potere delle autorità e mette seriamente in pericolo i festeggiamenti per il 30esimo anniversario del Pride di Budapest. Chi scende in piazza, infatti, rischia multe e carcere. Anche quest’anno saranno tante le piazze italiane accanto alla comunità Lgbtqia+, per ricordare alle autorità che i diritti Lgbtqia+ non sono un lusso: sono diritti umani! Qui tutti i Pride in programma: https://ondapride.it/pride/. E in tema di diritti delle persone Lgbtqia+ vogliamo segnalare l’interessante iniziativa di Amnesty International che ha messo a punto una utile guida per svolgere attività nelle scuole secondarie di secondo grado su discriminazioni e violazioni dei diritti umani delle persone LGBTQIA+. La guida contiene attività educative, un glossario aggiornato e materiali di approfondimento per rendere le scuole protagoniste nella promozione dei diritti umani e nella lotta contro ogni forma di discriminazione. Sarebbe bello se il prossimo anno scolastico tale guida fosse “adottata” da tutte le scuole secondarie di secondo grado. Qui la Guida docenti di Amnesty International: https://www.amnesty.it/pubblicazioni/diritti-lgbtqia-diritti-umani-guida-docenti/? Giovanni Caprio
Aggressione transfobica: le comunità lgbtqia+ in piazza ieri a Bologna, domani a Roma
Centinaia di persone ieri hanno attraversato le strade di Bologna, in un «corteo di sorellanza» organizzato in neanche 24 ore dal Movimento identità trans (Mit), Rivolta pride, Cassero e tante altre associazioni e realtà. A motivare la necessità e la fretta di manifestare è stata l’aggressione transfobica avvenuta la notte tra il 31 maggio e il primo giugno, che ha contornato di dolore e d’odio l’inizio del mese del pride. Un gruppo di uomini ha infatti circondato tre donne trans all’uscita di un locale in pieno centro a Roma, in zona viale delle Province, coprendole d’insulti transfobici, di calci e pugni, colpendole con bottiglie di vetro e rapinandole di soldi, carte di credito e telefoni. Dai video, che registrano solo una piccola parte del pestaggio, si vedono gli aggressori colpire una delle donne in testa con una bottiglia, così forte da provocarne la rottura. Una delle vittime, Giulia Onofri, aveva subito violenza transfobica anche lo scorso 12 agosto, mentre si trovava alla festa del vino di Castiglione in Teverina. Un’altra delle donne, Guendalina Rodriguez, ha ricevuto 8 giorni di prognosi dal pronto soccorso dove si è recata. Lunedì Rodriguez ha sporto denuncia al commissariato Villa Glori, nel quartiere Parioli della capitale, ora al lavoro per rintracciare i responsabili. > Proprio a Roma è stata convocata per domani un’altra manifestazione, stesso > slogan e locandina, che partirà alle 18 da piazzale del Verano. «Questo episodio di violenza è l’apice di un sentimento discriminatorio su cui le forze governative hanno soffiato fin dal loro insediamento», commenta Roberta Parigiani, avvocata portavoce del Mit. L’Italia è «l’unico paese dell’Unione europea in cui l’UNAR» – l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali – «non è indipendente dal governo, ma opera all’interno del Dipartimento per le pari opportunità guidato dalla ministra Eugenia Roccella, che noi riteniamo alimenti il clima di transfobia», spiega l’avvocata. Parigiani si riferisce alle dichiarazioni di Roccella di qualche settimana fa, dove aveva celebrato come un «atto di giustizia» la sentenza della corte britannica che definisce donna solo «chi nasce biologicamente femmina». A destare la preoccupazione dell’avvocata, poi, è l’astensione dell’Italia dalla dichiarazione di 17 paesi Ue che evidenzia gravi criticità nei diritti lgbtqia+ in Ungheria, individuando nello specifico il divieto del Pride e le modifiche legislative e costituzionali operate dal paese tra il 18 marzo e il 14 aprile 2025. La dichiarazione, presentata in occasione dell’audizione sullo Stato di diritto in Ungheria al Consiglio di Affari generali dell’Unione, ha raggiunto poi 20 paesi firmatari, mentre rimangono fuori solo Italia, Romania, Bulgaria, Croazia, Slovacchia e Polonia (neutrale in quanto presidenza di turno dell’Ue). Parigiani, insieme alla presidente delle famiglie arcobaleno Alessia Crocini, ha portato le proprie preoccupazioni anche alla Commissione Libe (per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni) del Parlamento europeo. > In un’audizione a porte chiuse avvenuta lo scorso 14 maggio, infatti, le due > attiviste hanno ripercorso tutti «gli attacchi alla comunità lgbtqia+ di > questo governo, dal dicembre 2023 fino ad oggi». I commissari, dopo la sorpresa, hanno espresso anche in separata sede la volontà di «tenere sotto stretto controllo l’Italia in materia di diritti civili lgbtqia+, nei limiti delle competenze dell’Unione, e rinnovando il loro impegno a tutela delle nostre comunità», racconta ancora Parigiani. L’udienza ha suscitato i fastidi delle forze governative, di cui alcuni alfieri hanno allestito una contro-conferenza nella sala Anna Politkovskaya di Bruxelles: protagonisti i meloniani Nicola Procaccini e Alessandro Ciriani, insieme a membri delle associazioni pro-vita. > Le discriminazioni, anche violente, contro il mondo lgbtqia+ in Italia sono in > costante crescita, come registrato sia dal Mit che da Gay help line, che > riporta il 15% di aumento delle aggressioni con rapina. Mentre la Rainbow map > 2025 colloca il nostro paese al 35esimo posto su 49. «Abbiamo più volte tentato il dialogo con il governo, attraverso comunicati stampa ufficiali in cui chiedevamo di essere coinvolte come associazione nei processi decisionali sui percorsi di affermazione di genere, considerando che eroghiamo anche i relativi servizi», afferma la portavoce del Mit. Il governo Meloni, però, non ha colto l’occasione respingendo l’offerta al mittente, attraverso le parole dei Ministri Roccella e Schillaci che hanno escluso le associazioni dal tavolo ministeriale sulla somministrazione della triptorelina alle adolescenti transgender. La motivazione della scelta sarebbe risieduta nella natura non tecnico-scientifica dei soggetti richiedenti accesso al tavolo, «laddove la prassi dell’Istituto superiore della sanità è proprio ascoltare chi eroga i servizi e rappresenta le persone da essi interessate», spiega Parigiani, ricordando il portale Infotrans che funge da piattaforma di collegamento tra l’Istituto e le associazioni. «Siamo molto preoccupate per la piega che sta prendendo il nostro paese, sempre più simile all’Ungheria. Noi abbiamo già accolto delle persone trans venute dagli Stati Uniti, che stiamo aiutando a chiedere asilo, tra quanto dovranno scappare anche dall’Italia?» conclude la portavoce del Mit. Immagine di copertina di Mazen Masoud SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS Per sostenere Dinamopress abbiamo attivato una nuova raccolta fondi diretta. 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17 MAGGIO GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO L’OMOLESBOBITRANSFOBIA: INIZIATIVE ANCHE A BRESCIA
Si celebra dal 2004 ogni 17 maggio, la Giornata internazionale contro l’omolesbobitransfobia. In questa data, nel 1990, l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva derubricato definitivamente l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali. Inoltre da sette anni la disforia di genere, o incongruenza di genere legata all’identità transgender, non è più considerata anch’essa un disturbo mentale. “Dopo trentacinque anni restano tuttavia discriminazioni e violenze, anche istituzionali, che la comunità LGBTQIA+ continua a vivere ancora oggi” come ha ricordato ai nostri microfoni Greta Tosoni, presidente di Brescia Pride. Queste giornate internazionali, sottolinea Tosoni, “vanno utilizzate per fare ancora più rumore, per farci sentire: essere in piazza tutte e unite per promuovere una cultura che rispetti tutte le unicità, tutte le identità, che promuova l’autodeterminazione e la libertà, quindi la possibilità per ogni persona di poter scegliere per sé”. Numerosissime le iniziative in tutta Italia organizzate dalla comunità LGBTQIA+, anche a Brescia. Indetto da Brescia Pride un presidio dalle ore 15 alle ore 17 in piazza Vittoria. Segue una conferenza intitolata “Per una comunità che accoglie. Educazione, relazioni e responsabilità” presso il MO.CA di via Moretto 78 – ore 17. Sucessivamente partirà in largo Formentone il Rainbow Tour: il ritrovo è alle ore 19.30. Ci ricorda l’importanza della giornata, le rivendicazioni e gli appuntamenti a Brescia, Greta Tosoni presidente di Brescia Pride. Ascolta o scarica  
Giornata Internazionale contro l’Omofobia, la Lesbofobia, la Bifobia e la Transfobia
Il 17 maggio si celebra in tutto il mondo la Giornata Internazionale contro l’Omofobia, la Lesbofobia, la Bifobia e la Transfobia (IDAHOBIT – acronimo di International Day Against Homophobia, Biphobia, Transphobia), istituita per ricordare la data in cui, nel 1990, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rimosso l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali. La Giornata Internazionale contro l’Omolesbobitransfobia è stata riconosciuta dall’Unione Europea e dalle Nazioni Unite e istituita con la risoluzione del Parlamento Europeo del 26 aprile 2007. Il Comune di Napoli, da sempre impegnato nella promozione dei diritti civili e nell’affermazione dei valori di uguaglianza, rispetto e inclusione, aderisce alla giornata con una serie di iniziative simboliche e culturali, volte a sensibilizzare l’opinione pubblica contro ogni forma di discriminazione basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. Tra le principali azioni: •      Illuminazione simbolica dei monumenti cittadini. In particolare, dal 16 al 18 maggio, luoghi simbolici della città, il Castel Nuovo e la Fontana del Nettuno, saranno illuminati di rosa a testimonianza della vicinanza della città alla comunità LGBTQIA+. •      Il Comune sarà impegnato nella partecipazione all’assemblea straordinaria, indetta dalla RETE RE.A.DY il 17 maggio a Roma , con l’obiettivo di affrontare la stretta sui diritti, anche già acquisiti, delle persone LGBTQIA+ ed ottenere il riconoscimento di pieni diritti per le famiglie omogenitoriali, nell’interesse superiore dei minori. La giornata sarà anche di confronto con le associazioni LGBTQI+ che quotidianamente si impegnano nella tutela dei diritti di ogni essere umano, con momenti di riflessione, sensibilizzazione e di azione per denunciare e lottare contro ogni forma di violenza morale, fisica o simbolica, legata all’orientamento sessuale. •      Il 23 maggio in collaborazione con la Città Metropolitana di Napoli, Castel Nuovo sarà scenario di confronto pubblico con l’evento “Young & Proud! – Spazio giovane, libero e pieno di orgoglio! “, un ventaglio arcobaleno di iniziative, tese alla realizzazione di momenti di accoglienza e libertà di espressione attraverso giochi, laboratori e attività creative, per ribadire il riconoscimento dei diritti e la difesa della dignità di tutte e tutti. ” L’odio e la discriminazione, sotto ogni forma ed aspetto, insidiano i principi cardine su cui poggia la democrazia: il rispetto e la tutela di tutti gli esseri umani” – dichiara l’Assessore allo Sport e alle Pari Opportunità Emanuela Ferrante – “con sempre maggiore forza e tenacia, ribadiamo l’impegno dell’Amministrazione Comunale nella difesa dei diritti della comunità LGBTQIA+, affermando, convintamente, che Napoli è e sarà sempre una città aperta, accogliente e libera.” Fonte: CS Comune di Napoli Redazione Napoli
A Roma la quarta Conferenza dell’EL*C
Dalla marginalità alla visibilità lesbica (inclusiva): si è aperta a Roma la quarta Conferenza internazionale dell’Eurocentralasian Lesbian* Community – EL*C, network transfemminista e intersezionale nato come spazio auto-organizzato e a partire dal riconoscimento di una pluralità di bisogni di rivendicazione condivisi da persone lesbiche in tutta Europa e in Asia centrale. La scelta di adottare l’asterisco ha una specifica valenza, ossia reclamare il valore del lesbismo come identità politica – prima e oltre che orientamento sessuale. Il punto è riappropriarsi e risignificare l’utilizzo del genere femminile, che ha segnato una storia di marginalità ma anche di sorellanza e riconoscimento reciproco. Contemporaneamente, l’identità lesbica rappresenta uno spazio altro anche rispetto al binarismo di genere. Dunque, l’utilizzo dell’asterisco implica sia la rivendicazione di una categoria di marginalità, sia l’inclusione di chiunque non abbia il privilegio di una socializzazione maschile, al di là delle forme del suo corpo e della sua identità. In questo senso ci si riferisce a lesbiche, donne*, donne* bisessuali, donne* queer, persone queer (sia cisgender sia trans), non binarie, intersessuali, che si sentono legate all’identità lesbica e all’attivismo lesbico. BRINGING THE LESBIAN GENIUS TO THE WORLD! In generale l’EL*C identifica la sua missione nel Bringing the lesbian genius to the world («diffondere la genialità lesbica nel mondo») e utilizza strategie differenti e varie forme di intervento che spaziano dall’advocacy al networking, fino alla partecipazione a bandi per finanziare progetti. Questi ultimi sono perlopiù rivolti alla crescita della visibilità lesbica, anche attraverso la costruzione di solidarietà e alleanze tra gruppi e movimenti. La traduzione di tale visibilità diventa così uno strumento di risonanza, una risorsa per far prosperare e consolidare le lotte lesbiche per il raggiungimento di una maggiore affermazione nello spazio politico e di una effettiva parità giuridica in vari contesti nazionali e a livello internazionale. Infatti, l’EL*C cerca di valutare i bisogni delle lesbiche in tutta Europa e Asia centrale e affrontare la mancanza di politiche e misure che garantiscano i diritti e il benessere lesbico. Altri obiettivi della comunità possono riassumersi nella condivisione di desideri, elaborazione di riflessioni e in un’attuazione di pratiche volte a creare e consolidare un movimento e una piattaforma da e per lesbiche e promuovere alleanze significative e sostenibili con i movimenti transfemministi e di giustizia sociale, nonché con altre comunità intersezionali. È in questo senso fondamentale per la comunità arrestare la continua scomparsa degli spazi lesbici e (ri)creare località e aggregazioni sociali diversificate e intergenerazionali. Tra le finalità dell’EL*C emerge anche la volontà di sviluppare e diffondere una nuova rappresentazione delle soggettività e delle vite lesbiche. Dunque, anzitutto la comunità analizza e pone in evidenza i contributi storici e le conquiste lesbiche nel pensare, costruire e vivere modi alternativi di relazioni sociali e di organizzazione della comunità. A partire da qui, l’EL*C lavora attivamente per creare nuove e diverse narrazioni e denunciare misoginia e lesbofobia nella rappresentazione pubblica delle lesbiche, così come la sessualizzazione, la vittimizzazione, la mercificazione delle vite e la violenza sulle vite lesbiche. Per fare tutto ciò, in particolare oggi, è necessario opporsi all’ascesa di partiti e gruppi politici di estrema destra, nazionalisti, religiosi e conservatori a livello paneuropeo e globale. STORIA E ATTUALITÀ DELLE CONFERENZE EL*C: VIENNA, KYIV, BUDAPEST E ROMA Durante la Conferenza dell’International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans, and Intersex Association (ILGA), tenutasi nel 1980 a Barcellona, si formò l’International Lesbian Information Service (ILIS), organizzazione che mirava a promuovere l’aggregazione e la mobilitazione lesbica internazionale. L’anno successivo, nel corso della Conferenza annuale ILGA di Torino, l’ILIS si oppose alla mancanza di visibilità delle lesbiche e segnalò l’assenza di una riflessione postcoloniale nel movimento. Queste tensioni portarono alla separazione dell’ILIS dall’ILGA e, in seguito, le successive Conferenze ILIS inclusero numerose discussioni sulle relazioni tra razzismo e lesbofobia. Tuttavia, anche l’ILIS mantenne in sé una serie di criticità proprio in termini di adozione di posture eurocentriche e di scarsa inclusività rispetto a donne*, donne* bisessuali, donne* queer, persone queer (sia cisgender sia trans), non binarie, intersessuali vicine all’attivismo lesbico. Le attività dell’ILIS si sono gradualmente interrotte alla fine degli anni Novanta, con la pubblicazione dell’ultimo bollettino nel 1998. Nel 2016, durante la Conferenza annuale dell’ILGA a Cipro, settanta attivistə lesbiche europee e dell’Asia centrale hanno provato a recuperare e riproporre l’esperienza dell’ILIS ma in una forma nuova e più marcatamente inclusiva e intersezionale. Questa necessità è nata a partire dal riconoscimento di un’urgenza di consolidamento comunitario e di coinvolgimento di soggettività plurali all’interno di un percorso di convergenza e di lotta contro l’oppressione lesbica. Dunque, l’anno successivo, nel 2017, si è tenuta a Vienna la prima Conferenza EL*C, “Lesbians in Europe: Act, Reflect, Transform, Connect”; la seconda, “Let’s Bring Lesbian Genius to the World!”, è stata nel 2019 a Kyiv; la terza, “Lesbian Resistance”, nel 2022 a Budapest. La scelta dei luoghi in cui si sono tenute le diverse Conferenze non è stata casuale e ha avuto anche considerevoli implicazioni e sviluppi successivi. In particolare, è stata significativa la Conferenza di Kyiv. Questa occasione ha permesso di rafforzare i rapporti con le compagnə ucrainə e, nel 2022, dopo l’invasione russa, moltə attivistə dell’EL*C si sono organizzatə per trasferirsi sul confine tra Polonia e Ucraina e aiutare lə compagnə a costruire degli shelter (rifugi) per accogliere persone LGBTQIAPK+* che stavano cercando di oltrepassare quel confine. L’intenzione alla base di questa iniziativa mutualistica è stata quella di creare e fornire uno spazio di respiro a chiunque avesse bisogno di capire verso quale altro paese essere orientatə. Nel 2025 la scelta di tenere la quarta Conferenza “Scissoring against the Patriarchy/ Dykerise against fascism” a Roma risponde al continuo attacco ai diritti delle lesbiche in Italia, culminato nel 2023 con la cancellazione delle madri lesbiche dai certificati di nascita dellə loro figlə. Questa azione discriminatoria ha mobilitato il movimento lesbico italiano, che continua a lottare senza sosta per il riconoscimento e la parità di diritti. Questa Conferenza rappresenta anche una risposta unitaria ai più ampi attacchi governativi contro l’accesso all’aborto, le persone trans* e la più ampia comunità LGBTQIAPK+* in Italia.Per quanto riguarda l’organizzazione e il programma della Conferenza, il 23 aprile si è svolta l’inaugurazione della Conferenza alla Casa Internazionale delle Donne. Tra il 24 e il 26 aprile, dibattitti, discussioni, plenarie e workshop si terranno presso l’Hotel Pineta Palace. A questi eventi potranno partecipare coloro che si sono precedentemente iscrittə alla Conferenza. A conclusione della Conferenza EL*C ci sarà la prima Dyke march italiana. Immagine di Vittorio Giannitelli, Bologna Pride LA DYKE MARCH: TRA STORIA, IDENTITÀ E OBIETTIVI POLITICI Le Dyke March hanno una loro storia che ha una dimensione globale ed è rilevante ripercorrere. La prima è stata il 24 aprile 1993, alla vigilia della storica Marcia su Washington per i diritti LGBTQIAPK+*, ventimila donne lesbiche si ritrovarono a Dupont Circle. Questa iniziativa fu organizzata dalle Lesbian Avengers, gruppo nato l’anno prima a New York con l’obiettivo dichiarato di combattere l’invisibilità lesbica. Sin dall’inizio, la Dyke March ha rivendicato il suo spazio di affermazione dalla marginalità e il suo carattere antistituzionale, opponendosi chiaramente alla retorica del Pride, che cominciava a piegarsi all’estetica della festa autorizzata e del carro sponsorizzato. Ancora oggi a New York la Dyke March sfila senza chiedere il permesso. Nessuna autorizzazione, nessun dialogo con la polizia, nessun compromesso. Durante la prima marcia, con altissimo e imprevisto numero di partecipantə, si verificarono episodi rimasti impressi nella memoria collettiva lesbica: le Lesbian Avengers, armate di cherosene, eseguirono performance di fire-eating lungo il corteo, sputando fuoco sotto gli occhi di tuttə. Una risposta simbolica all’attentato incendiario che un anno prima, in Oregon, aveva ucciso Hattie Mae Cohens e Brian Mock. Le fiamme furono accompagnate da un grido: «il fuoco non ci consumerà ma lo prendiamo e lo facciamo nostro». Questo passaggio torna anche nel manifesto della Dyke March italiana: «le marce lesbiche esistono per ricordarci ed affermare che le lesbiche sono il granello di sabbia nell’ingranaggio patriarcale. Esistiamo contro l’eteronormatività, contro i ruoli di genere, contro l’idea che una donna* esiste solo se è accompagnata da un uomo cis. Non eravamo previste, ma siamo emerse lo stesso. È da 30 anni, da quando le Lesbian Avengers organizzarono la prima marcia di ventimila lesbiche a Washington DC, che siamo qui per dire che il patriarcato non riuscirà mai a cancellarci, non potrà dividerci e non sarà la nostra fine. Saremo noi la sua». Dal 1994, dopo New York, la Dyke March si è espansa a San Francisco, Atlanta, Chicago, Boston, Seattle, Los Angeles e un elenco che si allunga di anno in anno. Nel 1996 c’è stata la prima manifestazione in Canada. A Città del Messico, la prima Dyke March si è tenuta il 21 marzo 2003 e l’esperimento messicano ha ispirato altre realtà in America Latina, tra cui Buenos Aires e San Paolo.  In Europa, nel 2012, Londra è stata la prima città a ospitare una Dyke March. Nel 2013 è stato il turno di Berlino seguita negli anni successivi da Amburgo, Colonia, Heidelberg, Oldenburg, Monaco, Francoforte, Hannover. Il 25 aprile 2021, alla vigilia della Giornata di Visibilità Lesbica, circa 10.000 persone hanno attraversato Parigi in quella che è stata riconosciuta come la prima Dyke March francese. Oggi, finalmente, anche noi in Italia rivendicheremo questo spaziopoiché, tornando al manifesto italiano, abbiamo bisogno di «riprenderci il potere dei nostri amori, delle nostre visioni, della nostra rabbia, delle nostre intelligenze, della nostra storia e delle nostre radici» e «non possiamo sottovalutare le politiche di estrema destra della presidenza Trump, le discriminazioni contro le persone trans, gli attacchi alla società civile pro-diritti, gli arresti e la lesbofobia di stato contro le associazioni e le attiviste in Europa dell’Est e in Asia Centrale. Il governo degli Stati Uniti sta violando i diritti fondamentali nel peggior modo possibile, causando una reazione a cascata in tutto il mondo; l’Italia non è da meno. L’Europa, divisa e ambigua, si sta arrendendo e intende ritirare la direttiva contro le discriminazioni e l’eguaglianza di trattamento. La nostra Dyke March guarda a ciò che succede in Italia, in Europa e nel mondo e rivendica che la nostra identità lesbica non può prescindere dai luoghi, dalle culture e dalle politiche in cui si sono svolte le nostre storie di lotta». DYKE MARCH E DYKES RISE: UN GIORNO DI LOTTA E UNO SPAZIO DI CELEBRAZIONE A ROMA! A causa dei funerali papali era emerso il rischio di annullare la Dyke March o posticipare la manifestazione ma, citando il nuovo (ironico e significativo) comunicato, «le lesbiche hanno fatto il miracolo e la Dyke March si farà nonostante tutto nella stessa giornata»! Tuttavia, è stato necessario cambiare parte dell’organizzazione dell’evento, che sarà probabilmente statico e si terrà a largo Agosta, con concentramento alle 16:00. Qui è possibile trovare segnalate le nuove indicazioni assieme ai prossimi aggiornamenti ed eventuali variazioni. È comunque da sottolineare la problematicità relativa alla necessità di riorganizzazione, che porta a mettere a tema (e in discussione) le priorità politiche italiane e, dunque, la ancora maggiore importanza di riuscire a portare una Dyke March in questo paese e la potenza lesbica nel riuscire comunque a farlo. Rispetto a ciò è importante citare un passaggio del manifesto della Dyke March italiana, che si dichiara espressamente anticlericale e NO-VAT, oltre che antifascista, antirazzista, anticolonialista, antimilitarista, solidale con il popolo palestinese, per la giustizia climatica, antispecista e anti-abilista: «La prima Dyke March italiana è anticlericale. A unire le lesbiche d’Italia, d’Europa e del mondo che nell’anno del giubileo marceranno insieme a Roma, sede della capitale dello stato del Vaticano, è la convinzione che tutte le persone – al di là del loro credo religioso – abbiano il diritto di vivere in uno stato laico che le tuteli garantendo loro uguali diritti. In uno stato laico, chi rappresenta le istituzioni deve agire nel rispetto dei valori sanciti dalla Costituzione e nell’interesse di tutta la comunità e non seguendo le proprie convinzioni morali dettate da credenze religiose. La laicità è il fondamento della democrazia, un anticorpo contro il virus del fascismo, una diga resistente alla straripante deriva antidemocratica, illiberale, reazionaria dei governi di estrema destra, sostenuti dai movimenti anti-gender, antiabortisti e contrari all’educazione sessuale nelle scuole. L’Italia, come sempre, fa scuola, trasformandosi sempre di più in uno stato confessionale e moralista. Partiti come Fratelli d’Italia e la Lega, nonché la stessa premier Meloni, hanno usato la retorica anti-gender per radicalizzare la loro proposta politica. Non è un caso che si siano moltiplicate le crociate contro le donne* che scelgono di abortire e contro le persone LGBTQIAK+* e i loro percorsi di autodeterminazione. La lotta alla fantomatica “ideologia gender” è diventata il collante che ha permesso la saldatura di soggetti che pur non avendo obiettivi comuni sono riusciti a fare fronte comune. Lo scopo è generare allarmismo verso il futuro instillando panico sociale nei confronti di pericoli immaginari, senza affrontare i problemi reali. Per smascherare le fake news e le manipolazioni di questi movimenti, rivendichiamo una presa di parola collettiva durante il giubileo, e la costruzione di reti e alleanze con i movimenti per i diritti umani, per organizzare mobilitazioni e iniziative in grado di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di difendere la laicità dello stato». La Dyke March, momento di presa di spazio pubblico e lotta radicale collettiva, sarà seguita da una festa per celebrare la comunità con una notte di danza, erotismo e cura queer. L’evento si terrà presso l’Alibi Club e sarà organizzato da Safffo, una collettiva artistica formatasi a Roma con l’obiettivo di dare uno spazio all’espressione queer e FLINTA* (donne, lesbiche, intersex, non-binary, trans e agender) indipendente. Gli eventi Safffo rispondono alla necessità di creare spazi in cui i corpi che non corrispondono necessariamente alla concezione cis-eteronormativa trovano casa. Le proposte artistiche e le policy di sicurezza della collettiva porgono l’attenzione alla creazione di spazi più sicuri e consensuali, alla libertà di espressione e all’assenza di giudizio. Gli eventi Safffo non escludono e non nascono dall’opposizione verso qualcosa, ma dalla voglia di condivisione e unione, attraverso l’espressione artistica, dove le regole della normatività etero-cis vengono sfidate e sovvertite a ritmo di festa. Dunque, anche la festa Dykes Rise, pur essendo rivolta esplicitamente a persone queer e FLINTA*, accoglierà alleatə, purché con una premessa di conoscenza e condivisione delle regole di cura della comunità. Oggi, più che mai, è il momento di lottare, ballare, celebrare, liberarci insieme, verso nuovi orizzonti di desiderio che sembrano lontani, ma che sono nel nostro raggio del possibile, perché questo spazio possiamo rivendicarlo e costruirlo noi. Foto di copertina, Pride Roma 2021, Dinamopress SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS Per sostenere Dinamopress abbiamo attivato una nuova raccolta fondi diretta. Vi chiediamo di donare tramite paypal direttamente sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno L'articolo A Roma la quarta Conferenza dell’EL*C proviene da DINAMOpress.