Inimicarsi il popolo irlandese è uno dei più grandi errori di IsraeleThespectaclemag.substack.com. Di Deaglan O’Mulrooney. Quando uno Stato Genocida
si scontra con il popolo che ha inventato la lotta anti-Coloniale, accelera la
propria rovina.
Quando ho acceso il televisore, stamattina, non sono rimasto per niente sorpreso
nel sentire al notiziario che Israele aveva nuovamente aperto il fuoco sulle
forze di pace irlandesi nel Libano meridionale. Una notizia che non si sentiva
da mesi. Sarebbe ingenuo pensare che questo non abbia nulla a che fare con il
fatto che l’Irlanda sia diventata la prima nazione dell’Unione Europea a
definire il Genocidio un Genocidio. Molti di noi sanno già che gli Hasbara
israeliani sono impegnati in una campagna diffamatoria per dipingere gli
irlandesi come antisemiti convinti, perché l’Irlanda è il Paese occidentale più
schietto sulla questione palestinese.
C’è un momento nella spirale mortale di ogni Regime oppressivo in cui si scaglia
contro quello sbagliato. Quando la sua rabbia lo acceca al potere di coloro che
ignora. Israele, nella sua frenetica campagna per reprimere il dissenso sul
Genocidio a Gaza, ha commesso un terribile errore. Ha attaccato briga con gli
irlandesi.
Addio, Israele.
Un anno fa, Israele aveva ancora un ambasciatore a Dublino. Oggi, quella carica
è vuota, abbandonata in un impeto di rabbia e capricci diplomatici dopo che
l’Irlanda ha avuto l’audacia di chiamare le cose con il loro nome. Il governo
israeliano, agguerrito e con la bava alla bocca, ha dichiarato l’Irlanda “la
nazione più antisemita d’Europa”, il che sarebbe ridicolo se non fosse così
palesemente disperato.
Ovviamente, l’Irlanda non ha battuto ciglio. Anzi, abbiamo raddoppiato gli
sforzi.
Mentre altri capi di Stato europei divagavano sulla “proporzionalità”, il
governo irlandese ha preso la decisione di riconoscere formalmente lo Stato
Palestinese, e non come un’aspirazione lontana, ma come una realtà immediata e
non negoziabile. Si trattava di una sfida diretta alla narrazione di Israele e
di un rifiuto di assecondare la finzione secondo cui la Palestina sarebbe solo
una merce di scambio in un infinito “processo di pace”.
Anche il fatto che il Taoiseach (Primo Ministro) irlandese sia diventato il
primo capo di Stato europeo a definire il Genocidio un Genocidio è stato un
gradito sviluppo.
E la risposta di Israele è stata prevedibile come si potrebbe immaginare: urlare
più forte. Diffamare più duramente. Scavare sempre più nell’emarginarsi.
L’ironia.
A dire il vero, l’idea che una nazione che ha sofferto 800 anni di Dominio
Coloniale Britannico, una nazione che conosce intimamente il sapore della
Carestia, degli sfollamenti e della Cancellazione Culturale, possa anche solo
pensare di schierarsi dalla parte di un oppressore è assurda. Ma Israele non
agisce in modo logico. Si limita ad attaccare.
Quando l’Irlanda condanna le fosse comuni a Gaza, Israele urla “antisemitismo!”,
come se preoccuparsi dei palestinesi morti fosse in qualche modo odio per gli
ebrei. Quando artisti irlandesi come Kneecap sventolano bandiere, Israele esige
che vengano processati per “terrorismo”, come se la solidarietà fosse un
crimine. Ma ecco cosa Israele non riesce a capire: il mondo intero sta guardando
ed è dalla parte dell’Irlanda.
La Diaspora.
Ci sono cinque milioni di persone in Irlanda, ma ci sono circa 100 milioni di
irlandesi sparsi per il mondo. Lasciate che questo vi illumini.
Da Boston a Buenos Aires, da Sydney a San Paolo, la diaspora irlandese è un
gigante addormentato. Ed è un gigante che, per secoli, ha trasformato la
sofferenza coloniale in una forza di unificazione. Gli irlandesi non sono
sopravvissuti solo alla Grande Carestia; ci siamo diffusi attraverso il mare, il
globo, e abbiamo portato con noi una storia di Resistenza infinita che risuona
ovunque. Gli oppressi, gli antimperialisti, i buoni: tutti amici dell’Irlanda.
L’Irlanda non è solo un piccolo Paese come gli altri. Siamo gli sfavoriti per
eccellenza. Siamo il popolo che ha respinto l’Impero Britannico e trasformato la
sua oppressione in predominio culturale e, mentre altre nazioni si vantano della
loro potenza militare o economica, noi esercitiamo qualcosa di molto più
pericoloso: siamo amati.
Ogni singola volta che Israele attacca l’Irlanda. Ogni volta che cerca di
diffamare i nostri politici o di prendere di mira i nostri artisti, non sta solo
alienando un governo. Sta alienando milioni e milioni di irlandesi-americani,
irlandesi-australiani, irlandesi-argentini e tutti i nostri amici.
E quei milioni? Votano. Si organizzano. Ricordano.
La prova di Kneecap.
In nessun luogo l’errore di Israele è più evidente che nella persecuzione di
Kneecap da parte dei suoi alleati:
Liam Og Ó hAnnaidh, uno dei membri del trio, è attualmente accusato di
terrorismo nel Regno Unito per aver tenuto una bandiera di Hezbollah durante un
concerto. La bandiera non era nemmeno sua, ma è stata lanciata sul palco. Questo
non è poi così importante, la parte importante è il messaggio. E il messaggio è
chiaro: se osi usare la tua piattaforma per criticare a gran voce Israele,
allora tutto il peso dello Stato ricadrà su di te.
Ma la reazione è stata immediata e squisita.
Perché i Kneecap non sono una banda musicale qualunque. Sono artisti nominati
all’Oscar, vincitori di premi BAFTA e riconosciuti a livello mondiale che hanno
trasformato la lingua irlandese in un’arma contro l’Impero. E ora, grazie a
questa ridicola azione giudiziaria, sono diventati simboli di Resistenza ancora
più grandi.
Gli alleati di Israele nel governo britannico pensavano di mettere a tacere il
dissenso. Invece, lo hanno amplificato. E io sono qui per ogni minuto di questo.
Un avvertimento.
Non è la prima volta che una forza oppressiva sottovaluta gli irlandesi, ma sarà
uno degli errori di calcolo più spettacolari di questo decennio.
La Gran Bretagna ha già commesso questo errore in passato. Per secoli ha creduto
che l’Irlanda potesse essere schiacciata e che la nostra lingua potesse essere
messa al bando, i nostri leader impiccati, i nostri figli fatti morire di fame
fino alla sottomissione. Oh, quanto si sbagliavano. Più insistevano, più
bruciavamo e ci illuminavamo. Più rubavano, più pianificavamo. E quando arrivò
la resa dei conti, non fu nei corridoi di Westminster, ma nelle strade di
Dublino e nei corridoi dell’ufficio postale centrale, fu negli scioperi della
fame del carcere di Maze e nel silenzioso rifiuto di un popolo che non voleva
scomparire.
Ora Israele, sei libero di ripetere l’errore.
Pensano che si tratti di diplomazia e di atteggiamenti politici. Del temporaneo
inconveniente di una cattiva stampa, ma si sbagliano. Si tratta di un retaggio.
Dell’occhio impassibile della storia. Dell’immutabile verità che le entità
oppressive, non importa quanto feroci, non importa quanto armate, non importa
quanto convinte della propria rettitudine, cadono sempre. E quando ciò accadrà,
saranno le voci che hanno cercato di mettere a tacere a scrivere il loro
necrologio.
Quando la storia di questo Genocidio sarà scolpita nella memoria del mondo, la
posizione dell’Irlanda sarà ricordata. Non come nota a margine, ma come prova
che la coscienza nazionale esiste ancora. Israele è disperato. Diffama, minaccia
e compie patetici tentativi di criminalizzare la solidarietà, ma tutto questo
verrà ricordato. Non come strategia, ma come confessione. Ogni singolo sfogo e
ogni singola invettiva piena di rabbia dimostrano solo ciò che già sappiamo:
loro sono i prepotenti. Noi siamo la Resistenza.
E la Resistenza? Beh, è ciò che sappiamo fare meglio.
Quindi, che l’Inghilterra venga con i suoi tribunali. Il 18 giugno, Liam, alias
“Mo Chara”, si presenterà davanti a loro, ma non sarà solo. Noi saremo lì a
Londra, alle sue spalle. Le strade risponderanno. La diaspora risponderà. I
nostri amici e compagni risponderanno. La storia stessa risponderà.
Venite se potete! Organizzatevi se siete lontani. Non si tratta più di una
persona, di una bandiera o di un processo. Si tratta di tracciare una linea così
netta che ogni governo complice la vedrà bruciare nel buio. Portate strumenti,
bandiere, cartelli e presentatevi per far sapere loro pacificamente che non
accetteremo di essere messi a tacere.
Modifica dell’ultimo minuto per ricordarvi di ascoltare la nuova canzone dei
Kneecap. Questa è una canzone per far uscire allo scoperto i vostri britannici:
Gli irlandesi non vi temono.
E la marea? Beh, quella cambia sempre.
Traduzione: La Zona Grigia