Tag - economia di guerra

Puntata del 25/11/2025@1
Il primo approfondimento della puntata lo abbiamo fatto in compagnia di Federico Giusti delegato della CUB e della redazione del blog delegati-lavoratori-indipendenti-Pisa sulla conferenza stampa del 26/11/2025: “Ferrovieri contro la guerra, Coordinamento Antimilitarista Livornese, Cub Pisa danno appuntamento alle realtà contro la guerra e la militarizzazione dei territori, ai sindacati promotori dello sciopero generale del 28 Novembre per una conferenza stampa che si terrà Mercoledi’ 26\11 alle ore 15 in piazza della Stazione di Pisa (davanti alla fontana). Nella occasione parleremo di quanto sta avvenendo sulla linea ferroviaria Pisa-Livorno e in merito al potenziamento della base militare di Camp Darby per il trasporto di armi e munizioni anche a seguito della discussione avvenuta in Consiglio comunale a Pisa lo scorso 13 Novembre con la interpellanza di Diritti in Comune.” Buon ascolto -------------------------------------------------------------------------------- Il secondo approfondimento della puntata lo abbiamo fatto in compagnia di Lorenzo Giustolisi dell’esecutivo nazionale confederale USB sullo sciopero generale del 28/11/2025: “Lo sciopero generale del 28 novembre sarà un’importante giornata di lotta contro la finanziaria di guerra del Governo Meloni: in decine di città in tutto il Paese si stanno preparando le mobilitazioni contro i tagli e le politiche del riarmo, per la fine dei rapporti con lo stato israeliano e del genocidio in Palestina, per i salari e le pensioni” A Torino l’appuntamento è alle ore 10 Piazza XVIII Dicembre Federico ci ha ricordato anche l’impegno che l’USB sta cercando di portare per far confluire tutte le realtà sindacali e politiche alla manifestazione nazionale a Roma che partirà da Porta San Paolo alle ore 14:00 il 29/11/2025 e che: Hai diritto di scioperare! Il 28 Novembre 2025 è stato proclamato Sciopero Generale da USB – Unione Sindacale di Base. Nessun obbligo di preavviso. Nessuna sanzione possibile. Sciopero legittimo ai sensi della L.146/90. Qualsiasi provvedimento disciplinare è nullo. Se lavori nei servizi essenziali (sanità, porti, aeroporti, stazioni, scuola) contatta il delegatə sul posto di lavoro per avere tutte le informazioni. Difendi i tuoi diritti, sciopera con noi! Buon ascolto -------------------------------------------------------------------------------- Il terzo argomento della serata è stato nuovamente quello dello sciopero generale. Abbiamo voluto sentire il punto di vista del SiCobas, intervistando Fabio, esponente della sezione torinese del sindacato di base, per farci illustrare le principali motivazioni per intraprendere questo doppio appuntamento nel fine settimana del 28 e 29 novembre di sciopero e mobilitazioni. Infatti oltre alla piazza nazionale a Roma, si terrà anche un appuntamento a Milano sabato 29 in risposta all’ ultima finanziaria del governo Meloni, in solidarietà alla alla resistenza palestinese contro la corsa al riarmo e l’economia di guerra. Obbligatorio è stato anche il passaggio sulla paradigmatica vicenda che ha visto protagonista l’Imam di Torino Mohamed Shahin e l’iniziativa di una mobilitazione permanente per chiedere la sua liberazione. Buon ascolto
Puntata del 25/11/2025@0
Il primo approfondimento della puntata lo abbiamo fatto in compagnia di Federico Giusti delegato della CUB e della redazione del blog delegati-lavoratori-indipendenti-Pisa sulla conferenza stampa del 26/11/2025: “Ferrovieri contro la guerra, Coordinamento Antimilitarista Livornese, Cub Pisa danno appuntamento alle realtà contro la guerra e la militarizzazione dei territori, ai sindacati promotori dello sciopero generale del 28 Novembre per una conferenza stampa che si terrà Mercoledi’ 26\11 alle ore 15 in piazza della Stazione di Pisa (davanti alla fontana). Nella occasione parleremo di quanto sta avvenendo sulla linea ferroviaria Pisa-Livorno e in merito al potenziamento della base militare di Camp Darby per il trasporto di armi e munizioni anche a seguito della discussione avvenuta in Consiglio comunale a Pisa lo scorso 13 Novembre con la interpellanza di Diritti in Comune.” Buon ascolto -------------------------------------------------------------------------------- Il secondo approfondimento della puntata lo abbiamo fatto in compagnia di Lorenzo Giustolisi dell’esecutivo nazionale confederale USB sullo sciopero generale del 28/11/2025: “Lo sciopero generale del 28 novembre sarà un’importante giornata di lotta contro la finanziaria di guerra del Governo Meloni: in decine di città in tutto il Paese si stanno preparando le mobilitazioni contro i tagli e le politiche del riarmo, per la fine dei rapporti con lo stato israeliano e del genocidio in Palestina, per i salari e le pensioni” A Torino l’appuntamento è alle ore 10 Piazza XVIII Dicembre Federico ci ha ricordato anche l’impegno che l’USB sta cercando di portare per far confluire tutte le realtà sindacali e politiche alla manifestazione nazionale a Roma che partirà da Porta San Paolo alle ore 14:00 il 29/11/2025 e che: Hai diritto di scioperare! Il 28 Novembre 2025 è stato proclamato Sciopero Generale da USB – Unione Sindacale di Base. Nessun obbligo di preavviso. Nessuna sanzione possibile. Sciopero legittimo ai sensi della L.146/90. Qualsiasi provvedimento disciplinare è nullo. Se lavori nei servizi essenziali (sanità, porti, aeroporti, stazioni, scuola) contatta il delegatə sul posto di lavoro per avere tutte le informazioni. Difendi i tuoi diritti, sciopera con noi! Buon ascolto -------------------------------------------------------------------------------- Il terzo argomento della serata è stato nuovamente quello dello sciopero generale. Abbiamo voluto sentire il punto di vista del SiCobas, intervistando Fabio, esponente della sezione torinese del sindacato di base, per farci illustrare le principali motivazioni per intraprendere questo doppio appuntamento nel fine settimana del 28 e 29 novembre di sciopero e mobilitazioni. Infatti oltre alla piazza nazionale a Roma, si terrà anche un appuntamento a Milano sabato 29 in risposta all’ ultima finanziaria del governo Meloni, in solidarietà alla alla resistenza palestinese contro la corsa al riarmo e l’economia di guerra. Obbligatorio è stato anche il passaggio sulla paradigmatica vicenda che ha visto protagonista l’Imam di Torino Mohamed Shahin e l’iniziativa di una mobilitazione permanente per chiedere la sua liberazione. Buon ascolto
Puntata del 25/11/2025@2
Il primo approfondimento della puntata lo abbiamo fatto in compagnia di Federico Giusti delegato della CUB e della redazione del blog delegati-lavoratori-indipendenti-Pisa sulla conferenza stampa del 26/11/2025: “Ferrovieri contro la guerra, Coordinamento Antimilitarista Livornese, Cub Pisa danno appuntamento alle realtà contro la guerra e la militarizzazione dei territori, ai sindacati promotori dello sciopero generale del 28 Novembre per una conferenza stampa che si terrà Mercoledi’ 26\11 alle ore 15 in piazza della Stazione di Pisa (davanti alla fontana). Nella occasione parleremo di quanto sta avvenendo sulla linea ferroviaria Pisa-Livorno e in merito al potenziamento della base militare di Camp Darby per il trasporto di armi e munizioni anche a seguito della discussione avvenuta in Consiglio comunale a Pisa lo scorso 13 Novembre con la interpellanza di Diritti in Comune.” Buon ascolto -------------------------------------------------------------------------------- Il secondo approfondimento della puntata lo abbiamo fatto in compagnia di Lorenzo Giustolisi dell’esecutivo nazionale confederale USB sullo sciopero generale del 28/11/2025: “Lo sciopero generale del 28 novembre sarà un’importante giornata di lotta contro la finanziaria di guerra del Governo Meloni: in decine di città in tutto il Paese si stanno preparando le mobilitazioni contro i tagli e le politiche del riarmo, per la fine dei rapporti con lo stato israeliano e del genocidio in Palestina, per i salari e le pensioni” A Torino l’appuntamento è alle ore 10 Piazza XVIII Dicembre Federico ci ha ricordato anche l’impegno che l’USB sta cercando di portare per far confluire tutte le realtà sindacali e politiche alla manifestazione nazionale a Roma che partirà da Porta San Paolo alle ore 14:00 il 29/11/2025 e che: Hai diritto di scioperare! Il 28 Novembre 2025 è stato proclamato Sciopero Generale da USB – Unione Sindacale di Base. Nessun obbligo di preavviso. Nessuna sanzione possibile. Sciopero legittimo ai sensi della L.146/90. Qualsiasi provvedimento disciplinare è nullo. Se lavori nei servizi essenziali (sanità, porti, aeroporti, stazioni, scuola) contatta il delegatə sul posto di lavoro per avere tutte le informazioni. Difendi i tuoi diritti, sciopera con noi! Buon ascolto -------------------------------------------------------------------------------- Il terzo argomento della serata è stato nuovamente quello dello sciopero generale. Abbiamo voluto sentire il punto di vista del SiCobas, intervistando Fabio, esponente della sezione torinese del sindacato di base, per farci illustrare le principali motivazioni per intraprendere questo doppio appuntamento nel fine settimana del 28 e 29 novembre di sciopero e mobilitazioni. Infatti oltre alla piazza nazionale a Roma, si terrà anche un appuntamento a Milano sabato 29 in risposta all’ ultima finanziaria del governo Meloni, in solidarietà alla alla resistenza palestinese contro la corsa al riarmo e l’economia di guerra. Obbligatorio è stato anche il passaggio sulla paradigmatica vicenda che ha visto protagonista l’Imam di Torino Mohamed Shahin e l’iniziativa di una mobilitazione permanente per chiedere la sua liberazione. Buon ascolto
Usb e Calp lanciano appello al boicottaggio dell’economia di guerra: 28 novembre sciopero generale, 29 novembre manifestazione nazionale
La finanziaria del riarmo del Governo Meloni è in continuità con le politiche belliciste portate avanti negli ultimi anni, ma ne rappresenta anche un ulteriore salto d qualità, con i servizi pubblici che vengono sacrificati sull’altare dell’economia di guerra, mentre l‘inflazione continua a crescere ed i salari sono fermi da […] L'articolo Usb e Calp lanciano appello al boicottaggio dell’economia di guerra: 28 novembre sciopero generale, 29 novembre manifestazione nazionale su Contropiano.
RWM: fabbrica di bombe come modello di sviluppo europeo?
Il lungo elenco di irregolarità ha consentito alla fabbrica di bombe RWM di ingrandirsi senza ostacoli sul territorio del Sud Sardegna. Ora una dettagliata lettera scritta da tredici associazioni pacifiste e ambientaliste, da un partito e da un’organizzazione sindacale, prima firmataria Italia Nostra, elenca tutti gli abusi non sanabili commessi; la mancata presentazione alla Soprintendenza Archeologica, Paesaggistica e Beni Ambientali di progetti per opere ricadenti in area a vincolo paesaggistico; addirittura la costruzione di impianti industriali (magazzini, strutture produttive, locali tecnici, piazzali) in una zona a rischio idraulico Ri4 perché realizzati all’interno della fascia di 150 metri dal letto del Rio Figu. Quindi con gravi rischi di esondazione e conseguente coinvolgimento di strutture ad alta pericolosità. La scheda tecnica, presentata ufficialmente alla presidente della Regione Alessandra Todde, diviene uno strumento fondamentale per quella Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) che dovrà essere data entro i termini fissati dal TAR perché la fabbrica, già in espansione, possa essere autorizzata ad un vasto ampliamento. Mentre la Regione prende tempo, il governo dimostra ancora una volta di essere insofferente sul rispetto di regole fondamentali per la sicurezza dei cittadini. La prima sollecitazione a fare in fretta è giunta all’assessore all’industria Cani. Molto più esplicito il deputato di Fratelli d’Italia Salvatore Deidda che è anche presidente della IX Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera. Ecco cosa ha dichiarato: “La gestione da parte della Giunta Regionale della Sardegna dell’ampliamento dello stabilimento RWM è guidata dall’ideologia e rischia di condannare l’isola ad una reputazione di ostilità verso l’industria e lo sviluppo (…). Le nostre navi commerciali come le difendiamo dalla pirateria e dagli attacchi nel Mar Rosso? (…). Così facendo stanno condannando l’isola ad una decrescita infelice”. Singolare affermazione fatta contestualmente alle affermazioni del ministro Urso sul fallimento dell’ipotesi polo-zinco a Portovesme e nei giorni di allarme sindacale con contestuale silenzio tombale del governo sull’Eurallumina. Nessun impegno, passiva accettazione della totale deindustrializzazione. Il non detto, quindi, è che l’unico sviluppo industriale sarà quello della produzione di armi ed esplosivo in omaggio alla Rheinmetall l’azienda proprietaria della RWM che, secondo quanto qualche giorno fa ha scritto Huffington Post, è diventata la nuova potenza militare d’Europa. Potenza militare con ambizioni imperialiste: colonizzazione delle aree più sofferenti di tutta Europa. Tra queste, ovviamente, il Sulcis. Ma il governo della Sardegna può davvero accettare passivamente questa logica di militarizzazione di tutto il continente esplosa negli ultimi tre anni e mezzo? Logica giustificata con cosiddette esigenze di difesa, così come ha tentato di dire anche il deputato Deidda. Eppure sono le stesse cifre diffuse dalla RWM Italia a smentire questa versione dei fatti. Il bilancio al 31 dicembre 2024 dimostrava che mentre il portafoglio degli ordini dichiarava un totale del 15.5% per l’Italia – contro l’80.4% per l’estero –, molto più netto è stato il divario dei ricavi: dall’Italia solo l’1.8% contro il 24.8% dall’Unione Europea e il 64.3% dai Paesi extraeuropei. Economia di guerra? Sì, dunque. E tutto questo sarebbe in linea con il sacro articolo 11 della Costituzione? La vocazione alla pace dell’Italia e della Sardegna deve dunque passare per fermare l’ossessione europea del riarmo destinando a questo settore cifre iperboliche contro tutti gli altri bisogni della società, in particolare a danno delle componenti più sofferenti e fragili. In Sardegna il no a questa nuova forma di colonizzazione, subdola, fatta in nome dei posti di lavoro trovati nell’attuale deserto occupazionale, deve passare sia attraverso la ricerca di una solida riconversione industriale della fabbrica delle bombe, sia attraverso la scrittura di un nuovo statuto che non solo promuova l’autogoverno ma che respinga qualunque tentativo di colonizzazione dell’isola, men che meno quella che affida agli oggetti portatori di morte non di pace un possibile futuro economico. La battaglia riguarda in prospettiva anche tante altre zone italiane in difficoltà. Se passa la linea del ‘comunque si deve fare’, l’operazione si diffonderà rapidamente a macchia d’olio. p.s. Articolo 21 liberi di… continuerà a seguire, con appuntamento settimanale il giovedì, gli sviluppi della vicenda RWM. Ottavio Olita, 12 novembre Articolo 21
Investimenti pubblici nell’industria bellica: il caso Fincantieri
Sono tanti i casi di accordi pubblico-privati nel settore bellico italiano. Ne è un ennesimo esempio quello di Fincantieri, gruppo controllato dallo Stato, che ha firmato un’intesa strategica con la start-up italiana Defcomm, specializzata nei droni per il settore marittimo. Questo per accelerare lo sviluppo di unità navali e droni di superficie destinati a missioni di […]
Fuori la guerra dalla città di Genova!
Venerdì sera centinaia di cittadini e cittadine hanno partecipato a una assemblea pubblica a Genova proposta e organizzata dal locale Coordinamento “Disarmiamoli”. In una piazza gremita abbiamo portato a conoscenza dei presenti che l’idea del governo centrale e della giunta regionale sulla duplice natura della nuova diga foranea (uso civile […] L'articolo Fuori la guerra dalla città di Genova! su Contropiano.
Il lavoro ripudia la guerra. Manifesto per un diritto del lavoro della pace
L’umanità sta attraversando un crinale della storia che rischia di essere senza ritorno. La guerra e l’uso della forza armata sembrano costituire sempre di più l’unico mezzo per la risoluzione dei conflitti internazionali e per il perseguimento di miopi interessi nazionali, dimenticando che l’umanità ha un unico comune destino. Il […] L'articolo Il lavoro ripudia la guerra. Manifesto per un diritto del lavoro della pace su Contropiano.
Il Pentagono investe direttamente in terre rare, altro passo nella guerra alla Cina
Mentre la guerra dei dazi continua, gli Stati Uniti fanno i conti con la necessità di garantirsi l’approvvigionamento delle famose ‘terre rare’, quelle materie prime strategiche per le moderne filiere dell’elettronica, dell’informatica, e dunque anche dei comparti bellici. Il Dipartimento statunitense della Difesa ha deciso di investire direttamente nel settore. […] L'articolo Il Pentagono investe direttamente in terre rare, altro passo nella guerra alla Cina su Contropiano.
Il “Rapporto Albanese”: un documento epocale
Sul report presentato dalla Relatrice Speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967, la giurista italiana Francesca Albanese, si è basato lo svolgimento dell’incontro sulla Situazione dei diritti umani in Palestina e negli altri territori arabi occupati in programma il 3 luglio alla 59ª Sessione del Consiglio per i Diritti Umani riunito a Ginevra dal 16 giugno fino al 9 luglio. La relazione è intitolata DALL’ECONOMIA DELL’ OCCUPAZIONE ALL’ECONOMIA DEL GENOCIDIO e nel sommario che ne sintetizza i contenuti è spiegato: > Questo rapporto indaga i meccanismi aziendali che sostengono il progetto > coloniale israeliano di sfollamento e sostituzione dei palestinesi nei > territori occupati. > > Mentre i leader politici e governi si sottraggono ai propri obblighi, troppe > entità aziendali hanno tratto profitto dall’economia israeliana di occupazione > illegale, apartheid e ora genocidio. > > La complicità denunciata da questo rapporto è solo la punta dell’iceberg; > porvi fine non sarà possibile senza chiamare a rispondere il settore privato, > compresi i suoi dirigenti. > > Il diritto internazionale riconosce diversi gradi di responsabilità, ognuno > dei quali richiede esame e accertamento delle responsabilità, in particolare > in questo caso, in cui sono in gioco l’autodeterminazione e l’esistenza stessa > di un popolo. > > Questo è un passo necessario per porre fine al genocidio e smantellare il > sistema globale che lo ha permesso. Il 16 giugno, nel discorso di apertura della 59ª Sessione del Consiglio per i Diritti Umani, l’Alto Commissario Volker Türk aveva esplicitamente denunciato che il governo e l’esercito di Israele infieriscono da molti anni contro i civili palestinesi che abitano nei territori in Cisgiordania, in Libano e a Gaza, dove inoltre la popolazione assediata dal 2023 da mesi viene anche aggredita usando il cibo come un’arma letale [Le vittime delle ingiustizie non sono ‘danni collaterali / PRESSENZA – 20/6/2025]. Basate sui dati raccolti attingendo da “un’ampia letteratura” e dagli archivi dell’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR), le analisi del report elaborato a cura di Francesca Albanese evidenziano molteplici correlazioni tra i crimini contro l’umanità compiuti nei territori palestinesi con le attività produttive e commerciali realizzate da imprese israeliane, società multinazionali e aziende di varie nazionalità operanti nell’industria bellica, inoltre nell’agricoltura, nel turismo e nella finanza e con le attività di ricerca scientifica e con i programmi accademici. Facendo riferimento anche ad alcuni precedenti storici, in particolare * i processi sull’Olocausto, che “hanno gettato le basi per il riconoscimento della responsabilità penale internazionale dei dirigenti aziendali per la partecipazione a crimini internazionali” * le inchieste sulla complicità delle aziende nell’apartheid in Sud Africa, in cui “la Commissione per la verità e la riconciliazione sudafricana ha contribuito a definire la responsabilità delle aziende per le violazioni dei diritti umani” il rapporto rileva che “il caso della Palestina mette ulteriormente alla prova gli standard internazionali”: > Se fosse stata effettuata un’adeguata due diligence in materia di diritti > umani, le entità aziendali si sarebbero da tempo disimpegnate dall’occupazione > israeliana. Invece, dopo l’ottobre 2023, gli attori aziendali hanno > contribuito all’accelerazione del processo di sfollamento-sostituzione durante > la campagna militare che ha polverizzato Gaza e sfollato il maggior numero di > palestinesi in Cisgiordania dal 1967. Tra le più rinomate aziende espressamente citate nel rapporto spiccano Alphabet (a cui fa capo Google), Amazon, HP (Hewlett Packard), IBM, Microsoft e Palantir Technology. Tra le imprese che fabbricano armi e attrezzature belliche il rapporto menziona due società israeliane,”la Elbit Systems, fondata come partnership pubblico-privata e successivamente privatizzata, e la statale Israel Aerospace Industries (IAI)”, di cui evidenzia che sono “tra i primi 50 produttori di armi a livello globale”, recentemente anche protagoniste dello scandalo al Salon International de l’Aéronautique et de l’Espace (International Paris Air Show) / PRESSENZA – 17/06/25. Inoltre, il report annota il ruolo della “statunitense Lockheed Martin, insieme ad almeno altre 1600 aziende, tra cui il produttore italiano Leonardo S.p.A., e otto Stati” ricordando che i suoi velivoli F-35 e F-16 sono stati “fondamentali per dotare Israele di una potenza aerea senza precedenti, in grado di sganciare circa 85.000 tonnellate di bombe, uccidere e ferire più di 179.411 palestinesi e distruggere Gaza”. In merito alla fornitura all’esercito israeliano di armi e delle loro componenti e munizioni e di attrezzature e accessori con cui viene perpretata la strage di civili palestinesi, il rapporto pone in risalto il ruolo, non secondario, di “una rete di intermediari, tra cui studi legali, società di revisione e consulenza, nonché trafficanti, agenti e broker” e delle compagnie di trasporto. Focalizzando l’attenzione al fatto che “le attività aziendali in un’area interessata da un conflitto non possono mai essere neutrali” e alla questione che “anche se un’entità aziendale non prende posizione in un conflitto, inevitabilmente le sue attività influenzeranno le dinamiche del conflitto”, il rapporto sottolinea: > La condotta delle società e dei loro dirigenti può comportare una > responsabilità penale diretta, comunque costituisce una responsabilità di > complicità o di favoreggiamento. Il report menziona l’italiana Leonardo SpA anche nel riferire in merito all’impiego delle tecnologie civili come armi, ovvero “come strumenti a duplice uso nell’occupazione coloniale”: > In collaborazione con aziende come IAI, Elbit Systems e RADA Electronic > Industries, di proprietà di Leonardo, Israele ha trasformato il bulldozer D9 > di Caterpillar in un’arma automatizzata e comandata a distanza, fondamentale > per l’esercito israeliano dal 2000, impiegata in quasi tutte le attività > militari condotte per sgomberare le linee di incursione, ‘neutralizzare’ il > territorio e uccidere i palestinesi. Il rapporto evidenzia che la costruzione di strade e infrastrutture è stata determinante per “l’espansione delle colonie e per collegarle a Israele, escludendo e segregando i palestinesi” e funzionale a imporre il “controllo sistematico sulle risorse naturali“, in particolare l’acqua. Rilevando che da molti anni in Israele prosperano l’agricoltura, le cui produzioni – molte commercializzate all’estero e nelle catene della GDO (Grande Distribuzione Organizzata) – incrementano parallelamente “all’accaparramento delle terre” dei palestinesi, e il turismo, un ambito in cui gli attori locali e le agenzie di intermediazione “traggono profitto dall’occupazione”, che a loro volta incentivano sia direttamente che indirettamente, il rapporto evidenzia: > i quadri di riferimento ambientali, sociali e di governance (ESG) non possono > continuare a trascurare il diritto all’autodeterminazione, che è saldamente > radicato nella legislazione sui diritti umani, riconosciuto come diritto > fondamentale di tutti i popoli e prerequisito di tutti gli altri diritti. In questa prospettiva, il rapporto focalizza l’attenzione sulle collaborazioni tra centri di ricerca e accademici israeliani con le università di altre nazioni, in particolare le cooperazioni con il prestigioso Massachusetts Institute of Technology (MIT) e gli scambi svolti nell’ambito del programma Horizon Europe della Commissione europea, di cui rileva che “Dal 2014, la CE ha concesso oltre 2,12 miliardi di euro (2,4 miliardi di dollari) a entità israeliane, tra cui il Ministero della Difesa, mentre le istituzioni accademiche europee beneficiano e rafforzano questo intreccio”. L’indagine si conclude osservando: > Le atrocità di cui siamo testimoni a livello globale richiedono un’urgente > assunzione di responsabilità e giustizia, che richiede azioni diplomatiche, > economiche e legali contro coloro che hanno mantenuto e tratto profitto da > un’economia di occupazione divenuta genocida. COMMENTI E REAZIONI Osservando che il report “richiama esplicitamente la responsabilità penale internazionale non solo degli stati, anche delle imprese e dei loro dirigenti” il Centro di Ateneo per i Diritti Umani Antonio Papisca ne pone in risalto i contenuti in relazione al diritto internazionale, che “impone obblighi chiari in materia di prevenzione, astensione e disimpegno da attività che alimentano crimini gravi, compreso il genocidio”. Inoltre, il centro accademico italiano rileva che il report rivolge un’attenzione particolare alle università, “considerate parte integrante dell’apparato di oppressione” per il loro coinvolgimento, diretto o indiretto, “nella perpetuazione del regime di apartheid e nella produzione di conoscenze, tecnologie e narrazioni funzionali all’occupazione” [Il nuovo rapporto di Francesca Albanese denuncia la complicità aziendale e accademica nel sistema israeliano nei Territori Palestinesi Occupati – 02/07/2025]. Marco Mascia e Flavio Lotti, rispettivamente presidenti del Centro Diritti Umani “Antonio Papisca” e della Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace, sono anche intervenuti in difesa di Francesca Albanese dagli attacchi a lei personalmente rivolti [SOLIDARIETÀ A FRANCESCA ALBANESE / PER LA PACE – 3/7/2025]. La missione USA all’ONU infatti ha chiesto la sua rimozione dall’incarico per le Nazioni Unite perché considera le sue attività e dichiarazioni un “virulento antisemitismo”, reputa false e offensive le sue dichiarazioni sul genocidio e sull’apartheid della popolazione palestinese e ritiene infondate le sue indagini sulla complicità di alcune aziende americane nelle violazioni dei diritti umani [U.S. Mission to the United Nations Statement Opposing Francesca Albanese’s Mandate as UN Special Rapporteur – 1/7/25]. Anche UN Watch (un’associazione affiliata dal 1993 al 2000 al World Jewish Congress e dal 2001 al 2013 all’American Jewish Committee) ha definito Francesca Albanese un’antisemita e giudicato il suo report “unilaterale” perché “attribuisce il 100% della colpa a Israele per la negazione dell’autodeterminazione ai palestinesi” e, accusando il governo israeliano di “una lunga lista di crimini e violazioni dei diritti umani, dalla discriminazione alla distruzione indiscriminata, dagli sfollamenti forzati e dai saccheggi alle uccisioni extragiudiziali e alla fame“, anziché solo sulle imprese che sostengono l’occupazione “prende di mira le aziende che intrattengono rapporti d’affari con Israele” [Legal Analysis of Francesca Albanese’s June 2025 Report to Human Rights Council / UN WATCH – 01/07/2025]. Il quotidiano inglese The Guardian invece ha riferito che “Il relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani nei territori palestinesi occupati ha chiesto sanzioni e un embargo sulle armi contro Israele e che le multinazionali siano ritenute responsabili per aver tratto profitto dal genocidio a Gaza” e le dichiarazioni dei portavoce di Palantir Technolgies, “no comment“, e Lockheed Martin, “Le vendite di materiale militare all’estero sono transazioni tra governi. Le discussioni su questi affari dovrebbero essere affrontate con il governo degli Stati Uniti”. Inoltre, specificando che “i relatori speciali sono esperti indipendenti in materia di diritti umani nominati per fornire consulenza o riferire su situazioni specifiche” e di lei ricordando che è “un giurista italiano e relatore speciale per i territori palestinesi occupati dal 2022” e che “ha definito l’offensiva israeliana a Gaza come un genocidio nel gennaio 2024”, The Guardian riporta una dichiarazione di Francesca Albanese: «Ho indagato giorno dopo giorno per 630 giorni e sono certa che si tratti di genocidio. Israele ha commesso atti che sono riconosciuti come genocidi, come l’uccisione di quasi 60.000 persone, probabilmente di più, determinare condizioni di vita atte a distruggere, la devastazione dell’80% delle case e la mancanza di acqua e cibo» [Global firms ‘profiting from genocide’ in Gaza, says UN rapporteur / THE GUARDIAN, 3/7/2025]. In un post pubblicato su X il 1° luglio, Francesca Albanese aveva annunciato che il report DALL’ECONOMIA DELL’ OCCUPAZIONE ALL’ECONOMIA DEL GENOCIDIO “mostra come le multinazionali abbiano alimentato e legittimato la distruzione della Palestina” e, commentando “Il genocidio, a quanto pare, è redditizio”, ne ha illustrato il ‘meccanismo’ con un’immagine molto efficace. La riunione svolta nella mattinata del 3 luglio, in cui Francesca Albanese è intervenuta aggiornando i dati e approfondendo alcune analisi della relazione presentata nell’occasione e i partecipanti hanno fornito ulteriori informazioni sulla Situazione dei diritti umani in Palestina e negli altri territori arabi occupati, è stata trasmessa in streaming e registrata da Middle East Eye: Il testo integrale del rapporto nella versione in lingua originale – inglese – e tradotto in francese, arabo, giapponese, russo e spagnolo è pubblicato sul sito dell’ONU * A/HRC/59/23: From economy of occupation to economy of genocide – Report of the Special Rapporteur on the situation of human rights in the Palestinian territories occupied since 1967 e una versione in italiano è a disposizione nell’archivio di documenti raccolti da PRESSENZA: * https://www.pressenza.com/wp-content/uploads/2025/07/Rapporto-Francesca-Albanese-def.pdf   PRESSENZA – 2/7/2025 : Francesca Albanese: “Le aziende traggono grandi profitti dall’occupazione di Israele dei territori palestinesi” Maddalena Brunasti