Se vuoi la pace, pedalaQUALCHE GIORNO FA UN PICCOLO GRUPPO DI PERSONE SI È DATO APPUNTAMENTO A SCAMPIA,
PERIFERIA NORD DI NAPOLI, ALLE ORE 11:02 (SÌ, 02) DI UNA MATTINA IMPORTANTE,
ACCANTO A UN ALBERO PARTICOLARE DI UN GIARDINO SPECIALE… ECCO, QUANDO SENTIAMO
IL BISOGNO DI UNA NUOVA CULTURA POLITICA, DOVE L’IDEA DI CAMBIAMENTO IN
PROFONDITÀ È ANNODATA CON LA VITA DI OGNI GIORNO DELLE PERSONE COMUNI, CON
L’IDEA DI CURA E CON LA CAPACITÀ DI DISERTARE IN MOLTI MODI DIVERSI LA GUERRA,
DOVREMMO LEGGERE CON ATTENZIONE QUESTO ARTICOLO DI MARTINA PIGNATARO DEL GRIDAS
Sulle magliette preparate per il “Kaki Bike Tour” di quest’anno, ho amato subito
questa frase-slogan: “Se vuoi la pace… pedala!” così come adoro i “Paciclisti”,
nati in seno all’associazione Nagasaki-Brescia Kaki Tree for Europe che da
alcuni anni, a cavallo degli anniversari dei bombardamenti atomici su Hiroshima
(6 agosto 1945) e Nagasaki (9 agosto 1945) in sella alle biciclette organizzano
un tour di Pace, che tocca luoghi in cui crescono o cresceranno dei Kaki Tree.
Seguo e amo questa rete, che si arricchisce sempre di più di nuove realtà e di
maggiore “conoscenza” reciproca tra queste realtà, da quando anche a Scampia,
periferia nord di Napoli, è approdata una piantina di Kaki Tree, il 2 ottobre
2022, Giornata Mondiale della nonviolenza e 153° Compleanno di Ghandi.
I Kaki Tree sono piante di Kaki nate, grazie alle cure dell’associazione
bresciana che si è presa il compito di diffonderle, da semi di una pianta di
Kaki che è sopravvissuta alla bomba atomica sganciata dagli statunitensi sulla
città di Nagasaki, tre giorni dopo aver raso al suolo, allo stesso modo, la
città di Hiroshima, per “porre fine” alla seconda guerra mondiale. Il Giappone
si “arrese” e ripudiò la guerra e le armi atomiche, altre nazioni, invece,
continuano a “sbandierarne” il possesso come “deterrente” alla guerra, o agli
attacchi altrui.
Guerra che altro non è se non la “legge del più forte”: vince (se di “vittoria”
si può parlare) non chi ha più ragione, ma chi ha armi più sofisticate, maggior
consenso (più o meno meritato e/o pilotato), più “voce” data alle proprie
“ragioni” (giuste o sbagliate che siano).
Il Kaki che è sopravvissuto alla devastazione atomica a Nagasaki, al pari di un
Gingko Biloba sopravvissuto alla devastazione di Hiroshima, simboli di altre
piante che al pari sono ancora “in vita”, ci testimoniano la resistenza alla
violenza, la possibilità di rinascita dopo la più violenta atrocità, la
possibilità che ciò avvenga grazie alla cura. Cura di botanici che si sono
dedicati a queste piante, come Masayuki Ebinuma per il Kaki di Nagasaki, cura di
persone che si adoperano affinché i semi raggiungano l’Italia, affinché,
accudite, germoglino, diano nuove piante da affidare con cura, alle cure di
altre persone che se ne prendano cura affinché crescano e ramifichino diramando
messaggi di pace nel tempo e nello spazio, curando a loro volta anche gli animi
di chi se ne prende cura. Volutamente ho ripetuto più volte la parola “cura”.
A Scampia sappiamo bene quanto sia importante prendersi cura dei luoghi e di chi
li abita, per contrastare la violenza e l’incuria di una periferia
colpevolmente, da decenni, abbandonata a sé stessa da chi doveva amministrarne
la sorte. Persone, che non sono i “numeri” a più zeri dei vari censimenti
periodici che contrastano costantemente tra loro a seconda di chi li fa e di
cosa e dove “contano”, persone che per noi “contano”, nel senso che “valgono”,
tutte allo stesso modo, con pari dignità e pari diritto a una vita dignitosa su
questa terra che ci accoglie tutti, ma di cui dobbiamo anche a nostra volta
prenderci cura.
Il Kaki Tree che arrivò a Scampia, grazie a una scuola che ne “scovò” il
progetto, per il tramite di Aldo che ne lesse in un trafiletto sul bimestrale
nonviolento “QUALEVITA”, dopo varie vicissitudini burocratiche, dopo la pandemia
che ha tenute segregate scuole e relazioni con il territorio, decidemmo di
collocarlo al “Giardino dei cinque continenti e della nonviolenza”, un giardino,
ora rigoglioso, che sorge in un’area che era una sorta di discarica: uno scavo
errato per un ennesimo palazzone, irrealizzabile, poi abbandonato e riempito
alla meno peggio con materiali di risulta, al pari dell’adiacente campo
sportivo. Stadio che dopo un decennio è stato dedicato ad Antonio Landieri,
vittima innocente di camorra, dopo una lunga trafila e un logorante lavoro di
“cura della memoria” e della corretta narrazione di un territorio vittima, prima
di tutto, degli stereotipi, cui si sono aggregate nel tempo più realtà a far da
scudo e abbraccio caloroso alla famiglia Landieri, parte attiva della nostra
rete dal basso.
Stadio trasformato e reso utilizzabile grazie alle cure dell’ARCI Scampia, una
delle colonne portanti della storia di Scampia e della nostra bella rete di
Pace.
Il giardino, realizzato in un’area di circa 4000 metri quadrati bonificata a
mano nel tempo, in autogestione con un lavoro di sinergia tra associazioni,
cittadini attivi e scuole del territorio, coinvolte, seppur con alti e bassi, in
ogni fascia di età, dagli istituti comprensivi agli istituti superiori, sorge
comunque in un’area pubblica, volutamente non recintata e accessibile a chi
voglia godere dei frutti del lavoro fatto o, magari, dare una mano innaffiando o
accudendo in autonomia qualche pianta più sensibile o estirpando la Cuscuta,
parassita vegetale che periodicamente riappare, o raccogliendo rifiuti
puntualmente lasciati nelle aiuole, sebbene dopo lunga trafila siamo riusciti ad
ottenere dei cestini, malandati, ma “utilizzabili” per chi impara a prendersi
cura degli spazi comuni.
“Frutti” l’ho usato in senso metaforico, ma talvolta assaggiamo anche qualche
frutto dalle piante che ce li restituiscono, con qualche remora poiché le
“aiuole” sorgono su rifiuti interrati, sono state create a zappate, inserendo
piante a picconate e innaffiate con il sudore di molte fronti, fino a quando il
Comune ci concesse l’allaccio idrico (non senza aver dovuto scomodare il
“nostro” San Ghetto Martire!), ma anche dopo dato che l’area è vasta e le piante
messe a dimora negli anni (quasi un decennio!) sono parecchie.
Frutti (reali e metaforici) li sta dando quest’anno, per nostra grande gioia,
anche il “nostro” Kaki Tree. È posizionato accuratamente nell’aiuola Asia di
questo luogo emblematico caratterizzato da sei aiuole dedicate ciascuna a un
continente e, la sesta, al Mediterraneo con l’auspicio che torni ad essere
“culla di civiltà” anziché il cimitero di migranti degli ultimi tempi. Aiuole in
cui sono accuratamente piantate essenze del rispettivo continente e dedicate a
persone, testimoni di nonviolenza, che ci accompagnano in un cammino collettivo,
condividendone insegnamenti e messaggi, continuando a far camminare sulle nostre
gambe chi non è più tra noi, ma anche testimoni viventi di quella che abbiamo
preso a chiamare Comunità Pangea, dal progetto iniziale incentrato su quell’area
e che poi, anch’esso, si è diramato e ramificato, che chiamammo “Pangea” dal
continente primordiale da cui tutti veniamo e cui ancora ci sentiamo di
appartenere. Pangea, tradotto in napoletano in “Simm’ tutt’uno” (siamo un
tutt’uno), che è anche un verso della canzone “Salvammo ‘o munno” di Enzo
Avitabile, autore dell’area nord di Napoli, anche lui “devoto” di San Ghetto
Martire.
Il “Giardino dei cinque continenti e della nonviolenza” è corredato anche da
bellissime installazioni artistiche posizionate nelle aiuole e legate ai
rispettivi continenti e alle relative favole, su cui hanno modo di lavorare i
più piccoli, tramandandole anche a noi adulti, realizzate nel tempo dal “Gruppo
Zoone” del Centro Diurno di Riabilitazione “Gatta Blu”, negli incroci tra i
viali vi sono poi due installazioni a piramide realizzate più recentemente dal
gruppo di artisti “Volart”. Un approccio alla salute mentale anche qui di Cura,
non a caso il “Gatta Blu” è autore di una bellissima mappa relazionale di
Scampia che mostra il quartiere dal punto di vista delle relazioni e delle
connessioni legate alle sensazioni e alle sensibilità di chi ha collaborato a
crearla. Un approccio, quello della “cura”, che richiede più impegno, più
consapevolezza, più partecipazione collettiva rispetto al semplice “medicare” le
ferite, vale per le ferite di guerra come per quelle dell’anima.
Il centro “GattaBlu”, una risorsa per il nostro quartiere, è a rischio
smantellamento, è attiva una petizione di chi, indignato da questa scelta, non
ci sta e non vuole restare in silenzio a guardare. Anche i Paciclisti del “Kaki
Bike Tour”, quando approdarono al giardino per il tour del 2023, presero parte,
con convinzione, alla mobilitazione #GiùlemanidalGattaBlu perché piantare un
Kaki Tree, lo dicevo all’inizio, è entrare in una rete, bellissima, fatta di
persone e realtà impegnate nel quotidiano a costruire la pace, dal basso, anche
con fatica e sudore, come una pedalata che giova a tutti, anche a chi è sul
bordo e assiste al passaggio di una decina di bici colorate, gioiose,
determinate e viene “investito” da una folata di Pace.
Nell’agosto del 2023 abbiamo “seguito” i Paciclisti, ne raccontavo in un
articolo l’anno successivo, perché le relazioni instaurate sono andate oltre,
sicché qui riporto la “tappa successiva”.
Quest’anno sono “subentrata” a Aldo come “referente” della rete Pangea di
Scampia per la rete del Kaki Tree Project, una rete di Pace che seguo con
piacere, perché è una folata di bellezza in un mondo in guerra, una chat tra le
realtà che hanno o avranno un Kaki Tree in “affido” di cui prendersi cura e che
si confrontano e scambiano notizie sul “proprio” percorso e esperienze di
costruzione della pace, idee e pratiche condivise che possono ispirare altri,
che possono essere segnalati a realtà affini o vicine per allargare la rete e,
perché no, se si è in zona, partecipare e conoscere dal vivo persone attive
sullo stesso cammino.
Forse anche per onorare questo mio nuovo “incarico”, dato che il tour dei
Paciclisti era troppo “lontano” dalla mia portata, quest’anno ho dato
appuntamento a Scampia, accanto al Kaki Tree, alle 11:02 del 9 agosto, ora in
cui, 80 anni fa, fu sganciata la seconda bomba atomica della storia.
Non sapevo chi fosse a Scampia il 9 agosto 2025, io stessa ci sono approdata
apposta per questo appuntamento con mia figlia cresciuta nel/col giardino. Aldo
era già sul posto di buon ora, seguito da Anna, Lino e RosaMaria, Guido
“Paciclista nostrano” ci ha raggiunti in bicicletta da Materdei, il
“Commendatore” Carlo, sempre attivo e presente e Andrea del blog “Dimmi di
Scampia” con me e Alessandra hanno formato un allegro gruppetto accanto al Kaki.
Abbiamo condiviso qualche “anello” che a qualcuno mancava di come quella pianta
importante e speciale sia arrivata in quel luogo di Scampia, abbiamo mostrato e
“seguito idealmente” il tour di quest’anno dei Paciclisti e innaffiato il Kaki
Tree, sincerandoci che non ci fossero lumache e ammirando la crescita dei suoi
primi frutti.
Quest’anno il Kaki Bike Tour prevedeva tappe “da Verona a Albagnano (VB) per
fiumi e laghi di Pace”, affidando anche all’acqua, oltre che alle persone
incontrate lungo la pedalata, messaggi costruttivi di pace.
Il 9 agosto era anche la giornata di mobilitazione mondiale per la Palestina,
abbiamo declinato sul posto anche questa ulteriore voce che chiede urgentemente
di fermare il genocidio in atto.
La rete Pangea sostiene da sempre la resistenza nonviolenta palestinese, quella
di cui non si parla mai. La nostra piccola aiuola “striscia di Gaza”, davanti al
mural dedicato a “Handala Felice” è pronta per accogliere e “salvare” qualcosa
della cultura e della biodiversità vegetale che pure si stanno perdendo
inesorabilmente. Una ripercussione sulla nostra Pangea di ogni guerra: oltre
allo strazio per le vite umane perdute e per le storie “personali” distrutte,
vanno in rovina patrimoni ambientali, artistici, culturali e tutto un ecosistema
che ha impiegato anni a “costruirsi”, un equilibrio naturale devastato. È un
altro aspetto, devastante, di ogni guerra. Un motivo in più per evitare la
guerra, sempre e comunque, costruendo la pace, con impegno, dal basso. Anche,
sicuramente, a pedalate: andare in bici è un mezzo ecosostenibile, non
inquinante, non necessita di “carburante” (e quante guerre si fanno e si sono
fatte per l’accaparramento di fonti energetiche che iniziano a scarseggiare!) e
in più consente di godere meglio del paesaggio, delle relazioni, di incontrare
persone lungo il percorso e ammirare l’ambiente che si attraversa, che sia
urbanizzato o meno. Una prospettiva e un approccio differenti che, cambiando
punto di vista, ci mostrano un altro aspetto della nostra Pangea e delle
relazioni umane.
A Scampia, dopo decenni di attesa, è in costruzione “finalmente” la fantomatica
pista ciclabile. Speriamo di vedere sempre più bici in città più Felici, a
riappropriarsi di spazi e delle proprie vite, speriamo che le auto imparino a
rispettare i ciclisti, perché non basta un cordolo di cemento intermittente a
creare una città a misura di ciclisti. Tra i testimoni di nonviolenza
“napoletani” del nostro giardino c’è Marco Mascagna, un pediatra ambientalista
che si è molto battuto per il verde pubblico in una città, già trent’anni fa,
affogata dal cemento e dagli spazi contesi dalle auto. Accanto a lui abbiamo da
poco “aggiunto” un omaggio a Pio Russo Krauss, nostro compagno di viaggio e
presidente dell’associazione “Marco Mascagna”, che ha proseguito e prosegue il
cammino dell’amico Marco. Marco andava in bici, morì investito da un’auto. Lo
“ricordo” perché mio padre, Felice Pignataro, dedicò “a Marco” l’ultimo vagone
del “treno dei guai” del mural anti-G7 realizzato nel luglio 1994 per il
controvertice che si tenne a Napoli.
I murales realizzati per quel fermento di proposte concrete che fu il
controvertice dei piccoli della terra, ‘e pappeci, erano 7, come i 7 “chiavici”.
Uno, quello al Parco Verde di Caivano, “L’albero delle scelte”, lo riproposi
quando si sono accesi i riflettori mediatici e la propaganda dei politici di
turno su Caivano e Francesco Foletti, presidente del Kaki Tree Project mi chiese
un contatto “dal basso” con il Parco Verde di Caivano intuendo che ci fosse
un’altra realtà, viva e fertile, da mettere in rete.
Quando i tempi sono stati maturi, anche lì, fuori dai riflettori mediatici,
nell’ottobre 2024 è stato piantato un Kaki Tree.
Quest’anno, il 25 Aprile, con mia figlia, in rappresentanza della rete di
Scampia, siamo state a Cassino (FR) agli Horti di Porta Paldi, dove
l’associazione Eqo accudisce un Kaki Tree e cura lo spazio circostante
ridandogli vitalità e dignità e restituendolo alla collettività. C’erano
Francesco Foletti e un gruppo di ortolani della Masseria “Antonio Esposito
Ferraioli” di Afragola (NA) che ha piantato un Kaki Tree il 2 ottobre del 2023.
Ne ho raccontato nella precedente “tappa” del Kaki Bike Tour.
Il giorno successivo, sabato 26 aprile, per l’appuntamento mensile di cura
collettiva del “Giardino dei cinque continenti e della nonviolenza” (ultimo
sabato del mese) ci ha raggiunti Francesco, con gli ortolani e il dirigente
scolastico del rione Salicelle di Afragola e gli amici del Parco Verde di
Caivano perché ne abbiamo approfittato per fare un incontro e scambiarci
opinioni e idee su come proseguire il “percorso” e la rete del Kaki Tree
Project. Ma Francesco era venuto soprattutto a donarci tre piante “speciali”
perché, conoscendoci e frequentandoci nel tempo, ha scelto il giardino e la rete
Pangea per affidarci tre piante ancestrali di Malus provenienti dal Kirghizistan
che “esistevano da prima della Pangea e andavano collocate proprio in quel
giardino”. Le ha dedicate a Aldo Bifulco e a Mirella La Magna e una terza a papa
Francesco che è morto mentre ci preparavamo per la piantumazione. Anche quella
giornata la abbinammo alla Palestina, raccogliendo 100 euro per la campagna
100x100Gaza, tutt’ora attiva a sostegno concreto della popolazione civile di
Gaza.
Anche di queste piante, sabato 9 agosto, abbiamo raccontato la storia, come
“ramificazione inaspettata” di quella pianta di Kaki Tree che coccoliamo nel
giardino condiviso di Scampia. Tra auto date alle fiamme, panchine che si
sgretolano, sporcizia e incuria di chi abbandona lembi di città, noi
rispondiamo, da sempre e con costanza, piantando e accudendo bellezza, che sia
contagiosa e si dirami facendosi spazio dalla nostra periferia in collegamento
con le altre periferie della città e del mondo.
La violenza chiama violenza e non si può aspettare che vinca il più forte,
annientando l’altro, né scegliere arbitrariamente chi “deve” vincere un
conflitto concorrendo ad armarlo fino all’inverosimile.
In ogni conflitto c’è la terza via: fermare i massacri e lavorare per la pace.
Ci vuole molta “pacienza” a coltivare la pace, come ci insegna l’Associazione
“Claudio Miccoli”, altra bella e colorita realtà della rete Pangea ispirata a
Claudio, altro “napoletano” testimone di nonviolenza, ucciso a sprangate da un
gruppo di fascisti nel 1978 perché “voleva solo parlare”, capire le loro
ragioni, i motivi della loro aggressione. La pace si costruisce con pacienza,
termine napoletano, ma anche siciliano, ma che per noi è sintesi di “Pace” e
“nonviolenza”, ma è altresì l’attesa, la pazienza nell’ascoltare le ragioni
altrui per trovare insieme una soluzione nonviolenta per risolvere i conflitti,
qualunque essi siano, avendo la volontà, effettiva, di evitare la guerra che no,
non è “inevitabile”. Parlare, anche con i fascisti, direi soprattutto con loro,
perché non siamo noi a alzare muri o spranghe, né c’è il rischio di
contaminarsi, mentre la bellezza, quella sì, è contagiosa e fa vivere tutti
meglio.
Io, nonviolenta in un paese che vive in un contesto di “pace” (almeno entro i
“confini”), ammiro oltremisura chi persevera nella resistenza nonviolenta in
Palestina, come altrove, chi diserta la guerra, chi si oppone a leggi o ordini
ingiusti, chi prova a salvare semi vegetali o fa giocare e studiare i bambini
(per quanto possibile) o prosegue nelle attività che altrove sono “normali” come
giocare a calcio, fare teatro, andare sullo skateboard, informare. Non cito cose
“a caso”, ma sono anni che al cineforum gratuito promosso dal GRIDAS proiettiamo
film sulla Palestina, su esperienze di resistenza nonviolenta in Palestina, il
più recente, mentre a Scampia si preparava la tappa napoletana del Mediterraneo
Antirazzista Napoli, è il film, del 2019, “FOOTBALLIZZATION” di Francesco
Agostini e Francesco Furiassi in visione gratuita sulla piattaforma indipendente
OpenDDB che distribuisce film autoprodotti.
Recentemente tra le vittime del genocidio in atto in Palestina, che non sono
solo numeri, è stato ucciso un calciatore palestinese, “il Pelè palestinese”. La
UEFA ha espresso “cordoglio” per la sua morte e un collega egiziano ha chiesto a
gran voce di “specificare” le circostanze: chi abbia ucciso, come e perché
Suleiman al-Obeid. Mentre scrivevo queste riflessioni, sono stati uccisi, di
proposito, sei giornalisti palestinesi che si aggiungono alla lunga lista di
giornalisti uccisi, di proposito, tacciati di essere “terroristi” e così
infamati, calando un velo di ambiguità sulla loro morte per chi ha sempre meno
modo di approfondire, mentre si spengono le voci che ci raccontano la verità dei
fatti.
Ridiamo dignità alle persone, alle vittime di genocidio, ricomponiamo la
corretta narrazione dei fatti, dei misfatti e dei luoghi. Collaboriamo tutti per
costruire un mondo di pace. Facciamo memoria della devastazione delle guerre di
ottant’anni fa come di quelle in corso, affinché davvero si scelga, tutti, la
via della costruzione della pace, una via sicuramente più impegnativa, che
richiede cura e il sudore di molte fronti, ma che sicuramente farà vivere meglio
e più a lungo tutte le creature che abitano la nostra Pangea.
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Per approfondire:
Qui l’articolo precedente sui Paciclisti:
> Una rete di pedalate di pace
Qui il sito del Kaki Tree Project:
> Front Page
Qui il video di Enzo Di Falco della piantumazione dei tre Malus a Scampia:
Qui tutti i materiali condivisi del “Progetto Pangea – Scampia”.
Qui la petizione per salvare le opere e la storia del CDR Gatta Blu di Scampia.
Qui la mappa relazionale “MappaBlu”.
Qui il film “Footballization” in visione gratuita:
> Footballization
Qui la campagna di sostegno 100x100Gaza.
Qui i murales anti-G7 del luglio 1994 a Napoli.
Qui il blog “Dimmi di Scampia”.
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L'articolo Se vuoi la pace, pedala proviene da Comune-info.