Tag - armi nucleari

Meno restrizioni su armamenti criminali, la UE ha votato
La storiella raccontata dalle classi dirigenti europee – un'”Europa” paladina dei diritti e una UE garante della pace – è ormai insostenibile da tempo. A dare l’ennesima picconata a questa propaganda spicciola è arrivato il voto che si è svolto il 26 novembre tra gli scranni del Parlamento Europeo: le […] L'articolo Meno restrizioni su armamenti criminali, la UE ha votato su Contropiano.
I ‘tre corpi’ del New START, il trattato sulle armi nucleari strategiche
Da un po’ di giorni, nel dibattito pubblico il tema delle armi nucleari è tornato alla ribalta. Certo per le affermazioni del presidente USA Donald Trump, che ha detto di voler far ripartire i test come, a suo dire, fanno Russia e Cina. Ma anche a causa dell’avvicinarsi della scadenza […] L'articolo I ‘tre corpi’ del New START, il trattato sulle armi nucleari strategiche su Contropiano.
Trump minaccia ripresa di test nucleari, un passo indietro pericoloso e inaccettabile. L’Italia lo condanni
La Rete Italiana Pace e Disarmo, partner della Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari (ICAN, Premio Nobel per la Pace 2017), condanna con forza le recenti dichiarazioni del Presidente statunitense Donald Trump, che sui social media ha annunciato di aver “dato istruzioni al Dipartimento della Guerra di iniziare a testare le armi nucleari alla pari di Russia e Cina”. Si tratta di un’affermazione gravissima, oltre che ambigua: né la Russia né la Cina – così come tutte le potenze nucleari, USA compresi – stanno oggi effettuando test nucleari, ma soltanto prove sui sistemi di consegna e lancio di tali ordigni. Non è dunque chiaro cosa intenda realmente il Presidente Trump, ma è chiaro invece come ogni eventuale ritorno ai test concretizzerebbe un passo indietro pericoloso, irresponsabile e inaccettabile. Testare un’arma nucleare significa in definitiva usarla: le esplosioni “sperimentali” non sono banali e innocue prove scientifiche, ma veri e propri atti di violenza contro persone e ambiente con conseguenze devastanti e durature. Tra di esse: contaminazione radioattiva, malattie, malformazioni, traumi collettivi, distruzione di ecosistemi. Le comunità che in passato hanno subito gli effetti dei test nucleari continuano ancora oggi a pagarne il prezzo. Ripetere quei crimini sarebbe moralmente e politicamente indifendibile. Storicamente i test sono serviti non solo a perfezionare la capacità distruttiva delle testate, ma anche a inviare segnali di forza e “postura minacciosa” a potenziali avversari: un linguaggio di intimidazione e paura che potrebbe riporta l’intera umanità sull’orlo dell’abisso di una mutua distruzione completa. L’annuncio di Trump dimostra quanto sia fragile la sicurezza globale e quanto si confermi al contrario urgente l’eliminazione definitiva delle armi nucleari. Finché esisteranno, la minaccia del loro uso — anche in ambito di prova — resterà reale. La loro abolizione resta l’unica vera garanzia contro una catastrofe futura. Questa dichiarazione infiammatoria giunge in un contesto di crescente escalation nucleare: la Corea del Nord ha annunciato nuovi test missilistici in concomitanza con la visita di Trump nella regione; la NATO ha recentemente condotto le proprie esercitazioni annuali che simulano l’impiego di armi nucleari (operazione Steadfast Noon); la Russia ha effettuato manovre e dimostrazioni delle proprie capacità missilistiche strategiche. E gli stessi Stati Uniti stanno già testando i sistemi di consegna nucleare, inclusi i meccanismi di comando e controllo e tutti i componenti della cosiddetta “triade nucleare” (aerea, terrestre e marina). In tale scenario, l’annuncio di Trump rischia di innescare una nuova corsa agli armamenti e di vanificare decenni di sforzi diplomatici per il disarmo. È importante ricordare che il Presidente USA ha parlato di “Dipartimento della Guerra”, ma la responsabilità dei test nucleari statunitensi non appartiene a quel dicastero bensì al Dipartimento dell’Energia: un’ulteriore prova della confusione e della pericolosità del messaggio lanciato. Non va poi dimenticato come lo stesso Trump, sin dal suo secondo insediamento, aveva riconosciuto la pericolosità delle armi nucleari e la necessità di ridurle. Le sue parole attuali smentiscono quelle promesse e si aggiungono alla modernizzazione e all’espansione in corso dell’arsenale nucleare USA, un progetto miliardario che allontana il mondo da ogni prospettiva di pace e sicurezza sostenibile. A fronte di tutto questo, l’Italia non può rimanere in silenzio. Nel corso della recente Audizione parlamentare della campagna Italia Ripensaci, la Rete Italiana Pace e Disarmo ha ribadito la necessità di una scelta chiara, quella del disarmo nucleare globale, in coerenza con i principi della nostra Costituzione e con la tradizione diplomatica del Paese: “Non possiamo arrenderci al rischio esistenziale di una guerra nucleare. L’Italia deve scegliere da che parte stare: dalla parte della vita, del diritto internazionale e della Pace”. Il nostro Paese sostiene da sempre il Trattato sulla messa al bando totale dei test nucleari (CTBT), considerandolo uno strumento cruciale per la sicurezza internazionale e proprio per tale motivo dovrebbe oggi esprimere con forza, insieme ai partner europei, ferma condanna e chiara contrarietà all’ipotesi di ripresa dei test da parte degli Stati Uniti, anche in virtù del fatto che armi nucleari statunitensi sono ancora dislocate sul nostro territorio. Se davvero vogliamo costruire sicurezza e stabilità, dobbiamo imboccare la strada del disarmo, del dialogo e della cooperazione multilaterale. Rete Italiana Pace e Disarmo rinnova il suo appello al governo e al Parlamento italiani: è tempo di aderire al Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari (TPAN) come già fatto dalla maggioranza degli Stati del mondo, sostenendo con decisione ogni percorso verso un mondo libero da armi nucleari.     Rete Italiana Pace e Disarmo
Brescia e Pordenone. Via le armi nucleari dalle basi di Ghedi e Aviano
Venerdi mattina, attivisti contro la presenza di armi nucleari sul territorio italiano, terranno alle ore 11 presidi informativi, davanti alla base militare di Ghedi (o in caso di mal tempo a Piazza della Loggia a Brescia) e davanti alla Loggia del Municipio di Pordenone, in occasione del deposito delle denunce alle Procure di Brescia e Pordenone. Le denunce […] L'articolo Brescia e Pordenone. Via le armi nucleari dalle basi di Ghedi e Aviano su Contropiano.
Quanti affari con Israele: dalle azioni Hera ai vagoni del tram
Nel rapporto sulla "economia del genocidio" curato da Francesca Albanese, che sarà premiata dal Comune, alcune realtà collegate al territorio bolognese ed emiliano-romagnolo: Vanguard e BlackRock nella pancia della multiutility, insieme a State Street; mentre CAF fornirà i mezzi della tranvia, nei cui lavori era già coinvolta Alstom.
L’Arabia Saudita si mette al riparo dell’ombrello atomico del Pakistan
La notizia è passata quasi inosservata, ma ha una enorme rilevanza per sia il futuro dei rapporti di forza in Medio Oriente, sia nelle relazioni all’interno del mondo arabo-islamico. Il 17 settembre il principe saudita Mohammad bin Salman e il primo ministro pakistano Shehbaz Sharif hanno firmato a Riad un […] L'articolo L’Arabia Saudita si mette al riparo dell’ombrello atomico del Pakistan su Contropiano.
Israele come Sparta? La delirante visione di Netanyahu
L’ammissione di Netanyahu, secondo cui Israele sta affrontando un crescente isolamento sulla scena mondiale e dovrà diventare una “super-Sparta”, si presta a molte considerazioni. “Israele è in una sorta di isolamento” – ha riconosciuto Netanyahu – “Avremo sempre più bisogno di adattarci a un’economia con caratteristiche autarchiche“, ha continuato, definendo […] L'articolo Israele come Sparta? La delirante visione di Netanyahu su Contropiano.
Cosa sta costruendo Israele nel sito nucleare di Dimona? È ora di un’indagine internazionale
L’Associated Press (AP), agenzia di stampa con sede a New York, ha diffuso nuove immagini satellitari del sito nucleare israeliano di Dimona, nel deserto del Negev. Attraverso di esse è facile vedere la costruzione di nuove strutture che portano con sé nuovi interrogativi intorno a quello che dovrebbe essere il […] L'articolo Cosa sta costruendo Israele nel sito nucleare di Dimona? È ora di un’indagine internazionale su Contropiano.
Venezia 2025. “A house of dynamite”: il rischio di una guerra atomica è reale
In conferenza stampa a Venezia Kathryn Bigelow, una delle registe più impegnate sul piano dell’antimilitarismo, ha detto: “Oggi nove Paesi sulla terra hanno il nucleare e la capacità di annientare il mondo. La situazione è instabile, e abbiamo costruito un armamentario che potrebbe distruggere tutto. E’ un miracolo che non sia già successo. Credo che sia importante avviare una riflessione, ora che stiamo vivendo in una casa di dinamite”. Il suo film “A House of  Dynamite”, in concorso a Venezia per il Leone d’oro, racconta la possibilità di un attacco nucleare di provenienza non identificata e il modo in cui questo potrebbe essere contrastato, ovvero la probabile impasse  suicidaria del caos. Ad esempio, se puta caso si trovasse di fronte a un missile non rivendicato, partito erroneamente, cosa farebbe il governo americano? La Bigelow mette credibilmente in evidenza le relative incertezze e interrogativi, le incomprensioni, l’impossibilità di decidere, la probabilità che quell’arsenale di sicurezze e di controllo che l’uomo crede di aver costruito non esista. Il film narra di un centro di sorveglianza statunitense che un giorno intercetta un lancio ostile, la cui provenienza è sconosciuta e inizia una corsa contro il tempo per neutralizzarlo. Vengono coinvolti lo Studio Ovale, il Presidente, il Segretario della Difesa, il personale strategico e militare, la sala stampa. Si fanno proposte al buio per sventare un attacco atomico, a riprova che l’era delle armi nucleari non solo non è finita, ma la loro gestione è complessa al punto da incentivare una guerra. La storia si compone di tre parti, che da tre diversi punti di vista rimettono in scena la stessa problematica,  riuscendo a creare la tensione dell’incomprensione, dell’incertezza e dell’assurdo. Viene in mente la possibilità di una guerra atomica per errore, di una guerra scatenata dall’intelligenza artificiale, di un mondo che si auto-annienta per l’incapacità umana di pensare e agire. Una sorta di follia che, purtroppo, suona come un pericolo vero. A House of Dynamite Un film di Kathryn Bigelow con Rebecca Ferguson, Anthony Ramos, Idris Elba, Willa Fitzgerald, Renée Elise Goldsberry. Genere: Drammatico. Durata: 112 minuti. Produzione: USA 2025. Bruna Alasia
Se vuoi la pace, pedala
QUALCHE GIORNO FA UN PICCOLO GRUPPO DI PERSONE SI È DATO APPUNTAMENTO A SCAMPIA, PERIFERIA NORD DI NAPOLI, ALLE ORE 11:02 (SÌ, 02) DI UNA MATTINA IMPORTANTE, ACCANTO A UN ALBERO PARTICOLARE DI UN GIARDINO SPECIALE… ECCO, QUANDO SENTIAMO IL BISOGNO DI UNA NUOVA CULTURA POLITICA, DOVE L’IDEA DI CAMBIAMENTO IN PROFONDITÀ È ANNODATA CON LA VITA DI OGNI GIORNO DELLE PERSONE COMUNI, CON L’IDEA DI CURA E CON LA CAPACITÀ DI DISERTARE IN MOLTI MODI DIVERSI LA GUERRA, DOVREMMO LEGGERE CON ATTENZIONE QUESTO ARTICOLO DI MARTINA PIGNATARO DEL GRIDAS Sulle magliette preparate per il “Kaki Bike Tour” di quest’anno, ho amato subito questa frase-slogan: “Se vuoi la pace… pedala!” così come adoro i “Paciclisti”, nati in seno all’associazione Nagasaki-Brescia Kaki Tree for Europe che da alcuni anni, a cavallo degli anniversari dei bombardamenti atomici su Hiroshima (6 agosto 1945) e Nagasaki (9 agosto 1945) in sella alle biciclette organizzano un tour di Pace, che tocca luoghi in cui crescono o cresceranno dei Kaki Tree. Seguo e amo questa rete, che si arricchisce sempre di più di nuove realtà e di maggiore “conoscenza” reciproca tra queste realtà, da quando anche a Scampia, periferia nord di Napoli, è approdata una piantina di Kaki Tree, il 2 ottobre 2022, Giornata Mondiale della nonviolenza e 153° Compleanno di Ghandi. I Kaki Tree sono piante di Kaki nate, grazie alle cure dell’associazione bresciana che si è presa il compito di diffonderle, da semi di una pianta di Kaki che è sopravvissuta alla bomba atomica sganciata dagli statunitensi sulla città di Nagasaki, tre giorni dopo aver raso al suolo, allo stesso modo, la città di Hiroshima, per “porre fine” alla seconda guerra mondiale. Il Giappone si “arrese” e ripudiò la guerra e le armi atomiche, altre nazioni, invece, continuano a “sbandierarne” il possesso come “deterrente” alla guerra, o agli attacchi altrui. Guerra che altro non è se non la “legge del più forte”: vince (se di “vittoria” si può parlare) non chi ha più ragione, ma chi ha armi più sofisticate, maggior consenso (più o meno meritato e/o pilotato), più “voce” data alle proprie “ragioni” (giuste o sbagliate che siano). Il Kaki che è sopravvissuto alla devastazione atomica a Nagasaki, al pari di un Gingko Biloba sopravvissuto alla devastazione di Hiroshima, simboli di altre piante che al pari sono ancora “in vita”, ci testimoniano la resistenza alla violenza, la possibilità di rinascita dopo la più violenta atrocità, la possibilità che ciò avvenga grazie alla cura. Cura di botanici che si sono dedicati a queste piante, come Masayuki Ebinuma per il Kaki di Nagasaki, cura di persone che si adoperano affinché i semi raggiungano l’Italia, affinché, accudite, germoglino, diano nuove piante da affidare con cura, alle cure di altre persone che se ne prendano cura affinché crescano e ramifichino diramando messaggi di pace nel tempo e nello spazio, curando a loro volta anche gli animi di chi se ne prende cura. Volutamente ho ripetuto più volte la parola “cura”. A Scampia sappiamo bene quanto sia importante prendersi cura dei luoghi e di chi li abita, per contrastare la violenza e l’incuria di una periferia colpevolmente, da decenni, abbandonata a sé stessa da chi doveva amministrarne la sorte. Persone, che non sono i “numeri” a più zeri dei vari censimenti periodici che contrastano costantemente tra loro a seconda di chi li fa e di cosa e dove “contano”, persone che per noi “contano”, nel senso che “valgono”, tutte allo stesso modo, con pari dignità e pari diritto a una vita dignitosa su questa terra che ci accoglie tutti, ma di cui dobbiamo anche a nostra volta prenderci cura. Il Kaki Tree che arrivò a Scampia, grazie a una scuola che ne “scovò” il progetto, per il tramite di Aldo che ne lesse in un trafiletto sul bimestrale nonviolento “QUALEVITA”, dopo varie vicissitudini burocratiche, dopo la pandemia che ha tenute segregate scuole e relazioni con il territorio, decidemmo di collocarlo al “Giardino dei cinque continenti e della nonviolenza”, un giardino, ora rigoglioso, che sorge in un’area che era una sorta di discarica: uno scavo errato per un ennesimo palazzone, irrealizzabile, poi abbandonato e riempito alla meno peggio con materiali di risulta, al pari dell’adiacente campo sportivo. Stadio che dopo un decennio è stato dedicato ad Antonio Landieri, vittima innocente di camorra, dopo una lunga trafila e un logorante lavoro di “cura della memoria” e della corretta narrazione di un territorio vittima, prima di tutto, degli stereotipi, cui si sono aggregate nel tempo più realtà a far da scudo e abbraccio caloroso alla famiglia Landieri, parte attiva della nostra rete dal basso. Stadio trasformato e reso utilizzabile grazie alle cure dell’ARCI Scampia, una delle colonne portanti della storia di Scampia e della nostra bella rete di Pace. Il giardino, realizzato in un’area di circa 4000 metri quadrati bonificata a mano nel tempo, in autogestione con un lavoro di sinergia tra associazioni, cittadini attivi e scuole del territorio, coinvolte, seppur con alti e bassi, in ogni fascia di età, dagli istituti comprensivi agli istituti superiori, sorge comunque in un’area pubblica, volutamente non recintata e accessibile a chi voglia godere dei frutti del lavoro fatto o, magari, dare una mano innaffiando o accudendo in autonomia qualche pianta più sensibile o estirpando la Cuscuta, parassita vegetale che periodicamente riappare, o raccogliendo rifiuti puntualmente lasciati nelle aiuole, sebbene dopo lunga trafila siamo riusciti ad ottenere dei cestini, malandati, ma “utilizzabili” per chi impara a prendersi cura degli spazi comuni. “Frutti” l’ho usato in senso metaforico, ma talvolta assaggiamo anche qualche frutto dalle piante che ce li restituiscono, con qualche remora poiché le “aiuole” sorgono su rifiuti interrati, sono state create a zappate, inserendo piante a picconate e innaffiate con il sudore di molte fronti, fino a quando il Comune ci concesse l’allaccio idrico (non senza aver dovuto scomodare il “nostro” San Ghetto Martire!), ma anche dopo dato che l’area è vasta e le piante messe a dimora negli anni (quasi un decennio!) sono parecchie. Frutti (reali e metaforici) li sta dando quest’anno, per nostra grande gioia, anche il “nostro” Kaki Tree. È posizionato accuratamente nell’aiuola Asia di questo luogo emblematico caratterizzato da sei aiuole dedicate ciascuna a un continente e, la sesta, al Mediterraneo con l’auspicio che torni ad essere “culla di civiltà” anziché il cimitero di migranti degli ultimi tempi. Aiuole in cui sono accuratamente piantate essenze del rispettivo continente e dedicate a persone, testimoni di nonviolenza, che ci accompagnano in un cammino collettivo, condividendone insegnamenti e messaggi, continuando a far camminare sulle nostre gambe chi non è più tra noi, ma anche testimoni viventi di quella che abbiamo preso a chiamare Comunità Pangea, dal progetto iniziale incentrato su quell’area e che poi, anch’esso, si è diramato e ramificato, che chiamammo “Pangea” dal continente primordiale da cui tutti veniamo e cui ancora ci sentiamo di appartenere. Pangea, tradotto in napoletano in “Simm’ tutt’uno” (siamo un tutt’uno), che è anche un verso della canzone “Salvammo ‘o munno” di Enzo Avitabile, autore dell’area nord di Napoli, anche lui “devoto” di San Ghetto Martire. Il “Giardino dei cinque continenti e della nonviolenza” è corredato anche da bellissime installazioni artistiche posizionate nelle aiuole e legate ai rispettivi continenti e alle relative favole, su cui hanno modo di lavorare i più piccoli, tramandandole anche a noi adulti, realizzate nel tempo dal “Gruppo Zoone” del Centro Diurno di Riabilitazione “Gatta Blu”, negli incroci tra i viali vi sono poi due installazioni a piramide realizzate più recentemente dal gruppo di artisti “Volart”. Un approccio alla salute mentale anche qui di Cura, non a caso il “Gatta Blu” è autore di una bellissima mappa relazionale di Scampia che mostra il quartiere dal punto di vista delle relazioni e delle connessioni legate alle sensazioni e alle sensibilità di chi ha collaborato a crearla. Un approccio, quello della “cura”, che richiede più impegno, più consapevolezza, più partecipazione collettiva rispetto al semplice “medicare” le ferite, vale per le ferite di guerra come per quelle dell’anima. Il centro “GattaBlu”, una risorsa per il nostro quartiere, è a rischio smantellamento, è attiva una petizione di chi, indignato da questa scelta, non ci sta e non vuole restare in silenzio a guardare. Anche i Paciclisti del “Kaki Bike Tour”, quando approdarono al giardino per il tour del 2023, presero parte, con convinzione, alla mobilitazione #GiùlemanidalGattaBlu perché piantare un Kaki Tree, lo dicevo all’inizio, è entrare in una rete, bellissima, fatta di persone e realtà impegnate nel quotidiano a costruire la pace, dal basso, anche con fatica e sudore, come una pedalata che giova a tutti, anche a chi è sul bordo e assiste al passaggio di una decina di bici colorate, gioiose, determinate e viene “investito” da una folata di Pace. Nell’agosto del 2023 abbiamo “seguito” i Paciclisti, ne raccontavo in un articolo l’anno successivo, perché le relazioni instaurate sono andate oltre, sicché qui riporto la “tappa successiva”. Quest’anno sono “subentrata” a Aldo come “referente” della rete Pangea di Scampia per la rete del Kaki Tree Project, una rete di Pace che seguo con piacere, perché è una folata di bellezza in un mondo in guerra, una chat tra le realtà che hanno o avranno un Kaki Tree in “affido” di cui prendersi cura e che si confrontano e scambiano notizie sul “proprio” percorso e esperienze di costruzione della pace, idee e pratiche condivise che possono ispirare altri, che possono essere segnalati a realtà affini o vicine per allargare la rete e, perché no, se si è in zona, partecipare e conoscere dal vivo persone attive sullo stesso cammino. Forse anche per onorare questo mio nuovo “incarico”, dato che il tour dei Paciclisti era troppo “lontano” dalla mia portata, quest’anno ho dato appuntamento a Scampia, accanto al Kaki Tree, alle 11:02 del 9 agosto, ora in cui, 80 anni fa, fu sganciata la seconda bomba atomica della storia. Non sapevo chi fosse a Scampia il 9 agosto 2025, io stessa ci sono approdata apposta per questo appuntamento con mia figlia cresciuta nel/col giardino. Aldo era già sul posto di buon ora, seguito da Anna, Lino e RosaMaria, Guido “Paciclista nostrano” ci ha raggiunti in bicicletta da Materdei, il “Commendatore” Carlo, sempre attivo e presente e Andrea del blog “Dimmi di Scampia” con me e Alessandra hanno formato un allegro gruppetto accanto al Kaki. Abbiamo condiviso qualche “anello” che a qualcuno mancava di come quella pianta importante e speciale sia arrivata in quel luogo di Scampia, abbiamo mostrato e “seguito idealmente” il tour di quest’anno dei Paciclisti e innaffiato il Kaki Tree, sincerandoci che non ci fossero lumache e ammirando la crescita dei suoi primi frutti. Quest’anno il Kaki Bike Tour prevedeva tappe “da Verona a Albagnano (VB) per fiumi e laghi di Pace”, affidando anche all’acqua, oltre che alle persone incontrate lungo la pedalata, messaggi costruttivi di pace. Il 9 agosto era anche la giornata di mobilitazione mondiale per la Palestina, abbiamo declinato sul posto anche questa ulteriore voce che chiede urgentemente di fermare il genocidio in atto. La rete Pangea sostiene da sempre la resistenza nonviolenta palestinese, quella di cui non si parla mai. La nostra piccola aiuola “striscia di Gaza”, davanti al mural dedicato a “Handala Felice” è pronta per accogliere e “salvare” qualcosa della cultura e della biodiversità vegetale che pure si stanno perdendo inesorabilmente. Una ripercussione sulla nostra Pangea di ogni guerra: oltre allo strazio per le vite umane perdute e per le storie “personali” distrutte, vanno in rovina patrimoni ambientali, artistici, culturali e tutto un ecosistema che ha impiegato anni a “costruirsi”, un equilibrio naturale devastato. È un altro aspetto, devastante, di ogni guerra. Un motivo in più per evitare la guerra, sempre e comunque, costruendo la pace, con impegno, dal basso. Anche, sicuramente, a pedalate: andare in bici è un mezzo ecosostenibile, non inquinante, non necessita di “carburante” (e quante guerre si fanno e si sono fatte per l’accaparramento di fonti energetiche che iniziano a scarseggiare!) e in più consente di godere meglio del paesaggio, delle relazioni, di incontrare persone lungo il percorso e ammirare l’ambiente che si attraversa, che sia urbanizzato o meno. Una prospettiva e un approccio differenti che, cambiando punto di vista, ci mostrano un altro aspetto della nostra Pangea e delle relazioni umane. A Scampia, dopo decenni di attesa, è in costruzione “finalmente” la fantomatica pista ciclabile. Speriamo di vedere sempre più bici in città più Felici, a riappropriarsi di spazi e delle proprie vite, speriamo che le auto imparino a rispettare i ciclisti, perché non basta un cordolo di cemento intermittente a creare una città a misura di ciclisti. Tra i testimoni di nonviolenza “napoletani” del nostro giardino c’è Marco Mascagna, un pediatra ambientalista che si è molto battuto per il verde pubblico in una città, già trent’anni fa, affogata dal cemento e dagli spazi contesi dalle auto. Accanto a lui abbiamo da poco “aggiunto” un omaggio a Pio Russo Krauss, nostro compagno di viaggio e presidente dell’associazione “Marco Mascagna”, che ha proseguito e prosegue il cammino dell’amico Marco. Marco andava in bici, morì investito da un’auto. Lo “ricordo” perché mio padre, Felice Pignataro, dedicò “a Marco” l’ultimo vagone del “treno dei guai” del mural anti-G7 realizzato nel luglio 1994 per il controvertice che si tenne a Napoli. I murales realizzati per quel fermento di proposte concrete che fu il controvertice dei piccoli della terra, ‘e pappeci, erano 7, come i 7 “chiavici”. Uno, quello al Parco Verde di Caivano, “L’albero delle scelte”, lo riproposi quando si sono accesi i riflettori mediatici e la propaganda dei politici di turno su Caivano e Francesco Foletti, presidente del Kaki Tree Project mi chiese un contatto “dal basso” con il Parco Verde di Caivano intuendo che ci fosse un’altra realtà, viva e fertile, da mettere in rete. Quando i tempi sono stati maturi, anche lì, fuori dai riflettori mediatici, nell’ottobre 2024 è stato piantato un Kaki Tree. Quest’anno, il 25 Aprile, con mia figlia, in rappresentanza della rete di Scampia, siamo state a Cassino (FR) agli Horti di Porta Paldi, dove l’associazione Eqo accudisce un Kaki Tree e cura lo spazio circostante ridandogli vitalità e dignità e restituendolo alla collettività. C’erano Francesco Foletti e un gruppo di ortolani della Masseria “Antonio Esposito Ferraioli” di Afragola (NA) che ha piantato un Kaki Tree il 2 ottobre del 2023. Ne ho raccontato nella precedente “tappa” del Kaki Bike Tour. Il giorno successivo, sabato 26 aprile, per l’appuntamento mensile di cura collettiva del “Giardino dei cinque continenti e della nonviolenza” (ultimo sabato del mese) ci ha raggiunti Francesco, con gli ortolani e il dirigente scolastico del rione Salicelle di Afragola e gli amici del Parco Verde di Caivano perché ne abbiamo approfittato per fare un incontro e scambiarci opinioni e idee su come proseguire il “percorso” e la rete del Kaki Tree Project. Ma Francesco era venuto soprattutto a donarci tre piante “speciali” perché, conoscendoci e frequentandoci nel tempo, ha scelto il giardino e la rete Pangea per affidarci tre piante ancestrali di Malus provenienti dal Kirghizistan che “esistevano da prima della Pangea e andavano collocate proprio in quel giardino”. Le ha dedicate a Aldo Bifulco e a Mirella La Magna e una terza a papa Francesco che è morto mentre ci preparavamo per la piantumazione. Anche quella giornata la abbinammo alla Palestina, raccogliendo 100 euro per la campagna 100x100Gaza, tutt’ora attiva a sostegno concreto della popolazione civile di Gaza. Anche di queste piante, sabato 9 agosto, abbiamo raccontato la storia, come “ramificazione inaspettata” di quella pianta di Kaki Tree che coccoliamo nel giardino condiviso di Scampia. Tra auto date alle fiamme, panchine che si sgretolano, sporcizia e incuria di chi abbandona lembi di città, noi rispondiamo, da sempre e con costanza, piantando e accudendo bellezza, che sia contagiosa e si dirami facendosi spazio dalla nostra periferia in collegamento con le altre periferie della città e del mondo. La violenza chiama violenza e non si può aspettare che vinca il più forte, annientando l’altro, né scegliere arbitrariamente chi “deve” vincere un conflitto concorrendo ad armarlo fino all’inverosimile. In ogni conflitto c’è la terza via: fermare i massacri e lavorare per la pace. Ci vuole molta “pacienza” a coltivare la pace, come ci insegna l’Associazione “Claudio Miccoli”, altra bella e colorita realtà della rete Pangea ispirata a Claudio, altro “napoletano” testimone di nonviolenza, ucciso a sprangate da un gruppo di fascisti nel 1978 perché “voleva solo parlare”, capire le loro ragioni, i motivi della loro aggressione. La pace si costruisce con pacienza, termine napoletano, ma anche siciliano, ma che per noi è sintesi di “Pace” e “nonviolenza”, ma è altresì l’attesa, la pazienza nell’ascoltare le ragioni altrui per trovare insieme una soluzione nonviolenta per risolvere i conflitti, qualunque essi siano, avendo la volontà, effettiva, di evitare la guerra che no, non è “inevitabile”. Parlare, anche con i fascisti, direi soprattutto con loro, perché non siamo noi a alzare muri o spranghe, né c’è il rischio di contaminarsi, mentre la bellezza, quella sì, è contagiosa e fa vivere tutti meglio. Io, nonviolenta in un paese che vive in un contesto di “pace” (almeno entro i “confini”), ammiro oltremisura chi persevera nella resistenza nonviolenta in Palestina, come altrove, chi diserta la guerra, chi si oppone a leggi o ordini ingiusti, chi prova a salvare semi vegetali o fa giocare e studiare i bambini (per quanto possibile) o prosegue nelle attività che altrove sono “normali” come giocare a calcio, fare teatro, andare sullo skateboard, informare. Non cito cose “a caso”, ma sono anni che al cineforum gratuito promosso dal GRIDAS proiettiamo film sulla Palestina, su esperienze di resistenza nonviolenta in Palestina, il più recente, mentre a Scampia si preparava la tappa napoletana del Mediterraneo Antirazzista Napoli, è il film, del 2019, “FOOTBALLIZZATION” di Francesco Agostini e Francesco Furiassi in visione gratuita sulla piattaforma indipendente OpenDDB che distribuisce film autoprodotti. Recentemente tra le vittime del genocidio in atto in Palestina, che non sono solo numeri, è stato ucciso un calciatore palestinese, “il Pelè palestinese”. La UEFA ha espresso “cordoglio” per la sua morte e un collega egiziano ha chiesto a gran voce di “specificare” le circostanze: chi abbia ucciso, come e perché Suleiman al-Obeid. Mentre scrivevo queste riflessioni, sono stati uccisi, di proposito, sei giornalisti palestinesi che si aggiungono alla lunga lista di giornalisti uccisi, di proposito, tacciati di essere “terroristi” e così infamati, calando un velo di ambiguità sulla loro morte per chi ha sempre meno modo di approfondire, mentre si spengono le voci che ci raccontano la verità dei fatti. Ridiamo dignità alle persone, alle vittime di genocidio, ricomponiamo la corretta narrazione dei fatti, dei misfatti e dei luoghi. Collaboriamo tutti per costruire un mondo di pace. Facciamo memoria della devastazione delle guerre di ottant’anni fa come di quelle in corso, affinché davvero si scelga, tutti, la via della costruzione della pace, una via sicuramente più impegnativa, che richiede cura e il sudore di molte fronti, ma che sicuramente farà vivere meglio e più a lungo tutte le creature che abitano la nostra Pangea. -------------------------------------------------------------------------------- Per approfondire: Qui l’articolo precedente sui Paciclisti: > Una rete di pedalate di pace Qui il sito del Kaki Tree Project: > Front Page Qui il video di Enzo Di Falco della piantumazione dei tre Malus a Scampia: Qui tutti i materiali condivisi del “Progetto Pangea – Scampia”. Qui la petizione per salvare le opere e la storia del CDR Gatta Blu di Scampia. Qui la mappa relazionale “MappaBlu”. Qui il film “Footballization” in visione gratuita: > Footballization Qui la campagna di sostegno 100x100Gaza. Qui i murales anti-G7 del luglio 1994 a Napoli. Qui il blog “Dimmi di Scampia”. -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo Se vuoi la pace, pedala proviene da Comune-info.