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Terremoto in Afghanistan: servono aiuti
Un potente terremoto di magnitudo 6,3 ha colpito le regioni settentrionali dell’Afghanistan, in particolare le province di Samangan e Balkh, nelle prime ore di lunedì 12 Aqrab (3 novembre). Secondo le prime stime, più di 50 persone hanno perso la vita e oltre 550 sono rimaste ferite. Questo tragico evento ha causato un grave disagio psicologico ed emotivo tra le comunità colpite. Il numero di feriti è molto elevato, mentre i servizi medici rimangono insufficienti. Molte famiglie hanno perso le loro case di fango e argilla e attualmente affrontano il gelo senza alcun riparo. Testimoni riferiscono che i bambini rischiano di morire di freddo. Il nostro rappresentante sul campo è riuscito a raggiungere la zona con grande difficoltà, poiché le strade sono state danneggiate dal terremoto. Ci ha riferito che le persone, soprattutto donne e bambini, hanno urgente bisogno di indumenti caldi, rifugi temporanei, medicine, cibo e acqua potabile. Fonti locali indicano che il governo non è stato finora in grado di adottare misure efficaci, poiché le attrezzature necessarie per la pulizia delle strade non sono disponibili. Inoltre, l’elettricità importata è stata interrotta e persino l’ospedale provinciale di Samangan ha subito danni, con gravi ripercussioni sui servizi sanitari. In queste difficili circostanze, senza un’assistenza immediata per donne e bambini, si prevede che il numero delle vittime aumenterà drasticamente. Invitiamo sinceramente la comunità internazionale, le organizzazioni umanitarie e i nostri partner ad agire con urgenza e a fornire supporto per soddisfare i bisogni immediati della popolazione colpita. Il vostro sostegno e la vostra solidarietà sono la speranza per la sopravvivenza di queste persone colpite dal disastro. Team di Hawca Per aiutare le popolazioni colpite dal terremoto fai un bonifico bancario a Cisda Beneficiario: COORDINAMENTO ITALIANO SOSTEGNO DONNEAFGHANE ONLUS* BANCA POPOLARE ETICA – Filiale di Milano IBAN: IT74Y0501801600000011136660 Causale: terremoto Afghanistan *Attenzione: in base alle nuove normative bancarie il nome del beneficiario del bonifico deve corrispondere esattamente all’intestatario del conto per cui va scritto come indicato sopra (donneafghane tutto attaccato e onlus invece di ETS)   CISDA - Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane
PALESTINA: NUOVI CRIMINI DI GUERRA A GAZA E IN CISGIORDANIA. STALLO SUGLI AIUTI
Israele rinvia ancora una volta l’apertura del valico di Rafah. L’agenzia israeliana per le attività nei territori palestinesi ha dichiarato alla Reuters che sono in corso i preparativi con l’Egitto per aprire il valico di Rafah al passaggio delle persone, ma la data dell’apertura sarà annunciata in seguito. L’agenzia umanitaria ha aggiunto che gli aiuti umanitari non passeranno da Rafah, ma continueranno a entrare attraverso Karem Abu Salem (Kerem Shalom) e altri valichi. Parlare di aiuti umanitari non è comunque corretto: ad entrare sono camion commerciali e i beni venduti al mercato, non aiuti umanitari.  Al momento i palestinesi di Gaza non hanno la possibilità di acquistare questi beni: non hanno soldi e le banche non hanno ancora aperto. Inoltre, dei 600 camion  al giorno promessi e annunciati da Israele, al momento ne arrivano meno di 300. L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA) afferma di avere abbastanza cibo fuori dalla Striscia per rifornire la popolazione per tre mesi e che le squadre sono pronte a consegnarlo. “Ma nonostante il cessate il fuoco, il blocco delle autorità israeliane all’UNRWA che porta rifornimenti a Gaza continua dopo oltre 7 mesi”, ha scritto l’agenzia su X. Intanto a Gaza, nonostante il cessate il fuoco in corso, tre persone sono state uccise in attacchi israeliani contro i palestinesi.  Una persona è stata uccisa dal fuoco dell’esercito israeliano nel campo profughi di Bureij, nella parte orientale della Striscia di Gaza, mentre un’altra è stata ammazzata da un drone che  ha sganciato una bomba nella zona di Khan Younis. Qui ci sono anche due feriti, uno dei quali in gravi condizioni. Un altro palestinese è morto invece a causa delle ferite riportate dopo essere stato colpito due giorni fa nei pressi della Facoltà di Scienze e Tecnologia di Gaza City. Il direttore dell’ospedale al-Shifa di Gaza, Mohammed Abu Salmiya, afferma di non aver assistito a progressi degni di nota in termini di servizi sanitari o di disponibilità di medicinali dall’inizio del cessate il fuoco. Ha sottolineato che i prigionieri rilasciati necessitano di cure mediche speciali a causa delle condizioni di privazione e torture subiti nelle carceri israeliane. I medici dell’ospedale Nasser nella città di Khan Younis, nella parte meridionale di Gaza, che hanno ricevuto i cadaveri di palestinesi uccisi da Israele e riconsegnati dalla Croce Rossa, hanno dichiarato oggi che c’erano prove sostanziali di percosse ed esecuzioni sommarie e che nessuno dei corpi era identificabile. Israele protagonista di violenze anche nella Cisgiordania occupata: le forze israeliane hanno assediato un paese a nord-est di Ramallah, demolendo una abitazione con il pretesto che sarebbe stata costruita senza permesso. Assedio anche al Al-Tuwani, villaggio palestinese nelle colline a Sud di Hebron, dove è stato bloccato l’ingresso per “operazioni militari” facendo cinque fermi e terrorizzando i residenti. Infine, una persona è rimasta ferita dagli spari israeliani nella città di al-Ram, a nord della Gerusalemme occupata. Negli ultimi mesi, le forze israeliane hanno intensificato gli attacchi contro i civili nei pressi del muro di separazione, provocando feriti e morti. Solo ieri un 57enne era stato ucciso dopo essere stato aggredito dai soldati vicino al muro. Gli aggiornamenti e i commenti di Shukri Hroub dell’UDAP, l’Unione democratica arabo-palestinese. Ascolta o scarica
L’esercito israeliano riduce il numero di camion con gli aiuti per Gaza
288 mila famiglie non hanno nulla su cui dormire e giacciono per terra sopra un lenzuolo. L’esercito israeliano blocca l’ingresso degli aiuti riducendo il numero dei camion. Ieri ne sono entrati soltanto 173, invece dei 600 dell’accordo firmato a Sharm al-Sheikh. Nei controlli sono state bloccate tutte le forniture per la costruzione di ripari improvvisati, listelli di legno e plastica. La vita dei gazawi riprende in condizioni dure. Si sono aperti dei mercatini all’aperto tra i ruderi, dove si trovano soprattutto verdure e scatolami L’esercito israeliano ha bloccato ai valichi tutti gli alimenti considerati di lusso, come i cioccolatini per i bambini: “Sono troppo energetici”, ha detto l’ufficiale israeliano preposto al controllo al valico di Karam Abu Selim, prima della consegna da parte egiziana.   ANBAMED
La Global Sumud Flotilla rifiuta la proposta di inviare gli aiuti a Cipro. La missione per rompere l’assedio illegale di Gaza continua
La delegazione italiana del Global Movement to Gaza, a nome del Comitato direttivo della Global Sumud Flotilla, comunica alle autorità italiane di non accettare la proposta ricevuta ieri su una possibile deviazione degli aiuti in direzione Cipro, per poi farli arrivare a Gaza con il coinvolgimento del patriarcato latino di Gerusalemme. Ribadiamo che la nostra missione rimane fedele al suo obiettivo originario di rompere l’assedio illegale e consegnare gli aiuti umanitari alla popolazione assediata di Gaza, vittima di genocidio e pulizia etnica. Qualsiasi attacco o ostruzione alla missione costituirebbe una grave violazione del diritto internazionale e un atto di sfida all’ordinanza provvisoria della Corte Internazionale di Giustizia, che impone a Israele di facilitare gli aiuti umanitari verso Gaza. Continuiamo a chiedere al governo una risposta netta, severa e seria, in linea con il diritto internazionale. Oggi gli attacchi israeliani a Gaza hanno già ucciso un totale di 30 persone. Il recente bombardamento di un’abitazione familiare ha ucciso 11 persone tra cui anche bambini. Questa cifra è destinata a salire a fronte delle ultime incursioni dell’esercito israeliano in corso nel campo profughi centrale di Bureij e nel quartiere di Tal al-Hawa, a Gaza City. Dal 7 ottobre 2023 Israele ha ucciso almeno 65.419 persone e ne ha ferite 167.160. Si ritiene che migliaia di altre siano sepolte sotto le macerie.   Redazione Italia
Global Sumud Flotilla: “Di quali canali parla la Commissione Europea per mettere fine alla fame a Gaza?”
La presa di posizione della Commissione Europea riguardo alla nostra missione non ci sorprende. Ci spiace che un’istituzione che dovrebbe rappresentare tutti noi europei non faccia altro che ripetere i talking point di sempre, senza riuscire ad andare oltre il perimetro politico dell’inconsistenza. Quello che ci sorprende è l’insistenza su questi ‘altri canali’, a cui ha fatto riferimento anche la nostra premier. La portavoce della Commissione Europea Eva Hrnicirova ha dichiarato che stanno cercando di aumentare il numero di camion che entrano a Gaza, ma dovrebbe essere a conoscenza del fatto che se prima del 7 ottobre ogni giorno entravano a Gaza 500 camion di aiuti (circa 15 mila al mese), da inizio anno ad oggi ne sono entrati circa 1.400 in totale, nessun camion tra marzo e maggio, da quando Israele ha impunemente violato il cessate il fuoco. Gli ultimi dati del World Food Programme parlano di 470.000 persone in condizione di carestia (fame catastrofica – Fase 5 della Classificazione Integrata della Sicurezza Alimentare – IPC). Inoltre, vogliamo ricordare che ai cancelli della famigerata “Gaza Humanitarian Foundation” sono state uccise più persone del 7 ottobre. Di quali canali stiamo parlando?     Redazione Italia
Global Sumud Flotilla smentisce la presenza di barche non autorizzate
In merito alle recenti dichiarazioni di Claudio Locatelli sulla sua presunta partecipazione alla missione Global Sumud Flotilla con un cosiddetto “vascello stampa”, la delegazione italiana del Global Movement to Gaza smentisce categoricamente l’aggregazione alla missione di barche non precedentemente autorizzate. “La barca “press” di Claudio Locatelli non è mai stata […] L'articolo Global Sumud Flotilla smentisce la presenza di barche non autorizzate su Contropiano.
Global Sumud Flotilla: 80 tonnellate di aiuti raccolti a Genova. Tre giorni di iniziative al porto di Barcellona
La raccolta di beni essenziali per la Global Sumud Flotilla lanciata dal CALP di Genova e da Music For Peace ha raggiunto e superato l’obiettivo preposto delle 40 tonnellate, arrivando a raccogliere 80 tonnellate di materiali. Sabato 30 agosto, alla vigilia della partenza della flotta, le organizzazioni rilanciano due appuntamenti: alle 12:00 palco aperto con interventi nazionali e internazionali presso la sede di Music For Peace; alle 21:00 fiaccolata da Music For Peace fino alle navi in banchina. Questo pomeriggio inizieranno anche tre giorni di iniziative al porto di Barcellona. Un migliaio di persone si erano riunite mercoledì sera a Barcellona in una manifestazione a sostegno del popolo palestinese, che ha fatto da cornice all’annuncio della partenza della Global Sumud Flotilla, prevista per il 31 agosto alle 14 dal porto catalano. “Decine di imbarcazioni sono pronte a partire” per la missione che aspira a essere la più grande di sempre, e prevede la partecipazione di 44 Paesi e migliaia di volontari, ha assicurato il portavoce della Global Sumud Flotilla, Saïf Abukeshek, in Plaza San Juame, durante la mobilitazione convocata per condannare l’assassinio dei giornalisti sulla Striscia e “il genocidio” in corso a Gaza. La missione, che vedrà decine di imbarcazioni salpare da vari porti nel Mediterraneo, tra cui quelli di Barcellona e Genova e altri dalla Sicilia e Tunisia, punta a rompere l’assedio navale a Gaza e a trasportare aiuti umanitari. “Oltre 35.000 persone” hanno chiesto di salire a bordo e di far parte dell’iniziativa”, ha segnalato Saïf Abukeshek. “Annunciamo non solo la missione, ma la costruzione di un movimento globale di solidarietà che lavora con tutti i popoli oppressi” per difendere i diritti umani, ha aggiunto, ripreso dall’agenzia Efe. “Non possiamo accettare, come società civile, il transito di armi nei nostri porti”, dirette a Israele, ha reclamato il portavoce. I manifestanti hanno anche ricordato i giornalisti uccisi nella Striscia di Gaza, chiedendo che i responsabili siano perseguiti. Tra gli attivisti e i difensori dei diritti umani che sostengono l’iniziativa figurano l’ex sindaca di Barcellona, Ada Colau e l’attivista climatica Greta Thunberg. L’appello degli organizzatori è rivolto anche ai governi e all’Unione Europea, affinché garantiscano la sicurezza della missione e impongano un embargo totale delle armi a Israele.     Redazione Italia
“Fiori dai cannoni”. Dalla riflessione all’azione: la parola si fa aiuto concreto per la Palestina
COME OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ SIAMO SENSIBILI ALLE INIZIATIVE CULTURALI CHE POSSANO ESSERE ADOTTATE IN AMBITO SCOLASTICO PER COSTRUIRE PERCORSI DI PACE, ACCOGLIENZA E SOLIDARIETÀ CON I POPOLI, SOPRATTUTTO CON IL MARTORIATO POPOLO PALESTINESE, CHE SUBISCE UN GENOCIDIO DA PARTE DELLO STATO SIONISTA D’ISRAELE. PER QUESTO MOTIVO ABBIAMO DECISO DI CONDIVIDERE L’APPELLO DELLA CASA EDITRICE ANOTHER COFFEE STORIES, CHE STA CERCANDO DI CONDURRE IN ITALIA ALCUNI STUDENTI E STUDENTESSE PALESTINESI. INOLTRE, INVITIAMO I COLLEGHI E LE COLLEGHE AD RACCONTARE A SCUOLA LE STORIE DEL POPOLO PALESTINESE ATTRAVERSO LE OPERE PUBBLICATE DALLA CASA EDITRICE. Fiori dai cannoni è un’iniziativa promossa dalla casa editrice Another Coffee Stories (ACS) col supporto dell’avvocatessa Nanna e una rete di attivisti. Il 5 agosto 2025 il progetto è stato presentato presso la Camera dei Deputati dall’On. Gilda Sportiello per promuovere l’attivazione diplomatica per visti con priorità di “emergenza educativa” e un’autorizzazione ufficiale che qualifichi l’operazione come missione umanitaria urgente. A Gaza non esistono più università, il diritto allo studio è negato e ogni essere umano è un bersaglio secondo una logica genocidaria e di pulizia etnica. Grazie alla collaborazione con le università italiane, è possibile concedere borse di studio a ragazzi e ragazze cui viene negata ogni istruzione e che rischiano la loro vita ogni giorno. Decine di studenti e studentesse sono stati ammessi da parte di università italiane ma sono attualmente bloccati a Gaza sotto un brutale assedio. Il governo italiano è quindi chiamato a concedere visti per motivi di studio e a preparare con un’urgenza una missione umanitaria sul campo per evacuare le persone in sicurezza. Rammentiamo che il diritto allo studio risulta normato dalla nostra Carta Costituzionale, che con gli Art. 33 e l’Art. 34 sancisce la intangibilità ed irrinunciabilità del diritto all’istruzione e che le istituzioni hanno il dovere di garantirlo; dalla “Carta dei diritti fondamentali” dell’UE, il cui art. 14 ribadisce che “Ogni persona ha diritto all’istruzione e all’accesso alla formazione professionale e continua”; dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani con l’art. 26 e che alla luce della nota situazione emergenziale al momento in atto a Gaza, la permanenza forzata nella Striscia non solo non consente ai suddetti studenti di usufruire del beneficio conseguito, ma li espone a rischio immediato e concreto per la vita e l’incolumità personale, in violazione del diritto internazionale umanitario. E ancora, considerato che ai sensi dell’art. 25 del Regolamento (CE) 810/2009, il Governo ha la possibilità di rilasciare visti umanitari in deroga alle condizioni ordinarie; la IV Convenzione di Ginevra del 1949 (art. 24) impone protezione speciale per studenti e civili in contesto di conflitto armato; la Direttiva 2001/55/CE consente misure straordinarie di protezione in favore di persone provenienti da zone di guerra. Pertanto, chiediamo che il Governo italiano: 1. provveda all’immediata attivazione di un trasporto sicuro e protetto per l’evacuazione dalla Striscia di Gaza degli studenti vincitori di borse di studio presso le università italiane; 2. emetta autorizzazione ufficiale qualificando l’operazione come missione umanitaria a fini educativi; 3. provveda, tramite il Ministero degli Esteri e l’Ambasciata, al rilascio prioritario dei visti di emergenza educativa, come già indicato nella ordinanza del Tar Lazio del 5.6.2025 (N.05482/2025 REG.RIC.); 4. garantisca il coordinamento operativo con i Rettori degli Atenei coinvolti, al fine di consentire l’ingresso in Italia entro l’inizio del semestre accademico 2025–2026 e più nello specifico entro il 15 settembre 2025. Il 18 agosto 2025 è stata inviata formalmente una pec di diffida da attuare entro il 15 settembre 2025. La stessa istanza è stata inoltrata dalle singole università italiane coinvolte. Se non si intraprenderanno azioni concrete entro quella data, si adirà ai gradi più alti di giurisdizione. Fra i beneficiari ci sono Asem Al Jerjawi (corrispondente di Al-Jazeera e autore per ACS del libro Il silenzio è resa: Storie di sopravvivenza, vita e morte a Gaza) and Naim Abu Saif (corrispondente per Filastiniyat e autore per ACS di L’ultimo respiro di Gaza). Qui il manifesto dell’iniziativa. Sulla homepage di Fiori dai cannoni è disponibile anche il video completo della conferenza stampa. Per ulteriori info e contatti stampa, si prega di scrivere a anothercoffeestories.bookshop@gmail.com. QUI ALCUNI TESTI DELLA COLLANA VOCI DALLA PALESTINA DI ANOTHER COFFEE STORIES CHE CONSIGLIAMO DI ADOTTARE NELLE SCUOLE COME NARRATIVA PER SOSTENERE IL POPOLO PALESTINESE. L’ULTIMO RESPIRO DI GAZA IL SILENZIO È RESA – STORIE DI SOPRAVVIVENZA, VITA E MORTE A GAZA DIARIO DI UN SOGNO INTERROTTO – LA VOCE DI MIRA, STUDENTESSA DI GAZA FREE PALESTINE
Vivere a Gaza sotto una tenda, aspettando la prossima bomba
Prosegue la nostra corrispondenza da Gaza con Nancy Hamad, la studentessa in economia arrivata alla soglia della laurea nel momento in cui è iniziato il genocidio. Nel dicembre del 2024 Nancy ha ricevuto simbolicamente una laurea honoris causa in economia dal collettivo di ricercatori, docenti e studenti RomaTre Etica. Quel giorno nella terza università della capitale si svolgeva, quasi a porte chiuse e presidiato da agenti della Digos e della celere, un conferimento senza meriti accademici né tanto meno umanitari alla costituzionalista, ex ufficiale dell’esercito israeliano, Daphne Barak Erez, artefice sul piano giurisprudenziale della recrudescenza del regime d’apartheid, fino alla “pietra tombale” di una qualsiasi possibilità di dialogo interreligioso e interetnico tra ebrei e “non ebrei”, come la legge fondamentale del 2018. Mi chiamo Nancy, vivo nella Striscia di Gaza e vi scrivo dal cuore della sofferenza che viviamo ogni giorno. La situazione qui è estremamente difficile e la carestia sta aumentando a un ritmo terrificante. Nonostante tutto ciò che sentiamo dai media riguardo agli aiuti alimentari in arrivo, questi non ci raggiungono mai. Gran parte degli aiuti viene rubata o distribuita in modo ingiusto e noi non vediamo mai nulla. I mercati sono quasi vuoti e, se qualche prodotto è disponibile, ha prezzi che non possiamo permetterci. Qualche giorno fa abbiamo trascorso tre giorni senza un solo alimento di base: niente riso, pane o pasta. Dopo molte sofferenze, siamo riusciti a comprare un po’ di farina e a fare il pane. È stato il nostro primo pasto vero dopo giorni. Vi scrivo oggi affinché possiate sentire la mia voce e quella di molte altre persone come me che hanno bisogno di un aiuto concreto, fornito direttamente alla popolazione, senza intermediari o interferenze. La situazione è insostenibile e ogni giorno è più difficile del precedente, soprattutto per i bambini, i malati e gli anziani. Spero che ci saranno azioni concrete, perché la fame è un nemico infido e le nostre vite sono ormai piene di attesa e dolore. Nella foto si può vedere il pane che finalmente siamo riusciti a fare: è la prima volta che lo mangiamo dopo una pausa di 5 giorni. Abbiamo comprato un chilo di farina a un prezzo molto alto, più di 30 dollari. Poi potete vedere le immagini che hanno fatto il giro del mondo: un aereo giordano che lancia aiuti dall’alto. A causa del vento questi finiscono nelle zone occupate dall’esercito e nessuno se la sente di raggiungerli a causa del pericolo che questo comporterebbe. Poi ci sono altre immagini che ho registrato per mostrare le nostre sofferenze quotidiane: dopo aver fatto la fila per l’acqua dalle 4 del mattino fino alle 4 del pomeriggio, abbiamo “vinto” e ottenuto un secchio e mezzo d’acqua. Si può poi vedere la tenda in cui viviamo le nostre sofferenze quotidiane e dove in ogni caso non ci sentiamo mai al sicuro. Stefano Bertoldi
Gaza, gli aiuti disumani
Immaginate con me, per favore, che tipo di aiuti umanitari possano essere quei camion carichi di un po’ di cibo, se il segnale per il loro ingresso è costituito da proiettili e colpi di arma da fuoco. Per chi non lo sapesse, prima che i camion entrino a Gaza, l’esercito israeliano lancia un vasto attacco contro coloro che attendono questi aiuti, sostenendo di volerli disperdere e allontanare dal confine per permettere ai camion di passare. Forse questa affermazione è persino vera, perché gli affamati si trovano a pochi metri dalle unità dell’esercito per la disperazione e la fame. Ma che tipo di “umanità” è mai questa, se il modo per disperdere le persone è ucciderle e sparare su di loro con proiettili e bombardamenti indiscriminati? Il fatto più tragico è che uno dei “segnali” che conferma l’arrivo dei camion è il numero dei morti e dei feriti. Ogni volta che vengono estratti dei corpi da lì, la popolazione capisce che i camion stanno per entrare, perché l’esercito ha “ripulito” l’area dagli affamati che si avvicinano alla zona di uscita dei mezzi. Un’altra tragedia è che l’arrivo di questi camion, dopo aver lasciato dietro di sé molte vittime, provoca caos, violenza e disordini che spesso causano nuove vittime, imponendo la “legge della giungla”: qui il più forte riesce a spingere via il più debole dal camion, ferendolo o addirittura uccidendolo, e così “merita” il cibo grazie alla sua forza e alla capacità di sopraffare gli altri. Dov’è l’umanità in tutto ciò? La terza tragedia, la più grave, è che la maggior parte delle famiglie senza uomini o giovani non riesce a ottenere alcun cibo. Molti anziani e madri che hanno perso i loro mariti non hanno alcuna possibilità di procurarsi del cibo tra spinte e scalate ai camion. Che tipo di “umanità” è mai quella che impedisce a orfani, vedove e anziani — le categorie che più hanno bisogno di aiuti umanitari — di ricevere del cibo? Per quanto riguarda il cosiddetto lancio di aiuti dal cielo, promosso da alcuni Paesi arabi ed europei, è più un’“umiliazione dall’alto” che un aiuto aereo. Non so come possa un pilota aprire i portelloni del suo aereo per lanciare tonnellate di cibo su una città fatta per il 70% di tende, e cosa provi mentre vede bambini e affamati correre sotto l’aereo, implorando con i gesti perché vogliono mangiare, sapendo che, appena i container toccano terra, o distruggeranno una tenda o feriranno e uccideranno molte persone che lottano tra loro per quel cibo. Vi racconto la mia esperienza con i lanci aerei: l’anno scorso, durante la prima carestia, cadde un paracadute carico di aiuti nella mia zona. Mi trovavo vicino e appena la cassa toccò terra fui il primo ad afferrarne un lato. Prima ancora di aprirla, ricevetti un colpo alla testa e una coltellata alla schiena che mi fece indietreggiare. Cercai di riprendermi e vidi un gran numero di persone colpirsi con coltelli e bastoni per impossessarsi di quel cibo. Spero che la mia esperienza con i paracadute vi faccia capire la tragedia che stiamo affrontando. L’unica soluzione per fermare la carestia a Gaza e salvare la sua gente è un cessate il fuoco e consentire agli enti preposti alla sicurezza di proteggere gli aiuti e consegnarli ad organizzazioni internazionali come l’UNRWA e il World Food Programme, in modo che vengano distribuiti con dignità. Qualsiasi altro tipo di aiuto non è umanitario, ma soltanto una trappola mortale. #Alaa_Ahmed https://www.instagram.com/alaa_ahmed_829?igsh=MXh3cm91MWF2cHA1aQ==   Redazione Italia