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Global Sumud Flotilla: “Di quali canali parla la Commissione Europea per mettere fine alla fame a Gaza?”
La presa di posizione della Commissione Europea riguardo alla nostra missione non ci sorprende. Ci spiace che un’istituzione che dovrebbe rappresentare tutti noi europei non faccia altro che ripetere i talking point di sempre, senza riuscire ad andare oltre il perimetro politico dell’inconsistenza. Quello che ci sorprende è l’insistenza su questi ‘altri canali’, a cui ha fatto riferimento anche la nostra premier. La portavoce della Commissione Europea Eva Hrnicirova ha dichiarato che stanno cercando di aumentare il numero di camion che entrano a Gaza, ma dovrebbe essere a conoscenza del fatto che se prima del 7 ottobre ogni giorno entravano a Gaza 500 camion di aiuti (circa 15 mila al mese), da inizio anno ad oggi ne sono entrati circa 1.400 in totale, nessun camion tra marzo e maggio, da quando Israele ha impunemente violato il cessate il fuoco. Gli ultimi dati del World Food Programme parlano di 470.000 persone in condizione di carestia (fame catastrofica – Fase 5 della Classificazione Integrata della Sicurezza Alimentare – IPC). Inoltre, vogliamo ricordare che ai cancelli della famigerata “Gaza Humanitarian Foundation” sono state uccise più persone del 7 ottobre. Di quali canali stiamo parlando?     Redazione Italia
Global Sumud Flotilla smentisce la presenza di barche non autorizzate
In merito alle recenti dichiarazioni di Claudio Locatelli sulla sua presunta partecipazione alla missione Global Sumud Flotilla con un cosiddetto “vascello stampa”, la delegazione italiana del Global Movement to Gaza smentisce categoricamente l’aggregazione alla missione di barche non precedentemente autorizzate. “La barca “press” di Claudio Locatelli non è mai stata […] L'articolo Global Sumud Flotilla smentisce la presenza di barche non autorizzate su Contropiano.
Global Sumud Flotilla: 80 tonnellate di aiuti raccolti a Genova. Tre giorni di iniziative al porto di Barcellona
La raccolta di beni essenziali per la Global Sumud Flotilla lanciata dal CALP di Genova e da Music For Peace ha raggiunto e superato l’obiettivo preposto delle 40 tonnellate, arrivando a raccogliere 80 tonnellate di materiali. Sabato 30 agosto, alla vigilia della partenza della flotta, le organizzazioni rilanciano due appuntamenti: alle 12:00 palco aperto con interventi nazionali e internazionali presso la sede di Music For Peace; alle 21:00 fiaccolata da Music For Peace fino alle navi in banchina. Questo pomeriggio inizieranno anche tre giorni di iniziative al porto di Barcellona. Un migliaio di persone si erano riunite mercoledì sera a Barcellona in una manifestazione a sostegno del popolo palestinese, che ha fatto da cornice all’annuncio della partenza della Global Sumud Flotilla, prevista per il 31 agosto alle 14 dal porto catalano. “Decine di imbarcazioni sono pronte a partire” per la missione che aspira a essere la più grande di sempre, e prevede la partecipazione di 44 Paesi e migliaia di volontari, ha assicurato il portavoce della Global Sumud Flotilla, Saïf Abukeshek, in Plaza San Juame, durante la mobilitazione convocata per condannare l’assassinio dei giornalisti sulla Striscia e “il genocidio” in corso a Gaza. La missione, che vedrà decine di imbarcazioni salpare da vari porti nel Mediterraneo, tra cui quelli di Barcellona e Genova e altri dalla Sicilia e Tunisia, punta a rompere l’assedio navale a Gaza e a trasportare aiuti umanitari. “Oltre 35.000 persone” hanno chiesto di salire a bordo e di far parte dell’iniziativa”, ha segnalato Saïf Abukeshek. “Annunciamo non solo la missione, ma la costruzione di un movimento globale di solidarietà che lavora con tutti i popoli oppressi” per difendere i diritti umani, ha aggiunto, ripreso dall’agenzia Efe. “Non possiamo accettare, come società civile, il transito di armi nei nostri porti”, dirette a Israele, ha reclamato il portavoce. I manifestanti hanno anche ricordato i giornalisti uccisi nella Striscia di Gaza, chiedendo che i responsabili siano perseguiti. Tra gli attivisti e i difensori dei diritti umani che sostengono l’iniziativa figurano l’ex sindaca di Barcellona, Ada Colau e l’attivista climatica Greta Thunberg. L’appello degli organizzatori è rivolto anche ai governi e all’Unione Europea, affinché garantiscano la sicurezza della missione e impongano un embargo totale delle armi a Israele.     Redazione Italia
“Fiori dai cannoni”. Dalla riflessione all’azione: la parola si fa aiuto concreto per la Palestina
COME OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ SIAMO SENSIBILI ALLE INIZIATIVE CULTURALI CHE POSSANO ESSERE ADOTTATE IN AMBITO SCOLASTICO PER COSTRUIRE PERCORSI DI PACE, ACCOGLIENZA E SOLIDARIETÀ CON I POPOLI, SOPRATTUTTO CON IL MARTORIATO POPOLO PALESTINESE, CHE SUBISCE UN GENOCIDIO DA PARTE DELLO STATO SIONISTA D’ISRAELE. PER QUESTO MOTIVO ABBIAMO DECISO DI CONDIVIDERE L’APPELLO DELLA CASA EDITRICE ANOTHER COFFEE STORIES, CHE STA CERCANDO DI CONDURRE IN ITALIA ALCUNI STUDENTI E STUDENTESSE PALESTINESI. INOLTRE, INVITIAMO I COLLEGHI E LE COLLEGHE AD RACCONTARE A SCUOLA LE STORIE DEL POPOLO PALESTINESE ATTRAVERSO LE OPERE PUBBLICATE DALLA CASA EDITRICE. Fiori dai cannoni è un’iniziativa promossa dalla casa editrice Another Coffee Stories (ACS) col supporto dell’avvocatessa Nanna e una rete di attivisti. Il 5 agosto 2025 il progetto è stato presentato presso la Camera dei Deputati dall’On. Gilda Sportiello per promuovere l’attivazione diplomatica per visti con priorità di “emergenza educativa” e un’autorizzazione ufficiale che qualifichi l’operazione come missione umanitaria urgente. A Gaza non esistono più università, il diritto allo studio è negato e ogni essere umano è un bersaglio secondo una logica genocidaria e di pulizia etnica. Grazie alla collaborazione con le università italiane, è possibile concedere borse di studio a ragazzi e ragazze cui viene negata ogni istruzione e che rischiano la loro vita ogni giorno. Decine di studenti e studentesse sono stati ammessi da parte di università italiane ma sono attualmente bloccati a Gaza sotto un brutale assedio. Il governo italiano è quindi chiamato a concedere visti per motivi di studio e a preparare con un’urgenza una missione umanitaria sul campo per evacuare le persone in sicurezza. Rammentiamo che il diritto allo studio risulta normato dalla nostra Carta Costituzionale, che con gli Art. 33 e l’Art. 34 sancisce la intangibilità ed irrinunciabilità del diritto all’istruzione e che le istituzioni hanno il dovere di garantirlo; dalla “Carta dei diritti fondamentali” dell’UE, il cui art. 14 ribadisce che “Ogni persona ha diritto all’istruzione e all’accesso alla formazione professionale e continua”; dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani con l’art. 26 e che alla luce della nota situazione emergenziale al momento in atto a Gaza, la permanenza forzata nella Striscia non solo non consente ai suddetti studenti di usufruire del beneficio conseguito, ma li espone a rischio immediato e concreto per la vita e l’incolumità personale, in violazione del diritto internazionale umanitario. E ancora, considerato che ai sensi dell’art. 25 del Regolamento (CE) 810/2009, il Governo ha la possibilità di rilasciare visti umanitari in deroga alle condizioni ordinarie; la IV Convenzione di Ginevra del 1949 (art. 24) impone protezione speciale per studenti e civili in contesto di conflitto armato; la Direttiva 2001/55/CE consente misure straordinarie di protezione in favore di persone provenienti da zone di guerra. Pertanto, chiediamo che il Governo italiano: 1. provveda all’immediata attivazione di un trasporto sicuro e protetto per l’evacuazione dalla Striscia di Gaza degli studenti vincitori di borse di studio presso le università italiane; 2. emetta autorizzazione ufficiale qualificando l’operazione come missione umanitaria a fini educativi; 3. provveda, tramite il Ministero degli Esteri e l’Ambasciata, al rilascio prioritario dei visti di emergenza educativa, come già indicato nella ordinanza del Tar Lazio del 5.6.2025 (N.05482/2025 REG.RIC.); 4. garantisca il coordinamento operativo con i Rettori degli Atenei coinvolti, al fine di consentire l’ingresso in Italia entro l’inizio del semestre accademico 2025–2026 e più nello specifico entro il 15 settembre 2025. Il 18 agosto 2025 è stata inviata formalmente una pec di diffida da attuare entro il 15 settembre 2025. La stessa istanza è stata inoltrata dalle singole università italiane coinvolte. Se non si intraprenderanno azioni concrete entro quella data, si adirà ai gradi più alti di giurisdizione. Fra i beneficiari ci sono Asem Al Jerjawi (corrispondente di Al-Jazeera e autore per ACS del libro Il silenzio è resa: Storie di sopravvivenza, vita e morte a Gaza) and Naim Abu Saif (corrispondente per Filastiniyat e autore per ACS di L’ultimo respiro di Gaza). Qui il manifesto dell’iniziativa. Sulla homepage di Fiori dai cannoni è disponibile anche il video completo della conferenza stampa. Per ulteriori info e contatti stampa, si prega di scrivere a anothercoffeestories.bookshop@gmail.com. QUI ALCUNI TESTI DELLA COLLANA VOCI DALLA PALESTINA DI ANOTHER COFFEE STORIES CHE CONSIGLIAMO DI ADOTTARE NELLE SCUOLE COME NARRATIVA PER SOSTENERE IL POPOLO PALESTINESE. L’ULTIMO RESPIRO DI GAZA IL SILENZIO È RESA – STORIE DI SOPRAVVIVENZA, VITA E MORTE A GAZA DIARIO DI UN SOGNO INTERROTTO – LA VOCE DI MIRA, STUDENTESSA DI GAZA FREE PALESTINE
Vivere a Gaza sotto una tenda, aspettando la prossima bomba
Prosegue la nostra corrispondenza da Gaza con Nancy Hamad, la studentessa in economia arrivata alla soglia della laurea nel momento in cui è iniziato il genocidio. Nel dicembre del 2024 Nancy ha ricevuto simbolicamente una laurea honoris causa in economia dal collettivo di ricercatori, docenti e studenti RomaTre Etica. Quel giorno nella terza università della capitale si svolgeva, quasi a porte chiuse e presidiato da agenti della Digos e della celere, un conferimento senza meriti accademici né tanto meno umanitari alla costituzionalista, ex ufficiale dell’esercito israeliano, Daphne Barak Erez, artefice sul piano giurisprudenziale della recrudescenza del regime d’apartheid, fino alla “pietra tombale” di una qualsiasi possibilità di dialogo interreligioso e interetnico tra ebrei e “non ebrei”, come la legge fondamentale del 2018. Mi chiamo Nancy, vivo nella Striscia di Gaza e vi scrivo dal cuore della sofferenza che viviamo ogni giorno. La situazione qui è estremamente difficile e la carestia sta aumentando a un ritmo terrificante. Nonostante tutto ciò che sentiamo dai media riguardo agli aiuti alimentari in arrivo, questi non ci raggiungono mai. Gran parte degli aiuti viene rubata o distribuita in modo ingiusto e noi non vediamo mai nulla. I mercati sono quasi vuoti e, se qualche prodotto è disponibile, ha prezzi che non possiamo permetterci. Qualche giorno fa abbiamo trascorso tre giorni senza un solo alimento di base: niente riso, pane o pasta. Dopo molte sofferenze, siamo riusciti a comprare un po’ di farina e a fare il pane. È stato il nostro primo pasto vero dopo giorni. Vi scrivo oggi affinché possiate sentire la mia voce e quella di molte altre persone come me che hanno bisogno di un aiuto concreto, fornito direttamente alla popolazione, senza intermediari o interferenze. La situazione è insostenibile e ogni giorno è più difficile del precedente, soprattutto per i bambini, i malati e gli anziani. Spero che ci saranno azioni concrete, perché la fame è un nemico infido e le nostre vite sono ormai piene di attesa e dolore. Nella foto si può vedere il pane che finalmente siamo riusciti a fare: è la prima volta che lo mangiamo dopo una pausa di 5 giorni. Abbiamo comprato un chilo di farina a un prezzo molto alto, più di 30 dollari. Poi potete vedere le immagini che hanno fatto il giro del mondo: un aereo giordano che lancia aiuti dall’alto. A causa del vento questi finiscono nelle zone occupate dall’esercito e nessuno se la sente di raggiungerli a causa del pericolo che questo comporterebbe. Poi ci sono altre immagini che ho registrato per mostrare le nostre sofferenze quotidiane: dopo aver fatto la fila per l’acqua dalle 4 del mattino fino alle 4 del pomeriggio, abbiamo “vinto” e ottenuto un secchio e mezzo d’acqua. Si può poi vedere la tenda in cui viviamo le nostre sofferenze quotidiane e dove in ogni caso non ci sentiamo mai al sicuro. Stefano Bertoldi
Gaza, gli aiuti disumani
Immaginate con me, per favore, che tipo di aiuti umanitari possano essere quei camion carichi di un po’ di cibo, se il segnale per il loro ingresso è costituito da proiettili e colpi di arma da fuoco. Per chi non lo sapesse, prima che i camion entrino a Gaza, l’esercito israeliano lancia un vasto attacco contro coloro che attendono questi aiuti, sostenendo di volerli disperdere e allontanare dal confine per permettere ai camion di passare. Forse questa affermazione è persino vera, perché gli affamati si trovano a pochi metri dalle unità dell’esercito per la disperazione e la fame. Ma che tipo di “umanità” è mai questa, se il modo per disperdere le persone è ucciderle e sparare su di loro con proiettili e bombardamenti indiscriminati? Il fatto più tragico è che uno dei “segnali” che conferma l’arrivo dei camion è il numero dei morti e dei feriti. Ogni volta che vengono estratti dei corpi da lì, la popolazione capisce che i camion stanno per entrare, perché l’esercito ha “ripulito” l’area dagli affamati che si avvicinano alla zona di uscita dei mezzi. Un’altra tragedia è che l’arrivo di questi camion, dopo aver lasciato dietro di sé molte vittime, provoca caos, violenza e disordini che spesso causano nuove vittime, imponendo la “legge della giungla”: qui il più forte riesce a spingere via il più debole dal camion, ferendolo o addirittura uccidendolo, e così “merita” il cibo grazie alla sua forza e alla capacità di sopraffare gli altri. Dov’è l’umanità in tutto ciò? La terza tragedia, la più grave, è che la maggior parte delle famiglie senza uomini o giovani non riesce a ottenere alcun cibo. Molti anziani e madri che hanno perso i loro mariti non hanno alcuna possibilità di procurarsi del cibo tra spinte e scalate ai camion. Che tipo di “umanità” è mai quella che impedisce a orfani, vedove e anziani — le categorie che più hanno bisogno di aiuti umanitari — di ricevere del cibo? Per quanto riguarda il cosiddetto lancio di aiuti dal cielo, promosso da alcuni Paesi arabi ed europei, è più un’“umiliazione dall’alto” che un aiuto aereo. Non so come possa un pilota aprire i portelloni del suo aereo per lanciare tonnellate di cibo su una città fatta per il 70% di tende, e cosa provi mentre vede bambini e affamati correre sotto l’aereo, implorando con i gesti perché vogliono mangiare, sapendo che, appena i container toccano terra, o distruggeranno una tenda o feriranno e uccideranno molte persone che lottano tra loro per quel cibo. Vi racconto la mia esperienza con i lanci aerei: l’anno scorso, durante la prima carestia, cadde un paracadute carico di aiuti nella mia zona. Mi trovavo vicino e appena la cassa toccò terra fui il primo ad afferrarne un lato. Prima ancora di aprirla, ricevetti un colpo alla testa e una coltellata alla schiena che mi fece indietreggiare. Cercai di riprendermi e vidi un gran numero di persone colpirsi con coltelli e bastoni per impossessarsi di quel cibo. Spero che la mia esperienza con i paracadute vi faccia capire la tragedia che stiamo affrontando. L’unica soluzione per fermare la carestia a Gaza e salvare la sua gente è un cessate il fuoco e consentire agli enti preposti alla sicurezza di proteggere gli aiuti e consegnarli ad organizzazioni internazionali come l’UNRWA e il World Food Programme, in modo che vengano distribuiti con dignità. Qualsiasi altro tipo di aiuto non è umanitario, ma soltanto una trappola mortale. #Alaa_Ahmed https://www.instagram.com/alaa_ahmed_829?igsh=MXh3cm91MWF2cHA1aQ==   Redazione Italia
FREEDOM FLOTILLA: ATTERRATO A FIUMICINO ANTONIO MAZZEO, “DEPORTATO DA ISRAELE”
Antonio Mazzeo – uno due attivisti italiani sequestrati dall’Idf sulla nave Handala della Freedom Flotilla Coalition – è atterrato intorno alle 12 all’aeroporto di Fiumicino. Il nostro collaboratore da Roma Stefano Bertoldi ha raccolto le sue prime parole appena atterrato. Ascolta o scarica Sabato sera a mezzanotte l’esercito israeliano aveva assaltato e sequestrato la nave della Freedom Flottilla e arrestato tutti i membri dell’equipaggio, che nel frattempo erano entrati in sciopero della fame “contro l’assedio israeliano alla Striscia di Gaza”. Tra gli attivisti e le attiviste rapiti illegalmente da Israele in acque internazionali c’erano appunto due cittadini italiani: Antonio Mazzeo e Antonio La Piccirella, di cui non si conoscono ancora i dettagli del rimpatrio, o meglio, della “deportazione”, come sottolinea ai nostri microfoni Michele Borgia del team comunicazione della Freedom Flotilla Coalition, intervistato pochi minuti prima dell’arrivo di Mazzeo a Fiumicino. Gli avvocati del team legale Handala hanno incontrato gli attivisti detenuti presso il porto di Ashdodr nella vicina stazione di polizia israeliana. Secondo le loro dichiarazioni, tutti si trovano in condizioni relativamente buone. Le autorità israeliane stanno gestendo la loro custodia come se avessero fatto ingresso illegale nel Paese, insomma li hanno accusati di immigrazione clandestina, nonostante siano stati rapiti, prelevati con la forza da acque internazionali e condotti in Israele contro la loro volontà. A ciascun attivista sono state presentate due opzioni: accettare la cosiddetta “deportazione volontaria” – come ha fatto Mazzeo – oppure rimanere in detenzione e comparire davanti a un tribunale per la revisione della detenzione, in vista comunque della deportazione entro le 72 ore. L’obiettivo della missione della Handala era quello di raggiungere Gaza, rompere l’assedio illegale israeliano e portare aiuti alla popolazione palestinese. L’aggiornamento con Michele Borgia del team comunicazione della Freedom Flotilla Coalition. Ascolta o scarica Nel frattempo l’agenzia di stampa palestinese Wafa riporta che 13 palestinesi sono stati uccisi e più di 30 sono rimasti feriti oggi a causa dei continui bombardamenti israeliani su varie zone della Striscia di Gaza. Cinque palestinesi sono rimasti uccisi in seguito al bombardamento di un appartamento nella zona di Al-Mawasi, a ovest di Khan Yunis, si legge sul suto dell’agenzia. Altri cinque sono stati uccisi e più di 30 sono rimasti feriti a causa del bombardamento di una casa di tre piani nel quartiere giapponese a ovest di Khan Yunis. Altri tre palestinesi sono morti e diversi altri sono rimasti feriti quando le forze israeliane hanno bombardato un’abitazione nel campo profughi di Maghazi, nella Striscia di Gaza centrale. Un massacro a cui si aggiungono le 100 persone uccise ieri mentre cercavano aiuti a Gaza. Il resocondo di Farid Adly di Anbamed. Ascolta o scarica Ieri è stata una giornata di cosiddetta “tregua umanitaria” a Gaza per l’arrivo di aiuti dal cielo e da terra, celebrata da tutti i TG del mondo: apice del TG1 che ha parlato di tonnellate di cibo ferme al confine perche’ nessuna organizzazione umanitaria si prende l’incarico di distribuirle. Un neonato della Striscia di Gaza, Muhammad Ibrahim Adas, è morto a causa della malnutrizione e della carenza di latte artificiale, secondo quanto riferito da una fonte dell’ospedale Al-Shifa di Gaza City ai giornalisti di Al Jazeera Arabic. Ieri sei persone sono decedute per fame nelle ultime 24 ore, di cui due bambini, altri 24 sono morti per gli attacchi nelle zone designate alla distribuzione di aiuti. A fronte di tutto ciò, manifestazioni ieri sera in tutta Italia: al grido di “facciamo rumore per Gaza”, con battiture e cacerolazi, centinaia in Piazza anche a Brescia in Largo Formentone. Ci ha raccontato la piazza bresciana Gloria Baraldi di RestiamoUmani Brescia Ascolta o scarica
I bambini di Gaza sono i nostri figli!
Il 27 luglio 2025, in acque internazionali, l’esercito israeliano ha assaltato la nave Handala, battente bandiera tedesca e parte della Freedom Flotilla, diretta verso Gaza con aiuti umanitari. Ventuno civili disarmati sono stati sequestrati e deportati con la forza in Israele. Nessun carico di armi, nessun atto ostile. Solo un tentativo – pacifico e dichiarato – di portare medicine, beni essenziali, solidarietà a una popolazione stremata da mesi di bombardamenti, assedi e totale isolamento. L’Europa ha reagito? I governi occidentali hanno protestato? I parlamentari italiani hanno detto una parola? No. Silenzio. Imbarazzo. Complicità. E se su quella nave ci fossero stati gli aiuti per i figli dei nostri parlamentari? Se quei pacchi fossero stati destinati ai bambini di Montecitorio, alle figlie dei nostri senatori, ai nipoti di chi oggi siede nei banchi delle commissioni Esteri e Difesa? Se a Gaza si trovassero i loro cari, costretti a bere acqua contaminata, a curarsi senza anestesia, a dormire sotto le tende tra le macerie? Sarebbero ancora così cauti, così muti, così attenti a “non sbilanciarsi”? Il sequestro della Handala è un atto di pirateria di Stato, un’aggressione militare contro civili pacifisti, contro il diritto internazionale, contro la stessa idea di umanità. Eppure, il crimine si consuma nell’indifferenza. I bambini di Gaza sono i nostri figli. Non è uno slogan buonista. È una chiamata alla responsabilità. Perché se continuiamo a dividere il mondo in “figli nostri” e “figli degli altri”, in vite che contano e vite sacrificabili, allora non abbiamo imparato nulla dalla Storia. Allora siamo ancora immersi in una logica coloniale, razzista, disumana. Chi oggi tace davanti a questo atto di violenza contro civili, è complice. Chi legittima il blocco totale della Striscia di Gaza, è responsabile. Chi rimuove il volto dei bambini palestinesi dai telegiornali e dalle coscienze, è colpevole. Per questo oggi lanciamo un appello, chiaro, netto, non negoziabile: I BAMBINI DI GAZA SONO I NOSTRI FIGLI! Lo sono per chi crede nel diritto, nella giustizia, nella dignità umana. Lo sono per chi non accetta che la punizione collettiva diventi normalità. Lo sono per chi ha il coraggio di guardare oltre le bandiere, oltre gli schieramenti, oltre la paura di esporsi. La nave Handala non è stata fermata solo da soldati. È stata tradita anche dal nostro silenzio. Siamo ancora in tempo per cambiare rotta. Perché un giorno, quei bambini – se sopravvivranno – ci chiederanno: dov’eravate mentre ci bombardavano, ci affamavano, ci cancellavano? Che cosa risponderemo? Patrizia Carteri
La Freedom Flotilla salpa di nuovo: la Handala diretta a Gaza
Il 13 luglio la Freedom Flotilla Coalition è salpata da Siracusa con Handala, una nave della società civile diretta a Gaza per sfidare il blocco letale e illegale imposto da Israele. L’imbarcazione ha a bordo aiuti umanitari salvavita e  porta un messaggio di solidarietà da parte di persone di tutto […] L'articolo La Freedom Flotilla salpa di nuovo: la Handala diretta a Gaza su Contropiano.
Che cos’è la droga che i palestinesi avrebbero trovato negli “aiuti” di Gaza Humanitarian Foundation??
di Agata Iacono  Cos’è la droga che l’autorità palestinese avrebbe trovato mescolata alla farina dei cosiddetti aiuti umanitari gestiti dai contractors,  (leggi mercenari), della Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), una fondazione sostenuta da Israele e USA? Usiamo il condizionale perché al momento non e’ possibile dire se si tratta di un classico esempio di falso positivo della propaganda israeliana. Sì tratterebbe di un oppioide, molto diffuso negli Stati Uniti come farmaco “estremo” per lenire il dolore laddove nessun altro antidolorifico riesce più a fare effetto, quindi destinato ai malati terminali. Ma la sua diffusione nel mercato nero dei narcotici percorre esattamente la stessa road map del fentanyl, il cosiddetto farmaco degli zombi, che continua sempre a mietere vittime sulle strade delle città statunitensi, ma che ha smesso improvvisamente di essere il casus belli di Trump contro la Cina. Come il fentanyl, infatti, l’ossicodone è  stato prima prescritto dalla sanità statunitense e quindi, avendo creato gravissima tossicodipendenza e fatto crescere  la domanda, è stato monopolizzato da bande criminali che lo vendono in nero a pochi dollari. Ha effetti devastanti su chi lo assume. È un oppiaceo molto più potente della morfina e dell’eroina, crea fortissima dipendenza e depressione, fiacca il fisico e il morale, nonostante i primi effetti siano analgesici e anche euforici, ma di brevissima durata. L’ossicodone (commercializzato anche in Italia, e in vari paesi del mondo, come OxyContinTM o  DepalgosTM e negli Stati Uniti come PercocetTM), non è prescrivibile se non a maggiori di 18 anni in gravissimo stato oncologico. E, invece, viene distribuito e mangiato da bambini palestinesi di bassissima età, che riescono a raccogliere un po’ di farina, se hanno  la fortuna di essere risparmiati casualmente dal tranello omicida di chi li fa mettere in fila affamati e assetati, allo stremo delle forze, per ucciderli tutti insieme risparmiando proiettili…. Se avete letto Marx ricorderete che una delle sue gravissime denunce, contro lo sfruttamento della rivoluzione industriale inglese, riguardò la distribuzione di oppio davanti alle fabbriche agli operai delle catene di montaggio. L’oppio non ti fa percepire la fame e agevola uno stato di intorpidimento che impedisce la ribellione. D’altronde la stessa strategia fu tentata in Cina dagli inglesi e, abbastanza recentemente, anche negli anni 80 per disinnescare il potenziale di protesta che aveva contraddistinto le lotte degli anni 60/70 anche in Italia. “Le autorità palestinesi di Gaza hanno dichiarato venerdì 27 giugno 2025 che pillole di droga sono state trovate all’interno di sacchi di farina spediti dagli Stati Uniti nell’enclave assediata da Israele. In una dichiarazione, l’ufficio stampa del governo di Gaza ha detto che l’ossicodone è stato trovato dai palestinesi all’interno di sacchi di farina che hanno ricevuto dai punti di distribuzione degli aiuti gestiti dagli Stati Uniti a Gaza. “È possibile che queste pillole siano state deliberatamente macinate o sciolte all’interno della farina stessa, il che costituisce un attacco diretto alla salute pubblica” L’ufficio stampa ha ritenuto Israele pienamente responsabile di questo “crimine efferato” volto a diffondere la dipendenza e a distruggere il tessuto sociale palestinese dall’interno.” “Questo fa parte del genocidio israeliano in corso contro i palestinesi”, ha detto, definendo l’uso della droga da parte di Israele un'”arma leggera in una guerra sporca contro i civili”. Fonte: Gaza authorities say drugs found inside US-dispatched flour bags https://www.aa.com.tr/en/middle-east/gaza-authorities-say-drugs-found-inside-us-dispatched-flour-bags/3615641 https://www.middleeasteye.net/news/opioid-pills-discovered-us-backed-food-aid-gaza-authorities-say L'Antidiplomatico