Appello rivolto a insegnanti e personale scolastico. Raccolta firme su Change.orgPUBBLICHIAMO L’APPELLO DI DOCENTI PER GAZA AFFINCHÉ SI POSSA FIRMARE UNA
PETIZIONE PER CHIEDERE IL CESSATE IL FUOCO A GAZA. COME OSSERVATORIO CONTRO LA
MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ SENTIAMO L’URGENZA STORICA DI
CONDIVIDERE QUESTA RICHIESTA E INVITIAMO A FIRMARE SU WWW.CHANGE.ORG.
Se lavori nella scuola, firma questa petizione per fermare la pulizia etnica in
Palestina e pretendere soluzioni concrete contro l’occupazione, il massacro e lo
scolasticidio.
Siamo un gruppo di docenti della scuola italiana, di ogni ordine e grado,
provenienti dalle più svariate parti del paese. Abbiamo scritto un appello alla
fine del novembre del 2023 per chiedere un immediato cessate il fuoco a Gaza, il
rispetto del diritto internazionale e azioni concrete da parte del governo a
sostegno dei bambini e delle bambine palestinesi.
L’appello era stato firmato da 4128 insegnanti. Ad oggi, dopo 600 giorni
dall’inizio dell’aggressione israeliana nella Striscia di Gaza e 60 mila morti,
di cui 18 mila bambini, il nostro governo non ha ancora compiuto alcuna azione
concreta per fermare il genocidio in corso. In questi giorni la narrazione
intorno al genocidio sta cambiando: dalla politica ai media, alcune parole
finora proibite sono entrate nel vocabolario, gli appelli si moltiplicano,
alcune autorità in Occidente stanno valutando soluzioni concrete per porre fine
al massacro in corso. Eppure, il nostro governo continua a voler chiudere gli
occhi di fronte allo scandalo a cui stiamo assistendo in diretta streaming da 20
mesi.
In qualità di insegnanti crediamo che il nostro lavoro non sia confinato alla
mera trasmissione del sapere, ma che si estenda alla formazione critica delle
nostre studentesse e dei nostri studenti, una formazione attraverso cui ciascuna
persona sia in grado di osservare la realtà circostante, riconoscerne le
dinamiche interne, assegnare loro il giusto nome e assumersi la responsabilità
di prendere posizione e agire. Inutile porre a baluardo le competenze chiave
europee se non si ha il coraggio e la coerenza di metterle in pratica come corpo
educante. Pertanto, non possiamo tollerare che il nostro paese continui a essere
complice del colonialismo, dell’apartheid, dell’occupazione militare e del
genocidio in corso contro il popolo palestinese.
Agli sgoccioli di quest’anno scolastico, il secondo dall’inizio del
massacro, invitiamo quindi tutte le colleghe e i colleghi, il personale
scolastico e le dirigenze a prendere posizione contro l’aggressione militare e
l’occupazione e a schierarsi a favore della libertà e dell’autodeterminazione
del popolo palestinese. Chiediamo a tutti gli insegnanti del paese di dedicare
del tempo, nelle ultime ore che ci separano dalla fine delle lezioni, per
rompere il muro del silenzio, la paura e il timore che impediscono di rendere il
colonialismo israeliano e la liberazione della Palestina oggetto delle nostre
lezioni.
Chiamiamo la storia che vediamo scandalosamente svolgersi sotto i nostri occhi
con il suo nome e mostriamo ai nostri studenti che quanto accadde tanto durante
l’età delle conquiste coloniali, quanto durante la seconda guerra mondiale – e
che la storia ha definito “genocidi” – sta accadendo di nuovo sotto i nostri
occhi, con la stessa efferatezza e con le medesime finalità. Affermate la
necessità di parlare di Palestina all’interno dei collegi e dei consigli,
costruite alleanze e progetti nelle vostre scuole per insegnare agli studenti
cosa è successo dalla Nakba ad oggi e perché è necessario denunciare i crimini
compiuti sulla pelle dei palestinesi. Spiegate il valore simbolico che questo
paese ha assunto per il mondo intero. Scriveteci, partecipate alle nostre
assemblee: dobbiamo essere uniti, nutrire insieme la consapevolezza delle nostre
responsabilità di docenti all’interno del periodo storico che stiamo vivendo,
essere da esempio per i nostri ragazzi, mostrare che il loro corpo docente non
accetta impassibile, ma si mobilita compatto contro l’impunità e lo
smantellamento del diritto internazionale.
Questa è deontologia professionale intrinseca.
Chiediamo, quindi, a tutto il corpo docente, dirigenti e personale scolastico di
unirsi e di firmare questo nostro appello rivolto a
Ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara
Ministro dell’interno Matteo Piantedosi
Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani
Ministro della difesa Guido Crosetto
Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni
per:
* denunciare esplicitamente il genocidio in corso, la pulizia etnica,
l’occupazione militare e il regime di apartheid e attuare misure concrete
come embargo e sanzioni contro Israele;
* fermare l’accordo di cooperazione militare tra Italia e Israele, il cui
rinnovo è previsto l’8 giugno;
* garantire l’ingresso e la dignitosa distribuzione degli aiuti umanitari in
tutta la Striscia e supportare concretamente la salvaguardia e la
ricostruzione del sistema scolastico sia a Gaza che in Cisgiordania;
* condurre alla definitiva rottura dei legami accademici tra le università
italiane e le università israeliane; coadiuvare la pubblicazione di bandi per
borse di studio realmente accessibili alle studentesse e agli studenti
palestinesi; aprire gemellaggi tra le scuole italiane e le scuole palestinesi
a Gaza e in Cisgiordania;
* intervenire sulle Indicazioni nazionali unicamente per aprire i programmi
scolastici alla storia globale, a prospettive decoloniali, allo sguardo
critico nei confronti della nostra storia e per dare voce alle fasce
marginalizzate, per dare spazio all’educazione al consenso, all’affettività,
alla partecipazione politica, alla cura della collettività e dell’ambiente,
al fine di scongiurare la violenza e l’indifferenza che rendono possibili la
deumanizzazione di un popolo e il suo genocidio;
* salvaguardare la libertà di insegnamento per i docenti che legittimamente
portano in classe il tema della Palestina, denunciano i crimini contro
l’umanità e il ripetersi di processi storici quali colonialismo, genocidio e
apartheid: non possiamo tollerare che il corpo docenti senta minacciata la
propria libertà d’insegnamento da un discorso pubblico ostile alla
liberazione palestinese, dalle censure e dagli interventi diretti contro
altri colleghi che si sono esposti sul tema;
* affermare, infine, in completa coerenza con i punti precedenti, una
perentoria opposizione al riarmo europeo e alla militarizzazione della
società e delle scuole: pretendiamo che il denaro pubblico sia investito
nella salute, nell’istruzione, nella tutela ambientale, nel lavoro sicuro,
nei diritti – e non nella guerra.
Docenti per Gaza