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Difendiamo i vigili del fuoco, hanno la Pace nel DNA. La difesa della vita umana non si condanna: petizione online
Durante la Grande manifestazione del 22 settembre 2025 a Roma , organizzata dalla USB (Unione Sindacale di Base) a favore della Pace e contro la guerra, un vigile del fuoco, un rappresentante sindacale della USB ha preso la parola per esprimere un pensiero che è alla base della Missione di ogni vigile del fuoco: tutelare la sicurezza e la vita umana! Il vigile ha detto espressamente : “Salviamo i bambini palestinesi; siamo ambasciatori di buona volontà dell’UNICEF e portiamo sul petto l’emblema dell’UNICEF e dobbiamo garantire a tutti i bambini la sicurezza e la Pace”. Cosa è successo dopo? A seguito di questa partecipazione e dichiarazione, il vigile del fuoco ha ricevuto un avviso di procedimento disciplinare: viene messo in “stato d’accusa” e quindi dovrà difendersi e rischia di prendere delle sanzioni disciplinari, che nei casi ritenuti più gravi, includono il licenziamento! QUI È POSSIBILE FIRMARE A SOSTEGNO Forse, schierarsi per la Pace e per il bene dell’umanità è diventato un reato? Portare l’uniforme del vigili del fuoco con orgoglio in una manifestazione così partecipata e così importante e che ha avuto visibilità mondiale, è un lustro ed un orgoglio per l’amministrazione, per il corpo nazionale dei vigili del fuoco, per lo Stato italiano, per il Popolo italiano, per la nostra Carta costituzionale, per i vigili del fuoco di tutto il mondo. Questi sono i veri EROI perché difendono il bene, la vita umana, le persone, i bambini, sempre, non solo quando sono chiamati a intervenire in presenza durante gli interventi di soccorso ma anche a distanza; perché i bambini sono uguali in ogni angolo del mondo. Cosa chiediamo? Vogliamo tutelare questo vigile del fuoco e tutti i vigili del fuoco che si schierano per la pace e contro la guerra; tutti i vigili del fuoco che hanno chiarissimo quale sia la loro missione. Questo vigile non dev’essere punito ma dev’essere premiato come se fosse un eroe, anche se lui stesso ha detto “non siamo supereroi, siamo lavoratori come tutti gli altri, solo che facciamo un lavoro particolare”. Unione Sindacale di Base
Una corsa contro il tempo per raggiungere le 50.000 firme e difendere un patrimonio unico
“È il momento di agire. Agosto sarà il mese delle Apuane.” Con queste parole, Eros Tetti, fondatore del movimento Salviamo le Apuane ed esponente di Allenza Verdi Sinistra, lancia un appello urgente a tutti i cittadini e le cittadine che hanno a cuore la bellezza e il futuro delle nostre montagne. > “Abbiamo superato le 34.000 firme per la petizione che chiede l’approvazione > del nuovo Piano del Parco delle Alpi Apuane. Ora dobbiamo arrivare a 50.000, e > porterò personalmente ogni firma in Consiglio Regionale. Questo piano è una > svolta: può finalmente chiudere le cave più impattanti e aprire la strada a un > nuovo modello di sviluppo per la montagna.” Un cambiamento atteso da anni. Il Piano del Parco rappresenta un punto di svolta nella lotta per fermare il degrado ambientale causato da un modello estrattivo che non genera più né lavoro né futuro. Alcune cave, oggi, sono solo ferite aperte nella roccia, mentre intorno le comunità si spopolano, le montagne invecchiano e i giovani scappano via. “Continuare a proporre il lavoro in cava – uno dei più usuranti che esistano – come unica prospettiva per queste terre è devastante, non solo per l’ambiente, ma anche per il tessuto sociale,” aggiunge Tetti. “Noi proponiamo da tempo un’alternativa concreta: turismo sostenibile, artigianato, agricoltura di qualità, energie rinnovabili. Un sistema capace di creare più lavoro, più salute, più dignità.” Un parco che funziona è un motore per l’economia: alberghi, ristoranti, rifugi, guide ambientali, piccoli produttori. “Con il Piano e con la strategia Toscana Diffusa, potremmo attrarre investimenti, rianimare i borghi e fermare la desertificazione delle aree interne. Questa è la nostra occasione.” L’appello è chiaro: FIRMA e FAI FIRMARE. Non servono supereroi, ma cittadini consapevoli. Ogni firma conta. Ogni condivisione fa la differenza. https://secure.avaaz.org/campaign/it/alpi_apuane_loc/ Redazione Toscana
Appello rivolto a insegnanti e personale scolastico. Raccolta firme su Change.org
PUBBLICHIAMO L’APPELLO DI DOCENTI PER GAZA AFFINCHÉ SI POSSA FIRMARE UNA PETIZIONE PER CHIEDERE IL CESSATE IL FUOCO A GAZA. COME OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ SENTIAMO L’URGENZA STORICA DI CONDIVIDERE QUESTA RICHIESTA E INVITIAMO A FIRMARE SU WWW.CHANGE.ORG. Se lavori nella scuola, firma questa petizione per fermare la pulizia etnica in Palestina e pretendere soluzioni concrete contro l’occupazione, il massacro e lo scolasticidio. Siamo un gruppo di docenti della scuola italiana, di ogni ordine e grado, provenienti dalle più svariate parti del paese. Abbiamo scritto un appello alla fine del novembre del 2023 per chiedere un immediato cessate il fuoco a Gaza, il rispetto del diritto internazionale e azioni concrete da parte del governo a sostegno dei bambini e delle bambine palestinesi. L’appello era stato firmato da 4128 insegnanti. Ad oggi, dopo 600 giorni dall’inizio dell’aggressione israeliana nella Striscia di Gaza e 60 mila morti, di cui 18 mila bambini, il nostro governo non ha ancora compiuto alcuna azione concreta per fermare il genocidio in corso. In questi giorni la narrazione intorno al genocidio sta cambiando: dalla politica ai media, alcune parole finora proibite sono entrate nel vocabolario, gli appelli si moltiplicano, alcune autorità in Occidente stanno valutando soluzioni concrete per porre fine al massacro in corso. Eppure, il nostro governo continua a voler chiudere gli occhi di fronte allo scandalo a cui stiamo assistendo in diretta streaming da 20 mesi. In qualità di insegnanti crediamo che il nostro lavoro non sia confinato alla mera trasmissione del sapere, ma che si estenda alla formazione critica delle nostre studentesse e dei nostri studenti, una formazione attraverso cui ciascuna persona sia in grado di osservare la realtà circostante, riconoscerne le dinamiche interne, assegnare loro il giusto nome e assumersi la responsabilità di prendere posizione e agire. Inutile porre a baluardo le competenze chiave europee se non si ha il coraggio e la coerenza di metterle in pratica come corpo educante. Pertanto, non possiamo tollerare che il nostro paese continui a essere complice del colonialismo, dell’apartheid, dell’occupazione militare e del genocidio in corso contro il popolo palestinese. Agli sgoccioli di quest’anno scolastico, il secondo dall’inizio del massacro, invitiamo quindi tutte le colleghe e i colleghi, il personale scolastico e le dirigenze a prendere posizione contro l’aggressione militare e l’occupazione e a schierarsi a favore della libertà e dell’autodeterminazione del popolo palestinese. Chiediamo a tutti gli insegnanti del paese di dedicare del tempo, nelle ultime ore che ci separano dalla fine delle lezioni, per rompere il muro del silenzio, la paura e il timore che impediscono di rendere il colonialismo israeliano e la liberazione della Palestina oggetto delle nostre lezioni. Chiamiamo la storia che vediamo scandalosamente svolgersi sotto i nostri occhi con il suo nome e mostriamo ai nostri studenti che quanto accadde tanto durante l’età delle conquiste coloniali, quanto durante la seconda guerra mondiale – e che la storia ha definito “genocidi” – sta accadendo di nuovo sotto i nostri occhi, con la stessa efferatezza e con le medesime finalità. Affermate la necessità di parlare di Palestina all’interno dei collegi e dei consigli, costruite alleanze e progetti nelle vostre scuole per insegnare agli studenti cosa è successo dalla Nakba ad oggi e perché è necessario denunciare i crimini compiuti sulla pelle dei palestinesi. Spiegate il valore simbolico che questo paese ha assunto per il mondo intero. Scriveteci, partecipate alle nostre assemblee: dobbiamo essere uniti, nutrire insieme la consapevolezza delle nostre responsabilità di docenti all’interno del periodo storico che stiamo vivendo, essere da esempio per i nostri ragazzi, mostrare che il loro corpo docente non accetta impassibile, ma si mobilita compatto contro l’impunità e lo smantellamento del diritto internazionale. Questa è deontologia professionale intrinseca. Chiediamo, quindi, a tutto il corpo docente, dirigenti e personale scolastico di unirsi e di firmare questo nostro appello rivolto a Ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara Ministro dell’interno Matteo Piantedosi Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani Ministro della difesa Guido Crosetto Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni per: * denunciare esplicitamente il genocidio in corso, la pulizia etnica, l’occupazione militare e il regime di apartheid e attuare misure concrete come embargo e sanzioni contro Israele; * fermare l’accordo di cooperazione militare tra Italia e Israele, il cui rinnovo è previsto l’8 giugno; * garantire l’ingresso e la dignitosa distribuzione degli aiuti umanitari in tutta la Striscia e supportare concretamente la salvaguardia e la ricostruzione del sistema scolastico sia a Gaza che in Cisgiordania; * condurre alla definitiva rottura dei legami accademici tra le università italiane e le università israeliane; coadiuvare la pubblicazione di bandi per borse di studio realmente accessibili alle studentesse e agli studenti palestinesi; aprire gemellaggi tra le scuole italiane e le scuole palestinesi a Gaza e in Cisgiordania; * intervenire sulle Indicazioni nazionali unicamente per aprire i programmi scolastici alla storia globale, a prospettive decoloniali, allo sguardo critico nei confronti della nostra storia e per dare voce alle fasce marginalizzate, per dare spazio all’educazione al consenso, all’affettività, alla partecipazione politica, alla cura della collettività e dell’ambiente, al fine di scongiurare la violenza e l’indifferenza che rendono possibili la deumanizzazione di un popolo e il suo genocidio; * salvaguardare la libertà di insegnamento per i docenti che legittimamente portano in classe il tema della Palestina, denunciano i crimini contro l’umanità e il ripetersi di processi storici quali colonialismo, genocidio e apartheid: non possiamo tollerare che il corpo docenti senta minacciata la propria libertà d’insegnamento da un discorso pubblico ostile alla liberazione palestinese, dalle censure e dagli interventi diretti contro altri colleghi che si sono esposti sul tema; * affermare, infine, in completa coerenza con i punti precedenti, una perentoria opposizione al riarmo europeo e alla militarizzazione della società e delle scuole: pretendiamo che il denaro pubblico sia investito nella salute, nell’istruzione, nella tutela ambientale, nel lavoro sicuro, nei diritti – e non nella guerra. Docenti per Gaza