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FREEDOM FLOTILLA: ATTERRATO A FIUMICINO ANTONIO MAZZEO, “DEPORTATO DA ISRAELE”
Antonio Mazzeo – uno due attivisti italiani sequestrati dall’Idf sulla nave Handala della Freedom Flotilla Coalition – è atterrato intorno alle 12 all’aeroporto di Fiumicino. Il nostro collaboratore da Roma Stefano Bertoldi ha raccolto le sue prime parole appena atterrato. Ascolta o scarica Sabato sera a mezzanotte l’esercito israeliano aveva assaltato e sequestrato la nave della Freedom Flottilla e arrestato tutti i membri dell’equipaggio, che nel frattempo erano entrati in sciopero della fame “contro l’assedio israeliano alla Striscia di Gaza”. Tra gli attivisti e le attiviste rapiti illegalmente da Israele in acque internazionali c’erano appunto due cittadini italiani: Antonio Mazzeo e Antonio La Piccirella, di cui non si conoscono ancora i dettagli del rimpatrio, o meglio, della “deportazione”, come sottolinea ai nostri microfoni Michele Borgia del team comunicazione della Freedom Flotilla Coalition, intervistato pochi minuti prima dell’arrivo di Mazzeo a Fiumicino. Gli avvocati del team legale Handala hanno incontrato gli attivisti detenuti presso il porto di Ashdodr nella vicina stazione di polizia israeliana. Secondo le loro dichiarazioni, tutti si trovano in condizioni relativamente buone. Le autorità israeliane stanno gestendo la loro custodia come se avessero fatto ingresso illegale nel Paese, insomma li hanno accusati di immigrazione clandestina, nonostante siano stati rapiti, prelevati con la forza da acque internazionali e condotti in Israele contro la loro volontà. A ciascun attivista sono state presentate due opzioni: accettare la cosiddetta “deportazione volontaria” – come ha fatto Mazzeo – oppure rimanere in detenzione e comparire davanti a un tribunale per la revisione della detenzione, in vista comunque della deportazione entro le 72 ore. L’obiettivo della missione della Handala era quello di raggiungere Gaza, rompere l’assedio illegale israeliano e portare aiuti alla popolazione palestinese. L’aggiornamento con Michele Borgia del team comunicazione della Freedom Flotilla Coalition. Ascolta o scarica Nel frattempo l’agenzia di stampa palestinese Wafa riporta che 13 palestinesi sono stati uccisi e più di 30 sono rimasti feriti oggi a causa dei continui bombardamenti israeliani su varie zone della Striscia di Gaza. Cinque palestinesi sono rimasti uccisi in seguito al bombardamento di un appartamento nella zona di Al-Mawasi, a ovest di Khan Yunis, si legge sul suto dell’agenzia. Altri cinque sono stati uccisi e più di 30 sono rimasti feriti a causa del bombardamento di una casa di tre piani nel quartiere giapponese a ovest di Khan Yunis. Altri tre palestinesi sono morti e diversi altri sono rimasti feriti quando le forze israeliane hanno bombardato un’abitazione nel campo profughi di Maghazi, nella Striscia di Gaza centrale. Un massacro a cui si aggiungono le 100 persone uccise ieri mentre cercavano aiuti a Gaza. Il resocondo di Farid Adly di Anbamed. Ascolta o scarica Ieri è stata una giornata di cosiddetta “tregua umanitaria” a Gaza per l’arrivo di aiuti dal cielo e da terra, celebrata da tutti i TG del mondo: apice del TG1 che ha parlato di tonnellate di cibo ferme al confine perche’ nessuna organizzazione umanitaria si prende l’incarico di distribuirle. Un neonato della Striscia di Gaza, Muhammad Ibrahim Adas, è morto a causa della malnutrizione e della carenza di latte artificiale, secondo quanto riferito da una fonte dell’ospedale Al-Shifa di Gaza City ai giornalisti di Al Jazeera Arabic. Ieri sei persone sono decedute per fame nelle ultime 24 ore, di cui due bambini, altri 24 sono morti per gli attacchi nelle zone designate alla distribuzione di aiuti. A fronte di tutto ciò, manifestazioni ieri sera in tutta Italia: al grido di “facciamo rumore per Gaza”, con battiture e cacerolazi, centinaia in Piazza anche a Brescia in Largo Formentone. Ci ha raccontato la piazza bresciana Gloria Baraldi di RestiamoUmani Brescia Ascolta o scarica
Quinto giorno di navigazione per Antonio Mazzeo su Handala: restiamo umani per salvare la popolazione a Gaza
PUBBLICHIAMO IL VIDEO E LA TRASCRIZIONE DEL REPORT DI ANTONIO MAZZEO, DOCENTE, GIORNALISTA E PROMOTORE DELL’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ, AL QUINTO GIORNO DI NAVIGAZIONE SU HANDALA DI FREEDOM FLOTILLA ALLA VOLTA DELLA PALESTINA. Buongiorno, è iniziato il quinto giorno di viaggio dell’Handala, l’imbarcazione di Freedom Flotilla diretta a Gaza. Abbiamo appena superato l’appunto orientale di Creta, di fronte abbiamo dall’altra parte superato anche il confine della Libia e, di fatto, siamo ormai frontali all’Egitto, pertanto più del 50-60% del percorso da Gallipoli a Gaza è stato completato. La notte è trascorsa serenamente, ancora una volta abbiamo fatto un bagno nella Via Lattea, anche se pure stanotte abbiamo dovuto constatare il transito costante e continuo di aerei militari sulla rotta tra il Mediterraneo occidentale e il Mediterraneo orientale, soprattutto gli immancabili droni che non credo fossero per noi, non credo che fossero per l’Handala, ma dimostrano come ormai il Mediterraneo si sia ultramilitarizzato. Non c’è soltanto lo scontro in atto nel in Medio Oriente, ma c’è soprattutto la guerra all’immigrazione e ai migranti che è stata lanciata dall’Unione europea, dall’agenzia Frontex, non è un caso che proprio la parte finale di questo mare, compreso tra la Libia e la Grecia, è quello che è intensamente visitato e monitorato da questi droni, che appartengono ormai un po’ a tutte le marine e a tutte le aeronautiche dei Paesi presenti in questo bacino, ma che soprattutto vedono l’Agenzia dell’Unione europea continuare a spendere soldi e voglio ricordare che alcuni di questi droni sono di produzione israeliana, sono stati acquistati in Israele. Le notizie che arrivano da Gaza purtroppo sono sempre le stesse. Continua lo sterminio per fame della popolazione, soprattutto delle bambine e dei bambini. Ormai le grandi agenzie internazionali e centinaia di organizzazioni non governative lanciano l’allarme: morte per malnutrizione. E ieri il ministro Tajani ha avuto l’ardire di dire che è arrivata l’ora di convincere Netanyahu a cessare le proprie operazioni di morte e di guerra con Israele. Non ha spiegato come, ma comunque ha ci ha tenuto a precisare che non è certo rompendo le relazioni con Israele che si riuscirebbe a garantire l’aiuto economico e l’intervento umanitario direttamente a Gaza. Ebbene, consentitemi di dire al ministro Tajani che perlomeno un modo c’è ed è interrompere immediatamente qualsiasi relazione militare con Israele. Impedire che continuino ad arrivare armi italiane a Israele, esattamente tutto il contrario di quello che sarebbe stato affermato dal ministro Crosetto, cioè che non abbiamo trasferito armi in dopo il 7 ottobre 2023, cosa che è stata smentita da diverse inchieste giornalistiche che hanno utilizzato le fonti ufficiali, penso particolarmente quelli delle Camere di commercio e dell’Istat. E poi lo diciamo chiaramente al ministro Tajani c’è questa imbarcazione, l’Handala, che ha il dovere morale, che rappresenta la volontà dei popoli dell’America Latina, dei popoli degli Stati Uniti, dei popoli dell’Europa di rompere questo blocco navale che impedisce che impedisce che gli aiuti umanitari, i farmaci, i generi alimentari arrivino alla popolazione palestinese. Ebbene, il ministro Tajani, la Von der Leyen, i ministri del Paesi membri dell’Unione europea devono fare immediatamente una cosa: fare tutte le pressioni possibili sul governo italiano perché si permetta all’Handala di toccare il porto di Gaza. Vogliamo incontrare i cittadini di Gaza, vogliamo guardare negli occhi le donne, gli uomini, gli anziani, ma soprattutto le bambine e i bambini di Gaza. Vogliamo esprimere concretamente la nostra solidarietà e soprattutto il desiderio della comunità internazionale che il popolo palestinese abbia finalmente la pace, abbia finalmente il diritto a restare nella terra in cui sono nati ed impedire pertanto la pulizia etnica in corso in atto da parte del governo israeliano.   Pertanto, credo che in questo momento la cosa più importante è che ci sia una grande pressione internazionale perché l’Handala possa finalmente approdare a Gaza. Sarebbe un fatto politico importante, dimostrerebbe che di fronte all’inefficienza, di fronte all’incapacità, di fronte alla condivisione da parte dei governi delle politiche genocide d’Israele c’è esattamente una popolazione intera del pianeta che ha fatto una scelta di campo, ha scelto di stare accanto ai palestinesi e ha scelto di farlo in modo concreto, mettendoci i corpi, mettendoci i volti. Lo si sta facendo nelle piazze di tutto il mondo, lo si è fatto nelle università con le occupazioni e gli acampandos. Ebbene oggi lo si sta facendo con un’azione diretta nonviolenta. Ventuno corpi messi a disposizione del popolo palestinese per rompere l’embargo, per rompere questo blocco navale. Ecco, i governi europei, il governo statunitense, il governo australiano, il governo tunisino, il governo marocchino devono fare tutte le pressioni su Israele perché venga rispettato il diritto internazionale umanitario, perché venga rispettato il diritto della navigazione, perché vengano rispettati i più elementari diritti umani. A Gaza si sta morendo di fame, a Gaza si sta morendo di inedia, a Gaza si muore di sete. Ecco, allora se vogliamo davvero esprimere un minimo di umanità, un po’ come ci ricordava Arrigoni: restiamo umani. E, allora, per restare umani, consentite, fate in tutti i modi che Handala possa arrivare a Gaza per esprimere un gesto piccolo, ma un gesto di umanità in un luogo dove la disumanizzazione, dove la morte è diventata sovrana. Grazie. Come seguire sulla mappa la nave Handala: 1) scaricare una applicazione per il tracciamento tramite AIS es. Vesselfinder 2) impostare nella lente di ricerca il nome della nave “NAVARN”, scegliere quella registrata come “pleasure craft” con bandiera inglese 3) potete leggere caratteristiche, rotta seguita, velocità, ecc. e posizione sulla mappa
La Spezia, 31 maggio, Manifestazione antimilitarista “Restiamo umani”
SABATO, 31 MAGGIO 2025, ORE 15:30, PIAZZA BRIN – LA SPEZIA CONTRO TUTTE LE GUERRE E CHI LE ARMA. A FIANCO DEL POPOLO PALESTINESE E DI TUTTI I POPOLI OPPRESSI. PER LA RICONVERSIONE CIVILE DELL’INDUSTRIA BELLICA L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università ha aderito e parteciperà sabato prossimo alla manifestazione organizzata a La Spezia. La Spezia, città simbolo della produzione militare italiana, diventa protagonista di una mobilitazione per la pace e la riconversione civile. Il 31 maggio, in Piazza Brin, si terrà la manifestazione “Restiamo Umani”, organizzata da persone attive nella società civile, attiviste e attivisti per i diritti umani, associazioni antimilitariste, per dire NO a tutte le guerre e a chi le finanzia, a partire dalla multinazionale Leonardo, il cui stabilimento spezzino esporta armamenti in conflitti in tutto il mondo. Perché La Spezia? La città è un nodo cruciale dell’industria bellica nazionale, con lo stabilimento Leonardo che produce sistemi d’arma venduti a Paesi coinvolti in guerre e repressioni. Parallelamente, il governo spinge per una sempre maggiore militarizzazione del territorio, soffocando lo sviluppo di alternative civili ed ecologiche. La manifestazione rilancia invece la necessità di una riconversione produttiva che orienti risorse e competenze verso settori socialmente utili: energie rinnovabili, trasporti sostenibili, beni pubblici. Perchè “Restiamo Umani”? È una frase semplice ma potentissima. In due parole esprime un intero manifesto etico, una presa di posizione radicale che si oppone alla disumanizzazione. È una frase che ha avuto una forte risonanza pubblica, in particolare come lascito morale e politico di Vittorio Arrigoni, attivista italiano ucciso a Gaza nel 2011, che la usava come firma nei suoi reportage. Proprio per questo, usarla oggi non è neutrale: è un atto di memoria, di continuità e di resistenza. È un invito a non perdere il contatto con l’umano in questo tempo in cui tutto spinge verso la violenza, la separazione, l’indifferenza. Un invito a resistere all’assuefazione alla guerra, alla propaganda, alla crudeltà presentata come normalità. È una scelta di solidarietà come forma di risposta alla disumanizzazione. “Restare umani” non è solo un’esortazione morale individuale, ma una scelta politica. In contesti di guerra, colonialismo, apartheid, genocidio (come quello che molti riconoscono in Gaza), restare umani significa prendere posizione contro le strutture che negano l’umanità altrui, riconoscere l’altro come essere umano, anche quando il discorso dominante lo disumanizza (profugo arabo senza terra, terrorista, semplice danno collaterale). Significa rifiutare la complicità passiva, anche solo tramite il silenzio. Nel momento in cui Gaza è chiusa, bombardata, ridotta alla fame, “restare umani” significa romperne l’isolamento narrativo, non solo fisico, rifiutare la narrazione binaria che divide i popoli in vittime degne e indegne, ricordare che la neutralità, di fronte all’ingiustizia, è complicità. “Restiamo Umani!” è un grido contro la normalizzazione della guerra e dei suoi profitti, ma anche una proposta concreta: investire in lavoro e innovazione al servizio della vita, non della morte. Un messaggio che risuona con forza in una città storicamente legata alla difesa, ma oggi chiamata a reinventarsi. Quella del 31 maggio è una mobilitazione aperta e inclusiva, perché la pace non è solo assenza di guerra, ma giustizia, diritti e un’economia che metta al centro le persone. Restiamo umani, costruiamo la pace. Info e adesioni: manifestazione.noarmi@gmail.com