C’era una volta l’acqua16 agosto 2025 «Le acque Contrex e Hépar contaminate da microplastiche a causa
delle discariche abusive della Nestlé. (…) Presentano un tasso record di
microplastiche, 515 particelle di microplastiche per litro per Contrex e 2.096
particelle per litro per Hépar. Questi valori superano di 2.952 volte la media
mondiale delle falde acquifere»., (++) Nestlé recidiva per l’ennesima volta. I
media sono regolarmente pieni di scandali di cui si rendono colpevoli le grandi
multinazionali nel campo della salute umana e dei danni ambientali, spesso con
la complicità degli Stati. Uno scandalo che assume una luce sinistra, alla luce
dell’intollerabile fallimento, il 14 agosto, della conferenza di Ginevra che
avrebbe dovuto approvare, quinta e ultima tappa di un lavoro mondiale
considerevole, un trattato internazionale sull’eliminazione del grave
inquinamento delle acque del nostro pianeta causato dalle microplastiche.
L’acqua non è più considerata acqua per la vita, fonte di vita. Tre grandi
macchine l’hanno attaccata, devastata e hanno trasformato il suo ruolo e il suo
valore.
La prima è la grande macchina della predazione della vita che caratterizza
l’economia dominante da almeno un secolo. Come ha fatto con tutti i beni
naturali essenziali per la vita, ha ridotto l’acqua a una merce oggetto di
accaparramento privato e di sfruttamento senza limiti in nome della libertà e
del potere economico. Pensiamo a cosa sono diventate aziende per le quali
l’acqua è fondamentale come Veolia/Suez, Nestlé, Xylem, Syngenta, Coca-Cola
,Unilever, Danone, Total Energies, Dow Chemicals, Bayer, Basf , Diageo. L’idea
di bene comune pubblico mondiale (1) è stata massicciamente sostituita, prima
ancora di essere attuata, dal concetto di bene economico privato, mercantile e
industriale.
Formalmente la sostituzione è avvenuta a livello della comunità internazionale
nel 1992, in occasione del Primo Vertice Mondiale della Terra delle Nazioni
Unite a Rio de Janeiro . In tale occasione , la Banca Mondiale ha imposto e
fatto approvare una nuova « Bibbia mondiale dell’acqua » (la Integrated Water
Ressources Management . La “Bibbia” si basa su due principi fondamentali:
l’acqua è un bene economico privato e l’accesso all’acqua potabile è subordinato
al pagamento di un prezzo in funzione della quantità consumata, secondo il
principio “chi usa paga”. Quest’ultimo è diventato il principio ufficiale
dell’ONU nell’ambito della prima agenda dell’ONU 2000-2015 “Gli obiettivi di
sviluppo del Millennio”. È stato confermato all’unanimità nell’ambito della
seconda agenda dell’ONU 2015-2030 “Gli obiettivi di sviluppo sostenibile”
(Obiettivo n. 6). (2) Anche se – paradossalmente – l’Assemblea Generale delle
Nazioni Unite aveva nel frattempo approvato nel 2010 (28 luglio) una risoluzione
che riconosceva, per la prima volta a livello delle Nazioni Unite, il diritto
universale all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari. Di fatto, i 41
Stati contrari a tale riconoscimento, tra cui i paesi più potenti della Terra,
Stati Uniti e Regno Unito in testa insieme a Russia, Giappone e Cina, sono stati
messi in minoranza da una congiuntura favorevole alla grande maggioranza degli
Stati del «Sud». Ciò non ha impedito loro di ignorare sistematicamente la
risoluzione e di respingere qualsiasi nuovo documento delle Nazioni Unite che vi
facesse riferimento formale. (3)
Al di là, quindi, della risoluzione dell’ONU che è parte integrante del diritto
internazionale , il principio dell’“accesso all’acqua per tutti su basi eque e a
prezzi accessibili” è diventato il principio accettato dall’ONU e dal mondo
degli affari e della finanza . Un principio diverso, se non addirittura opposto,
al principio “tradizionale” del diritto universale all’acqua per la vita,
finanziato dalla collettività attraverso il bilancio pubblico alimentato da una
fiscalità progressiva e redistributiva.
Già nel 1992 è stata posta fine all’economia pubblica dei beni comuni essenziali
e ai principi della gratuità del diritto umano universale e dell’uguaglianza tra
tutti gli esseri umani di fronte alla legge (ovvero 50 litri di acqua potabile
al giorno per persona e, come eccezione provvisoria, 25 l/giorno a persona nei
paesi “a basso reddito”). (4)
In questo modo si sono aperte ampie porte ai processi di liberalizzazione ,
deregolamentazione e privatizzazione dell’acqua e dei servizi idrici . Questi
ultimi, sono passati, nel primo decennio del XXI secolo, dallo status di
“servizi pubblici” a quello di “servizi di interesse generale” (SIG) per finire
con lo status di “servizi di interesse economico generale” (SIEG), situazione
attuale. (5)
La seconda è la grande macchina della distruzione dell’acqua attraverso la
contaminazione tossica L’industria chimica e altre attività industriali
correlate hanno inondato e avvelenato tutte le acque del pianeta (superficiali,
sotterranee, oceani…), con migliaia di prodotti inquinanti (pesticidi,
fertilizzanti, microplastiche, rifiuti di ogni tipo…), compresi gli “inquinanti
eterni” tra cui i terribili PFAS e TFA . Si tratta di una potente macchina di
distruzione della salute degli organismi viventi della Terra, a cominciare dagli
esseri umani. (6)
All’inizio dell’esplosione della chimica agricola e industriale, più di 100 anni
fa, i suoi promotori non erano consapevoli, almeno la grande maggioranza, degli
effetti devastanti dei loro prodotti. Il problema è diventato uno dei più
critici per la salute dei sistemi di vita della Terra, dal momento che gli
industriali (anche agricoli) e i finanzieri , nonostante l’evidenza dei disastri
scientificamente convalidati , si sono opposti alla riduzione e all’eliminazione
radicale dell’uso di prodotti inquinanti. La loro opposizione rimane netta
ancora oggi, in piena crisi idrica mondiale e nel contesto del devastante
cambiamento climatico in atto .(7) Ricordiamo però che l’inquinamento tossico
dell’acqua (e dell’ambiente) è dovuto principalmente alle attività umane e
comporta: la perdita di biodiversità (morte di pesci, piante acquatiche…),
rischi per la salute (malattie: colera, tifo, dissenteria, cardiovascolarie),
danni agli ecosistemi (qualità dell’acqua, composizione delle specie, catena
alimentare), danni economici (pesca, agricoltura, turismo, insicurezza
industriale…) e l’indebolimento della democrazia partecipativa dei cittadini
ridotti a vittime-spettatori passivi.
Di conseguenza, l’opposizione degli industriali e dei finanzieri, spesso con la
complicità dei poteri politici eletti (8), deve essere considerata illegale, se
non addirittura criminale, in quanto «grave attentato alla salute umana, che
rappresenta una violazione massiccia del diritto all’acqua delle popolazioni
interessate e di altri diritti umani». (9)
Infine, la terza è la grande macchina della finanziarizzazione dell’acqua e di
ogni elemento della natura. La finanziarizzazione della vita è l’espressione più
insidiosa del potere dell’economia capitalista di mercato e/o statale.
Trasformando l’acqua in una categoria di capitale – il «capitale naturale»,
ovvero un bene finanziario – ne ha modificato la funzione vitale. (10) Ad
esempio, la finanziarizzazione dei contratti a lungo termine per il commercio di
acqua sfusa, così come quella delle «acque minerali in bottiglie di plastica »
(11) significa che il valore dell’acqua è deciso dai mercati azionari altamente
speculativi, dai mercati dei prodotti derivati, i più dissociati dall’economia
reale. La loro gestione obbedisce imperativamente a criteri di redditività
attraverso tecnologie che trattano le negoziazioni finanziarie al millesimo di
secondo e , quindi, a prezzi molto variabili nel brevissimo termine.
Conclusione provvisoria
È illusorio pensare che nell’attuale contesto mondiale sia possibile trovare
soluzioni ai problemi della predazione della vita, del disastro climatico e
della contaminazione chimica tossica delle acque del pianeta, nonché della
finanziarizzazione del mondo senza sradicare le cause strutturali della crisi
globale in cui il sistema dominante ha fatto precipitare la vita del mondo.
La soluzione incentrata sulla strategia della resilienza (mitigazione e
adattamento) è solo una promessa di via d’uscita incerta e insufficiente e, per
di più, riservata ai gruppi sociali più potenti.(12) Le tesi della Global
Commission on the Economics of Water meritano attenzione, ma presentano anche
importanti limiti.(13) Si basano su una «nuova» «strategia economica» mondiale
di investimento, diversificata territorialmente attorno ad alcune grandi
missioni pubbliche. Queste missioni dovrebbero consentire al mercato di soffiare
il vento nelle direzioni desiderate.
Nella seconda parte di questo articolo vedremo perché osiamo pensare e agire
affinché l’acqua possa diventare un bene comune pubblico mondiale, per tutti,
nella giustizia planetaria.
Note
(++)
https://www.mediapart.fr/journal/france/090825/les-eaux-contrex-et-hepar-contaminees-aux-microplastiques-par-les-decharges-sauvages-de-nestle?utm….Nestlé
ha colpito ancora. Nel 2024 ha ammesso di aver trattato per 12 anni le sue acque
minerali etichettate come naturali in Francia (cosa rigorosamente vietata in
tutto il mondo) per un fatturato superiore a 3 miliardi di euro. Lo Stato
francese ne era stato informato e non ha fatto nulla. Ha proposto alle autorità
giudiziarie competenti una procedura consensuale. È stata condannata a una multa
di soli 2 milioni di euro!
(1) L’Eau, res publica ou marchandise? Collettivo e Riccardo Petrella, La
Dispute, Parigi, 2003
(2)
https://agriculture.gouv.fr/odd6-garantir-lacces-de-tous-leau-et-lassainissement-et-assurer-une-gestion-durable-des-ressources
(3) Su questa evoluzione, Riccardo Petrella,
https://www.pressenza.com/it/2022/11/il-diritto-allacqua-in-via-di-demolizione/
(4) Secondo l’adozione nel 2002 dell’Osservazione Generale n. 15 da parte del
Consiglio dei Diritti Economici, sociali e culturali delle Nazioni Unite, che
riconosce per la prima volta il diritto all’acqua come uno dei diritti umani
fondamentali, gli Stati devono garantire a tutta la popolazione «l’accesso a un
approvvigionamento sufficiente, fisicamente accessibile e a un costo
abbordabile, di acqua salubre e di qualità accettabile per gli usi personali e
domestici».
(5) I servizi pubblici, compresi i servizi idrici, non sono più, nell’ambito
dell’UE, ciò che erano in passato. Vedi
https://www.vie-publique.fr/fiches/20223-la-notion-de-service-public. Il
cambiamento è avvenuto con la direttiva europea sui servizi (2006)
https://suap.regione.fvg.it/portale/export/sites/SUAP/allegati/archivio_file/Normativa/Normative_comunitarie/Direttiva_CE_123x_12_dicembre_2006.pdf
(6) Una breve ma accurata analisi dell’inquinamento chimico dell’acqua da
pesticidi, il caso dell’agricoltura vallona,
https://www.canopea.be/qualite-de-leau-et-pesticides-lechec-global/
(7) )
https://www.pressenza.com/it/2025/06/la-nuova-strategia-europea-per-la-resilienza-nel-campo-dellacqua/
(8)
https://www.pressenza.com/it/2024/02/lattacco-dellindustria-chimica-europea-al-piano-verde-dellue/
((9) Cfr., già nel 2016, Sylvie Paquerot. « Crimini ambientali: se
l’inquinamento dell’acqua uccide… purtroppo rende ». Criminologia, 2016, 49(2),
pagg. 215-240.
(10)
https://www.pressenza.com/it/2024/05/finanza-e-acqua-mettere-fine-al-dominio-dei-predatori-della-vita-sui-diritti-universali-e-i-beni-comuni-mondiali/
(11) Nel 2004 ho definito questi due fenomeni rispettivamente «petrolizzazione»
e «cocacolizzazione» dell’acqua. Intervista a David Cadasse, «No alla
petrolizzazione e alla cocacolizzazione dell’acqua», https://www.afrik.com, 28
settembre 2004
(12) op.cit. nota 7
(13) In particolare, The Economics of Water. Valuing the Hydrological Cycle as a
Global Common Good, 2024
Riccardo Petrella