Cipro, nuove speranze di ricomposizione?
La storica e non ancora risolta controversia cipriota torna, se mai vi fosse
uscita, nell’agenda internazionale. Si è tenuta infatti giovedì 17 luglio 2025
la sessione plenaria della conferenza su Cipro, convocata dal Segretario
Generale, António Guterres, presso la sede delle Nazioni Unite, alla presenza
del Presidente della Repubblica di Cipro Nikos Christodoulides, del leader
turco-cipriota Ersin Tatar, dei Ministri degli Esteri di Grecia e Turchia,
Giorgos Gerapetritis e Hakan Fidan, e del Ministro per l’Europa del Regno Unito,
Stephen Doughty. Scopo della conferenza – rilanciare i colloqui di pace,
mettendo così alla prova la speranza di una possibile riconciliazione e
riunificazione dell’isola, vera e propria – non è solo uno slogan – “perla del
Mediterraneo”. Il tutto sotto l’egida delle Nazioni Unite, nel cui contesto si
svolgono i colloqui diplomatici e che mantiene una propria storica missione di
interposizione (peacekeeping di prima generazione) a Cipro, la Unficyp (United
Nations Peacekeeping Force in Cyprus), sin dal 1964, quando fu dislocata
sull’isola, all’indomani degli scontri intercomunitari tra greco-ciprioti e
turco-ciprioti degli anni precedenti, allo scopo di impedire il ripetersi delle
violenze intercomunitarie, interporsi tra le parti in conflitto e contribuire al
mantenimento della sicurezza.
Sebbene le Nazioni Unite abbiano definito i colloqui “costruttivi”, non molti
sono stati gli sviluppi effettivamente rilevanti e difficile resta il clima di
dialogo tra le parti. Il Presidente cipriota Christodoulides ha ribadito la
disponibilità a riprendere i negoziati, sospesi sin dal 2017, sottolineando la
necessità di rispettare le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e il quadro
giuridico delle Nazioni Unite come fondamento per la risoluzione della questione
cipriota che è infatti, al tempo stesso, prodotto di conflitto etnopolitico e
questione complessa di diritto internazionale. D’altra parte, secondo la
posizione espressa dal portavoce del Ministero degli Esteri turco, Öncü Keçeli,
è necessario rilanciare il quadro negoziale a partire dalla c.d. “soluzione a
due stati”, quanto mai problematica, tuttavia, dal momento che l’articolazione
istituzionale turco-cipriota, la cosiddetta Repubblica Turca di Cipro del Nord,
istituita nel 1983, non ha, a parte quello della Turchia, alcun riconoscimento
internazionale, e mantiene sul proprio territorio un contingente militare turco
di ben 40 mila soldati.
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha sottolineato che sono stati
compiuti progressi su quattro delle sei iniziative concordate nella precedente
riunione allargata sulla questione di Cipro, tenutasi a Ginevra a marzo. I
quattro ambiti in cui si è registrato un progresso sono stati la creazione di un
nuovo comitato tecnico bi-comunitario per i giovani, una serie di iniziative da
intraprendere in materia ambientale, il restauro dei cimiteri e la definizione
degli accordi sullo sminamento, che saranno finalizzati “una volta definiti i
dettagli tecnici definitivi”. Tuttavia, le due principali iniziative concordate
a marzo, l’apertura di quattro nuovi punti di attraversamento tra le due parti
dell’isola (la parte sud, a maggioranza greco-cipriota, su cui esercita
effettivo controllo la Repubblica di Cipro, e la parte nord, amministrata de
facto dalla Repubblica Turca di Cipro del Nord e a maggioranza turco-cipriota),
nonché la creazione di un impianto di energia solare presso la zona cuscinetto
sotto controllo della missione delle Nazioni Unite, non hanno registrato
progressi rilevanti.
Come hanno confermato alla stampa fonti diplomatiche turco-cipriote, “non ci
sono ancora progressi sulla questione dei valichi di frontiera perché il leader
greco-cipriota [il presidente Nikos Christodoulides] insiste su un corridoio di
transito, invece di un vero e proprio valico di frontiera”. Si tratta dei punti
di attraversamento che si estenderebbero da una parte all’altra dell’isola, in
particolare quello attraverso Kokkina, piccolo centro a maggioranza
turco-cipriota solo in parte ricadente nel territorio della cosiddetta
Repubblica Turca di Cipro del Nord (luogo sensibile, peraltro, perché luogo
della battaglia di Tillyria, un violento scontro armato tra forze
greco-cipriote, turco-cipriote e turche dell’agosto 1964), e quello tra
Aglantzia e Athienou (uno dei quattro villaggi all’interno della zona cuscinetto
delle Nazioni Unite, gli altri tre essendo Pyla, Troulloi e Deneia). Come si
intuisce, anche questa questione ha a che fare con l’integrità del diritto
internazionale: i punti di transito che attraversano la zona cuscinetto (la
buffer zone delle Nazioni Unite) e permettono il passaggio tra le due parti non
sono infatti un “confine” ma una linea di separazione e al contempo, nei punti
concordati, una linea di transito.
A parte la questione dei punti di attraversamento, il Segretario Generale ha poi
affermato che le parti hanno raggiunto una “intesa comune” in ordine alla
creazione di un “organismo consultivo per il coinvolgimento della società
civile”, sulla questione dei beni culturali, su un’iniziativa per il
monitoraggio della qualità dell’aria e sulla lotta all’inquinamento. “È
fondamentale attuare queste iniziative, tutte, il prima possibile a beneficio di
tutti i ciprioti”. Ha poi confermato l’intenzione di incontrare nuovamente
entrambi i leader durante la settimana di alto livello dell’Assemblea Generale
in programma a settembre. “C’è una lunga strada da percorrere”, ha affermato,
“ma questi passi mostrano l’impegno a proseguire il dialogo e a lavorare su
iniziative a beneficio di tutti i ciprioti”. Una soluzione da ricercare,
appunto, all’insegna del “win-win”, del comune beneficio.
La controversia cipriota resta infatti una questione cruciale in un’area
strategica: Cipro (e il suo conflitto ancora irrisolto) è all’interno
dell’Unione Europea e occupa una regione strategica (dal punto di vista militare
e dal punto di vista economico) nel Mediterraneo orientale. Quest’area, a
cavallo tra Grecia, Turchia, Israele, Egitto, e, appunto, Cipro, ospita infatti,
secondo alcuni studi del 2010 della USGS, l’Istituto Geologico Nazionale degli
Stati Uniti, circa 10 trilioni di metri cubi di gas. Un’area di tensioni, che da
tempo le forze di pace cercano di trasformare in una zona di speranza: non
mancano situazioni e contesti (Pyla e Potamia, ad esempio) di convivenza, e
l’imponente ricchezza storica, artistica e culturale dell’isola può costituire,
insieme con i fondamentali progetti a gestione bi-comunale e bi-comunitaria, uno
straordinario potenziale di pace.
Riferimenti:
Vibhu Mishra, UN chief reports progress in Cyprus talks, 17.07.2025:
https://news.un.org/en/story/2025/07/1165427
Elias Hazou, UN bid to break Cyprus deadlock, 17.07.2025:
https://cyprus-mail.com/2025/07/17/un-hosts-informal-cyprus-talks
Laura Ponte, Il gas del Mediterraneo Orientale come risorsa strategica,
24.05.2022:
https://aspeniaonline.it/il-gas-del-mediterraneo-orientale-come-risorsa-strategica
Progetto “Dialogues of Peace in Cyprus” (2005-2008):
https://www.pacedifesa.org/home-2/progetti-sul-campo/dialoghi-di-pace-a-cipro
Nicosia This Week, An unofficial guide to the biennial that never was,
Werkplaats Typografie, 2006:
https://www.mottodistribution.com/shop/publishers/werkplaats-typografie/nicosia-this-week-an-unofficial-guide-to-the-biennial-that-never-was.html
Gianmarco Pisa