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A difesa della scuola pubblica e democratica: le comunità educanti chiedono rispetto: l’USR intervenga!
Molte scuole della provincia di Torino sono in sofferenza. Il caso più eclatante è quello del Liceo “N. Rosa” di Susa, che ha scioperato compatto a febbraio contro l’ipotesi di dimensionamento e per ottenere la nomina di un dirigente titolare in sostituzione dell’attuale reggente. Ma le cronache cittadine ci hanno raccontato di mobilitazioni anche in altri istituti.  Sotto le finestre dell’Ufficio Scolastico Regionale si sono, ad esempio, radunate centinaia di persone in solidarietà con il personale dell’Istituto “G. Colombatto”, che denunciava l’ambiente difficile, demotivante e scarsamente collegiale.  Il Curie-Vittorini di Grugliasco si è invece guadagnato le pagine dei giornali per la protesta del corpo docenti riguardo alla situazione di disorganizzazione, scarsa trasparenza e tensione interna all’istituto. Un analogo contesto di poca trasparenza e mancato rispetto delle prerogative degli organi collegiali sembrerebbe connotare anche l’Istituto “G. Peano”.   Un forte disagio lo hanno manifestato – e a più riprese – pure le studentesse e gli studenti dell’ITTS Grassi di Torino, la cui denuncia dell’inadeguatezza delle proprie strutture scolastiche ha reso pubblica anche una certa insofferenza verso il dissenso da parte della dirigenza.  C’è un denominatore comune: la denuncia della postura autoritaria di taluni dirigenti in nome della necessità di una scuola democratica. Quelle citate non sono situazioni isolate, ma la punta di un iceberg. Il malessere è diffuso. Per questo molte scuole, nelle loro varie componenti, hanno deciso di unire le proprie forze per mobilitarsi in modo più efficace e denunciare pubblicamente quanto sta accadendo. Il dirigismo autocratico, la mortificazione degli Organi collegiali e la compressione degli spazi di democrazia creano tensioni enormi il cui prezzo rischia di essere pagato in termini di salute sul posto di lavoro, demotivazione professionale e qualità del servizio offerto.  Mortificazione e senso di impotenza emergono anche nelle scuole che subiscono gli effetti dei tagli degli organici – con riduzione dei corsi serali o accorpamento di sezioni (come pare sia il caso del Giulio, del Boselli e del già citato Curie-Vittorini) – senza che la contrarietà degli organi collegiali sia presa in considerazione. La nuova scuola che pretendono di imporci – tutta prona alle logiche di mercato, dove si impara sempre meno e ci si addestra al lavoro, in cui emergono i presidi manager o burocrati e il loro middle management – si scontra con ciò che rimane della scuola democratica repubblicana e con gli strumenti giuridici che ancora ne garantiscono la praticabilità.  L’attuale immobilismo dell’Ufficio Scolastico Regionale, tuttavia, sembrerebbe incoraggiare il “bullismo istituzionale” di taluni presidi: e ciò alimenta il clima di sfiducia e sconforto che aleggia nelle scuole di Torino e provincia.  D’altra parte, come interpretare l’assenza di risposta, almeno per ora, alle decine di segnalazioni inoltrate all’USR su quanto succede nelle scuole del territorio? A febbraio, il Direttore Generale, il dott. Stefano Suraniti, si è addirittura rifiutato di ricevere le organizzazioni sindacali che avevano indetto lo sciopero del Liceo Norberto Rosa (con un’adesione al 90%).  È il rovesciamento di quanto si tenta di insegnare con l’educazione civica alle giovani generazioni, dal momento che le istituzioni, rinchiuse nei loro palazzi, paiono respingere il dialogo con la cittadinanza. La scuola esige rispetto. L’USR ha il dovere istituzionale di farsi carico del disagio profondo e delle richieste provenienti dalle comunità educanti e, dunque, per prima cosa deve ASCOLTARE. Per questo NOI TUTTE/I, DOCENTI, ATA, STUDENTESSE E STUDENTI E GENITORI DI NUMEROSE SCUOLE DI TORINO E PROVINCIA CHIEDIAMO:  1. CHE L’USR RICEVA AL PIÙ PRESTO UNA DELEGAZIONE DELLE COLLEGHE E COLLEGHI DEL “ROSA” UNITAMENTE ALLE ORGANIZZAZIONI SINDACALI. 2. CHE IL DOTT. SURANITI RICORDI CON UNA CIRCOLARE A TUTTI I DIRIGENTI SCOLASTICI CHE SONO TENUTI AL MASSIMO RISPETTO  DEGLI ORGANI COLLEGIALI IN UNO SPIRITO DI DEMOCRAZIA SOSTANZIALE E NON FORMALE. 3. CHE SIANO ADOTTATE LE MISURE NECESSARIE AFFINCHÉ TUTTO IL PERSONALE SCOLASTICO – AI SENSI DELLA NORMATIVA SUL BENESSERE A SCUOLA – SIA EFFETTIVAMENTE RISPETTATO.    CI RIVOLGIAMO a tutte le colleghe e i colleghi, a tutte le componenti scolastiche, alle Rappresentanze Sindacali appena elette nelle singole scuole – e alle loro Organizzazioni – affinché, sottoscrivendo questo appello, si possa costruire la più larga unità possibile a difesa della scuola democratica. Che tu sia docente, ATA, studentessa/studente, genitore o semplice cittadina/o solidale, unisciti alla rete delle scuole che si stanno mobilitando e scendi in strada con noi mercoledì 4 giugno 2025. 14.30 flash mob – Ufficio Scolastico Regionale / Corso Vittorio Emanuele II 70 16.30  – P.za Carlo Felice – Piazza tematica, performance, lezioni di strada, biblioteca vivente. Per una scuola democratica che istruisca ed emancipi Per la difesa degli organi collegiali Per restituire dignità alla scuola Contro l’autoritarismo di alcuni dirigenti Contro i dimensionamenti, i tagli e l’accorpamento delle classi Contro la mercificazione della scuola  Contro le Nuove Indicazioni nazionali Contro la scelta dei docenti di sostegno da parte delle famiglie PER LA SCUOLA BENE COMUNE Per firmare l’appello compila il MODULO FIRME (LINK) o manda una mail a assemblea.scuola.to@gmail.com  Redazione Torino
Resistere per una scuola pubblica e democratica
Sabato 31 maggio alle 10.00 alla Scuola Di Donato, nel quartiere Esquilino a Roma, si terrà la prima assemblea nazionale della Rete per la Scuola Pubblica.  La Rete nasce a seguito dell’assemblea romana tenutasi il 6 aprile, sempre alla scuola Di Donato, convocata in reazione alla pubblicazione della bozza delle nuove Indicazioni Nazionali da parte del Ministero dell’Istruzione e del Merito. Le Indicazioni Nazionali – per chi non fosse addentro al mondo dell’istruzione – sono il documento di indirizzo elaborato dal Ministero e periodicamente aggiornato, che dal 2007 ha sostituito i famosi “programmi” da svolgere in classe. Sono un documento teoricamente più leggero, che vuole dare l’orizzonte entro cui muoversi, nell’ottica di costruire percorsi formativi più inclusivi, più flessibili, più aperti all’iniziativa della docente e alla specificità di un territorio, tutti elementi che invece mancavano nei vecchi, rigidi programmi scolastici. Le Indicazioni Nazionali sono il documento a cui si ispira il curricolo di ogni scuola e sono pure la linea a cui si adattano i libri di testo delle varie case editrici. >   Le ultime Indicazioni sono recenti, del 2018, ma Valditara nel 2023 ha > creato un gruppo di lavoro fortemente caratterizzato in senso conservatore che > ha redatto la nuova versione, a breve definitiva. Il gruppo era coordinato da Ernesto Galli della Loggia e ha concluso le indicazioni per Infanzia, Primaria e Secondaria di primo grado. Sono in fase di elaborazione anche quelle per la Secondaria di secondo grado. Fin dalla prima diffusione di questa bozza di Indicazioni, un ampio spettro di soggetti del mondo della cultura e della scuola hanno espresso una netta contrarietà nei confronti della bozza, frutto di una cultura reazionaria e disciplinante oltre che nazionalista e razzista. Su Dinamo abbiamo ospitato il contributo della società delle storiche in merito. Inoltre va sottolineato che questa bozza è tutt’altro che un documento leggero nell’impostazione – come nell’idea della riforma che portò al primo documento del 2007 – ma ricalca la pesantezza strutturale dei vecchi programmi. L’assemblea del 6 aprile è nata su iniziativa del nodo romano del Movimento per la Cooperazione Educativa, e ha visto l’immediata adesione di decine di sigle e di singoli. Nel frattempo ci sono state assemblee territoriali e confronti nazionali online.  L’assemblea di sabato 31 vuole fare un passo ulteriore e costruirsi come spazio nazionale di confronto e mobilitazione verso l’autunno. L’assemblea del 6 aprile a Roma ha avuto due grandi meriti, il primo è di porre al centro la necessità di una forte mobilitazione rispetto al documento proposto dal Ministero, perché la gravità dello stesso è tale da rendere indispensabile una presa di parola netta e allargata. Il secondo è di non essere una assemblea settoriale, ma di riuscire a raccogliere un variegato mondo che include insegnanti, genitori, studentesse e studenti, associazioni che lavorano in collegamento al mondo della scuola, collettivi, doposcuola popolari e molto altro ancora. Pertanto si è assunto in forma collettiva il problema di queste Indicazioni, perché se non ci sarà una radicale revisione delle stesse, a subirne le conseguenze è la società di questo Paese nel suo complesso, visto quanto quel documento può incidere nei percorsi formativi culturali e umani delle giovani generazioni. Inoltre, pur riconoscendo centralità alla mobilitazione contro le Indicazioni, la Rete ha assunto le problematiche che vive oggi la scuola italiana in senso ampio, a partire da quelle storiche, quali le modalità di avviamento all’insegnamento, il precariato, i bassi salari. Parimenti, al centro dell’attenzione si sono pure poste le urgenti problematiche determinate da questo ministero, quali la riforma delle linee guida per l’educazione civica, il nuovo codice di comportamento per dipendenti pubblici, la riforma del voto di condotta. Tutte queste sono misure parallele e complementari alle nuove Indicazioni e sono atte a consolidare l’impianto fortemente autoritario e repressivo del sistema formativo, tanto nei confronti di chi insegna quanto nei confronti di chi studia. > Infine, è stata scelta come data il 31 maggio per porsi in assonanza con la > mobilitazione pomeridiana contro il DL sicurezza approvato di recente dal > governo, frutto della stessa matrice autoritaria e fascista che ha generato le > Indicazioni. Il documento di lancio dell’assemblea di sabato 31 scrive  «Da più parti è emersa la necessità di ricostruire reti per rivendicare i problemi reali della scuola partendo dalle voci e dalle pratiche di chi la vive, la attraversa e ci lavora quotidianamente. L’assemblea romana ha dichiarato l’urgenza di aprire spazi di discussione e presa di parola orizzontali, sia a livello locale che nazionale, di costruire contro-narrazione e percorsi di resistenza per la scuola pubblica e democratica. Rete per la scuola pubblica vuole essere lo strumento per rispondere a questa urgenza». La sfida pertanto è indubbiamente ambiziosa, ma la motivazione e la determinazione della assemblee preparatorie fanno ben sperare che possa emergere un percorso virtuoso e combattivo: ce ne è estremamente bisogno. Immagine di copertina di Rete per la scuola pubblica SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS Per sostenere Dinamopress abbiamo attivato una nuova raccolta fondi diretta. 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