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Il viaggio di Marco Cavallo nei Cpr d’Italia – Milano, 20 settembre
Siamo alla seconda tappa del viaggio di Marco Cavallo nei Centri di Permanenza per i rimpatri. Dopo Gradisca, l’appuntamento per la manifestazione milanese è alle 14:00 di sabato 20 settembre in Piazza Tricolore. Da lì, alle 14:30, partirà il corteo verso il Cpr di via Corelli, dove alle 16:30 si terrà il presidio con interventi delle realtà promotrici e aderenti. Dopo Gradisca, la seconda tappa del viaggio di Marco Cavallo ci porta a Milano, davanti al Cpr di via Corelli. Insieme a Marco Cavallo percorreremo le strade della città fino al centro di detenzione, dove si terrà un presidio con interventi delle realtà promotrici e aderenti. Come negli anni Settanta si abbattevano i cancelli dei manicomi, oggi dobbiamo guardare oltre le reti dei Cpr e vedere quello che ci viene impedito di vedere: persone, vite, sogni interrotti, la cui unica colpa è non avere un permesso di soggiorno. Da troppo tempo nel nostro paese non avere documenti giustifica la privazione così crudele della libertà. E non è accettabile. Con Marco Cavallo chiediamo la chiusura dei Cpr e l’abolizione della detenzione amministrativa. Il corteo sarà un cammino di arte, musica, cura e partecipazione, per cambiare la narrazione e riportare al centro dignità e diritti. Marco Cavallo sarà accompagnato dalle 100 bandiere degli scarti, simboli di creatività e resistenza anche nelle condizioni più dure: ogni cucitura è un legame, come le vite che si intrecciano anche dentro luoghi di detenzione. Il corteo sarà accompagnato dal ritmo e dall’energia dei gruppi artistici e musicali milanesi che hanno aderito alla manifestazione. — Forum Salute Mentale Il Viaggio di Marco Cavallo nei CPR Davide Bertok
In risposta alla Green Week ipocrita, i comitati di zona 3 organizzano un incontro con flash mob davanti al Parco Bassini andato distrutto
“La Milano Green Week quest’anno è più ipocrita che mai, dopo quanto ci è stato svelato dalle inchieste urbanistiche, partite proprio da casi nel Municipio 3: la torre Hidden Garden di piazza Aspromonte, i grattacieli Park Towers al Parco Lambro, il Twin Palace di via Massimiano”. Così si apre il volantino che annuncia il flash mob e l’incontro organizzato da un gruppo di comitati del Municipio 3 (Salviamo Parco Bassini, Che ne sarà di Città Studi, Lambrate-Rubattino Riparte) per venerdì 19, ore 18-19,30, in Largo Volontari del Sangue, là dove nel gennaio 2020 le ruspe diedero inizio all’abbattimento dei 50 alberi e alla cancellazione dei 6mila mq di verde profondo del Parco Bassini. Al suo posto è stata costruita la nuova facoltà di Chimica del Politecnico, un grande e “nerissimo edificio-monstre”. (così lo definiscono gli organizzatori) che incombe sulla trafficatissima via Bassini. “La maschera green della Giunta Sala è caduta definitivamente, anche per lo stato pietoso e la cattiva manutenzione degli alberi e delle aree verdi”, prosegue il volantino. E infatti l’incontro di venerdì sarà occasione per i cittadini per “raccontare e discutere insieme la realtà del verde milanese e la cementificazione dei nostri quartieri (Lambrate, Rubattino, Città Studi) e quale città vogliamo noi residenti che non siamo più disposti a subire supinamente le scelte urbanistiche e antiecologiche che hanno caratterizzato gli ultimi governi cittadini”. Si farà anche il punto sulla manutenzione del verde (avvicendamento tra l’appaltatore esterno Miami/Avr e MM SpA) e su possibili azioni, anche legali, che i cittadini possono intraprendere per far valere i propri diritti. Il flash mob è una sorpresa ma ai partecipanti è stato chiesto di portare un fiore. Servirà a commemorare Parco Bassini? Redazione Milano
Gaza Riviera: genocidio come governance. Ma arriva l’Onda – di Maresa Lippolis e Sergio Tringali
Il piano G.R.E.A.T Trust* (Gaza, Reconstitution, Economic Acceleration and Transformation Trust), diffuso dal Washington Post alla fine dell’estate 2025, non è soltanto un documento geopolitico. È il sintomo di un immaginario di governo che prende forma da tempo: un miscuglio di tecnocrazia autoritaria, privatizzazione della sovranità e ingegneria sociale. L'ideologia alla base di queste [...]
La risposta giusta – di Effimera
La giornata di manifestazioni che ha attraversato Milano il 6 settembre 2025, in risposta allo sgombero del centro sociale Leoncavallo, è stata un avvenimento di grande valore che ha spezzato, almeno per un attimo, la narrazione negativa che ci circonda da ogni lato con i suoi corollari di impotenza e di paura. A nostro [...]
Le crepe nella falsa democrazia
LO SGOMBERO DEL LEONCAVALLO È L’ENNESIMO SEGNALE DI UNA DEMOCRAZIA IN RAPIDA CADUTA VERSO L’AUTORITARISMO. APRIAMO CREPE E SCENDIAMO IN PIAZZA Milano, 2 settembre: assemblea verso il corteo nazionale del 6 settembre. Foto Leoncavallo -------------------------------------------------------------------------------- Pratiche di resistenza, analisi controcorrente, cultura alternativa, ricostruzione del legame sociale, solidarietà dal basso, autogestione. I centri sociali, nell’eterogeneità e dinamicità delle loro storie, veicolano conflitto, dissenso, libertà di pensiero. Nell’antagonismo delle proposte politiche e nell’eterodossia delle espressioni musicali e artistiche, praticano forme di mutualismo e solidarietà sociale. La loro esistenza, al netto di qualsivoglia idealizzazione – come in tutte le esperienze non mancano contraddizioni, rigidità, ombre -, rappresenta un elemento di vitalità della democrazia. E questo, a prescindere dal fatto che si condividano o meno approcci e azioni (e, sia chiaro, non è una presa di distanza). La democrazia è pluralismo e conflitto, anche quando questo urta e inquieta. Aggiungo: i centri sociali si muovono nel segno della Costituzione. Costruiscono partecipazione effettiva; concretizzano il principio di solidarietà, che sia con gli sportelli (per i migranti, per il diritto alla casa), che sia con la costruzione di spazi di aggregazione sociale; esercitano diritti costituzionali come la libertà di manifestazione del pensiero e il diritto di riunione. Del resto, si può annotare, è la Costituzione stessa che “disturba”, è della Costituzione stessa che ci si vuol disfare: è una Costituzione antagonista al neoliberismo autoritario e alle brame belliche. Per inciso, questo rende evidente l’errore del ragionamento “dopo il Leoncavallo, almeno sgomberate Casa Pound”: l’esperienza di Casa Pound è in radicale antitesi alla Costituzione, costituisce una riorganizzazione del partito fascista, vietata dalla Costituzione. Casa Pound va sgomberata in nome dell’antifascismo e dei valori ad esso sottesi, che la Costituzione (tutta) sancisce. Non sono situazioni equiparabili. Veniamo alla questione dell’illegalità. Alcuni centri sociali sono occupati: vivono attraverso l’occupazione di un immobile. Due annotazioni. Primo: in una democrazia, vi deve essere «tolleranza del dissenso sino all’estremo limite possibile» (Passerin d’Entrèves); una democrazia non si regge sul comando e sull’obbedienza, sul principio di autorità, ma sulla partecipazione effettiva e sul dissenso. I centri sociali stimolano, interrogano, evidenziano le ambiguità della democrazia. La democrazia si spegne anche nell’apatia, nell’indifferenza, nella passività, nell’omologazione. Una democrazia, certo. Invero, lo sgombero del Leoncavallo è l’ennesimo segnale (in perfetta coerenza con la legge n. 80 del 2025, la legge sulla sicurezza) di una democrazia in rapida caduta verso l’autoritarismo: per il mutamento, di diritto e di fatto, delle sue forme istituzionali (premierato, sistemi elettorali escludenti, sottomissione della magistratura all’esecutivo), delle sue precondizioni (la garanzia, su base universale, dei diritti sociali e il perseguimento dell’uguaglianza sostanziale), della sua essenza (il riconoscimento del conflitto nella pace, sostituito dalla normalizzazione della guerra e dalla costruzione del nemico). Secondo: esistono altre vie rispetto allo sgombero – e nel caso del Leoncavallo erano in corso trattative con il Comune -, quali comodati, intese e forme giuridiche nuove come il bene comune (in tal senso, è la recente esperienza torinese del centro sociale Askatasuna); ricordando che la proprietà, per la nostra Costituzione, non è più un diritto “sacro e inviolabile” ma può essere limitata «allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti» (articolo 42). Ancora. Lo sgombero restituisce la scelta per una sicurezza urbana unicamente concepita come ordine pubblico, in luogo della sicurezza sociale e dei diritti. È la sicurezza a uso e consumo di un modello di città, la città consumista di Pasolini, la città capitalista, la global city, la smart city; è la città dalla quale estrarre valore di scambio (Milano ne è esempio paradigmatico con la sua ossessiva gentrificazione); è la città che occulta ed espelle le diseguaglianze con il daspo urbano; è la città vuota di relazioni dell’individualismo neoliberista. I centri sociali esprimono invece il senso di una città che affronta le sue contraddizioni, che si pone come luogo di vita, una vita dignitosa. Lo sgombero del Leoncavallo è un altro passo nella chiusura degli spazi politici, nella costruzione di una falsa democrazia, forma piatta e levigata dietro la quale occultare diseguaglianze e reprimere divergenze. Apriamo crepe e scendiamo in piazza. -------------------------------------------------------------------------------- Pubblicato sul manifesto del 6 settembre 2025 -------------------------------------------------------------------------------- LEGGI ANCHE: > Giù le mani dalla città. Giù le mani dal Leoncavallo -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo Le crepe nella falsa democrazia proviene da Comune-info.
Milano: lo scandalo è politico
«L’urbanistica di Milano pare ossessionata dal proposito speculativo: non si sa pensare in funzione del divenire della città, ma si agisce in funzione della rendita delle aree, il che è della economia sbagliata, anzi da condannare». Sembrano parole riferite alla … Leggi tutto L'articolo Milano: lo scandalo è politico sembra essere il primo su La Città invisibile | perUnaltracittà | Firenze.
Se Israele blocca la Sumud, noi blocchiamo l’Europa – di Effimera
I portuali di Genova hanno capito tutto. E noi dovremmo seguirli, senza pensarci due volte, cogliendo lo spirito del tempo. I centri sociali del Nord Est hanno boicottato la Mostra del Cinema di Venezia, chiedendo l’esclusione dal programma di due star sioniste conclamate: il Lido è stato preso d’assalto da più di diecimila attivisti. [...]
Appello per una radicale svolta urbanistica a Milano e in Italia
I fatti gravissimi emersi dalle indagini della Procura di Milano sullo sviluppo urbano degli ultimi anni sono preoccupanti sia per le fattispecie emerse sia per le reazioni della politica e delle istituzioni milanesi e nazionali. Quali che siano le responsabilità … Leggi tutto L'articolo Appello per una radicale svolta urbanistica a Milano e in Italia sembra essere il primo su La Città invisibile | perUnaltracittà | Firenze.
Firenze e Milano, capitali della rendita urbana
La rendita è spesso definita come reddito “parassitario”. Infatti – a differenza del salario e del profitto (derivante dallo scambio commerciale) – essa rappresenta una forma di reddito non scaturito dal lavoro svolto da chi la percepisce, ma generato da … Leggi tutto L'articolo Firenze e Milano, capitali della rendita urbana sembra essere il primo su La Città invisibile | perUnaltracittà | Firenze.
Ridi del duol, che t’avvelena il cor! – di Abo
Appunti sulla fine di questo Leoncavallo, l'inutilità della nostalgia, l'urgenza di un frastuono. Lo sgombero più annunciato e rinviato di sempre, ha colto tutti di sorpresa un anonimo giovedì agostano. Con diciannove giorni di anticipo su quanto pattuito dall'ufficiale giudiziario (che dopo 133 rinvii s’è fatto ufficioso) e un’ordinanza firmata dal questore, il governo [...]