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Le donne sulla linea del fronte, contro guerra, riarmo e genocidio in Palestina
Un incontro per discuterne sabato 6 dicembre alle ore 10.00 al Nuovo Cinema Aquila di Roma. Gli scioperi e le mobilitazioni degli ultimi mesi contro il genocidio in Palestina e contro la guerra ci hanno restituito un quadro dove il bianco e il nero hanno sostituito sempre più le scale […] L'articolo Le donne sulla linea del fronte, contro guerra, riarmo e genocidio in Palestina su Contropiano.
Nuova campagna per la liberazione di Marwan Barghouti
La campagna internazionale per la liberazione di Marwan Barghouti e di tutti i prigionieri politici palestinesi sarà lanciata ufficialmente il 29 novembre; lo ha annunciato il figlio Arab Barghouti in un video diffuso in questi giorni. Marwan Barghouti è detenuto da 23 anni nelle prigioni israeliane in condizioni disumane, condannato a 5 ergastoli con un processo  non equo e con accuse che lui ha respinto. Durante le recenti trattative per il cessate il fuoco era stato fatto il suo nome tra i prigionieri palestinesi che israele avrebbe rilasciato in cambio degli ostaggi ma alla fine non è stato liberato. Molti ritengono che Barghouti, considerato il Nelson Mandela del Medio Oriente,  potrebbe essere il leader in grado di riunificare le fazioni palestinesi ed essere un interlocutore valido nei prossimi passi delle trattative di pace. Pressenza IPA
Libertà per Marwan Barghouti, libertà per i prigionieri politici palestinesi, libertà per la Palestina
In Italia, come nel mondo intero, è vivo e forte un movimento che vuole la pace in Palestina e Israele per aprire la strada a un mondo multipolare, unica soluzione possibile contro il rischio di una catastrofica guerra generalizzata. Ma nel coloniale “piano di pace” concordato tra Trump e Netanyahu […] L'articolo Libertà per Marwan Barghouti, libertà per i prigionieri politici palestinesi, libertà per la Palestina su Contropiano.
“Riposare è Resistere” di Tricia Hersey, un manifesto politico contro la grind culture
“Il vostro corpo è un luogo di liberazione. Non appartiene al capitalismo. Amate il vostro corpo. Fate riposare il vostro corpo. Muovete il vostro corpo. Sostenete il vostro corpo.” Tricia Hersey “Riposare è resistere si oppone alla cultura della macinazione che consuma tutto”. Time “Spero leggiate questo libro standovene sdraiati!” – è l’invocazione della scrittrice Tricia Hersey all’inizio del primo capitolo di questo meraviglioso saggio. Un saggio necessario che è stata un’illuminazione. Di fronte al mondo che cambia in modo così velocemente, al tempo che viene sbranato dall’eterno presente della surmodernità, al presentismo neoliberale che ci induce a impostare già il nostro tempo quotidianamente in modo uniforme come macchine vuote volte alla produzione capitalista, l’alienazione e l’insoddisfazione diventano i sentimenti più incisivi che rischiano di deviare l’essenza della nostra esistenza come esseri umani. Già qualche anno fa, leggendo il libro-intervista “Il tao della decrescita” di Serge Latouche, mi sovveniva un pensiero: se ogni forma di resistenza al capitalismo finanziario e al sistema capitalista in generale, alla sua oppressione economica e sociale, alla sua filosofia del fondamentalismo di mercato, risulta vana, quale può essere la forma di protesta/resistenza più incisiva? Quale può essere il modo per sfuggire alla colonizzazione del tempo da parte della società industriale di massa, del produttivismo, dell’efficientismo e del consumismo? Quale può essere il modo per uscire dalla sbornia digitale che ci vede impegnati ore e ore di fronte al computer svolgendo funzioni alienanti, non tanto lontane – nella sostanza – dai meccanismi della catena di montaggio? Quale può essere la forma di rivolta per far emergere quel mondo a misura d’essere umano che abbiamo perso? La risposta mi arrivò spontanea: l’abbandono, ovvero abbandonare questa società, uscire da questa società per dimostrare che si può vivere senza i bisogni effimeri creati ad hoc da questa società per noi. Fin da subito pensai che la grande rivolta poteva consistere nel dimostrare che si può creare una società parallela a quella che ci è stata imposta, con Altre regole, Altre strumenti, Altra vivibilità. Ho sempre creduto che si potesse uscire dai meccanismi perversi della “cultura imprenditoriale-manageriale”, dimostrandone la fallacia logica e la grande astrazione che si sorreggono su presupposti ormai dati per scontati che nulla hanno di “naturale”, ma bensì di “culturale”. Ho creduto e credo che basta uscire dai meccanismi rapaci della società industriale semplicemente con il distacco e la lentezza, virando radicalmente verso altre strade. La grind culture non è nient’altro che la “cultura del superlavoro” e la conseguenza della “cultura degli imprenditori”, che di fatto sono “prenditori” che macinano le nostre vite – le uniche vite che abbiamo la certezza di avere – appaltandole al lavoro standardizzato. Come uscire da questo incubo? La scrittrice, poeta, teologa ed attivista afroamericana Tricia Hersey ci dà una soluzione tanto semplice quanto rivoluzionaria: il riposo. “Possiamo immaginare di passare qualche ora al giorno senza collegarci all’email o al cellulare? E quando ci pensiamo, quali sensazioni sentiamo nascere in noi? Che succederebbe se quel giorno si trasformasse in ventiquattr’ore o un’intera settimana? O un mese? Con cosa sostituireste le ore di attività online?” – ci chiede la Hersey. Riposo che è dormire; riposo che è spegnere le nostre menti; riposo che è uscire dalle nostre comfort-zone standardizzate; riposo che è spegnere qualunque macchina (macchine da lavoro, smartphone); riposo che è riscoprire il valore della leggerezza e il potenziale rivoluzionario delle relazioni umane; riposo che è fermare il nostro corpo; riposo che è il momento del quieora per far sorgere spontaneamente la nostra creatività repressa dall’atomizzazione capitalista. “Questo libro salverà delle vite e trasformerà il mondo”. Emily Nagoski “Un piano d’azione per aiutare le persone a sfidare l’idea che i nostri corpi siano macchine da usare per il profilo del capitalismo, invece di appartenerci veramente”. Essence Hersey è nata e cresciuta nella zona sud di Chicago, ha conseguito la laurea in sanità pubblica presso l’Eastern Illinois University, completando in seguito due anni di servizio come volontaria del Corpo di Pace in Marocco. Si iscrisse alla facoltà di teologia presso la Candler School of Theology dell’Università di Emory mentre iniziavano le proteste legate al movimento Black Lives Matter. E’ proprio in questo frangente che – scoprendo lo stress legato al suo programma di laurea che si aggiunge a forti vicende familiari e personali – rivaluta il sonno come momento per sè. Il riposo aggiuntivo fece sentire la Hersey più sana e più energica, e iniziò a incorporare il riposo nei suoi argomenti di ricerca di laurea sulla teologia della liberazione nera, la somatica e il trauma culturale. Un riposo che ha avuto un significato particolare per lei: fu il sonno che fece esclamare a Harriet Tubman (1), risvegliatasi da un sogno premonitore, «La mia gente è libera» dalla schiavitù. Fu il sonno che fece trovare la pace interiore ai suoi antenati durante la persecuzione: “Provengo da una lunga tradizione familiare di sfinimento. La mia nonna materna Ora (…) riposava gli occhi da mezz’ora a un’ora al giorno, nel tentativo di entrare in sintonia con sé stessa e trovare un po’ di pace. La bisnonna Rhodie, a quanto mi hanno raccontato, restava sveglia fino a tarda notte nella sua fattoria, nel profondo Mississippi, con una pistola nella tasca del grembiule, per risolvere in maniera creativa qualsiasi problema derivante dal Ku Klux Klan. La realtà di come siamo sopravvissuti a supremazia bianca e capitalismo è per me davvero sconvolgente. Sono ben consapevole di ciò che i nostri corpi sono in grado di sopportare. Dobbiamo alleggerire il peso che ci portiamo addosso. L’obiettivo finale della liberazione non è la sopravvivenza. Dobbiamo prosperare. Dobbiamo riposare.” Il lavoro di Hersey sostiene che la privazione del sonno è una questione di giustizia razziale e sociale e invoca il riposo come forma di resistenza alla supremazia bianca e al capitalismo. Hersey collega il riposo alla schiavitù americana – quando gli africani ridotti in schiavitù venivano regolarmente privati del sonno attraverso le leggi Jim Crow (2) – e crede che il riposo possa interrompa, quasi karmicamente, quella storia e la “cultura della fatica” contemporanea. Hersey ha collegato l’esaurimento dei neri alle continue esperienze di oppressione, sostenendo che il riposo è fondamentale per la liberazione di tutti perché lascia spazio alla guarigione e all’invenzione. Scrive Hersey: “A ispirarmi sono il riposo, il sonno e la capacità di sognare a occhi aperti.” Nel 2016 ha fondato “The Nap Ministry” (il “dicastero del sonnellino”), un’organizzazione che sostiene il riposo come forma di riparazione e un percorso verso la connessione ancestrale. L’organizzazione cerca di destigmatizzare la cura di sé e il sonno. Ispirandosi ad una performance artistica che esplorava come il riposo possa connettersi alle riparazioni, alla resistenza e connetterci ai nostri antenati, Hersey ha teorizzato che il riposo possa essere una forma di guarigione dalle esperienze traumatiche.  Scrive: “Il Nap Ministry è una coperta calda che ci avvolge e ci riporta al nostro io più profondo. Un luogo più umano. Un luogo dove riposare.”  La presa di consapevolezza dell’intensa storia del trauma culturale dei suoi antenati le ha fatto rivalutare il sonno come un’arma potenzialmente rivoluzionaria. “Tricia Hersey ci dice che il riposo è una forma di resistenza. Lo dice a me, a voi, a coloro che pensano che la resistenza sia sempre. Il suo messaggio è essenziale: Sedetevi. Sdraiatevi. Rallentate. Il riposo è un passo necessario per rivendicare il nostro potere di resistere all’oppressione sistemica”. Ibram X. Kendi Scrive Hersey: “Questo libro è una testimonianza e un’attestazione del mio personale rifiuto a donare il corpo a un sistema che è ancora in debito verso i miei Antenati per averli defraudati del loro duro lavoro e del loro Spazio Onirico. Mi rifiuto di spingere il mio corpo sull’orlo dell’esaurimento e della distruzione. Lasciamo che il destino faccia il suo corso. Mi fido più di me stessa che del capitalismo. Il nostro rifiuto finirà per lasciar spazio alla prosperità. Dovremo fare un azzardo e credere ciecamente nel riposo. Possa sostenerci il terreno sottostante e, se mai cadremo, che ci sia un soffice cuscino ad accoglierci. Questo libro è un invito, gridato da un megafono alla collettività, a unirsi a me nell’ostacolare e nel respingere il sistema.” Questo libro è un grido di protesta, un manifesto rivoluzionario e sovversivo, ma anche una nenia sussurrata all’orecchio di chi è stanco, un mantra che ripete incessantemente parole che spesso dimentichiamo: noi meritiamo di riposare, perché il riposo è sacro. Ingabbiati come siamo dentro il meccanismo della grind culture, che ci vuole sempre attivi e disponibili in qualsiasi momento, abbiamo dimenticato che il riposo è un nostro diritto e un nutrimento per l’anima, e non solo il tempo che togliamo alla produzione. Questo di Tricia Hersey è un invito che suona potente e liberatorio. Le sue parole piene di umanità e di spiritualità ci insegnano come non farci distruggere dal sistema, come recuperare ciò che è nostro, in una rivoluzione che non esclude nessuno ma che include ogni aspetto della società in cui viviamo, dalle comunità all’attivismo, dalla lotta al capitalismo alla società razzializzata, per fare in modo di connetterci di nuovo alla nostra natura più vera e ai ritmi ecologici, riposando insieme, sottraendo tempo al lavoro, imparando dal passato. All’opposto di ciò che avviene, torniamo a mettere al centro la lentezza come paradigma di vita: torniamo a vivere lentamente e lentamente a vivere.   I Principi del Nap Ministry sono: 1. Il riposo è una forma di resistenza perché ostacola e respinge il capitalismo e la supremazia bianca. 2. I nostri corpi sono un luogo di liberazione. 3. Schiacciare un pisolino offre una porta d’accesso all’immaginazione, alla creatività e alla guarigione. 4. Ci è stato sottratto il nostro Spazio Onirico e lo rivogliamo. Ce lo riprenderemo grazie al riposo.   (1) Harriet Tubman, nata Araminta “Minty” Ross e anche conosciuta come “Mosè degli afroamericani”, è stata un’attivista statunitense che combatté per l’abolizione della schiavitù e, in seguito, per il suffragio femminile, prestando anche attività come spia al servizio dell’Unione durante la Guerra di Secessione. (2) Leggi locali e statali in vigore nel Sud degli USA tra il 1876 e il 1965, che sancirono e mantennero di fatto la segregazione razziale nella società americana.   Scarica il primo capitolo di questo libro, e immergiti nelle atmosfere descritte dalla Hersey Scarica il PDF > Riposare è resistere. Un manifesto   Lorenzo Poli
29, 30, 31 Agosto – Dai monti ai piani: partigian*
L’11 Agosto ’44 al suono della Martinella inizia l’avanzata delle brigate partigiane per la Liberazione totale della città dalle truppe nazifasciste Il 31 Agosto l’intero territorio comunale viene liberato e i giorni successivi anche Sesto, Campi e l’intera Piana vedono la cacciata dei nazifascisti Csa next-Emerson, Cantiere Sociale Cienfuegos di Campi Bisenzio e Circolo Arci di Quinto Basso insieme per continuare una memoria collettiva e dal basso dell’operato di quelle donne e uomini che hanno combattuto il nazifascismo Perchè la storia della Liberazione dalle nostri parti è storia di gente comune, di rabbia e di amore. È la storia di chi che non ha atteso gli Alleati e si è alzato da solo contro il regime fascista. E’ la storia e la memoria sono ingranaggi collettivi ———————————————————————————————————————————————- Programma Venerdì 29 Agosto al Csa Next-Emerson ore 19.00 – “Archivi storici: una cassetta degli attrezzi per una memoria collettiva” ne parliamo con Anpi Oltrarno, Biblioteca Franco Serantini – Pisa, Collettivo Articolo 21 – Sesto Fno ore 20.30 – Cena Resistente ore 22.00 – Concerto con ” I suonatori de la leggera” Sabato 30 Agosto al Circolo Arci La Costituzione di Quinto Basso ore 19.00 – Presentazione libro sulla Resistenza fiorentina (dettagli a presto) ore 20.30 – Cena Resistente ore 22.00 – Concerto (dettagli a presto) Domenica 31 Agosto al Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos di Campi Bisenzio ore 10.00 inizio torneo di calcetto antirazzista ore 13.00 Pranzo resistente ore 17.00 Conclusione torneo e premiazioni Pranzo e cene dei tre giorni benefit
Georges Ibrahim Abdallah liberato dopo quarant’anni di detenzione
La corte d’appello di Parigi, oggi giovedì 17 luglio, ha deciso a favore della liberazione di George Abdallah. Il militante libanese, condannato nel 1987 per un presunta “complicità in omicidi terroristici”, lascerà il carcere di Lannemezan (negli Alti Pirenei) e sarà espulso verso Beirut il 25 luglio. A 74 anni, […] L'articolo Georges Ibrahim Abdallah liberato dopo quarant’anni di detenzione su Contropiano.
Liberi gli ultimi tre volontari della Madleen
Tutti i volontari della Madleen sono usciti di prigione e stanno tornando a casa dopo la loro detenzione illegale da parte di Israele. Vi invitiamo a continuare a mobilitarvi! La Freedom Flotilla Coalition conferma che tutti i difensori dei diritti umani e i giornalisti internazionali che si trovavano a bordo della nave di aiuti civili Madleen stanno tornando a casa. I dodici sono stati rapiti e detenuti con la forza dall’esercito israeliano mentre cercavano di rompere l’assedio illegale e disumano di Israele su Gaza e di portare aiuti umanitari alla popolazione assediata. Gli ultimi tre volontari della Freedom Flotilla Marco van Rennes, Pascal Maurieras e Yanis Mhamdi sono stati rilasciati la mattina del 16 giugno dalla detenzione israeliana e hanno iniziato il loro ritorno in patria attraverso il confine giordano. Le rispettive ambasciate faciliteranno il loro rientro dalla Giordania. Ringraziamo Adalah, il Centro legale per i diritti delle minoranze arabe in Israele, per aver rappresentato con forza e professionalità questi detenuti e invitiamo i nostri sostenitori in tutto il mondo a unirsi a noi per donare fondi a sostegno del loro importante lavoro. Questa missione si è svolta mentre i palestinesi di Gaza affrontavano la più devastante campagna di pulizia etnica e genocidio della storia recente. Il blocco israeliano di Gaza, che dura da quasi due decenni, è stato ripetutamente giudicato una violazione del diritto internazionale, anche nel rapporto della Missione d’inchiesta delle Nazioni Unite del 2009 e in numerose analisi giuridiche successive. Nel 2024, la Corte Internazionale di Giustizia ha ritenuto plausibile che Israele stesse commettendo un genocidio a Gaza e ha emanato misure provvisorie vincolanti per impedire tali atti. Nonostante ciò, il blocco letale di Israele continua con il pieno appoggio di Stati Uniti, Unione Europea e altri governi complici. La missione Madleen fa parte di uno sforzo della società civile durato 17 anni per affrontare, sfidare e rompere il blocco illegale di Gaza da parte di Israele. Sulla base dei precedenti, sapevamo che i rischi – tra cui attacchi, lesioni e persino la morte – erano elevati, ma crediamo che il costo dell’inazione sia più alto. Il nostro obiettivo è rompere l’assedio, non simbolicamente, ma materialmente e politicamente, il che richiede la mobilitazione non solo della società civile ma anche dei governi. In questo senso, questa missione è riuscita a riaccendere la consapevolezza, la speranza e l’immaginazione globale attraverso il potere della solidarietà tra le persone e dell’azione diretta. Non ci fermeremo e invitiamo il mondo a unirsi a noi. La nostra missione ha cercato di superare l’affanno dei media e di ricordare al mondo che Gaza rimane sotto un blocco illegale. Il silenzio internazionale non è neutralità, è complicità. I palestinesi hanno il diritto di vivere in dignità, libertà e giustizia e di ricevere aiuti, tutto ciò di cui hanno bisogno, senza il controllo della potenza occupante illegale. Siamo grati per la solidarietà della gente con la nostra missione, con i nostri volontari e, soprattutto, con il popolo palestinese di Gaza, affamato e assediato. Vi chiediamo di continuare a mobilitarvi, di tenere d’occhio gli annunci della nostra prossima azione contro il blocco e di far volare la vostra solidarietà. Continueremo a navigare finché il blocco non sarà rotto, il genocidio non avrà fine e la Palestina sarà libera, dal fiume al mare. Freedom Flotilla Coalition   Pressenza IPA
Badar Khan Suri della Georgetown University lascia il carcere ICE su cauzione e si riunisce con la famiglia
In Virginia, il ricercatore della Georgetown University Badar Khan Suri si è ricongiunto con la sua famiglia dopo il rilascio su cauzione da un carcere dell’ICE in Texas; mercoledì un giudice federale ha stabilito che la sua detenzione violava i suoi diritti alla libertà di parola e al giusto processo. Il rilascio di Khan Suri arriva una settimana dopo la liberazione della dottoranda della Tufts University Rümeysa Öztürk da un carcere dell’ICE in Louisiana e due settimane dopo il rilascio dello studente della Columbia University Mohsen Mahdawi da una prigione dell’ICE in Vermont. Gli agenti federali hanno rapito Khan Suri fuori dalla sua casa in Virginia in marzo, separandolo dai suoi tre figli e dalla moglie, cittadina statunitense di origine palestinese. Khan Suri è un ricercatore sulla pace. Di recente, da dietro le sbarre, ha scritto che “non lascerà nessuna strada inesplorata per sfidare la caccia alle streghe scatenata contro di me e altri che credono nella libertà dei palestinesi”.   Democracy Now!
Al Knup, racconti con la resistenza, per l’80° della liberazione
Martedì 13 maggio alle 18.30 presso il bar – libreria KNULP (via Madonna del Mare 7/a), organizzato dall’Associazione culturale Tina Modotti in collaborazione con il Comitato 25 aprile, si svolgerà la presentazione del volume La stessa cosa del sangue. Racconti con la resistenza, DeriveApprodi, Bologna, 2025 (raccolta curata da Sergio Sichenze, con lettere aperte alla Resistenza di Alessandra Pigliaru e Giorgio Mascitelli). Nell’ottantesimo anniversario della Liberazione, ventuno emozionanti e suggestivi racconti ci parlano non solo della Resistenza di allora, ma delle quotidiane resistenze dell’oggi. Gianluca Paciucci dialogherà con tre degli autori, Angelo Floramo, Eugenio Lagomma e Sergio Sichenze. Gianluca Paciucci dialogherà con tre degli autori, Angelo Floramo, Eugenio Lagomma e Sergio Sichenze. Redazione Friuli Venezia Giulia