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Georges Ibrahim Abdallah liberato dopo quarant’anni di detenzione
La corte d’appello di Parigi, oggi giovedì 17 luglio, ha deciso a favore della liberazione di George Abdallah. Il militante libanese, condannato nel 1987 per un presunta “complicità in omicidi terroristici”, lascerà il carcere di Lannemezan (negli Alti Pirenei) e sarà espulso verso Beirut il 25 luglio. A 74 anni, […] L'articolo Georges Ibrahim Abdallah liberato dopo quarant’anni di detenzione su Contropiano.
Liberi gli ultimi tre volontari della Madleen
Tutti i volontari della Madleen sono usciti di prigione e stanno tornando a casa dopo la loro detenzione illegale da parte di Israele. Vi invitiamo a continuare a mobilitarvi! La Freedom Flotilla Coalition conferma che tutti i difensori dei diritti umani e i giornalisti internazionali che si trovavano a bordo della nave di aiuti civili Madleen stanno tornando a casa. I dodici sono stati rapiti e detenuti con la forza dall’esercito israeliano mentre cercavano di rompere l’assedio illegale e disumano di Israele su Gaza e di portare aiuti umanitari alla popolazione assediata. Gli ultimi tre volontari della Freedom Flotilla Marco van Rennes, Pascal Maurieras e Yanis Mhamdi sono stati rilasciati la mattina del 16 giugno dalla detenzione israeliana e hanno iniziato il loro ritorno in patria attraverso il confine giordano. Le rispettive ambasciate faciliteranno il loro rientro dalla Giordania. Ringraziamo Adalah, il Centro legale per i diritti delle minoranze arabe in Israele, per aver rappresentato con forza e professionalità questi detenuti e invitiamo i nostri sostenitori in tutto il mondo a unirsi a noi per donare fondi a sostegno del loro importante lavoro. Questa missione si è svolta mentre i palestinesi di Gaza affrontavano la più devastante campagna di pulizia etnica e genocidio della storia recente. Il blocco israeliano di Gaza, che dura da quasi due decenni, è stato ripetutamente giudicato una violazione del diritto internazionale, anche nel rapporto della Missione d’inchiesta delle Nazioni Unite del 2009 e in numerose analisi giuridiche successive. Nel 2024, la Corte Internazionale di Giustizia ha ritenuto plausibile che Israele stesse commettendo un genocidio a Gaza e ha emanato misure provvisorie vincolanti per impedire tali atti. Nonostante ciò, il blocco letale di Israele continua con il pieno appoggio di Stati Uniti, Unione Europea e altri governi complici. La missione Madleen fa parte di uno sforzo della società civile durato 17 anni per affrontare, sfidare e rompere il blocco illegale di Gaza da parte di Israele. Sulla base dei precedenti, sapevamo che i rischi – tra cui attacchi, lesioni e persino la morte – erano elevati, ma crediamo che il costo dell’inazione sia più alto. Il nostro obiettivo è rompere l’assedio, non simbolicamente, ma materialmente e politicamente, il che richiede la mobilitazione non solo della società civile ma anche dei governi. In questo senso, questa missione è riuscita a riaccendere la consapevolezza, la speranza e l’immaginazione globale attraverso il potere della solidarietà tra le persone e dell’azione diretta. Non ci fermeremo e invitiamo il mondo a unirsi a noi. La nostra missione ha cercato di superare l’affanno dei media e di ricordare al mondo che Gaza rimane sotto un blocco illegale. Il silenzio internazionale non è neutralità, è complicità. I palestinesi hanno il diritto di vivere in dignità, libertà e giustizia e di ricevere aiuti, tutto ciò di cui hanno bisogno, senza il controllo della potenza occupante illegale. Siamo grati per la solidarietà della gente con la nostra missione, con i nostri volontari e, soprattutto, con il popolo palestinese di Gaza, affamato e assediato. Vi chiediamo di continuare a mobilitarvi, di tenere d’occhio gli annunci della nostra prossima azione contro il blocco e di far volare la vostra solidarietà. Continueremo a navigare finché il blocco non sarà rotto, il genocidio non avrà fine e la Palestina sarà libera, dal fiume al mare. Freedom Flotilla Coalition   Pressenza IPA
Badar Khan Suri della Georgetown University lascia il carcere ICE su cauzione e si riunisce con la famiglia
In Virginia, il ricercatore della Georgetown University Badar Khan Suri si è ricongiunto con la sua famiglia dopo il rilascio su cauzione da un carcere dell’ICE in Texas; mercoledì un giudice federale ha stabilito che la sua detenzione violava i suoi diritti alla libertà di parola e al giusto processo. Il rilascio di Khan Suri arriva una settimana dopo la liberazione della dottoranda della Tufts University Rümeysa Öztürk da un carcere dell’ICE in Louisiana e due settimane dopo il rilascio dello studente della Columbia University Mohsen Mahdawi da una prigione dell’ICE in Vermont. Gli agenti federali hanno rapito Khan Suri fuori dalla sua casa in Virginia in marzo, separandolo dai suoi tre figli e dalla moglie, cittadina statunitense di origine palestinese. Khan Suri è un ricercatore sulla pace. Di recente, da dietro le sbarre, ha scritto che “non lascerà nessuna strada inesplorata per sfidare la caccia alle streghe scatenata contro di me e altri che credono nella libertà dei palestinesi”.   Democracy Now!
Al Knup, racconti con la resistenza, per l’80° della liberazione
Martedì 13 maggio alle 18.30 presso il bar – libreria KNULP (via Madonna del Mare 7/a), organizzato dall’Associazione culturale Tina Modotti in collaborazione con il Comitato 25 aprile, si svolgerà la presentazione del volume La stessa cosa del sangue. Racconti con la resistenza, DeriveApprodi, Bologna, 2025 (raccolta curata da Sergio Sichenze, con lettere aperte alla Resistenza di Alessandra Pigliaru e Giorgio Mascitelli). Nell’ottantesimo anniversario della Liberazione, ventuno emozionanti e suggestivi racconti ci parlano non solo della Resistenza di allora, ma delle quotidiane resistenze dell’oggi. Gianluca Paciucci dialogherà con tre degli autori, Angelo Floramo, Eugenio Lagomma e Sergio Sichenze. Gianluca Paciucci dialogherà con tre degli autori, Angelo Floramo, Eugenio Lagomma e Sergio Sichenze. Redazione Friuli Venezia Giulia
Lucio Manisco, grande giornalista e compagno
Lucio Manisco, che il 6 maggio ci ha lasciato, è stato innanzitutto un grande giornalista che non aveva paura di denunciare i crimini dell’Occidente. I suoi servizi da New York per il Tg3 di Sandro Curzi erano pura controinformazione. Lucio Manisco raccontava la complessità e le contraddizioni degli Usa e ne smontava la propaganda con l’obiettività di un vero giornalista anglosassone. Lucio è stato un nostro compagno e un combattente per la libertà come lo definì Silvia Baraldini che riuscì a far liberare dalle carceri USA. Lo ricordiamo direttore del nostro quotidiano Liberazione e parlamentare di Rifondazione Comunista. Nonostante l’età avanzata ha continuato a manifestarci il suo sostegno con sottoscrizioni e consigli. Si indignava per l’oscuramento che subiamo. Ci mancherà il suo sapere e la sua ostinata volontà di comprendere e di spiegare, in un momento critico per tutto il pianeta. Lucio Manisco è stato fino all’ultimo un comunista schierato dalla parte degli oppressi e contro tutte le guerre.   Maurizio Acerbo, segretario nazionale Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea Maurizio Acerbo
Milano: la forza della liberazione
Impressionante! Ho fatto sfilare praticamente tutto il corteo, sono passati per 4 ore. Partiti già alle 14, gli ultimi sono entrati in piazza dopo le 19.30. A detta di molti: più di 150mila, e secondo me c’erano tutti. Un corteo liquido, di quelli che come l’acqua riempie ogni spazio, si infila nelle vie laterali, prende fiato, si riposa dove c’è un po’ di ombra. Dai passeggini agli anziani, c’è tutto il popolo che, viene da dire, si definisce di sinistra. Che poi i vertici di buona parte delle loro organizzazioni scivolino al centro, lo sappiamo, ma si vede dai volti, dall’energia, dalla voglia di essere in piazza, che questo popolo è schierato, non è tiepido, o almeno, potrebbe non esserlo. Pare manchino i sindacati di base, gli anarchici, gli altri e le altre ci sono tutte. Anpi da ogni dove, sindacati confederali in lungo e in largo, partiti dal Pd in giù, fino a diversi partiti comunisti che fanno la loro figura. Arci, Acli, Emergency, Casa delle Donne, movimenti studenteschi, diversi centri sociali, Amnesty, ResQ, gruppi di sudamericani a difesa dei diritti nei loro Paesi, ci sono almeno 20 camion che sfilano, neanche al carnevale di Bahia. Anche il famoso striscione exGKN “Insorgiamo”! C’è anche un camion del Manifesto, quasi da non crederci. Lungo il serpentone: musica, cori, canti, slogan, diverse batucade, con percussioni, ballerine e qualche ballerino, la Murga, la banda degli Ottoni a Scoppio al gran completo. Ci sono i kurdi e un po’ più avanti anche un gruppetto di turchi che ricordano la repressione nel paese compiuta dal governo criminale di Erdogan. Peccato che queste due realtà siano separate… Decine i cartelli che invocano alla resistenza, altrettanti sfottono la “sobrietà” che è stata chiesta… Certo c’è un tema che corre lungo quasi tutto il corteo: quello della questione palestinese. Alla testa del corteo, poco dopo la banda ufficiale e un paio di striscioni, passa la oramai assidua “brigata ebraica”, almeno 200 persone con decine di bandiere di Israele, circondate da un fitto cordone di city angels in maglietta rossa. Un servizio d’ordine, misto a polizia, per lo più in borghese, davanti e dietro, isolate un paio di bandiere palestinesi. Dal marciapiede qualche voce isolata grida “Palestina libera”, una donna da dentro il corteo parte in preda ad una rabbia furibonda, quella cintura che protegge la brigata ebraica, in questo caso, deve proteggere chi grida dal marciapiede. La nonna di un mio amico diceva: “Male non fare, paura non avere”. Non credo funzioni sempre, ma l’impressione è che questo gruppo di filoisraeliani, viaggi nella paura. In effetti, in San Babila, poco dopo il loro passaggio e quello delle bandiere ucraine, la polizia si infila, fa un cordone e separa il resto del corteo che è costretto a star fermo per un po’. Ma mettiamo un altro tassello al quadro: diverse centinaia di metri più indietro, vicini alle tante bandiere palestinesi, c’è anche un discreto gruppo di ebrei contro l’occupazione, Mai indifferenti, sempre presenti, anche ai cortei del sabato. Diciamo che la solidarietà con il popolo palestinese è diffusissima, bandiere sparse, oltre alle tante dello spezzone dei palestinesi, gli slogan più gridati sono: Ora e sempre resistenza e Palestina libera. Anche dal camion dei giovani del Pd con le loro magliette arancioni, gridano forte “Palestina libera” e quando stanno quasi per arrivare in piazza Duomo, mettono un pezzo d’epoca che tutti cantano in coro e molti alzano il pugno: “bandiera rossa”. Allora la domanda da farsi è: ci sono tutte queste energie anche durante il resto dell’anno? Riuscirà la base a farsi sentire con cupole di partiti e sindacati intrise di burocrazia? Lo capiscono i vertici di Cgil, Anpi, Arci (giusto per fare qualche nome) che moltissimi di coloro che oggi erano dietro i loro striscioni, probabilmente riempivano il corteo del 12 aprile per la fine del massacro a Gaza? Per la giustizia e la libertà in quella terra martoriata? Non sappiamo cosa sia stato detto dal palco in piazza Duomo, e credo lo sappiano in pochi (di quelli che hanno manifestato), ma il messaggio di questo corteo è stato chiaro: non bisogna far procedere questo fascismo diffuso, armi, guerre, leggi repressive, attacchi alla costituzione, riduzione dei diritti come della spesa pubblica, non possono continuare, questa opposizione deve trasformarsi in forza politica, dal basso. Insomma, tutti si allontanano, portandosi a casa incontri, battute, musica, sorrisi, abbracci. Facciamo tutto il possibile perché non si rientri nei ranghi, nel nostro orticello, allargando le braccia di fronte al male che avanza. Foto di Andrea De Lotto, Loretta Cremasco e Stefano Sarfati di Andrea De Lotto PS: mi perdonino i gruppi, le associazioni, i movimenti, che non ho nominato, forse le foto aiuteranno a rendere giustizia. Buon 26 aprile, 27 aprile… resistenza ora e sempre. Andrea De Lotto
PORTA UN FIORE, UN DISEGNO, UN PENSIERO ALLA LAPIDE DELLA RESISTENZA DI CASTELLO
Dal 23 Aprile porta un fiore, un disegno, un pensiero alla lapide della Resistenza a Castello, in via U. Crocetta. Ricordiamo il 25 Aprile, la Liberazione, le partigiane e i partigiani, la lotta popolare di chi ha preso le armi affinchè le guerre finissero per sempre col suo portato di distruzione e morte. Abitanti di Castello e Csa Next-Emerson.