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USA: SCONTRO TRA GIUDICI FEDERALI E PRESIDENZA, L’ULTIMA PAROLA SPETTERÁ ALLA CORTE SUPREMA. L’INTERVISTA A MARTINO MAZZONIS
Giornata no per Donald Trump: dopo la bocciatura dei dazi dei giorni scorsi, oggi con due voti a favore e uno contrario, una corte d’appello federale della capitale statunitense ha reintegrato Rebecca Slaughter, commissaria della Federal Trade Commission (FTC) nominata da Biden e licenziata dal Tycoon, La Corte ha giudicato illegale il suo licenziamento, ma la Casa Bianca ha già dichiarato che presenterà ricorso alla Corte Suprema. Tuttavia, nell’ordinanza della Corte d’appello, si legge che “è improbabile che il governo vinca in appello perché qualsiasi sentenza a suo favore da parte di questa Corte dovrebbe sfidare i precedenti vincolanti, pertinenti e ripetutamente preservati della Corte Suprema” E non solo. Una Corte d’appello federale ha inoltre stabilito che l’uso del contestato Alien Enemies Act – il decreto voluto da Trump per deportare più rapidamente presunti membri di gang venezuelane – è illegale e ne ha bloccato l’uso in diversi stati del sud degli Stati Uniti. Secondo il giudice, Trump non può utilizzare una legge di guerra del 1798, invocata per la prima volta a marzo, per portare avanti il proprio piano di espulsioni in Texas, Louisiana e Mississippi. Infine l’ambasciatore americano Matthew Whitaker presso la NATO, ha bocciato la contabilità creativa degli stati dell’Unione Europea e anche l’Italia: il ponte sullo stretto di Messina non potrà essere pagato con i fondi NATO, ha detto l’ambasciatore. Su questi temi abbiamo intervistato il giornalista e americanista Martino Mazzonis. Ascolta o scarica
Viviamo in una società dell’apartheid?
L’ immigrazione ci rivela qualcosa di più di un “discorso pubblico” viziato da pregiudizi e fake news. I dati smentiscono i talk show ma non basta. C’è un’incomprensione della sfida sociale (anche da parte della sinistra), al lavoro e al welfare che oggi confinano con la marginalità di tutta la […] L'articolo Viviamo in una società dell’apartheid? su Contropiano.
CPR IN ALBANIA: LA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA SMONTA IL MODELLO DEL GOVERNO MELONI
La Corte di giustizia dell’Unione europea sconfessa la linea del governo Meloni sulla questione del protocollo Italia – Albania, e in particolare sulle modalità con cui vengono deportate le persone nei centri di detenzione creati fuori dall’Italia. Secondo il Tavolo Asilo immigrazione, si tratta di una sconfessione piena della maggioranza di governo:  la Corte “ha stabilito un principio chiaro: uno Stato membro non può designare un Paese di origine sicuro senza garantire un controllo giurisdizionale effettivo e trasparente, né può mantenere tale designazione se nel Paese non è assicurata protezione a tutta la popolazione, senza eccezioni”. Il cosiddetto modello Albania è stato costruito e mantenuto su basi giuridiche oggi dichiarate – sottolinea il Tavolo – incompatibili con il diritto dell’Unione. La sentenza colpisce al cuore uno degli assi portanti dell’intero impianto: la possibilità di processare richieste di asilo in procedura accelerata, basandosi sulla presunzione automatica di sicurezza del Paese d’origine. Non è più possibile, alla luce della pronuncia, utilizzare atti legislativi opachi e privi di fonti verificabili per giustificare il respingimento veloce delle domande di protezione. E non è ammissibile trattare come sicuro un Paese che non offre garanzie a tutte le persone. È esattamente quanto avvenuto nei trasferimenti verso l’Albania”. La Corte Ue si è espressa su richiesta del Tribunale di Roma, che finora non ha riconosciuto la legittimità dei fermi disposti nei confronti dei migranti soccorsi nel Mediterraneo e trasferiti nei Cpr in Albania perché provenienti da Paesi ritenuti sicuri dal governo italiano, in particolare Egitto e Bangladesh. Il nodo centrale riguarda la definizione e dell’applicazione del concetto di ‘Paese terzo sicuro’ nell’ambito delle procedure accelerate per l’esame delle richieste d’asilo.  “C’è un altro fronte giuridico ancora aperto, e riguarda i trasferimenti verso l’Albania direttamente dai centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr): la questione è oggetto di un nuovo rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia. Ma si tratta di un iter che richiederà almeno due anni”. Nell’attesa, il Tavolo sollecita  il governo a non riattivare il Protocollo Italia-Albania: “una richiesta avanzata fin da prima dell’avvio delle operazioni, e che ora diventa più forte nella cornice di questa sentenza. Nell’ultimo anno l’esecutivo ha più volte cercato di piegare le sentenze al proprio racconto, presentando come legittimazione ciò che non lo era affatto. Ma questa volta la pronuncia della Corte è inequivocabile, ed è difficile immaginare che possa essere strumentalizzata. L’architettura giuridica del modello viene demolita”. Proprio nei giorni scorsi il Tavolo Asilo e Immigrazione aveva pubblicato il report Ferite di confine. La nuova fase del modello Albania, che aggiorna il report di marzo. Se la prima fase riguardava il trasferimento forzato in territorio albanese di persone richiedenti asilo intercettate in mare e provenienti da paesi classificati come sicuri dal governo italiano, il quadro operativo è radicalmente cambiato a partire da aprile, quando hanno cominciato a essere deportate persone non intercettate in mare, ma dai CPR italiani. “Il nuovo assetto prevede il trasferimento coatto nel centro di Gjadër di persone già trattenute nei centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) in Italia, dando forma a un meccanismo di detenzione amministrativa transnazionale caratterizzato da scarsa trasparenza e da un elevato potenziale lesivo dei diritti fondamentali, come evidenziato dalle missioni di monitoraggio condotte dal Tavolo asilo e immigrazione”. Ai nostri microfoni Francesco Ferri, esperto di migrazione di Action Aid, una delle associazioni che fa parte del Tavolo Asilo e Immigrazione Ascolta o scarica
Migranti e Paesi sicuri, la Corte Europea di Giustizia affonda ancora il governo Meloni
Ennesima mazzata per il governo Meloni in materia di immigrazione. Con una sentenza attesa, pronunciata oggi alle 10.57 la Corte Europea di Giustizia ha sentenziato che non sono i governi dei singoli Paesi a poter determinare quali siano i “Paesi sicuri” in cui rimpatriare, o per meglio dire, deportare le persone che fuggono, ma che tale decisione appartiene ad un giudice obbligato a valutare se tutto il Paese di provenienza di chi chiede asilo sia o meno sicuro al punto da predisporre il diniego alla domanda e il conseguente rimpatrio. Piantedosi e Meloni avevano provato sia a ridurre il numero dei Paesi in cui deportare, sia a stringere con questi nuovi accordi, sia, soprattutto, a depotenziare il ruolo della magistratura. L’intero impianto salta, al punto che anche il costoso esperimento coloniale in Albania, che comprende, ricordiamo, un hotspot e un CPR, diventa un colossale boomerang che si abbatte su chi legifera dimostrando di avere scarsissima conoscenza del diritto internazionale. La sentenza precisa che fino a quando, probabilmente nel 2027, non ci sarà un nuovo regolamento che determinerà le modalità e le ragioni di ogni rimpatrio, la decisione di un tribunale dovrà essere considerata valida su tutto il territorio dello Stato membro; non sono ammesse disposizioni discrezionali. Resta l’amaro in bocca di chi è convinto che a tali decisioni si debba arrivare attraverso la politica e non per decisione di una, per quanto autorevole, Corte internazionale. Ci si svegli, anche in Parlamento, prima ancora di attendere che una sentenza ci lavi la coscienza. Maurizio Acerbo, Segretario nazionale Stefano Galieni, Responsabile nazionale immigrazione, Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea   Rifondazione Comunista - Sinistra Europea
Trump perde consensi. “Il rimorso dell’acquirente”
In un servizio pubblicato da Axios, i due commentatori Jim VandeHei e Mike Allen scrivono che Trump, in termini di risultati concreti, ha sfornato i suoi primi sei mesi in modo storico. Enormi tagli fiscali. Attraversamenti di frontiera a livelli record. Entrate tariffarie in forte crescita. Attacchi aerei spettacolari in Iran. […] L'articolo Trump perde consensi. “Il rimorso dell’acquirente” su Contropiano.
MIGRANTI: SEI MILITARI A PROCESSO PER IL NAUFRAGIO DI CUTRO. L’ACCUSA È DI NAUFRAGIO COLPOSO E OMICIDIO COLPOSO PLURIMO
Sono stati rinviati a giudizio i sei militari, quattro della Guardia di finanza e due della Guardia costiera, indagati per il naufragio del barcone a Steccato di Cutro, in cui, la notte del 26 febbraio del 2023, morirono 94 migranti, 35 dei quali minorenni e diversi dispersi. Il prossimo 14 gennaio, quando inizierà il processo di primo grado che dovrà accertare le eventuali responsabilità di sei militari italiani per il tragico affondamento del caicco Summer Love a Steccato, ai militari vengono contestati i reati di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo in relazione alla mancata attivazione del Sar, il Piano per la ricerca ed il salvataggio in mare. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, Laura Marmorale, presidente di Mediterranea Saving Human. Ascolta o scarica.
Discorsi Mediterranei | Storie di diritti, migrazioni e solidarietà internazionale
Discorsi Mediterranei è un festival su diritti, migrazioni e solidarietà internazionale, promosso da Arci Cassandra Aps e Ets Associazione culturale Narrazioni cofinanziato da Regione Puglia, Comune di Specchia e Istituto di Culture Mediterranee e sostenuto  da un ampio partenariato pubblico-privato. Spin-off del festival Armonia. Narrazioni in Terra d’Otranto – ideato e organizzato da Narrazioni Ets e giunto quest’anno alla sua 11 a edizione – Discorsi Mediterranei porterà per la prima volta nel Capo di Leuca un’occasione di riflessione approfondita sulle questioni sociopolitiche e culturali del bacino del Mediterraneo, con un approccio intersezionale attento ai legami tra diritti, identità sociali, questioni di genere, contesto ambientale e fenomeni migratori e con un focus sulle nuove narrazioni delle migrazioni e dei Sud globali. Il festival ospiterà alcune delle voci più importanti del panorama nazionale: studios_, espert_, giornalist_, reporter, cooperanti, attivist_ che prenderanno parte ai discorsi – conversazioni aperte al pubblico – e contribuiranno a informare, sensibilizzare, promuovere conoscenza e consapevolezza sui temi e sull’impegno che persone e organizzazioni della società civile mettono quotidianamente nella promozione dei diritti umani. Con la direzione artistica di Mariangela Ciriello e Riccardo Buffelli, Discorsi Mediterranei sarà articolato in tre tappe: una prima a Specchia il 28 e 29 giugno, una seconda a Santa Maria di Leuca il 19 luglio (qui il festival Armonia e Discorsi Mediterranei torneranno ad intrecciarsi), una terza ed ultima tappa a Patù il 6 e 7 settembre. Cartella Stampa Instagram Redazione Torino
No Kings Day. Milioni di statunitensi in piazza contro Trump
Trump annuncia una mano ancora più dura contro i migranti, mentre per le strade di Los Angeles restano migliaia di caschi della Guardia Nazionale e 700 Marines. Contro le deportazioni dell’amministrazione Trump e le sue politiche guerrafondaie, si sono svolte lo scorso sabato 14 giugno migliaia di manifestazioni convocate dal movimento “No Kings day”. Milioni […]
“PIANTEDOSI STRINGE LA MANO A UN CRIMINALE LIBICO”: LA DENUNCIA DI MEDITERRANEA DOPO LA VISITA UFFICIALE DI SADDAM HAFTAR A ROMA
“Piantedosi stringe la mano a un criminale libico“. Lo denuncia Mediterranea Saving Humans dopo la visita ufficiale di Saddam Haftar, mercoledì 11 giugno 2025, al Ministro dell’Inteno italiano Matteo Piantedosi. “Il figlio del generale Khalifa Haftar, Saddam Haftar – spiega il comunicato di Mediterranea – è a capo della famigerata brigata Tarek Ben Zayed, dotata tra le altre cose di un supply vessel con il quale opera catture di profughi in mare e li deporta nei lager della Cirenaica. Anche la giustizia statunitense lo cerca dal maggio di quest’anno: è accusato di rapimenti, omicidi, deportazioni di massa anche nei confronti di cittadini libici. È inoltre segnalato dalle Nazioni Unite come uno dei più influenti trafficanti libici“. “La Libia – denuncia Mediterranea – è consegnata nelle mani di questi capi mafia, da governi senza scrupoli che pur di ottenere il ‘blocco degli sbarchi’ da poter rivendere nella campagna elettorale permanente, sono disposti a sacrificare i principi e i valori di rispetto dei diritti e della dignità umana. Le mani che ha stretto Piantedosi, sono sporche di sangue innocente“. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto è intervenuta Laura Marmorale, presidente di Mediterranea Saving Humans. Ascolta o scarica. Qui il comunicato integrale di MSH.
USA: A LOS ANGELES MIGLIAIA DI PERSONE SI OPPONGONO ALLE DEPORTAZIONI DI MIGRANTI VOLUTE DA TRUMP. SCONTRI CON LA POLIZIA
Negli Stati Uniti d’America continua il battibecco a distanza tra i vecchi amici ed ex alleati Donald Trump ed Elon Musk. L’attuale presidente e il miliardario, un tempo alleati, sembrano ora muoversi su binari opposti. Musk ha lanciato l’idea di un “terzo partito” capace, a suo dire, di rappresentare l’80% della popolazione americana. Un progetto che, nelle intenzioni dell’imprenditore, vorrebbe rompere il duopolio politico di Repubblicani e Democratici. Non si è fatta attendere la replica di Trump, che ha liquidato la proposta dichiarando di “non pensare a Musk”, pur augurandogli “il meglio”. Parole apparentemente concilianti, ma seguite da un’affermazione più pungente: secondo il tycoon, Musk non ha ancora concluso il proprio lavoro con il governo degli Stati Uniti, e i contratti in essere — presumibilmente tra SpaceX e l’amministrazione — saranno “riesaminati”. “Si tratta di un sacco di soldi”, ha dichiarato Trump, aggiungendo che si farà “ciò che è giusto per lui e per il Paese”. Intanto, nel Paese reale, a Los Angeles, migliaia di persone sono scese in strada per opporsi alle operazioni di rastrellamento condotte contro le persone migranti dagli agenti dell’Agenzia federale per l’Immigrazione e le Dogane (ICE). Si tratta delle deportazioni di massa di migranti volute dall’amministrazione Trump. I manifestanti hanno circondato alcuni dei centri di detenzione utilizzati dai federali per trattenere le persone fermate. Ne sono nati duri scontri con la polizia, schierata in assetto antisommossa. Secondo Angelica Salas, direttrice della Coalizione per i diritti umani degli immigrati di Los Angeles, almeno 45 persone sono state arrestate in sette diverse località. “La nostra comunità è sotto attacco e vive nel terrore”, ha denunciato Salas. “Parliamo di lavoratori, padri, madri. Questo deve finire”. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto è intervenuto Martino Mazzonis, giornalista, americanista e nostro collaboratore. Ascolta o scarica.