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Appello di Suor Giovanna per Gaza
Riprendiamo l’appello lanciato un mese fa, ma purtroppo ancora attualissimo, dalla comunità della Piccola Famiglia dell’Annunziata di Ma’in, vicino al confine con la Cisgiordania. Appello al cuore di tutti i fratelli e le sorelle Perdonatemi se vi scrivo ancora — è la terza volta. Ma lo faccio con il cuore sempre più pesante. Le notizie che arrivano sono ogni giorno più dolorose, più atroci. Ieri sera Netanyahu ha approvato un nuovo attacco su Gaza, per “distruggere tutto”. Io non ce la faccio più a restare ferma. La mia coscienza mi tormenta, perché questo restare inerti — questo non fare nulla — ci rende complici. Complici di un genocidio. Mi è stato detto più volte: “Tanto non serve a nulla”. Ma questa frase è intrisa di una rassegnazione che non possiamo più permetterci. È un grido disperato che paralizza ogni possibilità di agire. E invece dobbiamo credere che ogni gesto di verità, ogni preghiera pubblica, ogni appello sincero possano rompere l’assuefazione, risvegliare le coscienze — e forse anche spingere chi ha potere a muoversi. Non possiamo cedere alla logica dell’impotenza. Non possiamo tacere. Mi addolora profondamente vedere una Chiesa quasi silente. Non mi do pace al pensiero che da parte delle comunità religiose non sia nata alcuna iniziativa concreta. Forse perché ci siamo abituati a pensare che la testimonianza debba essere “interiore”, “silenziosa”,  “nascosta”. Ma oggi, davanti a una tragedia di queste proporzioni, non c’è nulla di più scandaloso del silenzio religioso. Forse si teme di “esporsi troppo”, di “entrare nel politico”, di “rompere gli equilibri”… ma non può esserci neutralità davanti a un genocidio. O si è complici, o si sceglie la verità. E oggi, la verità urla dalle macerie di Gaza. Decine di migliaia di morti, bambini mutilati nel corpo e nell’anima, ospedali distrutti, famiglie cancellate. Tutto questo accade nel silenzio — o nella complicità — di molti poteri, anche religiosi. Non basta più dirsi “in preghiera”. Non basta condannare “la violenza in generale”. Dove siamo noi, mentre un popolo viene annientato? Dove sono le nostre comunità, le nostre diocesi? Dove sono le parole profetiche? Dove sono i gesti concreti? La Chiesa non è una un’organizzazione fra le altre, né un’istituzione neutrale: è il Corpo di  Cristo. E allora, forse è arrivato il momento di mettere il nostro corpo accanto a quello crocifisso dell’umanità. Non possiamo restare lontani dal pianto degli innocenti. Vi supplico ancora di prendere contatto con le comunità sorelle, con altre comunità religiose, E ancora vi ripropongo quello che da mesi mi sembra l’unico gesto possibile: radunare un centinaio tra religiose e religiosi e andare a Roma, davanti al Quirinale, a pregare giorno e notte, a leggere i Salmi e il Vangelo. A chiedere con la forza mite della preghiera che il governo italiano interrompa ogni vendita di armi a Israele, che si rompano i legami economici con chi porta avanti un’opera di annientamento. E poi, andiamo anche in piazza San Pietro, con cartelli semplici, diretti, che chiedano al Papa di muoversi, di andare a Gaza, di condannare pubblicamente Israele, di lanciare appelli incessanti perché i Paesi occidentali si mobilitino per fermare il genocidio. Stiamo lì, giorno e notte, a leggere i salmi e il Vangelo. Se la nostra arma è la preghiera, allora è il momento di usarla in modo visibile. Se qualcuno avesse un’idea migliore ben venga, ma non possiamo rimanere tranquilli nei nostri conventi. Forse anch’io mi sento stanca, scoraggiata, delusa, ma la mia coscienza non mi lascia in pace. E un giorno i nostri figli — o i bambini sopravvissuti di Gaza — ci chiederanno: «E tu, dov’eri?» Vi prego: fate girare questa lettera a tutti i fratelli e le sorelle e anche alle comunità sorelle. Pregate per me. Redazione Italia
Appello a Mattarella di cinque studenti e studentesse di Gaza
Alla cortese attenzione del Presidente della Repubblica Italiana Prof. Sergio Mattarella Palazzo del Quirinale, Roma Signor Presidente, siamo cinque studenti di Gaza, ma sappiamo di parlare per altri e altre nelle stesse nostre condizioni. Siamo studenti e studentesse della Striscia di Gaza ammessi alle università italiane e Le scriviamo con la speranza che la nostra voce possa raggiungerLa e trovare ascolto presso la più alta carica della Repubblica, garante della Costituzione e dei diritti fondamentali. Abbiamo ricevuto con orgoglio la notizia di essere stati accolti dalle università italiane: per noi non è stato soltanto un traguardo accademico, ma anche un segno di vita e di futuro in mezzo a distruzione e privazioni. Entrare a far parte della comunità universitaria italiana significa per noi accedere a un diritto che la Costituzione italiana riconosce con chiarezza, all’articolo 34: “La scuola è aperta a tutti”.. “anche se privi di mezzi, tutti hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Eppure oggi questo diritto ci viene negato. I ritardi nel rilascio dei visti e l’assenza di un canale sicuro per lasciare Gaza ci impediscono di raggiungere l’Italia e di iniziare il percorso di studi per il quale siamo stati selezionati. Così restiamo ostaggi delle frontiere e privati del diritto allo studio e di una possibilità di un futuro. Per noi continuare a studiare e acquisire competenze significa anche rafforzare la nostra comunità e la nostra stessa esistenza. Significa coltivare la speranza di poter tornare un giorno nella nostra terra e di essere pronti a ricostruirla, con le conoscenze e le capacità che avremo maturato grazie alle università italiane. Signor Presidente, chiediamo che il genocidio venga fermato, chiediamo il rispetto dei diritti che la Costituzione italiana, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e la Convenzione europea dei diritti dell’uomo riconoscono a ogni persona, senza discriminazioni. Per le università italiane siamo già studenti. In questo senso, siamo già parte della comunità di questo Paese. È per questo che ci rivolgiamo a Lei: per chiederLe di aiutarci a tutelare il nostro diritto allo studio, la nostra dignità, la nostra vita e il nostro futuro. Con rispetto e fiducia, Zaina, Aesha, Majd, Shahd, Mohamed e tutti e tutte coloro che come noi restano ancora dei “sopravvissuti”   Redazione Italia
In piena Mostra del cinema di Venezia il successo della manifestazione pro Palestina
La manifestazione ‘Stop al genocidio – Corteo per la Palestina’ che si è svolta nel tardo pomeriggio del 30 agosto al Lido di Venezia, in piena Mostra cinematografica proprio per attirare il più possibile l’attenzione sulla tragedia, è stata un successo: c’è chi parla di cinquemila, chi di diecimila partecipanti. Erano indubbiamente tantissimi, un fiume di persone che per ore hanno invaso il Lido di Venezia al grido di “Palestina Libera”,  sono arrivati a lambire  pacificamente i dintorni del Palazzo del Cinema per poi tornare sui loro passi. La manifestazione è stata organizzata da un comitato che riunisce oltre 200 associazioni insieme ai centri sociali del Nord Est. Oltre ai centri, alle associazioni come quella degli Artisti No Bavaglio, ai sindacati, l’evento è stato lanciato in particolare dal gruppo Venice4Palestine, fatto di tecnici e lavoratori dello spettacolo. Più di 1.500 artisti e cineasti lo scorso 22 agosto hanno firmato un appello contro il genocidio a Gaza e i crimini contro l’umanità commessi da Israele. Da Rosi, a Toni Servillo, alle sorelle Rohrwacher, a Emanuela Fanelli, conduttrice della serata inaugurale della Mostra del cinema di Venezia, agli attori Michele Riondino ed Elio Germano, al fumettista Zerocalcare, alle attrici Valentina Bellè e Laura Morante, alla regista Carolina Cavalli, sono queste alcune delle personalità dello spettacolo che hanno dato l’adesione. Vincenzo Vita, giornalista, saggista e politico, presente alla manifestazione, ha così espresso il significato della partecipazione sua e delle associazioni da  lui rappresentate:  “Articolo21 e l’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico sono a questa bellissima iniziativa perché oggi è in corso un genocidio, perché la caratteristica di questa nuova stagione autoritaria è di non volere che si sappia quello che succede,  ragion per cui si oscura l’informazione e si cancella la memoria. Quella memoria che rende possibile fare confronti e capire che ciò che accade oggi non è del tutto inedito, che potrebbe cioè tornare quel buio del ‘900 che abbiamo rimosso …” Foto di Bruna Alasia e Marino Bisso, Rete no bavaglio Bruna Alasia
Stop Rearm Europe, artisti del Roma Summer Fest dicano no al Defence Summit
Appello contro l’uso dell’Auditorium per l’evento dell’industria militare. Pronta una chiamata alle arti per l’11 settembre. “Ci appelliamo agli artisti del Roma Summer Fest 2025, la rassegna musicale che riprenderà dal prossimo 29 agosto presso l’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone e che vedrà esibirsi, tra gli altri, musicisti da sempre noti per il loro impegno civile, da Patti Smith a Daniele Silvestri, affinché facciano sentire la propria voce contro l’uso dell’Auditorium per il Defence Summit, evento dedicato all’industria militare previsto il prossimo 11 settembre”. Lo dichiara il Gruppo promotore “Stop ReArm Europe – Roma”, composto da oltre 70 realtà di tipo associativo, movimenti, partiti, che lo scorso 21 giugno è sceso in piazza a Roma con oltre 100mila persone con la manifestazione nazionale “Stop Rearm Europe – No guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo”. “E’ assurdo che in questo momento storico si svolga un evento come il Defence Summit, espressione della politica bellicista, tra l’altro in una sede prestigiosa come l’Auditorium, negata in passato ad un’iniziativa dedicata alla pace e ora invece resa palcoscenico della ‘fiera delle armi’, in netto contrasto con le finalità statutarie della Fondazione Musica per Roma, che gestisce appunto la struttura. Si tratta della stessa tecnologia militare che l’Italia fornisce anche a Israele per il genocidio in corso del popolo palestinese a Gaza e in Medio Oriente. Ci auguriamo che da quel palco si levi la voce del mondo della musica e della cultura, da sempre veicoli di dialogo e unione tra i popoli. Una voce cui si aggiungerà il nostro ‘Social summit’ indetto l’11 settembre davanti all’Auditorium contro il Defence summit e per il quale abbiamo lanciato una ‘chiamata alle arti’ per tutti gli artisti che quel giorno vorranno unirsi a noi con forme di protesta creativa”, concludono. STOP ReArm Europe
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Il gruppo scuola dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università ha messo a punto una documento da sottoscrivere da parte dei/delle docenti a inizio anno scolastico per assumere un preciso indirizzo didattico pacifista e, al tempo stesso, esprimere una dichiarazione d’intenti per rifiutare che i propri studenti e […] L'articolo Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università su Contropiano.
Mobilitazione nazionale Artisti #NoBavaglio contro le guerre, il genocidio a Gaza e per la libertà d’espressione
Parte ufficialmente la mobilitazione collettiva che coinvolge centinaia di artisti, lavoratori dello spettacolo, autori, registi, musicisti, attori, attrici, sceneggiatori e operatori culturali da tutta Italia. La rete Artisti#NoBavaglio nasce per denunciare le guerre in corso, il genocidio a Gaza e le crescenti minacce alla libertà d’espressione e vuole creare una grande alleanza con il mondo dalla scienza, dell’informazione, del mediattivismo, dell’università, avvalendosi di giuristi e attivisti per i diritti. L’appello contro le guerre e il genocidio a Gaza è un manifesto già sottoscritto da oltre 500 personalità del mondo dell’arte e della cultura, che si oppongono al silenzio complice e alla censura, promuovendo iniziative concrete contro la violenza e il riarmo. Tra i primi firmatari figurano nomi come Fiorella Mannoia, Valeria Golino, Moni Ovadia, Corrado Guzzanti, Laura Morante, Massimo Wertmüller, Stefano Fresi, Daniela Poggi, Marisa Laurito, Daniele Vicari, Paolo Rossi, Gabriele Salvatores, Olden, Paola Tiziana Cruciani, Giorgio Tirabassi, Silvia Scola, Greta Scarano, Loredana Cannata, Andrea Occhipinti, Giulia Michelini, Pif, Giorgia Cardaci, Daniela Giordano, Valentina Lodovini, Vinicio Marchioni, Mimmo Calopresti e molti altri. Il gruppo Artisti / #NoBavaglio rivendica il ruolo dell’arte come strumento di consapevolezza, resistenza e trasformazione sociale. In un momento storico segnato da conflitti e repressioni, gli artisti scelgono di alzare la voce per difendere la dignità umana, la libertà di pensiero e il diritto alla bellezza. Gli obiettivi della mobilitazione includono la condanna del genocidio in corso a Gaza e delle guerre globali, la difesa della libertà d’espressione e del diritto all’informazione, la promozione di iniziative contro le guerre e il riarmo, e il riconoscimento del valore sociale e politico dell’arte. “Vogliamo essere una rete solidale e trasversale al mondo dell’informazione e dell’attivismo, capace di creare una scorta mediatica a difesa di artisti, giornalisti e personalità colpite da censure o attacchi. Collaboriamo con associazioni e realtà affini per difendere la libertà d’espressione”. Tra le prime iniziative della rete Artisti #NoBavaglio c’è il sostegno alla mobilitazione “Stop Genocidio” del 30 agosto, in occasione della Mostra del Cinema di Venezia; il contro-summit per contestare il Defence Summit all’Auditorium Parco della Musica del prossimo 11  settembre;  l’incontro pubblico “CHE FARE? Verso una mobilitazione globale contro il Genocidio a Gaza, guerre e riarmo” previsto per il 22 settembre al Centro Ararat di Roma con la partecipazione di artisti, scienziati, giornalisti, giuristi e attivisti. Chiunque voglia unirsi alla mobilitazione della rete Artisti#NoBavaglio può farlo inviando una mail a: artisti.nobavaglio@gmail.com, indicando nome, cognome, attività e residenza. Maggiori dettagli e testo completo dell’appello-manifesto, con firme in aggiornamento, sono disponibili al link: https://pressingweb.altervista.org/2025/08/%f0%9f%93%a3-firma-lappello   Rete #NOBAVAGLIO
Salute mentale: basta parole. Servono accoglienza, servizi e diritti
Il Coordinamento Nazionale per la Salute Mentale, decine di associazioni, numerosi operatori e tante persone con esperienza diretta di sofferenza psichica oppure impegnate nella difesa dei diritti hanno inviato una “lettera aperta” al Ministro della Salute Orazio Schillaci, al Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome Massimiliano Fedriga e al Presidente dell’ANCI Gaetano Manfredi, con la quale esprimono una forte preoccupazione e delusione per la bozza del nuovo Piano di Azione Nazionale per la Salute Mentale 2025-2030 (PANSM) – recentemente diffusa dal Ministero – e chiedono accoglienza, servizi e diritti: https://www.conferenzasalutementale.it/wp-content/uploads/2025/08/piano-naz-SMentale-bozza-15-7-2025.pdf. A 13 anni dal piano precedente, dopo che il ministro aveva proceduto nell’aprile 2023 a nominare un nuovo Tavolo Tecnico Nazionale per supportare le linee di politica sanitaria che intendeva perseguire, e dopo promesse in direzione dei diritti, sembra invece che con la bozza del nuovo piano tutto torni indietro. “Il documento, si legge nell’Appello, è ponderoso: cento pagine, esperti, docenti, direttori di DSM e rappresentanti delle istituzioni, sono stati coinvolti per produrre un documento purtroppo legato saldamente ad una vecchia visione della psichiatria. Il piano elenca problemi noti, esibisce saperi accademici e metriche anglofone, ma ignora i nodi reali che ogni giorno vivono le persone, le famiglie e gli operatori nei servizi: la cronica scarsità di risorse, l’assenza di personale, il deterioramento strutturale dei servizi territoriali, la frammentazione delle reti di cura, la presenza di pratiche irrispettose dei diritti personali (come la contenzione). Nessun incremento delle risorse è previsto. Nessun investimento reale in personale, accoglienza e progettualità. Nessuna assunzione di responsabilità verso chi la salute mentale la pratica sul campo”. A destare preoccupazione è anche la centralità data alla dimensione securitaria, alla quale il piano dedica attenzione sproporzionata al rapporto tra salute mentale e giustizia, alla gestione del rischio, alla presunta pericolosità dei pazienti. “Il linguaggio, i riferimenti, la logica sottostante, si sottolinea nell’Appello, richiamano pregiudizi antichi: quello del “folle pericoloso”, dell’autore di reato come autentico “paziente psichiatrico”, figura da contenere, separare, sorvegliare. Una visione che non solo confligge con la legge 180 e con la cultura dei diritti, ma che riporta l’attenzione su soluzioni reclusive, repressive, ospedalo-centriche, oggi rilanciate da più fronti, anche legislative. La prima grande omissione di questo piano è proprio dimenticare che la vera violenza, oggi, è quella istituzionale, fatta di pratiche di contenzione, abbandono, solitudine operativa, impoverimento culturale e progressiva distanza dai bisogni reali. È questa la violenza che distrugge ogni giorno la possibilità stessa di curare”. I firmatari dell’appello chiedono al Ministro della Salute Orazio Schillaci di aprire un confronto con le organizzazioni professionali, sindacali e della società civile, a partire da chi rappresenta le persone e i loro familiari che vivono la sofferenza mentale e dagli operatori dei servizi. Si tratta di persone e organizzazioni che nella II Conferenza nazionale autogestita per la Salute Mentale del 6 e 7 dicembre dello scorso anno si sono espresse con chiarezza, avanzando proposte e disponibilità al dialogo (Dichiarazione conclusiva della Conferenza SM 2024: https://www.conferenzasalutementale.it/2024/12/18/riprendiamoci-i-diritti-la-ii-conferenza-nazionale-autogestita-per-la-salute-mentale-decide-una-nuova-stagione-di-mobilitazione-e-di-proposte-la-dichiarazione-conclusiva/), al momento ignorate dal Ministro. E alla Conferenza delle Regioni e delle province Autonome e all’ANCI chiedono analogo confronto per ricercare insieme risposte all’altezza alla domanda di salute e di cure che migliaia di persone, di ogni età, esprimono ogni giorno. Dopo la lettera aperta al Governo, alle Regioni e all’Anci intitolata “Piano di Azione Salute Mentale: Basta parole. Servono accoglienza, servizi, diritti”, il Coordinamento lancia una mobilitazione nazionale, fissando un primo incontro online per giovedì 28 agosto alle ore 17,45: https://www.conferenzasalutementale.it/. Qui la “lettera aperta”: https://www.conferenzasalutementale.it/2025/08/02/lettera-aperta-sul-piano-di-azione-salute-mentale-basta-parole-servono-accoglienza-servizi-diritti/. Qui per sottoscrivere la “lettera aperta”: https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSdGKqiZg4z-dtaGAc7WjlCakUbtH0kWnuLTeyqS8wkwCEwofw/viewform?pli=1.     Giovanni Caprio
Solidarietà con Francesca Albanese, attaccata da Fratelli d’Italia
Abbiamo letto, con viva e crescente indignazione, l’interrogazione presentata alcuni giorni scorsi da alcuni parlamentari di Fratelli d’Italia contro la Relatrice Speciale per i diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati, Francesca Albanese. Al riguardo vogliamo innanzitutto osservare come sia del tutto infondata e anzi fortemente diffamatoria, l’accusa di antisemitismo nei […] L'articolo Solidarietà con Francesca Albanese, attaccata da Fratelli d’Italia su Contropiano.
Un appello di giuristi per la mobilitazione urgente sulla Palestina
Come giuristi impegnati contro il genocidio del popolo palestinese abbiamo messo a punto in questi ultimi tragici mesi varie iniziative di stampo giudiziario in sede nazionale, europea e internazionale, incentrate anche e soprattutto sulle sempre più evidenti responsabilità italiane in questo orrendo crimine. Tali iniziative continueranno finché i responsabili israeliani […] L'articolo Un appello di giuristi per la mobilitazione urgente sulla Palestina su Contropiano.