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Puntata del 25/11/2025@1
Il primo approfondimento della puntata lo abbiamo fatto in compagnia di Federico Giusti delegato della CUB e della redazione del blog delegati-lavoratori-indipendenti-Pisa sulla conferenza stampa del 26/11/2025: “Ferrovieri contro la guerra, Coordinamento Antimilitarista Livornese, Cub Pisa danno appuntamento alle realtà contro la guerra e la militarizzazione dei territori, ai sindacati promotori dello sciopero generale del 28 Novembre per una conferenza stampa che si terrà Mercoledi’ 26\11 alle ore 15 in piazza della Stazione di Pisa (davanti alla fontana). Nella occasione parleremo di quanto sta avvenendo sulla linea ferroviaria Pisa-Livorno e in merito al potenziamento della base militare di Camp Darby per il trasporto di armi e munizioni anche a seguito della discussione avvenuta in Consiglio comunale a Pisa lo scorso 13 Novembre con la interpellanza di Diritti in Comune.” Buon ascolto -------------------------------------------------------------------------------- Il secondo approfondimento della puntata lo abbiamo fatto in compagnia di Lorenzo Giustolisi dell’esecutivo nazionale confederale USB sullo sciopero generale del 28/11/2025: “Lo sciopero generale del 28 novembre sarà un’importante giornata di lotta contro la finanziaria di guerra del Governo Meloni: in decine di città in tutto il Paese si stanno preparando le mobilitazioni contro i tagli e le politiche del riarmo, per la fine dei rapporti con lo stato israeliano e del genocidio in Palestina, per i salari e le pensioni” A Torino l’appuntamento è alle ore 10 Piazza XVIII Dicembre Federico ci ha ricordato anche l’impegno che l’USB sta cercando di portare per far confluire tutte le realtà sindacali e politiche alla manifestazione nazionale a Roma che partirà da Porta San Paolo alle ore 14:00 il 29/11/2025 e che: Hai diritto di scioperare! Il 28 Novembre 2025 è stato proclamato Sciopero Generale da USB – Unione Sindacale di Base. Nessun obbligo di preavviso. Nessuna sanzione possibile. Sciopero legittimo ai sensi della L.146/90. Qualsiasi provvedimento disciplinare è nullo. Se lavori nei servizi essenziali (sanità, porti, aeroporti, stazioni, scuola) contatta il delegatə sul posto di lavoro per avere tutte le informazioni. Difendi i tuoi diritti, sciopera con noi! Buon ascolto -------------------------------------------------------------------------------- Il terzo argomento della serata è stato nuovamente quello dello sciopero generale. Abbiamo voluto sentire il punto di vista del SiCobas, intervistando Fabio, esponente della sezione torinese del sindacato di base, per farci illustrare le principali motivazioni per intraprendere questo doppio appuntamento nel fine settimana del 28 e 29 novembre di sciopero e mobilitazioni. Infatti oltre alla piazza nazionale a Roma, si terrà anche un appuntamento a Milano sabato 29 in risposta all’ ultima finanziaria del governo Meloni, in solidarietà alla alla resistenza palestinese contro la corsa al riarmo e l’economia di guerra. Obbligatorio è stato anche il passaggio sulla paradigmatica vicenda che ha visto protagonista l’Imam di Torino Mohamed Shahin e l’iniziativa di una mobilitazione permanente per chiedere la sua liberazione. Buon ascolto
Puntata del 25/11/2025@0
Il primo approfondimento della puntata lo abbiamo fatto in compagnia di Federico Giusti delegato della CUB e della redazione del blog delegati-lavoratori-indipendenti-Pisa sulla conferenza stampa del 26/11/2025: “Ferrovieri contro la guerra, Coordinamento Antimilitarista Livornese, Cub Pisa danno appuntamento alle realtà contro la guerra e la militarizzazione dei territori, ai sindacati promotori dello sciopero generale del 28 Novembre per una conferenza stampa che si terrà Mercoledi’ 26\11 alle ore 15 in piazza della Stazione di Pisa (davanti alla fontana). Nella occasione parleremo di quanto sta avvenendo sulla linea ferroviaria Pisa-Livorno e in merito al potenziamento della base militare di Camp Darby per il trasporto di armi e munizioni anche a seguito della discussione avvenuta in Consiglio comunale a Pisa lo scorso 13 Novembre con la interpellanza di Diritti in Comune.” Buon ascolto -------------------------------------------------------------------------------- Il secondo approfondimento della puntata lo abbiamo fatto in compagnia di Lorenzo Giustolisi dell’esecutivo nazionale confederale USB sullo sciopero generale del 28/11/2025: “Lo sciopero generale del 28 novembre sarà un’importante giornata di lotta contro la finanziaria di guerra del Governo Meloni: in decine di città in tutto il Paese si stanno preparando le mobilitazioni contro i tagli e le politiche del riarmo, per la fine dei rapporti con lo stato israeliano e del genocidio in Palestina, per i salari e le pensioni” A Torino l’appuntamento è alle ore 10 Piazza XVIII Dicembre Federico ci ha ricordato anche l’impegno che l’USB sta cercando di portare per far confluire tutte le realtà sindacali e politiche alla manifestazione nazionale a Roma che partirà da Porta San Paolo alle ore 14:00 il 29/11/2025 e che: Hai diritto di scioperare! Il 28 Novembre 2025 è stato proclamato Sciopero Generale da USB – Unione Sindacale di Base. Nessun obbligo di preavviso. Nessuna sanzione possibile. Sciopero legittimo ai sensi della L.146/90. Qualsiasi provvedimento disciplinare è nullo. Se lavori nei servizi essenziali (sanità, porti, aeroporti, stazioni, scuola) contatta il delegatə sul posto di lavoro per avere tutte le informazioni. Difendi i tuoi diritti, sciopera con noi! Buon ascolto -------------------------------------------------------------------------------- Il terzo argomento della serata è stato nuovamente quello dello sciopero generale. Abbiamo voluto sentire il punto di vista del SiCobas, intervistando Fabio, esponente della sezione torinese del sindacato di base, per farci illustrare le principali motivazioni per intraprendere questo doppio appuntamento nel fine settimana del 28 e 29 novembre di sciopero e mobilitazioni. Infatti oltre alla piazza nazionale a Roma, si terrà anche un appuntamento a Milano sabato 29 in risposta all’ ultima finanziaria del governo Meloni, in solidarietà alla alla resistenza palestinese contro la corsa al riarmo e l’economia di guerra. Obbligatorio è stato anche il passaggio sulla paradigmatica vicenda che ha visto protagonista l’Imam di Torino Mohamed Shahin e l’iniziativa di una mobilitazione permanente per chiedere la sua liberazione. Buon ascolto
Puntata del 25/11/2025@2
Il primo approfondimento della puntata lo abbiamo fatto in compagnia di Federico Giusti delegato della CUB e della redazione del blog delegati-lavoratori-indipendenti-Pisa sulla conferenza stampa del 26/11/2025: “Ferrovieri contro la guerra, Coordinamento Antimilitarista Livornese, Cub Pisa danno appuntamento alle realtà contro la guerra e la militarizzazione dei territori, ai sindacati promotori dello sciopero generale del 28 Novembre per una conferenza stampa che si terrà Mercoledi’ 26\11 alle ore 15 in piazza della Stazione di Pisa (davanti alla fontana). Nella occasione parleremo di quanto sta avvenendo sulla linea ferroviaria Pisa-Livorno e in merito al potenziamento della base militare di Camp Darby per il trasporto di armi e munizioni anche a seguito della discussione avvenuta in Consiglio comunale a Pisa lo scorso 13 Novembre con la interpellanza di Diritti in Comune.” Buon ascolto -------------------------------------------------------------------------------- Il secondo approfondimento della puntata lo abbiamo fatto in compagnia di Lorenzo Giustolisi dell’esecutivo nazionale confederale USB sullo sciopero generale del 28/11/2025: “Lo sciopero generale del 28 novembre sarà un’importante giornata di lotta contro la finanziaria di guerra del Governo Meloni: in decine di città in tutto il Paese si stanno preparando le mobilitazioni contro i tagli e le politiche del riarmo, per la fine dei rapporti con lo stato israeliano e del genocidio in Palestina, per i salari e le pensioni” A Torino l’appuntamento è alle ore 10 Piazza XVIII Dicembre Federico ci ha ricordato anche l’impegno che l’USB sta cercando di portare per far confluire tutte le realtà sindacali e politiche alla manifestazione nazionale a Roma che partirà da Porta San Paolo alle ore 14:00 il 29/11/2025 e che: Hai diritto di scioperare! Il 28 Novembre 2025 è stato proclamato Sciopero Generale da USB – Unione Sindacale di Base. Nessun obbligo di preavviso. Nessuna sanzione possibile. Sciopero legittimo ai sensi della L.146/90. Qualsiasi provvedimento disciplinare è nullo. Se lavori nei servizi essenziali (sanità, porti, aeroporti, stazioni, scuola) contatta il delegatə sul posto di lavoro per avere tutte le informazioni. Difendi i tuoi diritti, sciopera con noi! Buon ascolto -------------------------------------------------------------------------------- Il terzo argomento della serata è stato nuovamente quello dello sciopero generale. Abbiamo voluto sentire il punto di vista del SiCobas, intervistando Fabio, esponente della sezione torinese del sindacato di base, per farci illustrare le principali motivazioni per intraprendere questo doppio appuntamento nel fine settimana del 28 e 29 novembre di sciopero e mobilitazioni. Infatti oltre alla piazza nazionale a Roma, si terrà anche un appuntamento a Milano sabato 29 in risposta all’ ultima finanziaria del governo Meloni, in solidarietà alla alla resistenza palestinese contro la corsa al riarmo e l’economia di guerra. Obbligatorio è stato anche il passaggio sulla paradigmatica vicenda che ha visto protagonista l’Imam di Torino Mohamed Shahin e l’iniziativa di una mobilitazione permanente per chiedere la sua liberazione. Buon ascolto
Gruppo ECOSafety: misure del DL 159/2025 utili, ma l’Italia deve “cambiare passo”
Le misure urgenti in materia di sicurezza sul lavoro e protezione civile sancite con il decreto-legge varato il 31 ottobre scorso vanno nella direzione giusta, ma devono diventare parte di una strategia stabile che aiuti davvero aziende e lavoratori. Gruppo ECOSafety, da sempre attivo nella promozione di una cultura della prevenzione, interviene con una prima valutazione tecnica. Il decreto interviene su diversi punti: rafforzamento delle verifiche, semplificazione di alcuni adempimenti, maggiore integrazione tra prevenzione aziendale e sistemi di protezione civile. Una struttura normativa che apre spazi di miglioramento, ma che richiede un’applicazione rigorosa. “È un decreto che introduce strumenti utili, ma non possiamo considerarli sufficienti se non vengono accompagnati da un impegno costante – afferma Fulvio Basili, fondatore e CEO di Gruppo Ecosafety – La sicurezza non si realizza con interventi episodici: richiede formazione qualificata, controlli regolari, responsabilità condivisa”. Fulvio Basili richiama anche il tema delle competenze: “Nessuna norma funzionerà senza un aggiornamento professionale adeguato. Investire sulle persone è il primo passo per garantire luoghi di lavoro realmente sicuri. Chiediamo che ogni provvedimento normativo sia accompagnato da percorsi formativi e risorse certe”. “Questo decreto conferma ciò che come Gruppo ECOSafety sottolineiamo da tempo: la sicurezza deve vivere nei processi quotidiani, non nelle emergenze – osserva Lidia d’Onofrio, responsabile del settore di consulenza sulla salute e sicurezza sul lavoro presso Gruppo ECOSafety – Tecnologie digitali, monitoraggi continui, valutazioni del rischio aggiornate e strumenti predittivi sono ormai indispensabili per intervenire prima che l’errore umano o una criticità organizzativa generino incidenti. Non si può più lavorare con un modello reattivo: serve prevenzione vera”. Redazione Italia
Sant’Anastasia ricorda i Caduti della Flobert: nasce una borsa di studio per la sicurezza sul lavoro
Cinquant’anni dopo la tragedia il sacrificio che insegna: presentato il bando “Caduti della Flobert”, un impegno per la memoria e il futuro. Il prossimo lunedì 17 novembre, alle ore 18.00, presso la Biblioteca Comunale di Sant’Anastasia, verrà ufficialmente presentato il primo bando di concorso per l’assegnazione di borse di studio destinate agli studenti delle scuole superiori del territorio che si distinguono per il loro impegno sul tema della sicurezza sul lavoro. L’iniziativa, fortemente voluta e promossa dall’Associazione “Caduti della Flobert” in collaborazione con l’ANPI – sezione di Sant’Anastasia, bandisce il concorso dal titolo: “La sicurezza sul lavoro: valori e norme per costruire un futuro più sicuro.” Ricordare non è solo un atto simbolico, ma un gesto che trasmette valori alle nuove generazioni. Con questa borsa di studio si desidera che il lascito dei caduti della Flobert non resti confinato nei monumenti o nelle cerimonie, ma trovi un riflesso concreto nella formazione e nell’impegno dei giovani. Il sacrificio non deve restare solo un simbolo, ma diventare motore di nuove opportunità. La memoria diventa così progetto per il futuro. Il bando è rivolto agli studenti del triennio di alcune scuole superiori del territorio e mira a costruire un ponte tra memoria e futuro, tra ricordo del passato e fiducia nel domani. Un’iniziativa che unisce ricordo collettivo, valori civici e sostegno ai giovani, come spiega il presidente dell’Associazione, Ciro Liguoro. Gli studenti dovranno valorizzare i temi della memoria, del servizio e della cittadinanza attiva attraverso la produzione di un elaboratore scritto o multimediale, video o documentario, o una presentazione in PowerPoint o Canva del progetto grafico. Le borse di studio saranno tre: il primo premio di 2000 euro, il secondo di 1000 e il terzo di 500. L’iniziativa vuole rendere omaggio ai caduti della Flobert, ma anche a quanti hanno perso la vita in circostanze legate alla mancanza di sicurezza sul lavoro, sostenendo concretamente i giovani nel loro percorso formativo. Nei mesi precedenti, il concorso è stato preceduto da un percorso di formazione sui temi del lavoro, con laboratori e attività condotti da docenti, esperti e volontari. Un modo attivo per trasformare la memoria di una tragedia in un’occasione di formazione, riflessione e impegno civile, diffondendo la cultura della sicurezza, della dignità del lavoro e del diritto alla vita. Sono coinvolti istituzioni, scuole, università, archivi e centri di ricerca storica, impegnati nella documentazione e nel riconoscimento delle vittime attraverso atti concreti: intitolazioni, targhe, spazi pubblici, ma anche eventi e performance teatrali, come lo spettacolo “Vite Infrante”, che intreccia memoria storica, denuncia e formazione dei giovani, perché “il silenzio uccide due volte” e “non c’è futuro senza giustizia”. LA MEMORIA DELLA FLOBERT: UNA FERITA CHE PARLA AL PRESENTE Un impegno dal forte valore emotivo, sociale e storico quello che porta avanti il presidente dell’Associazione, nata per volontà dei familiari delle vittime della strage che, l’11 aprile 1975, cancellò la vita di tredici lavoratori, tutti tra i 20 ei 40 anni. Un gesto che trasmette valori alle nuove generazioni: i caduti rappresentano il sacrificio di chi ha perso la vita sul lavoro, ma anche la speranza di un futuro più giusto. La borsa di studio “Caduti della Flobert” si pone come ponte tra passato e futuro, un segno di rispetto per chi ha perso la vita sul lavoro, ma anche un investimento sui protagonisti di domani. Tramandare la memoria significa, oltre che onorare gli operai caduti, contrastare ogni forma di oblio, mantenendo viva l’attenzione per una cittadinanza attiva, consapevole e ispirata ai valori costituzionali. COS’ERA LA FLOBERT La Flobert era una fabbrica di Sant’Anastasia, a pochi chilometri da Napoli, che produceva proiettili per pistole giocattolo, lanciarazzi e munizioni con polvere pirica. Le condizioni di lavoro erano precarie: lavoratori in nero, grandi quantità di polvere da sparo e cartucce stoccate in modo pericoloso. Il nome richiamava Flobert, inventore francese della cartuccia a percussione anulare. L’11 aprile 1975 l’evento tragico che sconvolse la comunità locale, aprendo una ferita mai rimarginata. Una scintilla innescò la prima deflagrazione, seguita da una seconda, ancora più distruttiva. La fabbrica esplose, causando una devastazione che si estese oltre lo stabilimento, nella campagna vesuviana. Tredici le vittime, tra i 20 ei 40 anni, un solo superstite: Ciro Liguoro, che riportò gravi lesioni. Oggi, Liguoro – allora ventiquattrenne – ha trasformato il dolore in un impegno civile costante, affinché “tragedie come quella della Flobert non si ripetano mai più”. Ogni anno si rinnova la Giornata della Memoria, un monitor sociale per sensibilizzare sul tema della sicurezza sul lavoro, della tutela dei lavoratori e della loro dignità. Sono trascorsi cinquant’anni da quella tragedia: il luogo ei nomi delle vittime sono diventati simboli, non solo di quell’evento, ma di una riflessione più ampia e dolorosa sulla sicurezza, sugli incidenti e sulla dignità del lavoro. Cinquanta anni rappresentano un’enorme distanza in termini di progresso, evoluzione e sviluppo tecnologico. Quella tragedia dovrebbe apparire alla “preistoria” della consapevolezza dei diritti sul lavoro, eppure ancora oggi, nel 2025, la persistenza di incidenti e morti sul lavoro rappresenta una grave e inaccettabile contraddizione della società contemporanea. Nell’epoca in cui la tecnologia, la normativa e la consapevolezza sociale dovrebbero garantire livelli sempre più alti di tutela, la mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro ei numeri drammaticamente alti dei morti sul lavoro di fatto ridurre quella distanza temporale e negano uno dei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione e dalle Convenzioni internazionali: il diritto alla vita e alla dignità del lavoratore. Dietro ad ogni “infortunio” c’è spesso molto più di una fatalità: c’è una catena di responsabilità, scelte economiche sbagliate, carenza di controlli, cultura del profitto ad ogni costo. La sicurezza spesso viene percepita come una spesa superflua. Si aggiunge poi la rete di responsabilità frammentata: appalti e subappalti che diluiscono i doveri e rendono difficile l’individuazione delle responsabilità. Non basta l’indignazione all’indomani dell’ennesima tragedia: servire controlli capillari, formazione continua, cultura diffusa della prevenzione, visione etica del lavoro. La morte di un lavoratore non è solo statistica ma è il fallimento di un intero sistema, perché la sicurezza non è un lusso ma un diritto in un Paese civile. ALCUNI DATI Secondo la International Labour Organization (ILO) ogni anno muoiono nel mondo quasi tre milioni di persone per cause legate al lavoro, incidenti e malattie professionali. Nel contesto dell’Unione Europea i dati registrati al 2023 sono di 3298 morti per incidenti sul lavoro, numero che diventa significativamente più alto se si includono le malattie professionali e le condizioni legate al lavoro come causa di morte. In Italia ogni settimana si contano nuove vittime sul lavoro. Nel 2024 (gennaio–dicembre) l’INAIL ha registrato 797 morti per infortuni sul lavoro (accidenti mortali). Sempre nel 2024, considerando anche il tragitto casa-lavoro, in itinere, il totale supera le 1000 vittime. Nel 2025, nei primi quattro mesi, l’INAIL registra 286 denunce di casi mortali da lavoro. Di queste, 207 in occasione di lavoro (+1,5% rispetto allo stesso periodo del 2024) e 79 in itinere (+29,5%). Sempre nel 2025, da gennaio ad agosto, i casi mortali denunciati sono stati 674, di cui 488 “in occasione di lavoro” (-3% rispetto allo stesso periodo del 2024) e 186 “in itinere” (+8,8%). Per le malattie professionali, per lo stesso periodo del 2025, l’INAIL segnala un incremento delle denunce dell’8,9% rispetto allo stesso periodo del 2024. In particolare, al giugno 2025, i dati indicano che la regione con più vittime “in occasione di lavoro” è la Lombardia con 56 casi. Seguono il Veneto (36), la Sicilia (31), il Piemonte (29) e la Puglia (27). La Campania, da gennaio a oggi, registra 64 casi mortali nei luoghi di lavoro. I dati sono sottostimati perché molte morti non sono registrate come morti sul lavoro e, nei Paesi con sistemi di monitoraggio più deboli, la copertura è più limitata. I settori più a rischio includono agricoltura, costruzioni, industria estrattiva. Una vera emergenza. Nonostante i progressi, quella della sicurezza sul lavoro è un dramma che si ripete con una regolarità intollerabile. La sicurezza sul lavoro non può essere una questione burocratica, ma deve essere un diritto fondamentale. Gina Esposito
Napoli, insediato l’Osservatorio “Città Sicura” per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro
A PALAZZO SAN GIACOMO IL PRIMO INCONTRO DELL’ORGANISMO CONSULTIVO CHE RIUNISCE ENTI, ISTITUZIONI E SINDACATI. Si è svolta questa mattina, nella Sala Giunta di Palazzo San Giacomo, la seduta di insediamento dell’Osservatorio comunale per la sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro “Napoli Città Sicura”, alla presenza del sindaco Gaetano Manfredi. All’incontro hanno partecipato il consigliere delegato dal sindaco per presiedere l’Osservatorio, l’assessore al lavoro e ai giovani, la presidente del Consiglio comunale, il presidente della Commissione consiliare lavoro e giovani, il garante comunale per i diritti delle persone con disabilità e i referenti di oltre venti tra istituzioni, ordini professionali, sindacati e organizzazioni territoriali. L’Osservatorio, ricostituito dopo alcuni anni, si propone di offrire risposte concrete all’emergenza degli incidenti sul lavoro. La necessità di un luogo permanente di confronto e proposta è testimoniata dai dati dei primi nove mesi del 2025: nonostante gli infortuni sul lavoro siano in calo in Italia, si segnalano dati in controtendenza come l’aumento delle malattie professionali e degli incidenti in itinere (il tragitto casa-lavoro-casa), senza dimenticare i fatti gravissimi come il decesso di tre operai edili nell’incidente del Rione Arenella del 25 luglio scorso. La Campania si trova così spesso in “zona rossa”, che rappresenta la fascia più pericolosa nel confronto con le altre regioni italiane. Secondo l’Amministrazione comunale, “questo organismo consultivo rappresenta uno strumento utile per promuovere il dialogo e il coinvolgimento tra istituzioni, parti sociali e mondo tecnico-professionale, e per puntare sempre di più sulla formazione continua delle maestranze al fine di rafforzare la cultura della prevenzione e della sicurezza sul lavoro”. Il Comune sottolinea inoltre che “il tema della sicurezza è prioritario. L’Osservatorio rappresenta un’occasione di confronto e di stimolo molto utile rispetto a un cambiamento normativo e all’organizzazione del mondo del lavoro, che oggi risulta molto frammentato. Questo strumento assume quindi un valore importante per aiutarci a fare meglio e a realizzare, con un’azione quotidiana e l’impegno delle migliori competenze, piccoli passi che condurranno a grandi risultati”. L’istituzione dell’Osservatorio “Napoli Città Sicura” segna così un impegno concreto dell’amministrazione Manfredi nel promuovere la tutela della salute, la prevenzione e la sicurezza dei lavoratori, temi centrali per una città che vuole crescere nel rispetto della dignità del lavoro. HTTP:// FONTE: COMUNE DI NAPOLI – UFFICIO STAMPA Redazione Napoli
“Oggi si scrive una pagina di Storia”
UNA FOLLA OCEANICA A NAPOLI PER LA PALESTINA “Oggi si sta scrivendo la Storia a Napoli e nelle altre 80 città italiane che hanno invaso le strade per gridare: basta al genocidio, basta a ogni forma di complicità, basta a ogni relazione istituzionale ed economica con Israele, basta con le armi.” Una fortissima mobilitazione: quarantamila persone, dicono i numeri forniti dagli organizzatori. Uno tsunami umano che, stamattina a partire dalle 9, ha invaso piazza Garibaldi per partecipare allo sciopero generale in solidarietà con la popolazione palestinese. Sciopero indetto dai sindacati di base USB, CUB, SGB e altre sigle, e sostenuto dalla “flottiglia di terra” Movimento Globale a Gaza Campania, da associazioni, dall’UDAP (Unione Democratica Arabo-Palestinese), dalla Rete delle Comunità palestinesi, dal Centro Culturale Handala Ali e dai collettivi studenteschi. La imponente, che ha visto marciare tutti insieme lavoratori e lavoratrici, studenti, uomini, donne manifestazione, padri e madri – molti con bambini sulle spalle – scandendo un unico, ininterrotto coro che ha inondato la città, è stata civile e pacifica. “È una giornata epica, oggi siamo tantissimi. Dobbiamo fermare noi cittadini, studenti, lavoratori questa follia che sta attraversando il mondo e che ha oscurato la coscienza. Ma non è finita, perché questo Paese, questa città hanno ancora una coscienza da spendere. Palestina libera!”, lo grida dai megafoni un organizzatore. E tutti lo ripetono in un urlo collettivo che, come un’onda sismica, si allarga sulla folla a perdita d’occhio. Si avverte da subito che questa non è una manifestazione come le altre: c’è un’atmosfera che si carica sempre di più di un’emozione partecipata e fortemente sentita, ma si avverte anche tanta rabbia e fermezza nella condanna unanime, senza più contrattazioni. Dalla folla si alzano grida contro ogni forma di complicità, di silenzio o di parole timide e balbettanti. Ora è solo il tempo di azioni reali e concrete. Si chiede una presa di posizione chiara dell’Italia, ora, subito, senza più alcuna ipocrisia. La notevole adesione testimonia la forza del sentimento popolare, ma “siamo consapevoli che serve una strategia politica internazionale”. “Una manifestazione immensa, come non vedevo a Napoli dagli anni ’70. Ci sono tutti: lavoratori, studenti, attivisti e migliaia e migliaia di cittadini. Grazie, Napoli”, ha detto con voce commossa al megafono un anziano attivista del Centro Culturale Handala. Bandiere, striscioni, cori: un tripudio di colori e di voci di solidarietà. L’atmosfera è veramente carica di un’emozione intensa che stringe tutti in un unico senso di appartenenza. È appartenenza a una stessa umanità che qui oggi si vuole recuperare. Un cartellone scandiva: “E criature so’ tutt’ egual” – i bambini sono tutti uguali. Quella di oggi aveva una valenza enorme perché la mobilitazione per la Palestina e il sostegno alla missione umanitaria si sono incrociati con le rivendicazioni sociali, con lo sciopero per la difesa del lavoro e della sicurezza sul lavoro. Il grido dei portuali di Genova, “Bloccheremo tutto”, è diventato il grido di tutti: un fiume in piena che ha attraversato le strade della città. Un’ondata di indignazione che non può più essere contenuta: “Oggi, e la Storia ce lo ricorda, assistiamo alla consapevolezza della gente comune che prende le redini della lotta e chiede a voce alta azioni concrete da parte del governo.” Non è più il tempo delle dichiarazioni e dell’incertezza: è ora di agire. Quando i popoli scendono nelle piazze, cambiano la Storia. È questo uno dei tanti comunicati letti. Lo sciopero ha riguardato trasporti, scuole, università, fabbriche, logistica, settori del pubblico impiego, commercio, energia. C’erano gli studenti, tanti, tantissimi universitari e delle scuole superiori, e c’erano i loro professori. Hanno sfilato a testa alta dietro ai loro striscioni: “Rivogliamo la cultura, la conoscenza contro ogni tentativo da parte del ministro dell’Istruzione di impedire di parlare di Palestina nelle classi. Noi siamo la Palestina. Nessuno può rubarci il futuro.” Il portavoce del collettivo studentesco parla e, a tratti, la voce si incrina per l’emozione: “Non ruberete i nostri sogni, i sogni dei giovani palestinesi. Non ucciderete la conoscenza per comprare armi e finanziare lager in Albania.” Gli studenti lo sanno che questo è stare dalla parte giusta della Storia. “Oggi, contro le politiche del Governo, ci riprendiamo il diritto allo sciopero.” E qualcuno aggiunge un dato che è anche una speranza: qualche centinaio di studenti palestinesi ha conseguito la maturità nella sola scuola rimasta a Gaza. È un fiume umano che da Piazza Garibaldi comincia a scivolare verso la Stazione Centrale. Gli organizzatori hanno spiegato quale sarebbe stato l’itinerario. “Questa non è una passeggiata”, hanno avvertito, “ma un presidio itinerante, una risposta simbolica ma potente al ‘Bloccheremo tutto’, in coerenza con la griglia lanciata dai portuali di Genova e divenuto slogan di riferimento in tutte le manifestazioni successive.” Il corteo si è diretto verso la Stazione Centrale, invadendo ogni spazio e “occupando” i binari, generando il blocco temporaneo della circolazione ferroviaria. Ma la Stazione non è riuscita a contenere la marea umana, che continuava a costituire un lunghissimo corteo e occupava tutta la piazza. Qui, sui binari, sono stati letti comunicati da parte di rappresentanti dei sindacati. Il messaggio era chiaro e forte: “Se non si ferma il genocidio, noi bloccheremo ogni luogo, ogni fabbrica, ogni istituzione”. E ancora: messaggi con una portata sociale che hanno accomunato tutte le categorie di lavoratori presenti. “I soldi frutto del nostro lavoro devono essere spesi per i lavoratori, per le famiglie, le aziende, la salute, l’istruzione e la ricerca, la sicurezza sul lavoro. E a questo proposito vogliamo denunciare che ancora oggi è morto un lavoratore, senza che nessuno risponde di questi omicidi, perché in Italia non è previsto il reato di omicidio sul lavoro.” E concludevano: “La nostra Costituzione è il faro che ci guida. No alle armi, no alla guerra: non saremo mai complici del futuro di morte che ci state preparando”. Una dottoressa, a nome del foltissimo gruppo di sanitari ospedalieri presenti, ha preso la parola per esprimere quanto sia aberrante non poter salvare vite umane, vedere morire bambini di fame e di stenti oltre che per le bombe. Ha ricordato tutti i colleghi sanitari che sono morti, che hanno speso la loro vita per salvare vite umane: 1167 sanitari palestinesi uccisi. “Abbiamo chiesto al Presidente della Regione De Luca che blocchi le forniture sanitarie con marchio israeliano e di escludere Israele dal prossimo PharmExpo della Salute e del Benessere, che si svolgerà dal 24 al 26 ottobre alla Mostra d’Oltremare di Napoli.” Seconda tappa: l’Università, dove già c’era un presidio di studenti che si sono uniti al corteo, che ha continuato a sfilare lungo tutto il Rettifilo fino a Piazza Municipio, per portarsi poi verso il secondo luogo di “occupazione simbolica”: il Porto di Napoli, per manifestare contro le grandi società – comprese le navi da crociera – che con Israele mantengono rapporti e traggono grandi profitti. Ma anche qui solo una parte dei manifestanti è riuscita ad entrare nell’area interna del Porto. Migliaia di persone sono rimaste rimaste in presidio fuori, nella grande area con vista sui resti archeologici. Gli slogan non si sono fermati mai. Lo slogan più gridato: “Genocidio, miseria e lutto: bloccheremo tutto”. Il corteo ha poi ripreso a sfilare per portarsi davanti alla Prefettura, simbolo del Governo, in Piazza del Plebiscito, occupando ogni punto dell’immensa piazza. Qui i manifestanti hanno espresso tutta la portata sociale della mobilitazione con slogan che chiedevano al Governo interventi a tutela della gente comune, del lavoro e del welfare, e interventi concreti e immediati per salvare ciò che resta di Gaza. “A cosa serve l’eventuale riconoscimento dello Stato della Palestina, come stanno facendo ormai molti Stati, se non resterà più niente della Palestina e dei palestinesi?”, ha gridato con una nota di disperazione nella voce Jamal della comunità palestinese di Napoli. Napoli oggi ha mostrato il suo volto più autentico: città di pace, di accoglienza, di Resistenza e di grandi mobilitazioni. L’ultimo grido che ha scosso la bellissima Cattedrale neoclassica: “Gaza resiste, la Palestina esiste”. E resiste Napoli, che continuerà nel pomeriggio la mobilitazione alla ex Nato di Bagnoli, dove è atteso il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per l’apertura dell’anno scolastico. Redazione Napoli
Ancora morti sul lavoro nella provincia di Caserta, per mancanza di sicurezza
ANCORA MORTI SUL LAVORO NELLA PROVINCIA DI CASERTA – ANCORA INCIDENTI E OMICIDI PER MANCANZA DI SICUREZZA SUI LUOGHI DI LAVORO Oggi (ieri, ndr) venerdì nero in Provincia di Caserta a Marcianise presso la ECOPARTENOPE, azienda impiegata con i propri interessi nella raccolta e nel trattamento di olii esausti e […] L'articolo Ancora morti sul lavoro nella provincia di Caserta, per mancanza di sicurezza su Contropiano.
Strage ferroviaria di Brandizzo: adesso giustizia!
A due anni dalla strage ferroviaria a Brandizzo, Medicina Democratica aderisce all’iniziativa dei sindacati di base, sabato 30 agosto 2025, dalle ore 14.00 davanti alla Stazione ferroviaria: non solo per non dimenticare, ma anche per chiedere un procedimento giudiziario rigoroso, rapido e che faccia emergere tutte le responsabilità.  “Aderiamo all’iniziativa dei sindacati di base di sabato 30 agosto, ore 14 , davanti alla stazione ferroviaria di Brandizzo (TO), non solo per non dimenticare la strage avvenuta esattamente due anni fa e costata la vita a 5 lavoratori, ma anche e soprattutto per chiedere un procedimento giudiziario rigoroso e rapido, che faccia emergere tutte le responsabilità”, ha dichiarato Marco Caldiroli, Presidente di Medicina Democratica ETS. “Oltre al dovuto ricordo dei lavoratori uccisi da una organizzazione del lavoro criminale – ha aggiunto Caldiroli – sosteniamo qui e altrove ogni iniziativa per l’affermazione del diritto alla salute e alla sicurezza in tutti i luoghi di lavoro”. L’indagine per la strage di Brandizzo è stata chiusa a luglio 2025 con il rinvio a giudizio di 24 persone lungo tutta la filiera, dal committente RFI, alle imprese appaltatrici, per cui si attende un processo in tempi rapidi; c‘è però una lunga catena di eventi che hanno interessato i luoghi di lavoro ferroviari con effetti disastrosi sia nei confronti dei lavoratori così come degli utenti, come a Pioltello (MI) 25 gennaio 2018, che costò la vita a due passeggeri, e/o dei residenti come a Viareggio, 29 giugno 2009, con 32 morti e un centinaio di feriti, ma non sempre si è arrivati a una giustizia. Oltre alla ricorrenza della strage di Brandizzo, occorre ricordare che pochi giorni fa sono state depositate le motivazioni della sentenza per il disastro di Pioltello, in cui i vertici di Rete Ferroviaria Italiana sono stati incredibilmente assolti perché “non potevano sapere” del giunto della rotaia in pessime condizioni, scaricando ogni colpa sul responsabile locale della manutenzione. “Le motivazioni assolutorie non appaiono condivisibili, perché negano il ruolo di garanzia dei datori di lavoro e dei dirigenti, responsabili delle politiche manutentive, scaricando sull’ultima ruota della gerarchia aziendale tutte le responsabilità,” ha sottolineato Marco Caldiroli. “Ma la catena di eventi che ha determinato il disastro di Pioltello – ha aggiunto – è simile, anche nella distribuzione delle responsabilità, a quella di Viareggio, dove, anche se non siamo alla sentenza finale, le responsabilità dei vertici delle singole aziende coinvolte sono state riconosciute. Nel caso di Viareggio, inoltre, vi è da segnalare che Medicina Democratica come altre parti civili associative sono state estromesse dalla Cassazione dal processo nella sua parte finale, dopo aver seguito tutte le udienze, con un danno economico importante per le spese legali sostenute. Sul nostro sito www.medicinademocratica.org sono indicate le modalità per sostenerci per continuare la nostra azione anche in sede giudiziaria”. L’iniziativa per Brandizzo è promossa da Assemblea Nazionale Lavoratori Manutenzione, Assemblea Nazionale PDM & PDB, CUB Trasporti, COBAS; SGB, USB con il sostegno Associazioni Familiari Viareggio “Il mondo che vorrei”, Coordinamento 12 ottobre; Cassa di solidarietà tra ferrovieri; CUB Piemonte, Medicina Democratica Piemonte, FGC, redazioni di Ancora in Marcia e Cub Rail. Medicina Democratica
MORTI SUL LAVORO: l’assassino è il profitto dei capitalisti
RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO UNA RIFLESSIONE -DENUNCIA DEL COMITATO PER LA DIFESA SUI LUOGHI DI LAVORO SULLE MORTI DA PROFITTO E DELLE DECISIONI (COME QUELLA SULLA STRAGE DI BRANDIZZO-TO) CHE PRENDE LA MAGISTRATURA A FAVORE DEI MANAGER PER NON FARGLI FARE LA GALERA. TUTTI CIANCIANO AD OGNI MORTE SUL LAVORO DI COSA BISOGNA FARE, MA POI NESSUNO FA NIENTE, FINO ALLA PROSSIMA MORTE, ANCORA TUTTI A RIPETERE COSA BISOGNA FARE. COME RETE NAZIONALE LAVORO SICURO ABBIAMO INIZIATO A FARE ASSEMBLEE NEI LUOGHI DI LAVORO PER RENDERE EDOTTI I LAVORATORI SULLE MISURE DI SICUREZZA. PROSEGUIAMO SU QUESTA STRADA PERCHE’ SOLO LA LOTTA PUO’ DETERMINARE NUOVI RAPPORTI DI FORZA AFFINCHE’ “SI ARRIVI IL GIORNO PRIMA E NON IL GIORNO DOPO” BUONA LETTURA. SI COBAS NAZIONALE Impalcature e treni strumenti di morte?  NO! l’assassino è il profitto dei capitalisti. Ciro Pierro, 62 anni – Luigi Romano, 67 anni e Vincenzo Del Grosso, 54 anni sono morti tre giorni fa a Napoli quando il cestello elevatore usato per la ristrutturazione di un palazzo a Napoli si è rovesciato facendoli precipitare da 20 mt. di altezza.. I giornali scrivono che, a quanto pare uno dei bulloni che sorreggevano il cestello ha ceduto. Ma … nessuno di loro era agganciato al cestello, nessuno di loro indossava il casco, due di loro lavoravano in nero. Nel solo mese di luglio, nel settore dell’edilizia, sono morti ben 15 operai, alla faccia della “patente a punti” introdotta dalla ministra Calderone, che fa finta di non sapere che gli ispettori del lavoro sono pochissimi e che le “ispezioni” devono essere notificate in anticipo agli imprenditori. Anche in questo caso, al termine dell’ennesima inchiesta della magistratura, “scopriremo” che le misure di sicurezza più elementari mancavano e che i rapporti di lavoro erano illegali. Niente di nuovo: persino i giornalisti probabilmente devono ormai fare sforzi sovrumani per scrivere quattro righe ad ogni nuovo morto di lavoro. Non possono certo dire che il vero colpevole è il sistema capitalista, il profitto dei padroni che viene sempre e comunque prima della vita degli operai; che una serie di leggi come il Job Act (governo Renzi, PD), la riforma Fornero (allungamento dell’età pensionabile, per cui tra i lavoratori che cadono dai tetti o dalle impalcature troviamo i settantenni, governo Monti, coalizione di PD, Popolo della Libertà oggi Forza Italia), la legge Salvini (che esclude la responsabilità del primo appaltatore, Lega), hanno via via spianato la strada negli anni allo sfruttamento più selvaggio dei lavoratori perché, come solo ribadito dalla Meloni, da sempre e in modo bi-partisan non si devono mettere bastoni tra le ruote a chi produce… profitti per sé e morte per i lavoratori. E quello che più colpisce è il silenzio, davvero .. di tomba, dei presunti difensori dei lavoratori, i sindacati confederali CGIL/CISL/UIL (che poi vengono premiati come Luigi Sbarra, passato direttamente dalla direzione CISL a sottosegretario per il Sud). La magistratura, organo dello stato borghese, si adegua: in un paese dove le carceri scoppiano e più di 1.500 lavoratori muoiono ogni anno non c’è un solo padrone in galera. Per condannare Mauro Moretti, ex amministratore delegato delle Ferrovie per la strage di Viareggio (32 morti) il processo è durato 12 anni. Qualche giorno fa un’altra strage è arrivata in tribunale: la strage di Brandizzo, luglio 2023, 5 operai (Michael Zanera, 34 anni; Giuseppe Sorvillo, 43 anni; Saverio Giuseppe Lombardo, 52 anni; Giuseppe Aversa, 49 anni; Kevin Laganà, 22 anni) travolti da un treno che viaggiava a 150 km. all’ora mentre lavoravano sui binari. Ci sono 23 indagati ma il reato – prima ancora che cominci il processo – è già stato derubricato: non più omicidio volontario ma omicidio colposo (meno grave perché è “atto involontario”, come se il far lavorare degli operai su binari dove passano i treni e avvisarli con un colpo di fischietto sia normale): così tra prescrizioni e patteggiamenti nessuno pagherà (come è avvenuto con l’omicidio di Luana D’Orazio, stritolata da una macchina a cui era stato messo volontariamente fuori uso il meccanismo d’arresto: la padrona della fabbrica ha patteggiato due anni con la condizionale). E la chiamano giustizia! Da anni gridiamo ogni giorno che a condizioni di morte non si deve lavorare. Ma questo presuppone che noi lavoratori ci uniamo e ci organizziamo per combattere un sistema che ci  considera solo una merce da sfruttare e buttare; che smettiamo  di delegare a qualcun altro la nostra sicurezza e la nostra vita… Nessuno ci ha mai difeso né lo farà se non saremo noi proletari a farlo in prima persona. Comitato per la Difesa della Salute sui Luoghi di lavoro e nel Territorio Sesto S.Giovanni, 28.7.2025 L'articolo MORTI SUL LAVORO: l’assassino è il profitto dei capitalisti proviene da S.I. Cobas - Sindacato intercategoriale.