Troppi casi di conflitto d’interessi in Italia: è l’allarme del presidente dell’ANACNel 2024 il valore economico complessivo degli appalti pubblici in Italia è
stato di 271,8 miliardi di euro per un totale di 267.000 procedure di gara, con
una flessione del -4,1% sul 2023 e del -7,3% sul 2022. Le tipologie di forniture
maggiormente acquistate nel 2024 sono quelle di prodotti farmaceutici, che
aumentano rispetto al precedente anno del 37,2% per un valore di più di 40
miliardi di euro rispetto all’anno precedente. La tipologia di contratto che
pesa maggiormente è quella dei servizi (il 43,1% del totale), seguita dalle
forniture e dai lavori. A livello di importo, invece, sono le forniture che
pesano maggiormente con il 42,7% rispetto al totale, seguite dai servizi e dai
lavori. Il settore forniture (pari a circa 116,1 miliardi di euro) e il settore
servizi (pari a circa 94,9 miliardi di euro), a livello di importo registrano un
aumento rispettivamente del +18,9% e del +10,1% in confronto all’anno
precedente, portando ciascun settore, per la propria tipologia, ai massimi
storici.
Sono alcuni dei dati della Relazione al Parlamento sull’attività dell’ANAC nel
2024. Il Presidente dell’ANAC Giuseppe Busìa nel suo intervento di presentazione
della Relazione annuale ha stigmatizzato i troppi casi di conflitto d’interessi
in Italia, i vuoti di tutela lasciati dall’abrogazione del reato di abuso
d’ufficio, le recenti riduzioni di tutele a garanzia dell’inconferibilità
mettendo in discussione la separazione fra politica e gestione, la grave carenza
di una organica disciplina delle lobby, l’indebolimento delle garanzie
amministrative poste a presidio dell’indipendenza e correttezza dell’agire
pubblico.
“Troppi continuano ad essere gli affidamenti diretti, ha sottolineato Busìa, la
cui incidenza numerica, sul totale delle acquisizioni di servizi e forniture del
2024, è risultata essere di circa il 98%. Preoccupa, soprattutto, il crescente
addensamento degli affidamenti non concorrenziali tra i 135.000 e i 140.000
euro, a ridosso della soglia: più che triplicato rispetto al 2021, quando il
valore-limite era di 75.000 euro. Specie in alcuni contesti, gli amministratori
onesti si trovano più esposti a pressioni indebite, non potendo più opporre
l’esigenza di dover almeno aprire un qualche confronto competitivo con altri
operatori economici, al di sotto dei 140.000 euro”. Quanto al correttivo al
Codice dei contratti, recentemente approvato, il Presidente di Anac ha
sottolineato che “non è stato introdotto l’obbligo di dichiarare il titolare
effettivo delle imprese, mentre appare evidente la necessità che il contraente
pubblico conosca con chi si rapporta, al di là degli schermi societari. Questo,
non solo per ridurre il rischio di pericolose infiltrazioni, ma anche per
prevenire offerte combinate o altre gravi alterazioni della concorrenza. Nessun
intervento è stato fatto sulle soglie per aumentare trasparenza e competitività,
come pure per ripristinare verifiche preventive sugli affidamenti in house,
utili ad evitare distorsioni del mercato e rallentamenti conseguenti a possibili
contenziosi”.
Riguardo alla sicurezza sul lavoro, Busìa ha detto: “È inammissibile che si
continuino a registrare ancora troppi incidenti e troppe morti sul lavoro.
Preoccupano i dati del nostro Casellario delle imprese: 1.448 annotazioni per
violazioni delle norme su salute e sicurezza nel 2024, con un incremento del 43%
rispetto al 2023 e del 87% rispetto al 2022. I rischi maggiori vengono dai
subappalti, specie se realizzati a cascata”. E per quanto riguarda la parità di
genere, il presidente dell’ANAC ha sottolineato che “nonostante l’impulso del
Pnrr alla promozione della parità di genere e generazionale, le procedure nelle
quali le specifiche clausole risultano inserite sono cresciute meno del 2%. Un
freno all’applicazione dell’istituto viene, oltre che dalle numerose eccezioni,
anche dalla mancata previsione di misure che incoraggino un’evoluzione della
cultura aziendale”. Un tema che è stato toccato dalla Relazione e
dall’intervento di Busìa è stato anche quello relativo ai così detti gettonisti
della sanità, rispetto ai quali è stata ribadita “l’esigenza di una più ampia
valorizzazione delle professionalità interne, da selezionare mediante concorsi
meritocratici e capaci di attrarre i nostri giovani migliori. Parimenti da
arginare, specie nel settore sanitario, è la prassi di acquistare macchinari a
prezzo scontato, con una contropartita nascosta, legata a onerosissimi servizi
di manutenzione. Ciò, con l’ulteriore rischio che l’amministrazione si trovi a
dipendere per lungo tempo da un singolo fornitore”.
Sull’intelligenza artificiale negli appalti risulta che sono ancora pochi nella
Pubblica amministrazione ad essere in grado di gestirla adeguatamente, col
rischio, fra l’altro, che alcune scelte, giustamente riservate alla
responsabilità pubblica, finiscano per essere inconsapevolmente delegate a
operatori privati. “Si pongono poi, ha sottolineato Busìa, delicati problemi
legati alla trasparenza algoritmica, sempre di più nuova frontiera della
trasparenza amministrativa, presupposto per la piena intellegibilità delle
decisioni pubbliche e, quindi, per la tutela di cittadini e imprese”.
Qui per approfondire e scaricare la relazione:
https://www.anticorruzione.it/-/cs.20.05.25.
Giovanni Caprio