Tag - rigenerazione urbana

Dossier Milano # 7 | Il futuro di Piazzale Loreto e la necessità di una svolta pubblica a partire dai municipi – di Angelo Junior Avelli
Il progetto di riqualificazione di Piazzale Loreto, al momento, sulla carta, è congelato, e non soltanto per la bufera che ha investito Milano con lo scandalo dell’urbanistica e le indagini della Procura, sul sistema di potere che girava intorno alla Commissione Paesaggio e ad un network - altamente selezionato - di manager e superconsulenti [...]
Dossier Milano # 6 | “Giù le mani dalla città”. Gentrificazione, conflitti e mappature dal basso a Milano – di  Centro Sociale Cantiere / Giù le mani dalla città
… L’unico Cantiere che vogliamo, Centro Sociale Cantiere di Milano   Negli ultimi vent’anni, Milano ha conosciuto una delle trasformazioni urbane più rapide e intense d’Europa. La sua mutazione da città industriale a vetrina globale del terziario, del design e della moda ha prodotto un tessuto urbano sempre più polarizzato. Da una parte, quartieri-vetrina [...]
Dossier Milano # 4 | Più conflitti, meno conflitti di interesse – di Lucia Tozzi
“Le mie mani sono pulite” ha detto il sindaco Sala nella seduta del consiglio comunale dove ha sacrificato il suo capro – l’assessore all’urbanistica Tancredi, coinvolto nelle indagini della procura milanese su alcuni (parecchi) progetti di trasformazione urbana. E con questa affermazione ha confermato la sua linea politica sullo sviluppo: privatizzazione feroce dei servizi [...]
Milano: un sistema di governo
Alle volte arrivano segnali da piccoli accadimenti. Il 30 giugno scorso l’insegna rossa con la scritta bianca delle assicurazioni Generali posta sulla sommità della torre Hadid a CityLife è collassata. Il grattacielo che chiamano “lo storto”, insieme alla Torre Isozaki e alla Torre Libeskind, è uno dei simboli di Milano. Il simbolo ha dunque ceduto, per fortuna senza provocare vittime. La piazza sottostante è stata isolata, la fermata della metro M5 chiusa, l’intero edificio dichiarato inagibile e i duemila dipendenti tenuti a casa. La “Milano che non si ferma mai” è stata costretta a sospendere la sua frenesia, per quell’insegna fuori misura posta a un’altezza di 192 metri. > Quel cedimento è stato il simbolo del crollo in atto di un sistema di governo > del territorio basato su relazioni fra amministratori, società di > investimento, professionisti, sviluppatori, legati da una visione della > trasformazione urbana che costruisce una città a misura dei ricchi ed espelle > chi non è in grado di sostenere i costi del vivere a Milano. La procura in questi giorni ha messo sotto accusa l’intero modello Milano con ipotesi di reato che vanno dalla corruzione, al falso e induzione indebita a dare o promettere utilità. Sono indagati numerosi amministratori, compreso il sindaco Sala, e progettisti insieme all’amministratore delegato Manfredi Catella di Coima Sgr, il potente gruppo che si occupa di investimenti, sviluppo e gestione di patrimoni immobiliari. Fra i progetti più importanti il gruppo ha sviluppato e gestisce il quartiere Porta Nuova, sta realizzando il Villaggio Olimpico e Parco Romana. Il modello Milano inizia con l’Expo 2015 e la campagna mediatica che l’ha accompagnata. Un’operazione fallimentare per le finanze pubbliche si è dimostrata una miniera per gli investitori privati. Da allora con disinvoltura Milano si è trasformata. Le architetture della città, con le loro facciate essenziali, che avevano dato identità e forma a una borghesia cosmopolita, emancipata e laboriosa, costruite da professionisti colti milanesi sono state sostituite dai grattacieli di vanitose archistar che popolano i grandi progetti di trasformazione urbana, l’immagine di Milano è diventata quella di tutte le altre del circuito delle città globali, uguali e irriconoscibili. La rigenerazione diventa il mantra, agita da società finanziarie, da fondazioni culturali, da università, da banche, lasciate libere di imporre i propri progetti sulle aree pubbliche e private. > Si forma l’idea che il pubblico e il privato si equivalgano, ma di fatto tutta > l’operazione serve a privatizzare la città pubblica, allargando di fatto > l’estrazione del profitto a ogni aspetto della vita. Tutto avviene con una sostanziale  complicità dell’amministrazione che consente di ignorare le normative urbanistiche vigenti. Di fronte al disastro che si prefigura si tenta di far approvare la legge nota come “Salva Milano”.  Tentativo appoggiato in maniera trasversale in Parlamento, ma per ora fallito. In sostanza si tenta di affermare che la modalità di trasformazione urbana messa sotto accusa dalla magistratura era pienamente legittima  e che quindi lo diventerà in tutto il Paese. La legalità era infranta tanto da richiedere  una legge per salvare i 150 cantieri aperti al di fuori di ogni regola. > Non si può ridurre quello che è accaduto a un problema giudiziario, si tratta > invece di un modello di sviluppo voluto dal capitalismo finanziario. Pensare > che siano  “alcuni corrotti” il problema delle città consentirà di continuare > ad andare avanti come si è fatto finora. Occorre invece mettere a fuoco ogni progetto di quelli che hanno portato a questa  “incontrollata espansione edilizia”. E chiedere di bloccare i molti progetti che incombono minacciosi sul futuro di Milano. Bisogna sfruttare questo momento in cui tutti gli occhi sono puntati sullo “scandalo” per rivendicare la scrittura di nuove regole urbanistiche che garantiscano il diritto alla città per tutti e tutte e siano in grado di difendere il territorio dagli attacchi della finanza. Regole che nascano da un percorso orizzontale, aperto, dal basso in cui le persone possano rivendicare il diritto a una città più giusta. Le città non devono più essere fonte di reddito e investimento finanziario che produce profitti sempre più alti, sottoposte alle esigenze della rendita e alle fluttuazioni del mercato, secondo  logiche che rispondono al contesto globale e non hanno più riferimenti locali. Solo così si può rompere il sistema che governa le nostre città. l’immagine di copertina è tratta da WikiCommons SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS Per sostenere Dinamopress si può donare sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno L'articolo Milano: un sistema di governo proviene da DINAMOpress.