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USB al corteo No Ponte del 9 Agosto
USB parteciperà al Corteo No Ponte, che il 9 agosto attraverserà le strade di Messina. Quest’anno più che mai l’appuntamento contro il cosiddetto progetto di costruzione della mega opera deve vederci numerosi e determinati. Lo scenario di guerra e di sterminio nel quale siamo immersi ci parla di un modello […] L'articolo USB al corteo No Ponte del 9 Agosto su Contropiano.
Razza predona
La famiglia Elkann Agnelli ha ricavato ben 5,5 miliardi dalla completa cessione del gruppo Iveco. Sono tutti soldi che finiscono all’estero, perché la finanziaria di famiglia EXOR, che incassa tutto, ha sede legale e fiscale in Olanda dal 2016. È questo l’ultimo (per ora) affare della famiglia Agnelli a danno […] L'articolo Razza predona su Contropiano.
Il clima politico attorno all’operazione contro il Movimento per l’abitare romano
Martedì abbiamo dato la notizia della perquisizione per mano dei Carabinieri contro otto attivisti e attiviste del Movimento per il diritto all’abitare di Roma, finiti sotto indagine della Procura di Roma per il cosiddetto “racket delle occupazioni”. L’accusa è di estorsione di somme variabili tra i 3€ e i 5€ mensili per nucleo familiare […] L'articolo Il clima politico attorno all’operazione contro il Movimento per l’abitare romano su Contropiano.
Riconoscimento del cadavere
Secondo il ministro degli esteri Antonio Tajani, “L’Italia è per la soluzione due popoli e due Stati, ma il riconoscimento del nuovo Stato palestinese deve avvenire in contemporanea con il riconoscimento da parte loro dello Stato di Israele”. Secondo la presidente del consiglio Giorgia Meloni, “Il riconoscimento dello Stato di […] L'articolo Riconoscimento del cadavere su Contropiano.
Poste Italiane e il regalo del governo: prescrizione anticipata, diritti negati
Proprio mentre Poste Italiane potrebbe trovarsi ad affrontare una valanga di ricorsi per ore di lavoro non pagate, il governo italiano cerca di introdurre una modifica legislativa che, se approvata, complicherebbe notevolmente la vita dei lavoratori che intendono reclamare i propri crediti. Un emendamento al decreto Ilva, proposto da Fratelli d’Italia, sposta l’inizio del termine di prescrizione per stipendi arretrati, straordinari e altre indennità. Finora, i dipendenti avevano cinque anni dalla cessazione del rapporto di lavoro per intraprendere azioni legali e richiedere quanto dovuto. La nuova norma, invece, stabilisce che questi cinque anni iniziano a decorrere già “in costanza del rapporto di lavoro” per le aziende con più di 15 dipendenti. Non solo: impone al lavoratore di agire in Tribunale entro 180 giorni dall’invio di una diffida. Questo significa che, se un dipendente di Poste Italiane o di qualsiasi altra azienda volesse reclamare compensi non versati, sarebbe costretto a intentare una causa contro il proprio datore di lavoro mentre è ancora impiegato. È facile immaginare le inevitabili conseguenze negative: dal rischio di ritorsioni alla creazione di un ambiente lavorativo ostile, fino a possibili licenziamenti. Ancora una volta, si palesa una scollatura inaccettabile tra il Paese legale e il Paese reale. L’Italia del privilegio sembra ormai ostaggio di una classe politica moralmente irresponsabile. Non stupisce, dunque, che i giovani facciano bene a guardare oltre i confini, cercando altrove le opportunità e la giustizia che qui faticano a trovare. Come Associazione Precari in Rete, che da tempo denuncia la condotta furbesca di Poste Italiane consistente nel non pagare sistematicamente le ore di lavoro ai propri dipendenti, esprimiamo ferma condanna per questa proposta legislativa. Essa non solo legalizza, di fatto, un comportamento aziendale scorretto, ma mette anche a rischio la già precaria posizione dei lavoratori, costringendoli a scegliere tra il proprio posto di lavoro e la rivendicazione di ciò che gli è dovuto. È un attacco diretto ai diritti fondamentali e alla dignità di migliaia di persone. Carmine Pascale Associazione Precari in Rete Redazione Italia
Il governo balbetta sui poliziotti infiltrati nei movimenti giovanili
Giovedi mattina Emanuele Prisco, Sottosegretario di Stato all’Interno, ha risposto a una delle interrogazioni parlamentari presentate sul caso infiltrazioni in Cambiare Rotta, nei Collettivi Autorganizzati Universitari e in Potere al Popolo. Si tratta della prima risposta del Governo, una risposta che risulta però estremamente confusa e balbettante. Nella prima parte […] L'articolo Il governo balbetta sui poliziotti infiltrati nei movimenti giovanili su Contropiano.
Chi controlla il controllore? Sulla sorveglianza delle opposizioni politiche in Italia
Oltre un mese fa, e nuovamente nei giorni scorsi, l’inchiesta giornalistica pubblicata da Fanpage ha portato alla luce fatti di estrema gravità per la tenuta democratica del nostro Paese. Secondo documenti interni e testimonianze, almeno cinque agenti della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione – cioè l’antiterrorismo del Ministero dell’Interno […] L'articolo Chi controlla il controllore? Sulla sorveglianza delle opposizioni politiche in Italia su Contropiano.
Agenti infiltrati: Potere al Popolo e organizzazioni giovanili rispondono agli attacchi
Cinque agenti sotto copertura hanno preso parte alla vita politica di collettivi universitari e movimenti legati a Potere al Popolo. Tra assemblee, presìdi ed elezioni, il racconto di chi ha scoperto di essere stato spiato per mesi: la testimonianza del portavoce del partito e degli attivisti di tre città — Roma, Napoli e Bologna — che oggi hanno manifestato sotto i rettorati delle proprie università. Sono passate più di quattro settimane da quando Fanpage.it, con un’inchiesta firmata da Antonio Musella, ha rivelato la presenza di un agente della Polizia di Stato infiltrato nelle attività di Potere al Popolo a Napoli. A quell’inchiesta ne è seguita un’altra, ancora più dettagliata, che ha confermato un’operazione estesa, articolata e coordinata dalla Direzione centrale della Polizia di prevenzione, l’antiterrorismo, che ha coinvolto almeno cinque agenti sotto copertura, attivi tra ottobre 2024 e maggio 2025 in diverse città: Napoli, Roma, Bologna, Milano. Nonostante la gravità della vicenda, si sta infatti parlando di infiltrazioni all’interno di un partito politico legalmente costituito, presente alle elezioni, e di movimenti studenteschi come Cambiare Rotta e CAU, il governo continua a non rispondere e a non fornire nessun chiarimento alle tre interrogazioni parlamentari presentate da Alleanza Verdi-Sinistra, Movimento 5 Stelle e Partito Democratico. Dal Ministero arriva solamente una vaga disponibilità a “riferire in Aula”, annunciata dal Ministro Piantedosi, tuttavia rimasta finora lettera morta. Nel frattempo, Il Fatto Quotidiano ha raccontato le frizioni interne al Viminale: la gestione della comunicazione da parte della Polizia di Stato, che inizialmente, con “fonti qualificate”, ha smentito qualsiasi coinvolgimento, ha generato “irritazione” tra i vertici ministeriali, ma anche su questo il Ministero ha cercato di chiudere ogni spiraglio, diffondendo una nota ufficiale in cui nega che vi siano mai state tensioni. Lo scorso venerdì, in una conferenza stampa al Senato, il portavoce di Potere al Popolo Giuliano Granato, assieme ad attivisti di CAU e Cambiare Rotta, ha parlato di allarme democratico, e con lui anche Don Mattia Ferrari di Mediterranea e il giornalista Ciro Pellegrino, coinvolti nel caso Paragon contemporaneo all’infiltrazione in Potere al Popolo, hanno chiesto che il governo riferisca sull’accaduto. Il portavoce di Potere al Popolo Giuliano Granato durante la conferenza stampa in Senato Secondo Giuliano Granato, l’argomentazione secondo cui l’infiltrazione sarebbe stata diretta esclusivamente verso i movimenti giovanili e solo incidentalmente verso Potere al Popolo non regge alla prova dei fatti: «L’infiltrazione è avvenuta ai danni di Potere al Popolo, e il fatto che un partito politico venga infiltrato da agenti dell’antiterrorismo è gravissimo; tanto più che inizialmente le stesse “fonti qualificate” avevano detto che non c’era alcuna autorizzazione della magistratura, né si trattava di agenti sotto copertura: avevano parlato addirittura di un singolo agente che si era avvicinato al partito per simpatia politica o perché si era innamorato di una militante». Granato sottolinea la gravità del fatto che un partito politico venga infiltrato da agenti dell’antiterrorismo e ricorda che, inizialmente, le stesse fonti di polizia avevano smentito tutto, negando il coinvolgimento della magistratura e parlando di un singolo agente mosso da motivazioni personali. Ora, invece, si scopre che gli agenti erano cinque, formati insieme, operativi nelle stesse realtà nello stesso periodo. All’ipotesi che si tratti di una coincidenza risponde: «Ci vogliano far credere che si sono tutti innamorati contemporaneamente di militanti di Potere al Popolo…». La questione va a toccare anche i diritti e le libertà degli studenti. Per questo motivo, Cambiare Rotta e CAU, insieme al partito, hanno promosso presidi in dodici università italiane, chiedendo alle istituzioni accademiche di prendere posizione contro le infiltrazioni. Le attiviste del CAU, in presidio sotto il rettorato della Federico II di Napoli, spiegano come l’azione repressiva abbia colpito il cuore stesso della vita universitaria: gli agenti infiltrati erano presenti nelle sedi accademiche, frequentavano regolarmente assemblee e attività, interferendo di fatto con l’autonomia del corpo studentesco: «Questa operazione, oltre a colpire Potere al Popolo, è stata un’azione vile di controllo anche sugli organi e sulle cariche elettive delle università. Per dieci mesi —  dice Irene, attivista del CAU Napoli —  sono stati spiati collettivi che esprimono rappresentanti nei dipartimenti e che avevano, in alcuni casi, senatori accademici: figure che non solo sono riconosciute dallo statuto universitario, ma vengono persino retribuite dagli atenei. È proprio per questo – proseguono – che l’università, intesa come istituzione, dovrebbe sentirsi direttamente colpita». Le nuove disposizioni previste dal Decreto Sicurezza, sottolineano, potrebbero inoltre obbligare gli atenei a fornire informazioni sugli studenti ritenuti “pericolosi” per la sicurezza nazionale, minacciando così la libertà di organizzazione politica anche all’interno degli spazi universitari: «Se l’università vuole davvero continuare a essere un avamposto democratico — affermano — ha il dovere di esporsi». A Bologna gli attivisti di Cambiare Rotta, come in altre città d’Italia, hanno organizzato un presidio sotto il Rettorato dell’università, a cui hanno partecipato moltissime organizzazioni studentesche e sindacali: «Di fronte a questo attacco repressivo —  dice Leili Hizam, membro del Consiglio degli Studenti — abbiamo risposto lanciando questi presidi davanti ai rettorati, innanzitutto chiedendo delucidazioni e risposte alla Ministra dell’Università e della Ricerca Bernini e a tutto il Governo Meloni. Vogliamo sapere chi è stato il mandante di quest’operazione e a questo proposito lanceremo una petizione da portare poi al ministero. Oggi anche a Bologna abbiamo chiesto che i nostri rettori si esprimessero in solidarietà ai propri studenti che sono stati colpiti da questo attacco repressivo messo in campo dal governo. I rettori delle università si sono dimostrati disponibili e hanno detto che ci riceveranno.» Emiliano Palpacelli
Panama, escalation repressiva contro il sindacato
Il Sindacato Unico Nazionale dei Lavoratori dell’Industria Edile e Affini (Suntracs) è sotto attacco, così come tutti quei settori e organizzazioni sociali e sindacali che, a Panama, hanno osato scendere in piazza contro la legge 462, l’espansione mineraria e in difesa di una sempre più vacillante sovranità nazionale. “Uno dei primi attacchi che abbiamo subito è stato nel novembre 2023, durante il governo di Laurentino Cortizo, quando, senza alcun motivo apparente, ci hanno chiuso i conti bancari”, ricorda Yamir Córdoba, Segretario d’Organizzazione del Suntracs. Due mesi dopo, lo storico sindacato panamense è stato accusato di riciclaggio di capitali e lavaggio di denaro, accusa che l’organizzazione è riuscita a far cadere in sede giudiziaria. Nonostante la sentenza favorevole emessa nell’agosto 2024, i conti sono però rimasti chiusi. Quando José Raúl Mulino ha assunto la presidenza, il Suntracs ha cercato un avvicinamento per porre fine alle vessazioni. “Alla fine ci è stato permesso di aprire un conto dove depositare i fondi provenienti dalle quote sindacali, ma con restrizioni in quanto agli importi che potevamo depositare e prelevare”, spiega Córdoba. Inoltre, il governo ha ordinato alle aziende di trasferire tali fondi tramite assegni, consegnandoli prima al Ministero del Lavoro, che a sua volta li avrebbe inviati al sindacato. Un’imposizione del tutto assurda, che rientra nella strategia di strangolamento finanziario messa in atto dal governo contro il Suntracs. Maggior repressione Ma il governo di Mulino è andato oltre e nel febbraio di quest’anno, dopo che il Suntracs si era unito ad altri settori della popolazione per protestare contro la legge 462 che, tra altre cose, innalza l’età per pensionarsi e riduce gli importi, più di 700 lavoratori iscritti sono stati arrestati. “Siamo scesi in piazza per protestare pacificamente davanti al cantiere dell’Ospedale Pediatrico e siamo stati attaccati dalla polizia antisommossa. I compagni hanno ripiegato verso lo stabile in costruzione e sono tornati al lavoro, ma la polizia ha circondato il cantiere”, ricorda il dirigente. L’assedio è durato diverse ore, fino a quando le forze dell’ordine hanno fatto irruzione e hanno arrestato tutti i lavoratori. “Diversi compagni hanno denunciato casi di tortura e spari a bruciapelo con fucili a pallini metallici. Più di 400 lavoratori sono stati deferiti alla giustizia amministrativa, multati e poi rilasciati. Altri sono stati incarcerati”. Un gruppo di 86 lavoratori, tra cui una lavoratrice che ha denunciato di aver subito molestie sessuali, è ancora in custodia cautelare. Decapitare l’organizzazione Poi è iniziata l’offensiva contro la dirigenza storica del Suntracs, con ordini di arresto per Genaro López, Saúl Méndez, Jaime Caballero ed Erasmo Cerrud. Nel loro caso, l’accusa riguarda un’ipoteca su alcuni terreni destinati al pagamento di indennizzi a centinaia di affiliati, che lavoravano in un progetto nella provincia di Bocas del Toro. L’azienda titolare dell’opera aveva dichiarato fallimento e aveva lasciato in garanzia diversi lotti di terreno. Con un accordo extragiudiziale, il Suntracs ha concordato con l’azienda un esborso di 3 milioni di dollari. Non avendo ricevuto il pagamento, nel 2022 l’assemblea convocata dal sindacato ha autorizzato l’ipoteca a favore della Cooperativa de Servicios Múltiples Suntracs, R.L. e il versamento del denaro dovuto a ciascun lavoratore. “La decisione è stata votata a larga maggioranza, tuttavia un gruppo di lavoratori ha deciso di presentare una denuncia contro diversi dirigenti per frode aggravata e altri reati”, spiega Córdoba. Nonostante le indagini non abbiano portato a nulla, il caso non è mai stato chiuso ed è stato riaperto proprio durante le proteste contro la legge 462. Genaro López è stato arrestato, incarcerato e attualmente, data la sua età, è sottoposto a misure alternative alla detenzione. Jaime Caballero è in carcere, mentre Saúl Méndez ed Erasmo Cerrud hanno chiesto asilo alle ambasciate di Bolivia e Nicaragua, rispettivamente. Entrambi sono in attesa del salvacondotto per lasciare il Paese. Inoltre, sono in corso diversi procedimenti contro lavoratori di base, quadri intermedi e dirigenti. “Prima c’è stata la repressione finanziaria, poi la persecuzione giudiziaria e ora le incarcerazioni e gli esili. Nonostante tutto questo, non ci piegheranno. Non sappiamo quanti altri cadranno o finiranno in prigione, ma non abbiamo paura”, conclude Córdoba. Fonte: Rel UITA (spagnolo)   Giorgio Trucchi