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Francesca Albanese nel mirino. Una polemica costruita ad arte contro chi difende i diritti umani
Francesca Albanese, Relatrice Speciale ONU per i diritti umani nei Territori Palestinesi occupati, è tornata nel mirino del dibattito politico italiano. Ancora una volta, non per ciò che ha detto davvero, ma per ciò che le si vuole far dire. Durante un incontro pubblico a Roma, Albanese ha condannato senza […] L'articolo Francesca Albanese nel mirino. Una polemica costruita ad arte contro chi difende i diritti umani su Contropiano.
Missione Albatross, un nuovo sguardo sul Mediterraneo centrale
SOS MEDITERRANEE, in collaborazione con Humanitarian Pilots Initiative (HPI), prepara il lancio della sua prima missione di osservazione aerea per ampliare il proprio ambito di azione. La missione Albatross prenderà il via con i suoi primi voli la prossima settimana, con l’obiettivo di monitorare le imbarcazioni in difficoltà e documentare le violazioni del diritto marittimo e umanitario nel Mediterraneo centrale. Questa prima fase permetterà ai team di implementare le procedure operative e le capacità tecniche prima dell’inizio dei voli regolari, previsto per l’inizio del 2026. A bordo ci sarà un equipaggio di tre persone, supportato da un team a terra. SOS MEDITERRANEE si occuperà del coordinamento operativo, mentre HPI, un’organizzazione non governativa svizzera specializzata in operazioni aeree umanitarie, gestirà gli aspetti aeronautici e metterà a disposizione la propria esperienza nei voli di monitoraggio sul Mediterraneo centrale. “Dopo quasi un decennio di operazioni in questo tratto di mare, sappiamo quanto sia essenziale il supporto aereo – ha dichiarato Valeria Taurino, direttrice generale di SOS MEDITERRANEE Italia. “Con Albatross ci uniamo ad altri mezzi aerei civili come Seabird e Colibri per fare in modo che la tragedia umanitaria nel Mediterraneo centrale non passi inosservata. Un singolo aereo può coprire un’enorme porzione di mare, documentando violazioni umanitarie che altrimenti resterebbero invisibili“. Nel 2024 i mezzi aerei civili sono stati operativi in media solo 15 giorni al mese, con una diminuzione del 15% rispetto al 2023. Nel 2025, diversi aeromobili civili hanno dovuto sospendere le missioni a causa di restrizioni amministrative o mancanza di fondi, riducendo ulteriormente la già limitata presenza umanitaria sul Mediterraneo centrale. Contesto Durante l’estate, la Guardia Costiera libica finanziata dall’Unione Europea ha attaccato la Ocean Viking in acque internazionali. Solo poche settimane dopo, anche la nave di soccorso Sea Watch 5 è stata presa di mira con colpi d’arma da fuoco. Questi episodi, che fanno parte di un modello continuo di violenze, evidenziano il contesto estremamente pericoloso in cui operano le organizzazioni civili di soccorso e la necessità urgente di un’osservazione e documentazione indipendente. In un contesto in cui le autorità europee e italiane impongono misure sempre più restrittive contro le operazioni civili di ricerca e soccorso, lo spazio per l’azione umanitaria continua a ridursi. Queste politiche contribuiscono direttamente alla tragedia in corso delle morti di massa per annegamento nel Mediterraneo centrale. La missione Albatross non rappresenta soltanto un aereo, ma una linea di vita, un testimone e un appello alla responsabilità. DONA ORA per sostenere la missione Albatross.   Redazione Italia
Solidarietà a Francesca Albanese
Giuristi ed Avvocati per la Palestina esprimono la loro solidarietà a Francesca Albanese, indebitamente attaccata in pubblico dal rappresentante del governo italiano alle Nazioni Unite. La dr.ssa Albanese è e resta una Special Rapporteur delle Nazioni Unite, che svolge con scrupolo, competenza e coraggio l’alto ruolo alla quale è stata […] L'articolo Solidarietà a Francesca Albanese su Contropiano.
La tregua a Gaza era un trucco
La tregua raggiunta a Gaza diciotto giorni nel quadro del Piano Trump fa era solo un trucco. Una volta ottenuti indietro gli ostaggi israeliani ancora detenuti, il governo israeliano ha usato tutti i pretesti sia per continuare a colpire i palestinesi (97 civili uccisi durante la tregua, altri 50 solo […] L'articolo La tregua a Gaza era un trucco su Contropiano.
Giorgia Linardi (Sea-Watch): “Nel Mediterraneo livello di violenza inaudito. L’accordo con la Libia va revocato”
Nel Mediterraneo si è raggiunto un livello di violenza inaudito. Dal 2016 Sea-Watch ha documentato 60 episodi di violenza in mare contro le persone in fuga e contro la società civile, perpetrati da milizie e criminali che spesso compongono quella che viene strumentalmente chiamata “Guardia Costiera libica”. Da quasi un decennio assistiamo a catture e respingimenti brutali da parte di queste milizie supportate dall’intesa con l’Italia. Lo afferma Giorgia Linardi, portavoce di Sea-Watch a margine della conferenza stampa di presentazione della mozione delle opposizioni contro il rinnovo del Memorandum d’intesa tra Italia e Libia. Solo nelle scorse settimane – continua Linardi –  il nostro equipaggio di monitoraggio aereo ha visto una persona annegare nel tentativo di sfuggire ai libici, un’altra è stata avvistata sulla prua di una motovedetta donata dall’Italia, con la faccia premuta a terra e le mani legate dietro la schiena e colpi d’arma da fuoco sono stati sparati contro Sea-Watch 5 e contro la Ocean Viking di SOS Mediterraneé. Ieri una persona è stata di fatto giustiziata in mare. Alarm Phone ha segnalato un peschereccio con circa 150 persone a bordo, una vittima e due feriti; i soccorsi – come troppo spesso accade – sono arrivati con un ritardo ingiustificabile, solo dopo forti pressioni della società civile. È stata rinvenuta una persona colpita con un’arma da fuoco in fronte; tra i feriti anche un ragazzo di appena quindici anni. Questo episodio atroce – conclude la portavoce di Sea-Watch – dovrebbe essere più che sufficiente a determinare la revoca immediata dell’accordo con la Libia. Basta con gli accordi omicidi. Sea Watch
Global Sumud Flotilla: nuova mobilitazione nazionale in caso di ostacoli alla missione
La Global Sumud Flotilla prosegue nella sua navigazione verso Gaza; mancano circa 250 miglia all’ingresso nelle acque palestinesi. Lo scopo della missione è quello di rompere il blocco illegale di Israele, aprire un corridoio umanitario e favorire l’ingresso permanente di aiuti per la popolazione di Gaza. Durante il viaggio la flottiglia ha subito due attacchi da parte di droni che hanno causato danni ad alcune imbarcazioni. Nonostante ciò, la missione continua con determinazione verso le acque palestinesi. A sostenere gli equipaggi in mare vi sono centinaia di migliaia di persone a terra. La solidarietà verso il popolo palestinese ha generato mobilitazioni, scioperi ed eventi su tutto il territorio nazionale, con richieste rivolte al governo italiano perché adotti ogni iniziativa necessaria per fermare le violenze e rispettare il diritto internazionale. La partecipazione allo sciopero del 22 settembre ha mostrato l’attenzione diffusa dell’opinione pubblica italiana su Gaza e sulla missione umanitaria della GSF. Global Movement To Gaza Italia ritiene che una delle principali forme di protezione per le imbarcazioni sia la pressione pubblica nelle piazze, soprattutto di fronte a un intervento istituzionale che finora è apparso insufficiente nel garantire tutela e sicurezza a chi naviga pacificamente in acque internazionali. Dall’inizio della missione l’equipaggio di terra ha accolto l’appello dei portuali: “Se toccano la GSF blocchiamo tutto”. Tale messaggio viene ribadito ora che le imbarcazioni si avvicinano alla destinazione, dove persiste il rischio di ulteriori attacchi. La portavoce Delia: “L’incontro tenutosi domenica 28 settembre tra la delegazione italiana e il Ministro Crosetto non ha portato a impegni concreti volti a garantire sicurezza e protezione alla flottiglia. Pur riconoscendo la complessità del quadro internazionale, riteniamo che l’atteggiamento del governo italiano si stia traducendo in nient’altro che nella complicità con le linee politiche che stanno causando sofferenze a Gaza, poiché l’assenza di azioni concrete contribuisce a mantenere lo status quo. Un governo che sceglie di non intervenire, e di non esercitare pressione diplomatica, finisce con il legittimare situazioni che violano il diritto internazionale anziché contrastarle.” Per questo chiediamo al governo italiano misure concrete e tempestive: sanzioni contro Israele, che sta commettendo un genocidio secondo le Nazioni Unite e le corti internazionali; la sospensione di accordi commerciali che possano contribuire a sostenere le operazioni militari; e l’interruzione immediata dell’invio di armi e di materiali a duplice uso verso chi è coinvolto in azioni che mettono a rischio civili e infrastrutture umanitarie. Tali misure devono essere coordinate con partner europei e organismi internazionali e accompagnate da iniziative diplomatiche per promuovere indagini indipendenti, responsabilità e accesso umanitario senza ostacoli. Il governo italiano ha il dovere di richiedere il rispetto delle convenzioni internazionali, agire per porre fine al genocidio e adottare misure coerenti con tali obiettivi. È inoltre fondamentale proteggere gli equipaggi e permettere alla missione di proseguire in sicurezza. GMTG Italia conferma che gli incontri istituzionali sono stati condotti nell’interesse dell’intera flottiglia, non soltanto dei cittadini italiani. L’obiettivo resta Gaza: ogni azione, in mare e a terra, è finalizzata a esercitare pressione sui governi affinché si ponga fine alle sofferenze della popolazione. Se si verificheranno ulteriori aggressioni alle imbarcazioni, la popolazione è pronta a mobilitarsi nuovamente con scioperi e manifestazioni pacifiche. Esprimiamo solidarietà a chi ha subito provvedimenti o repressione a seguito dello sciopero del 22 settembre. Non ci fermeremo fino a quando non saranno garantiti canali umanitari permanenti per Gaza. Per una Palestina libera e per la tutela dei diritti di tutti/e.   Redazione Italia
La Global Sumud Flottilla è a rischio. Messaggio urgente per tutti gli uomini e le donne di buona volontà da Stefano Bertoldi, comandante della barca a vela Zefiro
Stanotte abbiamo ricevuto questo drammatico video di Stefano Bertoldi, nostro collaboratore e comandante di una delle barche a vela della Global Sumud Flotilla. Riportiamo di seguito la trascrizione del suo appello, con la preghiera di massima diffusione. Sono Stefano Bertoldi, comandante della barca a vela Zefiro, quella maggiormente colpita dagli attacchi di droni delle nottate scorse. Qui dietro di me ieri sera sono arrivati due miei colleghi, Raffaello e Cesare, con la barca Luna Park, che forse potete vedere dal tracking della Global Sumud Flotilla. Ebbene, mi dispiace svegliarvi così presto, mi dispiace che oggi è domenica e forse volevamo tutti un po’ riposarci, ma la flottiglia stanotte è partita. Più o meno 50 barche sono partite alla volta di Gaza. Ho analizzato la situazione geopolitica internazionale, ho analizzato l’atteggiamento del nostro governo, irresponsabile a partire da Giorgia Meloni e dal nostro Ministro della Difesa Crosetto. Non avremo nessun tipo di difesa, non saremo scortati. Speriamo che la Spagna faccia il suo e non faccia come Crosetto, che ha annunciato appunto che eventualmente raccoglierà e soccorrerà i feriti. Allora la flottiglia, ascoltatemi bene, in questo momento è a rischio. L’avvertimento che ci hanno dato l’altro giorno è chiaro: la mia e l’altra barca sono tornate indietro pesantemente colpite dai droni. La barca Zefiro in particolare è stata colpita in maniera chirurgica, in quanto gli israeliani molto probabilmente sapevano che questa barca aveva un albero che poteva reggere il colpo che abbiamo ricevuto e l’avvertimento è stato chiaro: se questo tipo di attacco –  e qui parlo ai velisti che mi ascoltano, a chiunque conosce un po’ di vela –  ripeto, se questo tipo di attacco potente, che ci ha scosso tutti quanti, venisse fatto su altre barche, ce ne sono tantissime, il cui albero è semplicemente appoggiato sulla tuga, cioè sulla parte superiore dell’imbarcazione, gli alberi verrebbero giù. Adesso ci sono soltanto due persone, forse tre, di vedetta per la navigazione notturna, ma già ho letto dai messaggi che si stanno scambiando i miei colleghi in navigazione… Sono le 4:30 ora locale italiana, 5:30 ora greca … Ebbene, ho letto dai messaggi che alcune barche sono scortate da dei droni, ovviamente sono droni di controllo israeliani, forse ci sarà anche qualche drone di controllo di Frontex, o forse anche della Grecia. Comunque la questione è questa: il prossimo attacco, se verrà fatto e purtroppo i miei segnali dicono che probabilmente verrà fatto, sarà micidiale, nel senso che è molto probabile che questa volta ci saranno feriti gravi e anche dei morti. Vi prego, fate girare questo messaggio. Il 22 settembre non deve rimanere un caso isolato in quanto a manifestazioni e coinvolgimento della popolazione. Scendiamo in piazza. Lo so, il tempo è poco. Ci sono partiti e sindacati che si stanno aggregando, va bene tutto. Non siamo intransigenti su questo. Sappiamo che molti si sono svegliati da poco, ma come diciamo in Italia tutto fa brodo. Mi raccomando, impegniamoci, ci sono dei nostri amici, dei nostri cari amici a bordo. Vogliamo che le loro vite siano salvaguardate. Non fidiamoci dei nostri governi, non faranno niente per noi.  E’ l’ora del popolo, è l’ora delle persone, anche quelle meno impegnate politicamente, anche quelle più scettiche su questa missione. Ricordatevi, la nostra non è una missione umanitaria per portare  pochi pacchi alla popolazione palestinese di Gaza. La nostra è una missione politica. L’assedio deve finire, il genocidio deve finire e soprattutto la vita degli attivisti pacifisti non armati deve essere tutelata. Mi raccomando, organizziamoci, chiamiamo tutti quelli che possiamo e scendiamo in piazza il più presto possibile. Lo so, oggi è domenica, ma forse è il giorno buono per organizzarci per il secondo lunedì di battaglia nelle strade, ovviamente in maniera nonviolenta, se no diamo adito a tutte le solite critiche che ogni volta avvengono in occasione di manifestazioni. Lo so, siamo tutti arrabbiati, lo so, è un modello economico, socio-economico di merda, di cui Israele è il rappresentante massimo e anche gli Stati Uniti, con quel folle che hanno alla loro guida. Scendiamo in piazza, vi prego, ascoltatemi. Per fortuna siamo stati indenni in tutti questi giorni che eravamo fermi qui in Grecia, per un attacco che ci ha in qualche modo bloccato pesantemente. Scendiamo in piazza, chiamiamo chi potete chiamare onestamente che può darci una mano. Ci sono i nostri fratelli, ci sono i nostri figli, ci sono i nostri amici, colleghi skipper, marinai in buona fede, nonviolenti che fanno tutto questo per noi, per la nostra democrazia ormai sotterrata… possiamo chiamarla democratura… sotterrata da governi irresponsabili che per i loro legami con Israele, per il loro portafoglio non ci aiuteranno. Conto su di voi, conto sul popolo che scenderà in piazza. Grazie in anticipo per quello che farete.     Redazione Italia
La Sumud Flotilla prosegue la sua rotta per Gaza, e a testa alta
La Global Sumud Flotilla nella conferenza stampa di emergenza tenuta ieri ha dichiarato la propria volontà di proseguire la sua rotta verso Gaza e allertato la comunità internazionale in merito a “informazioni credibili di intelligence che indicano che è probabile che Israele intensifichi gli ieri attacchi violenti contro la flottiglia entro le prossime 48 ore, utilizzando potenzialmente armi […] L'articolo La Sumud Flotilla prosegue la sua rotta per Gaza, e a testa alta su Contropiano.
GLOBAL SUMUD FLOTILLA: NOTTE TRANQUILLA NELLE ACQUE GRECHE. NELLE PROSSIME 48 ORE “POSSIBILE ESCALATION DI ATTACCHI ISRAELIANI”
Dopo l’attacco israeliano con droni, bombe sonore e spray urticanti in acque internazionali nella notte tra martedì 23 e mercoledì 24 settembre 2025 (colpite 11 imbarcazioni, 4 danneggiate in modo significativo), le navi della Global Sumud Flotilla, in viaggio verso Gaza per rompere l’assedio israeliano sulla Striscia, sono entrate nelle acque territoriali greche, a sud di Creta. Qui, hanno trascorso una notte relativamente tranquilla dopo il forte stress dovuto al violento attacco militare israeliano. “Ora l’attività di droni sopra di noi è moderata. Procediamo – dicono dalla flotta umanitaria – a bassa velocità in acque greche. Fonti governative UE segnalano infatti una nuova possibile escalation israeliana..ma noi andiamo avanti, verso Gaza, per una Palestina libera”. Nella tarda mattinata di giovedì 25 settembre 2025, infatti, attiviste e attivisti della Global Sumud Flotilla hanno annunciato una “conferenza stampa di emergenza” alle ore 15 per allertare la comunità internazionale in merito a “informazioni credibili di intelligence che indicano che è probabile che Israele intensifichi gli attacchi violenti contro la flottiglia entro le prossime 48 ore, utilizzando potenzialmente armi che potrebbero affondare, ferire e/o uccidere i partecipanti”. Dalla nave Family della Global Sumud Flotilla, la corrispondenza su Radio Onda d’Urto dell’attivista Tony La Piccirella. Ascolta o scarica. Dalla Luna Bark, un’altra barca della Flotilla, su Radio Onda d’Urto è intervenuto anche il giornalista e attivista Ivan Grozny Compasso. Ascolta o scarica. Nella giornata di mercoledì 24 settembre 2025, sulla spinta anche delle enormi mobilitazioni per la Palestina e per la Global Sumud Flotilla il ministro Crosetto ha annunciato l’invio di due navi della marina militare italiana per monitorare la situazione. “La fregata tricolore è una fregatura”, commenta il giornalista Alberto Negri su Il Manifesto di questa mattina. Su questo è intervenuto anche ai microfoni di Radio Onda d’Urto. Ascolta o scarica.
Iran: questo governo non è con il popolo, ma un governo fantoccio non è una soluzione
Abbiamo intervistato Nasrin (nome di fantasia per motivi di sicurezza) sulla situazione attuale in Iran. Nasrin è una ragazza di 20 anni che vive in Iran, studentessa di fisica, promotrice di un’organizzazione umanista internazionale senza scopo di lucro che sostiene una trasformazione personale e sociale simultanea. Com’è la situazione nel Paese e nel luogo in cui vivi? Naturalmente non posso rispondere a questa domanda a nome di tutto il popolo iraniano; tuttavia, da quello che ho visto e sentito, e che anche voi potrete intuire, la gente è costantemente stressata, come minimo. Ho parenti e amici a Teheran che, come sapete, ha avuto il maggior numero di attacchi tra tutte le altre città e questo è stato spaventoso e stressante per loro. Potreste pensare “ma Israele ha annunciato e avvertito Teheran, consigliando di evacuare la capitale”. È vero, ma in primo luogo la maggior parte delle persone in Iran non ha avuto accesso alla rete internazionale per circa 5 giorni e non ha avuto modo di venire a conoscenza di questo avvertimento. In secondo luogo, Teheran ha una popolazione di 15 milioni di persone! È una volta e mezza la popolazione di Israele. Come possono 15 milioni di persone lasciare la loro città in uno o due giorni? È impossibile. E poi ci sono le persone in ospedale, quelle che hanno bisogno di cure speciali, gli orfani, i senzatetto e molti altri gruppi che non hanno un altro posto dove andare. Pertanto, quello che ho capito è che Israele sta solo cercando di sembrare pacifico e di mostrare che si preoccupa del popolo iraniano, il che non sembra essere vero! Per quanto riguarda le altre città grandi e piccole dell’Iran, per quanto ne so, le aree residenziali non sono state attaccate, ma lo stress, la paura e i forti rumori delle esplosioni hanno fatto sì che molte persone non riuscissero a dormire per molte notti. Qual è il sentimento principale della gente? Direi la paura e lo stress, soprattutto a causa della guerra, ma anche di ciò che accadrà dopo, con tutti questi luoghi industriali, militari e residenziali distrutti e di come il governo iraniano agirà in seguito. Siamo preoccupati per l’Iran. Alcune persone sono anche deluse per la quantità di denaro che è stato speso per questi razzi e per la tecnologia nucleare, per non parlare del denaro perso in questa direzione a causa della corruzione, e tutto questo denaro viene bruciato per distruggere o è stato dilapidato nel giro di pochi giorni. Questi sono soldi che avrebbero dovuto essere spesi per le persone, per il sistema educativo, per il sistema sanitario, per il popolo di questa nazione, o almeno per alcuni rifugi antiatomici per loro… Gli iraniani sono stanchi, a causa di tutti i problemi che abbiamo avuto, da quelli economici alle violazioni del governo contro di noi e ora che tutto è peggiorato… Ma abbiamo ancora speranza nella fine della guerra e in un futuro migliore. Come vede il futuro la gente? Come ho già detto, la gente è preoccupata di come sarà il governo dopo questa guerra. Questo perché abbiamo visto in passato come questo regime sia diventato più violento dopo situazioni simili; inoltre, in questi giorni vediamo udienze di dodici minuti per giudicare persone accusate di lavorare per Israele o cose simili, senza nemmeno avere un avvocato per difenderle. Udienze che si concludono con una condanna a morte! Nei giorni scorsi, dopo che il cancello d’ingresso della prigione di Evin a Teheran (una prigione per detenuti politici) è stato distrutto in un attentato, tutte le strade circostanti sono state bloccate e si sono sentiti rumori di spari all’interno. Questo governo non è con il suo popolo. I movimenti di protesta come “Donna, vita, libertà” stanno facendo qualcosa? Nonostante gli sforzi di Israele e degli Stati Uniti per spingere il popolo iraniano a protestare e a cambiare il regime, questo non è successo. Forse alcuni volevano farlo e non l’hanno fatto a causa della pesante atmosfera di sorveglianza che regna nelle città, soprattutto in quelle più grandi. I posti di blocco e la presenza di agenti delle unità speciali lo confermano. Questo governo ha paura della popolazione quanto del nemico, se non di più. Ma alcune persone non hanno nemmeno voluto protestare nonostante il loro odio per questo governo. Vogliamo che il regime cambi, ma non vogliamo che un governo fantoccio, controllato da Israele o dagli Stati Uniti, governi su di noi. Non vogliamo che la nostra patria, l’Iran, venga fatta a pezzi a causa della mancanza di potere. Odiamo il regime degli ayatollah, ma non vogliamo che ci accada qualcosa di peggiore e, certamente, non vogliamo che l’Iran venga distrutto da persone che sostengono di agire per il nostro bene. Come vedi la situazione del governo e del regime teocratico? Non sono un politico, quindi non posso esprimermi in modo professionale su questo tema, ma posso fare delle osservazioni ed esprimere le mie opinioni in merito. Un’osservazione interessante è che prima, nei discorsi del leader iraniano o di altri esponenti del governo, li abbiamo visti parlare di “Ummah islamica” (la comunità globale dei musulmani, uniti dalla loro fede). Ma dopo l’inizio di questa guerra, hanno parlato solo del “Caro popolo dell’Iran”. Altri fatti, come la disconnessione del 97% degli iraniani dalla rete internet internazionale per cinque giorni, i posti di blocco e la presenza di agenti delle unità speciali nelle città e altro ancora dimostrano che questo regime teocratico ha paura della sua popolazione ora che si è indebolito a causa della guerra. Ciò che è interessante e triste è che non ho ancora sentito il rappresentante dell’Iran parlare del popolo iraniano in nessuna delle riunioni di emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Il governo iraniano ora è debole, ma impiegherà tutta la sua forza nel reprimere qualsiasi movimento del popolo e lo farà nel modo più aggressivo, come sta facendo con i prigionieri politici all’ombra della guerra. E dopo questa guerra lo faranno in modo ancora più aggressivo.  Cosa possono fare i movimenti nonviolenti all’estero per contribuire al cambiamento nel vostro Paese? Personalmente penso che i movimenti nonviolenti possano continuare a svolgere le loro attività e a connettersi con le persone su scala globale, in modo da far crescere la consapevolezza e ispirare sempre più persone in tutto il mondo. L’umanità ha bisogno di pace e questo non è certo ciò che la politica sta facendo. Non dovremmo credere a nessun politico che sostiene che il motivo per cui sta uccidendo o bombardando in un Paese è per la pace di quel Paese o del mondo intero. Non ascoltate le bugie dei media, pensate e criticate. La propaganda funziona quando la gente smette di pensare. Traduzione dall’inglese di Stella Maris Dante Revisione di Anna Polo Olivier Turquet