Emilia-Romagna, le radici globali della riconversione bellica. Prima parte
Il grande cambiamento che caratterizza l’attuale fase storica non riguarda solo
l’ordine internazionale, ma si riflette in profondità anche nelle trasformazioni
dei nostri territori. Le mutazioni geopolitiche, dalla crisi dell’egemonia
americana al riarmo europeo, non sono eventi lontani, che ci riguardano
solamente se ci imbarchiamo in speculazioni teoriche, ma processi che si
traducono concretamente in scelte economiche, industriali e ambientali su scala
locale. È utile, dunque, ricostruire il legame tra le grandi trasformazioni
globali e un caso specifico di riconfigurazione produttiva: quello
dell’Emilia-Romagna.
Regione strategica per il suo peso manifatturiero, logistico e infrastrutturale,
l’Emilia-Romagna si trova oggi al centro di un processo di riarmo “indiretto”
che passa per la riconversione industriale, l’espansione delle aziende che
producono materiale dual-use e una nuova centralità della logistica per il loro
transito. Leggere il territorio regionale alla luce di questi fenomeni consente
di comprendere come le dinamiche della guerra globale possano modellare lo
sviluppo locale e ridefinire le priorità economiche e politiche.
Questo legame tra trasformazioni globali e riconfigurazione locale non è
un’eccezione, ma il riflesso di una crisi sistemica e per comprenderne le
radici, è necessario partire dagli squilibri che stanno ridisegnando l’ordine
internazionale.
Il crollo dell’egemonia USA
Il più rilevante tra questi squilibri è senza dubbio il declino dell’egemonia
statunitense, un processo che sta scuotendo le fondamenta stesse del sistema
globale. Gli Stati Uniti, con un debito pubblico record[1] e il progressivo
disimpegno militare dall’Iraq all’Afghanistan, non riescono più sostenere il
loro storico ruolo di “controllori” della sicurezza mondiale. La crisi è
strutturale: il sistema di egemonia a credito, fondato sul dollaro come valuta
globale e su 800 basi militari nel mondo, è in declino: Cina e Giappone riducono
l’acquisto di titoli di Stato USA[2], Trump e Biden accelerano il ritiro dal
Medio Oriente e minacciano tagli alla NATO[3] e l’Unione Europea, di fronte a
questo scenario, promuove la spesa militare come leva di rilancio economico,
secondo una logica di keynesismo militare[4]. Il ruolo da protagonista dell’UE
all’interno della guerra in Ucraina e nel sostegno diretto e indiretto al
genocidio palestinese attraverso il complesso militare-industriale ne è un
esempio.
L’eredità italiana della NATO
Le aziende italiane hanno beneficiato per decenni dell’imperialismo
statunitense: ENI ha sfruttato i giacimenti petroliferi in Iraq[5] e Libia[6]
dopo le guerre NATO; Leonardo (ex Finmeccanica) ha fornito elicotteri e
tecnologia militare[7]; Impregilo[8] (oggi Webuild) ha costruito infrastrutture
in teatri di guerra. Ora, con i riassetti degli equilibri geopolitici, si rende
necessario pensare a un imperialismo autonomo, grazie al quale il capitale si
possa nuovamente valorizzare: è così che le aziende italiane, soprattutto in
Emilia-Romagna, iniziano a convertire le filiere industriali per servire la
nuova domanda militare.
Il caso dell’Emilia-Romagna
Tra le regioni più sviluppate dal punto di vista manifatturiero, oggi
l’Emilia-Romagna si trova al centro di dinamiche di riconversione legate
all’integrazione nelle nuove catene del valore della difesa europea. In
particolare, la crisi strutturale dell’automotive europeo, combinata con la
prospettiva di incentivi pubblici diretti all’industria della difesa, sta
creando le condizioni per un passaggio dal paradigma della sostenibilità a
quello della “resilienza bellica”; così come in passato le imprese italiane
hanno saputo inserirsi nei circuiti dell’espansione NATO, oggi le aziende
emiliane si preparano a rispondere alla nuova domanda militare, offrendo
competenze in settori chiave come la meccanica di precisione, l’elettronica, la
robotica e la logistica.
Riconversione industriale
Sempre più aziende in Italia colgono il cambiamento dei tempi e vedono nel
settore della difesa un’opportunità di ricchezza; è così che il comparto
industriale dell’automotive e della componentistica si avvia verso la
riconversione al settore bellico, in grado di garantire profitti e di assicurare
a molti un posto all’interno del panorama economico internazionale. Se in
Emilia-Romagna questo avviene, è perché nel tempo le amministrazioni regionali
hanno creato un ecosistema quanto meno favorevole, se non ottimale, per il
prosperare di industrie interessate all’inserimento nel settore della difesa.
La creazione del consorzio Anser è un esempio lampante del ruolo che l’attore
pubblico ha ricoperto in questo processo. Sostenuto dalla Regione Emilia-Romagna
e da Confindustria, promuove l’internazionalizzazione di aziende riconvertite
come Curti, attiva nella produzione di componenti per elicotteri militari e
carri armati, o la sua controllata Npc, impegnata nella realizzazione di
nanosatelliti anche per usi militari. Altre realtà come Bucci Composites,
Poggipolini e Tekne Srl hanno seguito lo stesso percorso, passando da settori ad
alta tecnologia civile a fornitori strategici per colossi dell’aerospazio e
della difesa, sia italiani che internazionali, grazie anche all’inserimento
all’interno del consorzio. A completare la costellazione di attori istituzionali
che sostengono il processo di riconversione c’è l’Università di Bologna, che
garantisce collaborazione con il progetto attraverso la creazione di master e
corsi di laurea ad hoc, e attraverso l’inserimento nel management del consorzio
di professori universitari di Unibo[9]. Proprio quest’anno la Bologna Business
School ha deciso di ideare un nuovo master di 12 mesi dedicato alla “New Space
Economy”. La pagina istituzionale del corso e la locandina di un evento di
presentazione, chiamato “L’innovazione al servizio dell’integrazione economica
tra Emilia-Romagna e Francia”, chiariscono quali sono i protagonisti della
riconversione in senso bellico dell’apparato produttivo emiliano-romagnolo e
quali sono i suoi attori privati e pubblici: “aziende leader nel settore
aerospaziale, sia in ambito produttivo (Poggipolini S.p.A.; Zephyr S.r.l.;
AdapTronics S.r.l.; Galvani Power S.r.l.) che economico (consorzio
ANSER-AeroNautics and Space in Emilia-Romagna)[10], interagiscono con colossi
internazionali come Airbus, Leonardo, Dassault Aviation e Thales Alenia
Space[11].
La Regione Emilia-Romagna è dunque protagonista in questo processo: la maggior
parte delle accelerazioni in questo senso avvengono poco prima dell’abbandono
del ruolo di presidente di regione da parte di Stefano Bonaccini, il quale
continua a occuparsi delle relazioni con attori economici interessati alla
riconversione industriale anche nella nuova veste di parlamentare europeo. Oltre
ad aver votato senza esitazione e sostenuto pubblicamente il piano Rearm Europe
presentato dalla Commissione Europea, Bonaccini ha partecipato anche a diversi
incontri con portatori di interesse[12] di aziende dell’automotive attratte
dalla possibilità di riconvertirsi in senso bellico: Volkswagen, il cui AD ha
specificato di essere pronto a contribuire al riarmo[13], IVECO, la più grande
casa produttrice di automezzi militari in Italia, Autopromotec, grandissima
fiera di componentistica che potrebbe beneficiare in modo importante delle
commissioni di aziende interessate al riarmo.
Mentre l’Unione Europea accelera il suo riarmo, abbiamo visto come
l’Emilia-Romagna si stia lentamente trasformando in un laboratorio di
riconversione produttiva, dove la domanda militare ridefinisce priorità
industriali e infrastrutturali.
[1] Per una lucida analisi di Emiliano Brancaccio:
https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2025/03/10/momento-lenin-trump-cina-europa-riarmo/.
[2] https://www.ft.com/content/fdad7e0b-aa23-4b7b-8f1a-fc1d48468631.
[3]
https://www.theguardian.com/us-news/2025/mar/07/donald-trump-nato-alliance-us-security-support.
[4]
https://www.progettometi.org/analisi/dal-welfare-al-warfare-il-keynesismo-militare/.
[5]
https://www.pressenza.com/it/2025/04/dalliraq-a-falconara-lodissea-di-un-barile-di-petrolio-prima-parte/.
[6] https://www.eni.com/en-IT/actions/global-activities/libya.html.
[7] https://www.peacelink.it/disarmo/eldorado-afghanistan-per-finmeccanica
[8]
https://reports.salini-impregilo.com/it/2014-fy/relazione-gestione/andamento-gestione-area-geografica/libia
[9] https://www.anser-it.it/management/dario-modenini/.
[10] https://www.bbs.unibo.it/master-business-management-new-space-economy/#gref
[11]
https://www.linkedin.com/posts/anser-aeronautics-and-space-in-emilia-romagna_grazie-ad-anna-masutti-per-questo-interessantissimo-activity-7312931072529342466-mp4b?originalSubdomain=it
[12]”https://www.europarl.europa.eu/meps/en/257108/Stefano_BONACCINI/meetings/past#mep-card-content”>https://www.europarl.europa.eu/meps/en/257108/Stefano_BONACCINI/meetings/past#mep-card-content
[13]
https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/03/12/volkswagen-riarmo-produzione-veicoli-militari/7911478/.
Emiliano Palpacelli