BRESCIA: MORTO FRANCO CASTREZZATI. SUO IL DISCORSO DEL 28 MAGGIO 1974, FINO ALLA BOMBA FASCISTA, DI STATO E DELLA NATO DI PIAZZA DELLA LOGGIAÉ morto a 99 anni Franco Castrezzati, sindacalista della Fim – Cisl di Brescia
che il 28 maggio 1974 stava parlando sul palco di piazza della Loggia quando
scoppiò la bomba fascista, di Stato e della Nato, che fece 8 morti e 102 feriti,
tra cui il fratello dello stesso Castrezzati. Il suo discorso – 33 pagine – si
interruppe a pagina 8, sulle parole “a Milano…”. Poi, l’ordigno.
Castrezzati era nato a Cellatica il 21 aprile 1926 da una famiglia di mezzadri.
Antifascista, arrestato durante la Seconda Guerra Mondiale per alcuni volantini
contro il regime trovatigli addosso, poi partigiano con le Fiamme Verdi in Valle
Camonica, nel 1948 entra nell’allora “LCGIL”, occupandosi di mezzadri. Dopo la
nascita della Cisl nel 1950 è prima operatore Fim e poi dell’Ufficio formazione.
Da fine anni ’50 a fine anni ’70 è il segretario bresciano della Fim
metalmeccanica, dove dal 1965 al 1972 ricoprirà anche incarichi nella segreteria
nazionale della categoria. Vicino all’area di Pierre Carniti e Luigi Macario,
dopo la Strage, sarà anche segretario generale dell’Unione sindacale provinciale
di Brescia, dal 1978 al 1981, quando si dimise a seguito della rottura con la
componente più conservatrice del sindacato cislino stesso, come raccontato dallo
stesso Castrezzati nel libro del 2006 “Autonomia e contratti. Storie di
sindacalisti della Cisl in Lombardia”
Castrezzati, dopo la pensione, ha seguito a lungo attività solidali sull’asse
Italia – Brasile, restando sempre legato – pur con il passare degli anni – a
doppio filo agli appuntamenti antifascisti per la Strage, fino al 28 maggio,
2024, 50esimo anniversario, quando arrivò in Piazza Loggia, incontrando anche
Mattarella.
Ricordando quei giorni, Castrezzati (nello stesso libro già citato prima)
ricordava: “Il 28 maggio 1974 avviene l’attentato di Piazza della Loggia. Io
stavo parlando dal palco quando è esplosa la bomba. In quei giorni c’era un
clima di tensione enorme, c’erano già stati diversi attentati, per fortuna senza
morti. L’ultimo è stato alla sede della Cisl ed è questa la ragione per cui è
toccato a me intervenire. Tre giorni prima ce n’era stato uno alla sede del
sindacato unitario di Lumezzane. Da mesi si ripetevano gesti simili. Erano tutte
azioni rivolte contro il sindacato. Gli industriali del tondino, soprattutto
quelli di Nave e di Odolo, attraverso il sindacato fascista della Cisnal avevano
fatto arrivare degli operai, che lavoravano nelle loro fabbriche in occasione
degli scioperi. Si parlava anche di un incontro degli industriali della zona con
Almirante, che in una cena avrebbero detto che non si poteva più tollerare un
sindacato così forte.
Ho scoperto io i candelotti di tritolo che avevano messo all’ingresso della
Cisl, in via Zadei. Erano tra alcune casse di materiali depositate all’esterno.
La miccia era stata accesa, ma fortunatamente si era spenta perché era rimasta
schiacciata. Se fossero scoppiati quegli otto candelotti sarebbe saltato in aria
tutto il palazzo. Non ero segretario della Cisl, ma Pillitteri era in ospedale e
lo sostituivo io. Ho telefonato subito al segretario del Comitato unitario
antifascista, abbiamo deciso la manifestazione e sono stato incaricato di fare
il comizio in rappresentanza del sindacato. Era un clima pesante, anche se non
pensavo che si potesse arrivare a tanto.
Quella mattina mi sono alzato alle quattro per scrivere il mio intervento. Era
una giornata piovosa, abbiamo iniziato alle dieci in punto, i cortei stavano
ancora arrivando e io desideravo che i lavoratori sentissero quello che avevo da
dire e quindi tiravo un po’ in lungo. Ho aperto il comizio denunciando tutti gli
attentati che avevano creato quel clima. Stavo parlando da circa dieci minuti,
spiegando le ragioni della nostra manifestazione. Ero rivolto verso il luogo
dell’attentato. Ricordo che ad un certo momento ho visto come una nuvoletta
bianca, poi ho sentito un grande botto. Erano le 10 e 12. Quello che mi ha
spaventato davvero è stato vedere volare le bandiere, gli striscioni e la gente
per terra…”
Nell’audio vi riproponiamo la parte finale del discorso di Castrezzati, in
piazza Loggia, nel 1974, fino alla bomba. Ascolta o scarica
Di seguito, la trascrizione dell’intervento di Castrezzati:
“Amici e compagni lavoratori, studenti. Siamo in piazza perché, in questi ultimi
tempi, una serie di attentati di marca fascista ha posto la nostra città e la
nostra città provincia all’attenzione preoccupata di tutte le forze
antifasciste. E le preoccupazioni sono tante più acute ove si tenga conto che la
macchina difensiva delle istituzioni democratiche della repubblica sia messa in
moto solo dopo che alcune fortuite circostanze hanno rivelato l’esistenza di
un’organizzazione eversiva ampiamente finanziata e dotata di mezzi micidiali
sufficienti comunque a creare il terrore e sbandamento. Il drammatico episodio
di Piazza Mercato ha imposto un colpo di acceleratore nelle indagini sulle trame
nere. Sono così venuti alla luce uomini di primo piano, già legati alla
Repubblica di Salò che hanno rapporti con gli attentatori di Piazza Fontana e
del direttissimo Torino-Roma, con il disciolto gruppo di ordine nuovo risolto
poi sotto la sigla di Ordine Nero, con le squadracce d’azione Mussolini e con il
Movimento d’Azione Rivoluzionaria, con le organizzazioni “La Rosa dei Venti” e
“Riscossa” e con lo stesso Movimento Sociale Italiano. Si scopre così un fortino
alla periferia della città, una sorta di campo di addestramento messo a
disposizione dall’ingegnere di Collebeato, ufficialmente povero in canna, ma in
realtà accasato una villa principesca. Vengono pure alla luce bombe, ami,
tritolo, esplosivi di ogni genere, perfino cannoncini, anche se rudimentali.
Qualcosa di più di quanto non sappiano mettere insieme quattro ragazzini
esaltati dalla droga di ideologie assurde, ai quali viene cinicamente affidata
l’esecuzione di attentati che spesso falliscono e si ritorcono come boomerang
contro gli inesperti bombardieri. Ci troviamo di fronte a trame intessute
segretamente da chi ha mezzi ed obiettivi precisi. Si vogliono, cioè, sovvertire
le istituzioni democratiche della nostra Repubblica nate dalla Resistenza. A
questo fine si strumentalizzano i giovani, le loro menti vengono imbottite di
droga che sconvolge ogni valore universalmente accolto. Così si attenta alla
vita umana che è un diritto naturale, si innescano ordigni esplosivi contro le
sedi di partiti, di sindacati, di cooperative col proposito di intimidire. Il
propellente per queste imprese banditesche è ancora una volta l’ideologia
fascista. All’insegna del nazionalismo e del razzismo, la Repubblica di Salò ha
intruppato nelle brigate nere giovani, spesso ancora adolescenti, inviandoli
alla carneficina mentre deliranti e farneticanti urlavano slogan insensati. Oggi
ancora si insiste su questa strada approfittando dell’inesperienza; ed è così
che i mandanti, i finanziatori dell’eversione possono seminare distruzione e
morte senza scoprirsi, possono camuffare le loro trame con tinte diverse da
quella nera, come avvenuto per l’attentato di Piazza Fontana o del treno
Torino-Roma, oppure, come avviene in ogni parte del mondo quando si vogliono
soffocare le aspirazioni di progresso, di giustizia e di democrazia dei popoli.
i titoli dei giornali dell’immediato dopoguerra mettevano ripetutamente in
evidenza che a pagare per le colpe, per i misfatti, per i crimini del Fascismo
erano normalmente i meno responsabili. Gli stracci così venivano definiti punto
ed è a me che sembra che la storia si ripeta e cioè che anche oggi si scavi, non
si scavi in profondità, che non si affondi il bisturi risanatore fino alla
radice del male. La nostra Costituzione, voi lo sapete, vieta la
riorganizzazione sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista; eppure
il movimento sociale italiano vive e vegeta. Almirante, che con i suoi lugubri
proclami in difesa degli ideali nefasti della Repubblica Sociale Italiana ordiva
fucilazioni e ordinava spietate repressioni, oggi ha la possibilità di mostrarsi
sui teleschermi come capo di un partito che è difficile collocare nell’arco
antifascista e perciò costituzionale. A Milano…”…