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Condanna a morte per Pakhshan Azizi: presentato ricorso all’ONU
Condanna a morte per Pakhshan Azizi: su Mandato dell’UDIK, le avvocate Bitonti e Galletta presentano ricorso all’ONU per violazione del diritto ad un processo equo. L’Unione Donne Italiane e Kurde (UDIK) presieduta e rappresentata da Gulala SALIH ha conferito mandato alle avvocate Angela BITONTI e Lucia GALLETTA al fine di presentare ufficialmente Reclamo all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani a difesa della già nota posizione dell’operatrice umanitaria Pakhshan Azizi. I legali hanno domandato l’avvio di una Procedura Speciale al Consiglio dei Diritti Umani, ossia un’inchiesta internazionale per gravi violazioni del diritto ad un Processo Equo, principio previsto e garantito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. È oramai manifesto che Azizi è stata condannata a morte in Iran al termine di un procedimento giudiziario opaco e privo di garanzie minime: le avvocate denunciano una sistematica violazione dei principi di imparzialità, pubblicità e contraddittorio. “Su mandato dell’UDIK, abbiamo chiesto agli organi competenti delle Nazioni Unite di intervenire con urgenza attraverso una formale e prevista procedura speciale di inchiesta. La vita di Pakhshan Azizi è appesa a un filo e il silenzio della comunità internazionale diverrebbe complice,” dichiarano Bitonti e Galletta. La Presidente Gulala Salih ricorda anche la posizione delle attiviste Warisha Moradi e Sharifa Mohamadi, per le quali l’UDIK sta lavorando con altre difese. Unione Donne Italiane e Kurde (UDIK)
Non dimentichiamo le attiviste curdo-iraniane
Appello dell’UDIK, Unione Donne Italo Kurde (*) Nel giorno in cui l’Italia celebra l’ottantesimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo, l’Unione Donne Italo Kurde (UDIK) rilancia un appello che attraversa confini e generazioni: sostenere la lotta per la libertà e i diritti umani delle donne iraniane, in particolare delle attiviste curde Pakhshan Azizi, Warisha Moradi e Shariffa Mohamadi, oggi incarcerate e condannate a morte dal regime iraniano. UDIK – Unione Donne Italo Kurde è un coordinamento nato dall’incontro tra donne italiane e donne curde, unite dai valori della solidarietà, della giustizia e della pace. Collabora con la Fondazione Gariwo per far conoscere il genocidio dell’Anfal e i Giusti e le Giuste del contesto curdo ed è promossa da realtà come l’Istituto Alcide Cervi, l’UDI Nazionale, l’ANPI (Coordinamento Donne), la CGIL (Politiche di Genere), la Comunità Curda in Italia e la Federazione Internazionale dei Resistenti, l’UDIK si propone di dare voce e volto alle donne curde, raccontando le loro lotte per i diritti, la libertà e la sopravvivenza. Oggi, quel grido si alza in difesa di tre donne il cui unico “crimine” è l’aver scelto di stare dalla parte degli ultimi. Pakhshan Azizi, attivista umanitaria, è stata condannata a morte (*) per aver prestato aiuto nei campi profughi di Rojava e Basciur. Warisha Moradi, anche lei attivista politica, gravemente malata, è in carcere senza cure mediche adeguate. Shariffa Mohamadi, sindacalista, è perseguitata per la sua attività di difesa dei diritti dei lavoratori. Nel suo appello, UDIK richiama la memoria della Resistenza italiana e delle sue protagoniste, citando Ada Gobetti e il valore dell’amicizia come fondamento della lotta: “Non solo un mezzo per raggiungere qualcosa, ma un valore in sé.” Oggi, quel valore si rinnova nella solidarietà con chi, in altre parti del mondo, combatte per ciò che qui è stato conquistato a caro prezzo: libertà, dignità, democrazia. In nome delle partigiane che hanno reso possibile la nostra Liberazione, UDIK invita ogni cittadino e cittadina a farsi eco di questo appello, a riconoscere che la resistenza delle donne iraniane è anche la nostra resistenza. “Perché la libertà non è completa finché non è condivisa”. (*) Testo ripreso da «Gariwo, la foresta dei Giusti» L’intento di Gariwo è di accrescere e approfondire la conoscenza e l’interesse verso le figure e le storie dei Giusti, donne e uomini che si sono battuti e si battono in difesa della dignità. Opera dal 1999 ma nasce ufficialmente nel 2001 come Comitato foresta dei Giusti-Gariwo e nel 2009 diventa onlus. Nel 2020 si trasforma in Fondazione. È presieduta da Gabriele Nissim. Nel 2003 è nato il Giardino dei Giusti di tutto il mondo al Monte Stella di Milano, che dal 2008 è gestito dall’Associazione per il Giardino dei Giusti, di cui Gariwo fa parte con il Comune e l’UCEI. Nel 2012, accogliendo l’appello di Gariwo, il Parlamento europeo ha istituito la Giornata europea dei Giusti il 6 marzo. Nel 2017 l’Italia è stato il primo Paese a riconoscerla come solennità civile, istituendo la Giornata dei Giusti dell’Umanità. (**) Nel febbraio 2025 la nona sezione della Corte suprema iraniana ha respinto la richiesta di rivedere il verdetto di colpevolezza e la condanna a morte nei confronti di Pashkhan Azizi. Il suo avvocato, Amir Raesian, si è detto scioccato dalla notizia e dalla ripetizione nel verdetto degli stessi errori rilevati nel precedente processo. Ha inoltre avvisato che la condanna a morte, in assenza di ulteriori possibilità di ricorso giudiziario, potrebbe essere eseguita in qualsiasi momento. Iran: attivista curda condannata a morte – L’APPELLO DI AMNESTY  per Pakhshan Azizi L’operatrice umanitaria e attivista della società civile Pakhshan Azizi è stata condannata a morte nel luglio 2024. Appartenente all’oppressa minoranza etnica curda dell’Iran, la donna è stata accusata di “ribellione armata contro lo Stato” solo in relazione alle sue attività pacifiche per i diritti umani e umanitarie. Tra il 2014 e il 2022 ha aiutato donne e bambini sfollati in seguito agli attacchi del gruppo armato dello Stato islamico e ospitati in campi nel nord-est della Siria e nella regione del Kurdistan iracheno. Il 4 agosto 2023, agenti del ministero dell’Intelligence hanno arrestato arbitrariamente Pakhshan Azizi e l’hanno sottoposta a sparizione forzata. Dopo il trasferimento nella prigione di Evin a Teheran è stata tenuta in isolamento prolungato per cinque mesi senza poter parlare con un avvocato o con la sua famiglia. Durante questo periodo la donna è stata sottoposta a torture e altri maltrattamenti per costringerla a “confessare” legami con gruppi di opposizione curdi, da lei ripetutamente negati. All’inizio di dicembre 2023 è stata trasferita nel reparto femminile della prigione di Evin. Il processo di Pakhshan Azizi, svoltosi in due sessioni il 28 maggio e il 16 giugno 2024, è stato gravemente iniquo. Il suo ricorso è stato respinto dalla Corte suprema. Chiediamo l’annullamento della condanna a morte per Pakhshan Azizi e la sua liberazione immediata e senza condizioni. QUI SI PUO’ FIRMARE L’APPELLO DI AMNESTY: https://www.amnesty.it/appelli/iran-attivista-curda-condannata-a-morte/ Unione Donne Italiane e Kurde (UDIK)
Sostieni Udik anche tu per chiedere la libertà di Pakhshan, Warisha e Shariffa!
…perché proprio l’amicizia – legame di solidarietà, fondato non su comunanza di sangue, né di patria, né di tradizione intellettuale, ma sul semplice rapporto umano del sentirsi uno con uno tra molti – m’è parso il significato intimo, il segno della nostra battaglia. E forse lo è stato veramente. E soltanto se riusciremo a salvarla, a perfezionarla o a ricrearla al disopra di tanti errori e di tanti smarrimenti, se riusciremo a capire che questa unità, quest’amicizia non è stata e non deve essere solo un mezzo per raggiungere qualche altra cosa, ma è un valore in se stessa, perché in essa forse è il senso dell’uomo – soltanto allora potremo ripensare al nostro passato e rivedere il volto dei nostri amici, vivi e morti, senza malinconia e senza disperazione. Ada Gobetti- Diario Partigiano Nella Resistenza italiana degli anni 1943-1945 la lotta partigiana ha gettato le basi per una società migliore: le partigiane e i partigiani prendevano coscienza del proprio ruolo affermando la propria personalità. Le donne erano libere di mettersi in gioco, di scegliere, di partecipare. Senza il loro ruolo fondamentale nella lotta, a diversi livelli, la Liberazione non sarebbe potuta avvenire. Fu una grande emancipazione per il nostro Paese e introdusse un nuovo sentimento, più rispettoso e meritorio nei confronti delle donne. Nell’ottantesimo Anniversario della Liberazione dal nazifascismo in Italia, UDIK vuole ricordare i Paesi in cui la democrazia e la libertà sono ben lungi dall’essere conquistate, ponendo l’attenzione sulla lotta attuale per i diritti umani condotta dalle donne iraniane, in particolare: Pakhshan Azizi attivista umanitaria kurda incarcerata dal regime fascista dell’Iran per aver aiutato i bambini e le donne nei campi profughi di Rojawa e Basciur, accusata di appartenere al gruppo armato di opposizione al regime. Condannata a morte. Warisha Moradi attivista politica kurda con problemi di salute, alla quale viene negato l’accesso alle cure mediche. Condannata a morte. Shariffa Mohamadi donna iraniana e sindacalista. Condannata a morte. Udik fa appello a tutti i cittadini italiani, alle associazioni di donne italiane libere nella democrazia, affinché la loro voce sia la voce delle donne di tutti i popoli in Iran. Sostieni Udik anche tu! Sono una ragazza kurda, sono cresciuta nel cuore della rivoluzione della classe degli oppressi, sono contro il capitalismo, il mio riparo è solo la luce della rivoluzione che è accesa, Verrò, verrò, verrò. Il mio appello, il tuo appello sono il grido delle donne oppresse. Canzone kurda che ricalca le parole e il pensiero di Pakhshan Azizi Unione Donne Italiane e Kurde Unione Donne Italiane e Kurde (UDIK)