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Podcast ¡De lucha y resistencia!
Podcast del dibattito 4/12/25 presso Radio Blackout Con due compagni del movimento studentesco di Medellin 00-05 saluti e introduzione 05-52 cosa sta succedendo in Venezuela 52-1:40 movimenti sociali e Stato in Colombia 1:40-end domande dal pubblico
Anarres del 25 luglio. Riarmo, Guerre globali, guerra ai poveri: il ruolo dell’Italia. I primi sei mesi di Donald Trump. Quei giorni di autunno a Venaus…
ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming Ascolta e diffondi l’audio della puntata: Dirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti: Riarmo, Guerre globali, guerra ai poveri: il ruolo dell’Italia Il processo di riarmo ci obbliga a fare i conti con un’accelerazione bellica su scala globale che segna per l’Europa il tramonto della “Pax americana” impostasi dopo la prima guerra mondiale, che segnò la sconfitta non solo dei paesi dell’Asse ma anche delle potenze coloniali europee. Un equilibrio, che aveva retto anche dopo la fine della guerra fredda tra Stati Uniti e URSS, oggi si è spezzato. Gli Stati Uniti, indeboliti dalle dinamiche capitaliste, puntano tutto sul caos globale, sulla destabilizzazione di nemici e alleati recalcitranti, spingendo l’acceleratore verso il moltiplicarsi dei fronti di guerra. Siamo di fronte al delinearsi di uno scontro interimperialista di grande portata dal quale potrebbero scaturire nuovi, inquietanti scenari. Il dato più grave è la miopia dei movimenti di opposizione sociale, che in tanta parte si gettano nel baratro di un nuovo campismo, affiancando regimi autoritari, misogini ed omofobi, cui li unisce solo la contrapposizione con gli Stati Uniti. In questa partita proviamo a capire quale sia il ruolo dell’Italia ai tempi del fascismo che sta ritornando. Ne abbiamo parlato con Dario Antonelli I primi sei mesi di Donald Trump È tempo di bilanci. Nei primi sei mesi di governo il ciclone Trump è proceduto attaccando a testa bassa i propri nemici, con un accanimento particolare con quelli interni. Le deportazioni di massa, la censura imposta alla pubblica amministrazione ed alle università, lo smantellamento della sanità rappresentano alcuni dei tasselli di un complesso mosaico. Ne abbiamo parlato con Robertino Barbieri Appuntamenti: A-Distro e SeriRiot ogni mercoledì dalle 18 alle 20 in corso Palermo 46 (A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro SeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte Vieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini! Sostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato! Informati su lotte e appuntamenti! Federazione Anarchica Torinese corso Palermo 46 Riunioni – aperte agli interessati – ogni martedì dalle 20,30 per info scrivete a fai_torino@autistici.org Contatti: FB @senzafrontiere.to/ Telegram https://t.me/SenzaFrontiere Iscriviti alla nostra newsletter mandando una mail ad: anarres@inventati.org www.anarresinfo.org
Bambini sfruttati e affumicati nei campi della California
Silvana Melo Molto lontano dai campi di Entre Ríos o Santa Fe, i bambini contadini della California lavorano dagli 11 ai 12 anni, sfruttati, mal pagati, in terreni affumicati con pesticidi e con il terrore di essere deportati insieme alle loro famiglie di migranti. Tra i cinquemila e i diecimila bambini di famiglie migranti raccolgono […]
Cosa sta succedendo in Venezuela? Intervista a Juan Carlos Lenzo
Mentre gli Stati Uniti avviavano l’operazione “Southern Spear” con la portaerei USS Gerald R. Ford al largo del Venezuela, una nostra delegazione era a Caracas per una conferenza internazionale organizzata dal Consiglio Nazionale per la sovranità e la pace. In questo clima di minacce statunitensi pretestuose, abbiamo però trovato una […] L'articolo Cosa sta succedendo in Venezuela? Intervista a Juan Carlos Lenzo su Contropiano.
Stati Uniti. “Crisi Incrociate: Sconfitta Democratica, Epstein Files e il GOP sotto pressione”
Nell’episodio di questa settimana, Living in America analizza la fine del lungo government shutdown e la scelta, controversa ma deliberata, del Partito Democratico di accettare i termini della riapertura del governo senza ottenere garanzie sull’estensione dei fondi per l’ACA, l’Obamacare. Una decisione motivata dall’idea che prolungare la paralisi sarebbe stato […] L'articolo Stati Uniti. “Crisi Incrociate: Sconfitta Democratica, Epstein Files e il GOP sotto pressione” su Contropiano.
L’esercito statunitense è il più grande nemico della Terra
> Nella scena di apertura del nuovo documentario di Abby Martin e Mike Prysner, > Earth’s Greatest Enemy (Il più grande nemico della Terra), un veterano > senzatetto suona il pianoforte in una tendopoli a Brentwood, in California. > Vive  nell’accampamento popolarmente noto come “Veterans Row”, dove le tende > sono drappeggiate in bandiere statunitensi e le persone che vi passano accanto > ricordano quanto spesso l’esercito americano rovina le persone e poi le > rifiuta. L’uomo inizia a recitare le battute di una vecchia pubblicità di > reclutamento dell’esercito; poi il film fa vedere la pubblicità stessa, con lo > stesso veterano. Lui ne ricorda tutte le battute. Earth’s Greatest Enemy è un documentario sulla crisi climatica e l’imperialismo: su come l’esercito americano sia la più grande istituzione che ci spinge verso il collasso ecologico. A prima vista, la scena di apertura di un veterano che vive per strada potrebbe sembrare non correlata. Nel corso del film, Martin, con attenta precisione, illustra che i danni al clima da parte dei militari statunitensi non vengono inflitti solo all’ambiente che ci circonda, ma a tutti noi, come viene mostrato nelle scene che evidenziano l’acqua contaminata a Camp Lejeune. Il più grande nemico della Terra cattura l’ampiezza insondabile della sofferenza ecologica e umana causata dal militarismo. Evidenzia il costo della guerra per gli oceani, la vita animale e vegetale, l’acqua dolce e altro ancora. Se qualcuno vive nel ventre di questa bestia militare, dovrebbe assolutamente guardare questo documentario. Un segmento del film si concentra sull’impatto delle forze armate statunitensi sugli oceani della Terra, in particolare durante i giochi di guerra guidati dagli Stati Uniti, RIMPAC, la più grande esercitazione militare marittima del mondo. Fanno volare jet  Growler sull’oceano e praticano esercizi di affondamento, facendo esplodere navi dismesse in mare aperto. Sparano proiettili vivi e inquinano l’oceano per cinque o sei settimane consecutive. Martin documenta i militari statunitensi che fanno esplodere le montagne di Okinawa e prendono la terra per riempire le barriere coralline in modo che i militari possano usare il terreno così creato per ampliare la base militare. Una delle rivelazioni più sorprendenti del film è che l’esercito americano determina quanti mammiferi marini possono uccidere. Tutto ciò, ovviamente, influisce sulla pesca e sulla biodiversità che sostiene gli oceani e la vita umana e animale in tutto il mondo, più direttamente le persone del Pacifico, che si tratti delle Hawaii, di Okinawa o di altre isole in cui gli Stati Uniti hanno istituito avamposti militari permanenti. Earth’s Greatest Enemy esplora anche l’inquinamento delle acque causato dall’esercito americano. A metà del film, sentiamo Kim Ann Callan, che ha trascorso gli ultimi 15 anni a scoprire l’impatto dei rifiuti tossici dei militari a Camp Lejeune negli Stati Uniti. Per anni, i militari hanno avvelenato le acque sotterranee che, a loro volta, hanno avvelenato le famiglie dei militari. Di conseguenza, intere famiglie si ammalarono di cancro; l’esercito americano cercò di coprire questa situazione. Il film mostra Callan che cammina attraverso un cimitero con file di lapidi di bambini con la scritta “nato e morto” nella stessa data. Molte famiglie hanno perso più di un bambino per le malattie causate dall’inquinamento dei militari. > Callan riflette: “All’inizio avevo una visione completamente diversa > dell’esercito. E avevo molto rispetto per l’esercito… Ora non ho più rispetto > né per il governo né per l’esercito”. L’avvelenamento delle famiglie militari nella base non è accaduto solo a Camp Lejeune: il film espone quanto siano tossiche le basi militari statunitensi in tutto il mondo, con storie altrettanto devastanti in ciascuna delle oltre 800 basi militari a livello globale in oltre 80 paesi e in centinaia in tutti gli Stati Uniti Martin, ovviamente, discute dell’impatto che la guerra convenzionale ha sul pianeta, come quando gli Stati Uniti o uno dei suoi delegati, come Israele, bombardano incessantemente la terra per un lungo periodo di tempo. Il risultato è spesso un ecocidio totale, in cui i sopravvissuti non hanno quasi più nulla di cui crescere e vivere. Il film rivela l’impatto cumulativo dei proiettili sparati in Iraq. Stime prudenti suggeriscono che, per ogni persona uccisa nelle guerre statunitensi in Iraq e Afghanistan, sono stati usati più di 250.000 proiettili. Ogni proiettile inietta piombo, mercurio e uranio impoverito in aria, acqua e terra. Inoltre, studi hanno trovato titanio nei polmoni dei soldati statunitensi nelle basi e nei capelli di bambini in Iraq e Afghanistan. Gli Stati Uniti dichiarano guerra non solo all’aria, all’acqua e alla terra, ma anche ai corpi e alle generazioni di esseri umani. L’esercito americano sta distruggendo tutte le forme di vita. E per cosa, poi? Anche coloro che combattono le guerre alla fine vengono lasciati per strada quando tornano a casa. Alla fine del film, è abbondantemente chiaro: l’esercito americano è davvero il più grande nemico della Terra. Controlla e minaccia tutta la vita sulla Terra. Come organizzatori all’interno del movimento contro la guerra, ci è molto chiaro quanto la lotta contro di essa possa essere isolata dal resto del movimento ambientalista. Per lottare a favore del futuro del pianeta, noi del movimento contro la guerra dobbiamo unire le forze con il movimento per il clima. I nostri nemici sono gli stessi: gli speculatori di guerra e i politici che ci spingono verso il collasso climatico. Gli organizzatori in prima linea nella lotta contro questa crisi planetaria del militarismo — dalle Hawaii a Okinawa ad Atlanta — lo capiscono. La lotta per la terra è indissolubilmente legata alla lotta contro il militarismo. Non abbiamo altra scelta che tagliare le linee rosse politiche, filantropiche e organizzative che ci separano. Perché, come spiegano Martin e Prysner, attraverso una narrazione umana compassionevole e un giornalismo radicalmente onesto, la macchina da guerra alla fine colpirà tutti noi. Dobbiamo intervenire ora. -------------------------------------------------------------------------------- Aaron Kirshenbaum è attivista della campagna War is Not Green (La guerra non è verde) di CODEPINK e organizzatore regionale della costa orientale. Originario di Brooklyn, New York, dove risiede, Aaron ha conseguito un master in Sviluppo e pianificazione comunitaria presso la Clark University. Ha inoltre conseguito una laurea in Geografia umana-ambientale e urbana-economica presso la stessa università. Durante gli studi, Aaron ha lavorato all’organizzazione di programmi internazionali per la giustizia climatica e allo sviluppo di programmi educativi, oltre che all’organizzazione di iniziative a favore della Palestina, degli inquilini e dell’abolizionismo. Danaka Katovich è co-direttrice nazionale di CODEPINK. Si è laureata in Scienze Politiche alla DePaul University nel 2020. È una voce di spicco contro l’intervento militare degli Stati Uniti, sostenendo il disinvestimento dai produttori di armi e contestando il crescente budget del Pentagono. I suoi scritti sono pubblicati su Jacobin, Salon, Truthout, CommonDreams e altri. -------------------------------------------------------------------------------- TRADUZIONE DALL’INGLESE DI FILOMENA SANTORO. REVISIONE DI THOMAS SCHMID. Codepink
Escalation degli Stati Uniti contro il Venezuela. Adesso l’accusa è di terrorismo
L’amministrazione Trump, con un ulteriore e grave fatto compiuto, ha definito il Presidente venezuelano Nicolas Maduro e i suoi alleati di governo come membri di un’organizzazione terroristica, il “Cartel de los Soles”. La mossa arriva nel mezzo di una campagna che da mesi gli Stati Uniti stanno conducendo contro il Venezuela con […] L'articolo Escalation degli Stati Uniti contro il Venezuela. Adesso l’accusa è di terrorismo su Contropiano.
Dialogo Usa-Iran attraverso l’erede saudita?
Il principe ereditario saudita Mohamed bin Salman negli Stati Uniti a colpi di migliaia di miliardi, racconta la stampa di mezzo mondo, discute lo sviluppo delle centrali oltre al controllo del mercato petrolifero. ‘Piccolenote’, più originale, ci segnala che il molto discusso bin Salman ha consegnato a Trump un messaggio […] L'articolo Dialogo Usa-Iran attraverso l’erede saudita? su Contropiano.
Non passano i referendum in Ecuador: una sconfitta per Noboa… e per Trump
In Ecuador sono naufragati i quattro quesiti referendari che il presidente Daniel Noboa aveva proposto. Votazioni su quesiti che avevano una doppia natura reazionaria: da una parte avrebbero permesso di riscrivere le regole del gioco democratico del paese, dall’altro avrebbero aperto le porte alla presenza militare statunitense. Noboa, con la […] L'articolo Non passano i referendum in Ecuador: una sconfitta per Noboa… e per Trump su Contropiano.
«Pensare Cuba» o destabilizzare Cuba: l’alleanza mercenaria tra El Toque e il Cuba Study Group
Una nuova e raffinata operazione di guerra non convenzionale contro Cuba viene registrata da una libreria di Madrid. Con l’innocente nome di “Pensar Cuba” (Pensare Cuba), un podcast presentato da Julio Antonio Fernández Estrada e prodotto in collaborazione tra la piattaforma digitale El Toque e il centro di sovversione ideologica con sede negli Stati Uniti Cuba Study Group (CSG), cerca di mascherare un programma sovversivo in conversazioni che pretendono di sembrare ‘intime’ e “critiche”. Tuttavia, non si tratta di uno spazio di dibattito legittimo. È la facciata multimediale di un progetto politico finanziato e diretto dall’estero, il cui obiettivo finale è la destabilizzazione dell’ordine costituzionale nell’isola. Il legame innegabile: sovversione con marchio Made in USA Il Cuba Study Group non è una semplice organizzazione di “giovani professionisti”; è un Centro di sovversione politica ideologica (CSPI), un braccio della politica ostile degli Stati Uniti nei confronti di Cuba. Autodefinitosi come un gruppo di “incidenza” per una “Cuba libera e sovrana”, la sua retorica è un eufemismo per il cambio di regime, finanziato dagli stessi organismi che storicamente hanno cercato di strangolare la nazione caraibica. La collaborazione di elToque con il CSG non è casuale né ingenua. È il consolidamento di un’alleanza mercenaria. Secondo quanto denunciato, elToque agisce come operatore logistico e finanziario chiave per gli interessi di Washington a Cuba. Funge da collegamento con l’ambasciata degli Stati Uniti all’Avana, triangola i fondi del Dipartimento di Stato attraverso schemi di rimesse illegali e gestisce ingenti contratti pagati dalla sede diplomatica statunitense per servizi di «gestione dei social media» e redazione di sintesi informative, il cui valore ammonta a centinaia di migliaia di dollari. La catena sovversiva: finanziamenti, influenza e guerra di opinione La strategia è chiara e cinicamente eseguita, formando una catena di influenza dannosa: 1. Finanziamenti occulti e multiuso: il Dipartimento di Stato e agenzie come la NED e la USAID convogliano fondi verso progetti sovversivi all’interno di Cuba. Il Cuba Study Group è un veicolo chiave di questo finanziamento, che non solo è destinato al progetto di podcast con elToque, ma è anche la fonte di finanziamento di altre iniziative come CubaEmprende. In questo modo, sia elToque che CubaEmprende sono destinatari dello stesso denaro sovversivo, creando una rete di influenza coordinata. 2. Creazione di contenuti dannosi e cooptazione economica: Con questi fondi vengono prodotti contenuti ipercritici e destabilizzanti. Progetti come “Pensar Cuba” sono il veicolo perfetto: sotto l’apparenza di un dialogo intellettuale, normalizzano i discorsi dell’opposizione. Parallelamente, attraverso CubaEmprende, si cerca di influenzare e cooptare gli attori economici emergenti a Cuba, promuovendo un’agenda estranea agli interessi nazionali. ElToque, con i suoi contenuti, getta le basi ideologiche per questa influenza sul settore economico. 3. Inflazione del tasso di cambio informale: parte dei profitti di questa rete proviene dalla manipolazione del mercato informale delle valute, un business di cui lo stesso direttore di elToque, José Jasán Nieves Cárdenas, ha beneficiato personalmente, secondo quanto riportato, con l’acquisto di proprietà di lusso all’estero. «Pensar Cuba»: la punta di diamante ideologica Questo podcast, quindi, non è uno spazio di «pensiero che rifiuta di morire». È uno strumento di guerra informativa. Ogni conversazione, ogni «atto di ricostruzione affettiva» che proclama, è finanziato con il denaro degli stessi che mantengono un crudele blocco economico con lo scopo di sottomettere il popolo cubano con la fame e la disperazione. Invitando figure della controrivoluzione più radicale, come Luz Escobar, e presentando una visione unilaterale e disfattista del presente e del futuro di Cuba, il programma raggiunge l’obiettivo centrale della strategia statunitense: creare una quinta colonna interna, seminare disperazione e legittimare la narrativa di un «cambiamento inevitabile» guidato da Washington. Un tradimento che si paga in dollari L’alleanza tra elToque e il Cuba Study Group è la prova che la sovversione contro Cuba ha modernizzato i suoi metodi. Non si tratta più solo di trasmettere illegalmente da Miami, ma di cooptare piattaforme digitali all’interno dell’isola, corromperle con finanziamenti illegali e trasformarle in altoparlanti di un’agenda straniera, mentre si tesse una rete di influenza sugli attori economici attraverso progetti paralleli come CubaEmprende, finanziati dalla stessa fonte. “Pensar Cuba” è, in sostanza, il progetto nemico. È la guerra dell’informazione mascherata da dialogo. Denunciamo questa operazione mercenaria che, lungi dal cercare il benessere dei cubani, mira a complicare ulteriormente la vita quotidiana e a servire gli interessi di un governo straniero che da oltre sei decenni ha dimostrato la sua ostilità verso la sovranità nazionale. La legittimità di un progetto non si misura dalla produzione dei suoi contenuti, ma dalla trasparenza dei suoi fondi e dalla lealtà dei suoi fini. E in questo caso, sia i fondi che i fini hanno il sapore del tradimento. Fonte: Razones de Cuba Traduzione: italiacuba.it Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba