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Osservatorio aderisce all’appello di CambiareRotta a Unibo per il ritiro delle denunce
Venerdì 30 maggio si è svolta una tavola rotonda nel Rettorato dell’Università di Bologna, promossa da CambiareRotta per la grave vicenda degli studenti e delle studentesse denunciate, una settimana prima delle elezioni studentesche di metà aprile, per l’occupazione di un’aula laboratorio abbandonata da 5 anni: ben 5 mesi dopo che era stata occupata ed intitolata a Shadia Abu Gazaleh (attivista palestinese) e restituita dagli studenti e dalle studentesse alla comunità accademica con attività di studio, dibattiti e iniziative culturali (musica e proiezioni di film e documentari sulla Palestina). Anche l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università ha aderito all’appello lanciato dagli studenti e dalle studentesse per chiedere al Rettore ed alla governance di UNIBO il ritiro delle denunce ai/alle dieci studenti e studentesse, di cui ben otto candidate/i nelle elezioni studentesche e tutte/i coinvolte/i nella campagna elettorale. Naturalmente, sia per la tempistica sia per l’accanimento speciale, questo grave atto ha il sapore amaro della repressione e della criminalizzazione del dissenso di cui CambiareRotta si è protagonista in questi ultimi anni, denunciando tutto ciò che non va in Ateneo: dal carovita alla mancanza di spazi e democrazia, dal diritto allo studio agli accordi con la filiera bellica (Esercito, NATO, Leonardo, etc.) e con le istituzioni sioniste di Israele.  Nell’economia di guerra nella quale stiamo sprofondando gli studenti e le studentesse di CambiareRotta sono in tutta Italia l’avanguardia del dissenso che il sistema vuole reprimere e censurare, una vera e propria censura di guerra. Alla tavola rotonda hanno partecipato e sono intervenuti diversi docenti dell’Ateneo, ma anche lavoratori del personale tecnico amministrativo e studenti/studentesse ed è stato trasmesso un messaggio in video di Carlo Rovelli (fisico ed ex studente di UNIBO), che ha evidenziato come queste denunce siano un gesto vergognoso e che bisognerebbe invece premiare il contributo degli studenti e delle studentesse. Per l’Osservatorio è intervenuto Giuseppe Curcio, portando solidarietà attiva agli studenti e alle studentesse, confermando come la governance dell’Ateneo col ritiro delle denunce abbia un’occasione unica per smarcarsi dalla repressione del Governo, prendendo così le distanze dal clima repressivo accentuato dal Decreto Sicurezza appena approvato. Ma l’invito dei/delle tante/i docenti e lavoratori/lavoratrici di Unibo, oltre che di alcuni avvocati presenti, è stato ignorato dal delegato del Rettore Prof. Condello (Prorettore degli studenti), il quale per il momento ha solo espresso la volontà di avviare un percorso di dialogo per trovare uno spazio alternativo al laboratorio occupato, ma senza esprimersi rispetto al ritiro delle denunce e rispetto alla possibilità che il Rettore faccia una dichiarazione pubblica a favore degli studenti e delle studentesse denunciate/i. Gli studenti e le studentesse a questo punto mirano a portare le loro rivendicazioni al Senato Accademico nella seduta del 17 giugno. Altri dettagli nell’appello al link di seguito, che invitiamo tutte e tutti a sottoscrivere anche individualmente: https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSfPKj0xl73MZgLdaR44XJDqgO1jIgChS8ZjstLLlVbjQiceLA/viewform Giuseppe Curcio, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Intervista CambiareRotta “La Sapienza” a Radio Onda d’Urto su collaborazioni con Israele
Proseguono, a tutt’oggi, gli accordi di ricerca con immediate ricadute belliche tra università italiane, in questo caso La Sapienza di Roma ed atenei israeliani. “Altro che dual use o Food for Gaza!” “Entrambe, infatti – urla a gran voce Bartolomeo, rappresentante degli studenti di Scienze per il movimento CambiareRotta – sono due foglie di fico che secondo tutti noi, studenti di matematica e fisica dell’ateneo capitolino, nascondono connivenze che, diremmo noi dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, dopo oltre 15 mesi di massacri e di pulizia etnica si configurano, come “concorso in crimini contro l’umanità” e “crimini di guerra”. In questi due crimini la diretta responsabile è la rettrice Polimeni che da oltre 15 mesi di fronte alle proteste degli studenti, le “acampade” non fa altro che tergiversare e prendere tempo ma senza riuscire a nascondere più di tanto la realtà dei fatti che ci raccontano gli studenti anche sul piano tecnico. Nell’intervista rilasciata a Radio Onda d’Urto (clicca qui per l’intervista) da Bartolomeo, si racconta di studi e ricerche applicate che non hanno “eventualmente” anche una qualche ricaduta civile ma di tecnologie direttamente utilizzabili nei teatri di guerra come ad esempio sensori ottici di precisione ed altre strumentazioni che paradossalmente servono all’esercito israeliano per evitare di incappare nelle mine o bombe inesplose che loro stessi hanno lanciato in questi 15 mesi di massacri contro una popolazione inerme, spesso su donne e bambini, o addirittura su ospedali, ambulanze e mercati affollati. Stefano Bertoldi, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università