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Vittoria!!! Ritirato il bando del NATO MODEL EVENT 2025 a Forlì
PUBBLICHIAMO IL COMUNICATO STAMPA DELL’ORGANIZZAZIONE STUDENTESCA CAMBIARE ROTTA CHE INFORMA DEL RITIRO DI UN BANDO DI COLLABORAZIONE TRA UNIVERSITÀ E NATO. Questa mattina è arrivato un avviso che notificava il ritiro del Bando del NATO MODEL EVENT del 2025 a Forlì previsto per novembre. Dopo anni di mobilitazione contro questo accordo, dopo le mobilitazioni oceaniche delle settimane passate, dopo l’occupazione e il presidio permanente in Aula B di Berti Pichat, arriva queste prima vittoria!! Tuttavia, le relazioni del nostro dipartimento con Israele, Guerra e NATO non sono ancora state rescisse. Anzi, accodandosi alla gestione repressiva del Governo Meloni, la governance Unibo ha risposto attaccando le mobilitazioni studentesche antisioniste: da una parte, sono recentemente arrivate le notifiche delle denunce agli studenti per l’interruzione del NATO MODEL EVENT a Forlì dello scorso anno, dall’altra il direttore di dipartimento Moro e la Governance hanno annullato un incontro prefissato come gli studenti occupanti di scienze politiche per discutere della rescissione degli accordi con Israele, NATO e filiera bellica. A ciò va aggiunto che gli studenti di Fisica sono stati denunciati per l’occupazione del loro dipartimento mentre chiedevano la rescissione degli accordi con Israele e le Aziende belliche. Nel mentre il Governo sta varando il ddl 1627, che nel tentativo di equiparare antisionismo e antisemitismo, si pone l’obiettivo di reprimere e criminalizzare le lotte antisioniste degli studenti in scuole e università. Abbiamo bloccato tutto per rompere le complicità con il genocidio e ora continueremo a farlo per rompere tutte le complicità del governo e dell’università. MOLARI, BERNINI, MELONI DIMISSIONI 14 ottobre 13.00 Rettorato (Via Zamboni 33) Presidio in sostegno della mozione in CdS per chiedere le dimissioni di Molari e del Governo. FUORI LA ISRAELE E LA NATO DA SCIENZE POLITICHE! 17 ottobre 9.30 Palazzo Hercolani Presidio in sostegno alla mozione in CdD di Scienze Politiche per la rottura degli accordi con Israele, NATO e aziende belliche. Cambiare Rotta Bologna
Inondare l’Università di barchette per supportare da terra la Global Sumud Flotilla
Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università segnaliamo questa interessante iniziativa nonviolenta, cioè quella di inondare l’Università di barchette con i colori della bandiera Palestina, che gli studenti e le studentesse di Cambiare Rotta hanno ideato e lanciato per lunedì 15 settembre, in occasione dell’inizio dell’anno accademico all’Università di Bologna. Si tratta di un’iniziativa promossa all’interno del presidio con le tende davanti al Rettorato che si sta svolgendo da una settimana circa per sostenere come “equipaggio di terra” la missione della Global Sumud Flotilla e dare forza e risonanza alle ragioni dell’azione in solidarietà col popolo palestinese e contro il genocidio a Gaza. Si punta inoltre a rilanciare lo sciopero generale del 22 settembre, che vuole rappresentare un monito alle istituzioni per far sì che la flotilla possa raggiungere Gaza con gli aiuti umanitari in tutta sicurezza. In caso contrario, ci si prepara a bloccare tutto. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Osservatorio aderisce all’appello di CambiareRotta a Unibo per il ritiro delle denunce
Venerdì 30 maggio si è svolta una tavola rotonda nel Rettorato dell’Università di Bologna, promossa da CambiareRotta per la grave vicenda degli studenti e delle studentesse denunciate, una settimana prima delle elezioni studentesche di metà aprile, per l’occupazione di un’aula laboratorio abbandonata da 5 anni: ben 5 mesi dopo che era stata occupata ed intitolata a Shadia Abu Gazaleh (attivista palestinese) e restituita dagli studenti e dalle studentesse alla comunità accademica con attività di studio, dibattiti e iniziative culturali (musica e proiezioni di film e documentari sulla Palestina). Anche l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università ha aderito all’appello lanciato dagli studenti e dalle studentesse per chiedere al Rettore ed alla governance di UNIBO il ritiro delle denunce ai/alle dieci studenti e studentesse, di cui ben otto candidate/i nelle elezioni studentesche e tutte/i coinvolte/i nella campagna elettorale. Naturalmente, sia per la tempistica sia per l’accanimento speciale, questo grave atto ha il sapore amaro della repressione e della criminalizzazione del dissenso di cui CambiareRotta si è protagonista in questi ultimi anni, denunciando tutto ciò che non va in Ateneo: dal carovita alla mancanza di spazi e democrazia, dal diritto allo studio agli accordi con la filiera bellica (Esercito, NATO, Leonardo, etc.) e con le istituzioni sioniste di Israele.  Nell’economia di guerra nella quale stiamo sprofondando gli studenti e le studentesse di CambiareRotta sono in tutta Italia l’avanguardia del dissenso che il sistema vuole reprimere e censurare, una vera e propria censura di guerra. Alla tavola rotonda hanno partecipato e sono intervenuti diversi docenti dell’Ateneo, ma anche lavoratori del personale tecnico amministrativo e studenti/studentesse ed è stato trasmesso un messaggio in video di Carlo Rovelli (fisico ed ex studente di UNIBO), che ha evidenziato come queste denunce siano un gesto vergognoso e che bisognerebbe invece premiare il contributo degli studenti e delle studentesse. Per l’Osservatorio è intervenuto Giuseppe Curcio, portando solidarietà attiva agli studenti e alle studentesse, confermando come la governance dell’Ateneo col ritiro delle denunce abbia un’occasione unica per smarcarsi dalla repressione del Governo, prendendo così le distanze dal clima repressivo accentuato dal Decreto Sicurezza appena approvato. Ma l’invito dei/delle tante/i docenti e lavoratori/lavoratrici di Unibo, oltre che di alcuni avvocati presenti, è stato ignorato dal delegato del Rettore Prof. Condello (Prorettore degli studenti), il quale per il momento ha solo espresso la volontà di avviare un percorso di dialogo per trovare uno spazio alternativo al laboratorio occupato, ma senza esprimersi rispetto al ritiro delle denunce e rispetto alla possibilità che il Rettore faccia una dichiarazione pubblica a favore degli studenti e delle studentesse denunciate/i. Gli studenti e le studentesse a questo punto mirano a portare le loro rivendicazioni al Senato Accademico nella seduta del 17 giugno. Altri dettagli nell’appello al link di seguito, che invitiamo tutte e tutti a sottoscrivere anche individualmente: https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSfPKj0xl73MZgLdaR44XJDqgO1jIgChS8ZjstLLlVbjQiceLA/viewform Giuseppe Curcio, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Intervista CambiareRotta “La Sapienza” a Radio Onda d’Urto su collaborazioni con Israele
Proseguono, a tutt’oggi, gli accordi di ricerca con immediate ricadute belliche tra università italiane, in questo caso La Sapienza di Roma ed atenei israeliani. “Altro che dual use o Food for Gaza!” “Entrambe, infatti – urla a gran voce Bartolomeo, rappresentante degli studenti di Scienze per il movimento CambiareRotta – sono due foglie di fico che secondo tutti noi, studenti di matematica e fisica dell’ateneo capitolino, nascondono connivenze che, diremmo noi dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, dopo oltre 15 mesi di massacri e di pulizia etnica si configurano, come “concorso in crimini contro l’umanità” e “crimini di guerra”. In questi due crimini la diretta responsabile è la rettrice Polimeni che da oltre 15 mesi di fronte alle proteste degli studenti, le “acampade” non fa altro che tergiversare e prendere tempo ma senza riuscire a nascondere più di tanto la realtà dei fatti che ci raccontano gli studenti anche sul piano tecnico. Nell’intervista rilasciata a Radio Onda d’Urto (clicca qui per l’intervista) da Bartolomeo, si racconta di studi e ricerche applicate che non hanno “eventualmente” anche una qualche ricaduta civile ma di tecnologie direttamente utilizzabili nei teatri di guerra come ad esempio sensori ottici di precisione ed altre strumentazioni che paradossalmente servono all’esercito israeliano per evitare di incappare nelle mine o bombe inesplose che loro stessi hanno lanciato in questi 15 mesi di massacri contro una popolazione inerme, spesso su donne e bambini, o addirittura su ospedali, ambulanze e mercati affollati. Stefano Bertoldi, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università