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Esiste un’unica specie umana
Si dice che l’ipocrisia sia l’omaggio che il vizio rende alla virtù. L’Europa, che con le sue ex colonie Usa ed Australia forma il cosiddetto Occidente, che con il suo suprematismo bianco ha sempre oscillato tra ipocrisia e aperta rivendicazione del razzismo. È legittimo utilizzare il termine razzismo, non perché esistano razze umane ma perché esistono i razzisti. Esiste infatti un’unica specie umana, l’homo sapiens, con migliaia e migliaia, se non miliardi, di varianti individuali tra le quali il colore degli occhi, dei capelli e della pelle, elementi assolutamente secondari, costituiscono la bellezza della nostra specie. Gli individui di una specie animale (tali siamo) possono per definizione scientifica, l’unica valida, accoppiarsi tra loro non per questo generando “meticci” ma altri esseri della stessa specie. Vale per i cani e vale per gli umani. Consapevoli di questo, i razzisti vietano i cosiddetti matrimoni misti per generare artificialmente razze (canine o umane) pure, che altro non sono se non una creazione paranoica umana. Gli unici esseri viventi geneticamente puri sono, ad esempio, le amebe, che riproducendosi per scissione cellulare danno vita ad altri esseri perfettamente identici. Pertanto il cervello di un razzista è da ameba. Il suprematismo bianco, dal tempo dei greci, che distinguevano l’umanità in greci e barbari ha una storia molto antica. I tanti declamati greci erano suprematisti, misogini, xenofobi ed inventarono un simulacro di democrazia che escludeva dalla cittadinanza schiavi, donne e stranieri che tali erano considerati anche se nati ad Atene se i loro genitori non erano Ateniesi doc. Peraltro amiamo così tanto la civiltà greca, (che ha dato indubbiamente un contributo fondamentale alla civiltà europea rendendo, ad esempio, meno rozzi e incivili i Romani), che l’Unione Europea ha ridotto in miseria le sue classi popolari, riducendo d’autorità salari e pensioni, ha espropriato con metodi neocoloniali le sue strutture pubbliche, ha distrutto il suo sistema sanitario e fatto strame della sua democrazia irridendo il referendum che aveva rifiutato il folle progetto di Austerity ultra liberista e costretto alle dimissioni un vero europeista, il ministro dell’economia Janis Varufakis (come è mostrato nell’ultimo film del grande Regista anti Fascista Costa Gavras “Adults Room”). L’ipocrisia europea nasce dopo l’affermazione del Cristianesimo come religione di stato con l’editto di Teodosio del 380 d.C : i Cristiani da obiettori di Coscienza diventano legionari e da perseguitati diventano feroci persecutori di Pagani, vedi il massacro della filosofa, matematica e astronomia ellenista Ipazia ad Alessandria d’Egitto nel 415 d.C, I principi del cristianesimo sono intrinsecamente antirazzisti: siamo tutti fratelli poiché figli di dio, ma la società romana, pur non essendo apertamente razzista, era imperialista, guerrafondaia patriarcale, misogina e schiavista… allora si arrampicarono sui vetri per legittimare il proprio suprematismo senza negare i principi, scritti nero su bianco (anzi bianco sopra nero). Da duemila anni il suprematismo bianco è fondamentalmente ipocrita tra valori enunciati e realtà. Come non ce ne si renda conto, come si possa tenere insieme il Cristianesimo e le crociate, il Cristianesimo con la schiavitù, le guerre di conquista, il colonialismo e addirittura il genocidio dei natiivi americani, operato in nome di Dio, é frutto questa doppiezza dell’Occidente che anche nel linguaggio popolare identifica cristiano con essere umano… da qui nasce il disprezzo verso ebrei, musulmani e zingari. Società patriarcale, nonostante gli insegnamenti di Cristo, ha sempre considerato inferiori le donne e avuto in odio gli omosessuali. Si badi bene, non nel medioevo ma nell’IItalia di Mussolini, nella Spagna di Franco, nel Portogallo di Salazar e nell’Argentina di Videla, Massera e camerati, il “Cristianesimo” nella sua versione cattolica è stato pilastro ideologico del fascismo stragista (basta ricordare il nunzio apostolico Pio laghi e le sue artite di Tennis con l’ammiraglio Massera, mentre Enrique Ángel Angelelli Carletti vescovo cattolico argentino venne assassinato il 4 agosto del 1976 dagli sgherri del regime. Certamente spesso e volentieri contro il potere si sono levate le voci di cristiani coerenti da Pietro Valdo (1140 – 1218) a Francesco d’Assisi (morto ne 1226) che ha scampato il rogo finendo sugli altari poi hè la Chiesa ha preferito annacquare dopo la sua morte il suo messaggio di cui resta la portata rivoluzionaria del suo tentativo di Riforma della Chiesa e soprattutto della società umana. Non sarebbe generoso non ricordare che queste voci coerenti per fortunate congiunture storiche sono arrivate persino al soglio di Pietro e mi vengono in mente Celestino V (1215 – 1296) il papa pacifista Benedetto XV (1854 -1922), che chiamò la prima guerra mondiale “inutile strage”, Giovanni XXIII (1871 -1963), che convocò il Concilio Ecumenico Vaticano Secondo. Ultimo solo per ordine cronologico papà Francesco (1936 – 1925), che recuperò la memoria di Lorenzo Milani, fece Santo Oscar Arnulfo Romero, riammise al sacerdozio l’ex europarlamentare demoproletario Eugenio Melandri, ricevette in udienza privata Bernie Sanders e successivamente due Giovani Comunisti del Prc, aprì il suo cuore ai fratelli gay, mandò il suo elemosiniere a riattaccare la Corrente elettrica al centro sociale Spin Time di Roma,assunse le originali elaborazioni della Teologia della Liberazione e infine fece invitare gli studenti di OSA al giubileo dei Giovani dove a pochi giorni dalla sua morte furono accolti con un loro banchetto per la cogliere firme contro il riarmo… insomma un vero diavolo per i clerico-fascisti di tutto il mondo. Di questa ipocrisia non sono state esenti i grandi del pensiero laico: né i filosofi illuministi né i rivoluzionari francesi del 1789, tranne singole personalità e, peggio mi sento, né (te pareva) i rivoluzionari Statunitensi del 1775, che riuscirono a conciliare la dichiarazione dei diritti umani con la schiavitù e il genocidio dei nativi. La rivoluzione Comunista del 1917 (la Russia è Europa anche se spesso lo dimentichiamo) venne tragicamente tradita dal feroce disumano regime stalinista, che mandò a morire in Siberia una intera generazione di rivoluzionari, di bolscevichi e tra questi non pochi comunisti italiani di cui andrebbe onorata la memoria ( mi vengono in mente il giovanissimo Emilio Guanaschelli e Edmondo Peluso uno dei fondatori del Partito Comunista d’Italia e dell’Internazionale Comunista, stessa sorte toccò durante le Grandi Purghe staliniane ad oltre 209 comunisti italiani. L’attuale doppio standard la dice lunga sulla ipocrisia dei Paesi dell’Occidente reale. D’altro canto spesso riaffiora la tentazione Nazista di una compiuta coerenza suprematista apertamente anticristiana, razzista, guerrafondaia, totalitaria, visceralmente anti egualitaria ed antidemocratica. Queste coerenti ideologie suprematiste non hanno il pudore dell’ ipocrisia rispetto ai presunti valori occidentali e alle presunte radici ebraico-cristiane europee (che non sono europee ma, dovremmo ammettere, venire dal Vicino Oriente). Sono pessimista? Assolutamente no. Le nuove generazioni che tornano a protestare in piazza in tutte le capitali dell’Occidente contro la guerra, il razzismo, la omolesboitransfobia, contro il riarmo , l’austerity neoliberista, il capitalismo, il migranticidio e in fraterna solidarietà con i popoli extraeuropei oppressi sfruttati e massacrati da guerre dittature, fame disastri climatici la cui responsabilità è in gran parte occidentale, dimostra che un altro Occidente è possibile. Un altro Occidente è possibile solo assumendo e universalizzando i nostri valori migliori, comprendendo che non siamo superiori ma che moltissimo abbiamo da imparare da tutti i popoli del globo e soprattutto dai popoli di civiltà native non ancora contaminate dalla nostra civiltà, dal nostro modello economico e dal nostro stile di vita. Un’altro Occidente è possibile solo se consideriamo il mondo intero come la nostra Patria e Matria (la terra de nostri padri e delle nostre madri) e se iniziamo a considerare come nostro Popolo l’intera Umanità e infine a rispettare la natura come nostra madre ed ogni essere vivente come sorella e fratello (pure le zanzare?… sì, li mortacci loro). Mauro Carlo Zanella
De-occidentalizzare e de-patriarcalizzare la Chiesa
SECONDO LEONARDO BOFF, INSIEME ALLA POVERTÀ E ALLA QUESTIONE ECOLOGICA, SONO DUE LE PRINCIPALI SFIDE PER IL NUOVO PAPA: LA DE-OCCIDENTALIZZARE E LA DE-PATRIARCALIZZARE DELLA CHIESA. GLI ANNI VISSUTI CON I POVERI DEL PERÙ, DOVE CON GUSTAVO GUTIÉRREZ È NATA E SI È SVILUPPATA LA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE, POTREBBERO RIVELARSI DECISIVI Contadini del Perù, un paese dominato dall’estrattivismo. Foto di desinformemonos.org -------------------------------------------------------------------------------- Confesso che sono rimasto sorpreso dalla nomina del cardinale nordamericano-peruviano Prevost al supremo pontificato della Chiesa. Ciò per mia ignoranza. In seguito, quando mi sono informato meglio, guardando i video su Youtube e i suoi discorsi tra la gente, stando in mezzo a un’alluvione in una città peruviana e la sua particolare attenzione per la popolazione indigena (la maggioranza dei peruviani), ho capito che lui può davvero essere la garanzia di continuità con l’eredità di papa Francesco. Non avrà il suo carisma, ma sarà se stesso, più riservato e timido ma molto coerente con le sue posizioni sociali, comprese le critiche al presidente Trump e al suo vice. Non a caso papa Francesco lo ha chiamato dalla sua diocesi dei poveri in Perù e lo ha chiamato a ricoprire un ruolo importante nell’amministrazione del Vaticano. Leone XIV ha vissuto gran parte della sua vita fuori dagli Stati Uniti, per molti anni come missionario e poi come vescovo in Perù, dove certamente ha acquisito una vasta esperienza di un’altra cultura e della difficile situazione sociale povera della maggior parte della popolazione. Confessò esplicitamente di essersi identificato con quelle persone al punto di naturalizzarsi peruviano. Il suo primo discorso al pubblico è stato contro le mie aspettative iniziali. È stato un discorso pio e rivolto all’interno della Chiesa. Non è stata citata la parola “poveri”, tanto meno liberazione, minacce alla vita e il grido ecologico. Il tema forte è stato la pace, in particolare “disarmata e disarmante”, una critica delicata a quanto sta accadendo oggi in modo drammatico, come la guerra in Ucraina e il genocidio, a cielo aperto, di migliaia di bambini e civili innocenti nella Striscia di Gaza. È sembrato che gli atri temi non fossero nella coscienza del nuovo papa. Ma credo che torneranno presto anche quelli, perché tali tragedie erano così forti nei discorsi di papa Francesco, suo grande amico, che devono ancora risuonare nelle orecchie del nuovo papa. Papa Francesco, in quanto gesuita, aveva un raro senso della politica e dell’esercizio del potere, attraverso il famoso “discernimento dello spirito”, una categoria centrale della spiritualità di Sant’Ignazio. La mia supposizione è che egli ha visto nel cardinale Prevost un suo possibile successore. Non apparteneva alla vecchia e già decadente cristianità europea, proveniva dal Grande Sud, con un’esperienza pastorale e teologica maturata nella periferia della Chiesa, nel suo caso il Perù, dove con Gustavo Gutiérrez è nata e si è sviluppata la teologia della liberazione (leggi anche L’impronta indelebile di Gustavo Gutiérrez, icona della teologia della liberazione). Sicuramente, con il suo modo di fare gentile e la sua predisposizione all’ascolto e al dialogo, porterà avanti le sfide assunte e le innovazioni affrontate da papa Francesco, che non è il caso qui di elencarle. Ma, dal mio punto di vista, ci saranno altre sfide, mai prese sul serio dagli interventi dei papi precedenti: come de-occidentalizzare e de-patriarcalizzare la Chiesa cattolica di fronte alla nuova fase dell’umanità. Essa è caratterizzata dalla mondializzazione dell’umanità (non solo in senso economico, ora turbato da Trump) che, anzi, si sta realizzando a ritmi sempre più rapidi in termini politici, sociali, tecnologici, filosofici e spirituali. In questo processo accelerato, la Chiesa Cattolica nella sua istituzionalizzazione e nella forma come si è strutturata gerarchicamente, appare come una creazione dell’Occidente. Questo è innegabile. Dietro a tutto, c’è il diritto romano classico, il potere degli imperatori con i suoi simboli, riti e modalità di esercizio del potere accentrati in un’autorità massima, il papa, «con potestà ordinaria, massima, piena, immediata e universale» (canone 331), attributi che, in verità, spetterebbero solo a Dio. A ciò si aggiunge la sua infallibilità in materia di fede e morale. Non si potrebbe andare oltre. Papa Francesco si è consapevolmente allontanato da questo paradigma e ha iniziato a inaugurare un altro modello di Chiesa semplice e povera in uscita per il mondo. Questo non ha nulla a che vedere con il Gesù storico, povero, predicatore di un sogno assoluto, il Regno di Dio e critico severo di ogni potere. Ma è proprio quello che è successo: con l’erosione dell’Impero romano, i cristiani, diventati Chiesa con un alto senso morale, si sono fatti carico della riorganizzazione dell’Impero romano che ha attraversato secoli. Ma questa è una creazione della cultura occidentale. Il messaggio originario di Gesù, il suo Vangelo, non si esaurisce né si identifica con questo tipo di incarnazione, perché il messaggio di Gesù è quello di una totale apertura a Dio come Abba (Padre caro), di misericordia illimitata, di amore incondizionato persino per i nemici, di compassione per coloro che sono caduti lungo le strade della vita e di vita come servizio agli altri. L’attuale papa Leone XIV non sarà immune a questa sfida. Vogliamo vedere e sostenere il suo coraggio e la sua forza nell’affrontare i tradizionalisti e nel compiere passi in quella direzione. Una grande, immensa sfida per qualsiasi papa è relativizzare questo modo di organizzare il cristianesimo affinché possa acquisire nuovi volti nelle diverse culture umane. Papa Francesco ha compiuto grandi passi in questa direzione. L’attuale nuovo papa ha accennato a questo dialogo nel suo discorso inaugurale. Finché non ci muoveremo con fermezza verso questa de-occidentalizzazione, per molti paesi il cristianesimo sarà sempre una cosa dell’Occidente. È stato complice della colonizzazione dell’Africa, delle Americhe e dell’Asia e ancora oggi è visto così dalle intelligenze dei paesi che furono colonizzati. Un’altra sfida non meno importante è la de-patriarcalizzazione della Chiesa. Ne abbiamo già parlato sopra. Nella guida della Chiesa ci sono solo uomini, celibi e ordinati con il sacramento dell’Ordine (da sacerdote a papa). Il fattore patriarcale è visibile nella negazione alle donne del sacramento dell’Ordine. Loro costituiscono, di gran lunga, la maggioranza dei fedeli e sono le madri e le sorelle dell’altra metà, degli uomini della Chiesa e dell’umanità. Questa esclusione maschilista fa male al corpo ecclesiastico e mette in discussione l’universalità della Chiesa. Fintanto che non si apre alla possibilità per le donne, come è accaduto in quasi tutte le chiese, di accedere al sacerdozio, si dimostra il suo radicato patriarcato, segno di una cultura occidentale sempre più un accidente nella storia universale. Oltre a ciò, l’obbligo di mantenere il celibato (convertito in legge) rende ancora più radicale il carattere patriarcale, favorendo l’anti-femminismo che si nota in alcuni strati della gerarchia ecclesiastica. Poiché si tratta solo di una legge umana e storica e non divina, nulla impedisce che venga abolita e che venga consentito il celibato facoltativo. Queste e molte altre sfide dovranno essere affrontate dal nuovo papa, mentre nella coscienza dei fedeli cresce sempre più il senso evangelico della partecipazione (la sinodalità) e dell’uguaglianza in dignità e diritti di tutti gli esseri umani, uomini e donne. Perché dovrebbe essere diverso nella Chiesa cattolica? Queste riflessioni vogliono essere una sfida permanente da essere affrontata da chi è stato scelto per il servizio più alto per animare la fede e orientare i cammini della comunità cristiana, come la figura del papa. Verrà il tempo in cui la forza di questi cambiamenti diventerà così esigente che essi si realizzeranno. Allora sarà una nuova primavera della Chiesa, che diventerà tanto più universale quanto più si farà carico di questioni universali e offrirà il suo contributo per risposte umanizzanti. -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo De-occidentalizzare e de-patriarcalizzare la Chiesa proviene da Comune-info.