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La farsa della legge di bilancio
Alessandro Volpi, docente di storia contemporanea, di storia del movimento operaio e sindacale e di storia sociale presso il dipartimento di scienze politiche dell’Università di Pisa, in collegamento telefonico ci offre una panoramica sulla legge di bilancio per poi entrare nei dettagli delle sue declinazioni.  Un commento che mostra la legge di bilancio 2025 come una manovra che non mira a stabilizzare, se non migliorare, l'utilizzo delle risorse economico-finanziare pubbliche, ma al contrario incentiva la privatizzazione e peggiora la situazione economica, sociale e sanitaria delle\dei cittadini\e.     
Euro digitale: sovranità europea o controllo di massa?
“Il ciberspazio è quel posto in cui si trovano tutti i vostri soldi, a parte il contante che avete in tasca” era una frase di John Perry Barlow che citavo spesso a fine anni ’90. Una volta mi invitarono a parlare di digitale a una piccola conferenza in ambito bancario e mi presi la soddisfazione di dirglielo. Non mi hanno più chiamato. Questo per dire che il danaro è già digitale da quel dì, e precisamente dal 1971, quando Nixon fece crollare il sistema della parità aurea e della convertibilità della valuta in oro. Da quel momento, le banche centrali possono creare moneta dal nulla, semplicemente mandandola in stampa. Ovviamente, occorrono delle cautele, perché se un Paese normale stampa troppa moneta, quella perde di valore, quindi non è una cosa che si fa a cuor leggero. Tranne gli Stati Uniti, che stampano a destra e a manca perché tanto il dollaro è sempre il dollaro. Fin che dura. Cominciamo col dire una cosa: il settore dei pagamenti elettronici è saldamente in mano americana. E questo oggi è un problema. Perché? Perché la Corte Penale Internazionale dell’Aja, ha emesso un mandato di cattura per genocidio contro Netanyahu , Trump si è risentito e Microsoft ha chiuso gli account prima del presidente, e poi di tutto il personale della Corte. Il vero problema dell’euro digitale non è un problema tecnico, è un problema politico: la moneta digitale, senza salvaguardie di un rigore che non abbiamo ancora mai visto, è il perfetto strumento di sorveglianza di massa. Articolo completo qui Your page content goes here.
La bolla che rende nervoso Trump
L’isteria di Trump ha a che fare con i decisi segnali di una profonda crisi economica e finanziaria. La bolla dell’Intelligenza Artificiale continua a gonfiarsi, alimentata da due elementi assai insidiosi. Il volume degli investimenti annunciati dalle principali Big Tech è enorme, a fronte di risultati reali decisamente assai più […] L'articolo La bolla che rende nervoso Trump su Contropiano.
L’intelligenza irrazionale. Come l’IA alimenta le bolle finanziarie
L’IA entra in finanza e moltiplica i rischi di bolle e instabilità. Algoritmi simili, pochi attori dominanti e un mercato sempre più irrazionale «Ehi, ChatGPT, che azioni mi compro?» Potrebbe sembrare una domanda fatta per gioco, tanto per vedere che risposte si ottengono. Invece, secondo un articolo che riprende una ricerca svolta in 13 Paesi su 10mila investitori, uno su dieci si rivolge a una qualche intelligenza artificiale. Molti tra questi prenderebbero in considerazione l’idea di lasciare direttamente nelle mani dell’IA la scelta su quali transazioni finanziarie eseguire. Dalla ricerca, sembra che le risposte dei chatbot siano ragionevoli e prudenti, insistendo sul fatto che è impossibile predire l’andamento dei mercati, in ragione della complessità e della quantità di fattori che possono influenzarli. [...] Riassumendo: un oligopolio di imprese tecnologiche fornisce algoritmi che guidano gli investimenti sui mercati, mercati dominati da un oligopolio di investitori istituzionali, che sono i loro maggiori azionisti. Cosa potrebbe mai andare storto? Leggi l'articolo
Il caso Publiacqua e la proposta Funaro: così si impedisce l’acqua davvero pubblica
Dalle dichiarazioni della sindaca di Firenze Sara Funaro emerge la proposta di far acquistare ad Alia-Plures le quote del socio privato di Publiacqua per una cifra stimata tra 100 e 150 milioni di euro. Un’idea che, dietro l’apparenza di una … Leggi tutto L'articolo Il caso Publiacqua e la proposta Funaro: così si impedisce l’acqua davvero pubblica sembra essere il primo su La Città invisibile | perUnaltracittà | Firenze.
Anticipazioni sulla prossima manovra finanziaria: flat tax, difesa e fittizia occupazione
COME IL GOVERNO UTILIZZA L’AUMENTO (FITTIZIO) DELL’OCCUPAZIONE Tanto ottimismo da parte del Governo non sarebbe giustificato alla luce dei recenti dati statistici: la crescita economica in termini reali del 2024 è stata più o meno la stessa dell’anno precedente; ha fatto eccezione qualche timido segnale di miglioramento sul deficit che ha subito fatto sperare all’Italia di potere superare le criticità e il regime di controllo a cui si viene sottoposti da parte di Bruxelles per il superamento della fatidica soglia del 3%. Ma i dati non significano nulla senza il contesto a cui fanno riferimento. Un Paese che non cresce e che, allo stesso tempo, vede collocato l’85% della base imponibile Irpef tra i redditi da lavoro dipendente non può essere un Paese “sano”. Non per niente, infatti, quando ultimamente si parla di ridurre ulteriormente la pressione fiscale per le aziende si fa riferimento a quell’esigua crescita del numero degli occupati (una “crescita” basata sull’aumento dei contratti precari e del numero degli occupati più anziani) che ha portato un leggero incremento del gettito contributivo. Come a dire: la ricchezza la genera il lavoro dipendente ma a beneficiarne sono le imprese, e al contempo si ignorano gli effetti positivi che un reale e significativo aumento dell’occupazione potrebbe comportare per l’economia, in primis per le cosiddette “spese improduttive” (pensioni, welfare state, servizi…). Sicuramente sarebbe utile introdurre un maggior numero di aliquote fiscali, per bilanciare la situazione, ma il Governo ha voluto la “flat tax” che è l’esatto opposto. Una scelta veramente coraggiosa, all’opposto, sarebbe stata quella di aumentare le tasse per le imprese e i redditi elevati, destinando i maggiori introiti a investimenti reali, dal welfare all’aumento dei salari. Si tratterebbe di una manovra che allontanerebbe il contenimento del debito ma con effetti benefici sulla classe lavoratrice; una scelta siffatta romperebbe la gabbia di Bruxelles, quella stessa in cui la Meloni, al pari di chi l’ha preceduta, ci ha rinchiuso. ANTICIPAZIONI SULLA PROSSIMA MANOVRA FINANZIARIA Il Ministro Giorgetti ha anticipato i principali contenuti del Disegno di Legge di Bilancio per il triennio 2026-2028, da cui, dopo il passaggio in Consiglio dei Ministri, nascerà la Legge di Bilancio vera e propria. Questa dovrebbe prevedere interventi pari a circa 18 miliardi annui di media. Al centro della manovra si troverà l’approfondimento della flat tax, l’imposta non progressiva basata sulla logica della riduzione fiscale complessiva, anche per i redditi bassi, in ragione della diminuzione del peso fiscale su quelli più alti e del supposto, conseguente effetto benefico su tutte le fasce di reddito. Per cui prosegue la riduzione della tassazione sui redditi da lavoro, con la seconda aliquota IRPEF che dall’attuale 35% passerà al 33%. La riduzione del numero delle aliquote è cosa vecchia: Nel 1998 l’aliquota minima aumentò al 18,5 per cento e la massima scese al 45, mentre gli scaglioni diminuirono da sette a cinque. Nello stesso anno, poi, i redditi da capitale iniziarono ad essere tassati in maniera proporzionale, non più progressiva (vennero, cioè, eliminate le variazioni di aliquota all’interno dello scaglione, indipendentemente dalle dimensioni dei redditi da capitale da tassare). Complessivamente si può affermare che dal 1974 al 2022 le aliquote per i redditi bassi siano aumentate, mentre sono invece diminuite quelle per quelli alti. Così come il numero di scaglioni: nel 1974 ce ne erano 32, col 10% come aliquota minima e il 72% come massima; nel 2022 abbiamo 4 scaglioni, 23% di aliquota minima, 43% di massima[1]. Secondo l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, inoltre, «per il complesso dei lavoratori dipendenti le modifiche normative hanno comportato una riduzione del prelievo di circa 3 punti percentuali, che viene tuttavia più che compensata dall’effetto del drenaggio fiscale, pari a circa 3,6 punti percentuali, con un saldo sul reddito disponibile negativo per circa 0,6 punti»[2]. Il drenaggio fiscale è proprio quell’effetto per cui, a causa dell’inflazione, cresce il proprio reddito nominale mentre si contrae quello reale e pertanto si viene tassati di più anche se in realtà si possiede di meno. In breve, si tratta dell’effetto dell’inflazione sulle imposte, proprio ciò da cui la flat tax dovrebbe difendere i lavoratori dipendenti, diminuendo il numero di aliquote. Eppure, i dati parlano chiaro: senza indicizzazione all’inflazione l’unico effetto conclamato è la riduzione del peso fiscale sui redditi alti (senza contare il fatto che diverse tipologie di reddito, ad esempio quelli da capitale o da attività finanziarie, non fanno più parte della base imponibile dell’imposta).  Quando parliamo la tassazione, inoltre, dovremmo anche considerare la diminuzione dei redditi reali – per dirla in breve, la riduzione del potere d’acquisto delle famiglie – e, nello specifico, la caduta del potere di acquisto dei salari. Siamo dunque convinti che non sarebbe stato preferibile un intervento strutturale a proposito di progressività delle aliquote, salari e democrazia nei luoghi di lavoro, invece che il prosieguo della flat tax e del percorso di regolamentazione normativa in favore della contrattazione di secondo livello e del cosiddetto “coinvolgimento dei lavoratori nella gestione dell’impresa”[3]? Per concludere, fra i contenuti della Manovra anticipati dal Ministro ci sono i circa 3,5 miliardi per la famiglia e contrasto alla povertà previsti per il prossimo triennio (assolutamente insufficienti se rapportati all’effettivo aumento della popolazione in povertà occorso negli ultimi anni[4]). Notizie dell’ultima ora dal pianeta previdenziale con la esclusione dei lavori usuranti dall’aumento di 3 mesi dell’età necessaria per andare in pensione in base all’aspettativa di vita. Per una maggioranza andata al Governo promettendo la cancellazione della Fornero un magro risultato e l’ennesima beffa ai danni di un elettorato ora smemorato e prima credulone. LA DIFESA Le spese per la difesa sono favorite attraverso il ricorso alla clausola di salvaguardia pensata appositamente per andare in deroga alla regola aurea del contenimento del rapporto debito/PIL. La UE non poteva rinunciare a uno dei suoi capisaldi, pur se risalente agli anni delle politiche economiche di austerità, ma al contempo doveva favorire la spesa per le armi: da qui il ricorso al sistema delle deroghe. Secondo le proiezioni, nel 2028 – ultimo anno previsto per applicare la clausola di salvaguardia – l’indebitamento risulterebbe più elevato rispetto ad oggi, ma la scommessa del Governo sembra essere quella di tenere a bada il rapporto debito/Pil nonostante l’aumento della spesa militare. L’idea è che «il 60 per cento della maggiore spesa venga soddisfatta attraverso l’importazione di beni militari»[5], il che farebbe aumentare il Pil, rendendo però la nostra economia sempre più dipendente dall’industria bellica e il nostro Paese via via più legato alle dinamiche pre-belliche che si svolgono negli ultimi anni, sotto i nostri occhi, tra le principali potenze globali. Tutta l’analisi del Governo e dei suoi centri studi parte dal presupposto che l’aumento delle spese militari produrrà effetti benefici sulla economia e che fondamentalmente il Pil sia destinato a crescere, assieme a un progressivo abbattimento del debito e all’aumento della produttività del lavoro. A pagare queste scelte sarà senza dubbio la classe lavoratrice mentre gli effetti benefici paventati dal Governo sono ancora da dimostrare e in ogni caso avrebbero come merce di scambio guerre e devastazioni in vaste aree del Globo. Federico Giusti ed Emilio Gentili, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università -------------------------------------------------------------------------------- [1] E. Gentili, L’attacco degli imprenditori. Roma: Sensibili alle foglie, 2025, p. 475. [2] Ufficio Parlamentare di Bilancio, Rapporto sulla politica di bilancio, Giugno 2024, p. 17. [3] E. Gentili, F. Giusti, S. Macera, Legge sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione, al capitale e agli utili delle imprese, https://cub.it/legge-sulla-partecipazione-dei-lavoratori-alla-gestione-al-capitale-e-agli-utili-delle-imprese/. [4] https://www.openpolis.it/parole/che-cose-la-poverta-assoluta/. [5] Audizione della Presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio nell’ambito delle audizioni preliminari all’esame del Documento programmatico di finanza pubblica 2025 (Doc. CCXLIV, n. 1), p. 84.
No alla finanza di guerra, soldi allo stato sociale! Mobilitazione al MEF
Apprendiamo con profonda preoccupazione che il Ministero dell’economia e delle finanze il prossimo 28 ottobre ospita il think tank Bruegel con l’obiettivo esplicito di individuare nuovi strumenti UE per il finanziamento dell’Industria della guerra. Cos’è Bruegel? Bruegel è uno dei più importanti gruppi di riflessione (think tank) economico-politici internazionali con […] L'articolo No alla finanza di guerra, soldi allo stato sociale! Mobilitazione al MEF su Contropiano.
[Ponte Radio] Urbanistica, finanza e quartieri. Come cambiano le città?
Urbanistica, finanza e quartieri. Come cambiano le città? In questo Ponte Radio abbiamo proposto due ore di approfondimento in diretta con gli interventi telefonici di Lucia Tozzi, ricercatrice indipendente e autrice di "L'invenzione di Milano" tra altri libri, e di Luca, del Collettivo Off Topic di Milano, per parlare delle particolarità della capitale lombarda e la situazione dopo lo sgombero del Leoncavallo. Con i compagni del Laurentino38 come ospiti nello studio insieme agli interventi telefonici con compagn* del Quartticciolo, Casal de Pazzi/Rebbibia e l'exSnia abbiamo riflettuto su come si vive e si lotta nei notri quartieri, tra scandali giudiziari e speculazioni vecchie e nuove.
Firenze e Milano, capitali della rendita urbana
La rendita è spesso definita come reddito “parassitario”. Infatti – a differenza del salario e del profitto (derivante dallo scambio commerciale) – essa rappresenta una forma di reddito non scaturito dal lavoro svolto da chi la percepisce, ma generato da … Leggi tutto L'articolo Firenze e Milano, capitali della rendita urbana sembra essere il primo su La Città invisibile | perUnaltracittà | Firenze.
Come costringere il Fondo Monetario Internazionale a pensare
Quando imparerà a pensare il Fondo Monetario Internazionale (FMI)? Nel corso della sua storia ultraottantennale, l’FMI ha pubblicato oltre quindicimila rapporti. Eppure, se si scarica uno qualsiasi di questi rapporti dal suo sito web, è probabile sapere cosa dice ancor prima di averlo letto. I rapporti sono così generici che […] L'articolo Come costringere il Fondo Monetario Internazionale a pensare su Contropiano.