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Perché vado per la terza volta in Ucraina
Un’amica mi ha chiesto tempo fa: “Si può sapere cosa cavolo vai a fare in Ucraina? Vuoi farti ammazzare?” Iniziamo dalla seconda questione: mi piace vivere e non mi sono votato al martirio, anche perché, essendo sostanzialmente agnostico/ateo (pur di cultura cristiana) non avrei paradisi, Valhalla, Valchirie o Vergini ad aspettarmi in un’ipotetica vita eterna in cui, con tutta la buona volontà possibile, non credo né ho mai creduto. Morire per un missile russo a Leopoli, a Kiev o a Odessa?  È possibile tanto quanto morire in un incidente stradale sulla Pontina o sul Grande Raccordo Anulare di Roma, facendo escursioni in montagna o nuotando in uno dei mari italiani. Potrebbe paradossalmente essere maggiore e più “mirata” la possibilità di essere fatto fuori dai servizi segreti ucraini o alleati vari. E’ già successo. Qui confido nel buon senso: perché creare un casino internazionale quando basta non farmi entrare o al limite espellermi? Inoltre confido nella mia irrilevanza: posso scrivere ciò che voglio, ma la potenza di fuoco dei menestrelli di corte, della scorta mediatica dei signori della guerra, del fatto che in “tempo de guera: più bugie che tera” rendono per loro assolutamente irrilevante qualsiasi cosa io possa scrivere. Allora perché vado? Perché le nostre innumerevoli irrilevanze sono semi gettati al vento, brace che sotto la cenere potrebbe tornare a essere fuoco, umile goccia che scava la pietra o meglio ancora goccia che costruisce colonne quando una stalattite si salda con una stalagmite. Ho la stessa ambizione del colibrì che vuole spegnere l’incendio della foresta gettando la sua gocciolina d’acqua o della “piccola pietra” che Emilio Guarnaschelli, comunista torinese vittima del terrore staliniano, decise di portare a Mosca, rifugiandosi là come perseguitato politico italiano durante il regime fascista. Voleva contribuire all’edificazione della città di quella “futura umanità” cantata nelle centinaia di lingue in cui è tradotta l’Internazionale. Io faccio la mia parte, meglio di piangersi addosso o di spargere depressione. Del resto, già ora, centinaia e centinaia di migliaia di persone, se non milioni, in Italia, in Europa e nel mondo, e tra le quali tante e tanti giovanissimi, la loro parte la fanno tutti i giorni, in mille modi diversi e senza il bisogno di scrivere lettere aperte. Questi meritevoli sforzi mi paiono tuttavia poco coordinati per non dire disarticolati o polverizzati, rendendoli poco efficaci politicamente. Perché io vado proprio in Ucraina, quando abbiamo decine di guerre dimenticate e un genocidio ostentato e addirittura rivendicato in diretta? Torno per la terza volta in Ucraina perché lì c’è una guerra tra potenze nucleari, anche se la Nato non invia truppe ma armi, tecnologia e addestratori militari. Una guerra in cui è in corso lo sterminio sistematico di un’intera generazione di giovani maschi ucraini e di altrettanti giovani russi (uguali per numero, ma non certo in termini proporzionali rispetto alle rispettive popolazioni). Una guerra che è sostanzialmente rimossa proprio dalla mia parte politica, perché per mobilitarsi sente l’istintivo bisogno di schierarsi con una delle parti in conflitto secondo l’infantile logica binaria e manichea che ci vuole a fianco dei buoni contro i cattivi. Eppure sembrerebbe tanto facile dire che siamo contro la guerra e contro chi l’ha promossa, non ha voluto impedirla e ora la alimenta. Siamo contro una delle guerre più pericolose per i destini del genere umano. Se Kiev venisse bombardata a tappeto, trasformandola in una sorta di Gaza, allora sì che la mia vita sarebbe in grave pericolo, ma tanto quanto quella degli abitanti di Pietroburgo e Mosca, e di conseguenza Roma, Parigi, Berlino e Londra. (Madrid sarebbe risparmiata insieme a Dublino, a Bratislava e a chi pur tra mille esitazioni ha provato a non farsi trascinare nel bellicismo suicida). In quanto a me i nazionalisti russi (cioè i tre o quattro che mi hanno letto) mi hanno accusato di essere filo ucraino, che per loro significa sostanzialmente essere filonazista, per aver definito “truppe di invasione” i soldati della Federazione Russa che dalla Bielorussia tentarono di arrivare a Kiev (attraversando peraltro la foresta chiusa in quanto iper-contaminata dal plutonio di Chernobyl). Attenzione, non reputo necessariamente invasori i soldati russi entrati in Crimea e nel Donbass! Mentre i nazionalisti ucraini (sempre i tre o quattro che mi hanno letto) si sono stracciati le vesti perché, davanti alla Casa dei Sindacati di Odessa, città da sempre cosmopolita, imponente edificio oramai chiuso, abbandonato e addirittura cancellato da Google Maps, ho definito quella orrenda strage, pianificata dai neonazisti ucraini, il punto di non ritorno che portò alla guerra civile iniziata nel 2014. Sarei quindi filo Putin e giacché Putin sarebbe il nuovo Hitler, sarei di nuovo filonazista. Una guerra civile che ha distrutto uno stato binazionale. Una guerra civile in cui dopo otto anni di sostanziale indifferenza della comunità internazionale, bloccata dai veti incrociati espressi nelle risoluzioni presentate al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, si è inserita con le sue truppe d’invasione la Federazione Russa, che, per quanto provocata dalla Nato, ha anch’essa violato il diritto internazionale (lo dice anche Francesca Albanese). Altri tre o quattro lettori di entrambi gli schieramenti mi hanno detto, bontà loro, che, benché in buona fede, dovrei studiare la Storia (scritta suppongo dagli storici degli opposti schieramenti). Replico rivendicando di essere pacifista, internazionalista e quindi comunista poiché il capitalismo sta alla guerra come i nuvoloni neri stanno alla pioggia. Replico che sto dalla parte dei renitenti alla leva e dei disertori di entrambi gli schieramenti, che ormai sono d’accordo soltanto sul fatto che l’obiezione di coscienza sia il più grave dei delitti… Replico, come sostenne con la sua vita il socialista riformista Giacomo Matteotti, che il nazionalismo porta alla guerra e la guerra porta al fascismo. Infine, come mi ha insegnato il redattore umanista di Pressenza Olivier Turquet, è inutile disperarsi: “Signori della Guerra, vi spazzeremo via con Pace, con Forza, con Allegria!” Mauro Carlo Zanella
Noa riprogramma “Re Imagine Peace” per maggio 2026 a Firenze
In un post diffuso su Facebook Noa, la cantante pacifista israeliana, ha annunciato che l’evento “Re Imagine Peace” che  doveva inizialmente chiudere l’”Estate Fiorentina”, la stagione culturale estiva di Firenze, 2025, ha ora ha una nuova data: l’apertura della stagione culturale del 2026, il 9 e 10 maggio! Il programma del festival verrà presentato a settembre, a Palazzo Vecchio, a Firenze. Nel post Noa sottolinea: “Alla luce della catastrofe a Gaza, della guerra in corso, dei rapiti, delle vite innocenti perdute, delle terribili sofferenze di così tante persone vittime dell’estremismo e dell’ondata di violenza e odio che ha invaso il discorso pubblico riguardo a questo tragico conflitto, sentiamo che alzare la VOCE DELLA PACE è più importante che mai!!!” “Mentre i media tradizionali e social, insieme a chi semina paura e guerra, vogliono convincere il mondo che si tratta di un gioco a somma zero e che la pace tra i nostri due popoli sia impossibile, noi vogliamo fare esattamente il contrario!” “Il nostro festival sarà un GENERATORE DI SPERANZA! Vogliamo mettere in luce collaborazioni tra palestinesi e israeliani in tanti ambiti della vita… relatori, scrittori, artisti, organizzazioni e persino chef (!!), perché “deve esserci un altro modo” di affrontare questa dolorosa realtà — e in effetti, esiste!” “Non possiamo arrenderci all’oscurità e alla disperazione! Le prove che tutto è possibile sono davanti a noi, in tutta la loro luminosa evidenza. La città di Firenze, culla del Rinascimento, luogo dove la coesistenza, la tolleranza, la creatività e la cultura sono coltivate e celebrate, è il luogo ideale per iniziare a “Re-immaginare” il mondo in cui viviamo. Siamo profondamente grati alla sindaca Sara Funaro, al suo staff e a tutti i membri del Comune di Firenze per il loro sostegno e per averci accolto con tanto amore!”. Redazione Italia
L’umanità e il nucleare: come prevenire l’apocalisse
Siamo l’umanità che ama e che pensa e che ragiona e che sogna e non possiamo permettere di estinguerci con l’energia nucleare. L’umanità ha sempre avuto la capacità di amare, pensare, ragionare e sognare. La preoccupazione per il futuro dell’umanità e il desiderio di proteggerla sono sentimenti comuni. L’energia nucleare è vista come una risorsa controversa, ma esistono anche molte altre fonti energetiche sostenibili che potrebbero aiutare a ridurre la dipendenza da queste fonti radioattive inquinanti e rischiose. Cosa può essere fatto per promuovere un futuro più sostenibile per l’umanità? Come sostiene l’astrofisica Margherita Hack forse non siamo gli unici esseri viventi e senzienti nelle miliardi di galassie in tutto l’universo. Ma non per questo dobbiamo avere la facoltà e l’intento assurdo e criminale di estinguerci. Anzi dobbiamo tentare di conoscere altre forme di vita su altri pianeti. Margherita Hack era un’astrofisica italiana nota per le sue ricerche sulla spettroscopia stellare e per la sua capacità di divulgare la scienza in modo accessibile e affascinante. La sua ipotesi sulla possibilità di vita extraterrestre è condivisa da molti scienziati e teorici, che ritengono che l’universo sia così vasto e variegato da rendere plausibile l’esistenza di altre forme di vita. Questa idea si basa su diversi punti tra cui la vastità dell’universo con miliardi di galassie, ognuna contenente miliardi di stelle e le possibilità di trovare pianeti abitabili sono considerevoli. Tramite la scoperta di esopianeti negli ultimi anni, sono stati scoperti numerosi pianeti, alcuni dei quali si trovano nella “zona abitabile” delle loro stelle, dove le condizioni potrebbero essere adatte alla vita come la conosciamo. E ancora la presenza di molecole organiche secondo cui alcune molecole viventi, come gli aminoacidi, sono state trovate in meteoriti e nello spazio interstellare, suggerendo che i mattoni fondamentali della vita potrebbero essere comuni nell’universo. Tuttavia, nonostante queste considerazioni, non abbiamo ancora trovato prove definitive dell’esistenza di vita extraterrestre. La ricerca continua, e molti scienziati ritengono che la scoperta di vita extraterrestre potrebbe essere uno dei più grandi progressi scientifici del nostro tempo. Come esseri umani dobbiamo, in qualità di pacifisti e di appartenenti al mondo nonviolento e pacifista, ossia di soggetti che vogliono la pace e salvarci, evitare e sventare l’apocalisse nucleare che può verificarsi anche per un errore informatico e dell’intelligenza artificiale e distruggere così in un soffio la nostra forma di vita sulla terra. Come esseri umani, abbiamo la responsabilità di lavorare insieme per prevenire l’apocalisse nucleare e promuovere la pace mondiale, con il tramite di alcune strategie che potrebbero aiutare nella riduzione degli arsenali nucleari. I paesi che possiedono armi nucleari dovrebbero lavorare per ridurre i loro arsenali e implementare misure di controllo più rigorose. Anche attraverso la diplomazia e il dialogo. La diplomazia e il dialogo tra le nazioni possono aiutare a risolvere i conflitti in modo pacifico e a prevenire l’escalation delle tensioni, con lo sviluppo di tecnologie sicure. Infatti è fondamentale sviluppare tecnologie sicure e affidabili per eliminare i sistemi nucleari e prevenire errori informatici o di intelligenza artificiale. Sono necessarie, anche a partire dagli istituti scolastici di tutti gli ordini e gradi, l’educazione e la consapevolezza, quindi educare le persone sui rischi dell’apocalisse nucleare e promuovere la consapevolezza sulla pace e sulla sicurezza globale e universale che può aiutare a creare un movimento e molteplici realtà attive per la pace. Soprattutto la cooperazione internazionale è fondamentale per affrontare le sfide globali e prevenire l’apocalisse nucleare. Come individui e soggetti e persone e pacifisti possiamo contribuire a promuovere la pace e la sicurezza globale attraverso il sostegno a organizzazioni pacifiste. Sostenere organizzazioni che lavorano per la pace e la sicurezza globale può aiutare a promuovere la causa pacifista. Con i mezzi della partecipazione a campagne di sensibilizzazione e partecipare anche a manifestazioni per la pace può aiutare a creare una matura e incisiva consapevolezza per la pace. Quindi educazione e consapevolezza al fine di educare se stessi e gli altri sui rischi dell’apocalisse nucleare e sulla importanza della pace può aiutare a creare un cambiamento positivo. Cosa possiamo fare come esseri intelligenti per promuovere la pace e prevenire l’armageddon nucleare? Come esseri intelligenti, possiamo fare molte cose per promuovere la pace e prevenire l’apocalisse nucleare. Inoltre, possiamo anche promuovere la cultura della pace, ossia promuovere la cultura del pacifismo e della non violenza attraverso l’educazione, l’arte e la comunicazione, il che può aiutare a creare un cambiamento positivo. Anche sostenendo la cooperazione internazionale: sostenere la cooperazione internazionale e le organizzazioni internazionali che lavorano per la pace e la sicurezza globale può aiutare a creare un mondo più pacifico. E inoltre è necessario ridurre le tensioni e lavorare per ridurre i contrasti e i conflitti tra le nazioni e le comunità. Questo può aiutare a creare un ambiente più pacifico. Il passo più importante da fare per promuovere la pace e prevenire l’armageddon nucleare. Il trattato di proibizione delle armi nucleari quanto può incidere sulla salvezza dell’umanità dal rischio dell’estinzione nucleare? Il Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW) rappresenta un passo significativo verso la riduzione del rischio di estinzione nucleare. Entrato in vigore il 22 gennaio 2021, il trattato mira a eliminare completamente le armi nucleari, rendendole illegali e promuovendone la distruzione e eliminazione. Ecco alcuni punti chiave su come il trattato può incidere sulla salvezza dell’umanità come con il divieto di sviluppo e utilizzo. Infatti il trattato proibisce agli Stati parte di sviluppare, testare, produrre, fabbricare, acquisire, detenere o utilizzare armi nucleari, riducendo il rischio di un conflitto nucleare. Tramite l’eliminazione delle armi nucleari. Gli Stati che possiedono armi nucleari sono tenuti a eliminarle in modo irreversibile e verificabile, con la supervisione di un’autorità internazionale competente. Da non sottovalutare l’assistenza alle vittime e il risanamento ambientale, in quanto il trattato prevede l’assistenza alle vittime dell’uso o della sperimentazione di armi nucleari e il risanamento ambientale delle aree contaminate. Imprescindibile e estremamente importante la cooperazione internazionale, perché gli Stati parte sono incoraggiati a collaborare per facilitare l’attuazione del trattato e fornire assistenza tecnica, materiale e finanziaria agli Stati colpiti dall’uso o dalla sperimentazione di armi nucleari. Tuttavia, è importante notare che il trattato non è stato firmato da tutti gli Stati, in particolare quelli che possiedono armi nucleari, come gli Stati Uniti, la Russia, la Cina, la Francia e il Regno Unito. Ciò potrebbe limitare l’efficacia del trattato nel ridurre il rischio di estinzione nucleare. Nonostante queste limitazioni, il TPNW rappresenta un importante passo avanti verso la riduzione del rischio nucleare e la promozione della pace e della sicurezza internazionali. La sua attuazione potrebbe contribuire a creare un mondo più sicuro e stabile, riducendo il rischio di un conflitto nucleare che avrebbe conseguenze catastrofiche per l’umanità.   Laura Tussi
[twentyfive o'clock - anatemi & rifiuti urbani] p38punk_colletta (1/3: intro)
ci facciamo complici della richiesta dei p38punk di crowdfunding per la produzione del disco dei 35 anni: «CROWFOUNDING PER IL DISCO DEL 35° ANNIVERSARIO DEI P38PUNK il 26/09/2026 i p38punk compiranno 35 anni di attività Per celebrare l’evento sono già al lavoro per la produzione di un nuovo disco. Numerosi artisti e amici hanno già dato la loro disponibilità a partecipare. Un nome per tutti: danilo fatur dei CCCP – fedeli alla linea. Fonici, tecnici, studio, grafici etc. richiedono il lavoro sapiente di artigiani che con la loro opera silenziosa aiutano ogni giorno gli artisti. Un lavoro duro e paziente che merita la giusta retribuzione. Nonostante alcuni di loro, abbiano già offerto il la loro opera in forma volontaria, noi siamo e saremo sempre dalla parte dei lavoratori e crediamo che un giusto compenso sia sempre loro dovuto. Da 34 siamo orgogliosi di non aver mai accettato compromessi con le grandi major. Per questo un piccolo aiuto da parte chi ci ha sempre sostenuto, ci consentirà di realizzare al meglio e celermente, tutti gli obiettivi che ci siamo prefissati per questo lavoro e retribuire il giusto a tutti quelli che dietro le quinte lavorano con noi. senza ricorrere al volontariato! I donatori che lo vorranno potranno, alla fine del disco, essere inclusi nei credits. A tutti e tutte il nostro grazie.» (https://p38punk.bandcamp.com)   ma prima di dare spazio a marco dei p38punk e al loro progetto, a sorpresa - anche per lui - telefoniamo a danilo fatur, perché è sempre un piacere sentirlo! buon ascolto
Guerra, patria, patriarcato
Improvvisamente la guerra è tornata. In questi seicento giorni ho partecipato a un crescendo di dibattiti. Spesso mi sono lasciata trasportare dalle emozioni, da incredulità, da rabbia. Da paura, anche, perché siamo nel centro della guerra: le basi militari sono … Leggi tutto L'articolo Guerra, patria, patriarcato sembra essere il primo su La Città invisibile | perUnaltracittà | Firenze.
Controllo e censura nelle scuole italiane: segnali evidenti di fascismo eterno
I segnali, abbastanza diffusi e premonitori, erano evidenti già prima, così come i segnali di un fascismo latente erano già manifesti prima nel 1922 nel suprematismo bianco, nel colonialismo muscolare, nel meccanismo repressivo delle opposizioni, nel razzismo biologico. Tuttavia, quei segnali divennero con il passare del tempo sempre più chiari e inconfutabili, ma anche condivisi dalla popolazione intera, intortata ad arte dall’apparato informativo di sistema e da quello scolastico, che lasciavano sempre meno spazio al pensiero critico e divergente. Analogamente, al giorno d’oggi diventa palese e incontrovertibile il diffuso processo di controllo dell’operato e dell’universo simbolico che si costruisce nelle scuole pubbliche, nonostante questo sia stato messo opportunamente al riparo dalla nostra Costituzione mediante il principio ella libertà educativa e del pluralismo culturale, che non richiedono di prestare giuramenti nei confronti di una qualche ideologia totalitaria, tirannica e antidemocratica.  Questa premessa potrebbe essere anche sufficiente per trasmettere, da docenti ed educatori, la nostra preoccupazione relativamente al clima che da qualche tempo si vive nelle scuole, un clima che provammo a documentare in uno dei momenti più cupi della nostra storia, cioè durante le prove tecniche di regime, ma allora c’era la pandemia e l’emergenza sanitaria imponeva di mettere davanti a tutto, anche davanti alla libertà soggettiva di trattamento sanitario, l’interesse collettivo e così con lo slogan di “sorvegliare e pulire” obbedimmo, ci vaccinammo e tornammo a scuola come soldatini, “armati” di disinfettanti, a sanzionare comportamenti che violassero la regola del distanziamento sociale, umano e fisico. Ma la nostra preoccupazione si è acuita qualche tempo fa, quando un editore poco coraggioso, il bolognese Zanichelli, non ha avuto nulla da eccepire davanti alle intimidazioni del Governo, che ha segnalato l’anomalia in un suo manuale e lui prontamente è ricorso alla sostituzione, al macero, alla rimozione della pagina incriminata. Noi lo abbiamo segnalato su ROARS e poche altre testate hanno avuto l’avventatezza di rilanciare la denuncia.  E, tuttavia, questa pratica di intervenire negli affari della scuola mediante circolari commemorative su ricorrenze imbarazzanti, come quelle sulla celebrazione del 4 novembre, con correzioni revisionistiche, come quelle sulle Foibe, intimidazioni diffuse e sanzioni ad personam, come nel caso di Christian Raimo, sta diventando una pratica abituale. E, allora, come dice Luciano Canfora, in questi casi «è legittimo allarmarsi quando si osservano repliche di quei comportamenti: intimidire l’opposizione con accuse inverosimili, intimidire singoli oppositori con raffiche di querele, metter sotto accusa o delegittimare gli organi di controllo, demonizzare i governi precedenti ventilando “commissioni d’inchiesta” a getto continuo, monopolizzare l’informazione (pronta, per parte sua, all’autocensura), progettare di stravolgere l’ordinamento costituzionale. È un sistema di controllo che potrebbe definirsi “reazionarismo capillare di massa”, facente perno su ceti medi impoveriti, antipolitici e vagamente xenofobi». Certo, ciò che intendiamo segnalare è che questa volta, a differenza del bolognese Zanichelli, il barese Alessandro Laterza, erede di una storica tradizione antifascista che risale nientedimeno che alla collaborazione con Benedetto Croce, non si è lasciato intimidire e ha sostenuto il lavoro dei suoi autori e delle sue autrici Caterina Ciccopiedi, Valentina Colombi, Carlo Greppi e Marco Meotto, storiche di professione, ricercatrici e docenti, dichiarando «Senza ricamarci troppo: siamo nell’anticamera della censura e della violazione di non so quanti articoli della Costituzione».  Ora, se nel caso del manuale di Zanichelli ad essere contestato dal Governo era un passaggio in cui l’ONG Human Rights Watch riferiva di una maggiore disposizione all’accoglienza nell’impianto legislativo del Governo Conte rispetto a quello precedente sotto il dicastero di Matteo Salvini, in quest’ultimo caso è abbastanza curioso il motivo del contendere con intento intimidatorio. Ciò che si contesta, infatti, da parte della deputata di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli nel volume di storia per il V anno dei Licei, Trame del tempo, è l’attribuzione di una sorta di continuità tra il fascismo e il partito al governo, la cui direzione è affidata a Giorgia Meloni, cioè lo stesso partito al quale la deputata Montaruli, che chiede ispezioni e accertamenti presso l’Associazione Italiana Editori, appartiene. Insomma, ha davvero del ridicolo questa evidenza autoaccusatoria, se non fosse tragica dal momento che il soggetto dal quale promana è chiaramente incapace di comprendere l’autogol commesso. Basterebbe pensarci un attimo per mettere a nudo il cortocircuito logico e politico in cui si è cacciata l’onorevole. Se, infatti, l’arguta parlamentare si fosse limitata a denunciare l’estraneità del partito guidato da Giorgia Meloni da retaggi fascisti, circostanza ovviamente improbabile giacché viene sbandierata dalla stessa Presidente del Consiglio dei ministri, avrebbe semplicemente smentito gli autori e si sarebbe automaticamente collocata lungo una linea difensiva autoassolutoria conforme allo scopo della denuncia a mezzo stampa. E, invece, al contrario, cosa fa l’onorevole Montaruli? Si spertica nell’intimidire in maniera fascistoide degli storici, i quali hanno avuto l’ardire di rilevare il retaggio fascista di soggetti politici che, del resto, rimangono incapaci di dichiararsi antifascisti. Insomma, se intimidisci degli storici per ciò che scrivono; se richiedi che il loro lavoro venga ispezionato, non si sa a quale titolo, dall’Associazione Nazionale Editori; se chiedi che venga svolta una interrogazione parlamentare sul loro operato, è chiaro che si tratta di un atteggiamento fascistoide, rispondente ad alcune di quelle caratteristiche di cui ci parlava Umberto Eco, nel suo Il fascismo eterno, in particolare quando il semiologo tra i punti fondamentali dell’Ur-fascismo citava l’avversione nei confronti di qualsiasi critica e la paura della differenza. Ecco, tutti questi segnali andrebbero pur sempre collocati, non dimentichiamolo, all’interno del quadro tracciato dalle nuove Indicazioni Nazionali per il curricolo della Scuola dell’infanzia e Scuole del Primo ciclo di istruzione, proprio quelle in cui la storia subiva un forte arretramento interpretativo di marca chiaramente colonialistica, circostanza, del resto, ampiamente criticata dagli storici e, in particolare, dalla Società Italiana di Didattica della Storia. Non a caso, proprio su questo tema, in un Convegno CESP a Palermo dal titolo Edward W. Said, la cultura dell’anti-colonialismo e la sua presenza nella scuola italiana avevamo provato ad indagare tra la manualistica in dotazione nelle scuole superiori quale fosse quella più incline ad un approccio inclusivo e meno occidentalista e il risultato era assolutamente favorevole a Caterina Ciccopiedi, Valentina Colombi, Carlo Greppi, Marco Meotto, Trame del tempo, Laterza, Roma-Bari, seguito da Andrea Giardina, Giovanni Sabbatucci, Vittorio Vidotto, I mondi della storia, Laterza, Roma-Bari e da pochi altri. Che i tempi siano quantomeno tenebrosi è, dunque, piuttosto chiaro. Se poi a tutto ciò ci aggiungiamo il culto della morte e l’ideologia della guerra, che comporta la lotta contro il pacifismo, giacché «Il pacifismo è allora collusione con il nemico, il pacifismo è cattivo perché la vita è una guerra permanente» con conseguente militarizzazione delle scuole, allora non si capisce davvero di cosa debba dolersene l’onorevole Montaruli per questa conclamata continuità storica e politica del Governo Meloni, il più a destra della storia italiana repubblicana, con l’Ur-fascismo.  Eppure, proprio dalla storia passata noi docenti ed educatori qualcosa l’abbiamo imparata, cioè abbiamo compreso il ruolo determinante dei professionisti della formazione nel costruire coscienze critiche non solo mediante discorsi e argomentazioni, ma anche attraverso azioni concrete, come il boicottaggio, ad esempio, vale a dire la scelta consapevole di un manuale più indipendente piuttosto che un altro più disposto ad obbedire e prono a sostituire, a censurare, a cassare dietro indicazione del Ministero. Insomma, a fronte di storici, storiche ed editori coraggiosi occorrerebbe altrettanto coraggio da parte della classe docente, per non rischiare di finire come le rane bollite. Michele Lucivero
Riccardo Torregiani antirazzista, antifascista, uomo di pace
E’ veramente difficile, direi impossibile, ricostruire nei pochi minuti del mio intervento le molteplici attività a cui si è dedicato Riccardo nell’arco di tutta la sua vita, a partire da quelle che lo hanno visto, in una prima fase, avere … Leggi tutto L'articolo Riccardo Torregiani antirazzista, antifascista, uomo di pace sembra essere il primo su La Città invisibile | perUnaltracittà | Firenze.
Le porte di Tannhäuser #2
Puntata omaggio al maestro Leiji Matsumoto da poco scomparso. Abbiamo parlato della sua vita, delle sue opere, in particolare di “Capitan Harlock”, cercando di scoprirne la filosofia e gli ideali scaturiti dal suo vissuto tra movimenti pacifisti e antimilitaristi e le censure dell’occidente. Salpate con noi alla scoperta dell’universo di uno dei più grandi Maestri della fantascienza Nipponica.