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Cittadinanza onoraria al CAPAR: a Pisa esaltazione della militarizzazione della società
La città di Pisa approva la cittadinanza onoraria al CAPAR Centro Addestramento Paracadutisti della Brigata Folgore, segnando il passo in quel clima di crescente militarizzazione della società ed esaltazione cieca delle forze armate. Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università condanniamo fermamente questa scelta tutta politica e, in particolare, rimaniamo indignati dal fatto che tra le motivazioni di merito che giustificano l’approvazione della delibera ci sia proprio il rapporto tra le forze armate e gli ambienti educativi. Si sottolinea, infatti, nel documento la centralità di questo tipo di attività della Forza Armata che si espleta «svolgendo numerosi incontri con gli studenti presso le scuole superiori del territorio e ospitando gli studenti di scuole di tutta Italia impegnati in viaggi d’istruzione. In particolare nelle visite guidate all’interno della Caserma le scolaresche di ogni ordine e grado possono osservare in prima persona, per il tramite di appositi circuiti guidati, la fase di formazione di tutti gli aspiranti paracadutisti e i cicli tecnici legati ai vari materiali aviolancistici. Si può, inoltre assistere alle lezioni sul Metodo di Combattimento Militare, di cui il CAPAR ospita il centro di formazione per gli istruttori per tutta la Forza Armata, un addestramento a cui tutti i militari sono sottoposti per il loro addestramento nel combattimento corpo a corpo». Insomma la pervasiva presenza dei corpi militari all’interno delle scuole diventa un vanto tale da meritare la cittadinanza onoraria, tanto più che la particolare attenzione che il CAPAR rivolge alle nuove generazioni ha l’obiettivo di impartire «lezioni sul Metodo di Combattimento Militare» che è espressamente studiato per consentire al militare completamente equipaggiato la sopravvivenza sul campo di battaglia, anche senza l’impiego di armi da fuoco. Una formazione completa quindi che alle tipiche tecniche di combattimento affianca lezioni sui traumi e sulla psicologia del combattente. Ma, oltre allo scritto, a destare sconcerto ci sono anche le dichiarazioni dei consiglieri di maggioranza, favorevoli al provvedimento. In particolare, il consigliere di Pisa al Centro (militare di professione) che prima di tutto ricorda come «le forze armate servano a permettere a tutti di esprimere liberamente il proprio parere», poi esalta il motto “si vis pacem, para bellum” giustificando le crescenti spese militari per la cosiddetta cultura della difesa e della sicurezza. «I rapporti con le scuole» a sua detta, «non sono fatti per esportare il militarismo, ma sono fatti per far conoscere ai ragazzi quali sono le offerte lavorative che il nostro paese offre, come tutte le aziende vanno nelle scuole a fare vedere quali sono i profili di carriera». In maniera del tutto fuorviante si mettono sullo stesso piano l’esercito e tutte le forze armate e il mondo delle aziende, come se quello del militare fosse un mestiere come un altro prescindendo da quelle che sono le reali funzioni degli uomini in divisa previste dalla Costituzione. Al tempo stesso si disvela senza pudore quello che da ormai anni stiamo denunciando, ovvero l’opera ossessiva di reclutamento nelle nostre scuole di ogni ordine e grado. Questo totale capovolgimento della realtà non si ferma neanche davanti al tragico ricordo di Emanuele Scieri, che proprio nel centro di addestramento che viene oggi celebrato, è morto vittima del nonnismo. Si torna a parlare delle cosiddette mele marce, della mancata applicazione di norme e discipline, la cui necessità viene pervicacemente ostentata, senza ammettere che è proprio quella cultura del disciplinamento e del militarismo che ci porta oggi sempre più alla soglia di una guerra mondiale. Una pagina triste e pericolosa quella scritta oggi dal Consiglio comunale di Pisa, che non ha mancato di esaltare gli spettacoli degli aviolanci e la presenza sul territorio con strade sicure, altri esempi ormai paradigmatici della inarrestabile e sempre più deprecabile diffusione della cultura militarista in ogni ambito civile. Qui il link al consiglio comunale Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Pisa
M come Matteotti o M come Mussolini?
La maggioranza di centro-destra del Comune di Biella ha respinto nella seduta del 29 aprile 2025 la mozione per revocare la cittadinanza onoraria a Mussolini e conferirla a Giacomo Matteotti e all’antifascista vittima del regime Iside Viana. I motivi addotti dai gruppi di maggioranza (FdI, Forza Italia, Lista civica Gentile), tutti come vedremo inconsistenti, sono stati di tre ordini. Motivazione giuridico-regolamentare: non ha senso e addirittura non è possibile togliere la cittadinanza onoraria a una persona defunta (Mussolini), né concederla (Matteotti). Nessuna norma di legge prevede l’istituto della cittadinanza onoraria, quindi né la concessione, né la revoca. Ma quasi tutti i Comuni prevedono e disciplinano la concessione di tali onorificenze nello statuto o in apposito regolamento o comunque la concedono con deliberazione del consiglio comunale anche in assenza di una esplicita normativa regolamentare. E’ evidente che chi è cittadino a tutti gli effetti e gode dei diritti di cittadinanza tra cui il voto perde automaticamente i requisiti di cittadinanza quando muore. Ma la cittadinanza onoraria è appunto un titolo puramente onorifico e non si può affermare che cessi di valere con la morte della persona. Ad esempio nel centenario della commemorazione della traslazione del Milite Ignoto il 4 novembre 1921 nel Sacello dell’Altare della Patria a Roma, sono stati 3.200 i Comuni che hanno concesso la cittadinanza onoraria al Milite Ignoto. In assenza di norme legislative i Comuni hanno ampia discrezionalità, a volte regolamentata e altre no. Tanto che sono molti i Comuni che hanno revocato la cittadinanza onoraria a Mussolini senza che fosse loro posto alcun rilievo dal punto di vista legislativo visto che una legislazione in materia non esiste. A meno che il regolamento comunale non preveda esplicitamente l’impossibilità della revoca qualora l’insignito non sia più in vita, e non è il caso di Biella, oppure non ci sono ostacoli giuridici alla revoca della cittadinanza onoraria conferita a Mussolini. Sulla revoca di onorificenze a cittadini defunti ci viene in aiuto proprio un parlamentare di FdI anche se si tratta di onorificenze dello Stato in questo caso e quindi regolamentate dalla legge 178/1951. Il titolo di Cavaliere di Gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana, decorato di Gran Cordone, al “maresciallo Tito” fu conferito il 2 ottobre 1969 dal Presidente della Repubblica Saragat. Una associazione ritenendo Tito responsabile delle foibe aveva chiesto la revoca. Revoca non concessa da Napolitano perché Tito era morto. Proprio per superare tale pregiudiziale divieto alcuni parlamentari (primo firmatario on. Rizzetto del partito FdI), ritenendo comunque indegno Tito anche a memoria di tale onorificenza hanno presentato nel 2024 la proposta di legge n. 883 con la quale si vuole modificare l’art. 5 della legge 3 marzo 1951, n. 178 aggiungendo il seguente comma: «In ogni caso incorre nella perdita della onorificenza l’insignito, anche se defunto, qualora si sia macchiato di crimini crudeli e contro l’umanità. Motivazione legata al “cancel culture”: è evidente che non si tratta di togliere di mezzo stadio, stazione e tutti gli edifici che risalgono al ventennio. Così come è giusto che rimangano ad esempio anche le scritte murali del periodo fascista. Ma qui si tratta d’altro. La cittadinanza onoraria rimane in perpetuo e quella decisione del podestà la si può benissimo cancellare se si tiene conto del profilo criminale del cittadino onorario Mussolini. Possiamo anche ritenere che quando l’onorificenza è stata concessa il duce non si fosse ancora macchiato dell’imperdonabile crimine delle leggi razziste, dei lager in terra italiana, dell’entrata in guerra a fianco di Hitler. Ma ora che tutto ciò lo sappiamo e che tanti cittadini hanno pagato con la vita nei campi di combattimento e nei campi di concentramento quelle scelte sciagurate? Sarebbe poco onorevole mantenerlo per la città altro che rispetto per una decisione presa 100 anni fa! Motivazione “perché non l’hanno fatto loro?”: probabilmente i vari sindaci di centro sinistra succedutisi dal 1945 in poi non si sono accorti di questa cittadinanza onoraria sepolta da qualche parte altrimenti sarebbero intervenuti. E’ merito recente del Comitato “M come Matteotti” di Biella avere riportato alla luce questa vicenda e aver raccolto in poco tempo quasi 1.000 firme di cittadini favorevoli a togliere la cittadinanza onoraria al duce e darla a due sue vittime. Se il Comune avesse ritenuto giusta tale decisione avrebbe colto la palla al balzo attribuendosi caso mai il merito di essere intervenuti per primi per risolvere il problema. Se invece non la si ritiene una decisione giusta, come in effetti è stato, perché mai affermare addirittura che i precedenti amministratori di centro sinistra avevano un profilo intellettuale diverso? E allora l’unica motivazione che regge dovrebbe essere espressa con chiarezza: Mussolini ce lo teniamo perché ha fatto anche cose buone, per l’Italia e per Biella. Ed è evidente che il fascismo ha fatto anche cose utili ad esempio in campo sociale o dei lavori pubblici. A Biella lo stadio, la stazione e la Biella-Novara risalgono al ventennio. La domanda a questo punto è: sono emendabili le nefandezze del regime (soppressione della democrazia, violenze contro gli oppositori, leggi razziste, accordo con Hitler, tragedia della II guerra mondiale) sulla base delle cose buone fatte. A parere di chiunque sia antifascista la risposta è no. Ma capiamo che si possa anche vederla in modo diverso. Basta dirlo in modo trasparente.   Giuseppe Paschetto