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La Uno bianca e altre storie nell’ultima fase della strategia della tensione
Introduzione Le vicende legate alla cosiddetta “banda della Uno bianca” e alla “Falange Armata” che agirono a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta, sebbene costituiscano una profonda ferita ancora aperta per coloro che tali vicende hanno vissuto anche indirettamente, non sono state al […] L'articolo La Uno bianca e altre storie nell’ultima fase della strategia della tensione su Contropiano.
VERONA: CHIUSA L’OCCUPAZIONE DEL GHIBELLIN, MA “LA LOTTA È ANCORA APERTA”. TRASMISSIONE SPECIALE CON LE VOCI PROTAGONISTE
Si è chiusa l’esperienza di occupazione abitativa del Ghibellin Fuggiasco. Attiviste e attivisti del Laboratorio Autogestito Paratod@s di Verona hanno comunicato alla stampa una decisione presa già da alcuni mesi e che a portato alla chiusura definitiva dello stabile di viale Venezia 51, lo scorso 10 maggio. Il tempo intercorso da allora è servito a Paratod@s per elaborare una posizione politica da rendere pubblica e anche per continuare a trovare una soluzione abitativa alle decine di migranti che senza il Ghibellin non hanno un posto dove abitare. L’idea di occupare lo stabile abbandonato da trent’anni, che si trova a lato dello spazio Paratod@s, era stata presa nel 2021. All’epoca decine di giovani originari principalmente da alcuni paesi dell’Africa occidentale, erano stati ospitati nei locali in affitto da compagni e compagne, dove da dieci anni si svolgono attività politiche e culturali. Era poi scaturita l’idea di occupare la struttura adiacente al Laboratorio. Non doveva essere un’occupazione di lungo periodo, precisano nel comunicato diffuso oggi il collettivo Paratod@s, “pensavamo si trattasse di una situazione temporanea e non immaginavamo l’inizio di un percorso”. I coinquilini che alloggiavano al Ghibellin erano perlopiù lavoratori in regola con il permesso di soggiorno, provenienti principalmente da Mali, Burkina Faso, Senegal, Gambia e Nigeria. Oltre 150 quelli ospitati negli anni: hanno alloggiato nei due piani dello stabile occupato, in alcuni periodi, anche da 60 persone contemporaneamente. Negli stessi spazi aveva trovato alloggio anche Moussa Diarra, ventiseienne maliano ucciso dalla Polizia il 20 ottobre scorso. “Le condizioni igienico/sanitarie e le problematiche strutturali dell’edificio non consentivano più di garantire il pieno rispetto della dignità umana. E se non abbiamo tenuto fede all’impegno di chiudere prima dell’inverno è stato solo per non aggiungere altro disagio alla già grave emergenza freddo, gestita con numeri e modalità che da sempre riteniamo insufficienti e non adeguate”, è scritto nel comunicato stampa. “Negli anni si è venuta a creare una comunità di lotta composta da attivisti e migranti“, aggiungono ai nostri microfoni da Paratod@s, ripercorrendo l’esperienza. “Speravamo che l’enormità del problema sollevato e la nostra spinta dal basso avrebbero portato a risposte concrete e ad un cambio radicale di visione sul tema casa, accoglienza e dormitori”. Negli anni qualche risposta è arrivata, lo riportano i numeri diffusi oggi da Paratod@s: “15 persone sono stabilmente ospitate in strutture Caritas, attraverso l’intervento del vescovo Pompili, tra dicembre 2023 e gennaio 2024; 22 persone hanno una casa AGEC (tra quelle non comprese nel piano di riatto/assegnazione dell’ente) attraverso la collaborazione con la cooperativa La Casa degli Immigrati; 5 persone hanno ottenuto posti letto attraverso la collaborazione con la cooperativa La Milonga; 1 persona ha avuto posto letto attraverso i servizi sociali del Comune di Verona; circa 30 persone hanno ottenuto la residenza fittizia, attraverso il dialogo con l’ufficio anagrafe del comune di Verona e la collaborazione con la rete sportelli; 6 persone sono state escluse da qualunque tipo di percorso e soluzione da parte delle istituzioni, nonostante la pressione esercitata nei mesi successivi, affinché si trovasse una sistemazione”. Compagni e compagne di Paratod@s rivendicano un’esperienza che “ha mostrato come l’azione dal basso di autorecupero di un edificio abbandonato sia pratica possibile, realizzabile e necessaria. In una città come Verona, con centinaia di edifici pubblici vuoti, con un mercato immobiliare intossicato dal profitto, in cui a student3 universitari3 vengono chiesti 500 euro per un posto letto, i progetti di Hotel/cohousing sociale dovrebbero essere pubblici e accessibili”. Radio Onda d’Urto ha incontrato la comunità del Ghibellin presso il Laboratorio Autogestito Paratod@s e ha realizzato una trasmissione speciale con i protagonisti dell’esperienza dell’occupazione abitativa. La prima parte della trasmissione (37 minuti). Ascolta o scarica La seconda parte della trasmissione (42 minuti). Ascolta o scarica Con le voci di Rachele Tomezzoli, Giuseppe Capitano, Osasuyi, Alessia Toffalini, Bakari Traoré, Sekou.
Presidi per Gaza, a Torino scattano le richieste d’arresto
Torino è da sempre un’eccezione nel panorama italiano per la gestione del conflitto. A conferma di quello che molti dicono della città, definita come un laboratorio di contrasto ai movimenti sociali, lunedì la procura ha chiesto quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere e altre tre agli arresti domiciliari nell’ambito […] L'articolo Presidi per Gaza, a Torino scattano le richieste d’arresto su Contropiano.
Manifestazione del 26 luglio in Val di Susa: Amnesty International Italia documenta un uso indiscriminato, sproporzionato e ad altezza di persona dei gas lacrimogeni
La manifestazione del 26 luglio in Val di Susa, organizzata a margine del festival dell’Alta Felicità dal movimento “No Tav”, è stata caratterizzata da fasi del tutto pacifiche e da momenti di tensione. Gli osservatori di Amnesty International Italia erano presenti alla manifestazione e hanno potuto monitorare due delle azioni realizzate dal gruppo di manifestanti, presso il cantiere di San Didero e Traduerivi. Nella zona da loro monitorata a San Didero, gli osservatori hanno documentato un uso sproporzionato e indiscriminato di gas lacrimogeni da parte delle forze di polizia: tra i 180 e i 200 in poco più di un’ora contro circa 500 manifestanti, in risposta al lancio di oggetti. Le forze di polizia hanno utilizzato i gas lacrimogeni anche contro persone che si stavano allontanando e che non rappresentavano alcuna minaccia per l’incolumità altrui. In diversi casi, anziché essere diretti verso l’alto, le granate contenenti gas lacrimogeni sono state lanciate ad altezza persona: ne è stato testimone diretto anche uno degli osservatori di Amnesty International Italia, che nonostante indossasse la pettorina, è stato colpito sulla schiena. Sono state ferite altre due persone, rispettivamente alla nuca e alla fronte. Come già emerso in precedenti osservazioni in Val di Susa, anche quest’anno le forze di polizia hanno dunque fatto un uso dei gas lacrimogeni non rispettoso degli standard internazionali sui diritti umani. Amnesty International Italia ricorda che, secondo i medesimi standard, una protesta pacifica, seppur attraversata da circoscritti atti di violenza, resta pacifica e le forze di polizia devono garantire che possa proseguire, tutelando le persone che vi stanno partecipando; la forza dovrebbe essere utilizzata come ultima risorsa, solamente laddove non esistano altri mezzi per raggiungere obiettivi legittimi e solo quando sia necessaria e proporzionata alla situazione. Ulteriori informazioni  Riguardo ai gas lacrimogeni, gli standard internazionali riguardanti l’uso della forza e delle armi meno letali prevedono che il loro impiego e uso debbano essere posti sotto il comando e il controllo di un ufficiale con funzioni di comando e adeguatamente formato per evitare o ridurre i danni per le persone e per garantirne un uso sicuro e appropriato. Le forze di polizia possono legittimamente usare i gas lacrimogeni solo in caso di violenza diffusa ma mai possono ricorrervi nel caso di atti isolati di violenza e tantomeno per disperdere un’assemblea pacifica. La quantità di gas lacrimogeno erogato deve essere attentamente monitorata e controllata. È necessario evitare quantità eccessive, per prevenire danni sproporzionati e limitare l’impatto sulle persone che vivono nella zona o sui partecipanti stessi. . Nel caso si renda necessario l’uso di gas lacrimogeni, vi deve essere sempre un preavviso prima del loro impiego per permettere alle persone di allontanarsi; se utilizzati, non devono mai essere lanciati direttamente contro chi sta manifestando, poiché potrebbero causare gravi lesioni o morte, né tantomeno contro persone in fuga o che si sono già allontanate dal luogo della protesta. Amnesty International
Quando la divisa uccide la musica: la morte di Dj Godzi
Michele Noschese, 35 anni, noto come DJ Godzi, era un artista partenopeo affermato nel panorama della musica elettronica e tech-house. Laureato in Economia e commercio, aveva anche un passato come sportivo e calciatore. Viveva a Ibiza, Michele, da dodici anni, dove aveva costruito una carriera di successo esibendosi in club […] L'articolo Quando la divisa uccide la musica: la morte di Dj Godzi su Contropiano.
Bologna, indagato il sostituto commissario che ordinò la perquisizione corporale integrale su una manifestante di Extinction Rebellion
È stata chiesta l’iscrizione al registro degli indagati per il sostituto commissario che, nel luglio 2024, ordinò la perquisizione corporale di una manifestante di Extinction Rebellion, facendola spogliare integralmente all’interno della Questura di Bologna. Secondo il GIP la perquisizione fu eseguita al di fuori dei casi previsti dalla legge. “Restituita dignità a me e a tutte le persone che hanno subito lo stesso trattamento”, dichiara la donna vittima dell’abuso. Il Tribunale di Bologna ha chiesto l’iscrizione al registro degli indagati del sostituto commissario della Questura di Bologna per il reato di perquisizione e ispezione personali arbitrarie (art. 609 c.p). L’episodio contestato risale al luglio 2024 e riguarda una perquisizione corporale avvenuta nei locali della Questura, ritenuta “arbitraria, vessatoria e umiliante” dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP). Quel giorno, in seguito a una protesta nonviolenta di Extinction Rebellion in Piazza Maggiore, in occasione del G7 Scienza e Tecnologia, ventuno persone vennero trasferite in Questura e trattenute per oltre nove ore. Una di loro venne fatta spogliare in un bagno sporco e nauseabondo e le venne ordinato di fare dei piegamenti sulle gambe, sotto gli occhi dell’agente di polizia che la stava perquisendo alla ricerca di “materiale di propaganda”. La donna, profondamente provata da quanto accaduto, aveva quindi sporto denuncia, per la quale lo scorso gennaio la PM incaricata delle indagini aveva tuttavia chiesto l’archiviazione. Un atto a cui, con il supporto del proprio legale, l’avvocato Ettore Grenci, e del movimento Extinction Rebellion, la donna decise di opporsi. “A distanza di un anno dagli eventi viene finalmente restituita dignità a me e a chissà quante altre persone senza voce oltre a me”, dichiara Valentina, la donna che ha denunciato. “Il GIP afferma chiaramente che quel giorno ho subito una grave violazione dei miei diritti di persona: oggi più che mai è fondamentale ribadire con forza che manifestare non è un reato. Chi esprime dissenso non deve rischiare di andare incontro a trattamenti del tutto arbitrari e per questo illegittimi”. L’ordinanza del GIP sottolinea, infatti, come “la perquisizione di cui si tratta deve ritenersi eseguita fuori dai casi previsti dalla legge e comunque con modalità tali da renderla abusiva” e ancora che “appare inverosimile, priva di qualsiasi fondamento, non normativamente prevista, la giustificazione di rintracciare possibili strumenti idonei a provocare atti di autolesionismo”. Il GIP ribadisce inoltre come nessuna “prassi” possa giustificare comportamenti oltre la legge o contro la legge, procedendo a perquisizioni arbitrarie o consentendo l’utilizzo di modalità vessatorie e umilianti. Quanto accaduto a Bologna un anno fa si è poi ripetuto a Brescia in gennaio, quando un’altra manifestazione di Extinction Rebellion si concluse con il fermo illegittimo di molte ore di ventitré persone e la perquisizione corporale di altre sette donne. Di fronte ai microfoni di Mediaset, e non in Parlamento come chiesto dalle numerose interrogazioni parlamentari, Piantedosi descrisse le perquisizioni come “una pratica operativa che in determinate circostanze è consentita e anche prescritta” affermando che “tutto si è svolto nella piena regolarità”. Una lettura dei fatti che l’ordinanza del GIP di Bologna mette chiaramente in discussione. “La polizia ha il ruolo e il dovere di proteggere i cittadini, a maggior ragione quando si trovano, anche temporaneamente, sotto la sua custodia” riporta Extinction Rebellion. “In uno Stato democratico non può esserci spazio per una gestione dell’ordine pubblico basata su abusi e intimidazioni, sempre più frequenti nelle Questure e nelle piazze italiane per ordine del governo. A prescindere da come andrà a finire, è essenziale che storie come queste vengano portate alla luce e vengano sottoposte a un processo trasparente. Ne va del futuro della nostra democrazia”. Fonti Extinction Rebellio, https://extinctionrebellion.it/press/2024/07/09/g7-tecnologia-bologna/ Extinction Rebellion, https://extinctionrebellion.it/press/2024/07/10/bologna-abusi-questura/ Extinction Rebellion, https://extinctionrebellion.it/press/2024/07/27/denuncia-questura-bologna/ Extinction Rebellion, https://extinctionrebellion.it/press/2025/01/17/opposizione-archiviazione-bologna/ Extinction Rebellion, https://extinctionrebellion.it/press/2025/01/13/brescia-abusi-questura/ RAI News, https://www.rainews.it/articoli/2025/01/piantedosi-a-brescia-perquisizioni-consentite-ma-ci-sia-proporzionalita-703c1dc8-4272-4bf0-990b-b66ac03cbdd0.html   Extinction Rebellion
Police abolition. Corso di base sull’abolizione della Polizia
Non poteva mancare la canea reazionaria e sbirresca… La stessa che chiede “libertà” per le imprese e “impunità” per il potere (da primo politico all’ultimo dei poliziotti) si è scatenata al solo leggere il titolo di un libro che sarà presentato in questi giorni a Monza: Police abolition. Corso di base […] L'articolo Police abolition. Corso di base sull’abolizione della Polizia su Contropiano.
LAVORO: LA POLIZIA CARICA GLI OPERAI DI GRUPPO 8 (FO) IN SCIOPERO. TRE LAVORATORI IN OSPEDALE, MA LA RESISTENZA CONTINUA
Violente cariche di polizia ai cancelli della Gruppo 8 di Forlì, dove i lavoratori sono in sciopero e picchetto supportati dal sindacato di base Sudd Cobas. Da undici giorni lavoratori e sindacalisti presidiano i cancelli della fabbrica del Gruppo 8, azienda che produce divani di lusso che vengono venduti anche a 100mila euro l’uno. Difendono il loro posto e contratto di lavoro, “conquistato dopo anni di lotte”, sottolineano dal sindacato. Fino a dicembre, infatti, i lavoratori di questa azienda erano costretti a vivere dentro il capannone, dove cucinavano anche, con le bombole del gas e i cavi elettrici scoperti. Grazie alla lotta, hanno ottenuto condizioni di lavoro almeno dignitose. Per questo i padroni della multinazionale HTL, con sede a Singapore, ora vogliono chiudere lo stabilimento e delocalizzare la produzione in Cina, licenziando quindi gli operai. Oggi, lunedì 14 luglio 2025, la polizia ha attaccato il presidio permanente degli operai ai cancelli di Gruppo 8 con l’obiettivo di consentire all’azienda lo svuotamento del magazzino: un’operazione impedita finora dal blocco operaio. Il bilancio, al momento, è di almeno tre lavoratori feriti e portati in ospedale. Nonostante la violenza e le cariche, il picchetto continua a resistere. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto l’intervento di Arturo del sindacato di base Sudd Cobas. Ascolta o scarica.
Mimì e Angelo sono liberi. La lotta dei disoccupati napoletani organizzati va avanti
Facciamo un passo indietro. Il giorno prima, giovedi10 luglio,è un giorno importante per i disoccupati che hanno partecipato ai corsi di formazione. C’è il click day per 800 persone che potranno accedere a contratti di lavoro. A ciò si è arrivato dopo anni di lotte dei disoccupati napoletani organizzate dai […] L'articolo Mimì e Angelo sono liberi. La lotta dei disoccupati napoletani organizzati va avanti su Contropiano.