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CAMBIARE LA SCUOLA (PER) CAMBIARE LA CITTÀ
Nei giorni 5 e 6 dicembre 2025, presso il “Museo Riso” di Palermo, si terrà l’evento “Cambiare la scuola (per) cambiare la città”, rivolto a dirigenti e docenti, con la partecipazione di esperti, attivisti e studiosi chiamati a riflettere e portare esperienze sulle potenzialità della scuola come motore di trasformazione sociale e sulla capacità dei laboratori urbani di promuovere processi di rigenerazione e innovazione nelle città. Come CIRCE condurremo un laboratorio di Pedagogia Hacker. CAMBIARE LA SCUOLA (PER) CAMBIARE LA CITTÀ Educare nelle crisi Incontri, tavole rotonde, laboratori Palermo, 5-6 dicembre 2025 Qui il programma completo Il convegno Cambiare la scuola (per) cambiare la città intende esplorare il ruolo della scuola come presidio educativo e sociale in un’epoca segnata da profonde crisi: dalla dispersione scolastica al bullismo, dal crescente disagio giovanile alla miseria delle troppe periferie, dal rapporto tra tecno- logia e didattica alle insufficienze di un sistema educativo che chiede sostegno fuori da sé. Ad essere in crisi, infatti, non è solo la scuola, bensì la città nel suo complesso, con le sue enormi contraddizioni e il continuo involversi della situazione sociale. Occorre allora interrogarsi su come infrastrutturare una città basata sull’inclusione di tutti e tutte, compresi i soggetti più marginalizzati. Se le città si configurano come un luogo nel quale mancano spazi, opportunità e tutele, è giunta l’ora di invertire la rotta. In un Paese attraversato da profonde disuguaglianze territoriali, dove nascere a Palermo o a Bolo- gna determina ancora oggi l’accesso diseguale ai diritti fondamentali, parlare di educazione signi- fica parlare di giustizia sociale. La scuola non può più essere l’anello debole di un sistema che riproduce le disuguaglianze invece di combatterle ma deve tornare a essere il luogo in cui si garan- tisce a tutte e tutti, senza eccezioni, l’accesso equo e universale ai saperi, alla possibilità di scegliere il proprio futuro, all’autonomia di pensiero. Va garantita un’istruzione pubblica e democratica, pensata per emancipare e non per addestrare, capace di fornire ai giovani strumenti reali di lettura del mondo e resistenza all’autoritarismo in tutte le sue forme. Solo un’educazione che sin dai primi anni allena alla complessità, che coltiva lo spirito di ricerca e la capacità di interrogarsi, può generare cittadinanza consapevole, premessa ad una società giusta. Insieme alla scuola, servirà allora un sistema educativo territoriale che sia denso e plurale, in grado di garantire ad ogni ragazzo esperienze educative d’eccellenza, accessibili, laiche, capaci un domani di offrire reali opportunità individuali al servizio del benessere collettivo. Durante il convegno, insegnanti, dirigenti scolastici e educatori, insieme ad esperti del mondo ac- cademico, pedagogico e istituzionale, discuteranno problemi, strategie e priorità per rafforzare la funzione inclusiva della scuola e delle educative, per renderle di nuovo soggetti imprescindibili del futuro. Un’occasione per riflettere sull’avvenire dell’educazione come strumento di coesione e cam- biamento sociale, sul ruolo centrale della scuola come comunità capace di affrontare e prevenire le grandi emergenze sociali contemporanee. Il convegno ambisce a creare un’occasione di confronto nazionale sul tema della città e della scuola a venire, un futuro che si organizza a partire dal presente. Per farlo, occorre costruire e rafforzare una rete di attori ed esperienze che diano forza ad un’educazione attiva, nuova, intraprendente. Palermo, città simbolo delle potenzialità e delle contraddizioni del Sud, diventa così luogo emble- matico da cui far partire una riflessione collettiva per sperimentare una nuova proposta di scuola e di città. Dalle periferie un modello concreto di futuro. I TEMI E GLI ATTORI L’incontro di respiro nazionale avrà caratteristiche non tradizionali: attraverso sessioni plenarie, tavole rotonde e laboratori tematici, il convegno offrirà strumenti concreti e spunti pedagogici per rafforzare il ruolo dell’insegnante e dell’educatore come attore chiave nella costruzione di una scuola che accoglie, orienta, prepara e protegge. L’iniziativa vedrà il coinvolgimento attivo di scuole, enti del terzo settore e rappresentanti della pubblica amministrazione, con l’obiettivo di promuovere un dialogo costruttivo tra tutte le realtà impegnate sul territorio, che rappresentano interlocutori imprescindibili per la costruzione di un vero tessuto educante. In questo senso non si mancherà di dare importanza ai servizi educativi, dai nidi alle scuole dell’infanzia. GLI INCONTRI Le giornate si articolano in incontri in forme diverse: conversazioni e laboratori tematici. La scelta di articolare il convegno in momenti diversi nasce dall’esigenza di offrire uno spazio plurale, capace di rispondere alla complessità del tema scuola. Ogni formato permette di avvicinare il tema da prospettive differenti: dal confronto teorico alle esperienze sul campo, dalla riflessione politica all’esercizio pratico. Questa diversificazione garantisce a tutti i partecipanti – insegnanti, educatori, dirigenti, operatori sociali, amministratori – occasioni mirate di approfondimento e condivisione, favorendo così un dialogo ricco, trasversale e orientato all’azione. CONVERSAZIONI Sono spazi di confronto tra soggetti diversi: docenti, dirigenti, operatori sociali, amministratori pubblici, ricercatori. L’obiettivo è favorire il dialogo tra punti di vista eterogenei e mettere in rete le esperienze già attive sul territorio. Ogni tavola rotonda si concentra su una tema- tica specifica e mira a far emergere criticità, buone pratiche e proposte operative condivise. LABORATORI TEMATICI Sono momenti di partecipazione attiva e sperimentazione. A partire da casi concreti, strumenti didattici o approcci educativi poco battuti, i partecipanti avranno la possibilità di approfondire metodologie e tecniche applicabili al proprio contesto. Ogni laboratorio avrà un taglio operativo, pensato per fornire competenze cognitive e realizzative. Il convegno è promosso da Regione Siciliana, Comune di Palermo e curato e organizzato da FOQUS – Fondazione Quartieri Spagnoli ETS
La professione docente nella scuola di domani
Entro il 2035, il 60% delle competenze richieste ai docenti italiani sarà ridefinito dall’impatto dell’intelligenza artificiale (IA), della digitalizzazione e dall’evoluzione delle metodologie didattiche. Solo il 36% delle competenze rimarrà stabile. E’ quanto si legge nel nuovo studio “La professione docente nella scuola di domani”, realizzato da EY in collaborazione con Sanoma Italia. Una ricerca basata su strumenti di analisi predittiva, che analizza l’evoluzione delle competenze dei docenti per livello di istruzione e area disciplinare, anticipando trend futuri e rischi di obsolescenza. Lo studio evidenzia tre direttrici fondamentali che guideranno l’evoluzione delle competenze dei docenti nei prossimi dieci anni, in risposta a un contesto scolastico radicalmente trasformato. L’integrazione di agenti intelligenti e strumenti digitali avanzati permetterà di automatizzare attività standardizzate, pur mantenendo centrale il ruolo del docente nelle scelte pedagogiche e nel percorso educativo degli studenti. In parallelo, le competenze relazionali, adattive ed emotive diventeranno determinanti nell’esperienza didattica delle nuove generazioni, abituate alle interazioni digitali, ma bisognose di connessioni umane autentiche. Infine, la didattica si orienterà verso modelli personalizzati e data-driven, con l’uso di piattaforme interattive e strumenti di monitoraggio in tempo reale che richiederanno nuove abilità in ambito data literacy e progettazione digitale. Questo cambiamento si inserisce in un quadro in cui il divario tra competenze scolastiche degli studenti e richieste del mercato del lavoro ha raggiunto in Italia il 47%, superando la media OCSE del 40,9%, e rendendo fondamentale un ripensamento sistemico della formazione docente. La ricerca condotta evidenzia come l’evoluzione delle competenze dei docenti seguirà traiettorie differenti in funzione del grado scolastico e dell’area disciplinare. Nella scuola primaria, il modello stima che oltre il 40% delle competenze sarà ridefinito e questo a supporto delle competenze legate alla personalizzazione didattica e allo sviluppo personale. Tra le nuove abilità figurano l’uso di strumenti digitali interattivi, l’implementazione di attività didattiche cross‑modali [1]e di protocolli di inclusione digitale. Per quanto riguarda la scuola dell’infanzia, il docente manterrà un profilo più verticale, centrato su un nucleo di competenze legate al supporto emotivo e sociale degli studenti – infatti, secondo il modello, il 39% di queste competenze risulterà stabile. Nella scuola secondaria di I grado, invece, l’evoluzione si articolerà per area disciplinare. Nell’ambito scientifico, il 44% delle competenze subirà una trasformazione orientata alla tecnologizzazione e alla personalizzazione della didattica, mentre il 36% sarà rafforzato nella dimensione relazionale e formativa. Il 27% delle competenze sarà introdotto come nuovo requisito professionale, in integrazione con la funzione amministrativa, evidenziando un ampliamento del ruolo docente. Nell’area umanistica, la trasformazione sarà più accentuata: il 41% delle competenze relative al nucleo di comunicazione e insegnamenti evolverà verso la facilitazione espressiva e la personalizzazione, attraverso l’introduzione di strumenti per l’analisi semantica dei testi, assistenti virtuali alla scrittura e ambienti di confronto peer-to-peer. Nella scuola secondaria di II grado, l’area scientifica registrerà un’evoluzione del 42% delle competenze nell’ambito della personalizzazione, adattamento didattico, sostegno e supporto individualizzato. Nell’area umanistica, il 55% delle competenze evolverà e il 12% sarà esposto al rischio di sostituzione da parte dell’IA, soprattutto per attività come la generazione di contenuti e l’analisi semantica dei testi. Inoltre, il 38% delle competenze afferenti al nucleo “sostegno e supporto individualizzato” sarà rafforzato o ridefinito in chiave emotiva, con particolare attenzione alla mindfulness e alla resilienza relazionale. Infine, il ruolo dei docenti di sostegno evolverà verso una funzione di interfaccia tra studenti, tecnologie e famiglie. Entro il 2035, il 40% delle competenze sarà ridefinito, con un focus su adattamento della didattica, supporto emotivo e utilizzo di strumenti digitali per l’inclusione. Tra le competenze emergenti si segnalano la co-progettazione con chatbot [2] educativi, la gestione di ambienti digitali sicuri e la promozione della consapevolezza digitale. “Questi dati, si legge nelle conclusioni del rapporto, indicano la necessità di ripensare i programmi formativi per il personale scolastico non solo in funzione dell’aggiornamento tecnologico, ma come interventi di riconfigurazione professionale. I percorsi dovranno integrare tre linee d’azione: a. Formazione tecnica sull’uso consapevole e integrato dell’IA e dei sistemi digitali intelligenti, calibrata sui diversi gradi scolastici. b. Sviluppo delle competenze socio-emotive, narrative, relazionali, con un’attenzione alla dimensione etica, interculturale e inclusiva. c. Ristrutturazione dei modelli valutativi, didattici e organizzativi, con l’introduzione di strumenti automatizzati che liberino tempo per l’interazione pedagogica di qualità”. Qui per scaricare il report: https://www.ey.com/it_it/functional/forms/download/ey-sanoma-competenze-docenti [1] Cross modale” descrive la capacità del cervello di integrare stimoli sensoriali diversi. Per esempio, il cervello può combinare informazioni visive (un volto) e uditive (una voce) per identificare una singola persona. Questo processo, chiamato anche integrazione cross-modale, è fondamentale per la percezione unitaria del mondo. [2] Un chatbot è un programma informatico che simula una conversazione umana, utilizzando testo o voce per rispondere a domande, fornire informazioni o eseguire azioni. Giovanni Caprio
Contrasto alla guerra ibrida: il/la docente addestratore/trice per la guerra cognitiva
Il 17 novembre 2025 si è riunito il Consiglio Supremo di Difesa presieduto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella cui hanno partecipato, tra gli altri, il ministro della Difesa Crosetto e la prima ministra Meloni. In uno scenario in cui la narrazione ossessiva che tira acqua al mulino dei fautore dei degli investimenti in difesa in particolare nella cyber-security non poteva mancare il ruolo dell’istituzione scolastica implicata in prima persona nella formazione dei futuri “combattenti” civili contro la disinformazione e gli attacchi informatici, ovvero la cosiddetta guerra ibrida. Il paradosso, per chi non si accontenta di credere ingenuamente che il nostro paese, così come l’Occidente – per non parlare nello specifico degli USA dove Trump ha con schiettezza ribattezzato il Dipartimento della Difesa in “Dipartimento della Guerra” – siano tendenzialmente portati unicamente alla difesa,  è che sono proprio gli esperti, i consulenti o i militari informatici, di queste istituzioni a creare dei sistemi d’arma digitali, per l’AI o per gli attacchi informatici.  Quindi sono gli stessi che, mentre agiscono proattivamente nella guerra ibrida, per esempio con campagne di disinformazione, potendo contare su mass media genuflessi al 48 posto su scala mondiale, a pretendere poi di avere una società che sappia decifrarle e poi contrastarle. Da qui il ruolo della scuola, l’enfasi nauseante nei confronti dell’intelligenza artificiale, l’urgenza (indotta) di studiarla, dominarla ma in cattiva fede perché il tutto si svolgerebbe nel quadro delle grandi piattaforme proprietarie, delle grandi big-tech che grazie al Covid hanno ormai messo radici profonde in tutte le scuole e nelle menti di chi le governa. Nel cosiddetto “Non-paper sul contrasto alla guerra ibrida”, l’ex-rappresentante di armi Crosetto, indica le seguenti linee-guida affinché la società tutta, a partire ovviamente dai più giovani, possa essere “resiliente”, all’interno dei futuri scenari da guerra ibrida: 1. Alfabetizzazione digitale: Le scuole dovrebbero, secondo il report, promuovere programmi di alfabetizzazione digitale per educare gli studenti a riconoscere e contrastare la disinformazione. Questo include il fact-checking diffuso e lo sviluppo del pensiero critico che quando lo si rivendicava in senso lato in ogni campo del sapere, veniva in tutti i modi osteggiato dalla standardizzazione impressa, prima di tutto dall’INVALSI ma oggi, essendo inquadrato in una simbologia bellicistica, in una situazione emergenziale, riacquista tutto il suol valore, potremmo dire a giusto titolo, “strategico”. 2. Formazione alla resilienza informativa: È necessario, si dice, che le scuole integrino nei loro curricula progetti educativi mirati a sensibilizzare gli studenti sui rischi della manipolazione informativa e sull’importanza di proteggere i valori democratici. Premesso che il concetto di democrazia, in Italia, andrebbe rimesso seriamente in discussione ma  il concetto stesso di “resilienza”, oggi tanto di moda e preferito  a quello forse troppo antagonista di “resistenza”, comporta la capacità di diventare, al momento opportuno in qualche modo insensibili, assuefatti, al bombardamento informativo nel momento in cui già lo si classifica, a priori come “disinformazione”: se si parla, appunto, di guerra ibrida e al suo interno del ruolo via via crescente della disinformazione, il rischio è che tutto ciò che viene da un potenziale “nemico” sia per definizione falso, mentre tutto ciò che rappresenta la narrazione, interna, prodotta dal nostro paese maglia nera della libertà di stampa, sia invece corrispondente alla verità. Da qui, alla costruzione, nei rispettivi paesi, del “nemico”, il passo è intuitivamente molto breve oltre che preparare il terreno a future imprese belliche.   3. Collaborazione con attori pubblici e privati: Le scuole potrebbero essere coinvolte in iniziative di co-regolamentazione dello spazio digitale, lavorando con autorità di regolazione e aziende tecnologiche per definire regole condivise: in prospettiva, quindi, non si esclude che nelle scuole arrivino esperti informatici, militari che mettono mano alle reti per renderle più “sicure” ma potendo così entrare, di fatto, in ogni singolo computer o smartphone, collegato in rete. 4. Educazione civica: Il documento sottolinea l’importanza di investire in programmi di educazione civica per aumentare la consapevolezza dei cittadini, inclusi gli studenti, sulle minacce ibride e sulla necessità di proteggere la democrazia. Si dà quindi per scontato ancora una volta che la nostra sia una democrazia e che l’educazione civica passi anche attraverso  una preparazione, appunto, alla guerra ibrida: insomma si dovrebbe insegnare ai ragazzi ad essere sempre sul piede di guerra, a discernere bene tra le varie informazioni, per poi schierarsi, ovviamente dalla parte “giusta”. 5. Coinvolgimento dei militari: qui entriamo nel vivo di ciò che contrastiamo da sempre implicitamente ed esplicitamente, in modo strutturato, da circa quattro anni con l’Osservatorio. I militari non vengono chiaramente menzionati  come possibili messaggeri di questa narrazione all’interno delle scuole. Tuttavia, il documento fa riferimento esplicito alla necessità di una “collaborazione tra istituzioni civili e militari” per rafforzare la resilienza sociale, il che potrebbe includere attività educative congiunte. In sintesi, le scuole dovrebbero adottare programmi che favoriscano la consapevolezza digitale, la resilienza informativa e la protezione dei cosiddetti valori democratici, collaborando con istituzioni e aziende per affrontare le minacce ibride: insomma si entrerebbe nello spirito di un campus di addestramento para-militare. In generale nel documento emerge chiaramente il ruolo del corpo docente in quanto chiamato a svolgere un ruolo cruciale nella formazione degli studenti per contrastare le minacce ibride. In particolare, riassumendo: 1. Promozione del pensiero critico: I professori dovrebbero educare gli studenti a sviluppare capacità di analisi critica, aiutandoli a distinguere tra informazioni vere e false, e a riconoscere le campagne di disinformazione. Si confonde quindi il pensiero critico, ovvero la capacità di analizzare i fenomeni, da diversi punti di vista e nella loro complessità, valutando i pro e i contro delle azioni sociali, i vantaggi o svantaggi degli attori in campo, con la capacità di discernere tra “vero” o “falso”. Siamo insomma agli antipodi rispetto ad una visione formativa e molto contigui ad una addestrativa. 2. Alfabetizzazione digitale: I docenti saranno fondamentali nell’insegnare agli studenti le competenze digitali necessarie per navigare in modo sicuro e consapevole nello spazio digitale, inclusa la capacità di verificare le fonti e identificare contenuti manipolativi. D’altro canto, questo approccio dovrebbe ispirare il corpo docente a prescindere da una possibile guerra ibrida: enfatizzarlo e ricordarlo in modo così ridondante non è certo rassicurante ma come è accaduto storicamente in ogni periodo prebellico è funzionale a mantenere la popolazione in uno stato di pre-allerta e di perenne emergenza 3. Educazione civica: Si dice che “i professori avranno il compito di sensibilizzare gli studenti sui valori democratici, sulla coesione sociale e sull’importanza di proteggere le istituzioni democratiche dalle interferenze esterne”. Quindi, in poche e semplici parole è riassunto il filo conduttore del nuovo approccio pedagogico della scuola italiana: Non si studia più la storia le istituzioni le lotte partigiane ho il tema dei diritti dell’uomo o della libertà di informazione nell’intento di migliorare il nostro apparato istituzionale ma in un’ottica prettamente difensiva e per di più non contro un nemico interno ma dichiaratamente esterno 4. Collaborazione con esperti: I docenti potrebbero collaborare con esperti di sicurezza informatica, fact-checking e disinformazione per integrare nei programmi scolastici contenuti specifici relativi alla guerra ibrida e alle minacce cibernetiche. D’altro La scuola è già fertilizzata da anni ed abituata alla presenza di poliziotti in divisa armati impegnata a trattare temi come il cyber-bullismo.  In conclusione, si vuole che i professori abbiano un ruolo centrale nel preparare le nuove generazioni a fronteggiare le “sfide” della guerra ibrida, attraverso l’educazione e la sensibilizzazione su temi di sicurezza digitale, disinformazione e resilienza democratica: si vuole un pensiero più o meno critico ma certamente ed efficacemente ben allenato a stanare le fake-news. Vero-falso, nero-bianco, amico-nemico: questo è, quindi, il nuovo codice binario da seguire, perfettamente in linea con l’era digitale. Stefano Bertoldi, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Convegno di formazione: Intelligenza artificiale e scuola
Martedì 25 novembre dalle 9.00 alle 17.30 a Padova si terrà un convegno laboratoriale di formazione sul tema dell'Intelligenza artificiale a scuola e di come viene imposta dalle linee ministeriali. Il convegno è organizzato da CESP (Centro Studi per la Scuola Pubblica) in collaborazione con CIRCE, Continuity, e il sindacato di base CUB. INDICE * Informazioni pratiche * Quando * Dove * Iscrizione * Attestato Ad aprile 2025 si è tenuto il primo convegno del Centro studi per la Scuola Pubblica sull’“Intelligenza” artificiale: un momento di formazione, riflessione, di grande spessore, a cui hanno partecipato un centinaio di docenti. Ci avete chiesto di farne uno che avesse un focus laboratoriale e noi abbiamo raccolto la sfida e rilanciamo, anche alla luce delle nuove linee guida ministeriali in materia: una mattinata di critica, analisi e riflessioni ed un pomeriggio di laboratori dove “sporcarsi le mani” e cogliere i frutti del mattino. Contiamo di essere numerosi: c’è bisogno di prendere in mano quello che – calatoci dall’alto senza alcun dialogo, confronto, condivisione, né trasparenza – è già parte del nostro presente e del nostro orizzonte futuro. Ci hanno mostrato la BELLA – le “magnifiche sorti e progressive” -, cercheremo di svelare anche la BESTIA. Armati di sano “luddismo riparatore”, ci addentreremo nei gangli della cybermacchina, provando a scoprirne le innumerevoli sfaccettature. Buon corso aggiornamento! INFORMAZIONI PRATICHE Corso di aggiornamento per tutto il personale scolastico: Intelligenza artificiale e scuola: uno sguardo critico alla luce delle linee guida ministeriali QUANDO MARTEDÌ 25 NOVEMBRE 2025, ORE 9.00-17.30 DOVE c/o Aula Magna dell'”I.I.S. Giovanni Valle”, via T.Minio 13, Padova Fermata tram Arcella _È possibile anche partecipare online ma preferibilmente solo la mattina. Qui il link per partecipare da remoto. ISCRIZIONE Iscrizione obbligatoria entro il 21 novembre all’indirizzo https://cesp-ia-ii.vado.li/ oppure a https://surli.cc/vkdzym. ATTESTATO * A chi avrà frequentato almeno il 75% del corso (mattina o mattina più pomeriggio) verrà rilasciato l’attestato di frequenza (della mattina o dell’intera giornata). * A chi frequenterà online (possibile solo la mattina) sarà rilasciato l’attestato solo se proviene da fuori regione – vale la scuola di servizio (con il 75% della frequenza). Per chi si dimenticasse di compilare il modulo entro il 21 novembre, scrivere una mail a giornatastudioformazione@cesp-cobas-veneto.eu indicando il laboratorio scelto e se si desidera fermarsi a pranzo a scuola (offerto dal CESP)
frittura mista|radio fabbrica 11/11/2025@1
Il primo argomento della serata è stato quello del settore comunicazione, in particolare con Ivan Corvasce di SLC CGIL, abbiamo parlato della cessione da parte di TIM del suo ramo di azienda Telecontact. Quest’ ultima realtà impiega quasi 1600 operatori telefonici dislocati in tutta Italia, occupati nell’assistenza clienti di TIM, ma con la cessione all’srl DNA, il loro futuro diventa molto incerto. Proprio per questo motivo, all’incontro con l’azienda, i sindacati non hanno sottoscritto alcun accordo, ma anzi hanno lanciato uno stato d’agitazione con astensione del lavoro per le ultime due ore di turno fino al 17 novembre, data in cui è stato indetto uno sciopero nazionale. Buon ascolto -------------------------------------------------------------------------------- -------------------------------------------------------------------------------- -------------------------------------------------------------------------------- Il secondo approfondimento della puntata lo abbiamo fatto in compagnia di un gruppo di docenti,alcuni che hanno lavorato in passato e altri che lavorano tutt’ ora, all’istituto tecnico e tecnologico Carlo Grassi di Torino. Abbiamo voluto dar loro voce per denunciare una situazione che è sì, particolarmente critica nello specifico, ma che è anche emblematica dello strapotere donato legislativamente alla figura del dirigente scolastico in generale. Negli ultimi anni infatti l’offerta formativa dell’istituto si è abbassata drasticamente, a favore invece di un alto numero di iscritti, ma il personale intervistato testimonia una situazione ben più grave con “presunte gravi e reiterate irregolarità disciplinari, gestionali,amministrative-contabili e possibili illeciti di rilevanza penale”. Dal numero di insegnanti che si dimettono da questo istituto ogni anno (dai 15 alla ventina) si suppone un ambiente opprimente ed oppressivo per i docenti non allineati al pensiero della dirigenza, tanto che uno dei nostri intervistati (tutt’ora in servizio al Grassi) ha preferito restare nell’anonimato. Vi lasciamo perciò a queste testimonianze utili a maggior ragione in vista del prossimo open Day della scuola, per aiutare genitori e studenti ad agire una scelta più consapevole sull’iscrizione. Buon ascolto
frittura mista|radio fabbrica 11/11/2025@0
Il primo argomento della serata è stato quello del settore comunicazione, in particolare con Ivan Corvasce di SLC CGIL, abbiamo parlato della cessione da parte di TIM del suo ramo di azienda Telecontact. Quest’ ultima realtà impiega quasi 1600 operatori telefonici dislocati in tutta Italia, occupati nell’assistenza clienti di TIM, ma con la cessione all’srl DNA, il loro futuro diventa molto incerto. Proprio per questo motivo, all’incontro con l’azienda, i sindacati non hanno sottoscritto alcun accordo, ma anzi hanno lanciato uno stato d’agitazione con astensione del lavoro per le ultime due ore di turno fino al 17 novembre, data in cui è stato indetto uno sciopero nazionale. Buon ascolto -------------------------------------------------------------------------------- -------------------------------------------------------------------------------- -------------------------------------------------------------------------------- Il secondo approfondimento della puntata lo abbiamo fatto in compagnia di un gruppo di docenti,alcuni che hanno lavorato in passato e altri che lavorano tutt’ ora, all’istituto tecnico e tecnologico Carlo Grassi di Torino. Abbiamo voluto dar loro voce per denunciare una situazione che è sì, particolarmente critica nello specifico, ma che è anche emblematica dello strapotere donato legislativamente alla figura del dirigente scolastico in generale. Negli ultimi anni infatti l’offerta formativa dell’istituto si è abbassata drasticamente, a favore invece di un alto numero di iscritti, ma il personale intervistato testimonia una situazione ben più grave con “presunte gravi e reiterate irregolarità disciplinari, gestionali,amministrative-contabili e possibili illeciti di rilevanza penale”. Dal numero di insegnanti che si dimettono da questo istituto ogni anno (dai 15 alla ventina) si suppone un ambiente opprimente ed oppressivo per i docenti non allineati al pensiero della dirigenza, tanto che uno dei nostri intervistati (tutt’ora in servizio al Grassi) ha preferito restare nell’anonimato. Vi lasciamo perciò a queste testimonianze utili a maggior ragione in vista del prossimo open Day della scuola, per aiutare genitori e studenti ad agire una scelta più consapevole sull’iscrizione. Buon ascolto
frittura mista|radio fabbrica 04/11/2025@0
Il primo approfondimento della serata lo abbiamo fatto in compagnia di Marco Veruggio del puntocritco.info, per commentare insieme l’annuncio da parte di Amazon di voler procedere a licenziare 14mila suoi dipendenti. Abbiamo provato ad andare alle radici di questa scelta, passando in rassegna i vari motivi che hanno portato a ciò; ma abbiamo anche analizzato […]
frittura mista|radio fabbrica 04/11/2025@2
Il primo approfondimento della serata lo abbiamo fatto in compagnia di Marco Veruggio del puntocritco.info, per commentare insieme l’annuncio da parte di Amazon di voler procedere a licenziare 14mila suoi dipendenti. Abbiamo provato ad andare alle radici di questa scelta, passando in rassegna i vari motivi che hanno portato a ciò; ma abbiamo anche analizzato […]
frittura mista|radio fabbrica 04/11/2025@1
Il primo approfondimento della serata lo abbiamo fatto in compagnia di Marco Veruggio del puntocritco.info, per commentare insieme l’annuncio da parte di Amazon di voler procedere a licenziare 14mila suoi dipendenti. Abbiamo provato ad andare alle radici di questa scelta, passando in rassegna i vari motivi che hanno portato a ciò; ma abbiamo anche analizzato […]
frittura mista|radio fabbrica 04/11/2025@3
Il primo approfondimento della serata lo abbiamo fatto in compagnia di Marco Veruggio del puntocritco.info, per commentare insieme l’annuncio da parte di Amazon di voler procedere a licenziare 14mila suoi dipendenti. Abbiamo provato ad andare alle radici di questa scelta, passando in rassegna i vari motivi che hanno portato a ciò; ma abbiamo anche analizzato […]