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Le Dita Nella Presa - Tecnologie e rispetto delle tradizioni: app e caste in India
Iniziamo segnalando un articolo da Logic che ci aiuta a riconoscere il sistema di caste indiano nella struttura di alcune delle applicazioni di "gig economy" destinate a quel mercato. Con una compagna in studio facciamo delle riflessioni su un testo pubblicato sul sito di hackmeeting. A proposito, il prossimo hackmeeting è 12-14 Giugno al Csa Next Emerson a Firenze. Notiziole: * Il treno a idrogeno non lo vuole neppure la Francia. Alstom chiude la sua unità di sviluppo su questa tecnologia, e l'Italia è rimasta l'unico acquirente di questo treno * No, il ChatControl non è ancora stato approvato * Sì, Elon Musk è più forte di Gesù, almeno secondo Grok Ascolta il podcast sul sito di Radio Onda Rossa
I.A. Basta! a l'Ora di Buco si parla dell'appello alla scuola
Oggi l’intelligenza artificiale, lasciata in mano a una manciata di miliardari, diviene una minaccia esistenziale alla scuola. Oggi, contro questa I.A., diciamo BASTA! Nella trasmissione di Radio Onda Rossa, l'Ora di Buco, si riparla di Intelligenza artificiale a scuola: un docente di informatica spiega tutto quello che non va nelle fumose linee guida ministeriali. Inoltre presenta l'appello alla comunità educante per rifiutare l'introduzione dell'Intelligenza Artificiale delle multinazionali e proporre invece delle tecnologie realmente utili a studenti, insegnanti e personale non docente della scuola. Qui alcune riflessioni critiche e preoccupate, con l'appello da diffondere e firmare. Ascolta l'audio dell'intervento Vai alla puntata dell'Ora di Buco
Contro la detenzione: prospettive transfemministe e abolizioniste
a cura di Collettiva Psicologia Anticarceraria 1, Maldusa e radio alquantara Beatrice Tagliabue, Camilla Ponti, Camille Gendrot, Claudia Spagnulo, Deanna Dadusc, Federica de Cordova, Francesca Esposito e Francesca Leone Musica: La gang del sottobosco La Collettiva Psicologia Anticarceraria, Maldusa e radio alqantara hanno appena lanciato una nuova serie podcast, basata su un percorso di autoformazione collettiva, tenutosi nella primavera 2025. Gli episodi sono tutti ascoltabili scaricando il file MP3 dal sito di Maldusa o sul canale Spotify di radio alqantara In questo percorso abbiamo voluto creare uno spazio di approfondimento e scambio tra realtà in lotta contro la detenzione amministrativa e i regimi di confinamento, contestualizzando queste lotte in un ecosistema più ampio di movimenti abolizionisti transfemministi in lotta contro il complesso carcerario-industriale in tutte le sue forme, da carceri, a CPR a istituzioni psichiatriche e luoghi di (in)accoglienza. Spesso, ci troviamo a navigare tensioni e contraddizioni: da una parte la necessità di portare solidarietà immediata alle persone detenute, documentare e visibilizzare le violenze a cui sono soggette e contestare le condizioni disumane che caratterizzano questi luoghi. Dall’altra, il rischio, spesso inconsapevole, è quello di andare a sostenere e rinforzare pratiche, immaginari e linguaggi che, anche se indirettamente, legittimano o riproducono le stesse forme di violenza e istituzioni contro cui lottiamo. Questo percorso vuole mettere in conversazione realtà con esperienze diverse per interrogarci insieme su questi temi, condividere strategie, conoscenze e pratiche che contribuiscano alla nostra “cassetta degli attrezzi” e che ci permettano di abitare queste contraddizioni, e di elaborare risposte collettive. Il percorso è strutturato in cinque episodi.  Nell’episodio introduttivo, le organizzatrici del corso contestualizzano i concetti chiave intorno ai quali ruotano le domande e conversazioni che informano l’intero percorso. Ci interroghiamo sul significato di prospettiva transfemminista abolizionista nell’affrontare la lotta contro la detenzione e ci soffermiamo sul legame necessario tra lotte anti-carcerarie e lotte contro le frontiere, e contro tutti i sistemi e le pratiche che ci dividono in categorie binarie che riproducono forme di sfruttamento, dominio e apartheid.  * Quali sono le continuità tra la violenza di frontiera, la detenzione amministrativa e il complesso carcerario-industriale? * Perché l’abolizionismo è una questione transfemminista, e perché il transfemminismo è necessariamente abolizionista? L’episodio è interamente in lingua italiana. 2. Nel secondo episodio, in conversazione con Basma di Captain Support UK e Aminata di AVID – Association of Visitors to Immigration Detainees, affrontiamo una discussione complessa ma fondamentale sulle pratiche di solidarietà diretta verso le persone colpite dai sistemi carcerari. Riflettiamo su come queste pratiche siano al cuore di ogni lotta abolizionista che non si limita a rivendicare la chiusura delle istituzioni della violenza (carceri, CPR, istituzioni psichiatriche, ecc.), ma mira a sovvertire le condizioni stesse che ne giustificano l’esistenza, per immaginare e costruire collettivamente mondi diversi. Insieme a Basma e Aminata, ci chiediamo come navigare tra le diverse temporalità della lotta abolizionista: da un lato, l’urgenza delle istanze delle persone incarcerate, che chiedono libertà e dignità nel qui e ora; dall’altro, i percorsi di lungo periodo necessari a smantellare i sistemi che continuano a soffocare le nostre vite. Ci interroghiamo anche su un nodo cruciale: mentre costruiamo infrastrutture collettive basate sulla libertà e sulla dignità di tutte le vite, è giusto – e necessario – lottare per riforme radicali che abbiano un impatto immediato sulle esistenze di chi è intrappolatǝ nelle maglie di queste istituzioni? E, se sì, come distinguere tra riforme riformiste (che rischiano di rafforzare e legittimare i meccanismi di violenza che vogliamo abolire) e riforme non riformiste, che invece sfidano le relazioni di potere e aprano spazi di trasformazione rivoluzionaria? Questi sono gli interrogativi, e le inquietudini, che questa conversazione mette sul tavolo, come invito a continuare il dibattito e la costruzione collettiva di alternative utopiche al reale. Domande: * In che modo esercitare la solidarietà diretta senza rafforzare e legittimare le istituzioni e i meccanismi di violenza contro cui stiamo combattendo? * Come navigare la tensione tra riforma e abolizione dei sistemi detentivi e carcerari? * Qual’è la relazione tra la solidarietà diretta e la lotta abolizionista? * Come abitare le diverse temporalità di lotta, spesso divise tra la necessità immediata di sostenere persone detenute, e percorsi più a lungo termine per smantellare i sistemi che le incarcerano? L’episodio è in parte in lingua inglese. 3. Nel terzo episodio (on line martedì 14 ottobre), parliamo del contro-monitoraggio e della contro-mappatura. Infatti, nelle nostre azioni, come possiamo rendere visibile la violenza istituzionale, dalle prigioni ai confini, senza riprodurre e rafforzare le strutture di distinzione e di dominio statale? Il rischio infatti, quando ci impegniamo in progetti di contro-mappatura e contro-documentazione della violenza dei confini nelle sue varie forme e manifestazioni è talvolta quello, senza volerlo o rendersene conto, di divenire “complici del rafforzamento di concezioni di “alterità” abietta, mentre cercano di sfidarla”2. Le voci che hanno portato avanti la discussione sono quelle di due compagnǝ che hanno – nella loro vita – esperienza diretta della violenza del complesso carcerario-industriale:  Sunjay, autore della poesia «L’aquila» e David di Unchained Collective. A seguire, Chiara della Rete anti-confinamento Sicilia e Valentina della Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili-CILD.  * Cosa significa contro-mappare e contro-documentare la violenza in ottica transfemminista abolizionista? * Quali diverse pratiche di contro-mappatura e contro-documentazione esistono? * Quali i rischi di riprodurre logiche di deumanizzazione o di alterità razzializzata che stanno alla base delle forme di violenza che vogliamo contrastare nelle rappresentazioni che portiamo, anche se con lo scopo di contestarle? * Quali sono le forme di narrazione e di resistenza delle persone detenute o soggette alla violenza dei regimi di confinamento? * In che modo queste contro-narrazioni e contro-documentazioni della violenza differiscono da quelle spesso usate dai gruppi solidali, come il monitoraggio e le ispezioni? In che modo queste differenti pratiche possono dialogare e trovare terreni ibridi comuni? L’episodio è in parte in lingua inglese. 4. Nel quarto episodio (on line martedì 21 ottobre), la riflessione si è strutturata intorno all’intersezione fra violenza sanitaria e violenza necropolitica dei regimi di confinamento, in contrasto alla strutturazione di pratiche di cura abolizioniste e decoloniali esterne – collettività solidale e lavoratorǝ del campo psico-sociale e medico/sanitario – e interne – persone detenute e forme di resistenza come fattore di protezione per la propria salute. Abbiamo avuto il piacere di avere con noi in questo cerchio di dialogo la Collettiva Psicologia Anticarceraria, Latinx Therapist Action Network, Medical Justice e una medica rappresentante della campagna di non idoneità alla vita all’interno dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio.  * Cosa significa salute, trauma, medicalizzazione di problemi strutturali e significato politico del trauma? * Come la violenza dei regimi di confinamento si interseca con la violenza sanitaria e umanitaria, e in che modo possiamo opporci e rendere visibili queste intersezioni? * Quali esperienze di documentazione e denuncia della violenza sanitaria in detenzione e quali pratiche di autogestione e rivendicazione della salute da parte delle persone incarcerate/detenute? * Come praticare forme di cura abolizionista contro la violenza necropolitica dei regimi di confinamento? L’episodio è in parte in lingua inglese. 5. Nel quinto episodio, Jalila Taamallah – madre e compagna di Mem.Med – e Mariama Sylla – sorella di Ousmane Sylla, morto in CPR – dialogano sugli effetti che la violenza di frontiera e il complesso carcerario-industriale hanno sulle famiglie e sulle comunità di supporto. Le lotte delle e dei familiari delle persone detenute, di quelle rinchiuse nei centri per il rimpatrio o di quelle scomparse o uccise dalla violenza del regime di frontiera, si intersecano nella denuncia della disumanizzazione e dell’arbitrarietà dei sistemi di reclusione, condividendo la rivendicazione di dignità, diritti e giustizia. Costruire reti comuni tra familiari e attivistǝ significa creare spazi di ascolto, solidarietà e formazione, capaci di trasformare il dolore individuale in forza e rabbia collettive.  * Quali sono gli effetti della violenza di frontiera e del complesso carcerario-industriale su famiglie e comunità di supporto? * In che modo le lotte dei familiari delle persone detenute in carcere e nei CPR si intersecano? * Come costruire rete tra familiari e attivismo per delle lotte condivise? * Come sostenere forme di solidarietà nei confronti di famiglie che sperimentano direttamente la violenza dei confinamenti? * Come sviluppare delle idee/pratiche di giustizia condivise e alternative alla giustizia dello stato? L’episodio è in parte in lingua francese. Il percorso si è tenuto in presenza presso Maldusa Palermo e online. Ogni sessione è stata registrata per produrre una serie podcast. La musica è scritta e registrata da La gang del sottobosco.  1. Leggi: «La psicologia non sia complice» ↩︎ 2. Leggi: (In)visibilizzare la violenza. Bianchezza e rappresentazioni nelle strutture in solidarietà con le persone in movimento, Deanna Dadusc e Jasmine Iozzelli ↩︎
L'intelligenza artificiale a scuola ovvero del pappagallo stocastico
L'intervento a Radio Onda Rossa di un collaboratore di C.I.R.C.E. a proposito dell'uso dell'intelligenza artificiale nella scuola a partire dalle linee guida recentemente emanate dal Ministero dell'Istruzione evidenziandone contraddizioni, limiti e speculazioni e sottolineando l'ennesimo trasferimento di fondi pubblici ai privati, i soliti big tech. Molto in sistesi: l'Intelligenza Artificiale delle multinazionali tecnologiche, in particolare i Large Language Model, non andrebbe usata perché è insostenibile dal punto di vista ambientale, replica discriminazioni e stereotipi della società, standardizza scrittura e pensiero. Ascolta l'audio dell'intervento
Lotte Baye Fall – Solidarietà contro il colonialismo, le frontiere e le prigioni
DEANNA DADUSC, MADIEYE DIEYE, BARABARA GRISANTI, CHEIKH SENE “Capitani, scafisti, detenuti, migranti, rifugiati. Veniamo chiamati tanti nomi, e tante persone ci vedono solo attraverso queste etichette, nel bene e nel male. Questa serie podcast è il risultato di un 

percorso di formazione su lotte, solidarietà e filosofia Baye Fall, in cui tentiamo di proporre nuovi linguaggi e immaginari che mettono al centro il nostro sguardo e la nostra esperienza, e far capire che la nostra esistenza, le nostre lotte e le nostre pratiche di solidarietà hanno una storia che precede il momento in cui cominciamo ad esistere agli occhi europei. Prima di diventare migranti, capitani, detenuti siamo stati e continuiamo a essere movimenti di solidarietà e resistenza, con una filosofia, religione e spiritualità profonde, nonostante tutti i tentativi, correnti e storici, di disumanizzarci, reprimerci e incasellarci in etichette o prigioni”. L’associazione “Ragazzi Baye Fall a Palermo” è un’associazione basata sui principi della solidarietà e del mutuo supporto ed è composta da difensori dei diritti umani provenienti dal Senegal e dal Gambia, molti dei quali lavoravano come pescatori e, vista la loro conoscenza del mare, sono diventati conducenti delle imbarcazioni che li hanno portati in Europa. Per questo sono stati criminalizzati come capitani/scafisti. In un contesto politico in cui le leggi e le politiche di frontiera vengono spesso messe in discussione dalla società civile, le persone migranti nel mirino di queste leggi continuano a essere de-umanizzate e la loro voce politica è spesso silenziata o filtrata. A parte alcune eccezioni i saperi e le memorie delle persone che migrano e di quelle criminalizzate sono messe a tacere da narrazioni neo-coloniali e euro-centriche che tendono a essenzializzare come vittime o criminali piuttosto che come attori politici. Diventa quindi necessario riportare al centro delle lotte la voce e le narrazioni di chi questa violenza la ha vissuta sulla propria pelle, per formulare analisi che de-centrino i punti di vista nati da prospettive Europee ed eurocentriche.  Per questo, in collaborazione altre realtà 1, i Ragazzi Baye Fall hanno organizzando un percorso di formazione che ha seguito le storie e le memorie delle persone Baye Fall a partire dalle pratiche di espropriazione coloniale e di resistenza in Senegal e Gambia fino alle lotte contro la criminalizzazione in Europa. Il percorso è stato pensato come strumento per evidenziare e valorizzare la capacità di analisi, le forme di solidarietà e il potere politico delle persone che sono direttamente colpite da leggi, pratiche e discorsi che le confinano, le discriminano e le incarcerano. Il tentativo è quello di smettere di essenzializzare le persone migranti assecondando etichette e categorie prodotte dal regime di frontiera europeo, e dalle forme di apartheid razzista che esso sostiene, al fine di produrre immaginari e linguaggi che possano situare la criminalizzazione delle migrazioni all’interno di più ampi percorsi geografici, storici e (anti)coloniali delle persone che migrano, a partire dalla decostruzione di categorizzazioni binarie tra criminale/vittima, così come l’antitesi migrante/salvatore, che dominano il linguaggio non solo degli attori politici che criminalizzano, ma anche di coloro che difendono le persone migranti. Nel primo episodio parliamo della storia e della filosofia Baye Fall, nata da pratiche di resistenza anti-coloniali in Senegal, e centrata su modi di vita solidali, e di mutuo-aiuto. Parliamo di come Cheikh Amadou Bamba è stato criminalizzato, esiliato e incarcerato per essersi opposto alle leggi dei coloni francesi che volevano proibire le pratiche spirituali e religiose senegalesi. Una repressione che però non ha piegato ma al contrario ha amplificato le sue lotte, trasformandole in un movimento di lotta anti-coloniale e spirituale che ad oggi è uno dei più grandi del Senegal e diffuso in tutta la diaspora.  Ci siamo poi spostati a Lampedusa per condividere, insieme alle persone che si occupano di pesca sull’isola, un’analisi delle pratiche di vita e di sussistenza legate al mare, e dei processi neocoloniali di sea-grabbing/saccheggio del mare da parte di enti Europei che hanno portato alla necessità di intraprendere un percorso migratorio.  Siamo tornati a Palermo per un approfondimento sulla solidarietà Baye Fall innescata durante il processo migratorio, forme di solidarietà e auto-organizzazione che spesso vengono criminalizzate con l’etichetta di “facilitazione dell’immigrazione clandestina”. Da qui, abbiamo dato spazio a riflessioni sulla criminalizzazione delle persone che hanno guidato le imbarcazioni verso l’Europa, situando tale analisi all’interno di un percorso storico e politico di cui abbiamo precedentemente evidenziato le matrici (neo)coloniali. Le forme di solidarietà migrante e Baye Fall però, non si sono fatte fermare dal carcere.  Il percorso si è tenuto in presenza presso Maldusa Palermo (con l’eccezione di una sessione a Lampedusa – il 14 aprile). Ogni sessione è stata registrata per produrre una serie podcast. Le musiche e i canti Baye Fall sono state registrate a Lampedusa, durante l’evento sulla pesca e sul furto del mare. Di seguito potete trovare gli episodi o sul canale Spotify di radio alqantara, o scaricando il file MP3 dal sito di Maldusa. Sito Maldusa per Scaricare MP3 Spotify radio alqantara  Sito Ragazzi Baye Fall 1. Il progetto è stato realizzato con il supporto di un fondo di UK Art and Humanities Research Council (AHRC), gestito da Dr. Deanna Dadusc, School of Humanities and Social Science, University of Brighton. Il percorso è stato ideato e sviluppato in una collaborazione tra i Ragazzi Baye Fall, FAC research, Maldusa e radio alqantara. Un ringraziamento speciali ai membri dei Ragazzi Baye Fall che hanno sia partecipato al percorso, sia contribuito alla sua ideazione e sviluppo: Amadou Niang, Assane Seck, Bacary Sagna, Cheikh Sene, Djibril Badji, Lamine Diop, Madieye Dieye, Mor Diop e Sini Ndiaye. Un ringraziamento speciale anche all3 attivist3 di Maldusa e radio aqantara che hanno collaborato alla creazione del percorso e alla realizzazione della serie podcast: Barbara Grisanti, Beatrice Tagliabue, Chadli Aloui, Claudia Spagnulo, Giuliana Spera and Sara Biasci ↩︎
Detenzione amministrativa: sistemi carcerari e apartheid in Palestina e Grecia
Nel nuovo episodio del programma radiofonico di Against Detention Centers Athens, attivistə palestinesi e grecə riflettono sulle pratiche di detenzione amministrativa e sui regimi carcerari nei rispettivi contesti 1. Attraverso testimonianze dirette, un quadro giuridico della detenzione amministrativa in Grecia e in Palestina, il podcast mette in luce le connessioni tra l’apartheid israeliana e le politiche migratorie repressive dell’Europa, con particolare attenzione alla Grecia 2. Un dialogo transnazionale che rompe il silenzio sulle violenze istituzionali, evidenziando la continuità tra detenzione senza processo, razzismo sistemico e controllo coloniale delle popolazioni indesiderate. 🎧 Ascolta il podcast: Radio Program – Administrative detention, apartheid, prison systems in Palestine and Greece 1. Questo programma radiofonico è una registrazione dell’evento organizzato dall’Assemblea contro i centri di detenzione il 6 marzo 2025 ad Atene ↩︎ 2. Un database fa luce sulla violenza nelle strutture di detenzione greche: Detention Landscapes, una collaborazione tra Border Criminologies, Mobile Info Team e Border Violence Monitoring Network, mette insieme testimonianze, resoconti di incidenti, ricerche open-source e prove visive per creare una risorsa unica nel suo genere che documenta le forme attive e insidiose di violenza che le persone in movimento subiscono all’interno dei diversi spazi di contenimento in Grecia ↩︎
Hackmeeting su Rai Radio 3 Scienza
I cellulari che abbiamo in tasca ci offrono un enorme ventaglio di possibilità, ma ogni app, ogni login, ogni geolocalizzazione può far breccia nella nostra sicurezza digitale. Così come esistono modi per tenere sotto controllo le nostre comunicazioni, però, esistono anche strategie per verificare di non essere vittime della sorveglianza digitale. Un approccio critico è indispensabile per vivere nel mondo del web senza subirlo: ne parliamo con Raffaele Angius, giornalista di IrpiMedia, a Cagliari per partecipare all'Hackmeeting, l'appuntamento annuale degli hacker. Chi sono oggi gli hacker, dove operano, che cosa è cambiato dagli albori del web? Risponde Giuliana Sorci, autrice del libro "Server ribelli. R-esistenza digitale e hacktivismo nel Fediverso in Italia" (Meltemi editore, 2025). Al microfono Elisabetta Tola Ascolta l'audio su RaiPlay Sound Qui il programma dell'Hackmeeting
Le Dita Nella Presa, SGNL from outer space
Riprendiamo il tema, trattato nella scorsa puntata, dell'uso di un Signal modificato da parte dell'amministrazione Trump. Ora sono emersi alcuni dettagli sull'hack grazie al quale si sono scoperte molte informazioni, e i dettagli mostrano un'inettitudine inaspettata. Vediamo per sommi capi il programma dell'Hackmeeting (30 Maggio - 2 Giugno) a Cagliari. Un report curato da State Watch e La quadrature du net dettaglia l'uso dei sistemi digitali, inclusi quelli di polizia predittiva, da parte delle polizie francesi. Entriamo nel terreno delle notiziole: * furto di identità * multe e vicissitudini varie per alcune delle grandi aziende della tecnologia statunitensi * Whatsapp vince la causa contro NSO relativa all'(ab)uso dei server di Whatsapp per l'installazione di Pegasus * Trump chiude di tutto un po': dal database degli eventi climatici estremi, all'accesso internet nelle scuole pubbliche... in compenso dà il via libera all'IA per sostituire gli impiegati licenziati. Ascolta l'audio sul sito di Radio Onda Rossa
Le Dita Nella Presa, Dopo lo Spagna, altri blackout: i bus privati a Roma
La prima metà della trasmissione è dedicata al trasporto "pubblico" a Roma, al tema della sua privatizzazione e degli effetti concreti che questo causa: dai "normali" autobus che non passano, alla più sofisticata mancanza di interoperabilità con i sistemi informativi dell'Atac. Facciamo qualche considerazione sui meccanismi di privatizzazione e sulla tattica degli "spezzettamenti". La seconda metà è invece dedicata alla notizia del recente blackout in Spagna, e all'accusa che le rinnovabili siano la causa. Cerchiamo di distillare la parte di verità contenuta in questa informazione, contestualizzandola però con delle spiegazioni su come funziona, a grandi linee, la rete elettrica e con uno sguardo anche all'importante precedente del blackout del 2003 in Italia. Ascolta la puntata sul sito di Radio Onda Rossa