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Belém, COP30 e Vertice dei Popoli: le donne in prima fila
Sono qui ormai da una decina di giorni trascorsi velocissimi, fitti di incontri, di emozioni, di scambi che continueranno a germinare per i giorni e (chissà anni) a venire: esperienza indimenticabile. Era il 7 novembre quando come delegata di un bel po’ di realtà italiane in movimento (Rete delle Mamme da Nord a Sud, Movimento Zero Pfas Italia, Movimento per il clima fuori dal fossile, Forum dell’acqua italiano) ho aperto il quarto incontro internazionale dei danneggiati dalle dighe e dalla crisi climatica qui a Belem, dove si sono uniti i popoli di tutto il mondo. Nei giorni successivi abbiamo continuato a lavorare divisi per gruppi tematici, noi ‘mamme’ nel Gruppo Salute e Infanzia. Solo due giorni dopo ecco cosa postavo sulla mia chat/contatti: 11 novembre 2025, Belém du Pará del Brasile: dichiariamo il quadro della costruzione di un movimento internazionale dei danneggiati dalle dighe e i cambiamenti climatici. Giornate importantissime, faticose e impegnative, piene di emozioni, tutte e tutti uniti per costruire un movimento internazionale dei popoli danneggiati. America, Africa, Europa, Asia, Oceania. Pace, fratellanza, amore, pazienza, perseveranza, diritti, democrazia, volontà, azione, speranza: queste le parole che oggi mi hanno dato tanta felicità. Acqua per la vita, non per la morte! Ai nostri figli lasceremo il nostro esempio, che toccherà poi a loro lasciare ai loro figli. L’indifferenza non è una cosa che le madri possano accettare. Ci unisce l’amore per la Vita!” E eccoci a ieri, 14 novembre. Mentre in tutte le città italiane si snodavano i cortei più o meno partecipati in difesa dell’ambiente, io ero alla Copola Dos Povos (Vertice dei Popoli) che si sta svolgendo qui a Belem in concomitanza della COP30. È un evento parallelo e indipendente che ha l’obbiettivo di dare voce alle comunità locali, ai popoli indigeni e ai popoli di tutto il mondo, ovunque accomunati dallo stesso assedio alla vita. Come italiani siamo stati invitati dal MAB, acronimo che sta per “Movimento dei colpiti dalle dighe e dai cambiamenti climatici”. L’obbiettivo e di consegnare ai governi un documento che porti le istanze delle popolazioni che sono maggiormente colpite da questo cosiddetto sviluppo, che in realtà è solo devastazione. In primis la questione dell’acqua, che viene mercificata con la costruzione di dighe e progetti ‘idrogeno-elettrici’, quando non viene proprio depredata, per essere destinata all’estrazione dei minerali. Privazione dell’acqua nel primo caso e restituzione di acqua inquinata da piombo e mercurio nel secondo. Sono sotto accusa anche le coltivazioni intensive che prosciugano i fiumi, l’uso dei pesticidi mediante aerei e droni, che compromettono la vita delle persone. E come sempre i bambini sono le prime vittime. Le multinazionali promettono lavoro e chissà quale “vita migliore”, mentre le popolazioni locali vengono sfrattate con la forza in zone dove l’acqua non esiste più. E non si sa neppure a quanto ammonti questo sfollamento a livello sia globale che  locale, perché spesso coloro che vengono colpiti non vengono censiti, e di conseguenza NON ESISTONO. Dare un volto, parlare con loro, fare amicizia e condividere è un esperienza che ti graffia dentro al cuore. A volte “vedere” non è sentire… Per la prima volta abbiamo parlato anche di Pfas, e soprattutto abbiamo avuto occasione di parlarne con alcuni giornalisti e ambientalisti indiani, per avvisarli della pericolosità degli impianti della Miteni che hanno chiuso (come è noto) in Italia, nel vicentino, ma sono già operativi in India, a poche decine di km da Mumbai, nello Stato del Maharashtra. E così dopo aver già avvelenato il sangue di tanti nostri figli, hanno già cominciato a colpire anche lì e a quanto pare l’opinione pubblica indiana è totalmente all’oscuro della pericolosità di questa situazione. Siamo davvero in tanti e tante. Tante madri, tante donne che in primis pagano le conseguenze maggiori di questo cambiamento climatico e dei danni causati dalla privazione dell’acqua o dalla contaminazione. Tante madri che in primis si sentono responsabili della crescita, della qualità della vita, del quotidiano dei propri figli. Avrei tanto da raccontare, ma non c’è tempo per scrivere, a malapena riesco ad annotare i nomi di chi incontro, con qualche appunto: Paula del Perù, Erica Mendez dal Mozambico, Damaris del Brasile, Giulieta della Repubblica Dominicana, Vilma del Guatemala … ciascuna di loro è un fiume di testimonianze di persone che lottano per la vita dei loro figli e del diritto all’acqua, mentre i governi sono consenzienti e fanno addirittura uccidere chi si oppone. Come sempre le donne sono in prima fila. Come sempre sono quelle che dimostrano più forza e coraggio nell’opposizione a questo capitalismo distruttivo e omicida. Prima o poi anche i responsabili di questo veleno moriranno, con o senza soldi, ma con la coscienza più nera del petrolio. Redazione Italia
Potere e resistenza nei territori acquatici
I conflitti attorno all’acqua sono più che mai evidenti, ma da sempre i regimi e i governi cercano di controllare l’aspetto del territorio attraverso lavori idraulici come dighe o bonifiche per controllare la popolazione, sia locale, sia nazionale attraverso la propaganda. Modificare il territorio significa espropriare intere comunità delle loro ricchezze naturali e dell’economia consuetudinaria su cui si reggono e portano sempre a una militarizzazione e ad un accentramento del potere che difficilmente potrebbe imporsi in territori impervi come le montagne o le paludi. Prendiamo ad esempio l’abbassamento del lago di Sevan riportato da Giulio Burroni nell’articolo “acqua sovrane, di guerra e di propaganda” uscito su Il Tascabile (https://www.iltascabile.com/scienze/acque-sovrane-guerra-propaganda/) Il libro “gli uomini pesce” ed. Einaudi vede protagonisti Antonia e Sonic alla scoperta dei segreti lasciati da Ilario Nevi, partigiano regista e attivista ambientale, nonchè nonno di Antonia. Nell’estate della più grande siccità degli ultimi anni, il Po si è ritirato fino a diventare un rigagnolo, mentre la stagione estiva impazzava nel vicino litorale ferrarese, l’ambiente paludoso del Delta ha mostrato tutta la sua fondamentale importanza. Un territorio difficile, costretto a ritardatarie bonifiche e che ha visto uno dei pochissimi casi di guerra partigiana combattuta su barche. La storia di Ilario racconta tutto questo: la resistenza, ambientale e antifascista, di un territorio unico. Gli uomini pesce, disegnati come mostri, sono in realtà i difensori popolari dei territori, mostri che preservavano le acque e che hanno limitato l’espansione antropologica in territori difficilmente accessibili. Ne parliamo con l’autore Wu ming1 (e ci scusiamo per la qualità della diretta) Qualche lettura tratta da “addio alle valli” di Francesco Seratini, poeta romagnolo che racconta la vita delle genti e dell’ambiente del Delta del po.
Il caso Publiacqua e la proposta Funaro: così si impedisce l’acqua davvero pubblica
Dalle dichiarazioni della sindaca di Firenze Sara Funaro emerge la proposta di far acquistare ad Alia-Plures le quote del socio privato di Publiacqua per una cifra stimata tra 100 e 150 milioni di euro. Un’idea che, dietro l’apparenza di una … Leggi tutto L'articolo Il caso Publiacqua e la proposta Funaro: così si impedisce l’acqua davvero pubblica sembra essere il primo su La Città invisibile | perUnaltracittà | Firenze.
In Cisgiordania l’acqua è usata come arma
I coloni israeliani in Cisgiordania consumano fino a 10 volte più acqua dei palestinesi. Non si tratta semplicemente di scarsità, ma di controllo. E per le famiglie di agricoltori palestinesi, questo significa che ogni giorno è una lotta per mantenere la loro terra, i loro raccolti e la loro dignità. Nel villaggio di Bardala, nella parte settentrionale della Valle del Giordano, un contadino palestinese si sveglia ogni mattina sapendo che il lavoro di una vita potrebbe essere distrutto prima del tramonto. Coltiva peperoni, meloni e uva. Ma i coloni invadono i suoi campi armati di fucili. Tagliano i tubi dell’irrigazione goccia a goccia per far morire le piante. Distruggono i suoi serbatoi e fanno pascolare le loro mucche nei suoi campi, calpestando in pochi minuti il frutto di mesi di lavoro. Non può nemmeno mettere piede sulla sua terra senza rischiare la vita. Durante un recente seminario un altro agricoltore, Muhamed, ha raccontato tra le lacrime  che ogni mattina, prima di andare nei campi, saluta sua moglie e i suoi figli come se fosse l’ultima volta. Questo a causa dei coloni. “Ogni giorno temo di non tornare a casa vivo”, ha detto agli attivisti palestinesi e israeliani che erano lì con lui. Gli attivisti di Combattenti per la Pace Jamil e Sayel erano presenti e il peso di quella paura quotidiana aleggiava su tutti i presenti. I nostri attivisti sono al fianco di questi agricoltori settimana dopo settimana, affinché non siano lasciati soli di fronte alla violenza. Come ha affermato l’attivista israeliano Elie: “Gli agricoltori stanno resistendo con un coraggio incredibile. Il nostro ruolo è quello di stare al loro fianco affinché non debbano mai affrontare questa violenza da soli”. Questo impegno è profondamente radicato in tutto il movimento. Venerdì 15 agosto, gli studenti della quinta sessione della Palestinian Freedom School di Combattenti per la Pace  hanno consegnato due serbatoi d’acqua al villaggio di Al-Walajeh, intervenendo per garantire alle famiglie ciò di cui hanno bisogno per resistere. Eppure, nonostante CfP fornisca acqua e protezione, gli attivisti palestinesi di CfP subiscono privazioni nelle loro stesse case. Sayel, il nostro coordinatore delle campagne palestinesi che vive a Ramallah, dovrebbe ricevere acqua due volte alla settimana. Ma giovedì scorso non è arrivata. I serbatoi della sua famiglia sono vuoti. Non possono cucinare né fare la doccia e devono spendere quel poco che hanno per acquistare acqua in bottiglia. Non è un caso. Fa parte di una strategia sistematica per cacciare i palestinesi dalla loro terra. La tua donazione ci aiuta a resistere a questo piano. Aiuta CfP a sostenere iniziative come la consegna di serbatoi d’acqua, il sovvenzionamento dell’acquisto di acqua consegnata con camion cisterna, la pulizia delle cisterne e il sostegno alle comunità determinate a rimanere sulla loro terra. Con il vostro sostegno, gli agricoltori di Bardala e le famiglie di tutta la Cisgiordania non saranno lasciati soli a combattere questa guerra per la sopravvivenza. Se avete già donato, vi ringraziamo di cuore. Vi chiediamo di condividere questa campagna con un amico che potrebbe voler dimostrare la sua solidarietà. Donate acqua, donate speranza Combatants for Peace
C’era una volta l’acqua
16 agosto 2025 «Le acque Contrex e Hépar contaminate da microplastiche a causa delle discariche abusive della Nestlé. (…) Presentano un tasso record di microplastiche, 515 particelle di microplastiche per litro per Contrex e 2.096 particelle per litro per Hépar. Questi valori superano di 2.952 volte la media mondiale delle falde acquifere»., (++) Nestlé recidiva per l’ennesima volta. I media sono regolarmente pieni di scandali di cui si rendono colpevoli le grandi multinazionali nel campo della salute umana e dei danni ambientali, spesso con la complicità degli Stati. Uno scandalo che assume una luce sinistra, alla luce dell’intollerabile fallimento, il 14 agosto, della conferenza di Ginevra che avrebbe dovuto approvare, quinta e ultima tappa di un lavoro mondiale considerevole, un trattato internazionale sull’eliminazione del grave inquinamento delle acque del nostro pianeta causato dalle microplastiche. L’acqua non è più considerata acqua per la vita, fonte di vita. Tre grandi macchine l’hanno attaccata, devastata e hanno trasformato il suo ruolo e il suo valore. La prima è la grande macchina della predazione della vita che caratterizza l’economia dominante da almeno un secolo. Come ha fatto con tutti i beni naturali essenziali per la vita, ha ridotto l’acqua a una merce oggetto di accaparramento privato e di sfruttamento senza limiti in nome della libertà e del potere economico. Pensiamo a cosa sono diventate aziende per le quali l’acqua è fondamentale come Veolia/Suez, Nestlé, Xylem, Syngenta, Coca-Cola ,Unilever, Danone, Total Energies, Dow Chemicals, Bayer, Basf , Diageo. L’idea di bene comune pubblico mondiale (1) è stata massicciamente sostituita, prima ancora di essere attuata, dal concetto di bene economico privato, mercantile e industriale. Formalmente la sostituzione è avvenuta a livello della comunità internazionale nel 1992, in occasione del Primo Vertice Mondiale della Terra delle Nazioni Unite a Rio de Janeiro . In tale occasione , la Banca Mondiale ha imposto e fatto approvare una nuova « Bibbia mondiale dell’acqua » (la Integrated Water Ressources Management . La “Bibbia” si basa su due principi fondamentali: l’acqua è un bene economico privato e l’accesso all’acqua potabile è subordinato al pagamento di un prezzo in funzione della quantità consumata, secondo il principio “chi usa paga”. Quest’ultimo è diventato il principio ufficiale dell’ONU nell’ambito della prima agenda dell’ONU 2000-2015 “Gli obiettivi di sviluppo del Millennio”. È stato confermato all’unanimità nell’ambito della seconda agenda dell’ONU 2015-2030 “Gli obiettivi di sviluppo sostenibile” (Obiettivo n. 6). (2) Anche se – paradossalmente – l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite aveva nel frattempo approvato nel 2010 (28 luglio) una risoluzione che riconosceva, per la prima volta a livello delle Nazioni Unite, il diritto universale all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari. Di fatto, i 41 Stati contrari a tale riconoscimento, tra cui i paesi più potenti della Terra, Stati Uniti e Regno Unito in testa insieme a Russia, Giappone e Cina, sono stati messi in minoranza da una congiuntura favorevole alla grande maggioranza degli Stati del «Sud». Ciò non ha impedito loro di ignorare sistematicamente la risoluzione e di respingere qualsiasi nuovo documento delle Nazioni Unite che vi facesse riferimento formale. (3) Al di là, quindi, della risoluzione dell’ONU che è parte integrante del diritto internazionale , il principio dell’“accesso all’acqua per tutti su basi eque e a prezzi accessibili” è diventato il principio accettato dall’ONU e dal mondo degli affari e della finanza . Un principio diverso, se non addirittura opposto, al principio “tradizionale” del diritto universale all’acqua per la vita, finanziato dalla collettività attraverso il bilancio pubblico alimentato da una fiscalità progressiva e redistributiva. Già nel 1992 è stata posta fine all’economia pubblica dei beni comuni essenziali e ai principi della gratuità del diritto umano universale e dell’uguaglianza tra tutti gli esseri umani di fronte alla legge (ovvero 50 litri di acqua potabile al giorno per persona e, come eccezione provvisoria, 25 l/giorno a persona nei paesi “a basso reddito”). (4) In questo modo si sono aperte ampie porte ai  processi di liberalizzazione , deregolamentazione e privatizzazione dell’acqua e dei servizi idrici . Questi ultimi, sono passati, nel primo decennio del XXI secolo, dallo status di “servizi pubblici” a quello di “servizi di interesse generale” (SIG) per finire con lo status di “servizi di interesse economico generale” (SIEG), situazione attuale. (5) La seconda è la grande macchina della distruzione dell’acqua attraverso la contaminazione tossica L’industria chimica e altre attività industriali correlate hanno inondato e avvelenato tutte le acque del pianeta (superficiali, sotterranee, oceani…), con migliaia di prodotti inquinanti (pesticidi, fertilizzanti, microplastiche, rifiuti di ogni tipo…), compresi gli “inquinanti eterni” tra cui i terribili PFAS e TFA . Si tratta di una potente macchina di distruzione della salute degli organismi viventi della Terra, a cominciare dagli esseri umani. (6) All’inizio dell’esplosione della chimica agricola e industriale, più di 100 anni fa, i suoi promotori non erano consapevoli, almeno la grande maggioranza, degli effetti devastanti dei loro prodotti. Il problema è diventato uno dei più critici per la salute dei sistemi di vita della Terra, dal momento che gli industriali (anche agricoli) e i finanzieri , nonostante l’evidenza dei disastri scientificamente convalidati , si sono opposti alla riduzione e all’eliminazione radicale dell’uso di prodotti inquinanti. La loro opposizione rimane netta ancora oggi, in piena crisi idrica mondiale e nel contesto del devastante cambiamento climatico in atto .(7) Ricordiamo però che l’inquinamento tossico dell’acqua (e dell’ambiente) è dovuto principalmente alle attività umane e comporta: la perdita di biodiversità (morte di pesci, piante acquatiche…), rischi per la salute (malattie: colera, tifo, dissenteria, cardiovascolarie), danni agli ecosistemi (qualità dell’acqua, composizione delle specie, catena alimentare), danni economici (pesca, agricoltura, turismo, insicurezza industriale…) e l’indebolimento della democrazia partecipativa dei cittadini ridotti a vittime-spettatori passivi. Di conseguenza, l’opposizione degli industriali e dei finanzieri, spesso con la complicità dei poteri politici eletti (8), deve essere considerata illegale, se non addirittura criminale, in quanto «grave attentato alla salute umana, che rappresenta una violazione massiccia del diritto all’acqua delle popolazioni interessate e di altri diritti umani». (9) Infine, la terza è la grande macchina della finanziarizzazione dell’acqua e di ogni elemento della natura. La finanziarizzazione della vita è l’espressione più insidiosa del potere dell’economia capitalista di mercato e/o statale. Trasformando l’acqua in una categoria di capitale – il «capitale naturale», ovvero un bene finanziario – ne ha modificato la funzione vitale. (10) Ad esempio, la finanziarizzazione dei contratti a lungo termine per il commercio di acqua sfusa, così come quella delle «acque minerali in bottiglie di plastica » (11) significa che il valore dell’acqua è deciso dai mercati azionari altamente speculativi, dai mercati dei prodotti derivati, i più dissociati dall’economia reale. La loro gestione obbedisce imperativamente a criteri di redditività attraverso tecnologie che trattano le negoziazioni finanziarie al millesimo di secondo e , quindi, a prezzi molto variabili nel brevissimo termine. Conclusione provvisoria È illusorio pensare che nell’attuale contesto mondiale sia possibile trovare soluzioni ai problemi della predazione della vita, del disastro climatico e della contaminazione chimica tossica delle acque del pianeta, nonché della finanziarizzazione del mondo senza sradicare le cause strutturali della crisi globale in cui il sistema dominante ha fatto precipitare la vita del mondo. La soluzione incentrata sulla strategia della resilienza (mitigazione e adattamento) è solo una promessa di via d’uscita incerta e insufficiente e, per di più, riservata ai gruppi sociali più potenti.(12) Le tesi della Global Commission on the Economics of Water meritano attenzione, ma presentano anche importanti limiti.(13) Si basano su una «nuova» «strategia economica» mondiale di investimento, diversificata territorialmente attorno ad alcune grandi missioni pubbliche. Queste missioni dovrebbero consentire al mercato di soffiare il vento nelle direzioni desiderate. Nella seconda parte di questo articolo vedremo perché osiamo pensare e agire affinché l’acqua possa diventare un bene comune pubblico mondiale, per tutti, nella giustizia planetaria. Note (++) https://www.mediapart.fr/journal/france/090825/les-eaux-contrex-et-hepar-contaminees-aux-microplastiques-par-les-decharges-sauvages-de-nestle?utm….Nestlé ha colpito ancora. Nel 2024 ha ammesso di aver trattato per 12 anni le sue acque minerali etichettate come naturali in Francia (cosa rigorosamente vietata in tutto il mondo) per un fatturato superiore a 3 miliardi di euro. Lo Stato francese ne era stato informato e non ha fatto nulla. Ha proposto alle autorità giudiziarie competenti una procedura consensuale. È stata condannata a una multa di soli 2 milioni di euro! (1) L’Eau, res publica ou marchandise? Collettivo e Riccardo Petrella, La Dispute, Parigi, 2003 (2) https://agriculture.gouv.fr/odd6-garantir-lacces-de-tous-leau-et-lassainissement-et-assurer-une-gestion-durable-des-ressources (3) Su questa evoluzione, Riccardo Petrella, https://www.pressenza.com/it/2022/11/il-diritto-allacqua-in-via-di-demolizione/ (4) Secondo l’adozione nel 2002 dell’Osservazione Generale n. 15 da parte del Consiglio dei Diritti Economici, sociali e culturali delle Nazioni Unite, che riconosce per la prima volta il diritto all’acqua come uno dei diritti umani fondamentali, gli Stati devono garantire a tutta la popolazione «l’accesso a un approvvigionamento sufficiente, fisicamente accessibile e a un costo abbordabile, di acqua salubre e di qualità accettabile per gli usi personali e domestici». (5) I servizi pubblici, compresi i servizi idrici, non sono più, nell’ambito dell’UE, ciò che erano in passato. Vedi https://www.vie-publique.fr/fiches/20223-la-notion-de-service-public. Il cambiamento è avvenuto con la direttiva europea sui servizi (2006) https://suap.regione.fvg.it/portale/export/sites/SUAP/allegati/archivio_file/Normativa/Normative_comunitarie/Direttiva_CE_123x_12_dicembre_2006.pdf (6) Una breve ma accurata analisi dell’inquinamento chimico dell’acqua da pesticidi, il caso dell’agricoltura vallona, https://www.canopea.be/qualite-de-leau-et-pesticides-lechec-global/ (7) ) https://www.pressenza.com/it/2025/06/la-nuova-strategia-europea-per-la-resilienza-nel-campo-dellacqua/ (8) https://www.pressenza.com/it/2024/02/lattacco-dellindustria-chimica-europea-al-piano-verde-dellue/ ((9) Cfr., già nel 2016, Sylvie Paquerot. « Crimini ambientali: se l’inquinamento dell’acqua uccide… purtroppo rende ». Criminologia, 2016, 49(2), pagg. 215-240. (10) https://www.pressenza.com/it/2024/05/finanza-e-acqua-mettere-fine-al-dominio-dei-predatori-della-vita-sui-diritti-universali-e-i-beni-comuni-mondiali/ (11) Nel 2004 ho definito questi due fenomeni rispettivamente «petrolizzazione» e «cocacolizzazione» dell’acqua. Intervista a David Cadasse, «No alla petrolizzazione e alla cocacolizzazione dell’acqua», https://www.afrik.com, 28 settembre 2004 (12) op.cit. nota 7 (13) In particolare, The Economics of Water. Valuing the Hydrological Cycle as a Global Common Good, 2024   Riccardo Petrella
7Milamiglialontano: un viaggio per le acque del mondo, tra documentazione e solidarietà
Nel tempo in cui le crisi ambientali faticano a trovare spazio nel discorso pubblico, oscurate da emergenze geopolitiche e interessi a breve termine, c’è chi sceglie con ostinazione la strada lunga, concreta e silenziosa. Un cammino che attraversa continenti e mari, che documenta, coinvolge, forma e restituisce. È il progetto 7MML_5.0 “H2oPLANET”, la nuova impresa firmata 7Milamiglialontano, associazione di promozione sociale con sede a Brescia, che da oltre 15 anni unisce il viaggio d’esplorazione alla solidarietà attiva. L’obiettivo? Entro il 2028, sette spedizioni lungo le coste del pianeta per raccontare lo stato di salute delle acque e il rapporto che l’uomo intrattiene con questa risorsa essenziale. Accompagnati da fotografi, videomaker, biologi, giornalisti e viaggiatori, i team di 7MML vogliono restituire una narrazione complessa, onesta e immersiva, fatta di immagini, voci e incontri.   Foto di 7milamiglialontano   Il Sud America come primo capitolo del 2025   La prima tappa di questa nuova missione è iniziata a luglio, con l’arrivo del primo team a Bogotà, punto di partenza di un viaggio lungo sette mesi e oltre 35mila chilometri che toccherà Perù, Bolivia, Amazzonia, Patagonia e ritorno in Colombia, risalendo coste e fiumi in una staffetta di osservazione e ascolto. Non un’avventura fine a sé stessa, ma un atto di consapevolezza collettiva. Il progetto H2oPLANET Sud America punta i riflettori su uno degli elementi più cruciali e fragili del nostro tempo: l’acqua. Attraverso testimonianze raccolte sul campo, la spedizione racconta gli effetti della crisi climatica, le disuguaglianze legate all’accesso a questa risorsa, le pratiche virtuose di tutela, ma anche la bellezza dei paesaggi e la resilienza delle comunità locali. Un materiale prezioso che verrà raccolto e rielaborato per la pubblicazione di una rivista e un docufilm previsti per il 2026, con l’intento di rendere tangibile ciò che troppo spesso resta invisibile: la portata globale di una crisi che tocca il quotidiano di milioni di persone   Un viaggio che lascia tracce Fin dalla sua nascita, 7Milamiglialontano ha affiancato la documentazione sul campo a progetti solidali concreti. In oltre 15 anni, l’associazione ha donato più di 300.000 euro a enti, comunità e missioni nei luoghi attraversati, contribuendo in modo duraturo alla crescita di realtà locali. Ogni viaggio non è mai solo racconto, ma un gesto di restituzione. In questo solco si inserisce anche il rilancio della 7Vision Jyothi Arts School, una scuola professionalizzante in arti visive a Mysore, India, realizzata in collaborazione con la storica Jyothi Nilaya Onlus e con il sostegno delle Suore Orsoline di Somasca e dell’Accademia di Belle Arti Santa Giulia di Brescia. Dopo il viaggio “Ritorno al Centro” del 2017, la scuola ha finalmente preso vita nel luglio 2025, offrendo a giovani indiani provenienti da contesti fragili un’istruzione gratuita in arti visive, con l’obiettivo di fornire loro strumenti reali per costruire il proprio futuro professionale. “Per chiunque abbia partecipato a Ritorno al Centro – afferma la presidente dell’associazione, Beatrice Mazzocchi – questa è una soddisfazione immensa. Dopo tante difficoltà, questa è la dimostrazione che sognare insieme e con ostinazione è fondamentale per incidere sulla realtà.”   Tra idealismo e impresa concreta L’idea del progetto è nata dal fotografo Giuliano Radici e ha preso forma grazie al lavoro condiviso di più realtà: 7Milamiglialontano EPS, Jyothi Nilaya Onlus, Suore Orsoline, Santa Giulia, con il coinvolgimento diretto di studenti e docenti, italiani e indiani, che collaborano in un’autentica esperienza di scambio e co-creazione. Un primo trimestre pilota ha già visto avviarsi corsi di fotografia, con docenti locali affiancati da studenti volontari italiani, creando un dialogo tra culture attraverso l’arte. Nel futuro dell’associazione, la scuola rappresenterà il principale progetto solidale: una base su cui costruire altri ponti tra sguardi, sensibilità e possibilità.   Una rete per cambiare il mondo Il lavoro di 7Milamiglialontano non sarebbe possibile senza la fiducia di una rete di partner e sostenitori privati – tra cui Promotica, Kariba, Germani, Givi Explorer, VOX ART, New Lab, Albatros Film, Radio Number One – che credono nella forza di un’impresa culturale capace di coniugare viaggio, narrazione e impatto sociale. “Il progetto H2oPLANET – ha spiegato la presidente Mazzocchi – non è soltanto un reportage ambientale: è una visione alternativa del nostro rapporto con il mondo, dove conoscere significa anche prendersi cura, e dove raccontare può voler dire anche cambiare”.   Per seguire il viaggio in tempo reale: Polarsteps – 7MML H2oPlanet Per info sulla scuola e donazioni: www.7milamiglialontano.com/progetto-scuola   Simona Duci
Per una strategia mondiale dell’acqua al servizio  dell’umanità e della comunità  globale della vita della Terra
 Il 28 luglio si celebra il  15° anniversario della storica Dichiarazione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 28 luglio 2010 che riconosce il diritto umano universale all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari. In questa occasione, ed anche in vista della nuova conferenza internazionale sull’acqua delle Nazioni Unite nel dicembre 2026, l’Agorà degli Abitanti della Terra ha trasmesso all’attenzione di Antonio Guterres, Segretario Generale dell’ONU, una lettera-memorandum (24 pagine) sul  tema Resilienza mondiale e l’acqua per la vita.   L’obiettivo è di presentare un  pacchetto di  cinque iniziative da prendere con forza e immediatamente allo  scopo di intervenire  sulle cause strutturali ,alle radici, della crisi mondiale della vita. Il cambiamento disastroso del clima e, conseguentemente, la crisi dell’acqua, in concomitanza con l’esplosione del sistema internazionale stravolto dalle proprie logiche di guerra,  di dominio e di esclusione (più di 4 miliardi di persone  prive di ogni protezione sanitaria),più Gaza, Sud Sudan, Congo, Trump… testimoniano   della gravità della crisi  n cui versa oggi la vita dell’Umanità e del Pianeta. Il  bloccaggio: i gruppi sociali forti che hanno il potere ed il controllo delle priorità, soprattutto quelli  USA (ed europei in sudditanza) non  vogliono e sono incapaci di realizzare i necessari cambiamenti strutturali del loro sistema. La convinzione alla base delle proposte contenute nella lettera-memorandum è che non solo è doveroso ma, soprattutto, è possibile arrestare il disastro climatico, come anche le guerre e le ineguaglianze, malgrado il  bloccaggio dei  dominanti. La convinzione è nutrita da tre evidenze su cui purtroppo  bisogna insistere per l’ennesima volta.  Primo. la stretta relazione esistente tra l’ aumento della temperatura media dell’atmosfera terrestre di più di 1,3°C  (dati del 2023) rispetto all’inizio dell’era industriale e  lo scombussolamento completo del clima.  Secondo, la principale causa (ma non la sola) del riscaldamento della Terra è costituito dall’immensa quantità di emissioni di gas a effetto serra superiore alla capacità di assorbimento da parte della Terra.  Terzo, il fattore principale di dette emissioni  specie negli ultimi  cento anni, è stato e resta la produzione e l’uso  di  energie fossili su cui  si è fondato lo “sviluppo” del sistema tecnologico ed economico  dominante occidentale, all’insegna della crescita  economica predatrice di tutte le risorse del pianeta. Un  insieme di  fattori e di interrelazioni di natura antropica. La natura non  c’entra un granché. Solo le società  umane potranno risolvere il problema  del cambio del sistema. Esse sono bloccate al livello degli obiettivi della  mitigazione degli effetti e dell’adattamento alle situazioni di crisi destinate  ad accentuarsi. Non sono  capaci, non vogliono, andare oltre, verso il cambio strutturale. Ciò  spiega il fallimento delle iniziative prese negli ultimi quarant’anni dette “contro” il cambiamento climatico: le due Agende dell’ONU  2000-2015  e 2015-2030 e le 30 COP-Clima,  le 16 COP-Biodiversità e le 15 COP-Deforestazione.   Tocca ai cittadini (di tutti i paesi)  ed ai popoli  della maggioranza degli Stati membri dell’ONU, che sono le vittime  della crisi globale del sistema, di battersi e creare  le condizioni per l’adozione di misure che mettono in movimento i processi d’inversione delle tendenze attuali e di liberazione della comunità globale di vita della Terra dalla predazione da parte dei gruppi  sociali dominanti.    Le cinque  iniziative proposte  Prima iniziativa. Anzitutto la sicurezza globale della vita: l’arresto immediato delle emissioni di gas serra senza alcuna eccezione, e dichiarare fuorilegge qualsiasi attività che vada nella direzione opposta. La maggioranza degli Stati dell’ONU deve proclamare che, di fronte all’imperativo della sicurezza collettiva planetaria, non esiste la sovranità della libertà delle imprese, dei mercati azionari, delle tecnologie, degli Stati. Seconda Iniziativa  Porre fine al diritto di appropriazione privata e commerciale della vita. È necessario abolire i brevetti sugli organismi viventi a titolo privato e a scopo di lucro.  La brevettabilità è stata una delle decisioni unilaterali della Corte Suprema degli Stati Uniti, diventata poi collettiva, più malsane degli ultimi 100 anni delle società occidentali. La brevettabilità del vivente ha contribuito ad accelerare la mercificazione e la privatizzazione generalizzata di ogni forma di vita. I brevetti sono alla base delle logiche di guerra e di dominio tecnologico ed economico-militare. È illusorio pensare di poter risolvere nell’interesse generale delle popolazioni i  problemi come il disastro climatico mondiale e la scarsità di acqua per la vita, senza liberare la vita del pianeta dal potere di appropriazione,  decisione e uso privato delle risorse materiali e immateriali . Terza iniziativa. “Liberare l’acqua del Pianeta dall’avvelenamento chimico. Ridare vita all’acqua”. I fiumi, i laghi, le zone umide, le falde acquifere – le “arterie della Terra” – si stanno prosciugando, morendo o la loro acqua non è più utilizzabile per uso umano perché avvelenata. La contaminazione chimica tossica  non risparmia nessun corpo idrico. E   I PFAS i TFA sono dappertutto. Nuociono gravemente  alla salute degli umani  e della natura. Generano paura e sfiducia. La contaminazione chimica costituisce un vero e proprio ecocidio del pianeta. L’eliminazione totale degli inquinanti eterni non può essere procrastinata per difendere gli interessi del mondo industriale, e  sacrificata sull’altare della competitività all’era della ri-industrializzazione dell’economia mondiale. La maggioranza degli Stati dell’ONU deve intervenire proclamando lo stato di emergenza delle acque del Pianeta e convocare un’Assemblea mondiale straordinaria degli abitanti della Terra per l’attuazione di un piano mondiale di disintossicazione del pianeta.  Quarta iniziativa. Rigenerare le acque della Terra. Smettere di soffocarle, La caratteristica vitale delle acque è  di scorrere.  Attualmente esistono più di 50.000 grandi dighe in tutto il mondo, di cui 19.000 di vecchia costruzione. I grandi fiumi sono tutti “tagliati” da decine di dighe. Uno degli effetti principali delle dighe e delle altre barriere di inquadramento dei fiumi è rappresentato dal loro “soffocamento”. Le dighe riducono la normale circolazione dell’acqua nel corpo della Terra. La crescente artificializzazione delle interruzioni dei flussi provoca numerose crisi di circolazione, embolie delle “arterie” della Terra. Nel corso degli anni, la portata si riduce, i fiumi si prosciugano, non portano più le loro acque al mare, la salinità dei loro delta aumenta pericolosamente, i pesci scompaiono. Inoltre, l’acqua “prelevata” è sempre più  fonte di forti tensioni tra popolazioni urbane e rurali, tra usi a fini lucrativi privati e usi di utilità collettiva e sociale per le popolazioni più deboli,  tra Stati a monte e  quelli a valle attraversati dallo stesso fiume. E’ in gioco l’esistenza, l’economia, la sicurezza delle popolazioni  aventi  tutte l’eguale diritto all’acqua per la vita.  I muri d’Israele costruiti nei territori occupati secondo  i bacini delle  falde sono un  esempio sconvolgente dell’uso micidiale del “soffocamento politico” delle acque. È necessario ampliare e rafforzare i processi di demolizione, ridimensionamento e riqualificazione delle grandi dighe con l’obiettivo di eliminare le 19.000 dighe obsolete e pericolose. E impedire la costruzione  di nuove   dighe sempre più gigantesche. Infine, quinta iniziativa.  Rifiutare  la trasformazione dell’acqua per la vita in una categoria dell’economia di mercato, ovvero in un «capitale naturale/avere finanziario». Occorre   una nuova risoluzione dell’ONU /al fine di aggiungere al  diritto universale all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari,  il riconoscimento dei diritti dell’acqua e della natura ad un buono stato ecologico. La Conferenza delle Nazioni Unite del 2026 dovrebbe essere l’occasione per la proposta della nuova risoluzione. Dovrebbe anche essere l’occasione propizia per una seconda importante aggiunta. Cioè,  conferire la personalità giuridica ai corpi idrici, ai fiumi, ai laghi e alle zone umide, in conformità con i nuovi sviluppi del diritto internazionale in materia di diritti della natura da proteggere sul piano della sua integrità ecosistemica. Alcuni paesi hanno già riconosciuto la personalità giuridica ai corpi idrici: la Nuova Zelanda  (Whanganui) il Québec (Magpie) la Spagna ((Mar intérior), l’India (Gange, Yamuna), gli Stati Uniti (fiume),  il Perù (Maranon). L’Ecuador, dal canto suo, ha persino inserito i diritti della natura nella sua Costituzione, primo paese a farlo.  PS Per consultare il testo integrale della lettera  memorandum, vedi agora-humanite.org Riccardo Petrella
Emergenza sete a Gaza
A Gaza, in piena estate e sotto occupazione, la sete è un’emergenza quotidiana. Le evacuazioni forzate lasciano le famiglie senza nulla. L’acqua è la prima cosa che chiedono. La prima che cerchiamo di garantire. https://www.acs-ong.it/wp-content/uploads/2025/07/acqua_small_02.mp4   Con il progetto di distribuzione dell’acqua filtrata, ogni settimana portiamo sollievo a migliaia di persone. Otto distribuzioni fisse, più interventi d’urgenza quando la fuga è l’unica via. Ogni mese consegniamo oltre 120.000 litri d’acqua (120 m³) con autobotti da 10m³ e 3m³. Il costo è altissimo: circa 45€ a metro cubo, ma non possiamo fermarci. Le distribuzioni di questi mesi sono state possibili grazie ai fondi raccolti con la campagna @100x100gaza LE RACCOLTE NON SI FERMANO E NEMMENO NOI! Le immagini che vedete arrivano dalle distribuzioni dei giorni scorsi a Sheikh Radwan e Nord Gaza. Sono frammenti di resistenza quotidiana, di dignità che non si arrende. ✊ ➡️ Aiutaci a continuare. DONA ORA! https://www.acs-ong.it/sostienici/ 💛🇵🇸
Lettera aperta a Giani: “Acqua pubblica” sia davvero gestione senza profitti
È stata inviata oggi una lettera aperta al Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, in cui si chiede chiarezza sul vero significato di “acqua pubblica”, dopo le recenti dichiarazioni del Presidente che la indicano come uno dei pilastri della sua candidatura per le prossime elezioni regionali. “Acqua pubblica” non può ridursi al solo fatto che le società di gestione abbiano come soci esclusivamente i Comuni o altri enti pubblici. Secondo i promotori della lettera, questa è una condizione necessaria ma non sufficiente: non garantisce né l’interesse collettivo né la tutela dei cittadini, se la gestione rimane ancorata a logiche di mercato e di profitto. Nella lettera viene specificato che la vera gestione pubblica dell’acqua significa: assenza di scopo di lucro (né per i gestori, né per i Comuni soci), controllo diretto e “analogo” da parte degli enti pubblici, utilizzo delle risorse a beneficio esclusivo del servizio e degli utenti, governo democratico e partecipato (con voto capitario: una testa, un voto), massima trasparenza e controllo sociale. Solo la gestione in house providing, prevista dalla normativa nazionale ed europea per i servizi pubblici essenziali, è in grado di rispettare questi criteri, per questo si chiede a Giani una presa di posizione netta e trasparente: Lei intende promuovere e attuare un vero modello di gestione in house, che rispetti questi principi e riporti l’acqua fuori dalle logiche di mercato e di profitto, oppure si continuerà con il modello attuale, che è solo un paravento di “gestione pubblica” formale, dove i Comuni restano soci unici ma sfruttano le tariffe dei cittadini per ottenere utili e dividendi da reinvestire altrove? I promotori della lettera invitano il Presidente Giani a rispondere pubblicamente e ad assumere un impegno chiaro: l’acqua non è una fonte di profitto, ma un bene comune da tutelare e gestire senza alcun interesse di lucro! La Toscana – concludono – ha bisogno di una scelta trasparente: Governatore Giani, gestioni in house sì o no? Distinti saluti, Rete Toscana per la Tutela dei Beni Comuni (Forum Toscano Movimenti per l’Acqua, Acqua Bene Comune Pistoia, Acqua Bene Comune Valdarno, Comitato Acqua Pubblica Arezzo, Atto Primo salute ambiente e cultura, AdiC Associazione per i Diritti dei Cittadini, Trasparenza per Empoli, La Libellula – Gruppo per l’Ambiente, Valle del Serchio, Associazione Vivere in Valdisieve, Circolo Laudato Si’ Vicopisano Monte Pisano, GRASP The Future-AlterPiana Firenze Prato Pistoia, ARCI Comitato Territoriale Arezzo APS, Comitato Trasparenza Rosignano, Laboratorio per Unaltracittà – Firenze, Comitato dalla parte del cittadino, P.Arci Empolese Valdelsa, Associazione dei Fenicotteri Piana di Lecore APS, G.A.S. di Montagnana Val di Pesa, I’ Bercio, Valdelsa Attiva, Centro Studi per la Nuova Agricoltura Contadina e Artigiana, Comitato stop5g Empoli-Valdelsa, Comitato Viale IV Novembre EMPOLI, Mamme di News a tutto Gas, Movimento CLARA, Circolo di Legambiente di Lastra a Signa – Di la d’Arno, Associazione Il Paese che vogliamo di Montespertoli, Comitato per la chiusura della discarica di ex Cava Fornace, Liberamente le Signe, Movimento Municipalista Arezzo) Redazione Toscana
Gaza sotto assedio israeliano muore di sete
Tre secchi d’acqua grigia e una bacinella rotta. È tutto ciò che resta a una famiglia di dieci persone rifugiata in una tenda nel campo profughi di Nuseirat per lavarsi, lavare le stoviglie e – quando è possibile – i panni. «Sono tre mesi che non laviamo le coperte. Fa […] L'articolo Gaza sotto assedio israeliano muore di sete su Contropiano.