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Abolire la guerra, costruire la pale - Convegno internazionale 6-7 Novembre
Il femminismo come prospettiva trasversale per parlare di conflitti, di giustizia internazionale, umanitarismo e resistenza civile.  Vinzia Fiorino, presidente della Società delle Storiche e professoressa di Storia contemporanea all'Università di Pisa ci racconta del perchè e di cosa si parlerà al Convegno internazionale del 6 e 7 Novembre dal titolo "Abolire la guerra, costruire la pace: genere, giustizia internazionale, pratiche nonviolente nei conflitti contemporanei". Al link il programma completo https://societadellestoriche.it/abolire-la-guerra-costruire-la-pace-genere-giustizia-internazionale-pratiche-non-violente-nei-conflitti-internazionali/
“E tu risplendi, invece”: riflessioni sulla pace da Ponticelli, Napoli
Brevi riflessioni sulla pace. È il 22 settembre 2025. Siamo a Napoli, presso Nureco Cooperativa Sociale (Ponticelli, Centro Polifunzionale Ciro Colonna). Un gruppo di operatori – psicologi, educatori e insegnanti – attivi in istituti scolastici diversi, si ritrova riunito durante lo sciopero nazionale per la pace. Nel mentre di una protesta collettiva contro guerre e deprivazioni nel mondo, si confrontano e dialogano per promuovere una prospettiva di nonviolenza civile e democratica: aspetti sensibili che sembrano ormai andare in caduta libera. Nella periferia orientale di Napoli, come in molte periferie del mondo, ci si sente sempre un po’ sotto assedio, sull’orlo della paura di un agguato possibile. La sensazione è quella di essere costantemente a rischio di un’imboscata. L’essere colti alla sprovvista, senza preavviso, da eventi inaspettati e imprevedibili, si realizza quasi quotidianamente. Lì, dietro l’angolo, si incontra il rischio di una minaccia di morte: la crudeltà, da parte di un altro essere umano, appare all’orizzonte molte volte sicura come l’alba. Il gruppo riflette quindi sul vissuto precario di chi vive ai margini della società e conosce l’esperienza del terrore: una potenziale e imminente catastrofe umana fatta di armi che distruggono e di sguardi morenti prima ancora che la morte concreta sopraggiunga. È la guerra attuale, che sembra una lunga e infinita agonia. È il nostro silenzio, rimasto tale per troppo tempo, che ha lasciato in solitudine i popoli oggi in guerra. È il nostro buonismo che ha creduto si potesse convivere con una pace momentanea e illusoria e che, invece, ha soffocato dolore e rabbia. Probabilmente l’indifferenza e il disinteresse verso conflitti armati protratti da tempo immemore, in forma latente, sono stati da sempre ingredienti velenosi di una violenza insidiosa, sotterranea, invisibile. Una violenza dalla quale ci crediamo immuni e lontani, pensando che riguardi gli altri e non noi. Forse per questo abbiamo rivolto attenzione e sgomento soltanto negli ultimi mesi, nei giorni più tragici di guerre e morti nel mondo, quando l’uomo sembra aver davvero smarrito la strada dell’umanità. Ma prima, noi dove eravamo? Una parte del gruppo ricorda che l’odio è un sentimento umano e, come tale, può incontrare la ragione e il senso di giustizia. Diverso è invece il vuoto che attraversa gli individui delle guerre contemporanee: l’essere inebetito di chi dice di combattere e che, nel suo lottare, distrugge e svilisce se stesso. Un vivere che svuota l’essenza dell’uomo e la sua esistenza nel mondo. In questo non c’è nulla di eroico. Le guerre a cui oggi assistiamo come eruzioni esplosive causate da un tempo lungo di incuria, con radici in un antico passato di cecità. Questo vissuto si presenta come un pericoloso automatismo dell’individuo, che va avanti nel mondo come fosse copia di qualcun altro, un replicante. Assistiamo a conflitti tra esseri senza corpo e senza anima, persone quasi irreali, la cui mente appare spesa. Una non-vita che aspira a cancellare se stessa e l’altro senza pietà. Chi distrugge sente di essere già stato distrutto: lo è il suo mondo interno, ridotto ad avanzo, a niente, a un non-desiderato. “Se io non posso esistere e vivere, nessun altro può.” Lo sterminio si ripete: l’altro è il sintomo da annientare. Le “nuove guerre” non hanno più soldati né civili: sono anticipo di guerre robotiche, se già non lo sono. La discussione alza un grido di allarme e resistenza contro la tentazione del potere attrattivo della distruttività, imponendo uno sguardo rivolto alla vita per sostenerla e celebrarla. Circolano parole poetiche che mettono in contatto l’animo umano con speranza e gioia come forme di resistenza. La precarietà, l’inafferrabile, l’impotenza diventano risorse necessarie da cui far partire una reale trasformabilità dell’essere. Il titolo, attraverso il prefisso ri- , vuole manifestare e reclamare il bisogno infantile di tornare al “prima”, dimenticando angosce e tormenti delle ingiustizie. Per noi diventa invece richiamo al senso di responsabilità e alla funzione del ricordo come contenitore di un dolore traumatico. Un contenitore inteso come nido e non come rifugio, da cui poter ripartire e vivere, finalmente. Ci chiediamo come mai siamo spesi e assuefatti alle barbarie, addormentati e anestetizzati da un antropocentrismo che non lascia spazio alla vita e non sa stare con l’altro; come mai, da sempre spaventati, non siamo mai davvero indignati e arrabbiati. Intanto, qui e adesso, abbiamo scoperto che è possibile la lotta nonviolenta: una lotta con criteri radicalmente diversi da quella armata, che non lascia feriti in fin di vita, e che risveglia – con uno sguardo “vigile e selvatico” – la cultura della libertà e della giustizia, dell’essere giusti al di là del buono e del cattivo. > “Adesso mi trovo faccia a faccia con la morte, ma non ho ancora concluso con > la vita.” > —Oliver Sacks Antonella Musella
A “Pintai Bisus” la tragedia della Palestina
Venerdì 30 maggio alle 20 presso l’Ex Caserma di via Roma 30, Quartu Sant’Elena, aPintai Bisus la tragedia della Palestina. Ospite d’eccezioe la filosofa e scrittrice Roberta de Monticelli autrice del libro Umanità violata. La Palestina e l’inferno della ragione Rompere il muro dell’indifferenza, fermando l’arbitrio, la violenza, l’ingiustizia, per riavvolgere il filo della speranza che in questo mondo ci sia ancora una giurisdizione di verità. Il 30 maggio Pintai Bisus[1] porta a Quartu la filosofa Roberta De Monticelli, per una serata di approfondimento sui temi internazionali trattati nel suo saggio Umanità violata. La Palestina e l’inferno della ragione. Il progetto culturale promosso a Quartu Sant’Elena dall’associazione Elenaledda Vox, con il contributo del Comune, si inserisce nell’ampio ventaglio di attività di ‘Mare e Miniere’. Anche quest’anno intende porsi come spazio di incontro e confronto sui grandi temi del presente, attraverso i linguaggi della filosofia, della poesia, della musica e delle arti visive. Il tema centrale dell’edizione 2025 è la guerra: l’iniziativa con Roberta De Monticelli sarà un’occasione per un’ampia riflessione sui conflitti, sul diritto internazionale, sulla Corte internazionale di giustizia. Rigore e passione contraddistinguono l’intellettuale pavese, che ha studiato a Pisa, Bonn, Zurigo e Oxford, dove è stata allieva del filosofo Michael Dummett. Ha poi insegnato Filosofia moderna e contemporanea all’Università di Ginevra e Filosofia della persona all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Ha tradotto e commentato per Garzanti ‘Le confessioni di Agostino’ e per Adelphi ‘Osservazioni sulla filosofia della psicologia di Wittgenstein’. Tra i suoi libri: ‘L’ascesi filosofica’ (Feltrinelli, 1995), ‘L’ordine del cuore’ (Garzanti, 2003), ‘La novità di ognuno’ (Garzanti, 2009), ‘La questione morale’ (Raffaello Cortina, 2010), ‘Al di qua del bene e del male’ (Einaudi, 2015). Attivissima sul fronte civile, De Monticelli collabora anche con quotidiani quali Il Manifesto, Il Sole 24 Ore e Il Fatto Quotidiano, e ricopre il ruolo di membro del Consiglio di Presidenza di Libertà e Giustizia. Recentissima è la sua partecipazione al Peace Summit di Gerusalemme dell’8 e 9 maggio, oltre a numerose iniziative a sostegno della pace. Nel suo ultimo libro, la filosofa smonta l’illusione di un’informazione neutrale, rivelando i casi di manipolazione, di pura propaganda, e svelando la “nebbia di menzogne” che avvolge gli avvenimenti in presa diretta; il suo è un invito a una presa di responsabilità di fronte alle guerre. Perché è impossibile restare indifferenti quando le questioni del diritto, della sopraffazione e della violenza si misurano con la fragilità della nostra coscienza. E perché quanto sta accadendo in Palestina non è di certo una questione prettamente locale, ma piuttosto un’apocalisse che interessa tutti noi, un ‘nodo’ della storia mondiale che chiama in causa anche la filosofia. In un presente a tratti cieco diventa ancora più urgente fare ricorso al pensiero. All’origine del suo libro c’è un viaggio reale, di scoperta, che comincia in Israele e nei territori occupati della Palestina al principio del 2023 e prosegue, con la sua riflessione, anche nei mesi seguenti l’eccidio del 7 ottobre di quell’anno. Un’analisi approfondita sul diritto internazionale che passa anche attraverso la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja e sull’accusa di genocidio mossa a Israele. Accompagneranno la discussione le musiche evocative del chitarrista Bebo Ferra e del violoncellista Salvatore Maiore. COMUNE DI QUARTU SANT’ELENA – QUARTU SANT’ALENI – Città Metropolitana di Cagliari Ufficio Comunicazione Quartu Sant’Elena, 28 maggio 2025. [1] Un progetto originale di Mare e Miniere, con il sostegno di RAS, Fondazione di Sardegna e Comune di Quartu. Redazione Cagliari
[2025-05-08] Altri Mondi, Altre Voci @ Zazie nel metrò
ALTRI MONDI, ALTRE VOCI Zazie nel metrò - Via Ettore Giovenale 16, Roma (giovedì, 8 maggio 19:30) ALTRI MONDI, ALTRE VOCI INCHIESTE, REPORTAGE E SGUARDI CONDIVISI SU GEOGRAFIE INVISIBILI Quattro appuntamenti dedicati alla presentazione e al confronto con gruppi di giornalismo indipendente e collettivi di freelance: Fada Collective, IrpiMedia, Centro di Giornalismo Permanente e Rivista Corvialista. Con Altri Mondi, Altre Voci vogliamo dare spazio a chi ogni giorno cerca nuovi modi di raccontare il mondo, sporcandosi le mani con la realtà, attraversandola con cura, passione e senso critico. Crediamo in un’informazione che non si limiti a osservare da lontano, ma che scelga da che parte stare, assumendo uno sguardo dichiaratamente partigiano: schierato con i corpi, le lotte e le comunità che si muovono ai margini, contro le narrazioni imposte dal potere. Un giornalismo che non rincorre la neutralità come forma di equidistanza, ma che prende posizione, costruendo ponti tra chi racconta e chi resiste. Gli incontri si svolgeranno a Zazie nel Metrò alle 19.30 in queste date: • GIOVEDÌ 8 MAGGIO, CENTRO DI GIORNALISMO PERMANENTE. Repressione in Nord Africa: il filone tunisino e marocchino della lotta senza confine ai dissidenti (Matteo Garavoglia). Istituzioni totali e diritto all'informazione: come il giornalismo indipendente può raccontare i luoghi di privazione della libertà personale (Marica Fantauzzi) • GIOVEDÌ 15 MAGGIO, FADA COLLECTIVE L’attacco dell'industria petrolifera all'Iraq: una lunga inchiesta sugli impatti degli impianti estrattivi di Eni, BP e Shell nel sud iracheno, in particolare sull'accesso all'acqua e sulla salute. • GIOVEDÌ 22 MAGGIO, RIVISTA CORVIALISTA Presentazione del numero 1 della "Rivista Corvialista”: Come raccontare e dare voce alle periferie invisibili o stigmatizzate delle grandi cittá? Quali le metamorfosi del "serpentone" di Corviale? Partecipano i redattori e le redattrici della rivista, che diventa trimestrale. • GIOVEDÌ 29 MAGGIO, IRPIMEDIA DesertDumps: In Nord Africa esiste un sistema per espellere nel deserto i migranti che provengono da Paesi schiacciati tra il Sahara e l’Equatore. Lo scopo è impedire loro di raggiungere l’Europa, principio-guida del lungo processo di esternalizzazione delle frontiere condotto dall’Unione europea negli ultimi vent’anni.
[2025-05-08] Altri Mondi, Altre Voci @ Zazie nel metrò
ALTRI MONDI, ALTRE VOCI Zazie nel metrò - Via Ettore Giovenale 16, Roma (giovedì, 8 maggio 19:30) ALTRI MONDI, ALTRE VOCI Inchieste, reportage e sguardi condivisi su geografie invisibili Quattro appuntamenti dedicati alla presentazione e al confronto con gruppi di giornalismo indipendente e collettivi di freelance: Fada Collective, IrpiMedia, Centro di Giornalismo Permanente e Rivista Corvialista. Con Altri Mondi, Altre Voci vogliamo dare spazio a chi ogni giorno cerca nuovi modi di raccontare il mondo, sporcandosi le mani con la realtà, attraversandola con cura, passione e senso critico. Crediamo in un’informazione che non si limiti a osservare da lontano, ma che scelga da che parte stare, assumendo uno sguardo dichiaratamente partigiano: schierato con i corpi, le lotte e le comunità che si muovono ai margini, contro le narrazioni imposte dal potere. Un giornalismo che non rincorre la neutralità come forma di equidistanza, ma che prende posizione, costruendo ponti tra chi racconta e chi resiste. Gli incontri si svolgeranno a Zazie nel Metrò alle 19.30 in queste date: • GIOVEDÌ 8 MAGGIO, CENTRO DI GIORNALISMO PERMANENTE. Repressione in Nord Africa: il filone tunisino e marocchino della lotta senza confine ai dissidenti (Matteo Garavoglia). Istituzioni totali e diritto all'informazione: come il giornalismo indipendente può raccontare i luoghi di privazione della libertà personale (Marica Fantauzzi) • GIOVEDÌ 15 MAGGIO, FADA COLLECTIVE L’attacco dell'industria petrolifera all'Iraq: una lunga inchiesta sugli impatti degli impianti estrattivi di Eni, BP e Shell nel sud iracheno, in particolare sull'accesso all'acqua e sulla salute. • GIOVEDÌ 22 MAGGIO, RIVISTA CORVIALISTA Presentazione del numero 1 della "Rivista Corvialista”: Come raccontare e dare voce alle periferie invisibili o stigmatizzate delle grandi cittá? Quali le metamorfosi del "serpentone" di Corviale? Partecipano i redattori e le redattrici della rivista, che diventa trimestrale. • GIOVEDÌ 29 MAGGIO, IRPIMEDIA DesertDumps: In Nord Africa esiste un sistema per espellere nel deserto i migranti che provengono da Paesi schiacciati tra il Sahara e l’Equatore. Lo scopo è impedire loro di raggiungere l’Europa, principio-guida del lungo processo di esternalizzazione delle frontiere condotto dall’Unione europea negli ultimi vent’anni.