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Sui muri della vergogna
Sui muri della vergogna globalizzata s’infrangono i diritti e i doveri e nella Gaza rasa al suolo le bombe intelligenti non fanno sconti e cadono sulle file lunghe per l’acqua e sulle chiese per le ragioni in-comprese di uno Stato-padrone. Sui muri della vergogna globalizzata c’è la cieca ostinazione della miseria umana che accetta le suppliche scon-giurate e mormorate dai mal-viventi contro il grande predicatore capo della pace americana e della guerra giusta… im-parziale. Sui muri della vergogna globalizzata serpeggia il regime del sovranismo assoluto che sorveglia e punisce il dissenso degli studenti con le neo-riforme gentiliane de-cadute nell’istruzione e nel merito e la gente comune rimane stordita e attende speranzosa l’alba della vita. Sui muri della vergogna globalizzata regna il silenzio di origine borghese e le lotte di classe non riescono a squarciare il terrore iperbolico di una pace mortale dove gli oppressi sperano di essere salvati con i cuori tra-piantati nelle macerie.   Pino Dicevi
Nel silenzio rumoroso degli umani c’è l’audace coraggio dei rifugiati che subiscono gli aiuti dei Paesi sicuri con lavori su-dati per un tozzo di pane dove affiora l’inferno e si piange per la sete di pace ragionata e giustiziata. Nel silenzio rumoroso degli umani c’è lo smarrimento dei popoli tesi e pro-tesi al massimo con la gente che resiste e vive lacerata dai consumi di massa e de-caduta nel baratro delle astensioni e nell’indice dei diritti proibiti. Nel silenzio rumoroso degli umani ci sono le Forze Nuove dei sovranisti che in-seguono i morti senza pietà e le idee pre-scelte dai non violenti si cristallizzano nel fare glaciale che accetta le sonore sconfitte e l’ira funesta che non perdona. Nel silenzio rumoroso degli umani ci sono le voci spente dei colloqui di pace che fanno fatica ad elaborare i lutti in attesa di una ri-conciliazione laica purificata dalla razza padrona e dal suicidio di due stati dove il sole tramonta e muore ad oriente. Pino Dicevi
Lettera aperta della cittadinanza contro il raduno nazionale degli alpini a Biella
PUBBLICHIAMO VOLENTIERI LA LETTERA APERTA GIUNTA ALLA NOSTRA MAIL OSSERVATORIONOMILI@GMAIL.COM CHE UN GRUPPO DI PERSONE, TRA CUI IL COLLETTIVO FEMMINISTA “LE PAROLE FUXIA”, HA SCRITTO IN OCCASIONE DEL RADUNO NAZIONALE DEGLI ALPINI A BIELLA QUESTO FINE SETTIMANA. L’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ CONDIVIDE PIENAMENTE LA PREOCCUPAZIONE DEI GENITORI E INVITA AD USARE LE MOZIONI DEL VADEMECUM PER OPPORSI ALLA MILITARIZZAZIONE. Siamo genitori di persone che frequentano istituti medi, scuole primarie e scuole dell’infanzia nel territorio biellese. Abbiamo deciso di scrivere questa lettera aperta a seguito di ciò che sta capitando nelle scuole biellesi in vista dell’Adunata Nazionale degli Alpini che si svolgerà a Biella il 9-10-11 maggio. Tenuto conto che è diritto di ciascuno sentire o meno affinità con questa manifestazione, riteniamo che sia invece molto grave che la propaganda militarista e nazionalista sia entrata così facilmente nelle scuole. Alcuni Alpini hanno potuto parlare nelle aule, narrando in mondo soggettivo (e a volte antistorico) alcune vicende della storia del nostro Paese, proponendo canti bellici, illustrazioni di divise fatte colorare nelle scuole dell’infanzia, mitizzando gesta e azioni, contribuendo a rafforzare il clima sovranista e nazionalista che pare essere l’unico possibile nel nostro Paese. Tutto questo è stato fatto senza consultare i genitori, cosa che ci appare ancora più grave dato che per poter portare l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole (cosa che ci parrebbe tanto più utile e necessaria), è invece richiesto il consenso genitoriale. Questo sta accadendo negli stessi giorni in cui la Giunta comunale di Biella blocca la mozione per togliere la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini per darla invece a Giacomo Matteotti e Iside Viana; sono anche gli stessi giorni in cui sono appena stati celebrati il 25 aprile, Giorno della Liberazione e il Primo maggio, festa dei lavoratori: due festività che rischiano di passare in secondo piano, perché non vengono quasi studiate o approfondite, tanto che i ragazzi non sanno perché stanno a casa da scuola in quei giorni, ma sono ben consapevoli, ormai, del fatto che gli Alpini hanno fatto “tante cose buone”. Non ci piace questa deriva sovranista, non ci piace la militarizzazione di chi frequenta la scuola, non ci piace e non siamo d’accordo con questa narrazione distorta della Storia, tenuto anche conto del clima europeo in cui si parla di guerra, riarmo, kit di sopravvivenza, nemici alle porte. Desideriamo una scuola che parla e lavora per la Pace, che insegna il senso critico e la ricerca della verità, che ha come obiettivo la formazione di persone libere e pensanti, cittadine di un mondo multiculturale, globalizzato e diversificato. Una scuola che insegni la convivenza tra le differenze, una scuola non classista, non elitaria, non militarizzata.