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Tennis, prevenzione e carri armati: la militarizzazione avanza spedita
Dal 12 al 14 settembre Torino ha ospitato la manifestazione “Tennis and Friends – Salute e sport”, svoltasi nella centralissima Piazza Castello, che gli studenti e le studentesse dell’acampada di quella che ormai è nota come “Piazza Palestina” – presidio permanente a sostegno della popolazione di Gaza che ha da poco “compiuto” 100 giorni di vita – hanno dovuto lasciare, trasferendosi in una piazza non lontana (clicca qui per la notizia). “Tennis and Friends”, che si svolge dal 2011 “come Official Charity delle Nitto ATP Finals” (https://www.tennisandfriends.it/torino-25/), riscuote un buon successo di pubblico in questo periodo di “sinnerizzazione” della società e di innamoramento collettivo per il tennis, che sembra aver affiancato il calcio come potente “arma di distrazione di massa”. Ciò che però è rilevante agli occhi dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università è che tra gli enti patrocinanti dell’evento troviamo il Ministero della Difesa, poiché le Forze Armate, così come la Polizia di Stato, sono coinvolte nelle attività di prevenzione e screening proposte in queste giornate. Sul sito del dicastero leggiamo: “Lo Stato Maggiore della Difesa contribuisce al “Villaggio della Salute”, aperto nei giorni sabato e domenica, con un’area promossa dall’Ispettorato Generale della Sanità Militare […]. Cittadini e cittadine possono usufruire di visite gratuite in Otorinolaringoiatria, Cardiologia, Oculistica e Ginecologia: un’occasione concreta per prendersi cura della propria salute, in modo semplice e accessibile” (https://www.difesa.it/smd/news-italia/difesa-a-torino-per-tennis-and-friends-tre-giorni-sport-salute-prevenzione/78942.html).  Il personale in divisa ha proposto alla cittadinanza non solo visite mediche garantite dalle strutture sanitarie militari, ma anche momenti ludici rivolti in particolare alle scuole (https://www.tennisandfriends.it/wp-content/uploads/2025/09/PROGRAMMA-TORINO2025.pdf). Nel programma della giornata di venerdì 12 troviamo proposte che spaziano dal simulatore di tiro Biathlon a fucili laser al simulatore di pagaiata, passando per una dimostrazione di blsd a cura della Polizia di Stato e senza dimenticare attività proposte dagli atleti dei gruppi sportivi militari. Il tutto è stato allietato dalla fanfara della Brigata Alpina Taurinense e dalla presenza di madrine e padrini del calibro di Cristina Chiabotto e Albano Carrisi. Le giornate di sabato 13 e domenica 14 sono state dedicate ad attività di screening e prevenzione “offerte” in parte dalla ASL di Torino e in parte da medici in divisa, mentre proseguivano le manifestazioni sportive e gli incontri con specialisti della salute e personaggi pubblici, fino alla chiusura della manifestazione con l’esibizione della Fanfara III Reggimento Carabinieri.  Dal punto di vista dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università eventi e manifestazioni come quella in esame sono pienamente riconducibili al progetto di diffusione della “cultura della difesa”, di cui il Programma di Comunicazione del Ministero della Difesa indica obiettivi e intenti. Tra i “temi di comunicazione” individuati dal documento troviamo proprio la sanità, che è inserita tra le funzioni che devono essere valorizzate e ricondotte a un sistema volto a presentare la “Difesa al servizio del Paese non solo per la sicurezza” (https://www.difesa.it/assets/allegati/3706/pc_md_2025.pdf, p. 25), con l’obiettivo di “cambiare la percezione dello Strumento Militare nazionale” attraverso “una mutua contaminazione reciprocamente vantaggiosa con il mondo civile” (p. 17). Ciò che qui intendiamo ribadire è che il processo di normalizzazione della presenza di Forze Armate e Forze dell’Ordine in ambito civile non è né casuale né (tantomeno) neutro, ma è al contrario l’esito di un progetto di lungo periodo, intenzionalmente e consapevolmente pianificato proprio con la finalità di “occupare” spazi e a dare risposte a esigenze non sempre adeguatamente soddisfatte da un welfare in crisi. Questo è particolarmente evidente proprio guardando al settore sanitario: la tenuta del Sistema Sanitario Nazionale, già erosa da decenni di tagli, è oggi minacciata dal disinvestimento in questo capitolo di spesa a favore della crescita delle spese militari nel contesto del piano riarmo europeo. Il paradosso è evidente: le Forze Armate guadagnano credibilità e sostegno offrendo “gratuitamente” ed erogando come se fosse un “regalo” alla cittadinanza servizi che il SSN non riesce più a fornire. La distorsione è grave e incisiva anche dal punto di vista della percezione da parte dei cittadini: quello che è un diritto (la salute, le cure mediche, la prevenzione) non è garantito dai soggetti istituzionali che appaiono (e sono, in effetti) carenti per scelte (politiche) che rafforzano anche economicamente il settore militare, il quale ha così buon gioco nel presentarsi come un deus ex machina salvifico nel vicariare funzioni che non gli pertengono. L’esito perverso è l’aumento, da parte dei cittadini, della sfiducia nei confronti di settori che non vengono adeguatamente finanziati, parallelamente alla crescita di prestigio e popolarità delle Forze Armate e delle Forze dell’Ordine, anche perché il contesto in cui il servizio è erogato è appositamente pensato per attrarre i destinatari sia con iniziative ludiche, sia grazie a una sapiente regia capace di giocare (indirettamente) su crescenti sentimenti di paura e insicurezza: non a caso proprio a Torino ha “vegliato” sulla manifestazione “un VTMM ‘Orso’, mezzo militare in configurazione ‘ambulanza’, che consente al personale medico di operare in sicurezza, garantendo un rapido intervento in area di operazioni”. A essere normalizzata, è evidente, non è più la sola presenza di personale in divisa nelle città, ma l’idea stessa che le stesse città o comunque il “nostro” tranquillo Occidente possa in un tempo neanche troppo remoto doversi riabituare all’idea e alla presenza della guerra. Qui alcuni scatti di compagni e compagne della Scuola per la Pace di Torino e Piemonte. Irene Carnazza, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Torino
Nulla osta ex art. 42, co. 2, d.l. 73/2022: obblighi istruttori e difetto di motivazione nel provvedimento di revoca
Un’ordinanza del Tribunale Amministrativo Regionale per il Piemonte – sezione prima – che accoglie un’istanza cautelare relativa ai “nuovi” nulla osta all’ingresso di lavoratori stranieri (art. 42, co. 2, d.l. 73/2022), emanati senza una preventiva verifica circa l’eventuale sussistenza di elementi ostativi. Nel caso di specie, il nulla osta era stato rilasciato nonostante la già intervenuta condanna del datore di lavoro, circostanza che rendeva quest’ultimo inidoneo alla stipula del contratto. Il lavoratore, dopo aver ottenuto il visto di ingresso dalla competente Ambasciata su istanza del datore, era giunto in Italia; solo dopo molti mesi gli veniva tuttavia notificato il provvedimento di revoca del nulla osta. Il Collegio, in sede cautelare, non ha approfondito le censure sollevate di illegittimità costituzionale dell’art. 42, co. 2, d.l. 73/2022 e di violazione del principio di legittimo affidamento, ma si è concentrato su due profili: * il difetto di motivazione, poiché l’Amministrazione aveva utilizzato un mero modulo prestampato senza individuare la fattispecie concreta; * il difetto istruttorio, atteso che – nel caso in esame – l’impossibilità di stipulare il contratto (per la condanna già esistente a carico del datore prima dell’emanazione del nulla osta) imponeva alla P.A. l’onere di valutare ogni altra possibilità, comprese eventuali alternative occupazionali per il lavoratore. T.A.R. per il Piemonte, ordinanza n. 266 del 26 giugno 2025 Si ringrazia l’avv. Pasquale Franco De Rosa per la segnalazione e il commento.
Festival delle Migrazioni, un bilancio della settima edizione
Cinque giorni intensi, oltre trenta eventi, cento ospiti e più di cinquemila presenze. Con un sold out emozionante al Palestinian Circus, che ha portato in scena le storie quotidiane sotto occupazione con danza, musica, teatro e acrobatica, si è chiusa a Torino la settima edizione del Festival delle Migrazioni (10-14 settembre), dedicata al tema Il cuore oltre l’ostacolo. Notizie/Arti e cultura IL PROGRAMMA DEL FESTIVAL DELLE MIGRAZIONI 2025: «IL CUORE OLTRE L’OSTACOLO» A Torino dal 10 settembre cinque giorni di incontri, arte, teatro, cinema e letteratura 9 Settembre 2025 Un gesto politico e poetico che ha attraversato incontri, spettacoli, laboratori e momenti conviviali, e che ha confermato ancora una volta il Festival come spazio di confronto vivo, capace di unire linguaggi artistici e riflessione critica. La rassegna ha dato spazio a conflitti e resistenze che attraversano il presente: Monica Perosino e Anna Zafesova hanno discusso dello stato della guerra in Ucraina; Moni Ovadia ha dialogato con Noor Abo Alrob (direttore artistico del Palestinian Circus) e con Miriam Ambrosini di Terre des Hommes sulle lotte in Palestina; Antonella Sinopoli ha raccontato con Black Sisters e AfroWomenPoetry le voci delle donne dell’Africa sub-sahariana; Boban Pesov ha riportato, attraverso il graphic novel C’era una volta l’Est, il tema delle radici e delle memorie divise. Un’attenzione particolare è stata dedicata alle esperienze delle donne: dalle opere di Parnian Javanmard, artista iraniana che interroga i concetti di casa e identità, alla poesia di Samira Fall, fino alle storie delle vincitrici del Concorso Lingua Madre, che raccontano la complessità delle appartenenze multiple. Il Festival non è stato solo parola e riflessione. Teatro, musica, cinema e linguaggi ibridi hanno attirato un pubblico curioso e partecipe. Tra le novità, la performance Stupefacenti, l’anteprima assoluta di Ceci n’est pas Omar di Omar Giorgio Makhloufi e l’esperienza multimediale Audiowalk Borgodora. Grande successo anche per i workshop, dai laboratori sull’attivismo intersezionale e sulla costruzione artigianale di tamburi, fino al Migrantour a Porta Palazzo. Il momento più corale è stata la Cena delle Cittadinanze, che ha visto 700 persone condividere piatti e storie, seguita dal concerto dei The Brothers’ Keepers. Parallelamente, diverse mostre hanno accompagnato l’intera durata del Festival, dando spazio a fotografi, collettivi e artisti rifugiati. L’appuntamento con l’ottava edizione del Festival delle Migrazioni è fissato a settembre 2026. Un tempo che servirà a consolidare il percorso costruito in questi anni e a rafforzare la rete di realtà artistiche, sociali e associative che hanno reso possibile questa esperienza. Il Festival è ideato e organizzato da Almateatro e A.M.A. Factory, con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo, del Ministero della Cultura – Direzione Generale Spettacolo, della Città di Torino, di Legacoop Piemonte e Iren, oltre a un’ampia rete di partner e collaborazioni che include associazioni, media indipendenti, fondazioni e collettivi. In un contesto politico e sociale in cui le migrazioni sono spesso ridotte a slogan e paure, il Festival delle Migrazioni ribadisce la necessità di creare spazi di ascolto, racconto e incontro. Un luogo dove le persone in movimento non sono oggetti di narrazione, ma soggetti che prendono parola attraverso l’arte, la memoria e la testimonianza. Un laboratorio di cittadinanza e di diritti che guarda già al 2026 per continuare a mettere il cuore oltre gli ostacoli.
Il minuto di silenzio per Gaza unisce la comunità educante italiana. Resoconto iniziative
COMUNICATO STAMPA Secondo i nostri dati, sicuramente sottostimati, l’appello per un minuto di silenzio il primo giorno di scuola per le/i bambine/i di Gaza è stato finora accolto da circa 250 scuole di tutta Italia, da Torino a Trento a Treviso a Venezia, a Siena, Palermo, Napoli, Mantova, Como, Cagliari, Bari, Cosenza, Potenza, Perugia, Lucca, Lecce e molte altre, nelle città come nelle campagne e sulle montagne. Molte scuole delle regioni che cominceranno le lezioni il 15 settembre ci hanno già comunicato la loro adesione. Ampia parte della comunità educante italiana si unisce così contro il genocidio in Palestina e per la pace nel mondo, in un momento comune di solidarietà e consapevolezza. In 52 istituti, di cui 9 a Torino e 8 nella regione Piemonte, sono state coinvolte tutte le classi, per la quasi totalità con deliberazioni dei Collegi docenti. Possiamo per ora calcolare 53.000 alunne/i, con le/i loro docenti, ma le/i partecipanti sono e saranno certamente molte/i di più: attendiamo ulteriori riscontri nei prossimi giorni. Le/i DS si sono mostrate/i favorevoli in un gran numero di scuole, emanando circolari e facendo suonare le campanelle. Le/gli insegnanti hanno interpretato nei modi più diversi questo momento, alcune/i rendendolo solenne ed emozionante, altre/i con letture e riflessioni, altre/i ancora con attività creative per i più piccoli. “Un reale minuto di silenzio, assorto e commosso”, perché “i ragazzi vogliono sapere e vogliono capire”, scrivono. Questo sarà il compito del futuro anno scolastico: generare conoscenza e comprensione in modo aperto e limpido, affinché le/i nostri studenti apprendano a fare le loro scelte. Il nuovo e forte impegno della scuola italiana per Gaza, per la Palestina, per la pace e la giustizia è cominciato! La Scuola per la pace Torino e Piemonte Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università Docenti per Gaza
Progetto didattico: Nello specchio di Gaza. La cultura palestinese e noi
RICEVIAMO E DIFFONDIAMO CON PIACERE IL PROGETTO DIDATTICO NELLO SPECCHIO DI GAZA. LA SCULTURA PALESTINESE E NOI MESSO A PUNTO DA LA SCUOLA PER LA PACE DI TORINO, ADERENTE ALL’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ. Il progetto Nello specchio di Gaza. La cultura palestinese e noi è nato dalla volontà di una parte del mondo della scuola torinese e piemontese di rompere il silenzio su Gaza, un silenzio, quando non decisa censura, che fino allora aveva inquinato il clima nelle scuole generando disagio profondo in coloro che “sentono coscienza” e si nutrono di conoscenza. Un documento, Gaza Now!, è partito da alcun* insegnanti di un liceo ed è stato rilanciato attraverso la rete della Scuola per la pace. Si e’ poi è tenuta una affollata assemblea in cui è stato deciso di organizzare una “camminata delle scuole per Gaza” per rivendicare la rottura dei rapporti politici, diplomatici ed economi con Israele, di sottoscrivere il documento Gaza Now! e consegnare le firme all’USR, di dedicare “una settimana” del futuro anno scolastico alla cultura palestinese nelle scuole. La “camminata” si è tenuta una settimana dopo e, sfidando ogni previsione, è stata partecipata da circa 4000 persone: docenti e studenti di ogni età, dalla scuola dell’infanzia alle superiori, famiglie, cittadin* e anche qualche dirigente scolastic*. La stampa locale ci ha dato una certa copertura con diversi articoli online. Nei giorni seguenti si sono raccolte oltre 1800 firme al documento Gaza now!, che è stato letto in diversi collegi docenti. Non è stata una campagna online, ma una raccolta firme “tradizionale”, suscitando così discussioni e rompendo davvero il silenzio su Gaza. Tali firme, suddivise per scuola, sono poi state consegnate e protocollate all’USR il 4 luglio.  Nel frattempo si è costituito all’interno della Scuola per la pace, a cui sono affluite nuove persone intensificando l’attivismo, un comitato scientifico per il progetto sperimentale sulla cultura palestinese. Abbiamo dilatato i tempi: non più una “settimana”, ma tutto l’anno, iniziando da settembre. Il criterio di fondo del progetto è che il comitato scientifico organizza alcune iniziative “per tutti”, mentre le singole scuole o i singoli docenti progetteranno la didattica specifica sul tema declinato secondo gli ordini di scuola e gli interessi di docenti e studenti. Le iniziative per tutt* sono un convegno di formazione che si terrà il 19 settembre presso un liceo torinese e la proiezione di due documentari in un cinema cittadino a tre sale nella settimana seguente. Non sarà un semplice “ascoltare un convegno” o “andare al cinema”, ma un atto politico con cui vogliamo riunire la comunità del 5 giugno in una esperienza condivisa di conoscenza, solidarietà, presa di posizione politica e sostegno economico a Gaza (il ricavato del biglietto del cinema di 5 euro sarà devoluto in donazioni per Gaza).  Per offrire spunti, suggestioni e risorse alle scuole sono poi stati presi contatti con diverse persone dalle competenze più diverse, coinvolgendo gruppi presenti sul territorio come il BDS, Emergency, Torino per Gaza, il Nazra Film Festival, docenti, studios*, artist*, testimoni. La loro disponibilità a intervenire nelle scuole, se chiamati da docenti, è riassunta in un file dedicato. Altri contatti stanno emergendo e il “catalogo” si amplierà strada facendo, anche grazie alle ricerche ancora in corso. Infine, sarà condiviso il link a un drive con alcuni materiali didattici che attualmente è in lavorazione. Da mesi è ormai conclamato che nei riflessi cangianti dello specchio di Gaza vediamo smascherato il volto coloniale dell’Occidente nella sua più torva espressione genocida, che ci riporta all’Olocausto americano (Stannard) e a ogni sterminio della storia. Quella storia che a scuola si insegna come gloriosa avanzata dell’Europa verso la modernità e il progresso senza raccontare che lo scambio ineguale con il resto del mondo ne è stato il fondamento. Nello specchio di Gaza vediamo con spavento lo sprezzo dell’umano, i deliri di potere assoluto sui corpi, sulle vite, sulla natura, sulle memorie, sulle preziose tracce del passato. Vediamo disintegrare e calpestare ogni valore di democrazia, giustizia sociale e libertà, vediamo la verità di quell’“ordine” globale che opprime il presente.  Nello specchio di Gaza vediamo persone resistere fiere sulla terra dei loro antenati: sumud è la loro postura, come alberi che non si spezzano nella tempesta. In condizioni inimmaginabili vediamo produrre cultura: diari, racconti, poesie, fotografie, filmati, disegni di bambini e opere d’arte, danze tradizionali e rap. Vediamo l’amore per l’istruzione, il desiderio delle/i giovani di apprendere e la cura dei docenti nell’insegnare. La cultura in Palestina – la letteratura, l’arte, il cinema, la danza, la musica, la fotografia, la cucina, l’agricoltura e la botanica, l’istruzione – ci appare una modalità potente di rielaborazione dell’esperienza coloniale, che ha dato e dà senso e voce al vissuto soggettivo e collettivo di oppressione e resistenza, essa stessa forma di resistenza. Dalla fine degli anni Sessanta, scrive Rashid Khalidi, “gli scrittori e i poeti della diaspora palestinese, così come quelli che vivevano in Palestina (…) attraverso i loro romanzi, racconti, opere teatrali e poesie hanno dato voce a un’esperienza nazionale condivisa fatta di perdita, esilio, alienazione. Allo stesso tempo hanno dimostrato un’insistenza caparbia sulla continuità dell’identità palestinese e sulla fermezza di fronte alle difficoltà”. Nelle carceri israeliane, racconta Aysar Al-Saifi, i prigionieri avevano “compreso rapidamente che l’Occupazione mirava a distruggere la loro cultura e il loro patrimonio con l’intento di creare dei corpi vuoti, senza contenuto, che avrebbe potuto manovrare a proprio piacimento. Per questo si impegnarono subito nella mobilitazione culturale e ideologica attraverso letture e riunioni collettive tra i vari gruppi politici”, incontri che “miravano a ravvivare la vita culturale e la resistenza alle politiche di assimilazione della coscienza perseguite dall’Occupazione”. Nella produzione artistica di Emily Jacir e nelle attività della fondazione Dar Jacir for Art and Research a Betlemme si incontrano il passato e i linguaggi della contemporaneità, si protegge e valorizza con cura l’eredità della terra e delle tradizioni, si scambiano esperienze educative, culturali e agricole con metodi multidisciplinari e pratiche decoloniali, ci si interroga sulla rilevanza di ciò che si fa nel quotidiano nelle condizioni attuali di genocidio, si rintraccia il senso dell’agire negli spazi di riunione collettiva, nella condivisione di musica e cibo come nutrimenti di guarigione. Nel nostro intento, avvicinare con rispetto e cautela la cultura palestinese può aiutarci a decolonizzare un poco il nostro sguardo, a rileggere la storia e cercare nuovi modi di insegnarla, a rafforzarci nella consapevolezza che cultura e istruzione sono antidoti alla “assimilazione delle coscienze”, a interrogarci sul senso delle nostre azioni valorizzando relazioni e gesti per favorire le guarigioni, a sviluppare “fermezza di fronte alle difficoltà” per resistere e contrastare le ingiustizie e le violenze diventate parte del nostro difficile quotidiano di europei che si credevano in pace. Molte altre cose scopriremo nel percorso. Ci auguriamo di saperle comprendere e condividere. Allegati la locandina del convegno e il file con il progetto in progress. David E. Stannard, Olocausto americano. La conquista del nuovo mondo, Bollati Boringhieri, 2021 (1° ed. 2001). Rashid Khalidi, Palestina. Cento anni di colonialismo, guerra e resistenza, Laterza, Bari-Roma, 2025 (ed or. 2020), pp 132-133. Aysar Al Saifi, Foglie di gelso. Racconti palestinesi, Prospero Editore, 2021, p. 40. Creative Time Summit 2024 | Emily Jacir & Reem Khatib (Dar Jacir for Art and Research), ottobre 2024. Nello specchio di Gaza. La cultura palestinese e noiDownload CORSO DI AGGIORNAMENTO PER IL PERSONALE SCOLASTICO APERTO ALLA CITTADINANZA NELLO SPECCHIO DI GAZA. LA CULTURA PALESTINESE E NOI VENERDÌ 19 SETTEMBRE 2025 ORE 8.30-16 LICEO CAVOUR, CORSO TASSONI 15, TORINO  8.30 Accoglienza e introduzione di Maria Teresa Silvestrini, Scuola per la pace Torino e Piemonte Prima parte – Coordina Cristina Bracchi, Scuola per la pace Torino e Piemonte 9 – 9.30   L’Occidente e il nemico permanente Elena Basile, Ambasciatrice 9.30 – 10 Education in Times of Uncertainty: Insights from Palestine Dalya Saleh, FormerEnglish teacher in Gaza pursuing her postgraduate studies in the UK 10 – 10.30           NAZRA: uno sguardo sul cinema palestinese Fabiana Piretti, direttrice tecnica Nazra Film Festival e insegnante 10.30 -11 Domande e dialogo 11- 11.15 Pausa caffè Seconda parte – Coordina Chiara Giacometti, Scuola per la pace Torino e Piemonte 11.15 – 11.45     BDS: Ethical & Legal Accountability for a Just Peace Omar Barghouti, Palestinian human rights defender and co-founder of the Palestinian-led BDS 11.45 – 12.15     Uno sguardo antropologico di fronte al genocidio Laura Ferrero, docente di antropologia del Medioriente, Università di Torino – Chiara Pilotto, ricercatrice in Antropologia, Università di Bologna 12.15 – 12.45     La letteratura palestinese dalla Nakba a oggi Elisabetta Benigni, docente di Letteratura araba moderna, Università di Torino 12.45 – 13.15 Domande e dialogo 13.15 – 14 Pausa pranzo Pomeriggio – Coordina Paola Valenti, Scuola per la pace Torino e Piemonte e Docenti per Gaza 14 – 14.30  Memoria, resistenza e oppressione di genere: la rilettura di alcuni temi canonici della letteratura palestinese Roberta Denaro, docente di Lingua e Letteratura araba, Università Orientale di Napoli 14.30 – 16  Presentazione delle attività e dei laboratori rivolti alle scuole ❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀ 20 SETTEMBRE, LICEO ALFIERI, ORE 10-12 Workshop sulla letteratura palestinese del Novecento: storia, temi, testi  con Roberta Denaro, docente di Lingua e Letteratura araba, Università Orientale di Napoli ❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀ 22 SETTEMBRE, LICEO SPINELLI, ORE 12.10-16.20 Incontro in auditorium delle classi quinte con Margherita Penna, Dipartimento di Giurisprudenza, Università di Torino, e Rosita Di Peri, docente di Scienze politiche e Relazioni internazionali, Università di Torino. ❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀ 23 E 30 SETTEMBRE, CINEMA FRATELLI MARX, ORE 18.30 (SU TRE SALE) 23 settembre proiezione di Janin, Jenin, regia di Mohammad Bakri, documentario – Palestina, 2024, 91 minuti https://it.gariwo.net/magazine/medio-oriente/jenin-jenin-2024-bakri-e-tornato-27755.html 30 settembre proiezione di From Ground Zero, da un’idea di Rashid Masharawi, 22 cortometraggi che danno voce alla striscia di Gaza – Palestina, Francia, Emirati Arabi Uniti, Svizzera, 2024, 112 minuti ❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀ Concerto serale di band studentesche organizzato da studenti Data e luogo da definire Verrà data comunicazione. ❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀ LABORATORIO DI CINEMA PALESTINESE a cura di Antropolog@ per la Palestina. Laboratorio rivolto a docenti e aperto al pubblico della durata di due ore. Si svolgerà nel pomeriggio in data e luogo da definire. Verrà data comunicazione. Disastri e resistenze dell’immaginario. Percorso visivo attraverso brani del cinema palestinese. * Maria Elena Marabotto Petrelluzzi, producer e studiosa di cinema, cultrice della materia presso la cattedra di Antropologia del Medioriente, Università di Milano Bicocca * Mauro Van Aken, docente di Antropologia del Medioriente, Università di Milano Bicocca Un percorso attraverso alcuni estratti di film palestinesi per aprire ad un dialogo sugli immaginari e la storia di un territorio e della sua popolazione. Un movimento continuo tra esperienze individuali e collettive, dinamiche culturali e sociali e contesti storici e politici. La filmografia palestinese dagli anni ’60 ha veicolato uno spazio centrale per “raccontarsi” e manifestarsi di fronte a sguardi umanitari e depoliticizzanti, censure, oblio e disumanizzazione. Un panorama culturale centrale per rivendicare, accompagnare la resistenza, testimoniare ed elaborare le dimensioni traumatiche collettive, e aprire, anche da diverse prospettive “locali” e della diaspora, analisi e immaginari contemporanei per uscire dalla dinamica della narrativa e delle rappresentazioni ufficiali. Un dialogo sull’immaginario culturale palestinese e le sue rappresentazioni filmiche, in un confronto sulle narrazioni e le interconnessioni con gli sguardi altri. Tra le tematiche da proporre: –la forza di tessere altre storie, immaginare e rivendicare altri mondi, anche ironicamente a partire da prospettive culturali palestinesi; –la dimensione “laboratoriale”, locale e globale, dei vissuti palestinesi nelle architetture della segregazione e apartheid; –vite confinate nelle prospettive di bambini, non-umani, e femminili/femministe; –processi di disumanizzazione e interconnessioni transnazionali della lotta, dell’immaginazione e degli immaginari raccontati anche attraverso sguardi israeliani. ❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀❀ Proposte di attività e laboratori per le scuole Incontri e laboratori che le/i docenti possono organizzare in autonomia prendendo contatti con le persone indicate. Spettacolo per scuole da organizzare in orario extra-scolastico Poesie da Gaza Spettacolo di poesia e musica dal libro Il loro grido è la mia voce. Proposta di Lucia Santangelo e Massimiliano Carrino: “Consapevoli e felici della riuscita di “Poesie da Gaza” dello scorso 21 giugno di cui alleghiamo materiale, pensiamo che quegli stessi contenuti che trovano il punto di partenza nel libro di Poesie palestinesi “Il loro grido è la mia voce”, quella stessa modalità di intreccio con la musica e di confronto e partecipazione, possano rappresentare un’ottima occasione di lavoro di riflessione con studentesse, studenti e insegnanti. L’attività è da concordare con le/i docenti interessate/i. Contatti: Lucia Santangelo: lucia.labor@gmail.com; Massimiliano Carrino: maxcarrino@hotmail.com Storia della Palestina Andrea Gobetti. Attivista per i diritti umani, fa parte dal gennaio 2024 del Coordinamento Torino per Gaza. Ha tenuto diverse lezioni sulla storia del Levante nelle scuole superiori e ha partecipato all’organizzazione del festival Hurriya: Palestina un Popolo che Resiste e vari altri eventi culturali tra Torino e Verbania. Contatto: gobettiandrea@gmail.com Amedeo Rossi “Amedeo Rossi (Biella, 1954) vive a Torino. Da molti anni si occupa della questione palestinese. Fa parte della redazione di “Zeitun.info”, sito che pubblica, anche in traduzione, articoli sul problema israelo-palestinese. Collabora con la radio In Primis di Brescia. E’ autore di numerosi saggi e del libro Il muro della hasbarа. Il giornalismo embedded de La Stampa (Zambon, 2017 e 2019). Con Cristiana Cavagna ha tradotto e curato il libro di Hanna Levy Hass e Amira Hass, Diario di Bergen Belsen (Jaca Book, 2018). Per le Edizioni Q ha pubblicato Le parole divise. Israele/Palestina: narrazioni a confronto (2022) e Antisemitismo e antisionismo: usi e abusi (2025)” (https://www.ladedizioni.it/prodotto/antisemitismo-e-antisionismo/) Contatto: ame_rossi54@yahoo.it Storia di Palestina, Israele, Libano e Siria Rosita Diperi Docente di Scienza Politica e Relazioni internazionali al Dipartimento di Cultura, Politica e  Società dell’Università di Torino. “Her research interests focus on political transformations in the Middle East with a specific attention on Lebanon and the relations between power and space in the Mediterranean region (with particular attention to Lebanon and Tunisia). She is member of the doctorate in Social and Political Change with the University of Florence. She is the President of the Italian Society for Middle Eastern Studies (SeSaMO)”. Contatto: rosita.diperi@unito.it Storia del Medio Oriente La condizione dei rifugiati palestinesi in Libano Jinan El Nammoura. Jinan El Nammoura graduated with top honors in Modern Foreign Languages and Literatures. She is interested in human rights and refugee policies, with a particular focus on the economic and legal dynamics that influence these issues. Her thesis explored the rights of Palestinians in Lebanon, who have been refugees for almost four generations, analyzing the legal and socio-economic implications. Jinan aims to deepen her understanding of these topics in the context of comparative law, economics, and finance, with the goal of contributing to a greater understanding of global challenges https://www.iuctorino.org/clef-2025 Contatto: jinan7890@gmail.com Letteratura palestinese Elisabetta Benigni. Elisabetta Benigni ha ottenuto il dottorato di ricerca presso l’Università La Sapienza di Roma nel 2009 con una tesi sulla  letteratura dal carcere nei paesi arabi. Dal 2021 è Professoressa Associata di Letteratura araba moderna presso l’Università di Torino, Dipartimento di Lingue  e Letterature Straniere e Culture Moderne. E’ stata fellow alla Free University a Berlino nel 2011 e poi delll’Italian Academy (Columbia University) a New York nel 2015. Si è occupata dell’immagine di Gerusalemme nella letteratura palestinese e della circolazione di testi nel Mediterraneo orientale in epoca moderna. Attualmente sta lavorando a un libro sulle traduzioni di Machiavelli in arabo in epoca coloniale. Contatto: elisabetta.benigni@unito.it Storie di vita palestinesi Alaa El Ainain, ingegnere palestinese nato in Libano. Presentazione: “Mi chiamo Alaa El Ainain, sono un ingegnere biomedico con base a Torino. Di origine palestinese e nato in Libano, dal compimento dei miei 18 anni vivo in Italia, dove mi sono trasferito inizialmente per motivi di studio. Ho conseguito la laurea in Ingegneria Biomedica presso il Politecnico di Torino e, successivamente, ho intrapreso un percorso professionale che mi ha portato a stabilirmi definitivamente in questa città, dove oggi vivo con la mia famiglia e le mie tre figlie italo-palestinesi. Attualmente lavoro nel settore ingegneristico e sto completando un master interdisciplinare in Comparative Law, Economics, and Finance, con l’obiettivo di ampliare le mie competenze in ambiti critici per l’innovazione, la regolazione e lo sviluppo sostenibile. La mia esperienza personale e professionale si nutre di un forte intreccio tra scienza, diritto e impegno multiculturale”.Contatto: eng.elainain@gmail.com Rozan Alfarra. Rozan Alfarra is a Palestinian researcher in the field of development cooperation with a focus on international relations and key regional issues related to the Middle East and North Africa region. She is a fellow at the University of Turin and currently works in collaboration with the International Training Center of the International Labor Organization. She holds a Master’s degree in Global Studies and International Cooperation from the University of Turin. https://www.iuctorino.org/clef-2025. Contatto: rozanalfarra@gmail.com Naji Al Azzeh. Ballerino e insegnante di Dabka originario di Beit Jibrin, nato a Betlemme. Attivo dal 2006 con il gruppo folkloristico “Ghurba” del Centro Culturale Handala, Naji ha calcato i palchi palestinesi per anni, fino a diventare formatore delle nuove generazioni di danzatori. Oggi vive in Italia, dove si dedica alla mediazione culturale e alla diffusione della dabka come gesto collettivo di resistenza, memoria e comunità. Contatto: najiazzeh@gmail.com Libri Presentazione del libro Diario da Gaza di Wi’am Qudaih da parte di Sami Hallac e Roberta Stracquadanio, che hanno tradotto e curato il testo (l’autrice è a Gaza). “Wi’am Qudaih è nata nel 2005 a Khan Yunis, nella Striscia di Gaza. A luglio 2023 ha concluso le scuole superiori. Dal 7 ottobre dello stesso anno è stata testimone della campagna militare israeliana che ha causato almeno cinquantamila morti e distrutto la maggior parte delle infrastrutture civili di Gaza. Ha in programma di studiare scrittura e sceneggiatura, e di scrivere un romanzo”. Contatto: samigiuseppe.hallac@fastwebnet.it Presentazione da parte dell’autore, Aysar Al-Saifi, dei suoi libri Foglie di gelso. Racconti palestinesi, Prospero Editore, 2021, https://www.prosperoeditore.com/libri/foglie-di-gelso_aysar_al-saifi e Quando i picchetti sono fioriti, Prospero Editore, 2024, https://www.prosperoeditore.com/libri/quando-i-picchetti-sono-fioriti_aysar_al-saifi. “Aysar Al Saifi nasce nel 1988 nel campo profughi di Dheisheh, a Betlemme, in Palestina. Si laurea nel 2010 in Management all’Università di Betlemme e nel 2015 consegue un diploma in Studi Sociali presso l’Università Al Quds. Nel 2012 ha pubblicato, in arabo, il romanzo L’ultima lezione e nel 2021, per Prospero Editore, il reportage narrativo Foglie di Gelso”. Contatto: aysar.alsaifi@yahoo.com Fb:  https://www.facebook.com/search/top?q=aysar%20alsaifi&locale=it_IT Cinema Incontri sul cinema palestinese a cura del Nazra Film Festival Il progetto si propone di offrire la formazione basilare per essere giurato del Premio Giovani – istituito nel 2025 – al Nazra Short Film Festival, 7ª edizione, anno 2026. Partendo da una panoramica dei più noti Festival o Mostre di Cinema esistenti in città e paesi non lontani da noi, si presenteranno le peculiarità organizzativa e distributiva del Festival Nazra (Sguardo), il suo specifico intento e la sua diffusione sul territorio nazionale, non tralasciando alcuni riferimenti al contesto geopolitico attuale. Oltre a ciò, si proporrà in sintesi una panoramica delle caratteristiche essenziali delle varie arti e professioni che concorrono alla realizzazione di un’opera cinematografica (sceneggiatura, scenografia, fotografia, ecc.) al fine di ricavare un’adeguata valutazione del loro contributo per la riuscita finale. Al termine dei tre incontri le/gli studenti saranno in grado di compilare un modello predefinito, una scheda da giurato di cinema, che sia allo stesso tempo tecnica, analitica e valutativa. Contatti: Fabiana Piretti: fabiana.piretti@gmail.com; Claudio Grimaldi: grimaldi.claudio@gmail.com ❀ ❀ ❀ Presentazione di documentari, a cura di Sami Hallac. * Deferred Reclaim, 11’, regia di Abdallah Motan, Palestine, 2024, https://alardfilmfestival.com/film/deferred-reclaim/ * Palestina per principianti. Educazione sentimentale di un bassista rockabilly, regia di Francesco Merini, 59’, Italia, 2012 https://www.youtube.com/watch?v=eeiTovd9rEw * Un documentario di al-Jazeera, di sei minuti circa, sulle carceri israeliane * A state of passion, 90’, regia di Muna Khalidi e Carol Mansour, Palestina Giordania, 2024, https://www.palestinefilminstitute.org/en/tiff-2024/state-of-passion Contatto: samigiuseppe.hallac@fastwebnet.it ❀ ❀ ❀ Laboratorio di cinema palestinese dal titolo Che la mia voce sia un seme. Attività: presentazione film, proiezione, confronto e domande. Rivolto a più classi per una durata di due o più ore, di mattina o pomeriggio. Da organizzare in date successive a seconda della disponibilità. Presentazione: CHE LA MIA VOCE SIA UN SEME è una rassegna cinematografica indipendente e itinerante dedicata alla Palestina a fini educativi, di approfondimento culturale, politico e sociale. Il titolo della rassegna, CHE LA MIA VOCE SIA UN SEME, è una citazione rivisitata tratta dalle righe dell’ultima poesia scritta da Refaat Alareer Se Io Dovessi Morire.  Refaat è stato ucciso nella notte tra il 6 e il 7  dicembre 2023, insieme ad altri 7 membri della sua famiglia, durante un raid  israeliano che ha colpito la sua casa. Nella sua poesia, Refaat scrive “Che la mia fine sia un racconto”: nei racconti dei film presentati le voci del popolo palestinese non guardano ad una fine ma ad un seme in grado di germogliare e diramare le sue radici per decontaminare il male che avvelena la terra.  L’intero ricavato delle proiezioni è devoluto al popolo palestinese, in un gesto di solidarietà, sostegno, resistenza, responsabilità e coscienza collettiva. Curatela – Alessandro Maccarrone, Progetto Grafico – Alessia Sparacino, Lorenzo Ritorto, Raccolta Fondi – Ilaria Bambi, Spazi – Fondazione Merz, Recontemporary, Imbarchino, Mucho Mas, PAV, Comala Contatto: Alessandro Macarrone, maccarr1alessandro@gmail.com ❀ ❀ ❀ Percorso visivo attraverso brani del cinema palestinese. Disastri e resistenze dell’immaginario, a cura di Antropolog@ per la Palestina Maria Elena Marabotto Petrelluzzi, producer e studiosa di cinema, cultrice della materia presso la cattedra di Antropologia del Medioriente, Università di Milano Bicocca Mauro Van Aken, docente di Antropologia del Medioriente, Università di Milano Bicocca. Si veda la presentazione sopra riportata. Contatto: mariaelenamarabotto@gmail.com Sport Partite di calcio o tornei con Alaa El Ainain (vedi sopra la presentazione) “Quando sono arrivato in Italia nel 2010, volevo regolarizzare la mia situazione e richiedere il permesso di soggiorno. Ricordo ancora il momento in cui, in questura, mi hanno chiesto: “Che cittadinanza hai?”. Ho risposto: “Palestinese”. Mi hanno guardato con un’espressione incerta e mi hanno detto: “Ma la Palestina non c’è nel sistema…”. Hanno provato a indicare “libanese”, ma ho spiegato che noi palestinesi, anche se nati in Libano da genitori palestinesi, non riceviamo la cittadinanza libanese. Non esistiamo ufficialmente. Ma io esisto. E il mio popolo anche. Così ho cercato un modo per far vedere che la Palestina c’è. Ho scoperto il Balon Mundial, un torneo internazionale di calcio che si tiene a Torino, dove si rappresentano le nazioni di tutto il mondo, comprese quelle che spesso non trovano spazio nella politica ufficiale. Era molto più di un torneo: era un progetto di rappresentazione, di inclusione, di orgoglio. Ho deciso di creare una squadra per rappresentare la Palestina. Secondo il regolamento, potevamo avere fino a cinque giocatori non palestinesi, perché l’obiettivo era più culturale che sportivo. Ho chiesto ad alcuni miei amici italiani se volevano far parte del progetto. Mi hanno detto subito di sì. Anzi, a volte sembravano più emozionati e più tristi di me quando perdevamo. Perché indossavano quella maglia come fosse anche la loro. Era una maglia senza Stato, ma piena di significato. Attraverso quella squadra ho sentito che stavo rappresentando il mio popolo, non solo sul campo da calcio, ma anche in campo educativo. Per fortuna, nel frattempo, mi sono laureato con il massimo dei voti al Politecnico di Torino. Quella squadra è diventata un simbolo di riscatto, un modo per dire: noi ci siamo. Nel corso degli anni abbiamo anche vinto alcuni tornei minori sotto il nome della Palestina. Non avevamo potere politico, ma avevamo il potere delle idee, della cultura, dell’amicizia. E questo era l’unico modo per me di far esistere, ogni giorno, il mio paese di origine. Ora mi farebbe molto piacere organizzare un torneo o anche solo qualche partita con i ragazzi delle scuole, per condividere questa esperienza, trasmettere un messaggio e continuare a far vivere la Palestina attraverso lo sport e l’educazione”. Contatto: eng.elainain@gmail.com Progetti Presentazione del Progetto Gaza di Emergency a cura di Franca Mangiameli. Contatto: franca.mangiameli@emergency.it Laboratori Laboratorio Lingua Madre Barbara Strambaci, IC Sibilla Aleramo, e Nada, docente di inglese a Gaza (online) Scambio di filastrocche e ninne nanne palestinesi e italiane. Contatto: stra.barbara@yahoo.it Laboratorio di lingua e scrittura araba Abd essamad Insegnante di lingua araba, originario del Marocco; conduttore della trasmissione radiofonica Assadaka in onda la domenica dalle 14 alle 17 su Radio Black Out. A partire dalla toponomastica palestinese, dai nomi propri di persone e da parole emblematiche come Sumud si sensibilizzeranno le/gli allieve/i sull’uso della lingua nella cultura araba. Il Laboratorio potrà essere concordato per adattarsi ai diversi ordini di scuola e alla composizione delle classi, in particolare a quelle più segnatamente multiculturali. Contatto: torinoabdel@hotmail.it Laboratorio di danza dabka > 1. La dabka: la danza della resistenza palestinese Naji Al Azzeh Ballerino e insegnante di Dabka originario di Beit Jibrin, nato a Betlemme. Attivo dal 2006 con il gruppo folkloristico “Ghurba” del Centro Culturale Handala, Naji ha calcato i palchi palestinesi per anni, fino a diventare formatore delle nuove generazioni di danzatori. Oggi vive in Italia, dove si dedica alla mediazione culturale e alla diffusione della dabka come gesto collettivo di resistenza, memoria e comunità. Contatto: najiazzeh@gmail.com Laboratorio Bds Proposta di Laboratorio per le scuole del BDS Torino sul significato e la pratica non violenta del  Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) Il BDS Torino è un’emanazione locale del BDS Italia, a sua volta espressione del BDS palestinese  sorto nel 2005 sulla base di un appello di più di 170 associazioni della società civile per contrastare in modo non violento l’occupazione e il regime di apartheid da parte di Israele. Dinanzi alla politica genocidaria che Israele sta portando avanti grazie alla conseguente impunità di cui gode per la complicità dei governi occidentali, il movimento del Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni propone di offrire una possibilità sia a livello individuale che collettivo per superare il senso di impotenza che è presente in molti di noi sulla impossibilità di fermare il genocidio in corso a Gaza e in Palestina. ll laboratorio sul BDS consiste in un incontro di 2 ore e prevede : * una presentazione delle azioni del Movimento usando slides e video; * una descrizione delle campagne più importanti portate avanti; * i successi e un’analisi pratica di come si può mettere in pratica una campagna. Responsabile Carlo Tagliacozzo: carlo.tagliacozzo@gmail.com, cell. 334 7805108 Laboratorio di cucina. Giorgio chiede disponibilità di spazio alla Scuola biocentrica per laboratorio e cena. Laboratorio di danza dabka confermato Layal Chamas: richiesta progettazione con tempistiche, breve curriculum e contatto. CASSETTA DEGLI ATTREZZI: MATERIALI PER ATTIVITA’ AUTOGESTITE DALLE/I DOCENTI Verrà comunicato il link a un drive contenente materiali didattici con bibliografie generali e per ordini di scuola, esercitazioni da proporre alle classi, suggerimenti di video e film. Per il momento segnaliamo i seguenti documentari utili per la didattica in classe: Storia della Palestina Intervista a Ilan Pappé sul libro Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestina. Dal 1882 a oggi, Fazi, Roma, 2024.  In inglese con sottotitoli: https://www.youtube.com/watch?v=2yQADMyq2Tc Francesca Albanese incontra le scuole, di Docenti per Gaza “Il 26 marzo 2025 la relatrice speciale delle Nazioni Unite per il territorio palestinese occupato, Francesca Albanese, ha incontrato più di 3000 studenti in tutta Italia (una media di 180 classi partecipanti), introducendo la questione palestinese da un punto di vista storico, culturale e rispondendo con grande professionalità e disponibilità alle tante domande inviate dagli studenti stessi”. E’ ampiamente trattata la storia della Palestina e dell’occupazione dalla fine dell’Ottocento. > Webinar – Francesca Albanese incontra le scuole Apartheid Inside Israeli Apartheid Documentario di Mondoweis in arabo e inglese, 2022, 22 minuti Produced by Yumna Patel Filming, Editing and Motion Graphics by Palestine Productions Sottotitoli in inglese. Spiega in modo semplice e comprensibile che cosa significa vivere in regime di apartheid e occupazione. Road map to apartheid Documentario, regia di Ana Nogueira, Ana e Eron Davidson, 2012, 1.32 minuti Narrato da Alice Walker (autrice de Il colore viola), Roadmap to Apartheid paragona il sistema di apartheid in cui vive il popolo palestinese oppresso da Israele all’oppressione che subivano le persone di colore in Sudafrica quando in quel paese era presente questa piaga sociale. È un documento storico sull’ascesa e la caduta dell’apartheid in Sud Africa, ma è soprattutto un film sul perché molti palestinesi pensano di vivere in un sistema di segregazione razziale, e perché un numero crescente di persone in tutto il mondo è d’accordo con loro. Lingua inglese con sottotitoli in italiano. Colonizzazione della Cisgiordania 25 years of resisting Israeli settler violence in the occupied West Bank | Witness Documentario di Al Jazeera in arabo e inglese, 2024, 47 minuti Sottotitoli in inglese Atta Jaber’s family has farmed the Baqa’a Valley in the illegally occupied West Bank for hundreds of years, but since Israel’s 1967 occupation, their land has been confiscated piecemeal by Israeli settlers, and their homes and ancient farming terraces attacked and demolished. La storia di Sumud di Atta Jaber e della sua famiglia: “Staying on our land is ‘Sumud’”. Storie di vita palestinesi A Fish out of water: Gaza’s first fisherwoman (documentario su Madleen Kulab) Consigliato per le scuole elementari e medie. Per insegnanti Intervento di Francesca Albanese al convegno di formazione insegnanti, organizzato dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università e altri, tenutosi il 22 gennaio 2025 a Bari sul tema Economia di guerra ed educazione alla pace nelle politiche del Mediterraneo. Fuori la guerra dalla storia! Per partecipare alla rete e ricevere gli aggiornamenti: lascuolaperlapace@gmail.com Fb: https://www.facebook.com/profile.php?id=100086257735817 Instagram: https://www.instagram.com/scuola_per_la_pace?utm_source=ig_web_button_share_sheet&igsh=ZDNlZDc0MzIxNw==
Alcune decine di migliaia di euro chieste ai NoTav, la ‘giustizia’ presenta il conto
Nel 2011 la popolazione valsusina fu in grado di costruire una mobilitazione territoriale e nazionale contro l’apertura del cantiere dell’alta velocità a Chiomonte. In quei mesi nacque la Libera Repubblica della Maddalena, luogo di incontro e confronto tra le persone, luogo di lotta e resistenza. Il 27 giugno e il […] L'articolo Alcune decine di migliaia di euro chieste ai NoTav, la ‘giustizia’ presenta il conto su Contropiano.
Lettere all’Osservatorio: Formaggi o cannoni? Piccola riflessione su “Cheese” di Slowfood Italia
PUBBLICHIAMO UNA LETTERA GIUNTA ALL’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ DA PARTE DI UN CITTADINO CHE LAMENTA LA CONTINUA MILITARIZZAZIONE DEGLI SPAZI PUBBLICI, ANCHE IN OCCASIONE DI MANIFESTAZIONI GASTRONOMICHE. COME DENUNCIAMO DA TEMPO, SI TRATTA DI UNA PROCEDURA CONSOLIDATA CHE OBBEDISCE AI DETTAMI DEL PROGRAMMA DI COMUNICAZIONE DELLA DIFESA SECONDO IL QUALE LE FORZE ARMATE DEVONO ESSERE PRESENTI IN TUTTI GLI SPAZI PUBBLICI PER MOSTRARSI IN MANIERA FAMILIARE E VICINA ALLA POPOLAZIONE CON L’HASHTAG #NOISIAMODIFESA. Per chi non lo conosce “Cheese” è il più importante evento al mondo dedicato al formaggio che si tiene a Bra (CN) con cadenza biennale nel mese di settembre e che per questo anno si terrà tra il 19 e il 22 settembre p.v. https://cheese.slowfood.it/. Da alcuni anni mi reco a Bra per godere degli aromi, dei gusti e dei saperi legati al formaggio e all’arte casearia: per chi non è mai stato a Cheese, si tratta di un evento estremante interessante e partecipato, non solo una grande fiera, ma un luogo di incontro e di trasmissione di conoscenza. Immancabilmente ogni anno, all’inizio del percorso di visita e degustazione, ho trovato nella piazza Roma prospiciente alla stazione ferroviaria, un grande stand dell’Esercito Italiano completo dei mezzi militari più o meno corazzati che fanno bella mostra di sé tra le aiuole e i giochi dei bambini dell’area verde. Ogni volta una domanda mi sale alla mente: ma cosa c’entrano i militari dell’Esercito Italiano con gli animali che producono il latte, con i formaggi e tutti gli altri derivati di questo niveo alimento? Non c’è alcun motivo per la presenza di questo stand armato in mezzo a pacifici margari e affinatori: anzi questi alfieri di guerra sono assolutamente fuori luogo se andiamo a leggere il claim di Slowfood per Cheese 2025 dove è citata una frase di Italo Calvino: «Dietro ogni formaggio c’è un pascolo d’un diverso verde sotto un diverso cielo: prati incrostati di sale che le maree di Normandia depositano ogni sera; prati profumati d’aromi al sole ventoso di Provenza; ci sono diversi armenti con le loro stabulazioni e transumanze; ci sono segreti di lavorazione tramandati nei secoli» (Palomar, Einaudi 1987). Assolutamente fuori luogo perché l’Esercito Italiano usa i pascoli diversamente verdi, i prati profumati ed i sentieri percorsi dagli armenti transumanti per le loro esercitazioni o giochi di guerra, allontanando pastori, mandrie e greggi dai loro luoghi di residenza e concimando i prati con le sostanze inquinanti presenti negli ordigni sparati ed esplosi a fini dall’addestramento; senza dimenticare le radiazioni prodotte dai residui degli ordigni all’uranio impoverito che in modo ormai acclarato sono responsabili dell’insorgere di forme leucemiche tra i militari e tra le persone che vivono e lavorano presso i territori contaminati (leggasi pastori e abitanti). Perché gli organizzatori di Cheese sentono il bisogno o accettano la presenza di armi e militari in un evento che si caratterizza per condivisione dei saperi e dei sapori, la conservazione della natura e di un patrimonio culturale millenario? Perché in questo nostro territorio si devono inquinare gli eventi con la presenza dei militari, con la testimonianza delle loro attività fintamente solidali? L’agire dell’Esercito Italiano (come dell’Aeronautica e della Marina Militare) si fonda ed è finalizzato alla distruzione e alla eliminazione del nemico: agire ipocritamente definito attività per la difesa; i margari con le loro vacche, pecore e capre non hanno nulla a che fare con queste attività distruttive e mortifere che sono esibite in piazza Roma. Quindi vorrei che finalmente in questa edizione lo stand dei militari scompaia, lasciando spazio a iniziative diverse, allegre, divertenti e foriere di benessere. E allora diciamo basta alla militarizzazione degli eventi pubblici, diciamo no al pensiero che armi e guerre siano argomenti e spettacoli interessanti ed edificanti e confermiamo in tal modo il ripudio costituzionale della guerra che dovrebbe essere osservato dagli organismi politici del Comune di Bra, non accettando la presenza dell’Esercito Italiano in un evento che con tale istituzione non ha nulla a che fare. Diciamo in specifico a Slowfood Italia che la presenza dell’esercito Italiano nei suoi eventi non rispetta gli scopi espressi nel suo Statuto: principi riguardanti la cultura della salute e del benessere universale, la difesa dell’ambiente, del paesaggio, del suolo e del territorio e che pertanto non è ammissibile che sia accolta ed accettata in qualsiasi suo evento la presenza di qualsivoglia rappresentanza di una forma militare. E al termine di questa breve riflessione non resta che rispondere alla domanda “Formaggi o Cannoni?” con un fragoroso e universale grido “FORMAGGI!” Perché, signore amministratrici e signori amministratori comunali nonché signore e signori responsabili di Slowfood Italia, le persone amano i formaggi ed i tanti derivati del latte mentre non vogliono i cannoni, le armi di qualsiasi specie e le tecnologie belliche di morte. In questi giorni il Coordinamento AgiTe (coordinamento torinese che riunisce persone, enti e associazioni contro la guerra) ha inviato a Slowfood Italia e Comune di Bra la richiesta di non ospitare l’Esercito Italiano nella prossima edizione di Cheese. Di seguito il testo della mail inviata che può essere riprodotto o utilizzato per produrre una nuova richiesta da inviare ai due soggetti per invitarli al disarmo della loro fiera: Agli organizzatori di CHEESE, evento internazionale dedicato ai formaggi ed ai derivati del latte. Associazione Slow Food Italia Sindaco Giunta e Consiglio Comunale della città di Bra Il prossimo 19 settembre si aprirà l’evento da voi organizzato e rappresentato in questa edizione dal claim “C’è tutto un mondo intorno” e sintetizzato dalla citazione delle parole tratte dal “Palomar” di Italo Calvino. In questo mondo di sapori e saperi, come “Coordinamento AgiTe – Coordinamento di Cittadini e Cittadine, Associazioni, Enti e Istituzioni locali contro Atomica, Guerre e Terrorismi”, vi chiediamo di non ospitare tra gli Espositori l’Esercito Italiano, nelle scorse edizioni sempre presente in piazza Roma con i suoi mezzi. In questo mondo dove ogni anno aumentano i conflitti armati è in corso un genocidio ed i bombardamenti indiscriminati trasformano le terre in deserti di polvere inquinati ed invivibili; fare mostra di autoblindo e mezzi militari in Cheese è mancanza di rispetto per il lavoro e la fatica dei pastori e dei produttori che con fatica conservano e permettono a uomini e donne di vivere e godere dei beni della natura e del mondo. Non c’è alcun motivo per cui l’Esercito Italiano sia presente a Cheese: questa istituzione non opera nella pastorizia e nemmeno nella produzione casearia, mentre con le sue esercitazioni inquina campi e costringe pastori, mandrie e greggi ad abbandonare pascoli e colli. Esattamente l’opposto di quanto espresso da Italo Calvino. Non c’è alcun motivo di far mostra di strumenti di guerra, non c’è alcun fine educativo nel presentare a bambini e adulti armi e tecnologie pensate per distruggere la bellezza e la vita del mondo. Quindi vi chiediamo di non ospitare militari e armi nella vostra bellissima kermesse e di far occupare lo spazio di piazza Roma da enti, associazioni, iniziative che celebrano la bellezza e il sapore del vivere o difendono le vite anziché distruggerle. Sono mille le alternative all'esposizione delle armi e della guerra: organizzate l’incontro delle centinaia di clown chiamati Formaggino e fate divertire i bambini della vostra città, portate in piazza gli animali che ci donano il loro latte per produrre formaggi, yogurt e gelati, oppure invitate associazioni che si occupano di prevenzione della salute. Perché tra uccidere e morire c’è la terza via che è vivere e solo così si può conservare tutto “quel mondo intorno”. Per questi e innumerevoli altri motivi vi chiediamo come Coordinamento AgiTe, di portare solo la VITA nel vostro evento dedicato al buon vivere e di non ospitare l’Esercito Italiano tra gli stand. L'invito che Vi rivolgiamo sarà diffuso a cittadini, enti e associazioni e sui canali social e speriamo vivamente che questa richiesta sia soddisfatta; richiesta di nessun onere per Voi ma solo onorevole rispetto ai principi che dite di sostenere.”
Stop Riarmo a Torino dentro la fabbrica della Leonardo SpA presso l’aeroporto di Caselle
Nella mattina di sabato 5 luglio a Torino attivisti e attiviste del percorso Stop Riarmo sono entrati/e nello stabilimento di Leonardo presso l’aeroporto di Caselle per manifestare contro il riarmo e il genocidio in Palestina. Una enorme bandiera palestinese e uno striscione con lo slogan “No riarmo” sono stati srotolati dal tetto della fabbrica. Nel pomeriggio, invece, si è svolto un meeting al Parco del Valentino con una tavola rotonda che ha visto l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università tra i partecipanti. Terry Silvestrini, che ha tenuto l’intervento, osserva che l’Osservatorio ormai è conosciuto, e non ha quasi bisogno di presentazioni, mentre meno conosciuti sono il Piano di comunicazione della difesa, con il suo concetto chiave di “Difesa”, e i passi che si vanno facendo verso la leva obbligatoria attraverso i diversi progetti di legge in campo. A questo link un resoconto della tavola rotonda: https://www.pressenza.com/it/2025/07/bloccare-la-guerra-dai-nostri-territori-e-possibile-prima-parte/ COMUNICATO STAMPA Questa mattina diverse decine di persone che afferiscono al percorso cittadino Stop Riarmo sono entrate dentro la sede produttiva della Leonardo a Caselle sventolando bandiere palestinesi al grido di “Fuori la guerra dalle nostre città”. L’importante produzione bellica e gli investimenti in questo campo si fanno sentire in maniera determinante a Torino: in questo momento storico la riconversione industriale in chiave bellica e il diktat della ricerca universitaria funzionale alla guerra sono un quadro cristallino degli obiettivi dei governi come quello italiano. Le fabbriche della guerra come Leonardo costellano il territorio torinese e bloccare la guerra significa bloccare la loro produzione. Questa mattina molti operai hanno sospeso il loro lavoro al passaggio dei giovani e delle giovani che parlavano di ‘Stop alla guerra’ ma che hanno anche sottolineato l’urgenza della loro lotta e degli scioperi per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Dopo circa un’ora durante la quale il corteo ha fatto il giro dei vari stabilimenti della fabbrica, issando bandiere palestinesi sugli aerei militari e scandendo cori contro il riarmo, é stato srotolato dal tetto di uno di essi un enorme bandierone palestinese e uno striscione con scritto STOP RIARMO, la digos è arrivata per identificare i presenti. Il percorso cittadino STOP RIARMO vuole costruire una dimensione larga e partecipata di confronto e di attivazione su questi temi: contro la guerra che ha conseguenze nella vita quotidiana e in ogni ambito, dalla sanità alla scuola, dall’università al lavoro, dall’ambiente all’aggressione dei territori. Nel pomeriggio dalle ore 16 al Parco del Valentino il programma continua con una tavola rotonda dal titolo “Bloccare la guerra dai nostri territori é possibile” con vari ospiti come Michele Lancione, Gianni Alioti, ReCommon, il Comitato per il diritto alla tutela della salute e alle cure, l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, il Movimento No Base da Pisa, i portuali del GAP di Livorno e alcune testimonianze da chi ha partecipato alla March to Gaza da Torino. La serata continuerà con una cena popolare e musica live dei Resina e dj set. Per ulteriori informazioni seguire il canale Telegram @STOPRIARMO.
SerenoRegis.org: La coscienza dice NO alla guerra
DI ANGELA DOGLIOTTI PUBBLICATO SU WWW.SERENOREGIS.ORG IL 19 GIUGNO 2025 Ospitiamo con piacere sul nostro sito l’interessante articolo scritto da Angela Dogliotti, pubblicato su Sereno Regis.org il 19 giugno 2025 in cui viene ribadito quanto l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università denuncia da due anni a questa parte, vale a dire un pericolosissimo processo di occupazione degli spazi del sapere e della formazione da parte delle Forze Armate e di strutture di controllo. «Dobbiamo perciò anche  ampliare il nostro impegno nello sviluppo di una cultura di pace, sostenendo il lavoro che la Scuola per la pace  e l’Osservatorio contro la militarizzazione della scuola e dell’Università stanno svolgendo in modo egregio, con  mozioni, prese di posizione e manifestazioni a livello sia di Istituto, sia di territorio…continua a leggere su www.serenoregis.org.
Documento Liceo “Gioberti” di Torino su iniziative per tutela civiltà e cultura palestinese
La rete della Scuola per la pace Torino e Piemonte, in una assemblea aperta di docenti, studenti, studentesse e cittadin*, ha proposto di dedicare una delle prime settimane del prossimo anno scolastico alla cultura palestinese, bersaglio della violenza epistemica sionista che ha annientato i luoghi dell’istruzione e della cultura a Gaza. Un’intera generazione di studenti e studentesse è impossibilitata a proseguire gli studi. Biblioteche, musei, archivi, librerie, edifici storici sono stati ridotti in macerie. Il patrimonio storico e culturale palestinese è stato sistematicamente distrutto perché rappresentava un elemento di forza e di vitalità del popolo della Palestina. Come docenti consideriamo necessario impegnarci a decostruire i processi di colonizzazione fin dalle loro origini per restituire alla storia le popolazioni che lo “scambio ineguale” imposto dall’Occidente ha privato di autodeterminazione, di risorse, di una vita degna e persino, come ha affermato Valditara, della propria storia. Il Liceo “Gioberti” di Torino ha raccolto questa sollecitazione e approvato in Collegio docenti un importante documento originale che qui pubblichiamo. https://www.liceogioberti.edu.it/pagine/il-gioberti-a-tutela-della-civilt-e-della-cultura-palestinese DOCUMENTO APPROVATO DAL COLLEGIO DOCENTI DEL LICEO “VINCENZO GIOBERTI” IN RELAZIONE ALLE INIZIATIVE DA ASSUMERE A TUTELA DELLA CIVILTÀ E DELLA CULTURA PALESTINESE A RISCHIO DISTRUZIONE A CAUSA DELLE OPERAZIONI MILITARI CONDOTTE DALLO STATO DI ISRAELE NELLA STRISCIA DI GAZA. Quello che da mesi sta avvenendo nella Striscia di Gaza non è soltanto una guerra, ma una devastazione di carattere umanitario: operazioni militari, bombardamenti e carestia causano gravi e indicibili sofferenze che colpiscono milioni di persone, e in particolare bambini, bambine, ragazzi e ragazze. A questo si aggiungano le crescenti violenze in Cisgiordania accentuate dalla recente decisione del governo israeliano di promuovere la costruzione di 22 nuove colonie. In un momento di altre gravi crisi internazionali e di una destabilizzazione generale in tutto il mondo la crisi di Gaza, per il suo significato storico e simbolico in relazione all’Europa, è una voragine nella storia che stiamo vivendo in tempo reale e che si presenta come importante frattura di civiltà nel presente. In questo scenario di aperta e prolungata violazione del diritto internazionale, riconosciuta come tale e denunciata in modo unanime da tutti gli osservatori democratici e oggetto di esplicite denunce da parte degli organi di giustizia preposti, il Collegio docenti del Liceo Gioberti, nell’aderire alla piattaforma di scuole torinesi per la Pace che si sono recentemente attivate, intende richiamare l’attenzione su un elemento solo apparentemente marginale: la deliberata distruzione del patrimonio culturale palestinese. Essa si configura come parte di una strategia complessiva che ha come effetto la cancellazione dell’identità culturale di un popolo privato di statualità e di una popolazione sempre più deumanizzata, oggetto di pesanti pregiudizi razzializzanti e inferiorizzanti. La guerra al terrorismo e al fondamentalismo islamico, che condanniamo e di cui riconosciamo le pesanti responsabilità nell’ostacolare il dialogo e il processi di pace, viene usata, in particolare dopo gli esecrandi attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 per giustificare una guerra feroce ai civili condotta dalla leadership israeliana ultraconservatrice e suprematista, le cui caratteristiche hanno ampiamente superato il legittimo diritto alla difesa. L’Unicef stima che ad oggi sono state distrutte o rese inagibili oltre l’87% delle strutture scolastiche presenti nel territorio della striscia di Gaza. Più di 600 mila studenti, a partire dall’autunno 2023, non hanno più accesso all’istruzione. Tutte le strutture universitarie sono state rase al suolo. Più di 50 siti culturali, fonte Unesco di un anno fa, sono stati danneggiati. Lo storico Lorenzo Kamel e la studiosa palestinese Karma Nabulsi hanno definito quest’orrore “scolasticidio”. Come comunità scolastica e educante che si fonda sui valori della Costituzione, dei diritti umani e del rispetto della dignità di ogni persona, e che si pone come obiettivo la promozione della cultura della pace, il rifiuto dei razzismi, dell’antisemitismo come dell’islamofobia, e il contrasto delle derive autoritarie nelle società democratiche, vogliamo esprimere una presa di posizione chiara, collettiva e pubblica contro tale opera di distruzione all’interno della più generale catastrofe di portata internazionale: contestualmente, chiediamo a tutti gli attori nazionali e internazionali impegnati nell’istruzione e nella cultura di rispondere concretamente all’appello lanciato ormai un anno fa da accademici palestinesi e personale delle università di Gaza. Il collegio dei docenti s’impegna, pertanto, per l’anno scolastico 2025/26, insieme alle consuete attività di Educazione civica programmate attorno al calendario civile, a promuovere iniziative didattiche e culturali volte a diffondere la conoscenza, la valorizzazione e la tutela della civiltà e della cultura palestinese nella convinzione che si è ciò che si fa. Concretamente ai singoli Dipartimenti, a partire dalla prima riunione di settembre, viene demandato il compito di ideare varie attività che possano diffondere l’arte, la musica, la letteratura, la cultura palestinese all’interno del liceo come contributo concreto alla costruzione di una cultura della pace e del dialogo, che necessariamente nascono dalla conoscenza.