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Lettera Dirigente Scolastico a sostegno Osservatorio: “Cancellare Convegno è operazione eversiva del Ministero”
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO LA LETTERA DI IN DIRIGENTE SCOLASTICO A SOSTEGNO DELL’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ PER LA CANCELLAZIONE DAL PARTE DEL MIM DEL CONVEGNO “IL 4 NOVEMBRE LA SCUOLA NON SI ARRUOLA”. Diceva Baricco che accadono cose che sono come domande. Il problema è trovare le risposte giuste. Il Cestes (Centro Studi Trasformazioni Economico-Sociali), insieme all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, aveva organizzato per il 4 novembre un corso di formazione rivolto ai docenti di ogni ordine e grado, dal titolo: “4 novembre la Scuola non si arruola”. Il corso avrebbe avuto in programma l’approfondimento di una serie di nodi fondamentali per la comprensione del mondo e del tempo in cui viviamo, a partire dai temi della militarizzazione dell’Istruzione, dell’Educazione ad una cultura di pace, del superamento dello sguardo coloniale nei confronti della didattica della Storia, dell’ingabbiamento della formazione all’interno di una cornice tutta di stampo neoliberista. Argomenti forti ed attuali, che non a caso avevano trovato già l’adesione di oltre 1400 docenti in tutta Italia, segno dell’attenzione forte nei confronti della necessità di traguardare con spirito critico una evidente deriva militarista presente in tutti i gangli dei percorsi di Istruzione. Con un intervento a gamba tesa che ha davvero pochi precedenti, il MIM (Ministero dei Militari ?) ha, da qualche ora, annullato questo evento, o meglio lo ha cancellato dalla Piattaforma S.O.F.I.A, che consente ai docenti di accedere alle iniziative formative. Questa sorta di censura preventiva, ormai sinistramente affine alle pratiche tipiche di uno Stato autoritario, lascia davvero basiti se si vanno a leggere le motivazioni di tale cancellazione (che, va ricordato, rende di fatto impossibile ai docenti interessati usufruire del permesso previsto per la presenza ad iniziative di formazione). Osserva il MIM, con una incommensurabile dose di spericolato equilibrismo, che “l’iniziativa “La scuola non si arruola” non appare coerente con le finalità di formazione professionale del personale docente presentando contenuti e finalità estranei agli ambiti formativi riconducibili alle competenze professionali dei docenti”. Davvero si stenta a credere ai propri occhi; quali sarebbero, di grazia, queste presunte “competenze professionali” dei docenti a cui sarebbero del tutto estranee le finalità del corso? Sono informati lorsignori ad esempio dell’esistenza di una cosa chiamata “Costituzione Italiana” il cui art.11 recita che “l’Italia RIPUDIA la guerra come strumento di offesa e risoluzione delle controversie internazionali”? Riflettere insieme su cosa voglia dire costruire, nella Scuola, pratiche e strumenti educativi in grado di trasmettere una cultura di Pace e di Nonviolenza, aderendo così alla lettera ed allo spirito di questo art. 11, sono forse “contenuti e finalità estranei agli ambiti formativi riconducibili alle competenze professionali dei docenti”? NEGARE QUESTA VALENZA CONFIGURA, A MIO AVVISO, UNA NEGAZIONE STESSA DEI VALORI COSTITUZIONALI DI NATURA CHE SE NON È EVERSIVA, CI ASSOMIGLIA PARECCHIO. Allo stesso modo dovrebbero lorsignori sapere, perché dalle loro stanze tali parole provengono, che persino le Nuove Indicazioni Nazionali per il Primo Ciclo, pur rappresentando dei passi indietro colossali rispetto al precedente analogo documento del 2012, letteralmente grondano di inviti a supportare e sostenere azioni educative che mirano all’Educazione alla Pace intesa come valore fondante del progetto educativo. Tanto per fare qualche esempio: nella Premessa culturale generale troviamo scritto che “La scuola è chiamata a promuovere una cultura della pace, del dialogo e della responsabilità condivisa”; nel Profilo dello studente si legge che “Lo studente è educato a riconoscere il valore della pace come fondamento della convivenza democratica”; nell’Educazione civica (trasversale) troviamo che “L’educazione civica promuove il rispetto dei diritti umani, la legalità, la pace e la solidarietà”; nel Campo di esperienza “Il sé e l’altro” (Scuola dell’infanzia) leggiamo che “Attraverso il gioco e la relazione, i bambini apprendono il valore della collaborazione, della pace e del rispetto reciproco”; nell’Educazione alla cittadinanza (Primo ciclo) è scritto che “La cittadinanza attiva si fonda su valori quali la libertà, la giustizia, la pace e la partecipazione”; nella disciplina Storia (Primo ciclo) si legge che “Lo studio della storia aiuta a comprendere i conflitti e i percorsi di costruzione della pace tra i popoli”; nella Conclusione del documento troviamo che “Le Indicazioni si pongono l’obiettivo di formare cittadini consapevoli, capaci di contribuire alla costruzione di una società fondata sulla pace e sul rispetto”. Si potrebbe ovviamente andare avanti a lungo, citando l’innumerevole mole di documenti, convenzioni, accordi, Carte, nazionali ed internazionali che direttamente o indirettamente riguardano il mondo della Scuola e che, nella loro globalità, costituiscono la cornice educativa al cui interno un sistema di istruzione che ha a cuore lo sviluppo di una cittadinanza democratica ha il dovere di muoversi. Al contrario di quanto afferma un Ministero evidentemente ormai prono ad altre logiche, rappresenterebbe un obbligo professionale fondante per ogni docente aderire a momenti di formazione, sensibilizzazione e confronto su queste tematiche per contrastare doverosamente all’interno dei propri luoghi di lavoro queste derive militariste che nulla hanno a che vedere con le finalità che la Costituzione delinea per il Sistema di Istruzione e per la Scuola della Repubblica. E’ necessario quindi, per tutti i lavoratori della Scuola, Docenti e Dirigenti in primis, non rimanere silenti di fronte ad un simile atto di censura e rendere evidente il proprio forte e motivato dissenso. Nei luoghi di lavoro ma anche manifestando in piazza la propria opposizione, come accadrà in tante piazze d’Italia martedì 4 novembre, e la data, anniversario che ricorda la fine di una delle più assurde stragi della storia, non è casuale. A NAPOLI, CI SI VEDE A PIAZZA DANTE ALLE 15,30. DOBBIAMO ESSERE IN TANTE ED IN TANTI. Piero De Luca Dirigente Scolastico, Istituto Comprensivo “Sauro Errico Pascoli” (Napoli)
Quarticciolo: no alla militarizzazione delle scuole. Lettera dei cittadini e delle cittadine
PUBBLICHIAMO PER INTERO LA LETTERA APERTA DELLE REALTÀ SOCIALI DEL QUARTICCIOLO. COME OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ L’ABBIAMO SOTTOSCRITTA CONDIVIDENDONE OGNI CONTENUTO. SI EDUCA SENZA LE ARMI, SI FA SPORT IN PERIFERIA SENZA FARE SPOT, NON C’È RIQUALIFICAZIONE DOVE SI SFRATTA. Come educatori ed educatrici attive al Quarticciolo siamo venute a sapere da genitori delle scuole del territorio di un’iniziativa grave e preoccupante che avrà sede nel nostro quartiere, legata all’applicazione del decreto emergenze, estensione del modello Caivano. Martedì 21 ottobre nella parrocchia Ascensione NSGC l’Esercito Italiano allestirà un villaggio sportivo alla presenza della sottosegretaria alla difesa Rauti, del capo di stato maggiore dell’esercito Masiello, del sindaco Gualtieri. L’iniziativa coinvolge le classi elementari della IC Sesami e medie dell’IC Ghini. Crediamo che in un momento storico come questo, dove milioni di persone manifestano la propria contrarietà al genocidio del popolo palestinese e alle politiche di riarmo, dove la guerra continua a mietere migliaia di vittime in giro per il mondo, la scuola debba trasmettere i valori della pace e del disarmo. Inoltre, l’iniziativa è stata comunicata alle scuole, e di conseguenza alle famiglie, neanche una settimana fa, con un meccanismo di “precettazione” alla partecipazione, senza coinvolgere in nessuna forma le realtà sociali del territorio. Troviamo particolarmente grave la presenza dell’esercito a pochi metri da dove una settimana fa, con la presenza di decine di uomini in divisa, sono avvenuti gli sfratti di due donne, una con minori a carico, l’altra disabile, senza nessuna soluzione abitativa. Fare sport in periferia per noi è un impegno quotidiano che portiamo avanti con passione e sacrificio da 10 anni. Allestire un villaggio sportivo che scomparirà il giorno successivo e che costerà decine di migliaia di euro, mentre il quartiere è ancora in attesa delle opere annunciate dal comune e dal governo, fra cui la riapertura della piscina di via Trani e del campo da calcio di via Prenestina, non è altro che uno spot. Chiediamo alle realtà sociali e politiche attive nel territorio sui temi dell’educazione, dello sport e della cultura, a singoli docenti, educatrici, attivisti di firmare questa lettera, per alzare insieme una voce di denuncia nei confronti di questa iniziativa. Ci aspettiamo che Comune e Municipio, invece di prestarsi a operazioni di questa natura attivino immediatamente un confronto con le realtà sociali del Quarticciolo. Se si vuole veramente risanare la borgata è necessario partire dall’ascolto di chi in borgata ci vive. Il Quarticciolo è un quartiere nel cuore di Roma, che il 23 dicembre scorso è stato inserito tra i luoghi che necessitano di un piano di qualificazione secondo il cosiddetto “Decreto Caivano bis”. Il quartiere è stato identificato come area “ad alta vulnerabilità sociale” dove occorre “fronteggiare le situazioni di degrado e disagio giovanile” attraverso “un piano straordinario di interventi infrastrutturali e di progetti di riqualificazione sociale e ambientale”. La “riqualificazione” è stata annunciata sotto forma di un vero proprio attacco alle realtà sociali del quartiere da parte delle istituzioni, intenzionate allo sgombro dell’ex questura, di proprietà dell’Ater (Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica) dove vivono una quarantina di persone ed è sede di attività di mutualismo dal basso come  il doposcuola popolare. Oltre a ciò i cittadini del Quarticciolo hanno realizzato la loro palestra popolare, un ambulatorio, una stamperia e stanno cercando di dare vita a progetti che restituiscano valore al tessuto economico e produttivo del quartiere attraverso la realizzazione di un birrificio, un laboratorio di cucina tra donne e il tentativo di far tornare il mercato in quartiere.  Nel frattempo al Quarticciolo le scuole vivono una situazione di abbandono o hanno subito dimensionamento, accorpamento con altre scuole mentre le statistiche sull’abbandono scolastico sono tra le più alte della media della città. Gli edifici comunali sono fatiscenti. Il tutto è accompagnato da una forte militarizzazione. Viene il dubbio che questi quartieri siano volutamente fatti diventare “a vulnerabilità sociale” per giustificare interventi emergenziali: dagli sgombri alla riqualificazione non partecipativa. Gualtieri annuncia investimenti: 4.416.160,00 del PNRR per la Fabbrica del Teatro, uno dei tanti  progetti che non corrispondono ai bisogni della cittadinanza, 20 milioni di euro per la riqualificazione secondo ottiche calate dall’alto che soddisferanno solo il sindaco di Roma e gli interessi di qualche privato, se non saranno capaci di ascoltare i bisogni reali di chi il quartiere lo vive. Il Villaggio sportivo è sicuramente un altro canale individuato per la “riqualificazione”. Il Quarticciolo così è visto e presentato dalle istituzioni: un quartiere degradato da sistemare, riqualificare facendo piazza pulita di ogni legame sociale preesistente, per farne terra di conquista del mercato. Ma in realtà è ben altro. L’attivismo e la partecipazione dei suoi abitanti mostrano anche qualcosa di diverso: autorganizzazione, resistenza, mutuo aiuto, volontà di autodeterminazione. Ma questo non va reso visibile, tranne alcune eccezioni (vd trasmissione di propaganda live https://www.youtube.com/watch?v=JVs73E73znc). Gli abitanti hanno prodotto un Dossier (clicca qui), un loro piano di riqualificazione dal basso che mostra proprio questa volontà di autodeterminarsi. Meglio militarizzare che ascoltarli. Lasciare che i problemi esplodano per intervenire con blitz e reprimere. Su cosa sia un villaggio abbiamo già scritto a proposito del villaggio difesa a Circo Massimo per il 4 Novembre scorso (vd. ad esempio il nostro articolo) e le motivazioni del perché siamo contrari alla militarizzazione dell’infanzia sono state più volte espresse dall’osservatorio, qui vorremmo concentrarci sul caso specifico. La scelta di un quartiere popolare è strategica per la difesa e per l’esercito consapevoli che è proprio nelle fasce più fragili e abbandonate della società civile il loro vero target. La promessa di carriere in divisa come sbocco lavorativo è sicuramente una soluzione al problema occupazionale per molti giovani che faticano a trovare lavoro. Il Quarticciolo è tra l’altro un quartiere ad alto tasso di abbandono scolastico cosa che facilita il processo di “arruolamento”. Ci lascia perplessa anche la scelta di installare il villaggio nella parrocchia, luogo dove la parola pace dovrebbe trovare sostanzialità e non ridursi ad un semplice saluto. Non sarebbe meglio lasciare che le parrocchie funzionino da luoghi di aggregazione sociale necessari, piuttosto che in campo di propaganda militare? Quali possono essere le mire sui territori periferici se da luogo di abbandono e criminalizzazione si cerca di farne luogo di arruolamento?  Allo stesso modo e come al solito ci domandiamo come mai le scuole si prestino ad avvicinare le classi al mondo militare con i suoi valori, la sua cultura, i suoi strumenti di guerra. L’importanza di occasioni come questa, ai fini della propaganda militare, è svelata dalla presenza di personalità come la sottosegretaria alla difesa Rauti, il del capo di stato maggiore dell’esercito Masiello e del sindaco Gualtieri. Ci auspichiamo che nonostante il meccanismo della “precettazione”, che la lettera denuncia (impossibile da applicare essendo stati esautorati gli organi collegiali), docenti, genitori e comunità tutta, sappiano respingere l’iniziativa non partecipandovi e così sabotandola. A tal fine ricordiamo il nostro vademecum come strumento valido per contrastare il fenomeno della militarizzazione nelle scuole: lettera di esonero, mozioni per docenti, dichiarazioni di indisponibilità, diffide. Questa non è riqualificazione ma tentativo di militarizzare l’infanzia a scopo di propaganda militare. La guerra la fanno gli eserciti, le scuole educano alla pace e alla convivenza (così come dovrebbero fare anche le parrocchie).   Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Roma
Lettere all’Osservatorio: Formaggi o cannoni? Piccola riflessione su “Cheese” di Slowfood Italia
PUBBLICHIAMO UNA LETTERA GIUNTA ALL’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ DA PARTE DI UN CITTADINO CHE LAMENTA LA CONTINUA MILITARIZZAZIONE DEGLI SPAZI PUBBLICI, ANCHE IN OCCASIONE DI MANIFESTAZIONI GASTRONOMICHE. COME DENUNCIAMO DA TEMPO, SI TRATTA DI UNA PROCEDURA CONSOLIDATA CHE OBBEDISCE AI DETTAMI DEL PROGRAMMA DI COMUNICAZIONE DELLA DIFESA SECONDO IL QUALE LE FORZE ARMATE DEVONO ESSERE PRESENTI IN TUTTI GLI SPAZI PUBBLICI PER MOSTRARSI IN MANIERA FAMILIARE E VICINA ALLA POPOLAZIONE CON L’HASHTAG #NOISIAMODIFESA. Per chi non lo conosce “Cheese” è il più importante evento al mondo dedicato al formaggio che si tiene a Bra (CN) con cadenza biennale nel mese di settembre e che per questo anno si terrà tra il 19 e il 22 settembre p.v. https://cheese.slowfood.it/. Da alcuni anni mi reco a Bra per godere degli aromi, dei gusti e dei saperi legati al formaggio e all’arte casearia: per chi non è mai stato a Cheese, si tratta di un evento estremante interessante e partecipato, non solo una grande fiera, ma un luogo di incontro e di trasmissione di conoscenza. Immancabilmente ogni anno, all’inizio del percorso di visita e degustazione, ho trovato nella piazza Roma prospiciente alla stazione ferroviaria, un grande stand dell’Esercito Italiano completo dei mezzi militari più o meno corazzati che fanno bella mostra di sé tra le aiuole e i giochi dei bambini dell’area verde. Ogni volta una domanda mi sale alla mente: ma cosa c’entrano i militari dell’Esercito Italiano con gli animali che producono il latte, con i formaggi e tutti gli altri derivati di questo niveo alimento? Non c’è alcun motivo per la presenza di questo stand armato in mezzo a pacifici margari e affinatori: anzi questi alfieri di guerra sono assolutamente fuori luogo se andiamo a leggere il claim di Slowfood per Cheese 2025 dove è citata una frase di Italo Calvino: «Dietro ogni formaggio c’è un pascolo d’un diverso verde sotto un diverso cielo: prati incrostati di sale che le maree di Normandia depositano ogni sera; prati profumati d’aromi al sole ventoso di Provenza; ci sono diversi armenti con le loro stabulazioni e transumanze; ci sono segreti di lavorazione tramandati nei secoli» (Palomar, Einaudi 1987). Assolutamente fuori luogo perché l’Esercito Italiano usa i pascoli diversamente verdi, i prati profumati ed i sentieri percorsi dagli armenti transumanti per le loro esercitazioni o giochi di guerra, allontanando pastori, mandrie e greggi dai loro luoghi di residenza e concimando i prati con le sostanze inquinanti presenti negli ordigni sparati ed esplosi a fini dall’addestramento; senza dimenticare le radiazioni prodotte dai residui degli ordigni all’uranio impoverito che in modo ormai acclarato sono responsabili dell’insorgere di forme leucemiche tra i militari e tra le persone che vivono e lavorano presso i territori contaminati (leggasi pastori e abitanti). Perché gli organizzatori di Cheese sentono il bisogno o accettano la presenza di armi e militari in un evento che si caratterizza per condivisione dei saperi e dei sapori, la conservazione della natura e di un patrimonio culturale millenario? Perché in questo nostro territorio si devono inquinare gli eventi con la presenza dei militari, con la testimonianza delle loro attività fintamente solidali? L’agire dell’Esercito Italiano (come dell’Aeronautica e della Marina Militare) si fonda ed è finalizzato alla distruzione e alla eliminazione del nemico: agire ipocritamente definito attività per la difesa; i margari con le loro vacche, pecore e capre non hanno nulla a che fare con queste attività distruttive e mortifere che sono esibite in piazza Roma. Quindi vorrei che finalmente in questa edizione lo stand dei militari scompaia, lasciando spazio a iniziative diverse, allegre, divertenti e foriere di benessere. E allora diciamo basta alla militarizzazione degli eventi pubblici, diciamo no al pensiero che armi e guerre siano argomenti e spettacoli interessanti ed edificanti e confermiamo in tal modo il ripudio costituzionale della guerra che dovrebbe essere osservato dagli organismi politici del Comune di Bra, non accettando la presenza dell’Esercito Italiano in un evento che con tale istituzione non ha nulla a che fare. Diciamo in specifico a Slowfood Italia che la presenza dell’esercito Italiano nei suoi eventi non rispetta gli scopi espressi nel suo Statuto: principi riguardanti la cultura della salute e del benessere universale, la difesa dell’ambiente, del paesaggio, del suolo e del territorio e che pertanto non è ammissibile che sia accolta ed accettata in qualsiasi suo evento la presenza di qualsivoglia rappresentanza di una forma militare. E al termine di questa breve riflessione non resta che rispondere alla domanda “Formaggi o Cannoni?” con un fragoroso e universale grido “FORMAGGI!” Perché, signore amministratrici e signori amministratori comunali nonché signore e signori responsabili di Slowfood Italia, le persone amano i formaggi ed i tanti derivati del latte mentre non vogliono i cannoni, le armi di qualsiasi specie e le tecnologie belliche di morte. In questi giorni il Coordinamento AgiTe (coordinamento torinese che riunisce persone, enti e associazioni contro la guerra) ha inviato a Slowfood Italia e Comune di Bra la richiesta di non ospitare l’Esercito Italiano nella prossima edizione di Cheese. Di seguito il testo della mail inviata che può essere riprodotto o utilizzato per produrre una nuova richiesta da inviare ai due soggetti per invitarli al disarmo della loro fiera: Agli organizzatori di CHEESE, evento internazionale dedicato ai formaggi ed ai derivati del latte. Associazione Slow Food Italia Sindaco Giunta e Consiglio Comunale della città di Bra Il prossimo 19 settembre si aprirà l’evento da voi organizzato e rappresentato in questa edizione dal claim “C’è tutto un mondo intorno” e sintetizzato dalla citazione delle parole tratte dal “Palomar” di Italo Calvino. In questo mondo di sapori e saperi, come “Coordinamento AgiTe – Coordinamento di Cittadini e Cittadine, Associazioni, Enti e Istituzioni locali contro Atomica, Guerre e Terrorismi”, vi chiediamo di non ospitare tra gli Espositori l’Esercito Italiano, nelle scorse edizioni sempre presente in piazza Roma con i suoi mezzi. In questo mondo dove ogni anno aumentano i conflitti armati è in corso un genocidio ed i bombardamenti indiscriminati trasformano le terre in deserti di polvere inquinati ed invivibili; fare mostra di autoblindo e mezzi militari in Cheese è mancanza di rispetto per il lavoro e la fatica dei pastori e dei produttori che con fatica conservano e permettono a uomini e donne di vivere e godere dei beni della natura e del mondo. Non c’è alcun motivo per cui l’Esercito Italiano sia presente a Cheese: questa istituzione non opera nella pastorizia e nemmeno nella produzione casearia, mentre con le sue esercitazioni inquina campi e costringe pastori, mandrie e greggi ad abbandonare pascoli e colli. Esattamente l’opposto di quanto espresso da Italo Calvino. Non c’è alcun motivo di far mostra di strumenti di guerra, non c’è alcun fine educativo nel presentare a bambini e adulti armi e tecnologie pensate per distruggere la bellezza e la vita del mondo. Quindi vi chiediamo di non ospitare militari e armi nella vostra bellissima kermesse e di far occupare lo spazio di piazza Roma da enti, associazioni, iniziative che celebrano la bellezza e il sapore del vivere o difendono le vite anziché distruggerle. Sono mille le alternative all'esposizione delle armi e della guerra: organizzate l’incontro delle centinaia di clown chiamati Formaggino e fate divertire i bambini della vostra città, portate in piazza gli animali che ci donano il loro latte per produrre formaggi, yogurt e gelati, oppure invitate associazioni che si occupano di prevenzione della salute. Perché tra uccidere e morire c’è la terza via che è vivere e solo così si può conservare tutto “quel mondo intorno”. Per questi e innumerevoli altri motivi vi chiediamo come Coordinamento AgiTe, di portare solo la VITA nel vostro evento dedicato al buon vivere e di non ospitare l’Esercito Italiano tra gli stand. L'invito che Vi rivolgiamo sarà diffuso a cittadini, enti e associazioni e sui canali social e speriamo vivamente che questa richiesta sia soddisfatta; richiesta di nessun onere per Voi ma solo onorevole rispetto ai principi che dite di sostenere.”
Lettera aperta ai Dirigenti e ai Presidenti dei Consigli d’Istituto: MASSACRO DI GAZA, PRENDERE PAROLA
PUBBLICHIAMO CON L’AUSPICIO CHE VENGA EMULATA IN ALTRE SCUOLE LA LETTERA APERTA RIVOLTA DA GIUSTO CATANIA, DIRIGENTE SCOLASTICO, E STEFANIA TRANCHINA, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO D’ISTITUTO DELL’I.C. “GIULIANA SALADINO” DI PALERMO, AI DIRIGENTI SCOLASTICI E AI PRESIDENTI DEI CONSIGLI D’ISTITUTO DELLA SCUOLA ITALIANA: “SUL MASSACRO DI GAZA DOBBIAMO PRENDERE PAROLA”. Care colleghe e cari colleghi, il dramma della popolazione di Gaza non può lasciare indifferente il mondo della scuola. I numeri del massacro sono impressionanti: 54.000 morti, tra cui 15.000 bambine e bambini; 14.000 bambini orfani; 130.000 feriti; oltre un milione di minori necessita di sostegno psico-sociale; un’intera popolazione rischia di morire di fame e di sete. Sono stati distrutti oltre 2.300 spazi educativi, tra edifici scolastici ed aule universitarie. Siamo davanti ad una catastrofe umanitaria che avrà ripercussioni gravi anche nel futuro. Il Collegio dei docenti e il Consiglio d’istituto dell’Istituto Comprensivo Giuliana Saladino di Palermo hanno sentito l’urgenza di prendere parola, di esprimere la propria voglia di pace, di mobilitarsi perché non si può rimanere inermi davanti all’orrore di questi mesi. Abbiamo esposto un lenzuolo sulla facciata della nostra scuola per chiedere la fine del bombardamento su Gaza; abbiamo organizzato un girotondo rumoroso attorno ai nostri plessi scolastici perché riteniamo necessario rompere il silenzio; abbiamo chiesto agli abitanti del quartiere di esporre un lenzuolo sui balconi per condividere l’impegno della scuola. Il lenzuolo è bianco è un simbolo di pace e di riscatto, anche per la nostra scuola. Fu proprio Giuliana Saladino, dopo la strage di Capaci del 1992, a far diventare il lenzuolo bianco simbolo della mobilitazione popolare contro la mafia. Chiediamo al mondo della scuola di prendere parola, di urlare lo sdegno per il massacro della popolazione palestinese, di chiedere la fine dei bombardamenti su Gaza, di riprendere in mano la bandiera della pace. Questo è compito della scuola che, se non si occupa del presente, rischia di rendere inutile lo studio della Storia. I bambini e le bambine palestinesi sono nostri alunni, sono nostri figli e non vogliamo sentirci colpevoli del reato di indifferenza. La Storia ricorderà chi ha parlato e chi è rimasto in silenzio. Questo nostro impegno è perfettamente inscritto nella missione educativa della scuola della Repubblica, in ottemperanza agli obiettivi prioritari delle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, secondo i quali bisogna: “Diffondere la consapevolezza che i grandi problemi dell’attuale condizione umana (…) possono essere affrontati e risolti attraverso una stretta collaborazione non solo tra le nazioni, ma anche fra le discipline e fra le culture.” Prendiamo parola, è il compito principale che ha la scuola italiana. Presidente del Consiglio d’Istituto Stefania Tranchina Dirigente scolastico Giusto Catania
Francesco Ravelli al Collegio docenti dell’IPSEOA “G. Pastore” di Varallo-Gattinara contro le iniziative promosse dalle Forze Armate e Polizia
LE/I DOCENTI PRENDONO PAROLA PUBBLICHIAMO QUI DI SEGUITO L’INTERVENTO DI FRANCESCO RAVELLI, DOCENTE ADERENTE ALLA RETE DELLA SCUOLA PER LA PACE TORINO E PIEMONTE, PROPOSTO AL COLLEGIO DEI DOCENTI DELL’IPSEOA “G. PASTORE” DI VARALLO-GATTINARA IL GIORNO 14 MAGGIO 2025. LE SUE PAROLE, DI CARATTERE INFORMATIVO E GENERALE, SONO STATE UNA BUONA OCCASIONE PER PROBLEMATIZZARE INSIEME ALLE COLLEGHE E AI COLLEGHI LA PRESENZA DELLE FORZE ARMATE E DI POLIZIA NELLE NOSTRE SCUOLE. Il mio intervento riguarda una tematica di interesse generale: la partecipazione delle studentesse e degli studenti ad iniziative di formazione e orientamento promosse dalle Forze Armate e di Polizia. Molto semplicemente, vorrei esternare al Collegio la mia contrarietà, derivante dalla convinzione che l’intervento “formativo” di militari e poliziotti sia da collegare all’ormai esplicito tentativo di allargare il potenziale bacino delle future donne e dei futuri uomini in divisa. Richiamo subito tre recenti passaggi. Comincio dalle dichiarazioni del capo della Polizia, Vittorio Pisani, che in un’intervista ha annunciato un piano di reclutamento straordinario per i prossimi quattro anni destinato a 20mila giovani, con l’obiettivo di invertire il trend di “crisi delle vocazioni” attraverso percorsi formativi specifici a partire dalle scuole superiori. (Piano reclutamento Polizia nelle scuole: 20.000 giovani fino al 2028) Le sue parole fanno il paio con quelle espresse dal capo di stato maggiore dell’Esercito, gen. Carmine Masiello, che in Commissione Difesa della Camera dei Deputati ha stimato la necessità di un incremento delle dotazioni organiche fra le 40-45mila unità rispetto alle previsioni normative vigenti. (Masiello alla commissione Difesa: l’Esercito ha bisogno di 40 mila militari in più – Analisi Difesa) Cito anche la recente Risoluzione del Parlamento Europeo che invita gli Stati membri a mettere a punto programmi educativi e di sensibilizzazione, in particolare per i giovani, volti a migliorare le conoscenze e a facilitare i dibattiti sulla sicurezza, la difesa e l’importanza delle Forze Armate. (Testi approvati – Attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune – relazione annuale 2024 – Mercoledì 2 aprile 2025) Queste fonti ci restituiscono il quadro complessivo che secondo me dovremmo avere presente quando poliziotti e militari entrano in contatto con le classi per tenere lezioni al posto nostro su diverse tematiche. Qui pure a mio avviso dovremmo allargare l’orizzonte. Io ritengo che nelle scuole i fenomeni di bullismo e cyberbullismo, o i vari tipi di dipendenza, possano essere molto più efficacemente trattati da educatori e psicologi. I valori del rispetto, della solidarietà, della convivenza, sono il sottotesto del dialogo educativo quotidiano in quanto appartengono a una dimensione sociale ed etica che non può essere rubricata nelle categorie di “legalità e regole”, di “reato e repressione”. Tavole rotonde con studiosi, avvocati, associazioni, collettivi di ricerca, avrebbero a mio parere un più alto valore didattico. E poi, perché no, si potrebbe valutare di coinvolgere anche le vittime, ad esempio della violenza di genere.  La direzione dovrebbe essere quella di differenziare i profili degli esperti esterni; di aprirsi a competenze che travalicano quelle delle Forze Armate e di Polizia; di raccogliere testimonianze umane che lascino un segno nelle studentesse e negli studenti. Innanzitutto dobbiamo riprenderci i Consigli di Classe, per discutere e decidere. Scarni comunicati riguardanti attività su cui noi non abbiamo potuto dire la nostra o almeno fare una riflessione, finiscono per disabituarci al libero confronto, che invece potrebbe ancora essere istruttivo. Grazie.
Atto di diffida al Governo contro il rinnovo del Memorandum d’intesa Italia-Israele
È giunta all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università la preghiera di diffondere il più possibile questa diffida contro il rinnovo del Memorandum d’intesa Italia-Israele, senza il quale l’8 giugno 2025 il Governo italiano rinnoverà tacitamente il Memorandum d’Intesa in materia di cooperazione militare e della difesa con Israele (il rinnovo avviene automaticamente in assenza si contestazioni ogni 5 anni). Il rinnovo rischia di prodursi nonostante: * il procedimento in corso alla Corte Internazionale di Giustizia, che ha riconosciuto la plausibilità del genocidio in atto contro il popolo palestinese; * il parere della stessa Corte (luglio 2024) che ha dichiarato illegale l’occupazione israeliana del territorio palestinese e ne ha ordinato lo smantellamento entro il 17 settembre 2025; * i mandati di arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale (novembre 2024) nei confronti del primo ministro israeliano Netanyahu e l’ex ministro della difesa Gallant per crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Il rinnovo di questo accordo rappresenta una conferma del sostegno italiano alla macchina bellica israeliana, che ha raso al suolo la Striscia di Gaza, causando solo a Gaza oltre 60.000 vittime palestinesi negli ultimi due anni, tra cui 18.000 bambini, e che continua ad annettere territorio occupato in Cisgiordania, sfollandone gli abitanti. Dieci giuristi italiani hanno firmato il 21 Maggio 2025 una Diffida formale al Governo (in allegato), richiamando l’obbligo di rispettare i principi costituzionali e i trattati internazionali. Il Governo italiano ha il dovere legale, non solo morale, di agire. ATTO DI DIFFIDA (002)Download
Italian Raid Commando 2025: NO propaganda militare Monza, Brianza, Lecco e NO Rearm Europe
NEL NOSTRO ARTICOLO HTTPS://OSSERVATORIONOMILSCUOLA.COM/2025/05/12/MONZA-25-MAGGIIO-CAMPAGNE-MILITARIZZATE-BRIANZA-PARATA-MILITARE/ ABBIAMO INVITATO A SEGUIRE LA PAGINA DELL’OSSERVATORIO PER LE INIZIATIVE CHE SAREBBERO SCATURITE. ECCO GLI APPUNTAMENTI  LANCIATI DALLE REALTÀ DI MONZA BRIANZA E LECCO: MONZA PER LA PACE, ASSEMBLEA PERMANENTE CONTRO LA GUERRA DI LECCO, RETE LOTTE SOCIALI MONZA BRIANZA. Monza per la pace e tutte le associazioni della società civile che aderiscono al presente appello, desiderano esprimere alle istituzioni competenti e coinvolte a vario titolo, il loro profondo e totale dissenso alla realizzazione dell’iniziativa intitolata “Italian Raid Commando” sul territorio monzese e delle province di Monza Brianza e Lecco. In modo particolare, suscitano il nostro sdegno le attività realizzate con il coinvolgimento della cittadinanza e delle scuole di ogni ordine e grado, le sponsorizzazioni delle industrie d’armi e le cerimonie pubbliche volte a diffondere una propaganda bellica che offende il sentimento di profondo cordoglio che noi cittadine e cittadini condividiamo in relazione ai massacri di civili inermi in Palestina e Medio Oriente, in Ucraina, in Sudan e in tutti i conflitti in corso nel mondo e la violenza militare sulle frontiere di terra e di mare del nostro paese. La “guerra per gioco” e la guerra esibita, con nemici rappresentati e marce di militari nelle strade e sui sentieri del nostro territorio, con esercitazioni armate e impiego di veicoli anche pesanti (come abbiamo visto riportato dalla stampa lo scorso anno a Briosco), l’occupazione di scuole per la logistica (come avverrà a Briosco da giovedì 22/05), il coinvolgimento di studenti e giovani nelle cerimonie (come accadrà a Monza), ha sempre di più il sapore amaro di una guerra che è invece reale e sempre più vicina, e che alcuni vorrebbero già instillare nella mente delle persone come un evento inevitabile. Coerentemente con, * l’impegno che ogni associazione svolge quotidianamente per combattere la violenza ad ogni livello e per promuovere la pace, il rispetto delle istituzioni e del diritto internazionale che regola i conflitti armati dalla fine della seconda guerra mondiale, il diritto internazionale umanitario, i valori contenuti nella nostra carta costituzionale, l’antifascismo che ne è la fonte primaria, il sostegno all’autodeterminazione dei popoli, il disarmo e l’investimento del denaro pubblico in scuola, ricerca, sanità, servizi sociali e in sicurezza sul lavoro; * l’impegno che il Sindaco di Monza ha assunto con Monza per la pace di rimuovere il patrocinio del Comune all’IRC per il 2025, esporre sul palazzo comunale lo striscione “Cessate il fuoco ovunque”, e con gli impegni assunti con una recente mozione del Consiglio Comunale che impegna la Giunta a sostenere una politica di pace e di convivenza tra i popoli attivando coerenti iniziative sul territorio, e con l’adesione del Comune di Monza alla Campagna “R1PUD1A” di Emergency contro la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti; Monza per la pace e le associazioni aderenti all’iniziativa, * chiedono che le istituzioni locali non diano in futuro più agibilità e patrocini a iniziative di propaganda bellica e militare, e nessuno spazio a iniziative simili che coinvolgano le scuole di ogni ordine e grado; * lanciano una mobilitazione diffusa sul territorio urbano di Monza, caratterizzata dalle seguenti modalità: informare la cittadinanza, aggregare persone e ulteriori realtà della società civile, interloquire con le istituzioni per la diffusione di una cultura di pace e contro il riarmo in atto in Italia e in Europa. Tutte le iniziative di Monza per la pace e delle associazioni aderenti verranno comunicate alle autorità competenti al fine di favorire la massima partecipazione delle persone. Tutte le adesioni e le iniziative della mobilitazione verranno pubblicate sulla pagina Instagram. Il “cessate il fuoco ovunque” inizia da Monza, dalla piazza Trento e Trieste, che ricorda i militari uccisi nei due conflitti mondiali; dalle strade di tutto il territorio urbano e provinciale, che da anni vedono passare tante persone in fuga dalle guerre e dai loro effetti devastanti che perdurano ben oltre i vari cessate il fuoco. E dalla consapevolezza che le vittime civili dei conflitti di oggi sono ben oltre il 90% di tutti i decessi causati dalle guerre: nella prima guerra mondiale erano il 15%, giusto per dare una dimensione della violenza e del rischio a cui stiamo esponendo le popolazioni in diverse parti del mondo, e la popolazione europea stessa). Le guerre di oggi, inoltre, sono infinite o di lunghissima durata, e portano con sé una scia di distruzione sociale e ambientale che va ben oltre il momento in cui terminano. Per queste e per molte altre ragioni, le guerre non vanno mai iniziate, neppure per gioco. Le cittadine e i cittadini di Monza per la Pace e delle realtà aderenti Rete Lotte Sociali_IRC 2025 (1)Download
Lettera aperta della cittadinanza contro il raduno nazionale degli alpini a Biella
PUBBLICHIAMO VOLENTIERI LA LETTERA APERTA GIUNTA ALLA NOSTRA MAIL OSSERVATORIONOMILI@GMAIL.COM CHE UN GRUPPO DI PERSONE, TRA CUI IL COLLETTIVO FEMMINISTA “LE PAROLE FUXIA”, HA SCRITTO IN OCCASIONE DEL RADUNO NAZIONALE DEGLI ALPINI A BIELLA QUESTO FINE SETTIMANA. L’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ CONDIVIDE PIENAMENTE LA PREOCCUPAZIONE DEI GENITORI E INVITA AD USARE LE MOZIONI DEL VADEMECUM PER OPPORSI ALLA MILITARIZZAZIONE. Siamo genitori di persone che frequentano istituti medi, scuole primarie e scuole dell’infanzia nel territorio biellese. Abbiamo deciso di scrivere questa lettera aperta a seguito di ciò che sta capitando nelle scuole biellesi in vista dell’Adunata Nazionale degli Alpini che si svolgerà a Biella il 9-10-11 maggio. Tenuto conto che è diritto di ciascuno sentire o meno affinità con questa manifestazione, riteniamo che sia invece molto grave che la propaganda militarista e nazionalista sia entrata così facilmente nelle scuole. Alcuni Alpini hanno potuto parlare nelle aule, narrando in mondo soggettivo (e a volte antistorico) alcune vicende della storia del nostro Paese, proponendo canti bellici, illustrazioni di divise fatte colorare nelle scuole dell’infanzia, mitizzando gesta e azioni, contribuendo a rafforzare il clima sovranista e nazionalista che pare essere l’unico possibile nel nostro Paese. Tutto questo è stato fatto senza consultare i genitori, cosa che ci appare ancora più grave dato che per poter portare l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole (cosa che ci parrebbe tanto più utile e necessaria), è invece richiesto il consenso genitoriale. Questo sta accadendo negli stessi giorni in cui la Giunta comunale di Biella blocca la mozione per togliere la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini per darla invece a Giacomo Matteotti e Iside Viana; sono anche gli stessi giorni in cui sono appena stati celebrati il 25 aprile, Giorno della Liberazione e il Primo maggio, festa dei lavoratori: due festività che rischiano di passare in secondo piano, perché non vengono quasi studiate o approfondite, tanto che i ragazzi non sanno perché stanno a casa da scuola in quei giorni, ma sono ben consapevoli, ormai, del fatto che gli Alpini hanno fatto “tante cose buone”. Non ci piace questa deriva sovranista, non ci piace la militarizzazione di chi frequenta la scuola, non ci piace e non siamo d’accordo con questa narrazione distorta della Storia, tenuto anche conto del clima europeo in cui si parla di guerra, riarmo, kit di sopravvivenza, nemici alle porte. Desideriamo una scuola che parla e lavora per la Pace, che insegna il senso critico e la ricerca della verità, che ha come obiettivo la formazione di persone libere e pensanti, cittadine di un mondo multiculturale, globalizzato e diversificato. Una scuola che insegni la convivenza tra le differenze, una scuola non classista, non elitaria, non militarizzata.