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Qué hacemos y cómo lo hacemos: ponencia del Nodo en el Encuentro zapatista
Durante estas dos primeras dos semanas de agosto de 2025 se está llevando a cabo
en territorio zapatista el Encuentro “Algunas partes del todo”, en donde el EZLN
convoca a las organizaciones y colectivos de México y del mundo a compartir su
construcción de la resistencia, su alternativa al monstruo capitalista. Un
encuentro sobre las … Continua la lettura di Qué hacemos y cómo lo hacemos:
ponencia del Nodo en el Encuentro zapatista →
CHIAPAS, MESSICO: AL VIA “ALGUNAS PARTES DEL TODO”, UN MIGLIAIO DI COMPAGNE-I DA TUTTO IL MONDO A CONFRONTO CON IL MOVIMENTO ZAPATISTA
Al via il 2 agosto 2025 in Chiapas, Sud Est del Messico, l’incontro “Algunas
partes del todo”, ossia “Alcune parti del tutto”; per due settimane, un migliaio
di compagne-i, in arrivo da 38 Paesi del mondo (Italia compresa), parteciperanno
alla “convocatoria” de La Morelia, un incontro internazionale di resistenze e
ribellioni: “Questo – scrivono le realtà organizzatrici, ossia “le comunità
zapatiste di origine Maya, attraverso il loro Governo Locale Autonomo, il
Collettivo dei Governi Autonomi, Assemblee dei Collettivi di Governo Autonomo,
INTERZONA e l’EZLN” – non vuole essere “un incontro di analisi o di approcci
teorici, ma piuttosto un incontro di esperienze pratiche di resistenza.
Chi di noi sarà presente sa già cos’è questo maledetto sistema e cosa fa contro
tutti, così come contro la natura, la conoscenza, le arti, l’informazione, la
dignità umana e l’intero pianeta. Non si tratta di esporre teoricamente i mali
del sistema capitalista, ma piuttosto di ciò che si sta facendo per resistere e
ribellarsi, ovvero per combatterlo. Non vi invitiamo a insegnare. Non siamo i
vostri studenti o i vostri apprendisti; né siamo insegnanti o tutor. Siamo,
insieme a voi, parti di un tutto che si oppone a un sistema. Dare e dare. Voi ci
raccontate le vostre esperienze e noi, il popolo zapatista, raccontiamo le
nostre”.
Su Radio Onda d’Urto dal Messico l’intervista, effettuata poche ore prima del
via di “Alcune parti del tutto” (clicca qui per il video della cerimonia
inaugurale) Andrea Cegna, nostro collaboratore, di 20zln.org e curatore de “Il
Finestrino”, newsletter dedicata in particolare al SudAmerica. Ascolta o scarica
Un altro domani in Turchia
Solo la storia dirà se è stata una follia o un coraggioso cambio di paradigma,
più grande della speranza e di ciò che talvolta la mente immagina durante la
notte. La paura di un nuovo tradimento da parte del potere è dietro l’angolo, ma
il movimento di liberazione curdo, dal 27 febbraio a oggi, ha proseguito senza
sosta. E se la guerra è tornata a essere il mantra del capitalismo globale – tra
conflitti tra Stati, guerre per il territorio o la cosiddetta “guerra alla
droga” – il PKK, cambiando la sua forma di lotta, rompe anche con il paradigma
bellicista.
È un passo tutt’altro che facile o garantito, un passo che mette paura, apre
spazi critici, paure, giudizi da parte di chi preferisce ripetere un presente
già sconfitto piuttosto che rischiare per un futuro incerto. Il movimento curdo
e il neozapatismo dell’EZLN sono oggi le uniche narrazioni politiche capaci di
sfidare il futuro, rompendo con le logiche del Novecento e con la comodità,
staccandosi dai blocchi e avendo il coraggioso impulso di cambiare rotta senza
perdere di vista l’obiettivo: un mondo diverso, possibile per tutti. Confondono,
rischiano e così sopravvivono, si rinnovano e danno ossigeno alle resistenze
mondiali.
Il loro gesto – lontano dall’essere mera simbologia – di bruciare le armi invece
che consegnarle al governo segna un punto di non ritorno.
Consegnarle sarebbe stato un atto di resa; bruciarle, invece, rappresenta un
rifiuto radicale della logica della guerra e della violenza. È un messaggio
fortissimo rivolto a Erdoğan e al governo: “non ci fidiamo, vi sfidiamo” e, per
la prima volta nella storia, un presidente ha dovuto riconoscere le violenze
subite dal popolo curdo.
Dietro il sorriso di Erdoğan si delinea già il prossimo passo per canalizzare e
controllare questa transizione: “Il primo atto sarà costituire una commissione
parlamentare per seguire questo processo”, cercando di far rientrare nel
percorso istituzionale ciò che nasce piuttosto come una rottura dal basso.
Per la prima volta dal 1999, Öcalan è tornato a parlare in video: “La lotta
armata ha raggiunto il suo scopo: con il riconoscimento dell’identità curda, è
finita. Ora dobbiamo iniziare un nuovo capitolo e adottare un linguaggio basato
sulla ragione e sulla buona volontà… Questo rappresenta una transizione
volontaria da una fase di conflitto armato a una di politica democratica e di
diritto”.
Dal sud-est della Turchia emergono nuove reti mutualistiche, esperienze di
autogoverno e pratiche comunitarie, che ricuciono una società lacerata da
decenni di guerra e repressione. Le cronache parlano di assemblee spontanee,
reti femminili per progetti di educazione e cura, autorità locali che,
nonostante minacce di arresto, discutono apertamente di transizione postbellica.
“Il nostro obiettivo non è solo deporre le armi, ma costruire una società
democratica, libera e giusta. Siamo determinate e determinati a portare questa
lotta in ogni villaggio, città e quartiere, con la partecipazione di donne,
giovani e di tutte le persone che credono che la libertà non abbia bisogno di un
fucile per esistere”, hanno spiegato Carcel e Ozan, militanti storici del
movimento, in un’intervista ad ANF.
Naturalmente, la repressione non cessa: la destra turca, insieme alle strutture
militari e giudiziarie, continua ad attaccare oppositrici e oppositori, autorità
locali, giornalisti e chiunque osi parlare di autonomia. Tuttavia, la fiamma
delle armi tolte dalle mani alle potenze repressive rimuove il grande pretesto
del terrorismo – la stessa macchina che la NATO e gli alleati hanno tollerato –
e ora questa deve confrontarsi con la luce del fuoco.
Da un lato, resta la sfida politica di costruire giorno dopo giorno
un’alternativa che non riproduca vecchie gerarchie interne, antiche logiche di
potere o scorciatoie armate. Se resisterà alla repressione e ai tradimenti e se
potrà diventare un esempio per altre lotte nel Mediterraneo e in Medio Oriente,
lo dirà la storia. Dall’altro, il movimento curdo che abbandona le armi ma non
il conflitto sociale per un domani differente, ora deve pensare a come far
tornare alla vita civile e all’azione politica chi era nella clandestinità del
PKK.
“Sappiamo che lasciare le armi non significa abbandonare la lotta: è un
ulteriore passo per radicarci ancora di più nelle strade, nei villaggi e nelle
città, con un’organizzazione popolare che nessun esercito potrà disarmare”,
hanno dichiarato unità del PKK ad ANF.
Chi desidera pace, diritti umani e rispetto per i popoli in Turchia non ha più
una bandiera da sventolare, ma un falò acceso da alimentare con la forza di chi
non si arrende.
Fonte:
https://www.jornada.com.mx/2025/07/15/opinion/010a1pol?utm_source=chatgpt.com
“Un
mañana distinto en Turquía – La Jornada”
Redazione Italia
Messico: Alunni dello Zio Sam, Trattato di Libera Controrivoluzione
Gilberto López y Rivas Il libro di Darrin Wood, Alumnos del Tío Sam: Tratado de
Libre Contrainsurgencia. “Campus México” de la Escuela de Asesinos
(https://vocesenlucha.com/libro-alumnos-del-tio-sam-darrin-wood) [Alunni dello
Zio Sam: Trattato di Libera Controrivoluzione. “Campus Messico” della Scuola di
Assassini] costituisce un ottimo strumento analitico-informativo per indagare
una realtà considerata tabù da buona parte dell’accademia, dei […]
CHIAPAS: IL MOVIMENTO ZAPATISTA LANCIA “ALGUNAS PARTES DEL TODO”. AD AGOSTO INCONTRO INTERNAZIONALE DI “RESISTENZE E RIBELLIONI”
“In Messico le forze in campo si scontrano a un livello inedito e Città del
Messico, da santuario sicuro, torna a essere luogo di conflitto aperto. Cosa sta
accadendo, quali sono i contendenti, come si stanno posizionando i diversi
gruppi criminali – e tra loro pure l’esercito – paiono le grandi incognite del
momento. In questo, però, i movimenti sociali – in primis l’EZLN – portano
avanti le loro lotte. Zapatiste e zapatisti lanciano un nuovo appuntamento
pubblico internazionale, dal 2 al 17 agosto 2025, nel caracol di Morelia“.
Così dal Messico, su Radio Onda d’Urto, il nostro corrispondente e
collaboratore, Andrea Cegna, commentando le ultime notizie di cronaca dal
Messico; a poche settimana dall’uccisione di due importanti esponenti del
governo della Capitale, si è comunque tenuta la giornata di voto nazionale, la
prima di questo genere, per eleggere centinaia di giudici in tutto il Paese è
stato un flop, con una partecipazione nelle urne attorno al 13%. A urne aperte,
scontro a fuoco tra poliziotti e uomini armati non identificati proprio nello
Stato meridionale del Chiapas, a Frontera Comalapa: 5 agenti uccisi e il loro
veicolo dato completamente alle fiamme. La replica dei poteri statali è la
stessa di sempre, ossia più militarizzazione; schierati altri mille agenti in
un’altra operazione “anti-narcos”. Altri scontri e morti pure a nord, nel
Tamaulipas, dove sono stati uccisi 5 membri della band musicale Grupo Fugitivo,
ritrovati cadavere in un terreno a Reynosa, città messicana di 700mila abitanti
che confina con la contea di Hidalgo, negli Usa.
In questo scenario, viene dai movimenti sociali messicani l’unica risposta reale
e dal basso. A muoversi, ancora una volta, è il movimento zapatista che lancia,
dal 2 al 17 agosto 2025 a La Morelia, un incontro internazionale di resistenze e
ribellioni, chiamata “Alcune parti del tutto”.
“Questo – scrivono le realtà organizzatrici, ossia “le comunità zapatiste di
origine Maya, attraverso il loro Governo Locale Autonomo (GAL), il Collettivo
dei Governi Autonomi (CGAZ), le Assemblee dei Collettivi di Governo Autonomo
(ACGAZ), INTERZONA e l’EZLN” – non è un incontro di analisi o di approcci
teorici, ma piuttosto un incontro di esperienze pratiche di resistenza. Chi di
noi sarà presente sa già cos’è questo maledetto sistema e cosa fa contro tutti,
così come contro la natura, la conoscenza, le arti, l’informazione, la dignità
umana e l’intero pianeta. Non si tratta di esporre teoricamente i mali del
sistema capitalista, ma piuttosto di ciò che si sta facendo per resistere e
ribellarsi, ovvero per combatterlo.
Non vi invitiamo a insegnare. Non siamo i vostri studenti o i vostri
apprendisti; né siamo insegnanti o tutor. Siamo, insieme a voi, parti di un
tutto che si oppone a un sistema. Dare e dare. Voi ci raccontate le vostre
esperienze e noi, il popolo zapatista, raccontiamo le nostre”.
Clicca qui per il comunicato completo di lancio dell’incontro in Chiapas
dell’agosto 2025.
Sulla situazione in Messico e la risposta delle comunità zapatiste, su Radio
Onda d’Urto il nostro collaboratore e corrispondente, Andrea Cegna. Ascolta o
scarica
CHIAPAS: LIBERATI I DUE COMPAGNI DELLE BASI D’APPOGGIO ZAPATISTE SEQUESTRATI A FINE APRILE
Liberati in Chiapas i due compagni delle Basi d’Appoggio Zapatiste sequestrati
dal governo federale del Messico e da quello statale del Chiapas il 26 aprile
2025.
José Baldemar Sántiz Sántiz e Andrés Manuel Säntiz Gómez sono stati liberati, a
seguito delle pressioni in particolare del Centro per i diritti umani Frayba,
che in una nota fa sapere: “vi informiamo con gioia che per l’innocenza
inconfutabile dei compagni. Si è così dimostrata con forza e dalle azioni
persistenti di coloro che si sono mobilitati: persone individuali, collettive,
organizzazioni”.
Su Radio Onda d’Urto il nostro collaboratore, Andrea Cegna, con un aggiornamento
sulla vicenda dal Messico. Ascolta o scarica
Di seguito, il comunicato diffuso dall’EZLN:
“ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
MESSICO
Maggio 2025
Ai firmatari della Dichiarazione per la Vita:
Alla Sexta Nazionale e Internazionale:
Al Congresso Nazionale Indigeno:
Ai popoli del Mesico e del mondo:
Compagne e compagni, sorelle e fratelli:
Vi spieghiamo cosa è successo ai due compagni basi di appoggio zapatiste, José
Baldemar Sántiz Sántiz e Andrés Manuel Säntiz Gómez, illegalmente detenuti e
sequestrati dalle forze congiunte del governo federale e statale il 26 aprile
2025.
Desaparecidos da 55 ore, sono stati condotti davanti alle autorità corrotte solo
grazie alle pressioni del Centro per i Diritti Umani Fray Bartolomé de Las
Casas. Erano accusati di sequestro di persona aggravato nei confronti di Pedro
Díaz Gómez.
Durante l’arresto, le forze della Guardia Nazionale, l’esercito federale e le
cosiddette Forze di Reazione Immediata Pakal hanno approfittato della situazione
rubando beni e stipendi delle persone coinvolte e della comunità. Hanno rubato
un’auto, una moto e una grossa somma di denaro.
Mentre il governo supremo giocava con la vita, la libertà e i beni dei due
detenuti illegalmente, le autorità autonome zapatiste portavano avanti le
proprie indagini sotto la guida di Verità e Giustizia in comune.
Vi ricordo che, in quanto comunità organizzate in comune, abbiamo principi e
regole. È vietato attentare alla vita, alla libertà e alla proprietà altrui,
indipendentemente dall’ideologia, partito politico, religione, orientamento
sessuale, colore della pelle, razza, lingua, nazionalità o posizione sociale. In
caso di omicidio, rapimento, aggressione, stupro, falsificazione e rapina, si
tratta di reati gravi. Inoltre è proibito il traffico di droga, la sua
produzione e il suo consumo. Oltre all’ubriachezza e ad altri reati che sono
determinati in comune.
Ogni compagno o compagna, indipendentemente dalla sua posizione o grado, che
commetta crimini gravi è espulso dal movimento zapatista.
Dopo aver appreso dell’arresto e delle gravi accuse mosse ai due compagni, il
GALEZ ha avviato un’indagine per accertare se fossero coinvolti nel rapimento.
La struttura organizzativa incaricata dell’indagine è giunta alla conclusione
che i due compagni sono innocenti.
Così è stato fatto sapere al Frayba.
Non soddisfatte, le autorità autonome hanno continuato le indagini e hanno
confermato il coinvolgimento di altri due individui nel crimine. I due criminali
sono stati arrestati e, nel rispetto dei loro diritti umani, sono stati portati
in custodia in una delle comunità zapatiste.
I due criminali hanno confessato il rapimento e l’omicidio di Pedro Díaz Gómez e
indicato il luogo esatto in cui avevano seppellito il corpo. Hanno segnalato la
complicità di altre persone.
Così è stato fatto sapere al Frayba che lo ha comunicato alle autorità del
malgoverno.
Rendendosi conto che si sarebbero nuovamente resi ridicoli, le autorità corrotte
si sono affrettate a mobilitare le loro forze e arrestare uno dei sospettati che
era in fuga. Questa persona ha confermato quanto confessato alle autorità
zapatiste. E così si è giunti al luogo in cui era sepolto il corpo della vittima
del crimine.
Tutti e tre i livelli di governo erano a conoscenza di tutto questo, ma non
hanno fatto nulla. Invece di liberare immediatamente i nostri compagni
innocenti, hanno temporeggiato e proposto uno scambio di prigionieri. In questo
modo avrebbero potuto ingannare i media e vendere loro la storia che il merito
era tutto della giustizia statale e federale. Ed avrebbero potuto anche tenersi
quello che avevano rubato ai poveri indigeni che avevano subito l’aggressione.
Il malgoverno ha nuovamente inviato le sue forze repressive alla ricerca di un
quarto colpevole. Ma non solo non lo hanno preso, ma approfittarono della
situazione per continuare a rubare i beni della comunità.
Nel frattempo, le autorità federali e statali facevano pressione e minacciavano
i difensori dei diritti umani perché la loro denuncia li avrebbe smascherati per
quello che sono realmente: repressori di innocenti e fabbricanti di colpevoli.
Nelle prime ore del 2 maggio 2025, i due rei confessi detenuti dagli zapatisti
sono stati consegnati al Centro per i Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas
per verificare il loro stato di salute e accertare se i loro diritti fossero
stati rispettati. Il Frayba ha proceduto a consegnare i colpevoli all’autorità
ufficiale.
Nella mattinata del 2 maggio sono stati liberati i nostri compagni Baldemar e
Andrés. Ma i ladri del governo si rifiutano di restituire tutto ciò che hanno
rubato.
I governi della cosiddetta 4T mentono in tutto ciò che dicono sui popoli
originari e sui movimenti sociali. Sono uguali o peggiori dei precedenti governi
del PRI e del PAN. Quei numeri di cui si vantano come “arresti” per compiacere
Trump sono per la maggior parte innocenti. Invece di comprarsi i giudizi
favorevoli sui media e sui social network, i malgoverni dovrebbero pagare meglio
le loro forze di repressione in modo che non siano costrette a derubare chi ha
meno o niente.
Ciò che è accaduto non riguarda solo i nostri territori. In tutta la geografia
chiamata “Messico”, comunità originarie, difensori della Madre Terra, difensori
dei diritti umani, movimenti e organizzazioni sociali, migranti e persino
persone comuni che lavorano giorno dopo giorno per guadagnarsi onestamente il
sostentamento quotidiano, vengono estorti, attaccati, rapiti, fatti sparire,
imprigionati e assassinati da un governo desideroso di ingraziarsi il potere del
denaro.
Non c’è scampo.
Il sistema capitalista è nato sbagliato, frutto di ingiustizia, sangue e furto.
E continua così fino ad oggi, indipendentemente dalle bandiere sotto cui si
nasconde. Il suo segno è la morte e così lo porterà fino alla fine dei suoi
giorni.
Come popoli zapatisti, abbiamo pensato a un modo per combattere l’impero della
morte.
Chiamiamo questo percorso “Il Comune”.
E in questa dolorosa situazione passata, si è visto che Il Comune persegue la
verità e la giustizia.
Il risultato della liberazione dei nostri due compagni innocenti è stato il
frutto di un triplice sforzo: quello dei difensori dei diritti umani, quello
della solidarietà e del sostegno nazionale e internazionale e quello della
giustizia autonoma.
È tempo di non dimenticare le altre nazioni sorelle, vicine e lontane, che
subiscono gli attacchi mortali del sistema malvagio. Non dimentichiamo i popoli
originari, i desaparecidos e coloro che li cercano, i difensori della Madre
Terra, coloro che sono solo un numero nelle statistiche della criminalità, il
popolo palestinese.
Per la vita: giustizia e verità in Comune.
Dalle montagne del Sudest Messicano.
Subcomandante Insurgente Moisés
Messico, maggio 2025″
Los retos de la solidaridad internacional en Chiapas – 30 años de BriCo
Compartimos la intervención del Nodo Solidario en ocasión del conversatorio
“Retos de la Solidaridad Internacional en Chiapas” para el aniversario de 30
años de Brigadas Civiles de Observaciòn (BriCO). Aqui el enlace de la grabación
integral del conversatorio. Los retos de la Solidaridad internacional en Chiapas
– 30 años de BriCo Traduzione in Italiano Compañeros, … Continua la lettura di
Los retos de la solidaridad internacional en Chiapas – 30 años de BriCo →