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E’ ora di staccare la spina ai rapporti tra Leonardo e Israele
I lavoratori della Leonardo di Grottaglie hanno lanciato una petizione online con l’esplicita richiesta di interruzione dei rapporti tra la propria azienda e Israele. Qui di seguito il testo della petizione che può essere sottoscritta QUI: Richiesta di stop immediato di forniture belliche destinate ad Israele da parte di Leonardo […] L'articolo E’ ora di staccare la spina ai rapporti tra Leonardo e Israele su Contropiano.
Petizione lavoratori Leonardo Grottaglie: NON IN MIO NOME, NON CON IL MIO LAVORO
COME OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ SOSTENIAMO LA PETIZIONE DI CHANGE.ORG LANCIATA DAI LAVORATORI DELLA LEONARDO SPA DI GROTTAGLIE (TA) PER L’IMMEDIATO STOP DELLA FORNITURA DI MATERIALE BELLICO A ISRAELE. RICORDIAMO CHE COME OSSERVATORIO ERAVAMO A PROTESTARE A GROTTAGLIE FUORI DALLA SEDE DI LEONARDO IL 27 SETTEMBRE (CLICCA QUI PER L’ARTICOLO). RICHIESTA DI STOP IMMEDIATO DI FORNITURE BELLICHE DESTINATE AD ISRAELE DA PARTE DI LEONARDO S.P.A. E SOCIETÀ CONTROLLATE, INCLUSI TUTTI GLI ACCORDI ESISTENTI E GLI ARTICOLI DUAL-USE, NONCHÉ LA SOSPENSIONE DI TUTTI GLI ACCORDI COMMERCIALI E LE RELAZIONI DI INVESTIMENTO CON ISTITUZIONI ISRAELIANE, START-UP, UNIVERSITÀ ED ENTI DI RICERCA DIRETTAMENTE O INDIRETTAMENTE COINVOLTI NELLE OPERAZIONI MILITARI ISRAELIANE CONTRO LA POPOLAZIONE PALESTINESE. Il genocidio e la pulizia etnica in corso in Palestina, perpetrati da Israele nei confronti della popolazione palestinese, sono un crimine oggettivo ed innegabile, consumato sotto gli occhi indignati di tutto il mondo. In questo drammatico contesto, Leonardo S.p.A., tra i principali produttori europei di armamenti, garantisce la fornitura di sistemi d’arma e tecnologie militari allo Stato di Israele. Nonostante le crescenti denunce da parte di organizzazioni per i diritti umani, istituzioni internazionali e della società civile e sebbene, come dichiarato dallo stesso A.D. Cingolani in una recente intervista al Corriere della Sera, non sia stata più autorizzata alcuna nuova licenza di esportazione verso Israele da parte dell’UAMA, Leonardo, con il benestare del Governo Italiano, mantiene solidi rapporti commerciali e di cooperazione militare con Israele, contribuendo di fatto alla prosecuzione delle operazioni belliche che colpiscono sistematicamente la popolazione civile palestinese, priva di ogni capacità di difesa, in evidente violazione del diritto internazionale umanitario. Inoltre la Legge 185/1990 citata anche da Cingolani (normativa “Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”), approvata dal Parlamento italiano nel luglio 1990 dopo una grande mobilitazione della società civile, sta subendo delle modifiche che sono state già approvate dal Senato nel marzo 2024 e sono in discussione alla Camera da febbraio 2025. Se le modifiche già approvate dal Senato verranno confermate anche dalla Camera, saranno ridotti importanti meccanismi di trasparenza come per esempio la relazione annuale al Parlamento, pertanto il potere decisionale sul tema passerà sempre più al Governo, sottraendolo al Parlamento. Il commercio di armamenti non può essere considerato un’attività economica come le altre, ma deve essere subordinato a criteri etici, alla politica estera e al rispetto dell’articolo 11 della Costituzione, che afferma che “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Il 16 settembre 2025 la Commissione d’inchiesta dell’ONU, a fronte di una lunga indagine avviata su mandato dell’Assemblea Generale dell’ONU, riconosce l’intento genocidario nella condotta delle autorità israeliane (“Legal analysis of the conduct of Israel in Gaza pursuant to the Convention on the Prevention and Punishment of the Crime of Genocide” A/HRC/60/CRP.3) secondo la Convenzione sul Genocidio del 1948, identificando quattro dei cinque atti definiti come genocidio dalla Convenzione: Uccisione di membri del gruppo: l’atto di uccidere membri di un determinato gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. Lesioni gravi all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo: ciò include torture, trattamenti crudeli, e danni fisici o psicologici gravi inflitti a membri del gruppo. Sottomissione intenzionale del gruppo a condizioni di vita che comportano la sua distruzione fisica totale o parziale: creare condizioni di vita (ad esempio, privazione di cibo, acqua, medicine o altre risorse) che rendono impossibile la sopravvivenza del gruppo. Misure volte a impedire le nascite all’interno del gruppo: misure adottate per sterilizzare o impedire la nascita di nuovi membri del gruppo, come la sterilizzazione forzata o altre politiche di controllo delle nascite. La Commissione ha sottolineato che esistono prove dirette dell’intento genocidario da parte di Israele, tra cui dichiarazioni pubbliche di leader israeliani e un modello di condotta militare coerente con tale intento. Il rapporto ha anche raccomandato l’interruzione delle forniture di armi a Israele e l’avvio di procedimenti legali contro i responsabili, inclusi il Primo Ministro Netanyahu e il Presidente Herzog. La Posizione Comune dell’UE 2008/944/PESC stabilisce i criteri per il controllo delle esportazioni di armi e di attrezzature militari: è stata adottata nel dicembre del 2008 e definisce le condizioni vincolanti che gli Stati membri devono rispettare quando autorizzano l’esportazione di materiale bellico verso paesi terzi. I principali criteri di questa posizione includono: Rispetto dei diritti umani: le armi non devono essere esportate verso paesi che sono coinvolti in violazioni gravi dei diritti umani o dove c’è un rischio concreto che le armi possano essere utilizzate per tali violazioni. Destinazione finale: le armi non devono essere trasferite in paesi che possano utilizzarle per scopi di aggressione militare contro altri stati, o per sovvertire un governo legittimo. Impatto sul conflitto regionale: non devono essere esportate armi a paesi che possano alimentare conflitti regionali o aumentare le tensioni in aree instabili. Sicurezza interna e stabilità: le esportazioni devono essere valutate anche in relazione alla stabilità interna del paese destinatario e alla sua capacità di garantire la sicurezza delle armi. Compatibilità con gli impegni internazionali: le esportazioni non devono violare impegni internazionali, come sanzioni, trattati di non proliferazione o accordi di disarmo. Alla luce di quanto denunciato dalla Commissione Internazionale, riteniamo che i punti menzionati nella Posizione Comune dell’UE 2008/944/PESC non sono al momento rispettati, pertanto Leonardo S.p.A. deve interrompere ogni rapporto con Israele, al fine anche di non rischiare di incorrere in gravi sanzioni future. Il protrarsi dei rapporti con Israele da parte di Leonardo S.p.A., oltre a violare i punti della Posizione Comune dell’UE 2008/944/PESC, viola anche: il Trattato sul Commercio delle Armi (ATT) che impone agli Stati di valutare i rischi relativi all’uso delle armi che esportano e di garantire che non vengano utilizzate per commettere genocidi, crimini di guerra, o altre violazioni gravi dei diritti umani; il Codice di Condotta sull’Esportazione di Armi, adottato dall’Unione Europea per stabilire i principi di base per l’esportazione responsabile di armi da parte degli Stati membri. Questo codice raccomanda di non esportare armi a paesi dove vi siano seri rischi di conflitto armato, o dove le armi possano essere utilizzate per violare i diritti umani o per sostenere regimi oppressivi. Come precisato dall’A.D. Cingolani, Leonardo S.p.A. non può da sola procedere a qualsiasi recesso unilaterale da un contratto in essere in quanto questo costituirebbe un illecito che porterebbe a un contenzioso legale. Pertanto si richiede una copertura istituzionale in tal senso, sia per trovare un provvedimento che consenta di sospendere anche le vecchie licenze, sia esercitando una moral suasion come paventato dallo stesso Cingolani. Si richiede quindi: Al Consiglio UE di attivare un embargo vincolante che obblighi tutte le aziende a revocare tutti i contratti in essere ad Israele. All’autorità nazionale UAMA, ufficio del Ministero degli Esteri italiano, di revocare retroattivamente ogni licenza specifica in essere a tutte le imprese italiane che forniscano prodotti a duplice uso ad Israele. Le conseguenze giuridiche per l’Italia vanno ben oltre eventuali sanzioni. La continuazione delle esportazioni di armamenti e materiali dual-use verso Israele, alla luce delle decisioni della Corte Internazionale di Giustizia e in un contesto di crimini internazionali sistematici e gravi, espone l’Italia a una grave responsabilità giuridica, tra cui: Violazione dell’obbligo di prevenzione del genocidio (art. I Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, 1948): l’Italia, dopo l’ordinanza cautelare della Corte Internazionale di Giustizia del 26 gennaio 2024, è a conoscenza del rischio di genocidio a Gaza e ha l’obbligo giuridico di interrompere le esportazioni di armi a Israele per prevenire tale crimine. Violazione del parere della CIG del 19 luglio 2024 (Advisory Opinion): la CIG ha affermato che l’occupazione israeliana dei Territori palestinesi è illegittima e ha imposto l’obbligo di non assistenza, vietando la cooperazione che possa contribuire a mantenere l’occupazione. Complicità in atti genocidari (art. 16 Progetto sugli Articoli sulla responsabilità degli Stati per atti internazionalmente illeciti, 2001): l’Italia rischia di essere ritenuta complice nella commissione di genocidio, poiché le forniture di armi a Israele potrebbero facilitare atti genocidari, violando il principio di complicità come delineato dalla Corte Internazionale di Giustizia (sentenza Bosnia v. Serbia, 2007). L’Italia potrebbe essere ritenuta responsabile a livello internazionale per tali violazioni. Nel rapporto “From economy of occupation to economy of genocide” della Relatrice Speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati (A/HRC/59/23 pubblicato il 16 Giugno 2025), Leonardo S.p.A. non viene citata solo per gli F-35, per gli M-346 e gli AW119Kx con relativi training, per gli OTO Melara 76/62 Super Rapid 72mm naval guns e per la controllata DRS, ma anche per la collaborazione con l’Università Ben Gurion del Negev attraverso un laboratorio congiunto su intelligenza artificiale e scienza dei dati, condividendo ricerche direttamente connesse agli attacchi contro i palestinesi. Connesso a questo tema, il rapporto presenta un’analisi devastante del ruolo delle tecnologie cybersecurity nella costruzione di quella che viene definita “economia del genocidio”.  Il report identifica il settore tecnologico di sorveglianza, cybersicurezza e intelligenza artificiale come pilastro fondamentale del sistema di occupazione israeliano (assieme al settore militare, edilizio, finanziario e accademico), con aziende tecnologiche che forniscono “infrastrutture di sorveglianza, droni, biometria, cloud computing e sistemi di targeting guidati dall’IA”, contribuendo ad automatizzare progressivamente la repressione e il genocidio dei palestinesi e trasformando Gaza in una zona di test per armi dal vivo.  Gli ultimi tre anni hanno visto un’accelerazione senza precedenti nella cooperazione Italia-Israele e un consolidamento della partnership strategica, che ha portato il colosso della difesa italiano a siglare accordi con istituzioni israeliane nell’ambito della cybersecurity, quantum technologies e sistemi autonomi. Leonardo S.p.A. ha infatti siglato nel 2023 due accordi strategici con l’Israeli Innovation Authority (IIA) e con la Ramot Tel Aviv University, focalizzandosi proprio su cybersecurity, quantum technologies e sistemi autonomi; gli accordi prevedono lo scouting di startup israeliane per il programma di accelerazione Business Innovation Factory di Leonardo, con particolare attenzione alle aree “Simulation & Gamification” e “Cybersecurity & Networking”. L’adozione di sistemi sviluppati in contesti di occupazione coloniale basata sulla logica “Maximum Land with Minimum Palestinians”, risulta fortemente incompatibile con i valori democratici europei e con il codice etico adottato dalla stessa Leonardo S.p.A. Infine, diverse organizzazioni per le libertà digitali, inclusi EDRi e Access Now, hanno sollecitato la Commissione Europea a rivedere lo status di adeguatezza dei dati di Israele secondo GDPR attraverso sei aree di preoccupazione: deterioramento dello stato di diritto in Israele, quadro legale insufficiente per la protezione dei dati, esenzioni per la sicurezza nazionale e sorveglianza, questioni di ambito territoriale nei territori palestinesi occupati, processo di revisione UE inadeguato e violazioni del diritto internazionale.  Per tutti questi motivi, riteniamo la partnership strategica Italia-Israele non solo spregiudicata ma anche senza futuro, alla luce delle succitate aree di preoccupazione relativamente al trattamento dei dati. Chiediamo quindi che Leonardo sospenda immediatamente tutti gli accordi commerciali e le relazioni di investimento con istituzioni israeliane, start-up, università e enti di ricerca direttamente o indirettamente coinvolte nelle operazioni militari israeliane. Con questa petizione, che parte da alcunǝ lavoratrici e lavoratori di Leonardo e che è estesa a tutta la popolazione civile, rifiutiamo fermamente di essere complici nelle violazioni dei diritti umani e nei crimini internazionali, rifiutiamo che i nostri atti e che il nostro ingegno possa contribuire a un’intera economia che guida, fornisce e abilita il genocidio del popolo palestinese.  Per tali motivi, inoltre, consideriamo inadeguata la scelta di Leonardo S.p.A. di voler mettere in discussione la permanenza della Business Unit Aerostrutture all’interno del perimetro Leonardo S.p.A. attraverso la ricerca di partnership con fondi sovrani stranieri, con il rischio che Leonardo S.p.A. diventerebbe di fatto un’azienda focalizzata esclusivamente sul settore militare. È fondamentale, anche in virtù dei cambiamenti sociali ed economici in corso, che Leonardo S.p.A. continui ad investire nel settore dell’aeronautica civile, collocato tra l’altro interamente nel Mezzogiorno d’Italia, attraverso investimenti concreti e che guardino allo sviluppo futuro di un asset fortemente strategico e realmente duraturo per tutto il sistema industriale italiano, a differenza del limitato orizzonte temporale che il business militare comporterebbe.Riportare una violazione delle politiche Lavoratori Leonardo Grottaglie Siamo un gruppo di lavoratori dello stabilimento Leonardo di Grottaglie che chiede lo stop di forniture belliche ad Israele da parte di Leonardo S.p.A. e società controllate. NON IN MIO NOME, NON CON IL MIO LAVORO FIRMA SU CHANGE.ORG.
Local March for Gaza: Camminare è un atto politico
Dai cammini d’Italia a Roma: 10.000 firme per una pace giusta in Palestina. Dopo mesi di cammini, incontri e raccolte firme, il 2 novembre le Local March for Gaza arriveranno a Roma, fulcro dei cammini storici e cuore della politica italiana, portando con sé oltre 10.000 firme autografe raccolte lungo più di 30 percorsi. Camminare è un atto politico: riportare la Palestina nei paesi che abbiamo attraversato, nelle piazze e nelle coscienze, per chiedere che la Pace non resti una parola vuota ma un impegno concreto di giustizia. Arriviamo a Roma non per consegnare, ma per unire: tutte le firme raccolte confluiranno in un unico contenitore simbolico che diventerà il segno visibile di un impegno condiviso, civile e collettivo. Potente e altrettanto simbolico è il fatto che la data di arrivo a Roma coincida con il 2 novembre, anniversario della Dichiarazione Balfour (1917), giorno in cui — per la memoria palestinese — ha inizio una lunga ingiustizia. Con quella dichiarazione, la Gran Bretagna — invece di garantire l’indipendenza promessa ai popoli arabi dopo la Prima guerra mondiale — si impegnò a favorire la creazione di un “focolare nazionale” per il popolo ebraico in Palestina, ponendo le basi per un secolo di conflitto e spoliazione. Le Local March for Gaza non sono cortei di protesta, ma processioni laiche, una staffetta di intenzioni che ha unito comunità, istituzioni, associazioni e che ha attraversato territori e paesi di molte aree marginalizzate, riscoprendo la forza del cammino come gesto di relazione e coscienza. Ogni passo, ogni firma, ogni incontro ha ribadito una verità semplice: la “gente comune” non è indifferente, si sente impotente. Desidera la pace, la considera un diritto, per sé come per la gente comune a Gaza che ha perso tutto, compreso il futuro. La petizione che portiamo a Roma chiede che l’Italia: * sostenga un cessate il fuoco permanente a Gaza e nei Territori occupati; * Sostenga la richiesta di accesso umanitario immediato e illimitato alla Striscia di Gaza * condanni le violenze dei coloni israeliani e la politica di pulizia etnica in corso; * sospenda ogni collaborazione militare ed economica con chi viola il diritto internazionale; * Promuova attivamente percorsi di pace, riconciliazione e dialogo; * riconosca lo Stato di Palestina, garantendo al popolo palestinese il diritto alla libertà e all’autodeterminazione. Camminare per Gaza significa difendere il senso stesso dell’umanità, risvegliare la coscienza collettiva e restituire alla parola “pace” la sua radice: giustizia. Call to Action: un invito aperto Ognuno di noi può trasformare l’indignazione in responsabilità concreta. Aderire significa non restare indifferenti e sostenere, con la propria presenza, una richiesta collettiva di giustizia e dignità per il popolo palestinese. Per questo invitiamo associazioni, enti locali, scuole, università, giornalisti, cittadini e cittadine a unirsi a noi a Roma il 2 novembre 2025, per partecipare alla tappa conclusiva del cammino. Chi non potrà essere fisicamente presente potrà aderire firmando e diffondendo la petizione su www.localmarchforgaza.it. Roma sarà una tappa simbolica, non la fine: le Local March for Gaza continueranno a camminare, testimoniare e firmare a oltranza, come rete viva e diffusa di cammini per la giustizia e la dignità del popolo palestinese. Inoltre domani mattina, sabato 18 ottobre, partirà da Biella la biciclettata Bike4Gaza. La destinazione finale sarà Roma, dove il 2 novembre il gruppo in bicicletta si congiungerà con quello della Local March for Gaza. Anche in questo caso è possibile unirsi a una o più tappe o partecipare anche solo con una firma – qui tutte le info per partecipare. Camminare è un atto politico, ma anche una preghiera laica in movimento. Continueremo a camminare perché i diritti di un popolo non possono fondarsi sulla cancellazione di quelli di un altro. Da Oropa a Roma, dal nord al sud d’Italia, abbiamo imparato che il cammino è la forma più antica e concreta di solidarietà. E continueremo a percorrerlo, insieme, fino a quando la parola “Pace” non tornerà a coincidere con verità, giustizia e libertà. Roma è una meta importante: mentre segna un punto di arrivo annuncia una nuova partenza. Siamo un parlamento che cammina, un camminare che progetta il futuro. Coordinamento Local March for Gaza Appello e petizione: https://www.localmarchforgaza.it/ Calendario delle Local March fo r Gaza fatte e da fare: https://www.localmarchforgaza.it/local-march-in-programma/ Ettore Macchieraldo
Lettera indignata alle consigliere che hanno votato Sì alla delibera sul nuovo San Siro
70 attiviste e cittadine ambientaliste milanesi hanno scritto una lettera aperta alle donne consigliere che hanno votato Sì alla delibera sul progetto del nuovo San Siro, manifestando la propria indignazione. In fondo al testo il link alla petizione su change.org per aggiungere la propria firma.  Lettera aperta alle consigliere Elena Buscemi, Monica Romano, Natascia Tosoni, Diana De Marchi, Alice Arienta, Angelica Vasile, Beatrice Uguccioni, Roberta Osculati, Simonetta d’Amico e Elisabetta Nigris del Partito Democratico; Marzia Pontone (ListaSala) e Giulia Pastorella (Riformisti con Sala). Care “compagne”, vogliamo esprimervi la nostra delusione, la nostra indignazione per il vostro voto che ha contribuito all’approvazione della delibera e la nostra intenzione di non lasciar cadere la questione San Siro. Pensavamo che voi, in quanto donne della sinistra, condivideste l’anelito a una Milano ambientalista, costellata di polmoni verdi e di parchi, giusta e attenta nella difesa della natura e del suolo. Alcune di noi – vostre elettrici e no – vi hanno inviato appelli affinché votaste la delibera con indipendenza di pensiero e di coscienza per il bene pubblico. Non riusciamo a trovare scusanti per il vostro avallo a questa operazione che defrauda la cittadinanza di una sua proprietà pubblica, tra le più iconiche e amate. Né riusciamo a giustificare perché vi siate assunte l’onere di votare una delibera che la stessa Giunta non ha votato, astutamente accollandone a voi consigliere e ai consiglieri la responsabilità. Non riusciamo a capire cosa vi abbia indotto a votare Sì essendo a conoscenza che: -i lavori di abbattimento dello stadio provocheranno danni pesantissimi per l’ambiente e per il quartiere; -il Parco dei Capitani sarà distrutto e l’area sarà cementificata con ulteriore consumo di suolo, inquinamento e distruzione di verde; -lo stadio Meazza, pur essendo dichiarato dal CIO idoneo per le Olimpiadi, sarebbe inadatto per eventi internazionali secondo una narrazione contraddittoria e assurda; -la capienza numerica dei posti in un nuovo stadio non sarà maggiore rispetto all’attuale, al contrario del costo dei biglietti e degli abbonamenti; -i Club sono già indebitati con il Comune e non possono firmare alcun contratto se prima non saldano il debito; -i fondi d’investimento proprietari delle squadre sono opachi e legati a finanziarie con sedi in paradisi fiscali; -il comitato antimafia, nelle persone di Nando Dalla Chiesa e di David Gentili, ha mostrato preoccupazione perché non è garantito che saranno bloccate eventuali infiltrazioni mafiose; -il contratto contiene una clausola leonina e ricattatoria, lo scudo penale per la società rappresentante delle squadre, assolutamente irricevibile da parte di un Ente pubblico; -il sottopasso Patroclo, costato milioni di soldi pubblici, sarà abbattuto e rifatto a scomputo degli oneri di urbanizzazione, per esigenze del nuovo stadio e della nuova proprietà privata. Con rammarico constatiamo che come donne avete dimostrato una subalternità al potere maschile e maschilista: è maschilista il metodo con cui è stata approvata questa delibera, impedendo un ampio confronto con la cittadinanza (la proposta di un doveroso Referendum è stata rigettata) e costringendo il Consiglio Comunale a decidere in poche ore, senza la possibilità di discutere e approvare gli emendamenti. Ci chiediamo: dove sono finite l’autonomia e l’indipendenza femminile e femminista delle donne di sinistra? Avete dimostrato che sono solo parole vuote utili a nascondere la subalternità al volere del vostro partito politico. Sottoscrivono le cittadine ambientaliste: -Nadia Boaretto, ecofemminista -Anita Sonego, già consigliera comunale -Adriana Berra, Facciamo l’appello – rete per Milano verde ed equa -Irene Pizzocchero, Facciamo l’appello – rete per Milano verde ed equa -Cristina Simonini, Facciamo l’appello – rete per Milano verde ed equa -Daniela Macchi, Facciamo l’appello – rete per Milano verde ed equa -Maria Castiglioni, Associazione Parco Piazza d’Armi – Le Giardiniere -Valeria Bacchelli, Associazione Parco Piazza d’Armi – Le Giardiniere -Carla Maragliano, Associazione Parco Piazza D’Armi – Le Giardiniere -Cristina Cusi, Associazione Parco Piazza d’Armi – Le Giardiniere -Erica Rodari, Comitato Milanese Acqua Pubblica -Carla Bottazzi, Comitato Milanese Acqua Pubblica -Serenella Fabiani, Baiamonti Verde Comune -Cinzia Massironi, Baiamonti Verde Comune -Marilena Mazzanti, Baiamonti Verde Comune -Elisabeth Bohr, Baiamonti Verde Comune -Susanna Sinigaglia, Rete dei Comitati della Città metropolitana di Milano -Elisabetta Panina, comitato Salviamo Parco Bassini -Alberta Cazzani, docente, comitato Salviamo Parco Bassini -Lucia Tozzi, studiosa di politiche urbane -Caterina Carati, Coordinamento tutela del Verde Cintura Urbana di Milano-Parco Ovest -Raffaella Latella, Italia Nostra Milano Nord Ovest -Silvana Galbusi, Associazione Gruppo Verde San Siro -Laura Leoni, Associazione Gruppo Verde San Siro -Isabella Barato, Comitato Proteggiamo Montestella -Serena Antolini, #BagnaMI (ForestaMI e poi DimenticaMI) -Edi Faoro, #BagnaMI (ForestaMI e poi DimenticaMI) -Sonia Monduzzi, #BagnaMI (ForestaMI e poi DimenticaMI) -Luciana Pellegreffi, Associazione Schierarsi Milano -Rossella Ruffolo, Associazioni Schierarsi Milano -Marialaura De Franceschi, Comitato Alberi per Boschiamo -Marina De Lorenzo -Lucia Hollstegge, Comitato Difesa Ambiente zona 5 -Floriana Lipparini, Città Benecomune -Luisa Bordiga, Torre Liprando -Barbara Bonazzi, medica e ambientalista -Emanuela Ronzone, attivista, Novegro -Margherita del Piano, fotografa e attivista -Cristina Maccarrone, giornalista -Mariella Cappelluti -Tiziana Riva -Patrizia Rossetti -Lidia Pola -Idanna Matteotti, attivista -Giovanna Frisoli, insegnante e attivista -Dilva Giannelli, art director e attivista -Luce Resinanti, artista -Paola Majerna, artista -Gaia Paola Brolis, attivista ambientale -Maria Vegeto, docente e architetto -Candida Felici, docente e musicista -Tiziana Colasanti, insegnante e scrittrice -Claudia Corvi -Gianna Bucci -Paola Messaglia -Paola Galloni -Barbara Schinaia -Sara Rapisca -Cesarina Damiani, femminista -Ross Cunzolo, femminista -Maria Pierri, femminista -Elena Cianci, femminista -Parisina Dettoni, femminista -Giuliana Peyronel, bibliotecaria -Valeria Piepoli -Graziella Sacchetti -Cinzia Tosi -Silvana Leone -Piera Vismara -Francesca Rossi Iniziativa promossa da Facciamo l’appello, rete per Milano verde ed equa https://www.facebook.com/facciamolappello Link per firmare la petizione Redazione Milano
Eirenefest Napoli: una tavola rotonda sul disarmo nucleare
Tavola Rotonda a IoCiSto È gremita la Sala intitolata a Giancarlo Siani nella Libreria IoCiSto che ha ospitato l’Eirenefest, il Festival del libro per la pace e la nonviolenza, per la prima volta a Napoli. Incontri, dibattiti, laboratori, presentazioni di libri, la parola condivisa, l’impegno che cercano di spezzare le sbarre dell’indifferenza. Giorni pieni, intensi, ricchi di emozioni, di confronto e consapevolezza. La partecipazione è altissima anche per la Tavola Rotonda sul disarmo nucleare nel Medioriente, sul punto delle campagne che chiedono l’abolizione delle armi nucleari e sull’impegno profuso in questa direzione negli anni. Ci sono i grandi protagonisti di queste campagne, Emanuela Bavazzano, padre Alex Zanotelli e Giorgio Ferrari che hanno presentato la Petizione “Medioriente senza armi nucleari” e hanno dato vita a un incontro che ha coinvolto i presenti con la narrazione attraverso gli anni delle battaglie condotte per la denuclearizzazione del Medioriente. Il racconto ha attraversato tanti passaggi storici e politici fornendo una visione ampia e chiarificatrice che giunge fino all’attuale situazione drammatica, all’azione genocidaria che Israele sta compiendo sotto gli occhi atterriti e sgomenti del mondo intero, o almeno della società civile del mondo intero. Un’analisi lucida e corredata da riferimenti e documenti ha svelato tanti aspetti sconosciuti alla gente comune, inquietanti per la portata del rischio che implicano ma giustificati e legittimati dal potere, dal profitto e dalle lobby industriali e militari. Emanuela Bavazzano, psicologa, psicoterapeuta, vicepresidente di Medicina Democratica, collaboratrice in progetti per il welfare, attivista nei movimenti per la pace e co-promotrice insieme con Giorgio Ferrari della campagna “Medioriente senza armi nucleari” , apre la Tavola Rotonda ricordando l’impegno di Angelo Baracca, fisico, attivista, impegnato nelle campagne contro le guerre e per il disarmo nucleare, che ha tracciato con i suoi numerosi scritti le linee guida dell’impegno antinucleare. L’informazione deve essere collettiva, portare all’azione, deve diventare Movimento” afferma la dottoressa Bavazzano, “per chiedere che l’Italia aderisca al Trattato per l’abrogazione del nucleare (TPNW). Pensando alla situazione in Palestina, alla sistematica violazione dei diritti più elementari, Angelo Baracca aveva lanciato negli ultimi suoi anni un appello oggi più che mai attuale e urgente: “Fermare la guerra e imporre la pace. Si sta correndo verso l’Apocalisse, solo l’eliminazione delle armi nucleari può evitarla.” Ma cos’è la Petizione? È un appello promosso da 26 associazioni italiane affinché l’Italia sia attiva nel processo di definizione di un Trattato ONU che istituisca nel Medioriente un’area libera da armi nucleari e da armi di distruzione di massa chimiche e biologiche. La Petizione è stata rivolta nel novembre 2024 alle massime istituzioni italiane: al Presidente della Repubblica, ai Presidenti del Senato e della Camera, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro degli Affari Esteri e ai gruppi parlamentari di Camera e Senato. Hanno aderito realtà associative, Ong, gruppi per la pace, movimenti civici. Lo spiega Giorgio Ferrari, esperto nucleare e sostenitore attivo di questo progetto, tra i primi firmatari degli appelli che chiedono all’Italia di non astenersi nelle votazioni ONU su questi temi. È l’anima promotrice della campagna per la Conferenza Permanente ONU per istituire una zona franca da armi nucleari nel Medioriente e che si terrà a novembre prossimo nella sesta sessione: “Bisogna chiedere che il Governo appoggi la Conferenza.” Ma cosa chiede la petizione? Creare urgentemente una zona libera da armi nucleari nel Medioriente, che tutti gli Stati della regione firmino e ratifichino il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW). Chiede che Israele dichiari e smantelli il suo arsenale nucleare mai dichiarato. “È il segreto di Pulcinella, lo conosciamo tutti” ha detto Ferrari. “Israele ha circa 80 testate nucleari, ma non lo ha mai riconosciuto ufficiale e non ha mai firmato il TPNW. Come ha potuto costruire l’arsenale che possiede? – si chiede il dott. Ferrari – sicuramente ci sono colpe gravissime dell’Occidente. Israele non fa parte del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari e dunque non si sente obbligato a un controllo internazionale, facendo riferimento al fatto che non c’è in Medioriente un contesto in cui la sua sicurezza sia garantita. Dunque, posizione ambigua ma inattaccabile.” Ferrari poi la posizione dell’Italia che analizza, pur dichiarandosi d’accordo con il TPNW, non lo ha firmato né ratificato, probabilmente a causa degli impegni nei confronti della NATO. Nel prossimo novembre 2025 a New York ci sarà la sesta sessione della Conferenza permanente per il disarmo nucleare, che dovrà, come da mandato ONU, dare seguito a quello che è un impegno ormai vecchio della diplomazia internazionale. Cosa ci si aspetta realisticamente da questa ennesima sessione? Un avanzamento, un documento più vincolante che impone impegni legali per gli Stati, incluso Israele, e che introduce misure concrete di trasparenza affinché l’impegno dichiarato presso l’ONU non resti solo dichiarativo. L’obiettivo della creazione di una zona libera da armi nucleari e di armi chimiche e biologiche di distruzione di massa in Medioriente risale alla risoluzione ONU del 2018 che ha dato vita alla Conferenza permanente, che in un contesto geopolitico altamente instabile assume una visione coraggiosa volta a coinvolgere tutti gli Stati della regione in un processo di disarmo multilaterale e trasparente. Lo spiega in modo chiaro Giorgio Ferrari che, anche per le sue specifiche conoscenze e competenze in campo nucleare, conosce i rischi ad esso collegati. Non ha mai smesso di spendersi per la campagna di denuclearizzazione e si batte in ogni contesto in un’opera di sensibilizzazione civile per focalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica sul fatto che bisogna chiedere al Governo italiano che appoggi la Conferenza di novembre e non si astenga nelle votazioni ONU. “Il disarmo non è solo una questione di politica internazionale, ma un imperativo etico” – non ha dubbi Ferrari – “una Conferenza permanente per il Medioriente che lavori verso un trattato vincolante per rendere tutta l’area libera da armi nucleari, ma anche da quelle chimiche e biologiche di distruzione di massa, è senza dubbio da considerarsi esempio di diplomazia preventiva.” Nel 2018 l’ONU convocò per l’anno successivo la conferenza per l’istituzione di questa zona libera da armi nucleari e da altre armi di distruzione di massa , ma il processo di disarmo si è arenato e addirittura si è invertito perché tutti i Paesi hanno intrapreso programmi plurimiliardari di modernizzazione del sistema e degli armamenti nucleari. E così la Conferenza non ha trovato ancora attuazione anche per la mancanza di trasparenza di alcuni Stati e per i rifiuti di ispezioni. Ferrari denuncia la distanza tra le dichiarazioni e le attuazioni delle numerose risoluzioni ONU, che fanno fatica a tradursi in trattati vincolanti. La Petizione chiede fermamente un mutamento di questo atteggiamento, che il Governo italiano voti a favore del trattato e non si limiti ad astenersi. Tra i promotori della Petizione c’è, ancora una volta, padre Alex Zanotelli, voce storica del pacifismo italiano, simbolo instancabile di un impegno che non conosce tregua. E mentre il mondo torna a parlare di arsenali lui rilancia con forza la sua battaglia per abolire tutte le armi nucleari. Missionario delle periferie globali, attraversa i confini della politica e della fede e da anni chiede all’Italia e al mondo di voltare pagina: “Basta con le minacce atomiche.” Sembra un gigante la cui voce si staglia solitaria e spesso scomoda, oggi in particolare in un mondo segnato dai conflitti. Coerente con il suo pensiero antinucleare e radicato in una visione profondamente etica, testimone del Vangelo, ha denunciato la follia della deterrenza nucleare e l’ipocrisia delle potenze mondiali: “La deterrenza non può giustificare il possesso del nucleare”. È una denuncia che si sostiene di spiritualità e di impegno civile. “Il nucleare è l’espressione di un potere che mette a rischio la vita umana e la Terra stessa.” Ha spiegato infatti come sia falsa la narrazione del nucleare positivo per l’uso energetico, per i grandi rischi ambientali impliciti, per l’impatto sociale delle centrali che richiedono forti investimenti e sottraggono risorse alle energie rinnovabili, le uniche sostenibili. “Il complesso militare-industriale è il vero potere che comanda il mondo e la politica.” E con il pensiero rivolto alla Palestina e al dolore per la sorte dei palestinesi, si è dichiarato “scioccato” e non ha nascosto il dispiacere per la latitanza, il silenzio delle comunità cristiane che non reagiscono con fermezza di fronte all’orrore del genocidio, al fatto che la negazione della vita a Gaza è in netto contrasto con l’insegnamento e lo spirito del Vangelo, che è religione della Vita e della continua rinascita alla Vita. Ha voluto ricordare le parole di papa Francesco sulla questione della presunta “giustificazione” di una guerra e quando questa possa ritenersi giusta e legittima. E non si può scomodore Sant’Agostino stravolgendone il pensiero, contestualizzato in altra epoca, per trovarne un riferimento che legittima la guerra come male a volte necessario anche sul piano della fede. Padre Zanotelli rigetta questa tesi e ribadisce che mai la guerra può essere legittimata. “Bisogna capire bene il problema del nucleare: Israele possiede 70 bombe atomiche, la fine, il suicidio di Israele sarebbe il suicidio di tutto l’Occidente. Oggi davvero siamo sull’orlo dell’abisso, dominati dal paradigma: più armi, più guerre, più surriscaldamento globale del pianeta. Eppure, paradossalmente, l’Umanità ha un potere immenso su se stessa, sulla sua stessa possibilità di sopravvivenza, ma sta camminando verso il baratro. Se si continua sulla strada scelta si rischia di finire in un inverno nucleare o in un’estate infuocata.” E concludo, in piena sintonia con il pensiero di papa Francesco, che “non solo l’uso, ma perfino il possesso del nucleare è immorale”. Il dibattito che ne è seguito è stato partecipazione molto sia perché molte domande erano sconosciute a gran parte dei partecipanti, sia perché la conoscenza genera la consapevolezza che molti aspetti delle nostre vite non sono nelle nostre mani, ma in mani altrui che decidono per il nostro futuro senza che se ne abbia la percezione. “Diamoci da fare perché vinca la Vita” – ha esortato padre Zanotelli. La Tavola Rotonda ha aperto una prospettiva di conoscenza che non si esaurisce con la fine dell’incontro, ma si protrae con l’impegno: altri momenti ci saranno, ed è anche questo l’obiettivo dei relatori e del loro impegno civico, favorendo l’emergere di una coscienza civile che diventi sempre più consapevole e si riappropri dei diritti. Redazione Napoli
Il processo di militarizzazione nelle università: focus su iniziative nonviolente
NEL PRESENTE REPORT SI TENTA DI DELINEARE LE DIRETTRICI PRINCIPALI LUNGO LE QUALI SI È SVILUPPATO IL PROCESSO DI MILITARIZZAZIONE NEGLI ATENEI, CERCANDO DI EVIDENZIARE ALCUNE DELLE INIZIATIVE PORTATE AVANTI CON UNA MODALITÀ NONVIOLENTA DA PARTE DELLE COMPONENTI DELLA COMUNITÀ ACCADEMICA (STUDENTI, DOCENTI, RICERCATORI E PERSONALE TECNICO-AMMINISTRATIVO). PUR NON PRETENDENDO DI ESSERE ESAUSTIVI RISPETTO A TUTTE LE AZIONI MESSE IN CAMPO, SI DELINEA UN QUADRO D’INSIEME CHE CONSENTE DI VALUTARE COME CI SI È MOSSI SU QUESTO TEMA NEL MONDO ACCADEMICO NEGLI ULTIMI ANNI. PREMESSA A differenza del mondo della scuola, dove la militarizzazione si evidenzia nella didattica e nell’orientamento, in università oltre a questi ambiti occorre considerare anche quello della ricerca e quello della Terza missione, cioè le collaborazioni con le aziende sul territorio e la divulgazione presso l’opinione pubblica. Negli ultimi anni si è riscontrato un intensificarsi delle iniziative di militarizzazione del sistema universitario, con una presenza sempre più frequente e invadente delle Forze Armate, delle forze dell’ordine, ma anche dell’industria bellica (in primis Leonardo, Thales, Rheinmetall, RWM), di organizzazioni internazionali come la NATO e di partner legati alla filiera bellica come ad es. alcune università israeliane. Le proteste contro il processo di militarizzazione hanno riguardato inizialmente la filiera bellica nel suo complesso, ma dopo il 7 ottobre 2023 si sono concentrate anche sulle collaborazioni con Israele per cercare di scongiurare o limitare il più possibile l’azione genocidiaria che sin dai primi momenti si intravedeva e si dispiegava su Gaza e sul resto del popolo palestinese. SINTESI Tra il 2023 e il 2025 diverse iniziative civiche e accademiche hanno preso posizione contro la progressiva presenza di logiche militari nelle università: collaborazioni con industrie belliche, ricerca con finalità militari, presenza di forze dell’ordine e misure di sicurezza negli Atenei. Le forme d’azione sono state prevalentemente nonviolente: encampment e occupazioni pacifiche, sit-in e blocchi simbolici, scioperi e astensioni, cortei, lettere aperte e petizioni, campagne di disinvestimento e boicottaggio, lezioni all’aperto e azioni legali/denunce. Le reazioni delle istituzioni sono variate: talvolta dialogo e impegni, talvolta sgomberi coatti e procedimenti disciplinari. ALCUNI ESEMPI IN ITALIA (2023–2025) C’è da rilevare che anche negli anni precedenti le proteste in questo ambito erano forti nelle università e si concentravano principalmente contro la NATO e contro l’ENI, la quale indirettamente interviene con i suoi interessi energetici ad alimentare scenari di guerra. Ed anche il conflitto in Ucraina, iniziato nel febbraio 2022, aveva stimolato le comunità accademiche e principalmente gli studenti a cercare di capire quali fossero le complicità del sistema accademico col sistema di guerra cui anche il nostro Paese stava contribuendo con l’invio di armi in uno scenario di guerra nel quale dietro le quinte (ma neanche tanto dietro) era evidente la presenza della NATO. E proprio contro la NATO nel 2022 iniziarono le prime contestazioni studentesche (principalmente l’organizzazione Cambiare Rotta) attraverso qualche presidio informativo in alcuni Atenei della penisola nei quali attraverso voantinaggi e “smegafonate” davanti ai Rettorati si metteva in piedi una “contronarrazione” delle dinamiche che avevano portato al conflitto fra Russia e Ucraina. Alle proteste degli studenti si unirono anche le mobilitazioni sindacali dei lavoratori del personale tecnico-amministrativo, in particolare di USB – Unione Sindacale di Base, che attraverso scioperi ,  manifestazioni, presidi e volantinaggi lanciò la campagna “Abbassare le armi, alzare i salari” son tanto di striscioni, proprio durante il conflitto ucraino, intravedendo il crinale verso il quale anche l’Italia si stava dirigendo e puntando il dito contro la NATO. Ecco un elenco (non esaustivo, ma documentato) delle principali iniziative di protesta nonviolenta nelle università italiane sul tema degli accordi con la filiera bellica / partner israeliani e contro la militarizzazione dell’università nel periodo 2023–2025. 1. Forme organizzate e osservatori: sono nate iniziative civiche e collettivi come l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, che monitora e denuncia collaborazioni con industria bellica e progetti a finalità militare; raccolte di firme, dossier e lettere aperte di docenti/ricercatori contro progetti ritenuti “funzionali alla cultura di guerra”. (Esempi: sito Osservatorio; articoli e lettere rilanciate). https://osservatorionomilscuola.com/; https://osservatorionomilscuola.com/2024/07/. Inoltre reportage e dossier di stampa (Editoriale Domani) https://www.editorialedomani.it/politica/italia/tutti-a-scuola-di-guerra-la-protesta-contro-listruzione-militarizzata-lpgqkg1k. Ossservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università * Petizione per chiedere ai Rettori e ai docenti delle Università statali di dimettersi dalla Fondazione Med-Or, controllata dal Gruppo Leonardo SpA * Data: novembre 2023 (Lancio petizione online) * Azione: informazione, sensiibilizzazione e raccolta firme su piattaforma online per raccogliere firme e fare pressione in primis sui Rettori e poi anche sui docenti per rassegnare le dimissioni dal Comitato Scientifico della Fondazione Med-Or, soprattutto per il ruolo della Fondazione in Medio Oriente e nell’Africa del Nord e per le implicazioni in termini di ricadute sull’industria bellica. Ad oggi, diversi docenti sono usciti dal Comitato scientifico di Med-Or e dei 13 Rettori ne sono rimasti 9 per le Università statali (settembre 2025). * Fonte / URL: https://www.change.org/p/fuori-le-universit%C3%A0-da-fondazione-med-or-leonardo-produttrice-di-armi-e-di-morte * Petizione per Gaza promossa da un gruppo di docenti dell’Università di Bologna e mozione presentata dagli studenti partendo da un documento approvato dalla RSU dell’Ateneo * Data: ottobre 2023 * Azione: Petizione lanciata da 142 docenti (professori e ricercatori) dell’Università di Bologna che in Ateneo ha superato le 600 firme per essere poi estesa anche in altre Università che l’hanno adottata. La richiesta principale alla governance di UNIBO era quella di chiedere ed impegnarsi per il Cessate il fuoco su Gaza. Successivamente, un gruppo di rappresentanti di USB ha portato una proposta nella RSU dell’Ateneo, che è stata approvata e poi raccolta dagli studenti che l’hanno migliorata facendo pressione sugli Organi accademici. Dopo quasi 5 mesi, grazie ad una serie di azioni con studenti e lavoratori, il Senato Accademico si è espresso a favore del Cessate il fuoco, delle borse agli studenti palestinesi e a rivedere gli accordi con la filiera bellica, oltre che ad introdurre principi di ethical procurement. Più di recente anche una delibera sugli accordi con i partner israeliani e l’adozione di procedure di due diligence per valutare gli accordi. Fonte: https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSfc-dZGXGr41W7R_F_F7QLV2k70iV60CSLO2ySouEA4XApirw/viewform?fbclid=IwAR34QWHMNlRT4EnRrEc7WfvVHP9iLtjmxfuO_H1OZZs-_Go38GuxOuOBxuU&pli=1 https://magazine.unibo.it/archivio/2024/03/19/il-senato-accademico-approva-una-mozione-per-il-cessate-il-fuoco-immediato-in-tutti-conflitti * https://magazine.unibo.it/archivio/2025/06/17/luniversita-di-bologna-sullescalation-militare-israeliana-a-gaza * Occupazione del Rettorato — Sapienza, Roma * Data: 25–26 marzo 2024 (occupazione del rettorato; presidio/assemblee). * Azione: occupazione nonviolenta del rettorato, richieste di stop ad accordi/partecipazione ai bandi con università israeliane; slogan contro la complicità con aziende belliche. * Fonte / URL: https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/24_marzo_25/roma-occupato-il-rettorato-della-sapienza-gli-studenti-stop-agli-accordi-con-israele-e54500a7-9be4-403c-9d18-8ed352ceaxlk.shtml * Senato accademico e boicottaggio / mozione — Università di Torino (e azioni Politecnico) * Data: marzo–aprile 2024 (decisione del Senato accademico il 19 marzo 2024). * Azione: gli studenti hanno bloccato/interrotto sedute; il Senato accademico ha votato per non partecipare al bando MAECI 2024 (richiesta sospensione cooperazione con istituzioni israeliane). Presìdi e scioperi al Politecnico e altre iniziative nonviolente. * Fonte / URL (ANSA): https://www.ansa.it/piemonte/notizie/2024/03/19/universita-di-torino-non-partecipa-a-bando-ministero-per-israele_79f1b1f9-814c-40a2-9015-afbd9aec5f6e.html * “Tende” / accampamenti di solidarietà — Università (es. Bologna, Roma, Napoli, Palermo, Milano ecc.) * Data: iniziative diffuse in particolare a maggio 2024 (es. Bologna: campo/tende dal 5 maggio 2024). * Azione: Presidî con tende davanti a rettorati e nei cortili universitari per chiedere lo stop alle collaborazioni con Israele e denunciare militarizzazione degli atenei. Le iniziative sono state organizzate e coordinate dalla rete dei Giovani palestinesi in colaborazione con alcuni collettivi studenteschi locali e con Cambiare Rotta. Il movimento delle acampade * Fonte / URL (Il Fatto / Repubblica): (Bologna) https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/05/06/proteste-pro-palestina-alluniversita-di-bologna-il-primo-presidio-italiano-con-le-tende-stop-complicita-con-israele/7536995/;  https://www.repubblica.it/cronaca/2024/05/13/news/universita_acampade_protesta_israele_palestina-422943037/ * Appello, Sciopero e presidio nazionale davanti alla Farnesina contro il bando MAECI (studenti, docenti, ricercatori) * Data: marzo 2024 appello ricercatori della Sapienza – 9 aprile 2024 giornata di sciopero del settore Università e di mobilitazione in decine di atenei * Azione: Invio di una lettera aperta firmata da oltre 1.300–1.700 docenti/ricercatori che chiedevano la sospensione del bando di cooperazione Italia–Israele (MAECI) per rischio “dual use” e per motivi di diritto internazionale; la lettera è stata inviata al MAECI e rilanciata pubblicamente. Dopo un appello di alcuni ricercatori di Roma, è stato proclamato uno sciopero del settore Università, flashmob, presìdi in tanti atenei e davanti alla Farnesina per chiedere la sospensione del bando MAECI / cessare le collaborazioni accademiche con istituzioni israeliane; slogan anche contro la complicità con aziende belliche e contro la militarizzazione dell’università. Come risultato, se nell’anno precedente c’erano state oltre 60 domande di partecipazione degli Atenei, dopo lo sciopero (la scadenza del bando era il giorno successivo) si sono avute solo 18 domande per il 2024 (-70%): un flop per il Governo Meloni. * Fonte / URL (Repubblica): https://www.repubblica.it/cronaca/2024/04/09/news/sciopero_universita_italiane_bando_maeci_israele-422449424/ https://www.usb.it/leggi-notizia/9-aprile-sciopero-nelle-universita-no-al-bando-maeci-0035-1.html https://www.usb.it/leggi-notizia/successo-dello-sciopero-di-usb-in-universita-e-cnr-flop-del-governo-sul-bando-maeci-1707-1.html#:~:text=Successo%20dello%20sciopero%20di%20USB%20in%20universit%C3%A0,agli%20organi%20di%20governo%20degli%20Atenei:%20%22 * https://www.ansa.it/canale_legalita_scuola/notizie/universita_news/2024/03/19/lettera-studiosi-sospendere-il-bando-con-israele-per-la-ricerca_4b04bfb8-625a-45b9-b1f1-78ac949e945c.html https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/03/19/quasi-1700-docenti-al-ministero-stop-al-bando-per-la-cooperazione-italia-e-israele-in-materia-di-ricerca-scientifica/7485023 * Presidio dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università * Data: 23 maggio 2024 * Azione: L’Osservatorio, insieme a tante altre realtà (USB Università, Cambiare Rotta, Antropolog3 per la Palestina, etc.), ha organizzato un presidio a Roma in occasione della seduta della CRUI del 23 maggio 2024 e ha inviato richieste formali alla CRUI. La CRUI ha pubblicato un resoconto della riunione/assemblea del 23 maggio 2024 in cui, in sostanza, non si è presa una posizione collettiva di boicottaggio: la CRUI ha sottolineato l’autonomia dei singoli atenei nel decidere. In risposta alle pressioni (incluse richieste come quelle dell’Osservatorio), la CRUI ha insediato un tavolo di lavoro CRUI-CNR-INFN per affrontare il tema dell’etica della ricerca scientifica (tavolo insediato il 17 aprile 2024). Questo è il canale istituzionale che la CRUI indica come risposta ai problemi di “dual-use” e uso militare della ricerca. * Fonte: https://osservatorionomilscuola.com/2024/05/17/roma-23-maggio-presidio-osservatorio-riunione-crui-per-interruzione-collaborazioni-con-israele/ * https://www.crui.it/resoconto-del-23-maggio-2024.html https://www.crui.it/archivio-notizie/per-un’etica-della-ricerca-scientifica.html * Occupazioni e azioni alla Federico II — Napoli (occupazione rettorato; check-point scenografico) * Date: marzo–aprile 2024 e iniziative successive nel 2024 (es. presidî/ricostruzione di “check-point” simbolico). * Azione: occupazione del rettorato per chiedere stop agli accordi con Israele e con aziende belliche; installazione simbolica di un “check-point” per raccontare la militarizzazione vissuta in Palestina (azione nonviolenta a fini di testimonianza/denuncia). * Fonti / URL: (occupazione rettorato) https://www.open.online/2024/04/08/napoli-occupato-rettorato-universita-federico-ii/  https://www.ansa.it/campania/notizie/2024/11/21/protesta-universitari-a-napoli-inscenato-check-point-israeliano_755920cc-06f1-4dc6-a645-eae80cdfbeb8.html. Open+1 * Mozioni/decisioni di atenei (es. Scuola Normale di Pisa, Università di Bari, Università di Pisa, altri Senati accademici) * Data: marzo–aprile 2024 e azioni istituzionali successive (2024–2025 in alcuni atenei). * Azione: mozioni approvate dai Senati accademici (es. Scuola Normale di Pisa) per chiedere la riconsiderazione/sospensione del bando MAECI o per dichiarare l’inopportunità di certe collaborazioni, risultato diretto delle pressioni assembleari studentesche e delle petizioni dei docenti. * Fonti / URL (Scuola Normale): testo mozione pubblicato dalla Normale: https://normalenews.sns.it/mozione-del-senato-accademico-della-scuola-normale-superiore-del-26-marzo-2024. 1. Presìdi, blocchi e azioni contro la presenza/ruolo di aziende belliche (es. Leonardo / Med-Or) negli atenei 1. Periodo: ampie azioni e mobilitazioni registrate nel 2023–2024 e con eco nel 2025. 1. Azione: presìdi, richieste di dimissioni di rettori legati a fondazioni aziendali (es. Med-Or/Leonardo), campagne per togliere le università dalla “filiera bellica” e petizioni per chiedere ai rettori di rinunciare a incarichi in fondazioni legate all’industria militare. 1. Fonte / URL (il manifesto, approfondimento): https://ilmanifesto.it/universita-militarizzate-la-ricerca-per-fare-la-guerra. 2.  Giornate locali di interruzione lezioni / flashmob a Politecnici e Atenei (es. Milano, Genova, Palermo, Padova) 1. Periodo: marzo–maggio 2024 (mobilitazioni diffuse) e manifestazioni locali anche nel 2024–2025. 1. Azione: interruzione simbolica di lezioni, flashmob, presìdi, raccolte firme locali; obiettivo: contrastare militarizzazione, partecipazione ai bandi e rapporti con istituzioni israeliane/aziende della difesa. Esempi/Fonti: https://lespresso.it/c/attualita/2024/4/9/luniversita-non-va-in-guerra-la-protesta-contro-gli-accordi-con-israele-dilaga-negli-atenei/50580 https://www.open.online/2024/04/08/universita-vs-israele-bando-maeci-petizioni-occupazione/ 1.  Assemblee precarie universitarie: solidarietà al popolo palestinese e NO alla ricerca bellica 1. Periodo: 20 marzo e 12 maggio 2025 1. Azione: Dopo l’assemblea nazionale di inizio febbraio a Bologna di tutte le singole assemblee precarie universitarie sorte nei mesi precedenti, si è svolta una giornata di mobilitazione il 20 marzo nei vari Atenei della penisola per poi organizzare insieme a varie sigle sindacali lo Sciopero del 12 maggio per il personale universitario, coinvolgendo anche i lavoratori esterni. Le iniziative previste includono cortei, lezioni in piazza, occupazioni simboliche e assemblee per denunciare la situazione e difendere l’università pubblica. Le Assemblee precarie, oltre a chiedere la stabilizzazione dei precari e maggiori risorse per il sistema universitario, contrastando la Riforma Bernini, hanno ribadito il loro “Fuori la guerra dall’Università!”, sottolineando come un ricercatore precario risulti più ricattabile soprattutto nella fase attuale di carenza di finanziamenti sulla ricerca tradizionale e di conversione della ricerca verso il bellico. Fonte:  https://www.radiocittafujiko.it/universita-a-bologna-lassemblea-nazionale-contro-la-riforma-bernini/ https://www.repubblica.it/cronaca/2025/03/20/news/universita_blitz_di_studenti_e_precari_in_18_citta_raddoppiare_fondo_ordinario_e_contratto_unico-424075097 https://www.editorialedomani.it/fatti/precari-universita-ddl-bernini-sciopero-ragioni-t5fghzn5 1.  Campagna “LA CONOSCENZA NON MARCIA” contro l’israelizzazione dell’istruzione e della società 1. Periodo: 13 settembre 2025 1. Azione: Lancio della campagna a Roma presso la Sapienza, dove circa 30 realtà si sono riunite per contirbuire ad un percorso che contrasti il processo di militarizzazione dell’istruzione e di israelizzazione della società italiana. Fonte: https://osservatorionomilscuola.com/2025/09/14/contro-lisraelizzazione-dellitalia-arriva-la-conoscenza-non-marcia/ https://contropiano.org/eventi/roma-la-conoscenza-non-marcia-assemblea-all-universita https://ilmanifesto.it/contro-il-genocidio-la-conoscenza-non-marcia-nelle-scuole-e-nelle-universita 1.  Inondare l’Ateneo di barchette durante il presidio permanente all’Università di Bologna in supporto della Global Sumud Flotilla 1. Periodo: 15 settembre 2025 1. Azione: Per l’avvio dell’anno accademico studenti e studentesse di Cambiare Rotta hanno realizzato un’iniziativa per inondare le aule e gli spazi dell’Ateneo di barchette e poi hanno anche preparato insieme una barchetta di carta grande. Tale azione rientrava nelle iniziative del presidio permanente davanti al Rettorato di UNIBO per accompagnare come equipaggio di terra la missione della Flotilla verso Gaza e tenere accessi i riflettori sul genocidio in un momento cruciale, quello del’entrata dell’esercito israeliano a Gaza City e della soluzione finale. 1. Fonte: https://osservatorionomilscuola.com/2025/09/18/inondare-universita-barchette-terra-global-sumud-flotilla/ _____________________________________________________________________ Naturalmente, anche all’estero si assisteva ad azioni simili man mano che il processo di militarizzazione nelle università prendeva piede e soprattutto dopo la reazione cruenta di Israele seguita al 7 ottobre 2023.                                                                                                                                                                   ESEMPI ALL’ESTERO 2023 * Walkout e azioni simboliche nel Regno Unito: studenti e studentesse organizzano walkout e proteste nonviolente contro la presenza di argomenti/attività percepite come promozione della cultura militare nelle scuole e università. (Esempio: reportage su walkout e reazioni scolastiche). Fonte: Al Jazeera, 31/12/2023. https://www.aljazeera.com/features/2023/12/31/walkout-weapon-british-school-students-battle-curbs-on-gaza-war-protests. Al Jazeera 2024 * Ondata globale di encampment e proteste pro-Palestina sui campus USA (in particolare alla Columbia University dalla quale la protesta si ampliò per assumere poi una portata mondiale) e in altri Paesi: molti atenei vedono la nascita di accampamenti (encampments o acampadas), sit-in, petizioni per il divestment e richieste di sospensione di ricerche/realtionship con aziende fornitrici dell’industria bellica. La maggior parte delle proteste è stata documentata come nonviolenta (sit-in, lezioni pubbliche, assemblee). Fonti di sintesi e raccolte dati: The Fire (rassegna encampment 2024) e analisi ampie sulle proteste. https://www.thefire.org/research-learn/2024-student-encampment-protests; https://en.wikipedia.org/wiki/2024_pro-Palestinian_protests_on_university_campuses. thefire.org+1 2024–2025 (ESEMPI EUROPEI) * Sgombero a Freie Universität Berlin (maggio 2024): polizia ha sgomberato un accampamento pro-Palestina. Azioni degli studenti: occupazioni nonviolente, tende sul cortile, richieste pubbliche. Report: Reuters (7/5/2024). https://www.reuters.com/world/german-police-clear-pro-palestinian-camp-berlin-university-2024-05-07/. * Regno Unito (2024–2025): pressioni su politiche di sicurezza e gestione dei dissensi — richieste di tutela della libertà di espressione e del diritto a proteste pacifiche; in alcuni casi polizia/forze di sicurezza intervenute con cariche e sgomberi.  https://www.ucl.ac.uk/news/2024/jun/comment-gaza-campus-protests-two-human-rights-law-experts-write-new-principles-universities > Gaza protests: UK uni leaders reassured campus security chiefs fearing > backlash after US crackdown, email reveals TIPOLOGIE DI AZIONE NONVIOLENTA OSSERVATE 1. Encampments / Occupazioni pacifiche degli spazi universitari 1. Finalità: visibilità pubblica, interruzione simbolica della normalità, mettere in agenda richieste (divestment, cessazione rapporti con aziende militari, stop a iniziative pro-forze armate). 1. Esempi: encampment USA 2024 (centinaia di campus), occupazioni a Berlino (poi sgomberate). Fonte: The Fire; Reuters. https://www.thefire.org/research-learn/2024-student-encampment-protests; https://www.reuters.com/world/german-police-clear-pro-palestinian-camp-berlin-university-2024-05-07/. * Sit-in, blocchi simbolici e picchetti * Azioni brevi ma ad alto impatto mediatico (es. sit-in davanti a uffici amministrativi, blocco simbolico di ingressi, presidio).  Wikipedia * Walkout / Scioperi degli studenti e staff * Studenti lasciano lezioni simultaneamente per portare attenzione pubblica; personale tecnico-amministrativo o ricercatori partecipano con dichiarazioni ufficiali o sospensione di attività come forma di solidarietà. Fonte: articoli su walkout e mobilitazioni studentesche (UK e US).  https://www.aljazeera.com/features/2023/12/31/walkout-weapon-british-school-students-battle-curbs-on-gaza-war-protests * Petizioni, lettere aperte e dichiarazioni di massa * Campagne di firme di docenti/ricercatori per chiedere moratorie su collaborazioni con aziende belliche, o per denunciare politiche di militarizzazione. In Italia: lettere di docenti/ricercatori rilanciate dall’Osservatorio. URL: https://osservatorionomilscuola.com/2024/07/.Teach-in, conferenze pubbliche e formazione nonviolenta * Lezioni aperte, seminari pubblici su etica della ricerca, ruolo dell’università e impatto delle collaborazioni militari; strategia usata per informare e mobilitare l’opinione accademica e pubblica. Fonti di commento accademico (es. UCL, AAUP). URL: https://www.ucl.ac.uk/news/2024/jun/comment-gaza-campus-protests-two-human-rights-law-experts-write-new-principles-universities; https://www.aaup.org/issues-higher-education/campus-protests. * Campagne di divestment e boicottaggio della ricerca militare * Richieste che le fondazioni/atenei disinvestano da aziende della difesa o interrompano progetti con finalità militari; azione coordinata spesso via petizioni, mozioni in senati accademici o board studenteschi. Documentazione in report su proteste e movimenti di piazza. Encampment     divestment * Azioni legali e denunce pubbliche * Ricorsi, denunce alle autorità e richieste di intervento per violazioni di diritti (es. libertà di manifestazione) quando sgomberi o sanzioni disciplinari si verificano. Esempi: casi in cui amministrazioni hanno attivato procedimenti disciplinari o avviato denunce. Fonti: Liberty Investigates, WSWS (analisi su clampdown). URL: https://libertyinvestigates.org.uk/articles/gaza-protests-uk-uni-leaders-reassured-campus-security-chiefs/ https://www.wsws.org/en/articles/2025/03/11/pbgi-m11.html IMPATTI, LIMITI E RISCHI OSSERVATI * Impatto positivo: aumento della consapevolezza pubblica; alcune amministrazioni hanno avviato dialoghi o rivisto accordi (in alcuni contesti si è ottenuto l’impegno a rivedere collaborazioni). Fonti: articoli di commento e dichiarazioni accademiche (UCL, AAUP). URL: https://www.ucl.ac.uk/news/2024/jun/comment-gaza-campus-protests-two-human-rights-law-experts-write-new-principles-universities https://www.aaup.org/issues-higher-education/campus-protests * Limiti e repressione: in più casi le proteste nonviolente sono state sgomberate o hanno ricevuto risposta poliziesca, con conseguenze disciplinari per partecipanti; questo ha prodotto dibattito giuridico su libertà di espressione e sicurezza nei campus. Fonte: Liberty Investigates; WSWS; Reuters. URL: https://libertyinvestigates.org.uk/articles/gaza-protests-uk-uni-leaders-reassured-campus-security-chiefs/ * https://www.wsws.org/en/articles/2025/03/11/pbgi-m11.html https://www.reuters.com/world/german-police-clear-pro-palestinian-camp-berlin-university-2024-05-07/. BUONE PRATICHE NONVIOLENTE EMERSE (RACCOMANDAZIONI OPERATIVE) 1. Chiarezza nelle richieste: formulare richieste specifiche e misurabili (es. moratoria su nuovi contratti con aziende X per N anni). 2. Documentazione e trasparenza: registrare in forma pubblica le azioni e i rivendicati risultati per evitare narrazioni contrapposte. 3. Alleanze ampie: includere docenti, personale tecnico-amministrativo, sindacati e comunità locali per aumentare la legittimità e protezione. 4. Formazione alla nonviolenza: organizzare workshop su de-escalation e pratiche di protesta pacifica per minimizzare rischi di escalation. 5. Supporto legale: predisporre assistenza legale preventiva per i partecipanti, e raccogliere prove documentali di eventuali violazioni dei diritti di manifestazione. CONCLUSIONI Tra il 2023 e il 2025 le iniziative contro la militarizzazione nelle università si sono espresse principalmente con forme nonviolente (encampment, sit-in, walkout, petizioni, teach-in, divestment). Queste azioni hanno aumentato la visibilità pubblica del tema e talvolta ottenuto aperture al dialogo; in altri casi hanno incontrato repressione o sgomberi, sollevando questioni giuridiche e di policy su libertà di espressione e ruolo delle forze dell’ordine nei campus. Le pratiche più efficaci sembrano combinare pressione pubblica nonviolenta con strategie istituzionali (appelli formali, mozioni, supporto legale, alleanze ampie). Ma bisogna poi monitorare quanti Atenei stiano davvero dando seguito a quanto previsto dalle varie delibere e decisioni approvate dagli Organi accademici. Giuseppe Curcio, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Petizione per la Palestina: basta veti, l’ONU attivi Uniting for Peace
Petizione all’ONU: adottare la procedura “Uniting for Peace” per proteggere la popolazione civile a Gaza. Noi sottoscritti chiediamo all’Assemblea Generale dell’ONU di adottare la procedura “Uniting for Peace” prevista dalla risoluzione 377A dell’Assemblea Generale, per proteggere la popolazione civile nella Striscia di Gaza. La crisi umanitaria ha raggiunto livelli catastrofici. Oltre sessantamila civili sono stati uccisi, gli ospedali sono al collasso, l’accesso agli aiuti è bloccato. Il Consiglio di Sicurezza, paralizzato dal veto, non ha finora adottato misure efficaci. Una coalizione internazionale di associazioni giuridiche e democratiche ha già lanciato un appello formale, chiedendo che l’Assemblea Generale utilizzi la procedura “Uniting for Peace” per adottare misure concrete e vincolanti, tra cui: Cessate il fuoco totale e immediato; Presenza internazionale di protezione autorizzata dall’ONU; Embargo globale sulle armi a Israele; Sanzioni contro Stati e individui responsabili o complici di genocidio; Accesso pieno e sicuro agli aiuti umanitari. Questo appello sarà consegnato simbolicamente durante la High-Level Week dell’Assemblea Generale ONU (23–29 settembre 2025), con il sostegno di ONG accreditate e reti giuridiche internazionali. La procedura “Uniting for Peace” esiste proprio per situazioni come questa: quando il Consiglio di Sicurezza è bloccato, l’Assemblea può agire in nome della pace e dei diritti umani. Firma. Condividi. Fai sentire la tua voce. Link per firmare la petizione. Redazione Italia
Petizione per salvare Mutonia
La Mutoid Waste Company approda a Santarcangelo di Romagna nel ‘90, quando il festival Santarcangelo dei Teatri invita questo collettivo di artisti e performer punk a svolgere una serie di esibizioni. I Mutoid venivano da un lungo tour europeo, iniziato da Londra come fuga dalle legislazioni della Thatcher e creavano spettacoli dotati di veicoli modificati, giochi col fuoco e sculture cinetiche e non, costituite da oggetti destinati alle discariche. Trovano a Santarcangelo un’accoglienza e uno spazio dismesso dove creare e colgono l’opportunità di stabilircisi: nasce così Mutonia. Da allora i Mutoid, compagnia sempre in movimento e cambiamento, hanno fatto di una ex cava di ghiaia la loro casa, creandovi abitazioni senza muratura né intonaco: secondo la loro natura nomade di travellers, vivono in autobus e camion dismessi collegati a rimorchi o spazi costruiti ad hoc, modificati ed adattati in modo da fungere da case non, almeno a prima vista, distinguibili dalle le opere d’arte. Queste abitazioni hanno ospitato tre generazioni di Mutoid che vivono, lavorano e vanno a scuola a Santarcangelo, ma che sono mossi dal principio di non separazione tra vita e produzione artistica e dal concetto di Mutate & Survive, volto a ridefinire il proprio stile di vita prendendo le distanze dall’era industriale e del consumismo. Mutonia, però, non è solamente una casa: le abitazioni sono circondate da sculture e creazioni costruite da rottami e scarti, oltre che dalla natura che nei decenni ha riconquistato l’area anche grazie agli sforzi dei membri della compagnia, che hanno rivendicato i suoi spazi, arricchendoli con le opere dell’ingegno dei tanti abitanti del luogo e di artisti di passaggio . Mutonia è da sempre un parco sculture aperto gratuitamente al pubblico, in cui i visitatori si possono immergere nella sperimentazione artistica continua che la contraddistingue, in quanto crocevia di relazioni, fucina creativa in continuo movimento. I Mutoid hanno goduto sin dall’inizio della più benevola accoglienza e affetto da parte dell’intera comunità santarcangiolese, cementando in 35 anni di pacifica convivenza una simbiosi tra la città e questa comunità. Perché chiediamo il vostro aiuto? Oggi, però, a causa della sentenza negativa del Consiglio di Stato che ribalta il giudizio del TAR (ricorsi intentati da un singolo cittadino che dal 1999 la denuncia a più riprese) Mutonia è in pericolo. Questo spazio unico nel suo genere, patrimonio in termini di cultura e dissidenza e manifestazione di un’ideale anticonsumista, nonché casa di numerose famiglie, potrebbe essere spazzato via definitivamente. Ci troviamo sotto un’istanza di demolizione a causa dell’abusività di strutture che la sovrintendenza stessa (Sovrintendenza ai Beni mobili di Bologna e Sovrintendenza ai Beni paesaggistici di Ravenna) ha definito un continuum artistico con le opere d’arte, confermando che di questa particolare espressione artistica va fatto tesoro, anziché auspicarne la distruzione. Vi chiediamo dunque di aiutarci a tutelare Mutonia e supportare nuovamente questa comunità che fin dalla sua genesi si fa portavoce di una visione del mondo fondata su ambientalismo, anticonsumismo e pacifismo, facendo del suo meglio per creare la sua piccola e contenuta utopia, aperta e accessibile. Vi chiediamo una firma a testimonianza del vostro sostegno a Mutonia! Collettivo e Parco Artistico a Santarcangelo di Romagna Link per firmare la petizione https://www.facebook.com/ProMutoid   Redazione Italia
Appello per il conferimento delle Chiavi della Città di Firenze a Francesca Albanese
I seguenti firmatari della petizione chiedono il conferimento delle Chiavi della città di Firenze a Francesca Albanese con un iter “accelerato” data la drammaticità della situazione generale ed anche le difficoltà ed i rischi a cui Francesca Albanese sta andando incontro a seguito dei ripetuti attacchi: difenderla significa difendere i nostri diritti, la nostra libertà e la nostra umanità. Perché difendere Francesca Albanese 1. Un mandato indipendente a difesa dei diritti umani Francesca Albanese è nominata dal Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite, e opera in capacità individuale ed indipendente, senza rispondere a governi o partiti. Il suo compito è monitorare e denunciare violazioni dei diritti nei territori occupati. 2. Condanna netta dell’attacco Hamas del 7 ottobre Albanese ha espresso condanna inequivocabile sul massacro del 7 ottobre 2023, definendo gli attacchi di Hamas come “orribili crimini di guerra” e sottolineando che nessuna motivazione può giustificare tali atti. Ha dichiarato: “La violenza … è ingiustificabile, inaccettabile … hanno commesso crimini di guerra e devono rispondere”. 3. Contesto e legalità internazionale come chiave interpretativa Ha richiamato ripetutamente al contesto dell’occupazione israeliana lunga oltre 56 anni, definita da molti esperti e dallo stesso Segretario Generale ONU una “illegalità profonda”. Ha sottolineato che l’insieme di violazioni strutturali – detenzioni di massa, espulsioni, apartheid – possono costituire anche genocidio. 4. Imparzialità e umanità universale Albanese sostiene che sia palestinesi che israeliani meritano pace, dignità, libertà e uguaglianza. Ha richiamato entrambe le parti a rispondere alle atrocità secondo il diritto internazionale, senza cadere in “indignazione selettiva o relativismo etico”. 5. Documentazione e denuncia dell’“economia del genocidio” Nella sua relazione di luglio 2025, ha definito Gaza un “laboratorio militare” dove si testano armi avanzate. Ha nominato 48 aziende – tra le quali colossi tecnologici, banche e industrie militari – che traggono profitto dall’occupazione e dalla repressione dei palestinesi. Ha chiesto un embargo sulle armi, il blocco degli scambi commerciali e sanzioni legali nei confronti di chi alimenta questo sistema. 6. Resistenza alle sanzioni statunitensi e solidarietà internazionale Nel luglio 2025 gli Stati Uniti hanno annunciato sanzioni contro Albanese, accusandola di condurre “guerra politica ed economica” contro Israele e gli USA. Albanese ha definito queste misure “obscene” e legate a tentativi di intimidazione mafiosi. Ha dichiarato che tentativi di zittirla indicano colpevolezza, non legittimità. Organizzazioni come Amnesty International e il Segretariato ONU per i diritti umani hanno condannato le sanzioni come pericolosi precedenti contro l’indipendenza dei relatori ONU. Esistono diverse petizioni in corso con la richiesta di conferimento del premio Nobel per la pace a Francesca Albanese che hanno raggiunto e superato le decine di migliaia di adesioni 1.       Francesca Albanese al Premio Nobel per la Pace 22.173 firme al 30/7/25 2.       Francesca #Albanese for the Nobel Peace Prize 228.992 firme al 30/7/25 3.       Chiediamo la Nomina di Francesca Albanese al Premio Nobel per la Pace 128.506 firme al 30/7/25 4.       “Siamo farfalle!” “We are butterflies!” Premio Nobel 60.694 firme al 30/7/25 5.       Nominate Francesca Albanese for Nobel Peace Prize 38.582 firme al 30/7/25 6.       …. Da qui l’appello in suo favore con l’invito a: 1. Respingere le sanzioni U.S. in quanto attacco alla libertà d’inchiesta e alla giustizia internazionale. 2. Garantire l’indipendenza del mandato ONU, assicurando che rapporteurs possano operare senza minacce o ritorsioni politiche. 3. Ascoltare le sue denunce nell’ottica del diritto internazionale, senza ridurle a simpatie politiche. 4. Sostenere l’appello al cessate il fuoco immediato, al blocco internazionale degli scambi militari e commerciali con gli autori delle violazioni. 5. Promuovere dialogo e solidarietà globale, affermando che la tutela dei diritti umani è un dovere comune, e che le critiche sistemiche non equivalgono a faziosità. In sintesi Francesca Albanese ha svolto la sua missione in modo rigoroso e imparziale: condannando sia Hamas che Israele, denunciando crimini strutturali contro i palestinesi, proponendo misure concrete contro chi compie violazioni del diritto internazionale. Le sanzioni contro di lei rappresentano una minaccia alla legittimità della base giuridica dell’ONU sui diritti umani. Difendere il suo mandato significa difendere i principi fondamentali della giustizia globale: il diritto delle vittime a essere ascoltate, il ruolo di parte neutrale dell’ONU, e la libertà d’azione dei difensori dei diritti umani. Per firmare: https://www.change.org/p/appello-per-il-conferimento-delle-chiavi-della-citt%C3%A0-di-firenze-a-francesca-albanese?recruiter=511181504&recruited_by_id=dd9d4090-ec99-11e5-a5ad-e3da5536639e&utm_source=share_petition&utm_campaign=starter_onboarding_share_personal&utm_medium=copylink Redazione Toscana