Tag - Ocalan

Il PKK brucia le armi e attua il suo disarmo: e ora?
Le fiamme che hanno avvolto i mitra ieri mattina nella valle montuosa di Jasana, nel nord dell’Iraq, hanno illuminato non solo una cerimonia simbolica, ma un momento decisivo per un intero popolo. Davanti agli occhi di funzionari turchi, iracheni e curdi, trenta combattenti del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) […] L'articolo Il PKK brucia le armi e attua il suo disarmo: e ora? su Contropiano.
L’annuncio e la “cerimonia dell’addio alle armi” del PKK
Il 9 luglio dalla prigione di Imrali l’annuncio di Ocalan della “consegna” delle armi; ieri 11 luglio nel territorio di Suleimaniye (in curdo”Silemani”: kurdistan irakeno) l’atto simbolico, testimoni osservatori e media internazionali. Ulteriore e conseguente gesto inteso ad accelerare la novità rilevante del processo politico in corso in Turchia, che parallelamente procede con la “Commissione dei 35” nominata per dirimere il percorso, intanto vagliando le singole proposte dei partiti che siedono in Parlamento, per poi trovare il consenso su un testo di legge da far votare in Parlamento che legittimi il “processo di pace e democrazia”, con l’acquisizione di diritti per tutte le minoranze e la popolazione della Turchia. L’11 luglio, in una localita’ a 50 km da Suleimaniye, c’è stata la “cerimonia dell’addio alle armi”, con la quale 30 guerriglieri del PKK (15 uomini e 15 donne, tra cui 4 storici comandanti) dopo la lettura di una dichiarazione hanno deposto le armi in un braciere, dandogli fuoco. Subito dopo hanno ripreso la “via della montagna”, in attesa che il Parlamento turco voti la legge che consenta a tutte/i le/i combattenti di ritornare senza essere arrestati. Il significato di questo gesto propositivo, avvenuto in presenza di numerose delegazioni coinvolte nel percorso di “pace e democrazia in Turchia e Medio Oriente”, è altamente esemplificativo per la ricomposizione dei numerosi conflitti in corso, e ancor più per il valore della “pace” divenuto desueto di fronte all’incalzare della guerra a carattere mondiale, oltremodo accentuato dal riarmo Nato e Ue. L’ultradecennale esperienza del Rojava, la vincente realizzazione del “confederalismo democratico” vissuta attraverso la coesistenza pacifica tra etnie-religioni-generi-natura, contro i massacri e l’ideologia della guerra, ha supportato le odierne decisioni del PKK: un felice esempio dell’esito delle rivoluzioni, quando il loro fine è l’elevazione della coscienza umana, il benessere sociale e la fratellanza universale. Giorni-mesi intensi e febbrili a cui contribuiremo, per far conoscere ed appassionare a questo sensibile processo di pace e democrazia, mentre continuiamo a contrastare i disegni guerrafondai e liberticidi di Putin, Trump, Khamenei, Netanyahu… VERSO LA MODERNITÀ DEMOCRATICA, LIBERTÀ PER OCALAN, LIBERE|I TUTTE|I, PACE E DEMOCRAZIA IN TURCHIA E OVUNQUE! (V. M.) Dichiarazione  integrale del ” Gruppo per la pace e la società democratica” Al nostro popolo e all’opinione pubblica In qualità di membri del “Gruppo per la pace e la società democratica”, costituito per accelerare il processo di cambiamento e trasformazione democratica, salutiamo rispettosamente voi e tutti coloro che assistono alla nostra storica iniziativa democratica. Per difendere l’esistenza dei curdi dalle offese di negazione e annientamento, noi, come combattenti per la libertà, uomini e donne, ci siamo uniti al Partito dei Lavoratori del Kurdistan, in tempi diversi, e abbiamo combattuto per la libertà in diverse regioni. Ora siamo qui per rispondere all’appello che il leader del popolo curdo, Abdullah Öcalan, ha lanciato il 19 giugno 2025. Il nostro arrivo qui si basa, allo stesso tempo, sull’appello che il leader Abdullah Öcalan ha lanciato in precedenza il 27 febbraio 2025 e sulle risoluzioni del 12° Congresso del Pkk, riunitosi dal 5 al 7 maggio 2025. Per garantire il successo pratico del processo “Pace e Società Democratica”, per condurre la nostra lotta per la libertà, la democrazia e il socialismo con metodi di politica legale e democratica sulla base della promulgazione di leggi per l’integrazione democratica, distruggiamo volontariamente le nostre armi, davanti alla vostra presenza, come passo di buona volontà e determinazione. Ci auguriamo che questo passo porti pace e libertà e abbia esiti favorevoli per il nostro popolo, per i popoli della Turchia e del Medio Oriente e per tutta l’umanità, in particolare per le donne e i giovani. Concordiamo pienamente con le osservazioni del leader Abdullah Öcalan che ha affermato: “Non credo nelle armi, ma nel potere della politica e della pace sociale e vi invito a mettere in pratica questo principio”. Siamo molto orgogliosi e onorati di fare ciò che è necessario per questo principio storico. Come sapete, le cose non sono avvenute con facilità, a costo zero e senza lottare. Al contrario, tutti i guadagni sono stati ottenuti a caro prezzo, lottando con le unghie e con i denti. E ciò che seguirà avrà sicuramente bisogno di lotte serrate. Siamo ben consapevoli di questo fatto e, con l’obiettivo di garantire ulteriori conquiste democratiche, crediamo fermamente nell’intuizione e nel paradigma del leader Abdullah Öcalan e confidiamo in noi stessi e nel potere collettivo della nostra comunità di compagni. Alla luce della crescente pressione fascista e dello sfruttamento in tutto il mondo e dell’attuale bagno di sangue in Medio Oriente, il nostro popolo ha più che mai bisogno di una vita pacifica, libera, equa e democratica. In questo contesto sentiamo e comprendiamo appieno la grandezza, la rettitudine e l’urgenza del passo che abbiamo compiuto. Ci auguriamo che tutti, i giovani e le donne, i lavoratori e le lavoratrici, le forze socialiste e democratiche, tutti i popoli e l’umanità osservino, comprendano e apprezzino il valore storico del nostro passo per la pace e la democrazia. Facciamo appello alle forze regionali e globali responsabili delle sofferenze del nostro popolo affinché rispettino i più legittimi diritti democratici e nazionali del nostro popolo e sostengano il processo di “Pace e Società Democratica”. Facciamo appello a tutti i popoli, ai circoli socialisti e democratici, agli intellettuali, agli scrittori, agli accademici, agli avvocati, agli artisti e ai politici affinché comprendano correttamente il nostro passo storico e siano solidali con il nostro popolo. Li invitiamo inoltre a partecipare più attivamente alla lotta per la libertà fisica del leader Abdullah Öcalan e per la soluzione democratica della questione curda, nonché a sviluppare e rafforzare la lotta e la solidarietà internazionale democratica e socialista. Invitiamo il nostro popolo e le sue forze politiche a comprendere correttamente le caratteristiche di questo processo storico di “Pace e Società Democratica” sviluppato da Leader Apo, ad assolvere con successo i propri doveri e responsabilità in campo educativo, organizzativo e operativo e a sviluppare la vita democratica. L’oppressione e lo sfruttamento finiranno; la libertà e la solidarietà prevarranno. Il processo di “Pace e Società Democratica” avrà sicuramente successo. 11 luglio 2025, Il Gruppo per la pace e la società democratica Redazione Italia
Pkk abbandona le armi, le reazioni politiche in Turchia
Ieri a Sulaymaniyah abbiamo assistito alla deposizione delle armi da parte delle e dei militanti del Pkk a Sulaymaniyah, cerimonia simbolica della terza fase del processo di disarmo e smantellamento in corso, iniziato nell'ottobre 2024, ribadito nel febbraio 2025 da un messaggio di Ocalan da carcere di Imrali dove è rinchiuso da 26 anni e poi ancora dal video-messaggio dalla stessa prigione dove abbiamo potuto dopo decenni rivedere Apo. Murat Cynar, giornalista riassume le tappe e poi dà un quadro delle reazioni politiche in Turchia. Dopo la corrispondenza riceviamo la notizia che Erdoğan ha riconosciuto i crimini contro l'umanità commessi dallo Stato turco contro il popolo curdo:   * Il massacro e la tortura dei curdi nella prigione di Diyarbakır.  * L'incendio di villaggi.  * Gli omicidi perpetrati con il "Taurus Bianco".  * Le sparizioni forzate.  * Il divieto imposto alle persone di parlare curdo con i propri familiari.
Il disarmo del PKK: un deciso cambio di paradigma
Partecipando con la delegazione della Confederazione COBAS alla “Conferenza internazionale per una soluzione pacifica alla questione kurda che ponga fine all’isolamento” svoltasi l’1 e 2 luglio a Istanbul, ho toccato con mano l’avanzato processo politico iniziato con “l’appello per la pace e una società democratica” lanciato dal presidente Abdullah Öcalan il 27 febbraio 2025 scorso. Il clima politico che abbiamo trovato a Istanbul però non è stato quello migliore. Arrivati il 30 giugno a piazza Taxim, percorrendo nel dopocena la centralissima via Istanbul, ci siamo imbattuti in una nutrita manifestazione di estremisti islamisti che al grido “Allah Akbar” assediavano la sede del settimanale satirico turco “Leman”, colpevole di avere pubblicato una vignetta nel numero del 26 giugno dove Maometto e Mosè sono sospesi nell’aria tra una pioggia di bombe, sullo sfondo di una città in fiamme. Maometto saluta Mosè con un tipico saluto musulmano (Selam Aleykum) e Mosè risponde con un tipico saluto ebraico (Aleikhem Shalom), mentre i due si stringono la mano. Offesa grande, sacrilegio! Gli islamisti, armati di oggetti contundenti, hanno tentato di forzare la porta dell’edificio che ospita la redazione del giornale satirico, nel centro della città, rompendo le finestre con pietre e bastoni. Ma all’arrivo della polizia non sono gli assalitori islamisti che vengono arrestati, bensì l’autore della vignetta e altri tre giornalisti, fra cui il responsabile della testata e due capiredattori. Il ministro dell’Interno, Ali Yerlikaya annunciando l’arresto dei giornalisti ha affermato: “Maledico ancora una volta coloro che cercano di seminare l’ipocrisia dipingendo caricature del nostro Profeta”. Il ministro turco della Giustizia, Ylmaz Tunc, ha dichiarato: “La mancanza di rispetto per le nostre convinzioni non è mai accettabile”. La Procura generale di Istanbul ha avviato un’indagine giudiziaria per il reato di “offesa pubblica ai valori religiosi”, ai sensi dell’articolo 216 del codice penale turco. La tragica storia del settimanale francese Charlie Hebdo, anche se fortunatamente meno cruenta, si ripete. La zona di Galata per i giorni successivi è stata presidiata da centinaia di poliziotti e soldati in assetto di guerra con fucile mitragliatore in mano. Le strade sono state transennate con alte grate metalliche per contenere il passaggio dei pedoni. Lo Stato turco marca la sua tendenza islamista radicale e si mostra come stato di polizia. Questo il clima in cui si sono tenuti i lavori del “Summit internazionale per una soluzione pacifica alla questione kurda che ponga fine all’isolamento”. Al summit hanno partecipato una quarantina di politici, attivisti, sindacalisti giunti da diverse parti d’Europa e del resto del Pianeta. In tanti abbiamo sottoscritto la richiesta di incontrare il Presidente Öcalan presso il carcere di massima sicurezza nell’isola di Imrali nel mar di Marmara. La conferenza è stata seguita dai maggiori mass media turchi che hanno evidenziato l’importanza per tutta la società turca del processo di pacificazione messo in atto dal PKK. Il partito DEM (Halkların Eşitlik ve Demokrasi Partisi – Partito dell’Uguaglianza e della Democrazia dei Popoli), l’organizzatore della conferenza, è stato rappresentato dal suo attuale copresidente Tuncer Bakırhan e dalla vice presidente Ebrû Gunay. In un contesto, come quello Medio Orientale, incendiato dalle guerre, segnato dal genocidio del popolo palestinese, dall’integralismo islamico e dall’estremismo intollerante e genocida sionista, la decisione di porre fine, dopo ben 41 anni, alla lotta armata in Turchia rappresenta un chiaro segnale di svolta rivoluzionaria per spingere la società turca verso una vera democratizzazione e il rispetto di tutte le minoranze etniche. La decisione del PKK di deporre le armi può disarticolare i giochi di guerra e di sopraffazione e avviare un processo che può essere d’esempio per la risoluzione dei conflitti che incendiano quella parte del Mondo. I delegati internazionalisti presenti alla conferenza hanno redatto una risoluzione comune che sostiene l’appello “per la pace e una società democratica” e che vede nel Confederalismo Democratico la strada maestra per costruire una società libera dal patriarcato, dall’intolleranza religiosa, dal modernismo capitalista, e svincolata dallo Stato Nazione. Il PKK sta facendo la sua parte, ora tocca al Governo e al parlamento di Ankara fare i passi necessari per la pacificazione partendo dalla liberazione di tutti i detenuti politici, a partire dal presidente Öcalan. La conferenza di Istanbul ha dato un’accelerazione al processo di pace e di trasformazione democratica dell’intera Turchia. Il 9 luglio dalla prigione di Imrali il Presidente Abdullah Öcalan ha ufficialmente annunciato l’inizio della “consegna” delle armi da parte del PKK. Öcalan ha affermato che verrà messo in pratica “rapidamente” il disarmo del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, “I dettagli del disarmo saranno definiti e attuati rapidamente”. Già dall’11 luglio in IRAQ del nord, nel territorio di Suleimaniye (Kurdistan iracheno), è iniziato l’atto emblamatico, con la presenza di testimoni, osservatori e media internazionali, della consegna delle armi da parte di venti combattenti del PKK. Si tratta ovviamente di un gesto simbolico che mira ad accelerare il processo politico in corso fra PKK e Governo turco. Il gesto plateale da parte del PKK tende ad accelerare il dibattito all’interno del Parlamento di Ankara per arrivare ad un largo consenso sul testo di legge che legittimi il “processo di pace e democrazia”. Il processo di pace in Turchia è stato avviato in autunno 2024 su spinta del partito Mhp, forza di estrema destra alleata del presidente Erdogan. Successivamente, il processo di pace è stato sostenuto da altri partiti turchi, tra cui lo stesso Akp di Erdogan e dalle principali forze di opposizione, ovvero il Chp (partito repubblicano Kemalista) e il Dem. “La fase raggiunta richiede l’adozione di nuove misure concrete”, ha detto il leader curdo imprigionato, a proposito del processo di pace che ha portato allo scioglimento del Pkk e facendo riferimento a un ruolo che dovrà avere il Parlamento per sviluppare una risoluzione della questione curda in Turchia. Il Partito di Erdogan (Akp), ha reso noto che dopo l’inizio del processo di disarmo del PKK, entro l’estate ci potrebbe essere la costituzione della commissione parlamentare per la pacificazione. L’11 luglio a Suleimaniye il ‘Gruppo per la Pace e la Società Democratica’, formato per accelerare il processo di Cambiamento e Trasformazione Democratica, ha presenziato alla cerimonia del disarmo e della distruzione delle armi da parte dei combattenti del PKK. “Per garantire il successo pratico del processo di Pace e Società Democratica, per condurre la nostra libertà, democrazia e lotta socialista con metodi di politica legale e democratica sulla base dell’emanazione di leggi per l’integrazione democratica, distruggiamo volontariamente le nostre armi, davanti a voi, come passo di buona volontà e determinazione. Ci auguriamo che questo passo porti pace e libertà e abbia esiti propizi per il nostro popolo, per il popolo della Turchia e del Medio Oriente e per tutta l’umanità, in particolare per le donne e i giovani. […] Data la crescente pressione fascista e lo sfruttamento in tutto il mondo e l’attuale bagno di sangue in Medio Oriente, il nostro popolo ha più che mai bisogno di una vita pacifica, libera, equa e democratica. In un simile contesto sentiamo e comprendiamo pienamente la grandezza, la rettitudine e l’urgenza del passo che abbiamo compiuto.” In un contesto internazionale segnato da guerre, distruzioni, stragi di civili inermi, dall’Ucraina, al Sahel, alla martoriata Palestina, nel tempo in cui Europa e Nato si riarmano per sostenere guerre presenti e future, in un quadro di scontro fra potenze imperialiste globali (USA, Russia, Cina) e potenze territoriali (Turchia, Israele, Iran), con leader guerrafondai come Putin, Trump, Khamenei, Netanyahu, von der Leyen, la politica “per la pace e una società democratica” lanciata con l’appello di Ocalan rappresenta un deciso cambio di paradigma, una reale rivoluzione che va sostenuta dalla comunità internazionale dei partigiani della pace e della democrazia.     Renato Franzitta
Ocalan: “Il movimento di liberazione curdo non si faccia usare da Israele”
Riportiamo un articolo della testata Middle East Eye, che sostiene di aver intercettato alcuni documenti relativi alle comunicazioni fra Ocalan e gli esponenti del Partito della sinistra turca incaricato di mediare nell’ambito del processo di pace fra stato turco e PKK. Il Middle East Eye è tradizionalmente vicino alla linea […] L'articolo Ocalan: “Il movimento di liberazione curdo non si faccia usare da Israele” su Contropiano.
Apriamo la strada a una Turchia democratica
Da qualche giorno è rientrata in Europa dalla Turchia la delegazione internazionale che si è mossa in solidarietà con il leader curdo Ocalan. Riportiamo qui la Dichiarazione congiunta della delegazione ad Istanbul e la lettera che ha ricevuto dal compagno del PKK Dichiarazione congiunta Esprimiamo la nostra solidarietà con il popolo curdo di fronte alla repressione sistematica dei suoi diritti e alla sua continua esclusione dal processo democratico in Turchia. Invitiamo le autorità turche a compiere passi concreti verso un dialogo autentico e costruttivo e verso negoziati di pace con tutti i settori della comunità curda. Ribadiamo il nostro appello a tutti i movimenti progressisti, ai partiti e a tutti i popoli della Turchia affinché lavorino per il successo di questo processo. Solo attraverso tale impegno si potrà raggiungere un cambiamento duraturo e stabile, aprendo la strada a una Turchia veramente democratica. Durante questo processo, la Turchia deve rispettare i suoi obblighi internazionali per quanto riguarda il rispetto, la promozione e la protezione dei diritti umani di tutte le persone entro i suoi confini. In un contesto internazionale sempre più segnato da ostilità e aggressioni, esiste ancora un’opportunità storica per risolvere il conflitto curdo attraverso il dialogo e la negoziazione—pilastri fondamentali di ogni società democratica. Mentre il Medio Oriente è in fiamme e troppi paesi competono in una corsa agli armamenti sfrenata, il signor Öcalan rappresenta una delle voci più forti della regione che parla di pace e disarmo. Il signor Öcalan ha lanciato un appello coraggioso e tempestivo al disarmo e alla dissoluzione, a favore di una risoluzione pacifica e democratica di un conflitto che dura da oltre quarant’anni. Riconosciamo la visione del signor Öcalan del confederalismo democratico e la sua più ampia proposta per il Medio Oriente come un modello non solo per la Turchia, ma per l’intera regione. Affinché il processo democratico possa esprimere tutto il suo potenziale, è imperativo il rilascio immediato e incondizionato del signor Öcalan e di tutti gli altri prigionieri politici i cui diritti umani sono stati violati. La loro detenzione continua solleva gravi preoccupazioni. È essenziale che i loro diritti umani siano rispettati anche in stato di detenzione. In particolare, la continua e illegittima privazione dei diritti fondamentali del signor Öcalan—dopo 26 anni di isolamento nel carcere dell’isola di Imrali—viola le norme legali sia internazionali che nazionali. In quanto gruppo internazionale di attivisti, accademici, politici, sindacalisti ed esperti di diritti umani, esortiamo il governo turco a rispettare i suoi obblighi secondo il diritto internazionale in materia di diritti umani e diritto umanitario. Facciamo appello al governo della Turchia affinché agisca in conformità con i principi di giustizia, democrazia e pace. Continueremo a monitorare i passi intrapresi dal governo, ed esprimiamo la nostra speranza per una transizione autentica verso una società pienamente democratica e inclusiva in Turchia. Delegazione internazionale in Istanbul Lettera di Öcalan alla delegazione internazionale in visita in Turchia Ai cari amici, Il fatto che abbiate affrontato un viaggio così lungo per portare all’attenzione la ricerca di libertà che si concretizza nella mia persona, e che abbiate espresso il desiderio di incontrarmi, ha per me un significato profondo e un grande valore. Prima di tutto, considero tale impegno non semplicemente come un atto di solidarietà individuale o una ricerca personale di libertà, ma come parte integrante della pace sociale, della soluzione democratica e della volontà dei popoli di vivere insieme in libertà. Non ho mai considerato la mia libertà personale separata dalla libertà collettiva. Ho sempre sostenuto che, in assenza di una libertà sociale costruita concretamente, le libertà individuali non possono acquisire un vero significato. Per questo, considero il vostro passo un contributo significativo e un appello coraggioso per il futuro democratico comune dei nostri popoli. Sono stato informato della vostra richiesta di incontro. Spero che in futuro si creino le condizioni per un tale incontro. In questa prospettiva, invio i miei saluti e il mio rispetto a tutti coloro che hanno contribuito a questo processo — non solo in riferimento a me, ma a tutti coloro che sostengono la volontà democratica e la ricerca di libertà dei nostri popoli. Con la speranza di incontrarci in giorni di libertà, in un ambiente dove si costruisca una società democratica… Abdullah Öcalan, Carcere di Massima Sicurezza Tipo F di İmralı Redazione Italia
“VERSO LA PACE E UNA SOCIETÀ DEMOCRATICA IN TURCHIA. LIBERTÀ PER ABDULLAH ÖCALAN E TUTTI I DETENUTI POLITICI”. CONFERENZA STAMPA DELLA DELEGAZIONE ITALIANA RIENTRATA DA ISTANBUL
Tra il 10 e il 12 luglio 2025, nella regione di Sulaymaniyya, nel Kurdistan iracheno (nord-Iraq), una ventina di militanti del Partito dei Lavoratori del Kurdistan scenderanno dalle basi della guerriglia sulle montagne curde e deporranno simbolicamente le armi davanti alla stampa e a osservatori internazionali. Lo riferiscono in questi giorni diverse agenzie di stampa, anche legate al movimento di liberazione curdo. L’iniziativa, che sarà preceduta da un nuovo appello da Imrali del leader e cofondatore del Pkk  Abdullah Öcalan, intende aumentare la pressione politica sullo stato turco affinché compia dei passi concreti nel processo di pace aperto – in teoria – con il movimento di liberazione curdo (annunciato ufficialmente il 27 febbraio 2025 con l'”Appello per la pace e una società democratica” da Öcalan e seguito dal XII Congresso del Pkk che ha annunciato lo scioglimento dell’attuale struttura organizzativa). Intanto però, denunciano dalle montagne del nord-Iraq, gli aerei e i droni da guerra di Ankara continuano a bombardare le posizioni della guerriglia. Stamattina a Roma, al Senato, si è tenuta la conferenza stampa della delegazione italiana rientrata nelle scorse ore da Istanbul, dove si era recata insieme ad altre delegazioni internazionali  per chiedere alle autorità turche di poter incontrare Abdullah Öcalan sull’isola-carcere di Imrali. Ankara ha negato l’autorizzazione. La conferenza è stato intitolata “Verso la pace e una società democratica in Turchia. Libertà per Ocalan e tutti i detenuti politici”. L’incontro si è potuto svolgere al Senato per l’iniziativa del senatore di Avs Giuseppe De Cristofaro L’audio integrale della conferenza stampa registrato dalla redazione di Radio Onda d’Urto. Ascolta o scarica.
Per una soluzione pacifica della questione curda
Corrispondenza con alcuni compagni dei COBAS che hanno preso parte alla Delegazione internazionale che si è riunita a Istanbul nei giorni 1-2 luglio 2025, per una serie di incontri dedicati alla promozione di una soluzione pacifica e duratura della questione Curda. Nel corso della corrispondenza, facciamo il punto sulle attuali condizioni di salute e di carcerazione di Abdullah Öcalan per passare poi ad analizzare le possibilità di una soluzione della questione curda, che comporti l'attivazione di un percorso di pace, senza la rinuncia al paradigma del confederalismo democratico. La delegazione aveva chiesto di incontrare in carcere Öcalan, possibilità che è stata negata. Di seguito la lettera di ringraziamento ai partecipanti dello stesso Öcalan: Ai cari amici, Il fatto che abbiate affrontato un viaggio così lungo per portare all'attenzione la ricerca di libertà che si concretizza nella mia persona, e che abbiate espresso il desiderio di incontrarmi, ha per me un significato profondo e un grande valore. Prima di tutto, considero tale impegno non semplicemente come un atto di solidarietà individuale o una ricerca personale di libertà, ma come parte integrante della pace sociale, della soluzione democratica e della volontà dei popoli di vivere insieme in libertà. Non ho mai considerato la mia libertà personale separata dalla libertà collettiva. Ho sempre sostenuto che, in assenza di una libertà sociale costruita concretamente, le libertà individuali non possono acquisire un vero significato. Per questo, considero il vostro passo un contributo significativo e un appello coraggioso per il futuro democratico comune dei nostri popoli. Sono stato informato della vostra richiesta di incontro. Spero che in futuro si creino le condizioni per un tale incontro. In questa prospettiva, invio i miei saluti e il mio rispetto a tutti coloro che hanno contribuito a questo processo è non solo in riferimento a me, ma a tutti coloro che sostengono la volontà democratica e la ricerca di libertà dei nostri popoli. Con la speranza di incontrarci in giorni di libertà, in un ambiente dove si costruisca una società democratica. Abdullah Öcalan Carcere di Massima Sicurezza Tipo F di Imrali    
[2025-07-02] Abolizionismo, piccoli passi per @ Piazza nuccitelli
ABOLIZIONISMO, PICCOLI PASSI PER Piazza nuccitelli - Piazza nuccitelli (mercoledì, 2 luglio 19:00) *⛓‍💥Superare il carcere: oltre la civiltà capitalista* Primo incontro del II ciclo "Dentro e contro la prigione". Reading da "Sulla mia vita in prigione sull'isola di Imrali" e "Oltre lo stato, il potere e la violenza". La detenzione di Abdullah Ocalan oltre lo Stato, il potere e la violenza. Ne parleremo con Comune Lorenzo Orsetti e Comunità curda. 📌2 luglio, Piazza Nuccitelli al Pigneto, alle ore 19:00. 🥘Al termine dell'incontro, cena benefit in piazza: parte del ricavato sarà devoluto all'associazione Yairaiha, che dal 2006 si impegna per contrastare il carcere e le sue violenze.