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VITTORIA DEI PORTUALI DI MARSIGLIA E GENOVA. RIMASTE A TERRA LE MITRAGLIATRICI, LA NAVE CARGO DIRETTA A ISRAELE VIAGGIA VUOTA
Vittoria dei lavoratori solidali con la Palestina al porto Fos-sur-mer di Marsiglia, dove i portuali francesi della CGT si sono rifiutati di caricare 14 tonnellate di munizioni e pezzi di ricambio per fucili mitragliatori israeliani su una nave cargo della compagnia ZIM diretta ad Haifa, Israele. La nave è dovuta ripartire vuota di armamenti israeliani, e vuota farà tappa sabato a Genova soltanto per un “rifornimento tecnico”. Anche nel capoluogo ligure era stata annunciata una mobilitazione contro il genocidio e per la Palestina dai portuali del CALP e dal sindacato di base Usb. Alle 18 di questo venerdì la conferenza stampa dei portuali del CALP e di Usb Porto. Posticipato invece il presidio a domani, sabato, alle 8 del mattino al varco di Ponte Etiopia di Genova per “sorvegliare” i movimenti della nave. L’aggiornamento con Josè Nivoi, del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali di Genova e di Usb. Ascolta o scarica.
Blocco del porto di Genova per impedire l’attracco di una nave con munizioni destinate all’esercito israeliano
Come USB Porti riceviamo dai colleghi francesi della CGT del Golfo di Fos la comunicazione che dal loro porto sono previsti 19 pallet di munizione destinati all’esercito israeliano. Ci siamo immediatamente coordinati per organizzare un presidio al porto di Genova, con l’obiettivo di impedire l’attracco della nave Zim “Contship Era” previsto alle 15 del 6 giugno presso il varco di Ponte Etiopia. Ribadiamo con forza che non vogliamo essere complici del genocidio che continua a Gaza e che ci opponiamo fermamente a tutte le guerre. Per questo invitiamo tutti e tutte a partecipare al presidio il 6 giugno alle 15 al varco Etiopia di Genova e a prendere parte allo sciopero generale del 20 giugno. Tutta la nostra solidarietà va a chi si mobilita contro la guerra e a chi subisce le guerre perpetrate dai nostri governi. Unione Sindacale di Base
Attivisti dell’Osservatorio identificati in caserma per azione nonviolenta presso nave Amerigo Vespucci: la repressione avanza
Stamattina, 31 maggio 2025, l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, nelle persone di Stefano Bertoldi e Giuseppe Curcio, si è presentato a bordo della nave Amerigo Vespucci e ha fatto un’azione assolutamente nonviolenta alla quale nessun tipo di reato era ascrivibile. Questa azione è stata fatta semplicemente con uno striscione portato in mano, non mostrato da subito, ma soltanto quando si è saliti a bordo. Gli attivisti dell’Osservatorio hanno sostanzialmente informato i presenti del motivo per cui siamo contrari alla militarizzazione delle scuole e delle università e che l’Amerigo Vespucci è uno degli strumenti principali di propaganda, soprattutto tra i giovani, infatti sono stati veramente tanti i giovani saliti a bordo in questa giornata di sabato. Ciò è accaduto mentre a Roma è in corso la manifestazione che esprime il proprio profondo dissenso al decreto sicurezza e oggi gli attivisti dell’Osservatorio sono stati testimoni proprio di quanto sia repressivo il sistema in cui siamo inseriti, infatti Bertoldi e Curcio sono stati trattenuti inutilmente per oltre due ore, pur essendo stati identificati e avendo constatato già da subito che non c’era nessun tipo di reato ascrivibile. Alla fine i due attivisti sono stati gentilmente invitati a uscire, ma solo dopo un’attesa lunghissima, durante la quale uno dei militari in sala d’aspetto ha comunicato loro di essere sottoposti a fermo di polizia, cosa che l’ufficiale più alto in grado, che ha consegnato i verbali, ha assolutamente negato trattarsi di qualcosa di simile ad un fermo. Oggi l’Osservatorio ha toccato con mano che cosa significhi alzare il tiro della repressione anche al di là della legge: si tratta della messa in atto di un atteggiamento muscolare che si misura in lunghi tempi d’attesa e inutili identificazioni che, peraltro, non sempre sono giustificate, a meno che non sono inerenti a un qualche reato. Nel caso dei due attivisti dell’Osservatorio si è andati ben oltre la dichiarazione delle semplici generalità, infatti essi sono stati caricati da una macchina della polizia e con l’inganno condotti in caserma, ben sapendo che non potevano farlo. Tuttavia, i carabinieri hanno sostenuto che li avrebbero accompagnati alla propria auto, ma essendo quest’ultima vicino alla caserma, i militari si sono poi allungati proprio verso la caserma, dove gli attivisti hanno aspettato due ore inutilmente, senza nemmeno partecipare alle cosiddette indagini, che sono racchiuse in una ventina di righe di un verbale molto sintetico. Per la cronaca sullo striscione c’era scritto «Fuori gli studenti dalla nave scuola. Fuori i militari dalla scuola» con la firma dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università e con una parte finale che era «Stop genocidio», Lo striscione è stato sequestrato dai carabinieri, tuttavia gli attivisti hanno avuto comunque l’opportunità di fare volantinaggio e constatare chi si avvicina a queste iniziative. Certamente c’erano molti studenti e studentesse, tante/i giovani, c’erano delle scuole coinvolte del territorio, perlopiù scuole superiori, ma anche dei gruppi che si riconoscevano perché avevano dei cappellini colorati in età da scuola media inferiore. Gli attivisti dell’Osservatorio hanno di portare il nostro messaggio a bordo dell’Amerigo Vespucci, nave che risale al 1931, quindi in pieno periodo fascista e, nonostante loro dicano che sulla nave non ci siano armi, resta sempre una nave militare. Durante le visite il messaggio che passa è quello di mostrare in maniera positiva quella che è la carriera militare, quindi i giovanissimi vengono avvicinati per cercare in qualche modo di far propaganda per il reclutamento. L’iniziativa nonviolenta degli attivisti dell’Osservatorio messa in atto questa mattina è stata finalizzata ad entrare nel terreo dei militari, nel loro ambiente, che è quello appunto della nave scuola Amerigo Vespucci, così come i militari sconfinano quotidianamente nel nostro ambito, quello della scuola. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
GAZA: BLOCCO TOTALE DEGLI AIUTI E BOMBE SULLA FREEDOM FLOTILLA. LE UDIENZE ALL’AJA NON FERMANO I CRIMINI ISRAELIANI
Attende ancora di poter riparare in acque territoriali maltesi la nave Conscience della Freedom Flotilla Coalition, colpita alle 00.23 di venerdì 2 maggio 2025 da un doppio attacco di droni – con ogni probabilità israeliani – mentre si trovava in acque internazionali non lontano dall’isola. A bordo ci sono 30 attiviste e attivisti, illesi per puro caso. La nave imbarca acqua, rischia di affondare, ed è senza energia elettrica perché gli attacchi hanno colpito, a prua, il generatore di corrente. Malta ha inviato un rimorchiatore a controllare la situazione. La nave era pronta a salpare per Gaza carica di aiuti umanitari e materiale medico-sanitario. Su Radio Onda d’Urto l’aggiornamento di sabato 3 maggio con l’attivista di Freedom Flotilla Simone Zambrin, che si trova a Malta dove doveva salire sull’imbarcazione. Ascolta o scarica Dopo l’attacco, la Freedom Flottilla aveva lanciato un segnale di SOS che era stato ignorato da tutti gli stati raggiunti con l’unica eccezione di Cipro del sud, che ha inviato una barca in soccorso della Conscience. Attiviste e attivisti hanno anche chiesto a vari Paesi occidentali di convocare gli ambasciatori israeliani affinchè spieghino diversi dettagli, a partire dal tracciato – raccolto dal sito specializzato in traffico aereo, ADS-B Exchange – che mostra un C-130 Hercules dell’Aeronautica Militare israeliana sorvolare per 7 ore e a bassa quota la zona orientale di Malta poco prima dell’attacco alla nave umanitaria. Nessuno stato ha risposto nemmeno a questo appello. Poche ore prima del raid, tra l’altro, lo stato di Palau aveva deciso di revocare alla nave la propria bandiera, lasciando l’imbarcazione in acque internazionali e senza alcune protezione formale. Su questo aspetto – e non solo – è intervenuta sulle frequenze di Radio Onda d’Urto Chantal Meloni, docente di Diritto penale internazionale all’Università Statale di Milano. Ascolta o scarica. L’attacco alla Freedom Flotilla si inserisce in un contesto di blocco totale degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza imposto da Israele da ormai due mesi. Di questo si sta discutendo nelle udienze alla Corte Internazionale di Giustizia (CIG) dell’Aja. Dei dibattimenti in corso alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja abbiamo parlato con il docente di diritto internazionale alla Liverpool John Moores University, avvocato delle vittime di Gaza, Triestino Mariniello. Ascolta o scarica Il tutto mentre nella notte tra venerdì 2 e sabato 3 maggio 2025 a Tel Aviv il gabinetto di guerra israeliano ha deciso di intensificare ancora le “operazioni militari”, cioè il genocidio, nella Striscia di Gaza. Nelle ultime ore un bombardamento israeliano sul campo profughi di Khan Yunis ha ucciso almeno 11 persone, tra cui tre bambini, uno dei quali neonato. Il portavoce della protezione civile di Gaza riferisce che è queste persone si trovavano nella casa della famiglia Al-Bayram. Otto delle vittime, infatti, appartenevano alla stessa famiglia.