Milano col cuore in mano? Forse una volta…Domenica 11 maggio, a Milano, la gente delle periferie resta in città, ancor più
se vive in case occupate.
Ricostruiamo la vicenda: in via Saponare 1, periferia sud di Milano,
Gratosoglio, diversi anni fa viene costruita una palazzina di due piani,
dovrebbe essere una sorta di studentato. È l’Aler che lo gestisce, l’ente che si
occupa di case popolari (prima, dal 1903, era IACP, Istituto autonomo case
popolari, poi diventò con passaggio di termini non da poco: Azienda lombarda
edilizia residenziale). Ma restiamo sulla nostra storia: mi raccontano che
quell’edificio non fu mai aperto agli studenti, ma venne destinato a una sorta
di luogo di accoglienza per uomini separati. Ma neanche per questo fu mai
attivato. Rimase quindi chiuso per alcuni anni, fino a che tre anni fa circa
venne occupato.
Una decina di famiglie di immigrati con i loro bimbi entrarono, alcune anche
ingannate da chi gliele “affittava”. Da allora vivono in una situazione di
degrado crescente, anche perché il portone è rotto e chiunque può entrare, tanto
che non si fidano a lasciare il loro appartamento vuoto per più di tanto. Luce,
gas e acqua ci sono, ma il riscaldamento no, ci si arrangia con stufette. Le
donne si sono organizzate per pulire ingressi e scale.
Ma il problema più serio sono i giovani che ogni sera, finito di comprare birre
in un negozietto dei dintorni, vanno lì, salgono da scale esterne, si rifugiano
negli appartamenti vuoti, stanno sui balconi, fanno rumore, schiamazzi, lanciano
spazzatura e soprattutto bottiglie fino al suolo. Così il vicinato si lamenta.
Tre fatti gravi sono avvenuti nei giorni scorsi: un gruppo di “vicini”, una
quarantina, è arrivato per “risolvere” la situazione. Avevano pure mazze, hanno
distrutto vetri e telecamere lì intorno. Le famiglie si sono spaventate.
Una sera invece si è presentata una fantomatica troupe televisiva (qualcuno dice
di Rete4, ma non si sa esattamente); sono entrati in malo modo in un
appartamento dove una donna coi suoi bimbi ha cercato di farli uscire, ma non
c’è stato verso. Questi uomini hanno dileggiato le persone come “vergognosi
occupanti” e fatto riprese alle stanze della casa e ai bimbi.
Ultimo episodio, pochissimi giorni fa: alle 21.30 di sera si presenta un
fantomatico dipendente Aler con due vigilantes (pare sempre dell’Aler) e intima
alle famiglie che la situazione deve finire e minaccia che lunedì saranno
sgomberati tutti e tutte.
Così il giorno prima, domenica, la solidarietà di zona si attiva. Arrivano dal
centro sociale GTA di Gratosoglio, dall’associazione Baia del re, dal sindacato
Unione Inquilini. Le donne, sempre le più attive, hanno preparato da mangiare e
da bere, con una tenerezza infinita. Gli uomini sono fuori, fumano, sembrano più
“persi”. Le donne combattive, unite, tengono i bimbi, parlano con chi arriva,
raccontano.
Si passa insieme tutto il pomeriggio, ci portano a fare un giro della palazzina,
si fa anche uno striscione e lo si appende. La cosa incredibile è che a pochi
metri dal loro ingresso rotto e fatiscente, ci sono un ufficio postale e una
guardia medica, entrambe funzionanti, come se nulla fosse.
Ci si lascia scambiandosi i contatti per l’indomani mattina; in caso di bisogno,
in pochi minuti saremmo arrivati in tanti e tante.
Scrivo lunedì, non c’è stato bisogno, ma si può vivere così? Milano 2025.
Comune, Regione, Aler: queste famiglie esistono, i loro bimbi vanno nelle scuole
di zona. Volete che spariscano? E dove?
Andrea De Lotto