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Antisemitismo e sionismo reale. Riflessioni sui progetti di legge in corso di esame presso le due Camere – di Gianni Giovannelli
E si perdona per certo ogni offesa ma sempre pur nella memoria resta, e così l’uno all’altro contrappesa.   Luigi Pulci (Morgante, Cantare decimo, Ottava 95)   Il Consiglio Europeo ha approvato già in data 6 dicembre 2018 la risoluzione n. 15.213, esortando gli stati membri che non l’hanno ancora fatto ad approvare la definizione [...]
Convegno | Anni di guerra: menzogne, verità, scintille – di Effimera
Effimera.org organizza per il 15 novembre 2025, al C.S. Cantiere a Milano, Viale Monterosa, 84, un convegno dal titolo: ANNI DI GUERRA: MENZOGNE, VERITÀ, SCINTILLE. L’incontro si terrà a partire dalle 10 sino alle 19. Pubblichiamo il documento di indizione che illustra i temi che verranno trattati e i nomi dei relatori e delle [...]
Legami di pace
-------------------------------------------------------------------------------- Marcia Perugia-Assisi, 12 ottobre 2025. Foto di Riccardo Troisi per Comune -------------------------------------------------------------------------------- In queste ultime settimane sono stata “fuori gioco” per cause forzate ma anche se in una condizione di fragilità, i movimenti e l’attivismo dal basso nazionali e internazionali che si sono succeduti, sono stati per me elemento di sostegno e nutrimento. Una forma di rinascita che partendo dallo sterminio del popolo palestinese e fino all’azione giusta, legittima e umana della Flotilla, ha raggiunto popoli interi senza distinzione alcuna, né per età, per provenienza, per ceto sociale o altro. Una risposta universale, mondiale, che ha messo al centro contemporaneamente il contrasto e il rifiuto di ogni genocidio, delle logiche di guerra e dei suoi riarmi, per l’affermazione di una democrazia civile che nasce e si afferma dal basso, di una responsabilità verso una pace che non nasce dopo le guerre ma prima, dentro l’affermazione del diritto internazionale. Una pace come espressione di una reale e libera volontà umana che si traduce nella politica del disarmo che secondo Norberto Bobbio rappresenta il pacifismo attivo nella sua forma più elementare insieme al pacifismo sociale che muove da una critica dello stato quale sistema di oppressione. Un pacifismo sociale attivo, diffuso, partecipato, con una sua radice storica collegata anche al periodo del dopo guerra, quando al suo termine fu messo in discussione il principio di sovranità degli stati, auspicando la costituzione di istituzioni sovranazionali efficaci nel riconoscimento giuridico del diritto internazionale. Praticare azioni di pace come è stato per la Global Sumud Flotilla vuol dire riconoscerle attraverso il diritto riconosciuto dalle istituzioni sovranazionali che hanno il compito di applicare sanzioni contro singoli individui responsabili di illeciti internazionali. La giurista Francesca Albanese ha svolto in questa direzione un’azione continuativa, informativa, forte e chiara, mettendo al centro il riconoscimento del diritto internazionale e i criteri di legittimità delle azioni e dei movimenti che si oppongono ai genocidi dei popoli. “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, non è solo una frase o un principio, non è un’aspirazione, è un valore costituzionale, un valore che si è affermato come un nuovo ordine civile, politico, umano dopo la tragedia della dittatura fascista, come volontà di non subire mai più una guerra. Eppure ancora oggi risuonano come verità le parole di Simone Weil quando alla fine degli anni Trenta denunciava il fatto che circolassero in Europa parole prive di contenuto ma gonfie di sangue e di lacrime. Parole vuote le sentiamo ancora oggi e proprio perché svuotate di ogni etica, di ogni morale, fallisce il tentativo vergognoso di screditare e dileggiare chi, al contrario, è portatore di valori, di giustizia e di umanità. Ciò che è stato permesso a Israele verso la distruzione del popolo palestinese, specialmente donne e bambini, ha rafforzato un modello di impunità, indebolendo a livello mondiale il sistema di protezione dei civili. Ha creato e legittimato un modello ripetibile, ha determinato un’assenza, una complicità, un vuoto che vuoto non è, quando invece doveva esserci una risposta forte e chiara da parte dei governi perché urgente umanamente e perché giuridicamente necessaria. Contro le dichiarazioni israeliane che nessuno a Gaza é innocente. Una risposta che non è arrivata ma è diventata corale e potente in tutto il mondo come antidoto all’uso dei poteri bellicisti e al collasso del diritto umanitario. Può essere l’inizio di un’altra storia e seguiremo le prossime ore e i prossimi giorni in Palestina con trepidazione e incertezza. -------------------------------------------------------------------------------- LEGGI ANCHE QUESTO ARTICOLO DI MARCO REVELLI: > Un tempo nuovo -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo Legami di pace proviene da Comune-info.
Homo homini lupus?
Smotrich avrebbe dichiarato: “Il diritto internazionale non si applica agli ebrei. Questa è la differenza tra il popolo eletto e gli altri”. Si tratta evidentemente di una dichiarazione suprematista, atteggiamento già di fatto praticato nello sterminio in atto, ma qui c’è un passo in più: rivendicare formalmente di essere al […] L'articolo Homo homini lupus? su Contropiano.
Blocchiamo tutto: difendere i palestinesi è difendere i nostri diritti!
Non c’è precettazione, ma il garante obietta ed i sindacati impugnano: in sintesi la sollevazione è confermata dai sindacati che la hanno convocata e non potranno esserci sanzioni o multe per i lavoratori che hanno aderito alla protesta. Questa la sintesi delle diverse notizie anti-sciopero che si succedono dalla giornata di […] L'articolo Blocchiamo tutto: difendere i palestinesi è difendere i nostri diritti! su Contropiano.
Guerra e diritto – di Gianni Giovannelli
Questo articolo di Gianni Giovannelli introduce una delle tematiche che Effimera svilupperà in un seminario che si terrà a Milano, al Centro Sociale Cantiere, il 15 novembre 2025 a partire dalle 10 sino alle 19. Il titolo che abbiamo dato all'incontro è ANNI DI GUERRA | Menzogne, verità, scintille, e si articolerà su tre [...]
Lasciate fare a noi
LA VICENDA DELLA FLOTILLA HA GIÀ SVELATO AL MONDO CHE GLI AIUTI UMANITARI NON ARRIVANO E CHE ISRAELE È PRONTA A SPARARE A CHIUNQUE, NELLO STESSO TEMPO HA GIÀ MOSTRATO COME ESISTANO OVUNQUE TANTE PERSONE PRONTE A METTERSI IN GIOCO CONTRO LA GUERRA. MA IL PUNTO DIFFICILE CON CUI OCCORRE FARE I CONTI ORA, SCRIVE ENRICO EULI, È SOPRATTUTTO UN ALTRO: NEL MOMENTO IN CUI IL GOVERNO DICE “VI PROTEGGIAMO NOI, LASCIATE FARE A NOI…!”, LO FA COME SE GLI STATI VOGLIANO E POSSANO DAVVERO FARE QUALCOSA CHE NON SIA LA GUERRA STESSA Pisa, 4 settembre 2025. Foto di Global Sumud Flotilla -------------------------------------------------------------------------------- Per quanto il nesso tra diritto e violenza sia storicamente indubitabile e inscindibile, la nonviolenza crede nella possibilità di agire sul diritto per modificarlo in meglio attraverso atti che lo contestino non in quanto tale, ma limitatamente a un ambito ritenuto, in coscienza, eticamente inaccettabile, socialmente regressivo e politicamente controverso. La contestazione (l’obiezione, la renitenza) può essere a sua volta legale (boicottaggio, non collaborazione attiva) o illegale (disobbedienza civile). Da qui il paradosso dell’impossibilità di legalizzare quest’ultima, così come era stato proposto un decennio fa (ma sembra passato un secolo…) dalla Rifondazione comunista di Bertinotti, durante il governo Prodi. In linea di principio e di fatto un’azione nonviolenta (o un attivista nonviolento) può accettare di essere sorretto e difeso dal diritto, nazionale o internazionale, e può utilizzarlo come base “giuridica” a sostegno delle sue azioni politiche. Lo stesso Gandhi, da buon avvocato qual era, utilizzava le leggi inglesi contro gli inglesi: ovviamente, per giustificare o difendere le sue azioni e non per sostituirle (come invece, troppo spesso, accade oggi, tempo in cui i diritti vengono reclamati in assenza o al posto dell’agire politico). Ma cosa accade quando il diritto, sia in sede statale (vedi, in Italia, ad esempio il nuovo decreto sicurezza), sia in sede interstatale (con la crisi del modello regolativo multilaterale e dei diritti civili e umanitari), non può più fungere da dimensione protettiva e arriva anzi a svolgere una funzione repressiva o criminalizzante anche verso un agire limpidamente nonviolento che voglia contestare l’ordine costituito e la logica di guerra? Riemerge e si evidenzia il nesso tra diritto e violenza di cui sopra e la parola passa, inevitabilmente, a quest’ultima: i nonviolenti e i pacifici-pacifisti vengono così inglobati in un circuito che si autoalimenta e che si muove tra la violenza di chi non ci sta e si ribella aggressivamente (immediatamente accusato di terrorismo e accomunato ai criminali) e la violenza degli apparati armati dello stato (polizia ed esercito), esercitata contro-aggressivamente e/o paternalisticamente. L’intervento di Crosetto e Meloni di questi giorni verso i membri della Flotilla appartiene – per ora – a questa ultima categoria: vi proteggiamo, cari ragazzi, ma ve la state andando a cercare e – alla fine – non potremo fare molto per voi se proseguite a sbagliare e ad essere immaturi ed irresponsabili. “Il governo italiano ha preso atto del rifiuto della Flottiglia di consegnare gli aiuti in un porto neutrale. Ai partecipanti italiani che volessero fermarsi in Grecia e proseguire in modo sicuro per l’Italia o altra destinazione, l’Italia offrirà assistenza ove richiesto. Per chi prosegue il viaggio con la Flottiglia resta valido l’avviso iniziale, pubblicato su www.viaggiaresicuri.it, che l’iniziativa è sconsigliata. Chi la intraprende si assume in proprio tutti i rischi e sotto la sua personale responsabilità. La presenza di un’unità della Marina Militare italiana – conclude il messaggio della Farnesina – è volta ad assicurare ove necessario l’applicazione della legge di soccorso in mare per eventuali necessità di tipo umanitario. In nessun caso potrà costituire un fattore di difesa od offesa per la Flottiglia sul piano militare nei confronti di chicchessia”. -------------------------------------------------------------------------------- LEGGI ANCHE QUESTO ARTICOLO DI MIMMO CORTESE La trappola di Crosetto -------------------------------------------------------------------------------- Le fregate messe in campo dal ministero della guerra stanno dunque per fregare – in ogni caso – i pacifisti: se non interverranno a loro protezione, come appare dal comunicato, potranno sempre dar loro degli incoscienti e giustificare così quel che subiranno; se interverranno a loro difesa (improbabile) potranno autolegittimarsi quale unico baluardo e risposta possibile contro la violenza nel mondo (le armi come soluzioni al conflitto). Tra parentesi: ben diverso sarebbe stato un intervento di polizia internazionale da parte dell’ONU (che, però, ancora una volta, si guarda bene dall’interferire direttamente, come invece dovrebbe e potrebbe). Potranno, comunque, ancor più proseguire a dirci: “Lasciate fare a noi…!”. Come se quel che sta accadendo, dopo vari anni di guerra ormai, non nasca proprio dal rifiuto di proseguire a illudersi che gli Stati vogliano e possano davvero fare qualcosa che non sia la guerra stessa. A questo, e soltanto a questo, si stanno dedicando e si stanno preparando (e non solo a parole, ma con azioni e omissioni). Quando la si vuole fare, i pretesti per scatenarla, con la scusa di difendersi dal nemico (e dai suoi droni che svolazzano nei cieli europei, messi in orbita da chissà chi) si sono sempre trovati (e creati) e si troveranno sempre. E questo vale anche per la costruzione di una strategia della tensione all’interno di ciascun paese: omicidi politici e stragi sono sempre a portata di mano per chi vuole stare al potere con ogni mezzo, come già sappiamo dalla nostra storia cosiddetta “repubblicana” (guidata sin dalla sua fondazione dai servizi segreti e dagli Stati Uniti, molto più che da parlamenti e partiti). Perciò prepariamoci al peggio: per la Flotilla e per tutti noi.  -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo Lasciate fare a noi proviene da Comune-info.
Il valore costituzionale dello sciopero
“Le disposizioni del presente articolo in tema di preavviso minimo e di indicazione della durata non si applicano nei casi di astensione dal lavoro in difesa dell’ordine costituzionale, o di protesta per gravi eventi lesivi dell’incolumità e della sicurezza dei lavoratori”. Questo recita il punto 7 dell’articolo 2 della legge […] L'articolo Il valore costituzionale dello sciopero su Contropiano.
Quel dimenticato appello di Antigone
-------------------------------------------------------------------------------- Roma, 6 settembre. Foto di Nilde Guiducci -------------------------------------------------------------------------------- Non sono nata per l’odio, ma per l’amore. Sono parole di duemila e cinquecento anni fa. Le scrisse Sofocle, per il personaggio di Antigone, la figlia di Edipo. Sono nata per condividere l’amore, non l’odio. Rilette oggi, risuonano di una sconvolgente contemporaneità.  Di fronte alle immagini che arrivano ormai da mesi e mesi dalla striscia di Gaza, e a quelle terribili di questi ultimi giorni, la trama di quell’antica tragedia rivive la sua ultima messinscena. Ma l’uso di questa parola, messinscena, è inappropriato, perché questa volta non si tratta di una rappresentazione ma della realtà. Il corpo del fratello di Antigone, condannato da Creonte, il re di Tebe, all’insepoltura, a essere cioè fatto a pezzi dai cani e dagli uccelli, è il corpo del popolo palestinese rinchiuso nella sua terra, senza vie di fuga, e costretto a morire di fame o a essere dilaniato dalle bombe e dai droni.  Creonte assume oggi le fattezze di Netanyahu, un despota intestardito nel male, che ascolta soltanto chi gli dà ragione, allontana ogni altro parere e oltraggia la saggezza e la condizione umana. È il campione del più volgare patriarcato, dice al figlio: “Proprio questo è il principio che devi tenere saldo dentro di te: assecondare in tutto la volontà paterna”. Un principio che è alla base di ogni regime totalitario e di ogni esercizio autoritario e sanguinario del potere. Anche per lui valgono le parole dell’indovino Tiresia: “Per tuo volere, la città è malata”. E valida è la profezia di una contaminazione morale che ricadrà sul suo popolo – è questo il suicidio di Israele – per i corpi insepolti o sfregiati dei bambini e delle donne palestinesi, dei vecchi e degli uomini, per tutta la carne innocente violentata. Prendere coscienza, ci ricorda il teatro greco, è un percorso tragico, costellato di lutto e di sofferenza, ma a cui non ci si può e non ci si deve sottrarre. Per tutto questo, la ribellione che Antigone porta già nel nome è la ribellione alla logica omicida del mondo, all’offesa e all’umiliazione insensate o mosse soltanto da fini economici o colonialisti o vendicativi. È in definitiva la ribellione alla mentalità della guerra, generatrice soltanto di sventura e di rovina, moltiplicatrice di altra violenza e innesco di altre guerre, all’infinito. Antigone è colei che si pone contro – contro il potere, contro la violenza, contro l’odio – perché già alla nascita è contronatura, essendo figlia di un incesto. Antigone è impura. Nasce dal lato della devianza. Antigone è la letteratura e la poesia. Ed è sola. Condannata a essere murata viva.  Se vogliamo uscire da questo circolo vizioso, dobbiamo accogliere il suo appello, l’appello di una donna, sorella di tutti, e provare ad avere il suo stesso coraggio nel difendere i diritti fondamentali che spettano a ogni persona, “senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione”, come recita la Dichiarazione Universale dei diritti umani. In nome di un senso condiviso di giustizia. In nome di un senso condiviso di giustizia. Siamo tutti liberi ed uguali, in dignità e diritti. Abbiamo tutti diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza. Nessun individuo può essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù. Nessun individuo può essere torturato.  Ogni essere umano, in ogni luogo, ha diritto ai suoi diritti. Perché siamo tutti uguali di fronte alla legge e protetti dalla legge. Nessun individuo può essere arbitrariamente detenuto o esiliato. Ogni individuo ha libertà di movimento e diritto a chiedere asilo in altri paesi. Ogni individuo ha diritto a una cittadinanza.  E a formarsi una famiglia. Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero e di espressione, alla libertà di riunione e di pubblica assemblea. Ogni individuo ha diritto alla democrazia. Al lavoro. A un letto. A un salario. All’istruzione. E al gioco, al riposo, allo svago. Ogni individuo ha diritto a un mondo più libero e più giusto. Nessuno, nemmeno il più potente tra i potenti, può togliere a un altro essere umano i suoi diritti. Ma la pace è il primo dei diritti, perché è la condizione necessaria in cui tutti gli altri diritti potranno essere rispettati. -------------------------------------------------------------------------------- Tra gli ultimi libri di Fabio Stassi Bebelplatz. La notte dei libri bruciati e Notturno francese, entrambi editi da Sellerio. -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo Quel dimenticato appello di Antigone proviene da Comune-info.